giovedì 7 novembre 2013

LA STAFFETTA: DYLAN DOG 324 E 325

di Francesco Manetti

Questa recensione "abbinata" si è fatta attendere più del dovuto, e di questo me ne scuso con gli amici lettori. Un mesetto fa avevamo pubblicato un polemico post dedicato al passaggio dal classico "voi" al giovanilistico "lei" in Dylan Dog. Ora completiamo il discorso sui due albi che - idealmente - si passano il testimone.
Le differenze editoriali fra il "vecchio" e il "nuovo" Dylan sono tante.
La prima salta subito agli occhi, e riguarda la copertina. Avevamo già anticipato la questione in una Bonelli News del luglio 2013: dopo quasi 15 anni di cover dipinte (a partire dal n. 150 del marzo 1999, ma la transizione dal colore "tipografico" al colore completamente "pittorico" fu graduale), si ritorna alla colorazione "piatta", più tipica dell'albo bonelliano, strizzando l'occhio ai grandi maestri della pop art, Roy Lichtenstein in testa. I puntini della retinatura dovrebbero sparire in fase di stampa, a meno di non ingrandire volutamente l'immagine per farli risaltare. Ecco così, l'artistico - ma non pittorico - Dylan con le bende e i riflessi della camicia "sovrarretinati" sulla copertina del n. 325!



Melody. Roy Lichtenstein, 1965

La seconda novità è il cambio di staff, come annunciato dallo stesso Sclavi nell'Horror Club del n. 324. Archiviata la passata e criticatissima gestione di Gualdoni - dopo un interregno in cui, leggendo il colophon, sembrava quasi che Dylan Dog fosse figlio di NN - ecco arrivare Franco Busatta (uno dei fondatori di Fumo di China - rivista a noi carissima per tanti motivi) come coordinatore e lo sceneggiatore Roberto Recchioni come curatore.
Terzo punto, la grafica del Club/Post introduttivo, che muta per la prima volta, rinunciando ai ben noti caratteri mutuati dal logo di testata. Sarà perché a quel lavoro di Corteggi siamo parecchio affezionati (noi del Club del Collezionista l'abbiamo "omaggiato" più volte: con Dime Press, poi con Mondi Paralleli e adesso con Dime Web), ma il nuovo lavoro, pur ben fatto (il proseguimento del'ombra del killer), ci sembra, al confronto col vecchio, piuttosto anonimo...
Del quarto punto - lo switch dal "voi" al "lei" - abbiamo già detto e stradetto.


Il nuovo Dylan Dog si racconta attraverso i suoi curatori. Il Dylan Dog Horror Club, firmato Sclavi, del n. 324...

...e quello del n. 325, più moderno ma più insipido in quanto a graficaq, siglato Recchioni.





Anche le storie della "staffetta" sono particolari.
L'odio non muore mai, scritta da Luigi Mignacco (n. 324 del settembre 2013), vede alle immagini Giancarlo Alessandrini - un volto non nuovo negli incubi dell'Indagatore, ma certo non  abusato. Uno straordinario Alessandrini, aggiungerei. L'autore - in onore al taglio nero della collana - abbandona per un attimo il suo stile "linea chiara" (adottato già alla fine degli anni Ottanta e via via sempre più ripulito, sbiancato, perfezionato, estremizzato) e torna a un disegno più scuro, ricco di tratteggi, proprio dei suoi lavori di 30 e passa anni fa (pensiamo a Un Uomo Un'Avventura e ai primi anni di Martin Mystère). La vicenda sembra una puntata sovrannaturale di uno dei più ricchi e appassionanti filoni narrativi del Detective dell'Impossibile, quello sul nazismo magico ed esoterico.
Non sappiamo quanto sia stato studiato - e se lo sia stato davvero! - in redazione il timing fra rinnovamento grafico-editoriale della serie e titolazione della storia inaugurale, Una nuova vita (n. 325, ottobre 2013). Il rinnovamento, dicevamo... L'idea della Bonelli - che credo vincente ("lei" a parte, ahimé!) - pare quella di rinnovare ripercorrendo la tradizione: cover in salsa antica, con colori piatti e retini, e scelta non casuale del primo artista del giro di boa. Carlo Ambrosini autore completo ci riporta con la mente e con le sensazioni al Dylan degli anni '80 e '90, all'epoca prima di Napoleone e di Jan Dix; ci rimanda indietro addirittura fino al n. 108 (Il guardiano della memoria del settembre 1995) - ultimo albo del mensile realizzato dal disegnatore bresciano, sempre in solitario. L'avventura è quanto mai complessa, la corda che muove il gioco si mostra piano piano come fa il Dylan/mummia sfasciandosi in copertina (una copertina, sottolineiamo, che volutamente non racconta niente della storia, ma che serve solo a dare l'idea del cambiamento), c'è un finale a sopresa. E come contenuti e soggetti è tipica di Ambrosini fino al midollo, raccontando le vicende e le singolari reincarnazioni di un pittore. Un caso alla Dix, per intenderci.
Novità grafiche e redazionali, interconnessioni e collegamenti sotterranei fra collane (nei due albi filtrano suggestioni di altre serie, grazie a idee e autori comuni, ovvero Martin Mystère e Jan Dix), sussurati prossimi colpi di scena (Bloch in pensione, nuovi nemici...). Per l'abitatore di Craven Road e per i suoi lettori si prospetta un futuro avvincente.

Copertina di Dylan Dog n. 324, settembre 2013. Disegno di Stano.

Dylan Dog 324
L'ODIO NON MUORE MAI
Settembre 2013
pagg. 100, € 2,90
Testi: Luigi Mignacco
Disegni: Giancarlo Alessandrini
Rubriche: Tiziano Sclavi
Copertina: Angelo Stano


Copertina di Dyaln Dog n. 325, ottobre 2013. Disegno di Stano

Dylan Dog 325
UNA NUOVA VITA
Ottobre 2013
pagg. 100, € 2,90
Testi: Carlo Ambrosini
Disegni: Carlo Ambrosini
Rubriche: Roberto Recchioni
Copertina: Angelo Stano


Francesco Manetti

P.S. trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

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