Lo Zagor di Makkox (Marco Dambrosio), disegnato in memoria di Sergio Bonelli (da Il Post) |
- I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi dei protagonisti della serie, ZAGOR e CICO, che sono sempre scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio: Speciale Zagor; Speciale Cico; Zagor 1982-1993, un senese a Darkwood ecc.).
- Gli uomini-bestia di cui conosciamo anche nome e cognome o il nome soltanto, vengono indicati con la loro identità mostruosa e non con quella umana (ad esempio: ULTOR invece che NEZDA; UOMO TIGRE invece che KELLOG, WILFRED).
- Gli altri mostri di cui conosciamo nome e cognome vengono indicati per cognome (per esempio, RAKOSI, BELA), e, quando vengono citati in una voce diversa dalla loro, solo il cognome è scritto in stampatello e grassetto, in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono stati inseriti (ad es.: nel testo della voce RAKOSI, BELA, il personaggio della contessa Varga è citato come Ylenia VARGA). In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (ad es.: SKULL invece che RANDAL, COLIN).
- Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostro titolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la storia dei nn. 194-196 viene indicata con il titolo del n. 195, Il Signore Nero, perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a Il teschio di fuoco (n. 195) e L’orda del male (n. 196).
La copertina, disegnata da Michele Rubini, del primo Zagor in edizione americana (Epicenter Comics) |
Zagor n. 185, dicembre 1980. Disegno di Ferri |
Zagor
si accorge della presenza dell’Idra, in realtà un colossale
anaconda – ZGR 185, p. 70
|
L’Idra/anaconda
attacca l’eroe – ZGR 185, p. 71
|
Il
serpente cerca di stritolare Zagor, ma questi reagisce – ZGR 185,
p. 72
|
Zagor
infila la sua scure nelle fauci del rettile – ZGR 185, p. 74
|
Zagor
uccide l’Idra/anaconda, strappandole le mascelle – ZGR 185, p. 75
|
Ercole
alle prese con l’Idra di Lerna in un dipinto di Francisco de
Zurbarán del 1634
|
Speciale Cico n. 6, maggio 1990. Disegno di Ferri |
Cico
incontra Igor nella cripta di Dracula – Speciale Cico 6, p. 62
|
Dracula
rivela a Cico qual era, in passato, la funzione di Igor – Speciale
Cico 6, p. 67
|
Su ordine
del suo padrone, Igor tenta di fermare Mexon, Frank ‘Nstin e Wolf –
Speciale Cico 6, p. 69
|
Nella prima sequenza, Igor si stacca tutta la parte inferiore della gamba sinistra (ossa del piede compreso) e colpisce in testa MEXON, ma così facendo scatena l’appetito di WOLF, che si avventa sull’osso, causando la caduta del Nostro, che finisce in pezzi. Uh, la mia testa! Non me la sento più sul collo!, esclama il dolorante MEXON; Anch’io a volte provo la stessa sensazione!, gli fa eco Igor, o meglio: il suo cranio. Questo viene poi afferrato da FRANK ‘NSTIN, il quale, essendo appassionato di Shakespeare, si mette a recitare, con la sua particolare pronuncia, i primi, celeberrimi versi dell’Amleto: Esseve o non esseve…, al che Igor dice: Eh, anch’io ho sempre sognato di fare del teatro!... Forse, un giorno, se il signor conte si deciderà a liberarmi… . Nella seconda scena citata, DRACULA ricompone i pezzi del suo servitore, ma il risultato finale lascia molto a desiderare: infatti, un piede viene collocato al posto della testa, una mano al posto del piede, il bacino al posto della cassa toracica e viceversa. Che te ne scembra?, chiede DRACULA a Igor, che, costretto a tenersi il cranio in mano, risponde: ‘Nsomma… . Subito dopo, i due vengono di nuovo colpiti da POLICARPO, e il povero scheletro, come vediamo nel finale dell’avventura, viene riaggiustato da DRACULA nella stessa maniera di prima. Nell’ultima sequenza in cui compare, Igor chiede al suo padrone (raggiante per aver ricevuto in regalo, da uno dei MOSTRI DI BABELIA, una dentiera): Vi sento di buon umore, signore! Che ne direste di liberarmi, finalmente?. E il vampiro risponde: Ma certo, mio buon Igor! Sei libero! Siamo tutti liberi! Come ha detto Cico, via libera alla fantasia!.
