di Andrea Cantucci
Dalle
spy-stories francofone agli attuali polar a fumetti
“L’attività
di spionaggio si basa sull’analisi e la manipolazione psicologica
degli esseri umani.”
Dal
primo episodio di Alpha,
di Renard e Jigounov (1996)
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XIII per il XIII articolo sui "bonellidi"! |
1960-1980:
Spie, Detective e Parodie
Dagli
anni ‘60, anche i fumetti franco-belgi furono influenzati
dall’evoluzione dei thriller letterari verso la spy-story,
risentendo del successo dei film di 007. Ma, come abbiamo visto nei
primi capitoli, in Francia sono esistiti molti avventurieri
protagonisti di analoghi cicli narrativi ben prima di James Bond. Tra
i veri e propri precursori ed epigoni del famoso agente segreto
ideati da autori francesi, si possono citare l’agente della CIA
Hubert Bonisseur de la Bath, alias OSS 117, protagonista di circa
ottanta racconti creato da Jean Bruce nel 1949 (tre anni prima che
uscisse il primo racconto di 007), e l’agente S.A.S., ovvero Sua
Altezza Serenissima Malko Linge, principe austriaco e spia
indipendente creato da Gérard de Villers nel 1965, un personaggio
decisamente reazionario ma a suo modo affascinante, protagonista di
storie piene di sesso e violenza, come del resto lo stesso 007.
Infatti sia il Bond dei racconti che S.A.S., nelle loro missioni
evidenziano l’assoluto cinismo e mancanza di scrupoli che
caratterizzano le spie occidentali come quelle di oltrecortina.
Una
delle conseguenze dell’influenza dei romanzi e film spionistici
anglo-americani fu il calo di protagonisti francesi anche nei
fumetti. Il tipico nazionalismo locale finora aveva fatto sì che,
anche nel dopoguerra, i fumetti franco-belgi avessero quasi sempre
eroi francesi (lo era anche Bob Morane pur avendo militato nella
RAF), ora anche questi iniziarono sempre più ad avere protagonisti
originari degli USA o là residenti, a eccezione delle serie comiche,
che spesso continuarono a essere ambientate in Francia e ad avere
eroi locali.
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Bernard Prince vol. 1, Grandi Eroi n. 11. Comic Art, 1987 |
Hanno
per esempio un respiro internazionale le storie dello scrittore
Michel Régnier, alias Greg, a metà anni ’60. Nel 1966, col
disegnatore Hermann Huppen, creò su Tintin
l’avventuriero
Bernard Prince, un eroe il cui nome potrebbe essere sia francese che
inglese. Inizialmente ispettore dell’Interpol protagonista di brevi
storie poliziesche, Prince eredita poi un battello e se ne va per
mare con due compagni, l’orfano indiano Djinn e l’anziano
marinaio australiano Barney Jordan, continuando a incappare in
criminali, signori della guerra o aspiranti dittatori, finché la
serie, su richiesta di Hermann, non si caratterizza sempre più per
le situazioni al limite della sopravvivenza, dovute a catastrofi
naturali o ambienti ostili. Proseguite poi da altri disegnatori come
Dany
e Édouard Aidans
e raccolte in diciannove album tra il 1969 e il 2010, le avventure di
Bernard Prince sono state pubblicate in Italia soltanto in piccola
parte, nel 1967 sui Classici
Audacia,
negli anni ‘70 sugli Albi
Ardimento
e sul Corriere
dei Ragazzi
e nel 1987 sulla collana Grandi
Eroi
della Comic Art.
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Bruno Brazil Intégrale n. 1 - Le Lombard, 2013 |
Nel
1967 Régnier, che usava vari pseudonimi, e il disegnatore William
Vance, sempre su Tintin,
crearono invece Bruno Brazil, un altro agente dal nome abbastanza
internazionale che lavora per i servizi segreti e il controspionaggio
americani e che, dopo aver agito per un po’ di tempo da solo,
riunisce in seguito degli avventurieri di varia provenienza
diventando il capo del Commando Caimano, un gruppo pronto a
intervenire in situazioni limite in stile Missione
Impossibile.
Tra l’altro Brazil ha i capelli bianchi come l’attore Peter
Graves protagonista di quel telefilm, ma potrebbe essere un caso,
poiché li aveva anche Bernard Prince.
Bruno
Brazil apparve poco dopo anche in Italia, sull’albo Vitt
e
su Il
Corriere dei Piccoli.
I dodici album usciti in patria dal 1969 e il 1995 sono stati
raccolti nella ristampa in tre volumi Bruno
Brazil l’Intégrale,
pubblicata in Francia e Belgio dalle edizioni Le Lombard dal 2013 e
ora tradotta in Italia dall’editrice Renoir.
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Harry Chase, Enquête en 7 jours, Dargaud |
Nel
1969 il concorrente Spirou
rispose con un altro eroe governativo, l’agente dell’FBI Jess
Long, scritto da Maurice Tilleux e disegnato da Arthur Piroton, che
la Dupuis raccolse poi in volumi dal 1976. Alla fine degli anni ’60
anche i piloti Tanguy e Laverdure, creati da Charlier e Uderzo nel
1959 su Pilote
e
in quel periodo disegnati da Jijé, furono reclutati dai servizi
segreti francesi per delle missioni di controspionaggio.
Nel
1970, sempre lo scrittore Michel Régnier, ma con i disegni questa
volta di Walter Fahrer, creò su Tintin
la serie Cobalt,
su un agente di un servizio speciale che si occupa di rintracciare le
persone scomparse. Cobalt
però non piacque molto ai lettori e fu sospeso poco tempo dopo. Un
altro agente dell’FBI, Joe Fast, disegnato dallo spagnolo José
Bielsa, uscì invece in Francia nel 1974, ma anche lui ebbe vita
breve.
Tipicamente
chandleriano è invece Harry
Chase,
un investigatore squattrinato e donnaiolo di Los Angeles, che deve
fare i conti con la dura realtà di un mondo molto meno onesto e
coerente di quello ideale della letteratura. Creato nel 1975 dallo
scrittore Claude Moliterni e dal disegnatore Walter Fahrer per il
quotidiano France
Soir
e distribuito poi dalla Dargaud, Harry Chase apparve in Italia nel
1976 sulla rivista Alter
Linus e
negli anni ‘80 ne furono pubblicati alcuni album nella collana Gli
Albi di Pilot dell’editrice
L’Isola Trovata.
