sabato 5 ottobre 2013

I GUASTI DEL "LEI": ANCHE DYLAN, PURTROPPO, ABBANDONA IL "DESUETO VOI"...

di Francesco Manetti

Nel rinnovato Horror Club apparso su Dylan Dog n. 325 (ottobre 2013) il nuovo curatore Recchioni parla con entusiasmo di una prima novità per la collana: da oggi si abbandona il desueto Voi e si passa al Lei. Di sicuro non si tratta di una grande rivoluzione copernicana. Ma si tratta almeno di una cosa positiva? Forse che sì, forse che no, avrebbe risposto il Vate.
Prendiamo dunque alcune vignette dalla storia Una nuova vita - scritta e disegnata da Ambrosini - per tentare di spezzare una lancia a favore del classico e tradizionale (non desueto!) voi di cortesia negli albi bonelliani.

Primo passo. Leggete quanto dice la governante Myriam Enfer nella vignetta scansionata qua sotto (proveniente da pag. 35):


Myriam si riferisce alla D.ssa Dalsen o sta parlando di un'altra donna (non inquadrata)? La decisione non è immediata come sembra! Certo, nessuno è cretino... Dal contesto, leggendo la tavola precedente e leggendo le vignette successive, si capisce che Myriam sta rivolgendosi alla dottoressa, dandole del lei in forma di cortesia, e non usando un pronome per una terza... incomoda! Ma la confusione, eliminando il voi, resta - eccome, se resta. Proviamo a mettere il desueto voi, infatti: Voi siete preoccupata... Edmond è un ragazzo delicato, ma potete stare tranquilla. Io e lui siamo diventati buoni amici. In questo desueto modo non ci sarebbero stato dubbi!

Secondo esempio, seconda vignetta (qua sotto, tratta da pag. 49). E' ancora Myriam che parla, rivolta a Mr. Walcott. Poco prima Myriam aveva dato all'uomo una busta preaffrancata, dicendogli di spedirla. Ma non c'è nessun destinatario, e Mr. Walcott lo fa notare alla donna, che risponde quanto segue:




Mi chiedo: suo di chi? Di chi è il nome che Walcott deve scrivere sulla busta come mittente? Quello proprio? O quello di qualcun'altro? La confusione qui è - se si vuole - maggiore, causata ancora una volta dal lei, soprattutto in una storia complessa come questa basata su continui scambi e incessanti sovrapposizioni di identità! Ma, ovviamente, dopo un attimo di smarrimento, anche qui si capisce di chi si sta parlando: il nome che deve essere vergato sul retro della busta è quello di Walcott. Con il voi, seppur desueto, non ci sarebbero stati equivoci, però! E, quando Myriam dice lei scriva intende dire lei, Walcott, scriva. ;-)

Terza vignetta "dubbia" (da pag. 62). Dylan è andato dalla spiritista Madame Trelkovski, personaggio ricorrente nella saga dell'Indagatore. Nella pagina precedente non dice, Dylan, che deve telefonare alla signora, ma solo che la deve sentire. Leggiamo dunque quanto afferma la sensitiva:



Sta parlando della telefonata ricevuta da Dylan Dog o da qualcun altro? Potrebbe averle telefonato un comune amico di York, no? O Bloch, per avvertirla del delitto, chissà... Certo, si capisce che è stato Dylan. Ma non immediatamente, non AUTOMATICAMENTE!

Quarto esempio, una controprova (da pag. 75). A Parigi, nel desueto 1905, Myriam usa ancora il voi, e il risultato positivo si vede!


Parlando ancora di una busta da lettere, ora non ci sono più dubbi di chi sia il nominativo scritto sopra!

Ecco quanto racconta nel suo blog Mamma Mozzarella, a proposito della confusione sul lei, la brava giornalista Trisha Thomas, che lavora per AP TV News a Roma:

Quando mi sono trasferita in Italia tanti anni fa, mio marito ha cercato di spiegarmi l’uso della forma di cortesia, semplificandolo al massimo.
“Usa il LEI con tutti – mi ha detto – così non puoi sbagliare.”
Qualche settimana dopo ero a un pranzo, e sapendo che il mio italiano non era abbastanza fluente da permettermi di intavolare una conversazione con un adulto, tentai la mia fortuna con un bambino. “LEI, come si chiama?” gli chiesi. Lui guardò a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a me: “Io?”, chiese confuso. “Mi chiamo Giacomo, e LEI?”
Anche io mi girai a destra e a sinistra prima di capire che parlava con me. “Oh, io sono Trisha.” Poi il piccolo Giacomo mi diede una lezione. “LEI non deve usare LEI con me perché io sono un bambino e LEI no.” A quel punto ero totalmente disorientata e Giacomo aveva di meglio da fare che cercare di spiegare la grammatica italiana a un’adulta.
Così cominciai a stilare una mia lista personale per l’uso del LEI.
Regola numero uno – la regola di Giacomo – bisogna usare il LEI con chi è più grande per mostrare rispetto.
Regola numero due — bisogna usare il LEI  per mostrare rispetto quando si parla con la gente nei negozi, nei bar, oppure con insegnanti e medici.
Ma con gli insegnanti e i medici mi sono intrecciata un po’. Il problema è che LEI, oltre che per la forma di cortesia, è usato anche come pronome e complemento femminile. E con due figlie femmine, è difficile capire di chi si stia parlando. Una volta, la pediatra mi ha detto: “Se LEI le darà questa medicina tre volte al giorno, entro una settimana, LEI starà molto meglio.” Ho risposto: “Scusi, non capisco, chi è LEI?”. La dottoressa ha pensato che stessi chiedendo chi fosse LEI e ha risposto: “La sua pediatra.” Ho dovuto pregarla di usare il TU con me, per il bene delle mie figlie e per la mia salute mentale.
Regola numero tre – la regola di mio marito. Quando hai un alterco con qualcuno (cosa molto comune a Roma), usa sempre il LEI.
Mi ci è voluto un po’ per capire tutto questo. Ho notato che è in pieno stile italiano scendere dalla macchina come un fulmine e aggredire subito l’altro automobilista. Forse pensano che chi ha ragione debba urlare di più ed essere più aggressivo. Il consiglio di Gustavo è: mantenere le distanze con il LEI.