Dracula
rimette a nuovo Igor, ma con risultati assai discutibili – Speciale
Cico 6, p. 99
|
Un
fotogramma del cortometraggio Disney La
danza degli scheletri
(1929)
|
L’indimenticabile
Marty Feldman alias
Igor in Frankenstein
junior (Mel
Brooks, 1974)
|
IGUANE VOLANTI
Bizzarri e aggressivi rettili che compaiono in Terra maledetta (M. Toninelli [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 241-243), storia ambientata in un inesplorato territorio - la Terra-da-cui-non-si-torna - situato nella regione delle Pietre Taglienti e popolato da un’ampia varietà di creature mostruose. Assieme ai PESCI CON LE ZAMPE, le iguane volanti sono i mostri più piccoli che ZAGOR e i suoi amici affrontano nell’avventura, ma non certo i meno pericolosi, come ha modo di sperimentare sulla propria pelle lo sceriffo Trevor. Costui, recatosi a un ruscello a prendere l’acqua per il caffè, viene avvistato da queste bizzarre iguane, le quali, gonfiandosi d’aria come palloni, si sollevano da terra e si avvicinano silenziose alla spalle dell’ignara preda.
Zagor n. 242, settembre 1985. Disegno di Ferri |
Avvistata
la preda, le iguane si riempiono d’aria e si sollevano da terra -
ZAGOR 242, p. 48
|
Lo sceriffo
Trevor viene attaccato dai terribili rettili volanti - ZAGOR 242, p.
49
|
A questo punto, le bizzarre creature si sgonfiano con un fischio spaventoso e si avventano su Trevor (accortosi troppo tardi della loro presenza), riempiendolo di morsi. Le grida dello sceriffo fanno accorrere ZAGOR e gli altri, la cui presenza attira subito un secondo branco di iguane. Le feroci lucertole si sollevano dal suolo, ma lo Spirito con la Scure e i suoi compagni le uccidono a colpi di fucile e di pistola, facendole scoppiare proprio come palloncini. Tuttavia, una delle iguane, prima di essere uccisa dall’eroe, morde lo sceriffo alla spalla (e un’altra ancora, in precedenza, ha morso al braccio il vicesceriffo Luke). Poiché la zona pullula di questi mostri (che si annidano tra le felci), i Nostri si allontanano in fretta. Sembra tutto finito, ma così non è: infatti, sfortunatamente per Trevor, il morso delle iguane si rivela essere velenoso e, meno di un’ora dopo, lo sceriffo muore (a Luke, invece, non succede nulla, avendo questi ricevuto una quantità di veleno di gran lunga minore).
Kurt
colpisce una delle iguane volanti, facendola scoppiare come un
palloncino - ZAGOR 242, p. 51
|
Con la
scure e con la pistola, Zagor dà alle iguane quello che si meritano
-
ZAGOR 242, p. 55
|
Trevor
muore, ucciso dai morsi velenosi delle iguane volanti - ZAGOR 242, p.
75
|
Il proavis
in una bella illustrazione di Zdenek Burian contenuta nel libro
Quando
l’uomo non c’era
(Fabbri Editore, 1974)
|
L’eloderma
sospetto o mostro di Gila, una delle poche lucertole velenose
esistenti
|
Frutto del genio malefico di Ben Stevens – che, per crearli, innesta ali d’aquila sulla schiena di giovani pellerossa fatti rapire appositamente - gli indiani alati compaiono, assieme ai CENTAURI, nella storia Hellingen è vivo! (M. Boselli [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 376-379). La capacità di volare e di lanciarsi, armati di lance e tomahawk, in picchiata contro le loro vittime, non è sufficiente a fare di essi degli avversari irresistibili, né per ZAGOR né per i suoi amici. Infatti, pur massacrando, in un attacco a sorpresa, i guerrieri di Tonka, non riescono lo stesso a catturare il valoroso sakem, il quale, sollevato in volo da due indiani alati, si libera all’improvviso e li uccide entrambi con il suo pugnale. I suddetti due vanno ad aggiungersi a quelli uccisi in precedenza, a colpi di frecce e di scure, da Heyoka e ZAGOR. Alla fine, quando l’eroe e Tonka entrano con l’inganno – indossando le ali che hanno tagliato ai pellerossa volanti - nel laboratorio di Ben Stevens per liberare i trapper Doc e Rochas, gli ultimi indiani alati rimasti vengono anch’essi uccisi (lo stesso dicasi dei CENTAURI).