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Ténèbrax di Georges Pichard - Milano Libri, 1976 |
Altri
disegnatori si sbizzarrirono invece nel parodiare gli schemi dei
vecchi drammi ormai smitizzati, ma anche le nuove tendenze. In attesa
che i canoni polizieschi fossero definitivamente rinnovati, si
prendevano in giro le forzature su cui erano basati tanto i
feuilleton e i poliziotti del passato quanto i superagenti del
presente.
Il
francese Georges Pichard disegnò quindi su testi di Jacques Lob due
storie, entrambe ambientate a Parigi, che satireggiavano gli ormai
logori e abusati schemi narrativi dei romanzi d’appendice di inizi
‘900.
In
Tenebrax,
del 1964, gli autori tratteggiarono una parodia del genio del Male
alla Fantômas, che qui, invece di comandare schiere di criminali,
parte alla conquista del mondo dai cunicoli delle fogne e della
metropolitana, con un esercito di ratti giganti antropomorfi. A
ostacolarlo ci sono il baffuto commissario Bougon (che in francese
significa brontolone),
evidente parodia del commissario Bourdon apparso nelle storie di Ric
Hochet, e soprattutto il giovane scrittore di gialli Edgar Dunor,
tipica figura di detective dilettante alla Rouletabille (o alla
Ellery Queen) e vero protagonista della storia. Poiché un genio del
Male non può arrendersi al primo tentativo fallito, questa ha poi
anche un seguito ambientato a Milano.
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Blanche Epiphanie di Georges Pichard |
In
Blanche
Epiphanie,
opera uscita nel 1967 e ambientata ai primi del ‘900, gli stessi
autori rivisitarono invece in chiave comico-erotica i feuilleton
stile I
Misteri di Parigi,
con una povera fanciulla in pericolo quasi sempre nuda e un giovane
ingenuo filantropo che indossa una calzamaglia da giustiziere e si fa
chiamare Defendar. Questi costituisce un’ideale unione tra il
superuomo letterario di ieri e quello fumettistico di oggi,
evidenziando il modo un po’ troppo semplicistico con cui tutti e
due vorrebbero affrontare i problemi reali.
Entrambi
i racconti furono pubblicati in Italia pochi anni dopo la loro
edizione francese, sulla rivista Linus
e i suoi supplementi e su Alter
Linus,
e ristampati in volume rispettivamente dalla Milano Libri e dalla
Comic Art.
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Jack Palmer di Pétillon. Da L'Affaire du Voile, Albin Michel |
Sulla
rivista Pilote
dal 1968 apparve per breve tempo L’Espion
Chaméléon
(La
Spia Camaleonte),
bonaria presa in giro degli agenti segreti scritta da Othon
Aristides,
in arte Fred, e disegnata Bob De Groot,
in cui la spia 4x8=32 assume assurdamente le forme più disparate per
mimetizzarsi con l’ambiente circostante.
Da
parte sua il disegnatore satirico Marcel
Gotlieb,
in arte Gotlib,
creò il Commissario Bougret,
il cui nome è la fusione dei due commissari più famosi del fumetto
e della letteratura belgi, Bourdon
e Maigret.
Bougret,
assistito in modo servile dall’ispettore Charolles,
non vede minimamente le cose più evidenti e perviene a conclusioni
banali e ridicole attraverso discutibili ragionamenti cervellotici,
eppure i fatti gli danno ragione.
Di
questi due effimeri personaggi, in Italia sono apparsi solo
pochissimi episodi. La Spia Camaleonte si è vista sul Superalbo
Audacia di
Mondadori e il Commissario Bougret sulla rivista Sorry,
all’inizio degli anni ’70.
Naturalmente
anche i classici detective americani, insieme a tutti i luoghi comuni
dei racconti hard boiled
alla Philip
Marlowe,
furono presi di mira dagli autori umoristici francesi. Sempre su
Pilote,
esordì nel 1974 il piccolo e maldestro investigatore Jack Palmer di
René
Pétillon,
poi protagonista anche di lunghi episodi dai contenuti satirici
sociali, come L’Affaire
du
Voile
(Il
Caso del Velo,
o
La Questione del Velo),
in cui l’autore ironizza sui rapporti culturali tra Francesi e
minoranze musulmane, mostrando paradossalmente delle giovani francesi
che si convertono all’Islam e degli immigrati arabi che difendono
le libertà democratiche occidentali.
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Adèle Blanc-Sec di Jacques Tardi |
Negli
anni ’70 furono vittime di satire a fumetti tanto i feuilleton che
le storie di spie. Su Pilote
apparve nel 1974 una feroce parodia degli agenti segreti di Gérard
Lauzier intitolata Lili
Fatale,
nome che ricorderebbe la belle epoque se non appartenesse a una
femmina letale esperta nella guerriglia. Nel 1976 uscì invece sulla
rivista A
Suivre un’ironica
imitazione dei feuilleton realizzata da Jacques Tardi, dal titolo Les
Avèntures Extraordinaires d’Adèle Blanc-Sec,
da cui è stato tratto nel 2010 il riuscito e divertente film di Luc
Besson Adèle
e l’Enigma del Faraone.
Pur vivendo in periodi e contesti molto diversi, la spia
internazionale Lili Fatale e la scrittrice di romanzi Adèle
Blanc-Sec hanno in comune, oltre a uno stile di disegno sintetico ed
efficace, il fatto di essere due eroine particolarmente forti e
volitive, attraverso cui gli autori ironizzano sul diffuso, e a volte
estremo, femminismo degli anni ’70, ma anche sull’inconsistenza
del maschilismo nel mondo moderno.
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Lili Fatale - Bonelli/Dargaud, 1985 |
Tra
i provocatori paradossi di Lauzier, si può citare l’arma segreta
di Lili, che consiste in una tecnica mortale di “solletico da
combattimento”. Mentre poi Adèle indaga cocciutamente su misteri
d’altri tempi, rivisitati ironicamente in chiave postmoderna, Lili
Fatale è impegnata in rivolte politiche nei paesi del terzo mondo,
opponendosi a insicuri e spietati dittatori locali e alle
manipolazioni di agenti senza scrupoli di varie potenze.
Se
la raffinata rievocazione di Tardi prende in giro certi luoghi comuni
letterari, con uno pterodattilo che vola su Parigi come nel romanzo
Il
Mondo Perduto
e scienziati pazzi che resuscitano pitecantropi e mummie, la feroce
satira di Lauzier non risparmia oppressori né rivoluzionari, con
quasi tutti i maschi coinvolti che, più che perseguire i propri
tanto sbandierati ideali e interessi, desiderano possedere
carnalmente la disinibita Lili.
Lili
Fatale in
Italia fu pubblicato a puntate tra il 1982 e il 1983, sulla prima
serie nostrana della rivista Pilot,
e
raccolto in volume dalla Bonelli-Dargaud nel 1985.
