giovedì 24 luglio 2014

L'ANGOLO DEL BONELLIDE (X) - LUNGO LE STRADE DI MALEFOSSE

 di Andrea Cantucci


“… per vivere non si può far altro che lasciarsi alle spalle il passato... e inseguire il futuro!”
da Les Chemins de Malefosse, episodio 6


Il titolo Les Chemins de Malefosse, reso efficacemente in italiano come I Sentieri di Malefosse, si riferisce all’omonimo luogo infernale immaginato da Dante Alighieri nella sua Commedia. Malefosse o Malebolge è il termine usato dal poeta per indicare le zone in cui si divide l’ottavo cerchio o girone dell’Inferno, in cui sono puniti i fraudolenti: seduttori, adulatori, simoniaci, indovini, ipocriti, ladri, cattivi consiglieri, seminatori di discordie, falsari e barattieri (gli odierni rei di concussione). Un analogo campionario di soprusi, corruzioni e debolezze umane si ritrova anche nella serie così intitolata edita in Francia dalle Editions Glénat dal 1983 e tuttora in corso di pubblicazione. Da noi uscì sulla collana Le Avventure della Storia della Glénat Italia dal 1986 al 1993 ed è ora riproposta dall’Editoriale Cosmo nel più economico formato bonellide in bianco e nero.

Primo bonellide Cosmo dedicato alla serie. Cover di François Dermaut

I Sentieri di Malefosse, scritta da Daniel Bardet e disegnata da François Dermaut, è una serie ambientata in Francia sul finire del XVI secolo, durante le guerre di religione tra cattolici e ugonotti (i calvinisti francesi). Al suo interno il termine Malefosse è usato per indicare genericamente l’Inferno, a un passo dal quale il regno si trova a causa della guerra, che quando inizia la serie si protrae da venticinque anni. Era stata scatenata nel 1562 da un massacro compiuto ai danni dei protestanti e infatti, nel fumetto, i cattivi della situazione sono inizialmente i fanatici cattolici. La prima stagione, raccolta in tre numeri dalla Cosmo, corrisponde ai sei album già pubblicati a colori tra gli anni ’80 e ’90 dalla Glénat Italia e si svolge tra il 1589 e il 1590.
La saga prende l’avvio quando il capitano Gunther, alla testa di un gruppo di cavalleggeri tedeschi mercenari (detti raitri e soprannominati dai cattolici diavoli neri) che in quanto protestanti sono al soldo degli ugonotti, domanda alla guaritrice di un villaggio, madame Jeanne, di curare uno dei suoi uomini gravemente ferito. La donna in cambio chiede che Gunther e i suoi le salvino la figlia, Pernette, prigioniera nel paese di Courcelles-Les-Gisors degli uomini della Lega Cattolica, di cui è a capo il fanatico e turpe monaco Jean Louvel. Questi, oltre a soprusi ed estorsioni ai danni dei contadini, è responsabile di aver bruciato gli occhi a Jeanne, non perché ritenuta una strega, ma perché si era rifiutata di usare i suoi presunti poteri a vantaggio dei cattolici.
Il primo episodio, solo apparentemente auto-conclusivo, anticipa in una singola frase lo sviluppo successivo della storia, quando Jeanne dice a Gunther che è in atto una congiura per uccidere due dei tre rivali, tutti di nome Enrico, che in quel momento si contendono il trono di Francia. Il complotto è chiaramente ordito dai cattolici, che sostengono Enrico di Guisa, inizialmente scomodo alleato di Enrico III di Valois contro il fratello di quest’ultimo Enrico di Navarra, sostenitore della causa dei protestanti. Gunther e il fido compagno Pritz, nel secondo episodio intervengono proprio per salvare la vita dell’ugonotto Enrico di Navarra e restano gli unici superstiti dei diavoli neri. Quel pretendente diverrà poi il nuovo re di Francia, dopo che suo fratello Enrico III è ucciso da un cattolico per vendicare Enrico di Guisa, che questi aveva fatto assassinare.
La morte di Enrico III, storicamente imputata a un singolo fanatico, qui viene fatta rientrare nel complotto cattolico, ma è giusto ricordare che era stato Enrico III il primo a tradire il suo alleato Enrico di Guisa, appena la forza militare dei suoi alleati spagnoli s’indebolì. Comunque restava unico candidato Enrico di Navarra, riconosciuto dal fratello come successore in punto di morte purché si converta al Cattolicesimo. È il re, poi salito al trono come Enrico IV, cui è attribuita la frase “Parigi val bene una messa.” Al momento in cui si svolgono gli eventi del secondo episodio, deve però ancora combattere per conquistare il suo regno.

