martedì 17 giugno 2025

FUMETTO ITALIANO

di Riccardo Rosati


Anche se relativo a una mostra romana di nove anni fa, per il suo grande interesse storico e ideale sul fumetto italiano, riproponiamo un articolo di Riccardo Rosati originariamente apparso il 28 marzo 2016 su "Barbadillo" - prestigiosa rivista online alla quale collabora anche l'amico Giuseppe Pollicelli, vecchia conoscenza di "Dime Press" e "Dime Web". Difficile presentare Rosati in poche righe: insegnante, poliglotta, scrittore, ricercatore, saggista, storico, museologo, grande esperto di cinema e del fumetto, raffinato conoscitore del mondo giapponese... Buona lettura! (s.c. & f.m.) 


Il cartellone della mostra romana al quale si riferisce l'articolo



“Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati” è il titolo della mostra che sino al 24 aprile sarà ospitata nella intima cornice del Museo di Roma in Trastevere. Un evento che mira giustamente a celebrare la grandezza del fumetto italiano degli ultimi cinquant’anni. Un po’ troppo presi come siamo da una certa esterofilia e dalla costante mancanza di conoscenza della nostra cultura, non abbiamo consapevolezza che quello nostrano è stato il maggior fumetto di qualità dal Dopoguerra in poi. La importanza della Scuola Italiana è tale e tanta che, differentemente dalla produzione esclusivamente d’autore che troviamo in Belgio e in Francia, è riuscita sia a proporre dei veri artisti, che hanno fatto la storia della cosiddetta Nona Arte, sia a sviluppare, nel contempo, un fumetto popolare di ottimo livello: pensiamo, ad esempio, al “Diabolik” delle sorelle Giussani, sino all’inossidabile casa editrice Bonelli.

Quaranta opere sono dunque le grandi protagoniste della mostra. Autentici romanzi grafici, selezionati per rappresentare quasi tutte le forme narrative che hanno caratterizzato il fumetto in Italia nell’arco di mezzo secolo. La panoramica offerta al pubblico è abbastanza esaustiva ed è composta da titoli che si riferiscono a storie d’avventura, trame satiriche, biografie e autobiografie, trasposizioni di classici della letteratura, per giungere alle cronache della realtà quotidiana. Alcuni di questi romanzi – non è una esagerazione, giacché molti dei fumetti presentati posseggono una innegabile qualità letteraria – uscirono in episodi su riviste, almanacchi e albi seriali distribuiti nelle edicole. Quelli più recenti, invece, sono stati concepiti per essere subito stampati in un unico volume per le librerie. Ecco, questo ultimo fatto ha privato le giovani leve di due qualità fondamentali che hanno reso grandi i Maestri del passato: il mestiere, la periodicità che si sublimava nella dimensione del feuilleton a puntate; nonché una sana dose di modestia nel non ritenersi degli artisti intellettualoidi.





La mostra privilegia chiaramente l’autorialità, lo si capisce dalla prima, ineguagliabile, opera esposta. Nel 1967, sul mensile “Sgt. Kirk”, uscì “Una ballata del mare salato”, capolavoro di Hugo Pratt, considerato dalla critica europea come il primo vero romanzo a fumetti. Si prosegue con altri notevoli lavori, tra i quali “Sharaz-De, la lunga notte” di Sergio Toppi, e opere “impegnate”, simbolo di una Italia alternativa e politicizzata come “Le straordinarie avventure di Pentothal” (1977) di Andrea Pazienza. La lista degli artisti qui in mostra sarebbe troppo lunga da citare completamente; però alcuni nomi non possono essere omessi. Allora, oltre a Pratt e Pazienza, si ha la possibilità di ammirare la mitica “Valentina nel metrò” (1975) di Guido Crepax, “Lo sconosciuto. Il sequestrato della Sierra” (1975) di Magnus, “L’uomo della Legione” (1977) di Dino Battaglia, “Sognare forse… Le avventure orientali di Giuseppe Bergman” (1988) di Milo Manara, “Max Fridman. No Pasaran” (2000) di Vittorio Giardino, e quello che è probabilmente il miglior fumetto italiano contemporaneo, il beffardo e dissacrante “Rat-Man. Non di questo mondo” (2009) di Leo Ortolani.




“Sono un autore di letteratura disegnata. Disegno la mia scrittura e scrivo i miei disegni”, così si definiva lo stesso Pratt. Non certo un intellettuale, quello della Nona Arte è un mondo che non può e non deve mai prendersi troppo sul serio. Ciò malgrado, riteniamo che egli sia stato uno dei fumettisti più colti di sempre, un lettore instancabile, amante e conoscitore di ogni angolo della sua adorata Venezia, nonché maestro del sopracitato Manara. Come detto, gli studiosi di settore hanno saggiamente individuato ne “Una ballata del mare salato” il primo romanzo a fumetti della storia. Una verità che ci dovrebbe far riflettere. Da anni ormai si decantano le graphic novel create dal mercato anglosassone. Però, queste esistevano già, nel segno di quello che è oggi un nostalgicamente scomparso italico genio.