Le Straordinarie Avventure di Adèle Blanc-Sec uscirono
in Italia a puntate sulla rivista Alter
Alter
nel 1980 e furono ristampate già l’anno dopo nel volume della
Milano Libri Adèle
Blanc-Sec - I Nuovi Misteri di Parigi,
mentre attualmente sono edite dalla Rizzoli-Lizard.
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Griffu di Jacques Tardi |
Sulla
rivista L’Echo
des Savanes
apparve intanto Harry Mickson, parodia del detective letterario
inglese Harry Dickson creata nel 1976 da Florence Cestac, con uno
stile antropomorfo un po’ underground.
Seguì
nel 1978 il papero investigatore Canardo, creato da Benoit Sokal
sulla rivista A
Suivre,
che nelle sue prime brevi storie muore alla fine di ogni avventura.
In genere cerca disperatamente di risolvere casi in cui sono
coinvolti altri animali antropomorfi come lui, ma i fallimenti lo
portano spesso a ubriacarsi. Visto che in francese canard significa
appunto anatra, Canardo
fu poi tradotto in Italia col nome di Ispettore Anatroni.
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Thelma Ritter di Pierre Nedjar |
Sempre
su A
Suivre
apparve nel 1980 la serie relativamente più realistica del detective
Ray Banana di Ted Benoît, realizzata con stile raffinato e minuzioso
tipicamente belga e ambientata in un vicino futuro, che per
scenografie e abbigliamenti ricorda gli anni ’30 del ‘900. Ray
Banana
è
un’ironica caricatura del tipico eroe americano reazionario, con
gli occhiali neri Ray-Ban,
da cui deriva il suo soprannome, che ne nascondono sempre gli occhi.
Dello stesso periodo è anche il cinico e disilluso detective Griffu,
realizzato da Manchette e Tardi e protagonista di una storia
decisamente noir, tanto è vero che si conclude con la sua morte.
Canardo,
Ray Banana e Griffu uscirono tutti e tre in Italia sulla rivista
Alter
Alter,
poco dopo la pubblicazione in francese, mentre Ray
Banana
apparve anche in un album della Alessandro
Editore.
Nel 1987 uscì poi un ciclo introdotto dai ricordi della ragazza di
Ray,
scritto sempre da Benoît
ma disegnato dall’allievo Pierre
Nedjar,
Le
Memorie di Thelma Ritter,
che in Italia fu pubblicato a puntate sulla rivista Comic
Art
nel 1991. L’edizione in volume di Griffu,
di Manchette e Tardi, è stata pubblicata in Italia nel 2006
dall’editrice Alta Fedeltà.
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Kelly Green n. 1, Dargaud, 1982 |
1980-1995:
Intrighi internazionali
Tra
i polizieschi francesi a fumetti degli anni ’80, ce n’è uno
realizzato da due americani, Kelly
Green,
serie commissionata dalla Dargaud ai cartoonist statunitensi Stan
Drake e Leonard Starr e pubblicata dal 1981. L’eroina è la giovane
e bella vedova di un poliziotto che lavora come intermediaria con la
malavita, in casi di rapimenti, riscatti e recuperi di refurtive,
situazioni delicate e complesse che in seguito si faranno sempre più
comuni nei polar fumettistici. Come in certi telefilm americani di
quel periodo, la bella Kelly è anche coinvolta in casi che si
svolgono negli ambienti di mass media, come musica rock e fumetti.
Negli anni ’80, i cinque album di Kelly
Green sono
usciti anche in Italia, nella collana Gli
Albi di Pilot
dell’editrice L’Isola Trovata.
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Pharaon n. 3, copertina di Daniel Hulet (ristampa 1995) |
Un’altro
thriller pubblicato dal 1981, ma completamente diverso, è la serie
belga di Pharaon,
scritta dall’inossidabile André-Paul Duchâteau e disegnata da
Daniel Hulet. Il protagonista in questo caso è un agente
dell’organizzazione Cobra che indaga su casi misteriosi in giro per
il mondo, in concorrenza con l’avversario gruppo Anti. Come i
classici album di Jacobs o gli albi di Martin
Mystère,
le storie di Pharaon, nonostante l’impostazione spionistica,
rientrano più che altro nella fantascienza o nella
fanta-archeologia.
Nel
1982 apparve invece, sempre in Belgio, l’ironica serie Jérome
K. Jérome
Bloche,
creata da Pierre
Makyo
e Alain
Dodier
con la collaborazione dello sceneggiatore Serge
Le Tendre.
L’eroe è un giovanissimo investigatore diplomato per
corrispondenza, che ha il nome dell’autore del romanzo comico Tre
Uomini in Barca,
tanto per dare subito un tono non troppo serio alle storie. In
effetti, essendo un adolescente timido e distratto con gli occhiali,
il cappello e l’impermeabile che indossa lo rendono simile a un
ragazzino travestito da investigatore.
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Largo Winch, 1° romanzo - Mondadori, 1981 |
Alla
base di quello che è oggi il moderno Polar a fumetti, c’è però
soprattutto un autore, lo scrittore belga Jean Van Hamme (noto anche
per la famosa saga fantasy di Thorgal), e l’ispirazione nata con
due romanzi.
Il
primo, pubblicato nel 1977 e scritto proprio da Van Hamme, è Largo
Winch et Group W (in
italiano Assalto
al Gruppo W),
che oltre ai suoi successivi romanzi con protagonista l’inquieto e
anticonformista miliardario slavo Largo Winch, ha dato origine a una
serie di album a fumetti iniziata nel 1990, sceneggiata da Van Hamme
e disegnata da Philippe Francq, che ha venduto tre milioni di copie.
Dallo stesso soggetto sono stati anche tratti una serie di telefilm
del 2001, in cui Largo Winch è interpretato dall’italiano Paolo
Seganti, e due film per il grande schermo diretti tra il 2008 e il
2011 da Jérôme Salle, Largo
Winch
e The
Burma Conspiracy.
L’altro
romanzo è uscito nel 1980 ed è The
Bourne Identity di
Robert Ludlum (il titolo francese del libro è La
Mémoire dans la Peau e
quello italiano Un
Nome senza Volto),
il primo di una trilogia da cui in anni recenti è stato tratto un
ciclo di film con Matt Damon e da cui già nel 1984 Van Hamme prese
lo spunto iniziale per quello che, con quattordici milioni di copie
vendute e traduzioni in quattordici lingue, sarebbe diventato il
thriller a fumetti francofono di maggior successo degli ultimi trenta
anni, la serie XIII
(in
francese si legge Treize,
in italiano Tredici),
disegnata da William Vance e pubblicata sulla rivista Spirou
e poi in volumi dalla Dargaud. Da questo fumetto, incentrato su un
uomo colpito da amnesia coinvolto in un complesso complotto
internazionale a lui ignoto, dal 2008 è stata tratta anche una serie
TV di produzione franco-canadese.
