lunedì 2 aprile 2018

DIME WEB INTERVISTA MORENO BURATTINI COME SCENEGGIATORE DI "FRA LE LABBRA"! (LE INTERVISTE LIII)

a cura di Elio Marracci

Non è la prima volta che "Dime Web" intervista Moreno Burattini, lo Zagorian-in-chief che insieme ai fondatori dei "Quaderni Bonelliani" ha portato avanti negli anni numerosi progetti - dal Club del Collezionista a "Collezionare", da Mondi Paralleli a "Dime Press", fino alle introduzioni di alcuni volumi di saggistica bonelliana in uscita nel 2018... Ma stavolta, grazie al nostro instancabile reporter Elio Marracci, il Burattini di Via Buonarroti entra nei dettagli di un'opera nata extra moenia - un gioiello del fumetto erotico italiano che già vi avevamo brevemente presentato. Buona lettura! (s.c. & f.m.)


Fra le labbra


Fumetti e crowdfunding: Fra le labbra

Realizzato da due maestri del fumetto italiano, lo sceneggiatore Moreno Burattini e il disegnatore Davide Perconti, Fra le labbra è un graphic novel per adulti che narra in versione romanzata, ma con riferimenti storici puntuali basati su una documentazione precisa e accurata, la vera storia di Matteo Realdo Colombo, lo studioso di anatomia che per primo, nel XVI secolo, ha descritto la fisiologia del clitoride, rivoluzionando così la percezione delle origini del piacere al femminile. Pubblicata da Ingoal Comics, quest'opera sarà finanziata da un crowdfunding, una raccolta di fondi online. Su Kickstarter si possono trovare infatti tutte le informazioni “tecniche” sui metodi di pagamento e un succoso video promozionale.




Moreno Burattini e il fumetto

Burattini nasce a San Marcello Pistoiese, in provincia di Pistoia, il 7 settembre 1962. Studia a Prato, nello stesso liceo, il Cicognini, frequentato da Gabriele D'annunzio e Curzio Malaparte, e si laurea in Lettere a Firenze con lode con una tesi sulla sceneggiatura dei fumetti, sua passione da sempre. Del 1985 è il primo numero della fanzine "Collezionare", da lui pubblicata con un gruppo di amici, dove crea e fa esordire il suo primo personaggio umoristico, Battista il Collezionista. Nel 1990 collabora con "Mostri", testata dell'editrice ACME, con ministorie disegnate da Stefano Andreucci, e poi affianca Silver, dando alla luce numerose avventure di Cattivik e Lupo Alberto. In questo periodo scrive anche per "Intrepido", della Casa Editrice Universo, e pubblica sul "Giornale dei Misteri" la storia breve “Missione UFO”, disegnata da Giuseppe Di Bernardo e inchiostrata da Jacopo Brandi.

Moreno Burattini insieme agli altri creatori di "Dime Press"


Entra nello staff di autori di Sergio Bonelli, redigendo soggetti e sceneggiando storie soprattutto di Zagor ma anche di Cico, del Comandante Mark e di altri personaggi importanti della casa editrice milanese. Nel 1992 è tra i fondatori della prozine "Dime Press" della Glamour, dedicata ai temi bonelliani. Nel 1995 è premiato dall'ANAFI come miglior soggettista e da "Fumo di China" come miglior autore umoristico, e così ancora nel 2003 a Lucca Comics come miglior sceneggiatore, ex aequo con Mauro Boselli, e nel 2006 a Milano nel corso di Cartoomics. Dal gennaio 2007 è curatore della testata "Zagor". Nel 2009 scrive con Graziano Romani per la Coniglio Editore la monografia Gallieno Ferri – una vita con Zagor, uscita nella collana "Lezioni di Fumetto", e dal 2010 sviluppa anche un'intensa attività in rete come blogger.

Lo sceneggiatore di Fra le labbra, pregevole "avventura erotica", ha voluto rispondere ad alcune domande che gli ho posto. Quindi senza indugiare oltre lascio a lui la parola!


Dime Web - Per i lettori, pochi in verità, che non ti conoscono puoi presentarti brevemente? In due parole chi è Moreno Burattini?

Moreno Burattini - Sono uno sceneggiatore di fumetti pistoiese, trapiantato a Milano, che per divertimento ha scritto saggistica, narrativa, teatro, aforismi, lettere e cartoline.


Sergio Bonelli e Moreno Burattini


DW - Quando è nata in te la passione per il fumetto in generale e per Zagor in particolare?

MB - Ho amato da sempre questo linguaggio fin da quando, prima ancora di saper leggere, sfogliavo i fumetti guardando le figure.


DW - Quali artisti ti influenzano maggiormente?

MB - Tra gli sceneggiatori di fumetti, Sergio Bonelli e Max Bunker. Più in generale, Isaac Asimov ed Emilio Salgari.