Ritratto del vero Enrico IV...

Al complotto contro il futuro re, che Gunther e Pritz devono sventare, non prende parte solo il bieco Louvel, ma anche l’irrequieta Pernette, che preferisce lasciare le campagne per gli intrighi cittadini, armata del suo bel corpo, della sua avventatezza e dei suoi pochi scrupoli. Il ritratto che Bardet e Dermaut fanno di Enrico IV, coerentemente con la realtà storica, è appunto quello di un inguaribile donnaiolo, descritto con appetiti sessuali altrettanto insaziabili anche in un altro capolavoro del fumetto storico uscito negli stessi anni e ambientato alla fine del suo regno, Le Sette Vite dello Sparviero di Patrick Cothias e André Julliard. Nel secondo episodio di Malefosse, è proprio la passione di Enrico per le belle donne a metterne in pericolo la vita, rischiando così di far precipitare nuovamente la Francia in un lungo periodo di faide e guerre intestine.

...e la versione di Juillard

Una volta salvo, Enrico IV incarica personalmente i due mercenari tedeschi di catturare il monaco fuggitivo Louvel e, lungo una strada sempre più disseminata di cadaveri (la strada per l’Inferno appunto), Gunther e Pritz si avventurano in una Parigi ancora saldamente in mano alla Lega Cattolica e incontrano altri personaggi picareschi come il misterioso Arcangelo, che si definisce re dei folli della città e vuole vendere al re un diamante, o il suo giovane accolito Volto di Cenere, che per un po’ si aggregherà alla compagnia.
Il personaggio decisamente androgino dell’Arcangelo può ricordare in qualche modo quello di Ariane de Troïl, alias Masquerouge, che Cothias e Juillard svilupparono parallelamente su Le Sette Vite dello Sparviero, pubblicato in contemporanea dallo stesso editore, come in una gara tra fumettisti che si cimentavano a elaborare in modo diverso temi più o meno analoghi, una gara in cui chi ci ha guadagnato sono i lettori.

Gunther e Pernette. Disegno di François Dermaut
Il personaggio simpaticamente canagliesco di Volto di Cenere ricorda invece altri ragazzi di strada parigini, tipici dei feuilleton francesi, come il Gavroche dei Miserabili di Victor Hugo. La descrizione che il grande romanziere fa di Gavroche, soprannome che letteralmente significa monello, si adatta infatti perfettamente anche a Volto di Cenere: “un fanciullo chiassoso, pallido, svelto, sveglio e motteggiatore, dall’aspetto vivace e malaticcio. Andava e veniva, (…) rubava un pochino, ma come i gatti e i passeri, allegramente.”  Ciò che distingue il monello di Malefosse dal suo precedente letterario è una maggiore durezza, dovuta alle difficoltà e ai pericoli di un’epoca più sanguinaria, ma anche il rapporto di evidente affetto che lo lega all’Arcangelo, verso cui ha atteggiamenti ben diversi rispetto all’aria sicura di sé che assume con tutti gli altri personaggi.
Mentre la ricerca del prezioso diamante dell’Arcangelo diventa un obiettivo di entrambe le parti, che sperano così di finanziare la loro causa, col quarto episodio (nel n°2 dell’edizione Cosmo) ha termine il primo arco narrativo, che vede Gunther e Jeanne mettere apparentemente fine alla minaccia di Louvel. Il diamante finisce nelle tasche di Enrico IV, di cui il malandrino Volto di Cenere dice “mai conosciuto furfante peggiore”.
Curiosamente, mentre qui sembra che i protestanti abbiano vinto e la Lega Cattolica risulti sconfitta, come in effetti accadde anche nella realtà, molti libri di storia, forse di parte, preferiscono definire vittoriosa la causa cattolica, visto che Enrico IV per regnare dovette convertirsi e ai suoi ex-correligionari ugonotti concesse una libertà di culto limitata ai loro territori e fortezze (con l’editto di Nantes del 1598), libertà che costituì un importante precedente storico sulla via della tolleranza, ma che con la fine del suo regno fu presto revocata.