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Largo Winch di Philippe Francq, cover del 2° volume - Dupuis, 1991 |
Il
fatto che, prima di dedicarsi completamente alla scrittura di
romanzi, fumetti e film, Van
Hamme
fosse stato ingegnere commerciale, professore di economia politica e
manager di varie multinazionali, gli ha certo reso più facile
ambientare i suoi complotti letterari e fumettistici nel mondo
dell’alta finanza e dello scacchiere politico internazionale. Non
solo l’autore conosce benissimo gli ambienti altolocati e i
meccanismi economico-legali che descrive nei suoi racconti, ma a
partire da essi costruisce thriller appassionanti e ricchi di colpi
di scena, in cui i dati tecnici essenziali alla narrazione non
risultano mai pesanti o noiosi per i lettori e in cui viene da
chiedersi quanto siano fantasiose le storie narrate e quanto ci sia
di possibile nella realtà.
Mentre
XIII
evidenzia l’assoluta mancanza di scrupoli degli oscuri complotti
che, attraverso manipolazioni e ricatti d’ogni genere, hanno per
oggetto la ricerca del potere politico, in Largo
Winch
assistiamo alla lotta senza esclusione di colpi, combattuta ai
massimi livelli finanziari, da chi vive immerso nella concorrenza
priva di etica del capitalismo più sfrenato, inseguendo e
rispettando solo il continuo arricchimento senza limiti.
Si
tratta di due ambiti strettamente intrecciati, complementari e
altrettanto cinici, dai quali non c’è da stupirsi che l’autore
abbia preferito allontanarsi, in cambio del piacere di poter vivere
raccontando storie incentrate su eroi che tentano almeno di opporsi a
tale stato di cose. Sia Largo Winch che XIII infatti, come dei corpi
estranei, entrano in quegli ambienti di potere scardinandone le
logiche e portando la sfida di un singolo individuo a un intero
sistema basato soltanto sul denaro, sull’opportunismo e sulla
sopraffazione violenta.
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XIII vol. 1 - Dargaud, 1984 |
XIII
è
un uomo misterioso e senza memoria ritrovato ferito privo di sensi su
una scogliera, che ha, come unico segno di riconoscimento, il numero
romano che dà il titolo alla serie tatuato su una spalla. Una volta
guarito, la ferita alla testa gli ha lasciato solo una scia di
capelli bianchi su una tempia, ma coloro che già avevano tentato di
ucciderlo non gli danno tregua. Dopo aver eliminato alcuni killer che
lo minacciavano meravigliandosi lui stesso dei suoi riflessi, deve
scoprirne i mandanti prima che siano loro a rintracciare lui.
Si
trova così coinvolto in un complotto relativo all’assassinio
appena avvenuto di un presidente degli Stati Uniti, delitto di cui è
accusato come esecutore materiale. La trama, che a questo punto
diverge da quella del romanzo di Ludlum,
si ispira praticamente all’omicidio di John
F.
Kennedy,
trasferendolo negli anni ’80.
Nei
successivi episodi, a XIII sono attribuite molte identità diverse.
Ogni volta che crede d’aver ricostruito il proprio passato, scopre
che si trattava di un’identità fittizia che aveva assunto e che ne
nascondeva un’altra. Questo continuo gioco, come una versione
aggiornata della miglior tradizione del feuilleton, albo dopo albo
tiene i lettori sulla corda, procrastinando sempre più in là la
scoperta della verità e la fine della serie, anche dopo che il
complotto iniziale su chi avesse commissionato l’omicidio del
presidente è ormai stato svelato.
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XIII vol. 19 - Dargaud, 2007 |
Nonostante
tutto, dopo il 18° album di XIII,
contenente un flashback disegnato da Jean Giraud su quello che
dovrebbe essere il vero passato del personaggio, il ciclo di Van
Hamme e Vance arriva a conclusione nel 2007 col 19° album, in realtà
il 18° a fumetti. Infatti il 13° volume non contiene una storia
disegnata, ma una sorta di enciclopedia della saga, corrispondente a
un dossier segreto che compare nella serie stessa.
Visto
l’enorme successo di vendite, la fine del ciclo degli autori
originali non ha però potuto impedirne la prosecuzione a opera di
altri. Oltre alla serie parallela XIII
Mystery,
realizzata da autori sempre diversi sotto la supervisione di Van
Hamme, che dal 2008 sviluppa i retroscena della saga esplorando il
passato dei vari personaggi, è così iniziato dal 2011 anche un
secondo ciclo della serie principale tuttora in corso, realizzato da
Yves Sente per i testi e da Youri Jigounov per i disegni, che prende
l’avvio dalla storia del Mayflower.
La
serie XIII
è stata pubblicata in Italia dall’Eura Editoriale dal 1990, sul
settimanale Lanciostory,
e
poi raccolta dal 1992 negli album cartonati della collana Euracomix.
La serie cartonata a colori è stata poi ristampata e proseguita
dalla Panini Comics dal 1999. I primi cinque episodi sono stati
ristampati nel 2005, nel n°54 de I
Classici
del Fumetto di Repubblica Serie Oro.
Invece
l’Aurea Editoriale erede dell’Eura, tra il 2012 e il 2013, ha
ristampato in dieci albi dal formato ridotto in bianco e nero, con
due episodi per numero, tutto il primo ciclo di Van Hamme e Vance (a
eccezione del vol. 13) e i primi due episodi del secondo ciclo.
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XIII, edizione mensile n. 3 - Aurea, 2013 |
L’idea
iniziale di Largo Winch, la storia di un uomo che eredita suo
malgrado un’enorme multinazionale e deve difendersi da chi vuole
impadronirsi della sua fortuna, venne a Jean Van Hamme nel 1973,
quando non aveva ancora lasciato il lavoro di manager e insieme al
redattore capo di Tintin,
Michel
Régnier, cercava spunti per fumetti da proporre ad autori ed editori
statunitensi. Una prima versione cominciò anche a essere disegnata
da John Prentice (l’allora ultrasessantenne disegnatore di Rip
Kirby) ma il progetto fu accantonato.