Burattini e altri redattori di "Collezionare" con Max Bunker a Milano


DW - Sei conosciuto principalmente per essere curatore e sceneggiatore di Zagor, ma prima di questo personaggio, ti sei occupato di molti altri aspetti del media fumetto. Puoi ripercorrere rapidamente le tappe che ti hanno portato ad entrare in contatto con Sergio Bonelli e a lavorare per lui?

MB - Come giovanissimo lettore coltivavo un'ammirazione straordinaria per Guido Nolitta, lo sceneggiatore di Zagor di cui leggevo avidamente tutte le avventure. Mi chiedevo chi potesse essere questa persona che dimostrava tanta cultura, tanta umanità e tanta capacità di affabulazione. Non trovavo da nessuna parte notizie su di lui. Finché un giorno ho scoperto, grazie a un'intervista pubblicata su una fanzine, che Guido Nolitta altri non era se non Sergio Bonelli che usava uno pseudonimo. Gli scrissi. Lo sventurato rispose. Nacque una fitta corrispondenza seguita da uno scambio di telefonate. Poi l’incontro ravvicinato con una personalità straordinaria e, anni dopo, la mia proposta di collaborazione che venne accettata.


DW - Sei considerato la colonna portante della testata dello Spirito con la Scure, creata da Guido Nolitta e Gallieno Ferri. Tu che li hai conosciuti puoi raccontarci un aneddoto su questi giganti della cultura a fumetti italiana?

MB - Sergio Bonelli era una figura che, sul lavoro, intimidiva: una vera guida che vedeva più in là di chiunque altro. Sapeva sbattere il pugno sul tavolo se qualcosa non andava, e poi dopo venire a darti pacche sulle spalla per dirti a modo suo che comunque ti apprezzava. Anche perché se no non avresti potuto lavorare per lui. Gallieno Ferri invece è stato un secondo padre, un amico affettuoso, una persona dolce e affabile con cui ci si poteva confidare, sempre prodigo di comprensione e di consigli.

Moreno Burattini con Gallieno Ferri e Graziano Romani


DW - Sceneggiatore di fumetti, scrittore di racconti e aforismi, autore teatrale, saggista, critico… Come riesci a trovare il tempo per dedicarti a tutte queste attività? Quali analogie e quali differenze esistono tra queste occupazioni?

MB - Trovare il tempo, sempre e in ogni caso, è questione di scelte. Sacrificando qualcos’altro si trova il tempo per fare tutto. Per mia fortuna, finché si tratta di scrivere vige la regola del “buona la prima” o tutt’al più “buona la seconda”. Scrivere mi riesce facile, istintivo. Raramente devo cambiare impostazione, rivedere e correggere. L’analogia fra lo scrivere fumetti, saggistica, teatro e aforismi è l’essere mosso dalla passione, dunque dal divertimento di fare quello che si sta facendo. Le differenze sono quelle che derivano dall’uso di codici espressivi diversi, un po’ come fa chi sceglie di alternare il canto, la recitazione o la danza.


DW - Sei una persona metodica che lavora a orari stabiliti, oppure sei uno di quelli che si alza di notte a scriver perché ti è venuta l’ispirazione?

MB - La notte cerco di dormire tra le due e le otto. Nelle altre ore della giornata scrivo sempre. Se vado, come vado, in palestra o a fare trekking in montagna, penso a quello che scriverò tornando a casa.

Burattini nel suo ufficio in Via Buonarroti a Milano


DW - Come si svolge la tua giornata tipo?

MB - Se sono a Milano, lavoro in redazione presso la Sergio Bonelli Editore dalle nove del mattino alle diciotto di sera, e in queste ore vivo prendendo decisioni velocissime su ciò che c’è da fare per mandare Zagor in edicola. Dopo cena, tra le dieci e le due di notte, scrivo le mie storie e i miei articoli. Nei weekend viaggio, spesso per lavoro, partecipando a presentazioni dei miei libri o a manifestazioni di fumetti.


DW - La tua ultima fatica in ordine di tempo è la storia Fra le labbra, che narra la vita e gli studi di Matteo Realdo Colombo, l'anatomista che, nel Cinquecento, per primo ha descritto la fisiologia del clitoride. Come mai a un certo punto della tua carriera ha sentito l'esigenza di confrontarti con il fumetto erotico?

MB - Sono sempre stato sensibile al fascino dell’erotismo e consapevole dei sentimenti che è in grado di suscitare. Perciò, dato che il mio mestiere consiste nel raccontare storie che diano brividi ed emozioni, fin dall’inizio della mia attività di sceneggiatore ho desiderato cimentarmi con il genere. Mi è sempre mancata l’occasione, preso com’ero con fumetti di altro tipo. Ero anche convinto che ci volesse un’idea originale, che credo di aver trovato proprio con la storia dell’anatomista che scoprì il clitoride, Matteo Realdo Colombo. Alla fine, ecco la possibilità offerta dall’incontro con Davide Perconti, alla ricerca di un'idea stimolante e convinto al pari mio delle potenzialità espressive del racconto erotico.