Esilarante e illuminante!

Riflettici sopra Dylan! O torni al voi o passi al tu!

Francesco Manetti

P.S. Questa NON è la recensione di Dylan Dog n. 325, che apparirà in un prossimo post!
P.P.S. Vi invito a leggere, per una più ampia interpretazione del post (soprattutto del suo intento paradossale, caricato, ai limiti dell'umorismo), la risposta che ho dato al commento  inviatoci da Doctor W!
P.P.P.S Trovate le VERE recensioni bonelliani sul Giorno del Giudizio!

5 commenti:

  1. Vi seguo da sempre con interesse e apprezzo i vostri post, puntuali e mai scontati. Tuttavia, questa volta, non concordo per nulla con voi:il fumetto popolare italiano ha bisogno di essere moderno anche nel linguaggio (inteso come parola scritta) e quindi l'uso del lei è necessario oltre che gradito. Inoltre, contestualizzando ciascuna vignetta (come si dovrebbe fare) il lei non ingenera nessuna confusione. Per questi motivi trovo il vostro post pretestuoso e, soprattutto, malato di una certa tendenza tipica di molti fumettofili di vecchia data: la tendenza allo stagnamento...

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    1. Carissimo Doctor W,
      ci mancherebbe altro che i lettori concordassero SEMPRE con quanto scritto su Dime Web! Anzi, ci fanno piacere i complimenti, ma ancor più i commenti critici, perché ci spingono a riflettere, perché aprono discussioni e dibattiti - allontandoci proprio da quel malato STAGNAMENTO che tu paventi.
      Tengo a precisare che questo post rispecchia una mia PERSONALE opinione, l'opinione di Francesco Manetti, "fumettofilo di vecchia data" ;-), e non quella GENERALE di Dime Web. Anzi, credo che la maggior parte dei nostri collaboratori concordi con te, Doctor W, non con me!
      Inoltre - ma forse non sono riuscito efficacemente a comunicarlo - il tono del post stesso era VOLUTAMENTE sopra le righe, paradossale, CARICATO al limite dell'humor... perché, dopotutto, se una storia è ben scritta e sceneggiata e se i disegni sono ben curati, la questione del "lei" e del "voi" cade in secondo, in terzo, in quarto piano! Infatti: la recensione di Dylan Dog 325 viene a parte, sarà scritta da me e sarà nel complesso POSITIVA.
      Per tentare comunque una mia difesa e risponderti, carissimo amico, è vero che ho DECONTESTUALIZZATO le quattro vignette in modo da evidenziare meglio la questione, ma è anche vero che ho chiaramente detto che, DAL CONTESTO i dialoghi si capiscono tutti. Ho solo detto che NELL'IMMEDIATO (dopotutto la storia si legge vignetta per vignetta) il "lei" genera qualche confusione (com'è naturale: basta leggere il divertente intervento della giornalista Trisha Thomas che ho messo in calce all'articolo, soprattutto laddove parla della pediatra), confusione che non c'è MAI, nemmeno nell'immediato, con il "voi" di deferenza e cortesia.

      Continua a seguirci, dunque, anche se non tutto potrà sempre piacerti su DW! E continua scriverci per farci avere le tue opinioni!

      Francesco Manetti

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  2. Concordo a prescindere con Francesco sull'uso del "Voi", appellativo suggestivo, sonoro e 'nostro' ( per secoli si è dato sempre e solo del Voi, e andava benone ). Il "Lei" fa piccolo ufficio o riunione di condominio.

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  3. Sono d'accordo con voi, e, sinceramente, preferisco mille volte gli albi un po' scialbi dell'era Gualdoni, dove si usava rigorosamente il Voi, rispetto a quelli successivi. Anzi, sto pensando di usare il cancellino e scrivere a penna i riferimenti usando il voi, mi è proprio indigesto vedere un albo di DD dove si danno del 'lei'.

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