di Alessandro Monti
Festeggiamo i 40 anni della nostra amatissima e sempre rimpianta fanzine "Collezionare" - la rivista dell'hinterland fiorentino dalla quale derivano a cascata "Dime Press" e "Dime Web" - con un gustoso intervento di Alessandro Monti, uno dei fondatori della pubblicazione e del Club del Collezionista. Il Monti ci spiega che, in realtà, siamo arrivati in ritardo! (s.c. & f.m.)
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"Collezionare" n. 1, marzo 1985 |
Nella prima metà del VI secolo il monaco Dionigi il Piccolo introdusse il calcolo degli anni ab incarnatione Domini, che andò gradualmente a sostituire la numerazione a.u.c. (ab Urbe condita, dalla fondazione di Roma). Purtroppo Dionigi – per mancanza di un’adeguata documentazione – sbagliò lievemente i calcoli: col risultato (paradossale) che Gesù Cristo sarebbe nato in realtà nel 4… avanti Cristo. Insomma, noi crediamo di essere nel 2025, ma saremmo in realtà già nel 2029. Questione di convenzioni, direte voi, ma cosa ci azzecca ‘sta cosa qui con il quarantesimo anniversario di «Collezionare»? Beh, molto ma molto in piccolo (senza voler azzardare paragoni blasfemi) per la nostra fanzine è successo qualcosa di analogo. Perché se tutti noi ricordiamo il marzo 1985 come data di uscita del numero 1, quello con Mafalda in copertina, la verità è che i primi numeri del giornaletto erano usciti già l’anno precedente: dal che consegue, per la gioia dell’anima santa di Dionigi il Piccolo, che noi andiamo a festeggiare il quarantesimo anniversario di «Collezionare» quando questo in realtà è già passato da alcuni mesi. Ma andiamo con ordine.
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Il giovane Monti |
Nell’estate del 1983 chi scrive era un imberbe studentello delle medie che passava i suoi pomeriggi con un gruppetto di amici di scuola (alcuni dei quali già compagni di classe fin dalle elementari). Di ragazze niente, neanche col binocolo: eravamo ancora in quell’età dell’innocenza in cui risultava indubbiamente più interessante un’improvvisata partita di pallone “a porticine”, o una scorribanda nei campi con le nostre biciclette Graziella (la mia era inizialmente azzurra, ma poi la ridipinsi tutta di giallo). Le nostre pulsioni, beata ingenuità, si indirizzavano piuttosto alle prime collezioni: fumetti, conchiglie, minerali, monete, francobolli, e un po’ qualsiasi altra cosa si potesse collezionare (tranne le donne, ça va sans dire). Col compianto Simone Biagiotti, che ci ha lasciato troppo presto qualche anno fa, avevo particolarmente legato. Eravamo nati a un giorno di distanza l’uno dall’altro (lui un giorno prima di me), e le nostre madri si erano conosciute nei corridoi del reparto maternità di Careggi. Appassionati di fumetti e francobolli, decidemmo a un certo punto di fondare un “club” di collezionisti, aperto in primo luogo ai nostri compagni di classe. Ma non c’è club senza il suo notiziario… e così nacque «Il giornale del filatelista», il cui primo numero uscì, se non ricordo male, nel settembre 1983. Di quei primi numeri della nostra fanzine (non conoscevamo nemmeno cosa volesse dire, la parola fanzine, a quel tempo) si conservano – credo in copia unica – alcuni esemplari nel caveau di casa mia, vale a dire in cantina. Fidatevi sulla parola, perché non ve ne mostrerò neanche un’immagine: mi vergogno troppo. I primi numeri avevano un che di stampa clandestina di epoca sovietica: poche facciate dattiloscritte, con le copie ottenute grazie al sapiente uso della carta-carbone. Dal n°11 (settembre 1984) il nostro notiziario assunse il nome di «Collezionare», che mantenne fino al n. 13 del novembre 1984. La qualità nel frattempo era notevolmente migliorata (si fa per dire): formato A5, cioè un A4 piegato in due, per una foliazione di 4 pagine in fotocopia fronte-retro e i titoli ottenuti con improbabili (e costose) lettere trasferibili, di quelle che a quel tempo usavano gli architetti nei loro progetti. Sebbene la tiratura oscillasse tra le 4 e le 10 copie, il fatto di dover fotocopiare il nostro giornalino andava a incidere in maniera significativa sulle nostre magre paghette di ragazzini delle medie. Continuare a pagar di tasca, sarebbe stato impossibile: fortunatamente però nella parrocchia frequentata da Simone Biagiotti veniva pubblicato mensilmente un foglio parrocchiale, “Secondo noi”. Era stampato in ciclostile, il che ci avrebbe permesso di ottenere molto più copie allo stesso prezzo: ma occorreva coinvolgere nell’impresa il curatore-redattore-stampatore della pubblicazione, un ragazzo di qualche anno più grande di noi, già studente universitario e (come noi) accanito lettore di fumetti. Moreno Burattini venne cooptato nel nostro club sul finire dell’estate 1984, e non ci volle molto per convincerlo a darci una mano, e ad insegnarci a realizzare le matrici e a inchiostrare il ciclostile. Il resto, come si dice, è storia.
Alessandro Monti
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