DW - Come sei entrato in contatto con il disegnatore Davide Perconti e come ti sei trovato a lavorare con lui?

MB - Davide è un apprezzato disegnatore di "Nathan Never" e "Legs Weaver", due testate fantascientifiche della Sergio Bonelli Editore. Gli capitava di passare spesso dalla redazione, a Milano, ed è nei nostri uffici che l’ho conosciuto e abbiamo elaborato il nostro progetto.


DW - Quali fonti hai usato per documentarti?

MB - La Rete offre ormai alla portata di tutti una biblioteca infinita per ogni tipo di indagine, ma il mio testo di riferimento principale è stato un libro stampato su carta, una biografia di Matteo Realdo Colombo scritta nel 1997 dallo psicanalista argentino Federico Andahazi, intitolata L’anatomista.

Edizione originale del libro che ha ispirato Fra le labbra



DW - Come mai, dopo una carriera prevalentemente all'insegna del fumetto seriale, hai deciso di confrontarti con un'opera "d'autore"? Quali differenze e quali analogie hai trovato nei due diversi modi di fare fumetto?

MB - Sono sempre stato un convinto negatore della differenza fra fumetto d’autore e fumetto seriale, o popolare. Anche quest'ultimi hanno degli autori. L’unica differenza è che sono meno osannati degli altri. Non capisco perché la persona X, solo perché ha pubblicato sulla rivista Y, debba godere di più stima di un Giovanni Ticci o di un Roberto Diso in quanto pubblicati su albi seriali da edicola quando poi questi ultimi sono invece maestri di prima grandezza. Stabilito che anch'io sono un autore, se mi metto al servizio di un fumetto seriale ricorro ai codici e agli stilemi delle produzioni popolari usando lo stesso talento, poco o tanto che sia, di quello che posso provare a mettere a frutto pubblicando un graphic novel da libreria, naturalmente potendo utilizzare con maggior libertà, anche se bisogna vedere quali, tecniche diverse.


DW - Questa avventura è caratterizza da una ricostruzione storica molto precisa e accurata. Questo perché consideri l'ambientazione storica una cornice insolita o c'è dell'altro?

MB - Questo perché il personaggio principale, l’anatomista Colombo, è un personaggio storico, realmente vissuto, che si muoveva in un contesto reale.





DW - Quanto di Moreno Burattini è presente nella figura di Matteo Realdo Colombo e viceversa quanto dell'anatomista e scienziato italiano è presente in Moreno Burattini?

MB - Credo di condividere con Matteo Realdo Colombo la stessa curiosità verso il corpo femminile.


DW - Qual è il tuo personaggio preferito dell'opera?

MB - La prostituta Monna Angelica, a cui l’anatomista si rivolge per avere “cavie” per i suoi esperimenti.


DW - Se tu dovessi elencare i motivi per cui Fra le labbra è una storia imperdibile cosa diresti ai lettori? 

MB - Direi che possono avere una buona scusa per leggere un’opera licenziosa fingendo di farlo perché in realtà è la biografia di un medico che fu il padre dell’anatomia moderna. Se sorpresi a sfogliarne le pagine si può sempre dire, senza tema di essere smentiti, che si tratta di un fumetto che racconta dei fatti storici.



DW - Negli ultimi anni si è diffuso in Italia, con molto ritardo su Stati Uniti e nazioni europee come Regno Unito, Francia e Olanda, il crowdfundingQuesto termine (derivato dalla fusione delle parole inglesi crowd, "folla", e funding, "finanziamento") designa un processo in cui, tramite il Web, più persone donano somme di denaro, anche di modesta entità, per finanziare le attività più diverse, come campagne elettorali e di beneficenza, progetti creativi e imprenditoriali. Visto che anche Fra le labbra è stato realizzato grazie ad una campagna di questo tipo ti chiedo: cosa pensi di questo fenomeno e quali sono secondo te i suoi pregi e i suoi difetti?

MB - Il crowdfunding è pratica comune in molti paesi, meno in Italia. Dopo aver trovato qualche difficoltà a trovare sbocchi editoriali convincenti, a me e a Davide Perconti è giunta la proposta della Ingoal di mettere a loro disposizione Fra le labbra per un tentativo di autofinanziamento di questo tipo, e volentieri abbiamo accettato di sperimentare, fra i primi nel nostro Paese. I pregi sono quelli che derivano dal raccogliere in anticipo i fondi necessari alla pubblicazione di un volume che andrà in stampa solo se supportato da un certo numero di lettori, che dalla loro disponibilità ricaveranno tutti i vantaggi ben elencati nella proposta sottoscritta, disposti ad acquistarlo. Il difetto è solo uno: che se non si raggiunge la quota minima, il volume non lo si fa.

"Il Mattino" di Padova presenta Fra le labbra


DW - Oltre a Zagor, a cosa lavorerai dopo Fra le labbra?

