domenica 16 agosto 2015

L’AMORE E L’ODIO DEL COWBOY PER IL SUO CAVALLO: IL COMPAGNO DI UNA VITA! LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA (XXVII PARTE)

di Wilson Vieira

Continua - vero e proprio orgoglio di Dime Web - la Storia del West narrata dal nostro amico e collaboratore brasiliano Wilson Vieira, esperto della Frontiera e fumettista internazionale. Giunti alla 27a parte ci occupiamo stavolta del cavallo, mezzo di locomozione per eccellenza nei decenni del Vecchio Ovest, in un periodo in cui tutti gli uomini erano... centauri! Vi ricordiamo che tutte le immagini non bonelliane sono state scelte e posizionate nel testo dallo stesso Wilson e vi auguriamo buona lettura! (s.c. & f.m.)
Il cavallo da sella del cowboy ha tratto origine dai cavalli purosangue mauro/arabi che scapparono ai Conquistatori spagnoli nelle loro spedizioni attraverso l’Occidente del Nord-America, si inselvatichirono e che in pochi decenni aumentarono di numero fino a formare grosse mandrie. L’apparizione di questi cavalli nelle steppe dell’Occidente e nel Nord-Ovest, cambiò il tipo di vita degli Indiani, che per secoli erano stati sedentari. Fu il principale compagno dei Pellerossa, soprattutto di quelli che vivevano nelle pianure e sugli altopiani. Come avrebbero potuto spostarsi, per andare alla ricerca delle mandrie, per cacciare I branchi di bufali, senza di lui? Come avrebbero potuto andare in Guerra, attacarre I fortini dei Visi Pallidi e gli accampamenti nemici? Il cavallo esisteva sul continente americano già al tempo della Preistoria. Viveva in mandrie allo stato selvaggio e i primi abitanti di quel Paese gli davano la caccia per cibarsi della sua carne. Cosí decimati, questi cavalli di piccole dimensioni, con la testa grossa e allungata, sono oggi completamente scomparsi. 








Quando gli Spagnoli occuparono il Messico, Hernán Cortés (1485 – 1547) fece venire i cavalli andalusi, per la maggior parte di razza Araba, focosi e impetuosi. Queste bestie furono messe a pascolare nelle praterie che circondono il Messico e venticinque esemplari, certamente in cerca di libertà, sfuggirono alla sorveglianza dei guardiani e risalirono verso Nord, attraversarono il Rio Grande del Norte e si sparsero nelle pianure dell’Arizona e del Texas. Gli Apache li scoprirono per primi e dettero loro nome di buffalo-dogs, scambiandoli per grandi cani. Essi divennero in breve ottimi cavalieri e gli altri Indiani imitarono il loro esempio.
Gli Indiani delle pianure ebbero sempre un vero e proprio attaccamento per le loro cavalcature e rimanevano in sella per ore e ore consecutive percorrendo a volte distanze incredibili. Con una serie di incroci gli Indiani riuscirono a creare una nuova razza: l’Appaloosa, che divenne il poney di guerra dei Nez Percé prima di essere usato anche dalle altre tribú. Il suo nome deriva dalla Palouse Valley dove scorre il fiume Palouse, negli Stati dell’Oregon e di Washington, culla dei Nez Percé, i quali si dedicarono all’allevamento di questo magnifico animale dal mantello grigio pomellato di scuro. Quando, nel 1887, i Nez Percé si ribellarono al Governo di Washington e furono rinchiusi in una Riserva, molti di questi cavalli venero uccisi, ma gli allevatori seppero intervenire e salvarono questa razza meravigliosa che oggi costituisce l’orgoglio di molti ranch.


Tex n.377, marzo 1992. Disegno di Galep


Fra gli Indiani, infatti, un abile ladro di cavalli godeva dello stesso prestigio di cui gode nella società civile un capace uomo d’affari. La vigilanza delle mandrie e l’acquisto di nuovi capi costituivano una preoccupazione per la tribù. Giorno e notte squadre di ragazzi facevano la sentinella ai recinti dei cavalli, mentre, per un giovanotto, l’impresa più onorevole era il rubare i cavalli a una tribù nemica, all’Esercito Americano o agli emigranti. In un campo Indiano c’erano di solito cavalli per tutti, guerrieri, donne e ragazzi compresi. Perciò per gli Indiani il cavallo costituiva l’unica e vera forma di ricchezza possibile e in caso di necessità, una fonte essenziale di cibo. Abitatori di foreste e di laghi, diventarono popoli a cavallo, che si misero in moto e che un po' per volta si diressero verso le regioni più calde del Sud.