Cinque
anni dopo, la storia fu rielaborata da Van Hamme nel primo romanzo
della serie di Largo Winch, pubblicato dall’editrice Mercure de
France. Le spasmodiche scene di sesso e violenza che si alternano
freneticamente nel libro ricordano i già citati romanzi di
spionaggio di Gérard De Villers con l’agente segreto Malko Linge,
detto S.A.S., personaggio con cui Largo Winch condivide anche una
certa assonanza nel nome.
Passarono
altri tredici anni prima che Van Hamme traesse dai propri romanzi gli
album a fumetti di Largo Winch
disegnati
da Francq, di cui i primi due corrispondono al primo romanzo con una
sostanziale fedeltà e varie differenze, così come ci sono state
altre modifiche nella successiva versione cinematografica.
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SAS, I Capolavori di Segretissimo n. 34 - Mondadori, 1977 |
Il
romanzo inizia col suicidio del paralitico Nerio Winch, re della
finanza che anni prima ha segretamente adottato in Jugoslavia il
piccolo orfano Largo e che, dopo aver saputo d’avere un cancro al
cervello, si uccide lasciandogli in eredità il suo impero economico
del valore di cinque miliardi di dollari, insieme al costante rischio
di essere assassinato da chi mira a impossessarsene. Nel fumetto
invece Nerio è ucciso da qualcuno che lo fa precipitare dall’alto
del suo grattacielo di ventiquattro piani, un inizio che ricorda
Watchmen
di
Alan Moore (che, essendo uscito quattro anni prima, potrebbe in
effetti aver ispirato la modifica), mentre, dato il tempo trascorso e
l’inflazione galoppante, il valore dell’eredità di Largo sale
nei fumetti a dieci miliardi.
Questi
piccoli cambiamenti non modificano l’andamento della storia. Colui
che nel romanzo aveva provocato indirettamente il suicidio di Nerio,
alla fine risulterà essere lo stesso che lo ha assassinato di
persona nel fumetto e per gli stessi motivi. Nella versione
cinematografica si scoprirà invece che il colpevole è un’altra
persona del tutto diversa, forse allo scopo di mantenere la suspense
anche per chi aveva già letto la storia.
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Largo Winch di Philippe Francq - Dupuis, 2010 |
La
principale modifica nei fumetti di Largo Winch (in cui le prime
duecento pagine del primo romanzo sono condensate in quarantasei
pagine disegnate) è il taglio di varie parti del racconto. È
eliminata per esempio la storia di come la famiglia Winczlav dal
Montenegro emigrò in America, cambiando nome in Winch, e sono
sparite anche molte altre scene, insieme a una gran quantità di
dettagli più o meno scabrosi e truculenti.
In
compenso, nel secondo episodio a fumetti, sono stati aggiunti alcuni
flashback, che non erano presenti nel libro, sull’infanzia e la
gioventù di Largo in Jugoslavia e sui suoi problematici rapporti col
padre adottivo.
Inoltre
vari personaggi del fumetto hanno nomi e nazionalità diverse dalla
versione letteraria, a cominciare dall’amico che Largo conosce nel
primo libro, in una prigione turca. Nel romanzo è un ladro
israeliano di nome Simon
Ben Chaïm, mentre nel fumetto e nei telefilm diventa il ladro
svizzero Simon Ovronnaz.
Nel film invece il personaggio di Simon è completamente assente e le
sue caratteristiche di simpatica canaglia senza troppi scrupoli sono
fatte confluire nella personalità del protagonista, che sullo
schermo diventa così ancor più scapestrato, aggressivo e
spericolato di quanto non fosse già nelle pagine scritte e
disegnate.
Del
Largo Winch letterario, tra il 1977 e il 1980 Jean Van Hamme ha
scritto sei romanzi, che in Italia sono stati pubblicati da Mondadori
dal 1981 e nella collana Segretissimo
tra
il 1996 e il 1998.
Del
Largo Winch a fumetti sono usciti diciotto album editi in patria
dalla Dupuis, in parte ispirati ai romanzi ma con tutte le storie
suddivise in due volumi e pubblicate in ordine diverso. In Italia li
ha tradotti l’Eura Editoriale a poca distanza dagli originali,
prima a puntate su Lanciostory
e poi in volumi, quindici episodi sulla collana Euramaster
e tre sulla collana Aureacomix.
I primi quattro sono anche stati ristampati nel quattordicesimo
volume della serie I
Maestri del Fumetto,
allegata a Panorama
e a Il
Sole 24 Ore nel
2009.
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Colby di Greg |
Nel
1991, l’esperto sceneggiatore Greg (Michel Régnier) scrive invece
i testi di una breve serie poliziesca dallo stile un po’ più
classico e ambientata infatti negli anni ’40, Colby,
disegnata dal meticoloso Michel Blanc-Dumont, un artista più noto
per le sue storie western. Il protagonista è il pilota di aerei
Philip Colby, che, congedato dopo la fine della guerra, apre
un’agenzia investigativa insieme a due suoi compagni di volo.
Nonostante
l’impostazione un po’ convenzionale, che ricorda molto i fumetti
di eroi americani di quell’epoca come Steve Canyon e Johnny Hazard,
gli autori si rendono conto che il tempo è trascorso e affrontano il
genere poliziesco con un taglio post-moderno, analogo a quello dei
western disegnati da Blanc-Dumont.
I
tre membri dell’Agenzia Blue Sky (Colby, Taxi e Warsow) agiscono
cioè in un mondo ormai meno ingenuo e con uno spirito più ironico e
progressista degli eroi del passato. Infatti nei vari episodi hanno a
che fare anche con temi un po’ scomodi, come il bisogno di
integrazione dei Nativi Americani, le persecuzioni contro i cittadini
d’origine giapponese nel corso del conflitto, la costruzione
fittizia dei miti hollywoodiani attraverso i film di propaganda
bellica, o i rapporti tra l’Esercito americano e la Mafia italiana
stretti durante la guerra.
Di
Colby sono usciti tre album, editi da Dargaud tra il ’91 e il ’97.
In Italia i primi due sono usciti subito dopo sulla rivista
L’Eternauta,
mentre nel 2013 l’intera serie è stata raccolta dalla Cosmo in
albo formato bonellide.
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Alpha di Youri Jigounov |
Tornando
allo spionaggio, dopo la fine della Guerra Fredda le serie di Van
Hamme hanno dimostrato che, anche in una situazione internazionale
confusa e incerta come l’attuale, non solo è possibile continuare
a raccontare storie appassionanti, ma perfino con situazioni più
originali e interessanti di quelle del passato.