MB - I progetti sono tanti, forse troppi. Credo che mi dedicherò per primo a un saggio su Max Bunker a cui sto pensando da molto tempo.


DW - C'è una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

MB - È vero che stai lavorando ad altre storie erotiche? Sì, ad almeno due.


a cura di Elio Marracci

N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli autori su Interviste & News!

domenica 1 aprile 2018

PONY EXPRESS, GLI ORFANI ARDITI CAVALIERI! LE STAGECOACH LINES! IL NOTEVOLE PROGRESSO NEL CAMPO DELLE COMUNICAZIONI CIVILE NEL WEST! - LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA (LV PARTE)

di Wilson Vieira

La "Storia del West" scritta dal nostro amico e collaboratore carioca Wilson Vieira giunge alla 55a puntata: stavolta Wilson approfondisce il tema degli spostamenti di missive e di persone da un capo all'altro del continente americano; preparatevi a leggere di Pony Express e diligenze! Prima di lasciarvi alla lettura vi ricordiamo che tutte le immagini non bonelliane sono state scelte e posizionate nel testo dallo stesso Vieira. (s.c. & f.m.)



Negli anni fra il 1850 e il 1860, il Mississippi-Missouri segnava ancora il confine tra due mondi completamente diversi: il civile Est e il selvaggio Ovest. Continuava a separarli soprattutto la mancanza di un sistema di comunicazioni  rapide. Una lettera, un giornale, una cassa di mercanzie spediti da New York impiegavano, quando tutto andava bene, da tre a sei settimane per raggiungere l’Oregon o la California. 
Il Pony Express nasce dall’esigenza di un servizio postale più rapido tra l’Est e l’Ovest nel periodo antecedente alla Guerra Civile Americana.
Dopo che l’oro fu scoperto nel 1848 a “Sutter’s Mill”, in California, i cercatori si unirono ai contadini che affluivano verso Ovest. Nello stesso anno, il Dipartimento delle Poste assegnò un contratto alla “Pacific Mail Steamship Company” per portare posta in California.

Tex Gigante 73 , novembre 1966 - copertina di Aurelio Galleppini
Secondo i termini del contratto, la posta veniva trasportata via nave da New York a Panama, dove veniva portata attraverso l’istmo di Panama a cavallo o in treno, e quindi imbarcata su navi dirette a San Francisco. Nella migliore delle ipotesi, una lettera poteva giungere sulla costa occidentale in tre o quattro settimane. Il viaggio durava anche molto di più se, partendo dall’interno, si volevano utilizzare le interminabili piste attraverso le innumerevoli  praterie e montagne. 
I cowboys usavano la cosiddetta “Posta cieca”, ovverosia una fessura dentro una roccia o dentro un tronco d’albero, grazie alla quale si scambiavano oggetti e lettere, pur abitando e lavorando lontano gli uni dagli altri.
Allo stesso modo anche i fuorilegge e i ladri di bestiame, avevano posti segreti con l’ausilio dei quali si accordavano scambiandosi notizie.
All’aumentare delle tensioni, nell’avvicinarsi della Guerra Civile, la divisione tra Stati del Nord e del Sud si allargò, aggravando i problemi del servizio postale agli stati occidentali. Sia il Nord che il Sud desideravano le vaste risorse della California.
Nel 1860, quasi mezzo milione di persone vivevano negli Stati Occidentali. Queste persone erano determinate a migliorare i tempi di consegna della loro posta.


Un parziale progresso alla lamentata lentezza delle comunicazioni postale si ebbe quando il 3 aprile 1860 la grande ditta di spedizioni “Russel, Majors & Waddell”, di William Russel (1812-1872), Alexander Majors (1814-1900) e William Waddell (1807-1872) inaugurò il  “Pony Express” (Corrieri Veloci) a cavallo, lo straordinario servizio che collegava l’estrema frontiera Occidentale del West con la costa Californiana e che provvedeva al trasporto veloce della posta. La rapidità di consegna era fondamentale. Qualsiasi peso diverso dalla posta trasportata dal cavallo era ridotto al minimo.

Ken Parker Speciale 2, gennaio 1997 - copertina di Ivo Milazzo

Gli annunci per i cavalieri richiedevano: “Giovani, magri, non più di 18 anni. Devono essere cavalieri esperti, disposti a rischiare la morte ogni giorno, preferibilmente orfani”.
Ogni venti o trenta chilometri, nelle apposite stazioni di posta, oppure stazioni intermedie, il postino cambiava rapidamente cavalcatura e, dopo una giornata di galoppo quasi ininterrotto, veniva sostituito da un collega cui consegnava il sacco della corrispondenza, la “Mochila” .
Con questo sistema, se non si verificavano imboscate da parte di Indiani o di banditi, una lettera arrivava a destinazione senza problema.
La distanza da St. Joseph nel Missouri, estremo limite Occidentale, a Sacramento in California era di 3.120 km. (1.950 miglia).