Secondo volume della Cosmo - Cover di François Dermaut

I due album successivi (raccolti nel n°3 della Cosmo) hanno un carattere più episodico. Il quinto, L’Oro Bianco, la cui copertina è stata usata dalla Cosmo per il n°1, ha per tema il contrabbando del sale, all’epoca bene di grande valore. Nel corso della storia, si chiarisce il rapporto affettivo che intercorreva tra l’Arcangelo e Volto di Cenere e si svelano le origini di quest’ultimo. Mentre l’ex malandrino di Parigi trova infine una propria casa, Gunther e Pritz trovano dei nuovi compagni, il boemo Jaromir coi suoi mercenari svizzeri e la sua bella amante Malka, che non perderà tempo a diventare per un po’ anche l’amante di Gunther. Pur avendo servito in eserciti opposti ed essersi forse anche combattuti, i due gruppi di soldati di sventura, ormai abbandonati al loro destino da regnanti che non hanno più bisogno di loro, non hanno troppi problemi a fare amicizia condividendo nuove imprese e fatiche, essendo legati anche dalla comune nazionalità germanica.
È appunto nella patria di Malka e dei mercenari di Jaromir, il Cantone Vallese della Svizzera, che si svolge il sesto episodio, Tschäggättä, il cui titolo si riferisce ai demoni le cui maschere sono indossate da misteriosi briganti del luogo. Gunther e Pritz sono ora coinvolti in una faida familiare e religiosa, con il prete locale che si contrappone alla presunta strega Cauquemarde, che, insieme a suo figlio Anton, tenta di sottrarre a Malka e Jaromir la figlioletta Anha e l’alpeggio che erano stati loro affidati in via provvisoria.
In pratica, anche lontano dagli intrighi di Parigi e del regno di Francia, tema di ogni episodio continuano ad essere i vari modi, fissazioni, fanatismi e inganni, con cui gli esseri umani insistono a tentare di opprimersi e dominarsi a vicenda, rendendosi la vita un inferno. Le turpi debolezze delle coscienze di alcuni personaggi si riflettono spesso anche nei loro volti, che, quando necessario, François Dermaut caratterizza in modo sempre più grottesco col passare degli anni. Alla fine di qualche vicenda si può al massimo giungere, dopo tante tensioni e pericoli, ad appena un breve momento di pace, prima di immergersi in nuove disavventure.

Terzo e conclusivo albo della prima stagione Cosmo - Cover di François Dermaut

Le prossime presto sarà finalmente possibile leggerle anche in italiano, visto che la Cosmo sembra intenzionata a pubblicare in breve tempo l’intera saga, alternandola con altri fumetti storici francofoni all’interno della collana Cosmo Serie Rossa. Ad agosto 2014 è prevista l’uscita della seconda stagione, che riprende le sorti dei personaggi là dove l’edizione della Glénat Italia li aveva lasciati vent’anni fa.


I SENTIERI DI MALEFOSSE
Testi: Daniel Bardet
Disegni: François Dermaut
Formato: 96 pag. in bianco e nero
Editore: Cosmo

Prima stagione: n°1/3
Contenuti: dall’episodio 1 al 6
(editi in Francia dal 1983 al 1991)
Collana: Cosmo Serie Rossa n°15/17
Date di uscita: Gennaio/Marzo 2014
Prezzo: € 2,90 l’uno

Seconda stagione
Collana: Cosmo Serie Rossa dal n°22
Data di uscita: dal 5 Agosto 2014

Prezzo: € 3,00 l’uno

Andrea Cantucci

N.B. trovate i link alle altre puntate dei servizi dedicati ai "bonellidi" sulla pagina Cronologie e index!

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