Si è accennato al preziosissimo ruolo svolto dalle riviste per lo sviluppo del fumetto, con ciascuna pubblicazione che rappresentava un modo di intendere questa arte. Sintetizzando molto, da una parte abbiamo avuto un mensile quale “Corto Maltese” (1983) con, ovviamente, lavori di Pratt, ma anche di Micheluzzi e Toppi, accompagnati da vari inserti giornalistici sulla storia e l’avventura. A far da contraltare a questa testata, quasi in “opposizione”, la decisamente più schierata “Frigidaire” (1980), dove pubblicarono Filippo Scozzari e, soprattutto, Pazienza; il quale riteniamo non sia mai stato veramente un fumettista, bensì uno specialissimo e lisergico illustratore.


Le perplessità sul successo di Zerocalcare

Tra i recenti protagonisti non poteva mancare Zerocalcare (pseudonimo di Michele Rech), autentico fenomeno del Web, poi passato su carta. Strani i fumetti d’oggi, con questo autore, fin troppo naïf, che ha riscosso grazie al suo blog, tramite il quale pubblicizza le proprie tavole dalla sua casa sulla Tiburtina, un successo che lascia perplessi. Originale certo è Zerocalcare, ma le sue sono forse delle Storie? Magari i giovani amano leggersi, essendo autoreferenziali; la fantasia nella epoca moderna è roba da vecchi.




C’è da dire che un limite della mostra lo si ritrova nel percorso espositivo, poco utile per una fruizione ragionata delle tavole: non aver messo le opere in un ordine “storico” dell’opus globale degli artisti, preferendo la data di uscita del singolo lavoro, è stato un errore. Troviamo perciò collocati vicini fumetti che nulla hanno in comune, poiché creati da autori appartenenti a epoche assai diverse, ma presenti comunque nella stessa sala.

I “giornaletti”, così chiamavano i fumetti i nostri genitori. Dispregiativo? Può darsi, ma almeno ciò ha permesso ad autori e critici di settore di non montarsi la testa e lavorare, tanto! In tal guisa, si è sviluppata in Italia una qualità che è stata il pilastro del fumetto europeo. I manga? Sono un altro mondo, bellissimo e inimitabile, ma troppo distante da un punto di vista fumettistico. Su chi fa “manga italiano” vogliamo perciò stendere un velo di affettuosa comprensione. Lasciamo i manga ai giapponesi, ognuno coltivi le sue specificità.



Il grande Roland Barthes scrisse di “Valentina”: “Crepax è un ottimo narratore; sa che l’immagine deve essere viva, raccolta in un lampo (particolare infimo o grande composizione movimentata), per non allentare mai la suspense; sa che tutto deve essere riconosciuto immediatamente (i personaggi, gli oggetti, le intenzioni, i gesti) perché la logica voluttuosa della narrazione possa schiudersi subito facilmente nel lettore. È questa, se così si può dire, l’arte di Crepax”. Cosa aggiungere? Primo, il brillante intellettuale francese ha dedicato questa suggestiva analisi a un artista italiano e non a un suo compatriota (a proposito, proprio in Giappone taluni credono che Crepax sia francese, per via del cognome e della sua lunga esperienza di lavoro nell’Hexagone). Secondo, un plauso va ancora alla Scuola Italiana, tanto modesta quanto unica. Oltralpe avranno pure la prestigiosissima Fiera di Angoulême, ma Noi abbiamo avuto gli autori.

venerdì 13 giugno 2025

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 216

di Saverio Ceri

con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Su Tex Classic 216 troviamo ristampate a colori 64 tavole dell'episodio Fort Defiance, scritto da G.L. Bonelli per le matite di Aurelio Galleppini, meglio conosciuto col titolo Il Giuramento. Le tavole di questo Classic vennero pubblicate per la prima volta sul numero 105 di Tex, del luglio 1969. L'illustrazione di copertina dell'albo attualmente in edicola, venne realizzata da Claudio Villa per il miniposter che chiudeva Tex Nuova Ristampa 244 del dicembre 2009.


L'illustrazione in questione non era stata concepita per questo episodio, bensì per l'avventura La mano nella roccia, di Nizzi e Gilbert (ovvero Alberto Giolitti), pubblicata su Tex 357 e 358 dell'estate 1990. In particolare Villa parrebbe riferirsi al momento in cui l'attenzione di Tex e Carson viene richiamata da una sinistra risata proveniente dalla miniera della città perduta che dà il titolo a Tex 358; la scena, che si svolge a metà di quell'albo, sarebbe in realtà in notturna, ma il Maestro di Lomazzo ha scelto di ambientarla in pieno giorno.

