di Giampiero Belardinelli
La morte accompagna da sempre il vagabondare di Zagor e di Cico poiché il pericolo è la costante della loro esistenza avventurosa. L’Avventura, nel senso più ampio del termine, presuppone che i protagonisti debbano scontrarsi con avversari disposti a tutto pur di ostacolarli. Infatti, un cattivo capace di mettere in serie difficoltà l’eroe, di vomitargli addosso il proprio odio o di metterlo fuori gioco con fredda lucidità, è indispensabile per misurare la statura etica e morale del protagonista. Mortimer, il villain ideato da Moreno Burattini quasi venti anni fa, nella sua prima apparizione era spinto da un narcisistico desiderio di dimostrare la propria superiorità intellettiva. Il compiacimento della propria intelligenza criminale e allo stesso tempo il desiderio di ottenere dei vantaggi materiali ha caratterizzato alcune delle successive battaglie contro Zagor. Mortimer non è rimasto uguale a se stesso ma, come ogni essere pensante, si è evoluto - poiché nel corso delle avventure fattori imprevedibili hanno modificato la sua visione della vita.
La morte accompagna da sempre il vagabondare di Zagor e di Cico poiché il pericolo è la costante della loro esistenza avventurosa. L’Avventura, nel senso più ampio del termine, presuppone che i protagonisti debbano scontrarsi con avversari disposti a tutto pur di ostacolarli. Infatti, un cattivo capace di mettere in serie difficoltà l’eroe, di vomitargli addosso il proprio odio o di metterlo fuori gioco con fredda lucidità, è indispensabile per misurare la statura etica e morale del protagonista. Mortimer, il villain ideato da Moreno Burattini quasi venti anni fa, nella sua prima apparizione era spinto da un narcisistico desiderio di dimostrare la propria superiorità intellettiva. Il compiacimento della propria intelligenza criminale e allo stesso tempo il desiderio di ottenere dei vantaggi materiali ha caratterizzato alcune delle successive battaglie contro Zagor. Mortimer non è rimasto uguale a se stesso ma, come ogni essere pensante, si è evoluto - poiché nel corso delle avventure fattori imprevedibili hanno modificato la sua visione della vita.
Moreno Burattini, curatore di Zagor e creatore di Mortimer, mentre sta scrivendo l'avventura qui recensita (dal suo blog "Freddo cane in questa palude") |
E questo lo si nota già nella terza avventura. Un altro aspetto che ha invece caratterizzato Mortimer in tutte le avventure è una sorta di onniscienza sul mondo di Zagor, nonostante un errore sia sempre possibile. Infatti, la non conoscenza di Guedè Danseur, ha bloccato il perfetto ingranaggio ideato dal Nostro nell’isola di Haiti: la conseguenza è stata la tragica morte dell’amata Sybil (Zagor nn. 522-525). Il Mortimer che esce vivo da quell’avventura è un uomo lacerato da un profondo dolore; un uomo, quindi, cambiato radicalmente, il cui unico obiettivo è quello di far provare lo stesso dolore al proprio nemico. Moreno Burattini è partito da qui e - con non celate reminiscenze freudiane - ha immaginato cosa accade quando un uomo agisce sotto l’impulso di un dolore interiore, o come questa sofferenza venga forse inconsciamente rimossa e proiettata su qualcun’altro. In questo caso il "qualcun’altro" è il nostro Zagor. Questo è il "piatto forte" dell’avventura: l’eroe, nel sorprendente finale, intuisce la sofferenza di Mortimer e sbatte in faccia all’avversario quell’intollerabile verità. Se qualche nostro amico di Dime Web non avesse ancora letto il racconto, consiglio di non proseguire perché, anche se non uso fare riassunti delle trame, nel corso dell’analisi potrei rivelare alcuni snodi cruciali dell’episodio...
Freud e i fumetti (ovvero Freud a fumetti) |
Il dolore di un uomo
La dimensione eroica di Zagor si è formata, come sappiamo, a causa di una tragedia familiare. Il dolore che ha distrutto la sua aurea fanciullezza ha portato alla nascita di una leggenda. D’altronde, i grandi Eroi della letteratura hanno attraversato in maniera catartica enormi difficoltà: un esempio e me a caro è quello di Odisseo, il cui interminabile viaggio di ritorno a Itaca è costellato da un insostenibile dolore per la perdita di tanti amici. Il dolore può portare a un processo autodistruttivo, ma può anche innalzare un individuo a una superiore conoscenza di sé. Lo Spirito con la Scure - e per questo è un Eroe - non è entrato nel circolo vizioso del rancore e dell’odio, non si è mai compiaciuto del suo dramma, e di conseguenza, pur con le rabbiose reazioni di nolittiana memoria, ha sempre mostrato una lungimiranza di pensiero coraggiosa e difficile da sostenere se non si è uomini speciali. Non è un caso che, consapevole di quanto sopra, Mauro Boselli abbia scritto Il ponte dell’arcobaleno (Zagor n. 400), dove l’eroe fa pace con la sua memoria in maniera diciamo "ufficiale". In pratica, già nel periodo aureo degli anni Settanta, Guido Nolitta aveva dato voce a un eroe che, nei fatti, era da tempo in pace con se stesso: in quelle avventure abbiamo visto un eroe, anche nei momenti più tragici, carismatico e capace di superare le astiose contraddizioni umane. Un caso lampante, tra gli altri, è stato il finale della storia Il giorno della giustizia (Zagor nn. 119-122), dove è stato capace di accettare, nonostante la morte di Wakopa, le dolorose scuse di mister Kirby, costretto a confrontarsi con le tragiche conseguenze delle proprie scellerate scelte.