156 giovani, la maggioranza erano degli orfani, arditi cavalieri, avevano a disposizione 500 dei migliori cavalli per percorrere le grandi distanze, 156 stazioni intermedie nella prateria, nelle montagne, nel deserto salato e  negli alti valichi della Sierra Nevada.
Richard Erastus  “Ras” Egan (1842–1928),  è stato il primo cavaliere del Pony Express. 




La paga per questi “strapazzi” e pericoli ai quali si esponevano era tra i 25 ed i 125 dollari al mese. Il titolare di una stazione intermedia prendeva 100 dollari, ed i suoi aiutanti 50 dollari al mese. Venne sviluppata una sella specializzata, leggera, con sacchetti incorporati per trasportare la posta. La sella speciale per questo servizio, chiamata in Spagnolo la “Mochila”, poteva caricare non più di 20 libbre di posta. La tassa di 5 dollari per una lettera di 14 gr. (1 oncia) era cara, ma in compenso i cavalieri, che facevano un percorso giornaliero medio di 320 km, portavano la posta in circa dieci giorni dal Missouri alla California e viceversa.
Il giornale “St. Joseph Weekly West” pubblicava il 3 aprile 1860 il seguente programma:
St. Joseph – Marysville – 12 ore; Fort Kearney – 34 ore; Fort Laramie – 80 ore; Fort Bridger – 108 ore; Great Salt Lake – 124 ore; Camp Floyd – 128 ore; Carson City – 188 ore; Placerville – 226 ore; Sacramento – 234 ore; San Francisco  – 240 ore.
Assai di rado i cavalieri riuscirono a percorrere questa immane distanza in 8 giorni, o in 9 giorni; la media era di 10 giorni.


Il 21 ottobre del 1861, quando la “Western Union Telegraph Company” ebbe stabilito il primo collegamento telegrafico fra il Missouri e la California, il servizio a cavallo non aveva più ragione di esistere e perciò venne a cessare. 
Il completamento della linea telegrafica in California segnò la fine del Pony Express.   La sua vita era durata solo diciotto mesi ma l'immaginario di un cavaliere solitario che compiva un pericoloso viaggio contro ogni previsione destò un’impressione indelebile nella memoria collettiva della Nazione Americana. 


Al giovane William Frederick Cody (1846 – 1927) vengono attribuite ardite avventure durante l’effettuazione di questo servizio.  Per noi storici, il giovane Cody, in realtà, non fece che poche e tranquille cavalcate, ma altri cavalieri, che espletavano questo servizio postale veloce, ebbero effettivamente delle avventure terrificanti. Purtroppo Cody ha meritato anni dopo, già uomo, il suo maledetto e iconico soprannome “Buffalo Bill” partecipando al più grande massacro di animali della storia; la caccia ai bisonti fra il 1860 e il 1880.
Assunto come cacciatore professionista dalla compagnia ferroviaria “Kansas Pacific”, con l’incarico di procurare la carne agli operai che preparavano le massicciate e posavano rotaie, in pochi mesi uccise da solo ben 4.000 bisonti.
Negli ultimi anni di vita William Frederick Cody che aveva guadagnato e perso milioni di dollari divenne un relitto che cercava di scordare il  suo nero passato con l’alcool.




La “Overland Stage Coach Line”, linea postale Transcontinentale, servita da diligenze, andava da Atchison, nel Kansas, a San Francisco in California coprendo una distanza superiore a 4.600 km.
La “Butterfield Overland” oppure “Overland Mail Company”, era una linea di diligenze postali Intercontinentale, che tra 1851 e 1861 faceva servizio da St. Louis nel Missouri attraverso Fort Smith nell’Arkansas, il sud-ovest del Texas, il sud Arizona e la California fino a San Francisco.
Questa linea si sviluppava per 2.757 miglia (4.411, 2 km.), con 139 stazioni.
Una diligenza per 8 passeggeri, con 6/8 cavalli o muli impiegava per percorrerla 24/25 giorni.                            


La società, fondata da John Butterfield (1801 – 1869), William B. Dinsmore e William George Fargo (1818 – 1881), ed altre per diversi anni raccomandava per scritto ad ogni passeggero una lista di regole da seguire ad ogni viaggio:


“Da portare: 1 fucile Sharp e 100 cartucce, 1 pistola Colt Navy con mezzo chilo di polvere nera, 1 chilo di pallottole di piombo, 300 turaccioli e 500 capsule, 1 coltello Bowie con fodero, 1 paio di calze di lana, 6 canottiere, 6 paia di mutande, 3 camicie di lana, 1 cappello ad ala larga, 1 impermeabile leggero, 1 cappotto militare, 2 coperte di lana in estate e 4 coperte di lana in inverno, 1 paio di guanti, aghi e filo, 1 sacchetto igienico per toletta in un involucro impermeabile, 3/4 asciugamani.