XIII
e Largo
Winch
sono così stati seguiti da altri fumetti di taglio simile, tra cui
il migliore è forse Alpha,
nome in codice dell’agente della CIA Dwight Tyler creato nel 1995
da Pascal Renard e Youri Jigounov per le concorrenti Editions du
Lombard. La prematura scomparsa di Renard dopo i primi due episodi,
fece sì che i testi fossero poi affidati a Mythic. Jigounov invece,
per il meticoloso realismo dei suoi disegni una quindicina d’anni
dopo è stato scelto per proseguire la serie XIII.
Il suo lavoro su Alpha
a quel punto diventa quello di sceneggiatore, mentre i disegni della
serie dell’agente Tyler sono attualmente affidati a Chris Lamquet.
Alpha
è un agente che opera dal quartier generale della CIA che si trova a
Langley, in Virginia, di solito collaborando con la collega d’origine
vietnamita Sheena Ferguson, che è chiaramente innamorata di lui.
L’impostazione accurata e plausibile della serie, oltre al XIII
di Van Hamme, ricorda i romanzi con l’agente della CIA Condor
scritti da James Grady tra il 1974 e il 1975 (dal primo dei quali fu
tratto il film I
Tre Giorni del Condor),
in cui il protagonista non affronta i soliti agenti sovietici ma
delle deviazioni interne alla sua stessa organizzazione, dovendo
diffidare di tutti, compresi i suoi superiori. Anche Alpha ha spesso
dei contrasti coi suoi capi e fa in segreto delle scelte personali
simili a quelle attribuite all’agente Condor nel film.
|
Alpha, vol. I. Euramaster n. 1. Eura, 2000 |
Come
i romanzi di Grady e le storie di XIII, la serie Alpha
evidenzia la cinica indifferenza e il marciume che sembrano essere
parte integrante del mestiere di spie o agenti governativi in genere.
Il principale problema del protagonista, lavorando in tale ambiente,
è quello di essere invece uno che crede ancora nella giustizia.
Nel
primo episodio Alpha è a Parigi, dove si innamora di una agente
russa occasionale, il ché, nonostante i recenti cambiamenti,
continua a non essere ritenuto opportuno per un agente americano.
L’azione si sposta quindi in Russia, per un intricato scontro tra
vari gruppi locali, e poi in altri paesi. Gli eventi scatenanti delle
storie nascono a volte proprio dai mutamenti politici sopravvenuti a
Est, che spingono ex-agenti e militari sia dell’Est che dell’Ovest
a sfruttare diversamente i loro talenti e conoscenze. Ma non tutte le
missioni hanno successo, anche perché a volte l’obiettivo del
governo USA differisce da ciò che Alpha considera giusto fare.
Di
Alpha
è
uscita finora una dozzina di album (l’uscita del tredicesimo è
prevista per novembre 2014). A parte il decimo che contiene un
dossier come quello della serie XIII,
sono stati tutti editi in Italia dall’Eura, che dal 2000 a oggi ne
ha pubblicati nove volumi della collana Euramaster
e due nella collana Aureacomix.
Nel
2010 è iniziata una serie parallela sul passato del personaggio
intitolata Alpha
Prime Armi,
realizzata da Eric Loutte e Emmanuel Herzet e ambientata quando
Dwight Tyler era sottufficiale di una squadra speciale
dell’aeronautica USA. Anche il primo album di questa serie è
uscito in Italia nella collana Aureacomix.
|
Gil St André n. 3 - Glénat, 1999 |
1995-2000:
Persone scomparse e amori ritrovati
A
metà anni ’90, l’autore completo Jean-Charles Krahen
reintrodusse un tema già usato in fumetti polizieschi come Cobalt
e Kelly
Green,
quello della persona scomparsa. Ma invece di concentrare i vari
episodi della sua serie su diversi casi di sparizioni da risolversi
rapidamente, fece tesoro anche lui della grande lezione di
sceneggiatura di Van Hamme in una serie lunga come XIII
e per vari volumi impostò il suo fumetto su un unico presunto
rapimento da risolvere, la cui soluzione veniva ogni volta
procrastinata agli episodi successivi.
Così
nella sua serie Gil
Saint André
iniziata nel 1996, all’improvvisa scomparsa di Sylvia, la bella
moglie del protagonista, avvenuta nel primo episodio, segue una lunga
serie di investigazioni del marito, assistito fin dall’inizio dalla
bella ispettrice d’origini algerine Djida Feshaoui, in cui ogni
volta la traccia seguita porta a una soluzione parziale del caso, ma
senza riuscire ancora a ritrovare veramente la donna.
In
pratica, a ogni episodio, mistero si aggiunge a mistero e anche se,
alla fine del quinto album, la moglie di Gil viene riportata
finalmente a casa, non ritornerà definitivamente accanto al marito
fino alla fine di un secondo ciclo, nell’ottavo album. Le
sceneggiature di Krahen in questa serie sono un po’ come un gioco
di destrezza, in cui a volte sembra che l’azione si sia ormai
fermata ma poi il giocoliere la rimette in movimento con un gesto. Il
sospetto che viene è che alla fine del primo ciclo l’autore avesse
avuto davvero l’intenzione di porre fine alla vicenda, ma che poi
si sia deciso a proseguirla, ricorrendo peraltro a un tipico
escamotage da feuilleton, che non si può anticipare qui per non
rovinare la sorpresa a chi volesse leggere la storia.
|
Gil St André. 2010 |
A
complicare l’intreccio contribuisce anche un dilemma sentimentale,
visto che, in assenza della moglie, che pure ha sempre continuato a
cercare freneticamente, Gil Saint André non riesce a evitare di
intrecciare una relazione anche con la bella poliziotta Djida,
chiaramente innamorata di lui. Tutte queste belle ragazze che si
innamorano dei protagonisti in queste serie, servono certo ad
alimentare l’ego maschile degli autori e forse anche dei lettori
maschi che si immedesimano nell’eroe, ma possono anche svolgere,
come in questo caso, una precisa funzione narrativa. Nel secondo
ciclo infatti, Gil si trova combattuto tra due situazioni altrettanto
gravi, se proteggere la sua famiglia che è ancora minacciata da
pericolosi criminali, o aiutare Djida a sventare il matrimonio a cui
sua sorella minorenne sta per essere obbligata con la forza in
Algeria.
Nonostante
i suoi buoni risultati anche come disegnatore, la bravura di
Jean-Charles Krahen come sceneggiatore, che si fa sempre più
evidente in questa serie thriller, giustifica il fatto che dal terzo
all'ottavo episodio abbia preferito concentrarsi solo sui testi,
lasciando i disegni a Sylvain Vallée.