Zagor n. 376, novembre 1996. Disegno di Ferri |
Zagor lotta
contro gli indiani alati – ZGR 376, p. 26
|
I
pellerossa volanti raggiungono il laboratorio del loro creatore Ben
Stevens – ZGR 376, p. 44
|
Sorprendendo
Ben Stevens, Tonka si sbarazza di due delle sue creature – ZGR 376,
p. 60
|
Il forzuto
Rochas mostra agli indiani alati di che pasta è fatto – ZGR 376,
p. 69
|
Compaiono nella storia omonima (M. Burattini [sog.&scen.] – G. Cassaro [dis.], nn. 453-454), che vede ZAGOR e CICO alle prese con una formidabile arma militare sviluppata da una loro vecchia conoscenza, il professor Adolfo Verybad, il quale ha adattato una speciale macchina inventata dal folle Hellingen. La suddetta arma, che consiste nel comandare a distanza insetti e altre specie di artropodi allevati apposta, viene sperimentata ai danni degli abitanti della St. Clair Valley (Ohio) dal colonnello Truscott, comandante di Fort Jericho, e dai suoi complici: il capitano Straker e i tenenti Gaiman e Norris. Pur collaborando con loro, Verybad è completamente all’oscuro dell’uso criminale che essi fanno dei succitati macchinari. Le prime vittime di Truscott e soci (che agiscono anche all’insaputa dei loro stessi superiori) sono il colono Herbert Manson e sua moglie, la cui casa viene fatta crollare da un esercito di termiti; poi è la volta della famiglia Summers - che viene assalita e uccisa, nella propria abitazione, da una torma di grossi scorpioni - e di altri agricoltori della zona – tra i quali un amico di ZAGOR, Burton - le cui coltivazioni vengono divorate da un gigantesco sciame di locuste. Al terribile assalto assistono anche lo Spirito con la Scure (chiamato in aiuto da Burton) e CICO. Deciso a scoprire quale sia la causa delle misteriose aggressioni, lo Spirito con la Scure si reca a Fort Jericho assieme al messicano. Lungo il tragitto, i Nostri incrociano, a bordo di un carro scortato dai militari (tra cui il tenente Norris), il professor Verybad, il quale dice a ZAGOR che sta lavorando a una nuova, micidiale arma.
Zagor n. 453, aprile 2003. Disegno di Ferri |
Una torma
di scorpioni assale la famiglia Summers- ZGR 453, p. 14
|
Zagor e
Cico assistono impotenti alle distruzioni compiute da uno sciame di
voraci locuste - ZGR 453, p. 35
|
Quando però l’eroe chiede allo scienziato di che tipo di arma si tratta, Norris interviene, dicendo che Verybad non è tenuto a rispondere. Il carro prosegue il suo viaggio, ma ZAGOR inizia a sospettare che la presenza di Verybad abbia a che fare con quanto sta succedendo nella valle, un sospetto che diventa certezza quando, una volta giunto al forte, l’eroe scopre che Truscott vi ha fatto costruire un laboratorio segreto. ZAGOR riesce a penetrarvi e spia di nascosto l’ennesimo esperimento effettuato da Truscott e dai fidi Straker e Gaiman. Quest’ultimo si fa legare su una speciale sedia e indossa una sorta di casco, mentre Straker invia, tramite un macchinario, un segnale a Verybad, sul cui carro si trova un altro apparecchio. A questo, Verybad – che si trova a qualche chilometro di distanza dal forte - ordina ai soldati che sono con lui e con Norris di aprire le arnie delle api assassine. Stavolta, però, l’obiettivo dell’esperimento non sono gli ignari abitanti della valle, ma alcuni cavalli, chiusi in un recinto poco distante. Le api - i cui organi sensoriali sono collegati alla mente di Gaiman, che vede ciò che esse vedono - raggiungono il recinto e pungono i poveri cavalli, che muoiono in breve tempo. Compiuta la loro missione di morte, gli insetti ritornano nelle arnie. Intanto, nel laboratorio del forte, ZAGOR viene scoperto da un soldato (che nella colluttazione con il Nostro finisce ucciso dalle scolopendre, lì allevate assieme ad altri pericolosi invertebrati) e, dopo essersi scontrato con Truscott e Gaiman, riesce a fuggire. Il colonnello ordina allora a Gaiman di collegarsi nuovamente con le api assassine affinché inseguano e uccidano ZAGOR.