Tex 604, febbraio 2011 - copertina di Claudio Villa
Inoltre altre informazioni utili per il tuo viaggio:
- Non brontolare al cibo ricevuto alla stazione intermedia, le compagnie forniscono generalmente il meglio che possono ottenere.
- Non lasciare che qualche furbo scambi il suo posto sul mezzo.
- Non fumare all'interno del carro, specialmente al mattino, in rispetto alle donne e i bambini.
- Non tentare mai di sparare con una pistola o un fucile mentre il carro è in movimento; può spaventare la comitiva. La manipolazione dell'arma rende nervosi i passeggeri; innanzitutto le donne e i bambini.
- Non discutere di politica o religione, né indicare luoghi sulla strada dove sono stati commessi orribili omicidi se le donne delicate e bambini innocenti sono tra i passeggeri.
- Non imprecare; non saltare sul tuo vicino quando dorme.
- Non chiedere quanto è lontano la prossima stazione fino a quando non ci arrivi.
- Non ingrassare i capelli, perché il viaggio è polveroso.
- Non immaginare nemmeno per un momento che stai andando a fare un  felice picnic.
- Non russare rumorosamente mentre dormi o usare la spalla del tuo compagno per un cuscino.
Collana Rodeo 33, febbraio 1970 - copertina di Gino D'Antonio
- Il posto migliore all’interno di un carro, è quello sotto al postiglione.
- Se hai la tendenza al mal di mare, vai sul lato dietro, supererai il problema e ridurrai di un quarto le scosse e le spinte.
- Aspettatevi fastidi, disagi e tante difficoltà.
- Procurati i tuoi stimolanti giusti prima di iniziare il viaggio, dato che il whisky non è  “nettare”.
- Gli uomini colpevoli di comportamento non cavalleresco nei confronti dei passeggeri delle signore saranno scesi. Tornare indietro è una lunga camminata.
- Se hai qualcosa da bere in una bottiglia, passala agli altri.
- Quando il postiglione ti chiede di scendere e camminare, fallo senza brontolare, non lo richiederà a meno che non sia assolutamente necessario.
- È richiesta l'astinenza dal alcool, ma se devi bere condividi la bottiglia. Fare il contrario ti fa apparire egoista e disinteressato con gli altri.
- Masticare tabacco è permesso, ma sputate a favore di vento, non controvento.
- Bagnate i piedi prima di iniziare il viaggio.
- Evitare di mangiare troppi cibi come fagioli e cipolle che producono in viaggio troppi gas intestinali, ricordati che non sei solo in viaggio.
- Argomenti di discussione vietati sono le rapine in diligenza e le insurrezioni Indiane.
- In climi freddi, astenersi completamente dal sciroppo medicinale quando si è sulla strada, perché si congelerà due volte più rapidamente.

Mister No 105, febbraio 1984, copertina di Gallieno Ferri
- Le armi da fuoco possono essere tenute sulla tua persona per l'uso in caso di emergenza. Non sparare per piacere o sparare agli animali selvaggi, dato che il suono fa rabbrividire i cavalli.
- Se salti, nove volte su dieci ti farai male, perciò stai attento.
- In caso di cavalli in fuga, mantenere la calma. Saltare fuori dal carro in preda al panico ti lascerà ferito e in balia degli elementi; Indiani ostili, banditi crudeli, oppure coyote affamati.
- Gli uomini devono astenersi dall'uso di un linguaggio scurrile in presenza di donne e bambini.
- Non tenere mai la diligenza in attesa, lei è li non soltanto per te.
Buon viaggio e buon ritorno”.
Stage Coach Line.
Il costo del viaggio era alto; da St. Louis a San Francisco 225 dollari, il bagaglio non doveva superare i 250/300 chili.

Questi carri erano i cosiddetti “Celerity Wagon”, spesso tutti i modelli di diligenze erano comunemente chiamati “Mud ships” (Barche di fango).



Dopo il fallimento della “Butterfield Overland Mail Company”, Ben Holladay (1819 – 1887), che aveva il nomignolo di “Napoleone delle grandi distanze”, rilevò tutta l’attrezzatura della Butterfield Co., dotandola di ulteriori attrezzature.
Ma già pochi mesi dopo il rilevamento della Butterfield Co. Holladay annulò la linea perché era troppo lunga.
Egli fece studiare un nuovo tragitto che puntava direttamente  verso Occidente e che era lungo solo 1.913 miglia (3.061km.), e portava da Atchison, nel Kansas, attraverso Julesburg, nel Nebraska, Denver, nel Colorado, Fort Halleck, nello Wyoming, Fort Bridger e Salt Lake City, nell’Utah, Carson City, nel Nevada, fino a Placerville, nella California.
Così la diligenza postale seguiva, praticamente, la strada dell’Oregon fino all’Utah, per utilizzare poi, da Fort Bridger in avanti, la vecchia strada della California.
Il tragitto era diviso in tre grandi sezioni e sul percorso totale c’erano 153 stazioni di posta, alla distanza di 12-15 miglia l’una dall’altra, che potevano provvedere ai cavalli e ai passeggeri.
Ad ogni 50 miglia si trovava una stazione principale, nella quale c’erano dei depositi e dei ristoranti.
L’attacco veniva cambiato ogni 25 miglia circa, la scorta armata ogni 200 miglia.
I passeggeri dovevano armarsi fino ai denti e dovevano essere provvisti di un voluminoso pacco di utensili da viaggio.

