domenica 18 dicembre 2016

MISTERI DISNEYANI NEL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI WALT DISNEY (I parte - From the Vault 3): CICO ALIAS DONALD?

di Francesco Manetti 

Negli anni '90, quando il “team d'azione fumettistica” composto da Burattini, Ceri, Manetti & Monti era presente compatto un po' dovunque sulle maggiori fanzine italiane (Collezionare e Dime Press erano loro dirette creature, ma pesanti interventi del Quartetto Fantasticus venivano spesso avvistati su Exploit Comics, Il Fumetto, Fumo di China, If, etc. etc.), collaborai sporadicamente al Darkwood Monitor, meritoria rivista zagoriana di Giuseppe Pollicelli. Questa che segue è la parziale rielaborazione di un pezzo che in quel luogo cartaceo apparve sulle (presunte? pretese?) analogie fra Cico e Paperino. Ed è anche il primo di tre articoli con i quali Dime Web commemora il grande Walt Disney nel cinquantenario della sua morte. (f.m.) 


Model sheet di Gallieno Ferri per Cico, nella tradizione dei grandi cartoonist del pupazzettismo americano (opera fotografata in Via Buonarroti nel 2012 dall'ottimo e consigliatissimo blog Zagor e altro di Baltorr)


Svariate volte, su riviste e libri di saggistica dedicata al fumetto “popolare” (molto spesso tale più di nome che di fatto...), ci si è posti il problema della comunanza, o meglio, della discendenza del personaggio nolittiano Cico dal character disneyano Paperino. Lo stesso Sergio Bonelli, intervistato a Milano molti anni fa per lo Speciale Zagor del magazine d’informazione Collezionare, confessò che il suo modello era stato Donald Duck, anche perché, diceva, volevo che avesse un forte impatto fisico di cadute, di capocciate, di rumori. Il Donald al quale faceva riferimento il compianto Bonelli per creare il suo Cico non era però quello “nobile” della tradizione barksiana, ma semmai, e fino a un certo punto, quello immaturo e scapestrato dei cartoni animati più antichi (lo scansafatiche agreste nato sulle Silly Symphonies...) e delle prime apparizioni nelle strisce sindacate del Mickey Mouse di Gottfredson. Nelle daily strip di Topolino degli anni Trenta il primo Donald Duck, come il Cico di Zagor, era infatti una spalla molto agitata dell’eroico Ratto. Nella storia della casa dei fantasmi, Mickey Mouse and the Seven Ghosts del 1936, un’indagine ai limiti del soprannaturale, vediamo un Paperino bizzoso, irascibile, spaccone, fifone, che arruffa le penne, si agita, si infila per la paura sotto le gambe di Pippo e starnazzando emette tutta una serie di rumorosissimi squack e sbaraquack, proprio com’era nelle intenzioni di Nolitta di trasportare sulla sua nuova creatura. 

Model sheet di Carl Barks per Paperino

Sotto un altro punto di vista, Cico potrebbe anche ispirarsi a un certo Paperino italiano degli anni Cinquanta, sempre alle prese con i problemi del cibo che scarseggia per mancanza di lavoro (pensate al Cico degli speciali, lasciato solo da Zagor senza un cent a combinar guai in lontane cittadine del West per procacciarsi il pranzo) e della cattiva sorte che lo affligge (stesso discorso: gli espedienti di Cico, un po’ truffaldini, vanno quasi sempre a finir male per colpa di una onnipresente sfortuna, quasi una vendetta divina); ma sicuramente il Cico nolittiano non ha niente da spartire col Paperino intraprendente e drammatico immaginato da Romano Scarpa, il principe della scuola dei “Disney italiani”, in quegli anni. 




Dunque, non è possibile paragonare in modo immediato Cico a Paperino e nemmeno sostenere a cuor leggero che il buffo pancione eredita direttamente le sue caratteristiche peculiari dal personaggio americano. Sarebbe limitativo, e perciò occorrono dei distinguo. Il Donald Duck al quale Cico tenta di rifarsi è un Paperino che negli Stati Uniti è esistito in parte e solo per un breve periodo: anche nelle strisce giornaliere di Al Taliaferro c’è un Donald diverso da quello da cui pretenderebbe di discendere Cico. Certo, nei primi anni anche il Paperino di Taliaferro è un po’ “arrangione” e meschino, ma comunque porta avanti una casa e una famiglia (i tre nipotini adottivi e un certo bestiario), tenta di darsi da fare con vari lavori e attività, tiene in ordine un’auto, e così via (soprattutto nelle sequenze del periodo bellico, caratterizzate da forti penurie materiali). E come dicevamo prima, viene del tutto trascurata, nella costruzione di Cico, la lezione di Carl Barks, che prende un Paperino arcaico e lo rimodella fino a farlo diventare un vero e proprio “eroe borghese” in città ed “eroe avventuroso” in giro per il globo. Mentre Cico lontano da Zagor non potrebbe mai affrontare il mondo senza soccombere all’ira delle persone danneggiate dal suo agire maldestro, il Paperino di Barks, con o senza i mezzi finanziari dello Zio Paperone, esce quasi sempre vittorioso dalle sue sfide. 




E così Cico sembra più guardare a un Paperino stereotipato e presunto, a un Paperino di chi ha letto distrattamente e secoli fa i fumetti di papà Walt non ritenendoli ormai da anni più “all’altezza”, a un errore di Paperino, al peggio del peggio del Paperino italico, che al grande Donald Duck della produzione sindacata e dei comic book. Il Paperino scimmiottato da Cico è un po’ il Fanta-Paperino che lo showman televisivo Bisio rammentava tempo fa a ogni pie’ sospinto, quel Paperino “simpatico perché sfigato”, quel Paperino popolare e straccione, misero e tapino, molto difficile da rintracciare nella sterminata fumettografia disneyana mondiale.

Cico: striscia inedita di Gallieno Ferri (dal sito Comic Art Fans)


Francesco Manetti

N.B. Trovate i link agli altri articoli della serie From the Vault in Cronologie & Index!

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