L'immagine è stata usata come copertina per la prima volta nel febbraio del 2018, in Croazia, grazie ai tipi della Libellus.


Scoperta la provenienza della cover di questo Classic, rivolgiamo ora l'attenzione alla copertina dell'albo che per primo ha presentato in edicola le pagine contenute in questa ristampa in quadricromia, Tex 105, L'implacabile.


I perseveranti ricercatori di fonti iconografiche texiane, Francesco Bosco e Mauro Scremin, hanno individuato l'origine di questa copertina nell'illustrazione di Mel Crair usata come cover per il volume Indian Country di Dorothy M. Johnson, edito dalla Ballantine Books nel 1957.


La copertina di Tex L'implacabile è riapparsa successivamente un paio di volte nelle edicole italiane, in occasione di Tutto Tex 105 e di Tex Nuova Ristampa 105. 



Anche in Brasile le apparizioni complessive di questa cover sono tre, le prime due si devono alla Editora Vecchi, la terza alla Mythos, attuale editore carioca di Tex. Da notare i tre colori diversi del simbolo sulla casacca di Aqila della Notte.


Identiche fra di loro, e all'originale italiano, le edizioni della Williams, uscite nel 1977 in Finlandia, Norvegia e Olanda


Deformato dalla grafica e senza aquila sul petto, ritroviamo l'implacabile eroe sulla copertina del numero 722 della jugoslava Zlatna Serija. Solo grazie all'edizione bosniaca i lettori balcanici hanno potuto apprezzare l'illustrazione originale di Galleppini.


Le più originali nei colori sono le edizioni francesi e spagnole di questa copertina.


La versione più originale, infine, è quella turca di Süper Teks, ridisegnata ottimamente dall'illustratore locale Yücel.


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index. 

venerdì 6 giugno 2025

BONELLI IN DIGITALE - PUNTATA # 8

di Giampiero Belardinelli




Introduzione

Nel settembre 2023 esce nelle edicole e nelle librerie "Le grandi storie Bonelli" numero 9. Il volume raccoglie il racconto Le Sette Città di Cibola, pubblicato nella "Collana Zenith" da febbraio ad aprile 1995 ("Zagor Gigante" nn. 355-357). Sono trascorsi giusto trent'anni dalla prima uscita di questa avventura, inserita in un lungo ciclo di storie in cui Zagor e Cico hanno attraversato il continente nordamericano dai ghiacciai artici, passando per la California, arrivando poi in alcune regioni del sud-ovest. Partiti dalla California, i Nostri attraversano il deserto della Valle della Morte in Arizona. Senza acqua, sono in seria difficoltà, ma vengono salvati dagli indiani Hopi. Da questo incontro nasce uno dei racconti più suggestivi di questa nuova Odissea americana. Nella prefazione del volume, Mauro Boselli scrive:

Città nascoste e valli perdute sono un cosiddetto topos (in greco luogo, e quindi, in parole povere, luogo narrativo, schema ricorrente) delle storie avventurose. Lo sono in particolare di quelle che giocano sul senso del meraviglioso, che non si collocano dunque sul versante del più puro realismo, bensì al confine del fantastico, rimanendo però, più o meno, nei limiti del possibile.


Le Grandi Storie 9


La sinergia artistica tra Boselli e Chiarolla

La collaborazione tra Mauro Boselli e Alessandro Chiarolla rappresenta una perfetta fusione tra narrazione e arte visiva. Boselli, con la sua maestria nel tessere racconti ricchi di riferimenti storici e mitologici, trova un interprete ideale in Chiarolla, il cui stile dinamico e dettagliato dà vita alle ambientazioni e ai personaggi. La profondità delle trame di Boselli si esalta attraverso le vignette di Chiarolla, che catturano con precisione ogni sfumatura emotiva e scenografica. Questo approccio visivo si collega perfettamente alla leggenda degli Anasazi, dove mito e conoscenza si intersecano in una narrazione carica di significato.


Gli Anasazi

La leggenda degli Anasazi

La leggenda degli Anasazi si intreccia con i miti di Atlantide e Mu, creando un racconto affascinante nella saga zagoriana. Boselli ha fuso questi elementi in un unico racconto, dove la conoscenza gioca un ruolo centrale. Don Diego de Coronado, consumato dalla cupidigia e accecato dall'ossessione per un tesoro impossibile, intraprende un cammino fatale che lo conduce alla rovina. In netto contrasto, il Navajo Nakai, inizialmente in conflitto con Zagor e gli Hopi, vive un percorso di trasformazione personale. Confrontandosi con la filosofia degli Hopi e lo spirito combattivo di Zagor, Nakai evolve profondamente, imboccando il sentiero del rispetto per ciò che è giusto e autentico. Le sette città, che mi fanno pensare a Le città invisibili di Italo Calvino, diventano il simbolo delle scelte che plasmano il destino di chi le contempla.