Zagor Zenith 543, luglio 2006. copertina di Gallieno Ferri
La diligenza viaggiava sei giorni alla settimana.
La domenica, giornata di riposo, si trascorreva in una stazione principale.
Ogni lunedì una diligenza merci, senza passeggeri partiva dalle stazioni principali nell’Est e nell’Ovest.
Le tariffe erano le seguenti: da Atchison a Denver 75 dollari, a Salt Lake City 150 dollari, a Placerville 225 dollari.
Ogni passeggero poteva portare con sé soltanto 25 libbre di bagaglio. Ogni libra in più costava 1 dollaro.
Durante la Guerra Civile Americana le tariffe per passeggeri e merci erano quasi raddoppiate, finché, nel 1865 il percorso da Atchison a Placerville venne a costare l'immensa somma di 525 dollari.
Ha detto un certo giorno, Monk Barraclough, un vecchio postiglione:
“In rapporto al guadagno mensile dell’Americano medio, che è di $40 dollari, questa è una somma considerevole che non comprende nemmeno le spese di sua propria sepoltura e senza nessun fiore ovviamente”.

Tex 546, aprile 2006, copertina di Claudio Villa

Il tempo record fra una stazione e l’altra era, su una distanza di 14 miglia (22.4 km.), di 52 minuti; il record da Atchison a Denver 635 miglia (1.016 km.) di 4 giorni e mezzo.
Il record di velocità assoluto, su tutto il percorso, di 3.061 km., venne battuto nel 1864 con 12 giorni e 4 ore, una prestazione che porto cavalli, personale e passeggeri al limite di sopportazione.
Nel 1866 la “Wells Fargo & Company”, Società per i Trasporti Espressi, comperò la Overland Mail; ma nel 1869, quando cominciano a funzionare le prime linee Ferroviarie Transcontinentali, la sua attività cessò gradatamente.



La Wells & Fargo Co., era una impresa per i trasporti celeri, fondata in California, nel 1852, da Henry Wells (1805 – 1878) e William George Fargo.
In un primo tempo si serviva di terzi per i trasporti, ma poi creò delle proprie linee di diligenze postali e ne acquistò delle altre.

Collana Rodeo 18, novembre 1968 - copertina di Gino D'Antonio
Prese partecipazioni in aziende ferroviarie, di navigazione e bancarie e presto divenne l’azienda di trasporti più importante dell’America e specialmente del selvaggio West.
Non basta soltanto la fantasia del nome Wells & Fargo per descrivere l’avventurosa esistenza di questa iniziativa, per noi storici.
Bisogna cercare negli archivi, dove tutto è annotato in modo assai esauriente, senza nessun glamour, romanzi oppure fiction se si vuole capire meglio il vero Wild Old West.


Samuel Langhorne Clemens (1835–1910) universalmente conosciuto con il suo pseudonimo “Mark Twain” descrive così l’impressione provata, su una diligenza postale, all’apparizione di uno di questi giovani corrieri veloci:
“Ecco che arriva! Grida il postiglione di lassù ed ogni testa si allunga ed ogni occhio si fa attento. All’orizzonte di questa immensa prateria, appare  un piccolo punto nero. In pochi secondi si riconosce un cavaliere ed un cavallo che nel mare d’erba si alzano e si abbassano, appaiono e scompaiono, sempre più vicini, sempre più grandi, sempre più chiaramente riconoscibili. Si comincia a udire il battiti degli zoccoli, sempre più forte, sempre più vicino. Si riconosce una faccia dura e giovane, dagli occhi selvaggi, celesti, fra un istante è qui; un grido di saluto, echeggia, selvaggio e gioioso, una risposta dalla cassetta della diligenza ed il corriere è passato. Il rumore degli zoccoli si affievolisce, cessa, il cavaliere diventa più piccolo, ricompare al di sopra del mare d’erba, diventa ancora più piccolo, un puntino nero ed è scomparso, come una foglia portata dal vento verso Occidente”.  
Cose belle e indimenticabile scritte in parole del Selvaggio Vecchio West...              




Wilson Vieira

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sabato 31 marzo 2018

UN ADDIO BONELLIANO AL GRANDE FABRIZIO FRIZZI!

di Filippo Pieri

Nella puntata del 19 Marzo 2018 del gioco "l'Eredità" in onda su Raiuno il compianto conduttore Fabrizio Frizzi poneva questa domanda alla concorrente Ornella (che risponderà esattamente): Cico è il suo compagno di avventure. La parola inizia con Z. Di chi stiamo parlando?