Di
Gil
St André sono
usciti finora undici album editi in Francia dalla Glénat. I primi
otto sono stati pubblicati in Italia in volumi dall’Eura
Editoriale, nella collana Euramaster,
e
ristampati in formato bonellide in bianco e nero dalla GP Publishing
in una serie di tre albi iniziata nel 2012, di cui l’ultimo, col
doppio delle pagine e contrassegnato come n°3+4, è stato pubblicato
l’anno dopo in collaborazione con le Edizioni BD.
Nel
settembre 2014 (in contemporanea con questo articolo) esce un quarto
albo in formato bonellide di Gil
St André,
edito dall’Editoriale Cosmo e contrassegnato come n°5, con gli
ultimi tre episodi finora realizzati.
|
Il Canto delle Strigi - Planeta, 2008 |
Un
altro filone di thriller francesi a fumetti che si impone nuovamente
dalla fine degli anni ’90, è quello delle storie legati a temi
dell’occulto e del mistero soprannaturale. Pur ricollegandosi
idealmente a fumetti del passato come Bob
Morane
e Pharaon,
incentrati su un singolo eroe che indaga sui casi in questione, le
storie simili hanno oggi maggiori legami col genere spionistico e una
struttura narrativa più corale e complessa.
È
il caso della serie Les
Chant des Stryges (Il
Canto delle Strigi),
iniziata nel 1997 con i testi di Corbeyran e i disegni di Richard
Guerineau. Questa inizia con un attentato contro una base militare
segreta, durante una visita del presidente degli Stati Uniti.
L’intervento di un’atletica donna misteriosa, evidentemente un
agente di qualche organizzazione segreta, evita il peggio, mentre il
responsabile della sicurezza, Kevin Nivek, viene scelto come capro
espiatorio e sospeso dal servizio. Sul luogo dell’attentato viene
trovato un apparente cadavere non umano, che poco dopo scompare. Da
qui prendono l’avvio le indagini di Kevin e la sua pista converge
con quella della donna, che durante l’attentato aveva intravisto la
creatura. L’espressione “Il
Canto delle Strigi”
appare per la prima volta in un messaggio enigmatico lasciato a Kevin
da un vecchio amico, alla fine del primo episodio. Mentre il gruppo
si andrà via via arricchendo di nuovi membri (anche qui finirà per
ritornare il solito triangolo con due donne innamorate del
protagonista maschile), ciò che si scoprirà negli episodi
successivi non si può ovviamente svelare, ma non è esattamente
qualcosa di questo mondo.
Come
si vede l’impostazione non è più quella dei classici eroi aitanti
e solitari alla Brick Bradford, che risolvevano tutto affibbiando
quattro sganassoni ai cattivi o ai mostri di turno, ma anche se
l’azione e la violenza non manca, si rifà piuttosto a moderni
telefilm come X-Files,
mentre il look dark della protagonista potrebbe benissimo aver
ispirato quello dei protagonisti del film Matrix,
uscito nelle sale pochi anni dopo.
Le
convincenti sceneggiature di Corbeyran, di episodio in episodio,
svelano col contagocce la soluzione del mistero, che ha anche
“qualcosa
a che vedere col mistero della vita”
e gli efficaci disegni di Guerineau, arricchiti dai colori ad
acquerello di Isabelle Merlet, contribuiscono all’atmosfera cupa e
oscura dell’opera.
La
prima stagione della serie Il
Canto delle Strigi,
composta originariamente da sei album editi in Francia dalla
Delcourt,
in
Italia è stata raccolta in un unico volume pubblicato nel 2008 dalla
Planeta DeAgostini.
|
I Ribelli, edizione originale |
Di
impostazione molto diversa è invece la serie in tre album Les
Révoltés
(I
Ribelli),
pubblicata dal 1998 dalla Glénat, con i testi di Jean
Dufaux e
i disegni di Marc
Malés. La storia si svolge nell’America del 1951 e inizia col
suicidio del ricco rampollo dell’alta borghesia James Sterling.
Intanto nella mente di sua sorella Blanche e in quella dell’amico
produttore Waldo Harlang, si avvicendano i flashback su come quindici
anni prima lei lo avesse raccolto quando era solo un giovane
vagabondo, intrecciando una relazione con lui, mentre la madre di
lei, la signora Sterling, presentando Waldo alle persone giuste
dell’ambiente cinematografico, gli aveva permesso di iniziare dal
nulla la carriera di scrittore di film e produttore, per cui scoprì
di avere del talento.
Le
prime complicazioni vennero dal fatto che Blanche restò incinta
mentre, oltre alla relazione con Waldo, ne aveva una anche col
proprio fratello. Solo la liberazione di Blanche dalla clinica in cui
il padre l’ha fatta rinchiudere, permetterà a Waldo di conoscere i
tasselli mancanti e di prender parte alla prosecuzione di una storia
complessa in cui agiscono personaggi meschini e corrotti
dell’ambiente del cinema e della malavita, in cui seguono altre
morti, in cui le ribellioni contro lo strapotere della ricchezza sono
sia esterne che interne alla famiglia Sterling e in cui forse alla
fine i colpevoli di quanto accade sono tutti e nessuno, come nella
vita.
Mentre
i testi di Dufaux sono spietati e stringenti, come una tela di ragno
che si avviluppa inesorabilmente attorno ai personaggi, i disegni di
Malés, dettagliati negli sfondi e negli scenari, hanno qualche
rigidità e incertezza nell’espressività e nel dinamismo dei
personaggi, ma il loro stile un po’ datato è perfettamente
adeguato al contesto dell’epoca in cui è ambientata la storia. I
tre album della serie I
Ribelli
in Italia sono stati raccolti un unico albo, in formato bonellide e
in bianco e nero, edito dall’Editoriale Cosmo nel 2013.
|
Frank Lincoln n. 4 - Glénat, 2005 |
Nel
2000, dopo il Gil
Saint André
di
Jean-Charles
Krahen, tocca a un altro autore completo come Marc Bourgne sviluppare
un tema simile nella serie Frank
Lincoln,
ambientata in Alaska e altri paesi, che guarda caso è pubblicata
dalla stessa casa editrice, forse per bissare il successo della serie
precedente. Anche qui il tema principale presente in tutti gli
episodi è la sparizione della moglie del protagonista. Ma insieme a
tante similitudini (come una vaga somiglianza tra i due eroi o il
fatto che entrambi hanno un figlia), la nuova serie presenta anche
molte differenze rispetto a quella ideata da Krahen e, per certi
versi, risulta più plausibile.