Il gioco interessante della vicenda è lo scontro tra un uomo che il dolore lo ha accettato e superato e chi invece, come Mortimer, nega a se stesso la realtà degli avvenimenti. Nelle 314 tavole dell’avventura, pur nei momenti in cui ha causato indicibili sofferenze all’eroe, il volto del villain non si distende in un sardonico sorrisetto ma evidenzia le rughe di un paranoico odio. Il Mortimer di quest’ultima avventura è un personaggio ancor più realistico e la sua vendetta assume i connotati di una profonda e celata verità: ogni essere umano, dinanzi agli eventi, cambia inevitabilmente la propria dichiarata filosofia. Questo accade nella miglior fiction come nella più disincantata realtà.
Nessuna grande avventura (in letteratura e nel fumetto) può esistere senza l'antagonista dell'eroe (sopra, i supercriminali dell'universo classico DC) |
La vita, questa sconosciuta
In questo tragico balletto, lo Spirito con la Scure si trova di fronte a una sfida che rischia di far incrinare la sua sicurezza. Quel mondo solidale di amicizie rischia di crollare dinanzi all’azione del diabolico Mortimer. Una delle sequenze più laceranti diventa una sfida con la sua innata generosità: la morte di Tabitha. È solo colpa tua! – grida il dottor Sand – Mia moglie non sarebbe morta se tu non avessi lasciato in libertà l’assassino che si vuole vendicare di te! Non sarebbe morta se tu non fossi entrato nelle nostre vite! Non sarebbe morta se fossi arrivato prima! Non sarebbe morta se mi avessi ascoltato e fossi corso a salvare lei, invece di esitare!
Zagor è taciturno, toccato nel profondo dalle parole dell’amico. L’eroe è inoltre rabbioso come non mai poiché sente venir meno la fiducia nei suoi confronti; ma avverte anche una sorda impotenza quando, alcune pagine prima, il suo estremo tentativo di salvare il trapper Doney si rivela vano.
La storia è un crescendo di tensione e inoltre ha il pregio di confermare certi dati di fatto della vita sentimentale dell’eroe. Sono convinto che il vostro cuore batte ancora per lui… – afferma Mortimer rivolto alla prigioniera Virginia – Ed è soltanto perché la sua vita avventurosa non gli consente di avere una compagna, che anche lui non vi frequenta come entrambi desiderate. L’evoluzione della serie passa anche per affermazioni che non nascondano i sentimenti dell’eroe o dei coprotagonisti. L’ultimo atto, costruito intorno alla liberazione di Cico, Virginia e Akenat (suo malgrado imbestialito con Zagor), è un momento di grande lirismo, di drammatiche rivelazioni, di amicizie che si rinsaldano. Darkwood conferma di essere un luogo speciale – ricollegandosi idealmente al superbo L’uomo che sconfisse la morte ("Zagorone" n. 2) – dove Zagor può contare su un gruppo di amici che non mollano mai. La Foresta è il luogo dell’amicizia ed è il luogo dove i sogni si materializzano nell’immagine di una volpe chiazzata a pallini neri. È il luogo in cui alla realtà, a volte, si può sovrapporre un momento, ben scritto dallo scettico Burattini, di trascendente e malinconica poesia…
Una recentissima foto di Marco Verni scattata da Moreno Burattini. Che sia recentissima lo prova l'Alan Ford TNT Edition (II serie n. 1, o n. 14) uscito nel gennaio 2015. |
L’uomo di Darkwood
Marco Verni conferma ormai di essere un disegnatore capace di coniugare rapidità di esecuzione a una pregevole cifra stilistica. Il suo segno si sta ammorbidendo, il chiaroscuro è sempre più fluido, e riesce a conferire ai volti e all’ambiente il dramma che si sta consumando. Alcuni espressioni di Zagor sono da antologia e comunicano il conflitto e la rabbia dell’eroe come pochi altri disegnatori. Se Darkwood è il luogo della fantasia, Marco Verni ne è un irrinunciabile interprete.
Zagor n. 590, settembre 2014. Disegno di Ferri |
Zagor Gigante 590
(Zenith 641)
TORNANDO A CASA
Settembre 2014
pag. 100 - € 3,20
Testi: Maurizio Colombo-Giorgio Giusfredi/Moreno Burattini
Disegni: Gallieno Ferri/Marco Verni
Copertina: Gallieno Ferri
Rubriche: Moreno Burattini
Zagor n. 591, ottobre 2014. Disegno di Ferri |
Zagor Gigante 591
(Zenith 642)
VENDETTA TRASVERSALE
Ottobre 2014
pag. 100 - € 3,20
Testi: Moreno Burattini
Disegni: Marco Verni
Copertina: Gallieno Ferri
Rubriche: Moreno Burattini
Zagor n. 592, novembre 2014. Disegno di Ferri |
Zagor Gigante 592
(Zenith 643)
L’INCENDIO DELLA “GOLDEN BABY”
Novembre 2014
pag. 100 - € 3,20
Testi: Moreno Burattini
Disegni: Marco Verni
Copertina: Gallieno Ferri
Rubriche: Moreno Burattini
Zagor n. 593, dicembre 2014. Disegno di Ferri |
Zagor Gigante 593
(Zenith 644)
MORTIMER: ULTIMO ATTO
Dicembre 2014
pag. 100 - € 3,20
Testi: Moreno Burattini
Disegni: Marco Verni
Copertina: Gallieno Ferri
Rubriche: Moreno Burattini
Giampiero Belardinelli
N.B. Trovate i link alle altre recensioni bonelliani sul Giorno del Giudizio!
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