Caratteristiche dei cavalli 

Il cowboy differenzia i cavalli non solamente secondo la razza, ma, prima di tutto, secondo il loro colore: Buckskin (fulvo, color ruggine), Dun (fulvo, marrone scuro), Bay (fulvo, marrone chiaro), Chestnut (del colore della volpe), Sorrel (color volpe rossa), Palomino (crema-oro), Grulla (grigio fumo o grigio topo), Dappel Grey (pomellato), Piebald (bianco macchiato), Pinto, Calico (pezzato), Leopard, Whitie (bianco), Black (nero).




Oltre la razza e il colore, il cowboy distingueva i cavalli secondo il loro particolare addestramento (per il lancio del lazo, per seguire le mandrie, ecc.). I “Cavalli Lunghi” erano cavalli che potevano coprire grandi distanze ad andatura veloce; i “Cavalli Corti” erano quelli che coprivano distanze brevi, ma ad altissima velocità. Poiché nel corso dell’anno, in un grande ranch, il cowboy poteva avere bisogno del cavallo per gli usi più vari, ne aveva almeno sette diversi, addestrati per i diversi impieghi.
Il detto “l’uomo è buono come il suo cavallo”, significa che l’uomo era buono come i cavalli che possedeva. Come al giorno d’oggi nessuno si sognerebbe di usare o compiere un giro di prova con l’automobile o la motocicletta di un altro, senza il suo permesso, così il cavallo di un uomo era tabù. L'inosservanza di questo sottinteso poteva causare feroci liti, non escluso il ricorso alle armi di fuoco. Il cowboy non aveva sempre per il suo cavallo quell’attaccamento romantico, che commuove fino alle lacrime, da decenni, gli amici degli animali di tutto il mondo. I cavalli erano molti volte estrosi, ombrosi, capricciosi e anche maligni e il cowboy, molte volte, amava e odiava il suo cavallo nel medesimo tempo.






Razze equine

La più antica razza equina nord-americana dell’età moderna è il puro sangue Mauro-Arabo degli Spagnoli dal quale, attraverso successivi incroci con varietà equine allo stato selvaggio, è derivata la forte ossatura del cavallo messicano. Le razze asiatiche molto probabilmente sono state importate in America dai colonizzatori russi dell’antica California. Attraverso incroci, gli Indiani della tribù dei Nasi Forati, siti nell’Oregon, riuscirono ad allevare la razza Appaloosa, che era originaria dela Cina, mentre gli Indiani Cayuse produssero la prima razza americana, il forte e focoso cavallo Cayuse.
Una razza che si era sviluppata in modo autonomo e allo stato selvaggio, il Mustang, costituiva una razza inferiore e venne in gran parte abbattuta sin dagli Indiani che dai cowboy. Il Cavallo Selvaggio Americano, è una razza a sé e non deve essere confuso col Mustang. Ha lunghe gambe, veloci, e ha fatto la sua comparsa nella Storia come pony indiano.

Almanacco del West n. 21, gennaio 2014. Disegno di Villa


Fra le razze allevate dagli Americani, tramite incroci, ocorre menzionare soprattutto: lo Standart (Standart Bred) che apparve intorno al 1780 come risultato di un incrocio fra il cavallo Messicano e il purosangue Inglese. Adoperato in un primo tempo per trainare carri leggeri, diventò più tardi il cavallo-corriere dell’America.
Intorno al 1800, da un incrocio fra il purosangue Anglo-Arabo con la razza Araba, derivò il cavallo Morgan, apprezzato per sua velocità e la resistenza.
Il purosangue Americano lo si ebbe dall’incrocio del purosangue da corsa Inglese-Orientale con il cavallo selvaggio Americano. È un cavallo grande, di forte ossatura, veloce, resistente e particolarmente adatto per i salti impegnativi e la corsa su lunghe distanze.
Il cavallo preferito per il lavoro giornaliero del cowboy con le mandrie di bovini, era il cosidetto Quarter Horse, che era il migliore per la raccolta e la conduzione delle mandrie e anche nei rodei.
La razza pesante e resistente al freddo, chiamata Percheron e soprannominata “orso con gli zoccoli”, viene preferita particolarmente nelle fredde zone del Nord-Ovest.