Le api
assassine inseguono Zagor - ZGR 454, p. 36
|
Verybad
spiega a Zagor come intendeva utilizzare la macchina inventata da
Hellingen - ZGR 454, p. 48
|
Zagor n. 454, maggio 2003. Disegno di Ferri |
L’eroe riesce tuttavia a rallentare le api con un trucco e a raggiungere in tempo il carro di Verybad (dai discorsi di Truscott e soci, il Nostro ha scoperto che l’amico scienziato è estraneo ai loro crimini), il quale interrompe subito il collegamento con il forte (cosa che provoca un terribile shock a Gaiman), facendo cambiare direzione agli insetti. Dopo che lo sciame viene fatto rientrare nelle arnie, ZAGOR si accinge a rivelare la verità a Verybad, ma Norris ordina ai suoi uomini di arrestarlo. L’eroe si vede allora costretto a ferire l’ufficiale e i soldati, dopodiché distrugge con la scure il macchinario e fugge con lo scienziato, il quale gli rivela poi che sia il suddetto apparecchio sia quello da lui visto al forte sono stati, per l’appunto, inventati da Hellingen. Verybad illustra quindi a ZAGOR i possibili impieghi militari degli insetti e di altri invertebrati (Controllare gli insetti!... In pratica, un’arma formidabile in grado di dare la vittoria a qualsiasi esercito!), rivelandogli inoltre che quelli utilizzati negli esperimenti vengono allevati in un apposito capannone non molto distante. Per evitare che Truscott manovri nuovamente gli insetti, l’eroe decide di recarsi assieme allo scienziato nell’allevamento con l’intenzione di distruggerlo. Nel frattempo, a Fort Jericho, Gaiman non dà ancora segni di ripresa e Truscott decide quindi, con l’aiuto di Straker e Norris, di usare lui stesso la macchina per individuare ZAGOR e Verybad, sebbene ciò lo sottoponga a gravi rischi. Indossato il casco, Truscott si collega con le mosche sarcofaghe allevate nel capannone, le quali, essendo state manipolate con l’apparecchio di Hellingen, sono in grado di localizzare non solo i cadaveri, ma anche i vivi.