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FRANK WOOL GOES TO ZAGOR TV!

Vi segnaliamo che il nostro amico e prezioso collaboratore Franco "Frank Wool" Lana è apparso su Zagor TV, facendo anche una graditissima sorpresa a noi ex di "Collezionare"! (s.c. & f.m.)





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martedì 27 marzo 2018

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 29

di Saverio Ceri
con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

La vicenda che apre questo classic è uno spartiacque nella saga di Tex. "Gli anni sono passati", come recita la prima didascalia dell'albo, il giovane figlio di Aquila della Notte è ormai un ragazzo che per difendersi deve saper usare anche la Colt.
Il repentino balzo in avanti nel tempo segna sia l'inizio della quarta serie a striscia di Tex - in questo classic ne vengono ripubblicati i primi 6 albi datati 1952 - sia l'esordio della seconda serie di Albi d'Oro (dell'ottobre 1954). 

Le prime vignette della vicenda, col ranger intento a insegnare al figlio, l'uso della rivoltella, sono ormai entrate nell'immaginario collettivo dei lettori di Tex, anche grazie alle varie copertine che nel corso degli anni hanno immortalato il momento.
Il primo illustratore ad utilizzare come cover la scena in questione è ovviamente Galep, che per il primo albo della quarta serie intitolato semplicemente Il figlio di Tex, sceglie  di raffigurare nella copertina Kit che esplode colpi in successione. Le tende del campo navajo sullo sfondo e un pellerossa intento ad osservare la lezione in primo piano, sono i due elementi ricorrenti che troveremo anche nelle successive rivisitazioni.




Nell'ottobre del 1994 per l'ottavo volume di Tex Edição Histórica della brasiliana Globo,  Claudio Villa realizza per la prima volta la sua versione della vicenda, cambiando l'inquadratura e rispolverando la sagoma in legno ideata da Galleppini per la seconda vignetta dell'episodio.  


L'illustrazione ricolorata viene utilizzata poi anche come "cartolina" allegata al sesto numero di Tex Nuova Ristampa nel Luglio del 1996. Dopo questa sua prima apparizione italiana, l'immagine di Villa è divenuta la cover anche per un volume di Tex Story della Mondadori e per uno dei volumi de Le grandi Storie di Tex di Repubblica, entrambi intitolati Il figlio di Tex. A farci capire che la scena si svolge nel campo dei Navajo, troviamo l'immancabile teepee sullo sfondo.



Nel 2007 in occasione della Collezione Storica a colori di Repubblica, l'attuale copertinista di Tex ridisegna la vicenda per la cover del settimo volume, riallacciandosi invece alla terza vignetta di questo fondamentale episodio: insieme a Tex, trova posto in copertina anche Tiger Jack intento a seguire l'apprendistato del giovane Kit. 


Nonostante l'epocale episodio contenuto nell'albo, in redazione è stata scelta una copertina che non lo richiama immediatamente, ma che riprende la "tradizione" andando a pescare da uno dei due albi d'oro ristampati. In questo caso la cover è quella del primo Albo d'Oro della seconda serie e per l'occasione l'illustrazione è stata completata ai lati per renderla, come spesso accade, più adatta all'ingombrante  grafica del Classic. Il risultato è che Kit Willer appare in circa 1 cm² della copertina, sullo sfondo, insieme al padre; in compenso viene citato almeno nel titolo dell'albo. Qui di seguito la cover del 2018 e quella del 1954.



La vignetta a cui questa cover si riferisce è la decima del secondo albetto a striscia contenuto in questo Classic, in cui Kit Carson non riconoscendo i pards si appresta a prenderli a fucilate.
La vera fonte di Galleppini, ci raccontano Francresco Bosco e Mauro Scremin, è invece una copertina di un paperback uscito pochi mesi prima negli States. Si tratta del racconto di Donald Hamilton Smoky valley, pubblicato dalla Dell nella collana First Edition, dopo al pubblicazione a puntate sulla rivista Collier's Weekly tra il dicembre 1953 e il gennaio 1954.


La cover di Galep di quel primo Albo d'Oro della seconda serie, venne utilizzata anche in Brasile per il 225° albo della serie regolare edito dalla Editora Globo.


Saverio Ceri

Trovate tutte le altre origini delle copertine di Tex Classic alla pagina Cronologie & Index!

sabato 17 marzo 2018

SCLAVI O GROUCHO?

di Filippo Pieri

Su "MiniRelax"  n. 1781 del 12 luglio 2016, a pag. 11, nella rubrica "Sale... e pepe", c'è una battuta scritta da Tiziano Sclavi, il papà di Dylan Dog: Cerca di essere un uomo, reagisci! La tua ragazza ti ha lasciato? E lasciala anche tu! Sicuramente è una gag di Groucho!


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