Philip Ashton Rollins (1869 – 1950) descriveva la bardattura mattiniera del cavallo col seguente monologo:

"- Giorno Pete.

- Spero che tu sia a posto.

- Ho un pezzo di Kandare (intende mettere il morso al cavallo) per te.

- Apri la bocca, scemo.

- Ehi, sta fermo Pete.

- Ti dico di star fermo.

- Pete, piantala, diavolo!

- Senti, Cayuse dagli occhi di cimice, orecchie a fessura, con le gambe storte e con gli zoccoli piatti!

- Ora tu pieghi il tuo collo Indiano di gomma, o ti levo la pelle a corpo vivo.

- Sta fermo, perdio, adesso è il turno delle orecchie. 


Tex n. 413, marzo 1995. Disegno di Villa



- Eh, non è una bella corona da sposa?

- Ora, mostro sdentato, sei pronto per la pentola della minestra.

- Ora la sella.

- Hai una schiena che sembra una cassa da violino.

- Se mi mordi nei pantaloni, ti levo tutti i denti dalla bocca, e te li mando talmente giù nella gola, che puoi masticare coi piedi!

- Fermo, per il diavolo!

- È una bella panciera, eh?

- Tira dentro la tua pancia.

- Via, ora scorreggia, per fare uscire l’aria.

- Pete, vecchio e brutto porco schifoso.

- Ecco, dunque, tutto fatto, cipollina mia. 

Zagor n. 321, aprile 1992. Disegno di Ferri


- Sei fortunato, Pete, che sono così sentimentale.

- Lascia stare, Pete.

- Basta!

- Pete, anima perduta, faccio una vetrina della tua pancia se non stai fermo.

- Vedi, figlio mio, sei una bestia maledettamente bella!”


Il Cavallo Messicano, detto spesso anche “Pony Spagnolo”, è un cavallo con caratteristiche strisce longitudinali, di colore diverso, sulle zampe anteriori, sulle spalle e sulla schiena. È un descendente del Mustang, molto resistente e robusto e perciò preferito dai cowboy come animale da lavoro.







Il Morgan è una razza americana di cavalli che venne creata per la prima volta nel 1800, nel Vermont, dal maestro di scuola Justin Morgan (1747 – 1798), incrociando cavalli Americani con Arabi. Avevano il pelo rosso/bruno con crini neri; erano alti, e pesavano 950 libbre. Il cavallo Justin Morgan, il primo stallone del maestro, nacque nel 1793 e morì nel 1821. Venne montato da uomini, donne e bambini e venne anche attaccato ai carri. Vinse tutti i concorrenti, sia in corse lunghe che corte, e la sua progenie ha vinto per decenni tutte le corse al trotto negli Stati Uniti. Nell’Ovest questo cavallo viene apprezzato per la sua resistenza e la sua velocità e, come cavallo da sella, per la sua intelligenza.
Quarter Horse è traducibile, all'incirca, con "cavallo da un quarto di miglio": i Texani affermano di essere stati loro a creare e allevare questa razza di cavalli. Si dice originata da un incrocio fra un stallone purosangue e una giumenta nera Indiana, ma è assodato che qeusta razza esisteva già in Virginia e in Carolina ancora prima della Rivoluzione Americana del 1776. Questi cavalli venivano usati come cavalli da corsa su brevi distanze di un quarto di miglio, il che valse a questi cavalli il nome Quarter. Ancora oggi viene affermato che un buon cavallo Quarter può coprire la distanza di 400 m in meno di 23 secondi E che raggiunge una velocità massima di 76 km/h dopo circa 80 m; dopo 130 mt cala a 72 km/h, ma poi tiene questa velocità fino al traguardo. Questo cavallo forte e muscoloso si adatta particolarmente al lavoro nelle fattorie, nel trasferimento o nel concentramento delle mandrie. Nei rodei viene preferito dai cowboy per la sua straordinaria intelligenza.
In realtà la vera ricchezza di un cowboy era la sua pistola e il suo cavallo, semplicemente così. E se, come dicono, dove c’è amore c’è anche odio nascosto, allora il cowboy e il suo cavallo non sono poi così diversi dal nostro mondo, vero?...





Wilson Vieira

N.B. trovate i link alle altre puntate della Storia del West su Cronologie & Index!

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