Zagor si
salva dalle vedove nere, facendo mordere al suo posto uno dei soldati
di Truscott - ZGR 454, p. 88
|
La meritata
fine di Truscott e Norris
-
ZGR 454, p. 93
|
Lo sciame riesce infatti a individuare facilmente ZAGOR e lo scienziato; a questo punto, Truscott si collega con i calabroni e li guida contro i Nostri, ma quando gli insetti raggiungono i cavalli dei due, il colonnello si accorge di essere stato ingannato: infatti, in sella ai cavalli vi sono in realtà dei fantocci. L’astuta trappola consente a ZAGOR e Verybad di raggiungere indisturbati il capannone: mentre Verybad distrae i soldati di guardia, l’eroe penetra nella costruzione e, tramortiti due tecnici, distrugge il dispositivo che consente a Truscott e compagni di comunicare con l’allevamento. Benché molto provato, Truscott ordina a Straker di interrompere il collegamento con i calabroni e di attivare, su consiglio di Norris, quello con le vedove nere, in modo da vedere, attraverso i loro occhi, cosa sta succedendo nel capannone. Così facendo, il colonnello riesce a vedere ZAGOR e assiste allo scontro tra questi e due soldati, accorsi giusto in quell’istante. Il caso vuole che, nel tentativo di colpire l’eroe con la sua pistola, uno di essi mandi in frantumi proprio il terrario che ospita le vedove nere. Controllati da Truscott, i micidiali ragni puntano contro ZAGOR, impegnato in un corpo a corpo con il suddetto soldato. Il Nostro se ne accorge in tempo e, un istante prima che le vedove nere attacchino, ribalta il suo avversario, che viene morso al suo posto. Prima di morire, il malcapitato libera involontariamente gli scorpioni, ma ZAGOR, aiutato da Verybad e servendosi di alcuni barilotti di petrolio, distrugge con il fuoco i succitati aracnidi, le vedove nere e tutti gli altri invertebrati presenti nella struttura, che finisce in cenere. In quello stesso momento, a Fort Jericho, sia il macchinario manovrato da Norris che il casco indossato da Truscott s’incendiano ed esplodono, provocando la morte dei due ufficiali. Straker rimane invece ferito e viene infine costretto a confessare ai suoi superiori i criminali esperimenti compiuti con gli apparecchi di Hellingen.
Locandina
originale del film Bug
insetto di fuoco
(Jeannot Szwarc, 1975)
|
Primissimo
piano di una mosca sarcofaga, uno degli insetti che compaiono nella
storia
|
Animale favoloso – un cavallo con ali e testa aquiline - creato dalla fantasia di Ludovico Ariosto. Ne L’Orlando Furioso, la sua opera più famosa, l’Ippogrifo permette ad Astolfo di raggiungere la luna e recuperare il senno del paladino Orlando. In Cico Paladino (M. Burattini [sog.&scen.] – F. Gamba [dis.], Speciale Cico n. 18), questa creatura e il suo padrone Astolfo sono al centro di una spassosa sequenza ambientata in un bosco della Francia, una delle tante disavventure che capitano al protagonista della storia: l’antenato medievale del pancione messicano chiamato Cicobrando, il quale, da semplice menestrello, diventa, in un modo rocambolesco, scudiero del duca Gilfredo di Norimberga. Costui deve raggiungere Parigi (assediata dai saraceni) per recapitare al re Carlo Magno un messaggio da parte di sua madre, la regina Berta. A un certo punto della storia, Gilfredo rimane, al pari di Cicobrando, senza cavalcatura; e ordina quindi allo scudiero di cercarne due: Presentati a nome mio… fatti consegnare due equini e rassicura i proprietari che poi passerò a saldarne il prezzo. Cicobrando inizia la ricerca e, dopo un po’, s’imbatte in quello che, visto da dietro, sembra un comune cavallo. Poiché il suo proprietario – Astolfo, per l’appunto – sta dormendo, lo scudiero decide di rubarlo anziché chiederlo in prestito. Una volta avvicinatosi, però, Cicobrando scopre che il cavallo in questione è nientemeno che l’ippogrifo. La leggendaria creatura becca Cicobrando in testa più volte e lo colpisce con una tremenda zoccolata, facendogli fare un volo di parecchi metri.
Speciale Cico n. 18, dicembre 1998. Disegno di Ferri |
L’Ippogrifo
dimostra di avere poca simpatia per Cicobrando - Speciale Cico 18, p.