Don Diego De Coronado e Sombra

Nakai

La furia di Nakai


Miti e tecnologia nelle Sette Città di Cibola

Il contrasto tra gli scenari desertici del sudovest americano, come la Valle della Morte e i pueblo incastonati tra le rocce, e le misteriose civiltà antidiluviane nascoste, crea un mix straordinario che incarna uno dei tratti distintivi della storia. Questi ambienti, ricchi di fascino e suggestività, si fondono perfettamente con la presenza di antiche invenzioni e segreti millenari, aggiungendo profondità e mistero alla narrazione. Il risultato è una fusione mirabile tra l'estetica western e gli elementi fantascientifici, dove il fantastico e il reale si intrecciano in un equilibrio avvincente e unico.


La Città Nera

La Città Rossa

La Città del Vento


Un classico moderno

Un classico dell’epoca moderna zagoriana, questa storia brilla per la sua capacità di intrecciare magistralmente elementi mitologici, storici e ambientali. I pueblo degli Hopi, custodi di tradizioni millenarie, diventano il palcoscenico ideale per uno sviluppo narrativo che unisce il fascino del passato con l’immaginazione del fantastico. La potenza evocativa delle Sette Città di Cibola e la profondità dei personaggi arricchiscono ulteriormente una trama che si colloca tra le vette creative dell’intera saga, trasformando ogni dettaglio in un tassello di grandezza narrativa.

Il guardiano

Il riscatto di Nakai


Difendere la pace!

Nel racconto emerge con forza la filosofia di Zagor, un uomo profondamente votato alla pace ma consapevole che, in certi momenti, la difesa della libertà richiede di affrontare con coraggio chi tenta di opprimere. La sua visione non indulge in un falso pacifismo, bensì riconosce la responsabilità morale di proteggere ciò che è giusto. Questo è espresso con intensità in una significativa frase pronunciata dall’eroe (in questo volume la trovate a pagina 57): Amare la pace non è un buon motivo per chinare la testa davanti alla violenza! Chi è nel giusto ha il dovere di difendere la sua casa e la sua libertà! Lo sciamano Masewi continua a chiamare Zagor Pahana, notando la somiglianza fisica tra i due: l’uomo della medicina hopi ha notato questo particolare nel momento in cui, una nascosta base di Mu, ha assistito insieme ai Nostri all’ologramma destinato a informare i posteri. Pahana è considerato da Masewi una sorta di Ghandi ante litteram, ma è la determinazione dello Spirito con la Scure a incarnare al meglio questa filosofia di equilibrio tra amore per la pace e la necessità di agire contro l’ingiustizia.


Difendere la pace

L'eroe della pace

Pahana

Chiarolla in digitale

Alessandro Chiarolla debutta sulle pagine della testata con questa storia di indubbio fascino. Le vignette sono precise e spettacolari, come lo scontro tra Zagor e un robot o gli scenari delle Sette Città di Cibola. Zagor è ritratto come un eroe solare e generoso. Cico è goffo e rotondo ma al momento opportuno, seguendo le indicazioni dello sceneggiatore, mostra una determinazione invidiabile. Shumavi, degna figlia dello sciamano Masewi, in alcune frangenti mostra una tenacia ammirevole. L’artista le dà inoltre una notevole sensualità, che è pari alla sua fierezza. La qualità del disegno di Chiarolla raggiunge il suo massimo splendore grazie alla visione in digitale su grande schermo, che esalta ogni dettaglio, dai volti ai paesaggi, facendo immergere il lettore nell’universo narrativo con straordinaria vividezza.

Shumawi

Masewi

La fine di De Coronado

Giampiero Belardinelli


N.B. Trovate i link alle altre puntate di Bonelli in digitale su Cronologie & Index!

mercoledì 4 giugno 2025

DYLAN ILLUSTRATO

di Filippo Pieri

Su "Crucintarsi & Co" n. 316 del maggio 2025 a pagina 21 c'è un "Crucintarsio illustrato" e tra le illustrazioni c'è anche un noto personaggio bonelliano.




N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!

lunedì 2 giugno 2025

MASKE

di Filippo Pieri

Qualche mese mese il nostro amico e collaboratore Filippo Pieri ci aveva inviato una vignetta su Trump, anzi Trumpe, come dicono in Toscana. Stavolta insieme a Ferretti prendono di mira un amico di Trump ovvero Musk, anzi Maske. (s.c. & f.m.)


N.B. Trovate i link alle altre novità su Interviste & News!