100
|
L’Ippogrifo
scalcia violentemente Cicobrando - Speciale Cico 18, p. 101
|
Astolfo si sveglia, afferra la sua spada e la punta contro lo scudiero: Ah-ha! Le impronte che hai sul deretano parlano chiaro, vil furfante!... Tu volevi rubarmi l’Ippogrifo!, dice il paladino a Cicobrando. No… lo giuro! Io cercavo soltanto un cavallo per il mio padrone! – si giustifica il Nostro – Non sapevo che fosse l’Ippogrifo… a me quel coso non interessa, credetemi… anzi mi fa quasi ribrezzo con quella testa e quelle ali!... Se sapevo che era un mostro simile, non mi sarei neppure avvicinato!. Sentitosi chiamare mostro, l’Ippogrifo emette un verso minaccioso, al che Cicobrando cerca di scusarsi: Aiut! Cioè, no… volevo dire che l’Ippogrifo è bello… e che è buono …e che è… . A questo punto, Astolfo lo interrompe e consiglia allo scudiero di recarsi all’accampamento dei paladini di re Carlo e di chiedere a essi un cavallo. Grazie per i consigli, messer Astolfo… ehm… - dice Cicobrando prima di andarsene - e arrivederci anche a voi, signor Ippogrifo [che ringhia come una belva, nda] …ehm… e complimenti per le alucce, davvero graziose!. Alla fine, anche il secondo tentativo di Cicobrando fallirà, ma il duca Gilfredo si procurerà lo stesso un cavallo, e anche un asino per il suo scudiero. I due riusciranno a raggiungere il castello reale ed a recapitare il già citato messaggio a Carlo Magno, il quale, come ricompensa, nominerà Gilfredo principe e Cicobrando paladino, con il nome di Cicobrando da Gerona.
Cicobrando
si scusa con Astolfo e con lo stesso Ippogrifo - Speciale Cico 18, p.
102
|
Cicobrando
saluta il paladino e l’Ippogrifo - Speciale Cico 18, p. 103
|
In groppa
all'Ippogrifo,
Astolfo salva Angelica dal drago in una bella illustrazione di
Gustave Doré
tratta
dall’edizione Treves de L’Orlando
Furioso (1881)
|
Un altro dei numerosi mostri della Terra-Da-Cui-Non-Si-Torna. Compare in due sequenze di Spedizione di soccorso (J. Rauch [sog.&scen.] – G. Sedioli [dis.], Zagor Maxi n. 21) ed è un grosso istrice dotato di un robusto becco (la testa, infatti, è più simile a quella di un uccello che a quella di un comune istrice) e di abitudini probabilmente carnivore. Nella prima scena, che si svolge di notte, l’istrice assassino si avvicina minacciosamente al luogo in cui ZAGOR, ferito dal veleno della VEDOVA (un’altra spaventosa creatura del posto), ha trovato rifugio. L’eroe gli lancia una pietra, e il bizzarro animale, con grande sollievo del Nostro, si allontana subito. Nella seconda scena, l’istrice assassino lancia i suoi aculei (forse velenosi) contro uno dei cattivi, il guercio Jarred, uccidendolo quasi all’istante.
Maxi Zagor n. 21, gennaio 2014. Disegno di Ferri |
Zagor
allontana l’istrice assassino - Maxi Zagor 21, p. 219
|
Il malvagio
Jarred viene ucciso dal mostruoso istrice - Maxi Zagor 21, p. 276
|
Riuscito esordio secondo me quello di Sclavi con LMDD. Laddove Nolitta prendeva i mostri della cultura popolare e cinematografica, il Tizianone pesca dalla mitilogia creando una storia fresca e divertente con il nostro novello Ercole. Rispetto a Castelli l' autore di Broni si dimostra più fedele al creatore della serie ripescando anche SPOILER lo Zagor spettro FINE SPOILER.
RispondiEliminaLPD'O penso sia la migliore che Toninelli abbia scritto per la testata! Azione, drammaticità, personaggi ben delineati in questa grande avventura corale che magari poteva durare anche qualche pagina in più!
Ferri grandissimo! In quel periodo era il re delle avventure cupe! ^^
L' autore senese qui si spizzarrisce con le creature! ^^ Peccato che sia stato, chissà perché, creativo in non molte storie.
Godibile "Insetti assassini" con la giusta dose di tensione e il riferimento ad Hellingen!
Anch'io penso che "Terra maledetta" sia la migliore storia toninelliana in assoluto.
RispondiElimina"e il grottesco uomo-pitone."
RispondiEliminaAh, ah! Questo mi ha sempre affascinato! XD