Mentre
Gil Saint André è un giovane uomo d’affari che si improvvisa
investigatore, Frank Lincoln è un maturo ex-poliziotto che ha
lasciato il lavoro e aperto un’agenzia di investigazione per poter
indagare liberamente sulla scomparsa della moglie. Mentre Gil trova
rapidamente degli indizi che gli permettono di avvicinarsi al
ritrovamento di sua moglie (o almeno di farglielo sperare), Frank ha
indagato per anni senza risultati, ma non si arrende e continua a
cercarla e a lavorare come investigatore, sperando che qualche caso
su cui indaga possa aiutarlo a far luce sulla sparizione della
moglie, cosa che accadrà alla fine del primo episodio. Mentre la
moglie di Gil è una casalinga, quella di Frank era un’agente
dell’FBI, il ché può aver a che fare con la sua scomparsa. Mentre
la figlia di Gil è molto piccola e non ha un ruolo attivo nelle
storie, quella di Frank è adolescente, perciò ha una funzione più
importante nei racconti e un rapporto un po’ conflittuale col
padre.
|
I.R.$. All Watcher di Marc Bourgne |
Inoltre
in Frank
Lincoln le
presenze femminili sono di più rispetto alla serie di Krahen. Quasi
a ogni episodio Frank ha accanto una diversa partner nelle indagini,
a volte lasciandosi andare e a volte resistendo di fronte alle loro
grazie. Anche lui così finirà per innamorarsi di una delle
investigatrici che ha conosciuto, quella di una compagnia
assicurativa apparsa nel secondo episodio, l’unica a rimanere nella
serie come presenza fissa, perché l’eroe ha bisogno di qualcuno
che resti vicino a sua figlia in sua assenza. Anche se non se rende
conto, in questo modo è un po’ come se, inconsciamente, l’avesse
scelta per prendere il posto di sua moglie.
Riguardo
a quest’ultima, dopo un accurato lavoro di indagine che fa compiere
a Lincoln un passo avanti a ogni episodio, sarà ritrovata nel sesto
album e il motivo della sua sparizione risulterà essere
completamente diverso rispetto a quello della moglie di Gil Saint
André. L’autore, pur nelle affinità, è riuscito a differenziare
molto bene la sua serie dalla precedente, creando un personaggio
forse meno simpatico, ma più verosimile.
Rispetto
a Krahen inoltre, Bourgne dimostra una maggiore sicurezza e
precisione anche nei disegni, oltre che nelle sceneggiature, che gli
permette di realizzare da solo tutti e sei gli album finora usciti
del suo Frank
Lincoln,
anche se con una pausa di sei anni tra il quarto e il quinto dovuta
ad altri suoi impegni. In quel periodo infatti stava lavorando ai
disegni della serie di fantascienza Voyager
e
poi anche a quelli di un’altra serie thriller scritta da Stephen
Desberg intitolata IR$
All Watcher,
con protagonista l’agente Larry Max.
In
Italia Frank
Lincoln
è stato pubblicato sul settimanale Lanciostory
dal 2003, mentre nel 2014 l’intero ciclo è stato raccolto
dall’Editoriale Cosmo in una miniserie di tre numeri in formato
bonellide e in bianco e nero.
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Blacksad di Juanjo Guarnido |
Tra
tanti thriller realistici moderni, si inserì nel 2000 una serie
dalle atmosfere più classiche ambientata nella New York degli anni
'50, ma a suo modo anch’essa originale, che nel 2004 vinse il
premio per il miglior disegnatore al festival di Angoulême. Si
tratta del fumetto hard boiled Blacksad,
creato da due autori spagnoli e pubblicato dalla Dargaud, in cui i
testi polizieschi di Juan Dìaz Canales, già collaboratore di Carlos
Sampayo nelle storie del detective Alack Sinner, si uniscono alle
stilizzazioni antropomorfe dell’ex-animatore Juanjo Guarnido, che
con questo primo fumetto ottenne un grande successo personale dopo
aver lavorato in precedenza presso la filiale parigina della Disney.
Il
risultato è una serie decisamente drammatica, ma i cui protagonisti
invece che esseri umani sono felini e animali di varie specie, a
seconda del carattere dei diversi personaggi, il ché rientra
dopotutto nella storica tradizione franco-belga di far vivere dei
racconti avventurosi anche a eroi in stile cartoon. Va detto comunque
che, nonostante i personaggi siano animali umanizzati, gli sfondi,
gli abiti e anche certi tipi femminili sono estremamente dettagliati
e realistici, accrescendo così la verosimiglianza e la serietà
delle storie.
In
Italia, i cinque album cartonati del gatto detective Blacksad sono
stati pubblicati dalla Lizard, poco dopo le edizioni originali.
|
James Healer di Giulio De Vita |
2000-2010:
Investigatori paranormali e thriller dell’occulto
È
l’italiano Giulio De Vita a disegnare nel 2001 col suo bel segno
tondeggiante il primo episodio di un altro thriller un po’ anomalo,
anche se non proprio soprannaturale, la serie James
Healer (Healer
in inglese significa Guaritore),
scritta da Yves Swolfs e pubblicata in volume dall’anno seguente
dalle Editions du Lombard. Il protagonista è uno sciamano bianco
allevato dagli indiani Shoshones, un eroe quindi ecologista e
pacifista, che infatti non usa armi e che mette la sua capacità di
leggere le anime al servizio della polizia, per aiutarla a risolvere
dei casi difficili. Nonostante le premesse, a parte qualche rapida
visione interiore, la serie si mantiene su un piano del tutto
realistico, con un andamento simile a un telefilm. Essendo ambientata
negli Stati Uniti di oggi, James Healer non cavalca un mustang ma un
cavallo d’acciaio a due ruote. È in groppa alla sua
Harley-Davidson che giunge al paese di Camden Rock, per indagare
sull’assassinio di tre ragazze. Risolvendo il caso, durante i primi
due episodi, Healer finirà per mettere a nudo, usando le doti di un
buon psicologo, le ipocrisie e le meschinità nascoste dietro il
perbenismo dei cittadini altolocati del posto.
Nel
terzo episodio invece, Healer risponde alla richiesta di aiuto di un
amico indiano, la cui figlia è fuggita di casa con un ricco ragazzo
viziato mettendosi in guai molto seri. Lo sciamano bianco cerca di
intercettarla prima delle pallottole della polizia, in un
inseguimento disperato che ricorda un po’ il film Thelma
& Louise.
Lo
stile di De Vita, realistico e dettagliato eppure anche ricco di
deformazioni grottesche, in questo caso risulta perfetto per rendere
certe scene un po’ visionarie, anche quando non rappresentano nulla
di irreale.
I
tre album di James
Healer,
usciti nell’arco di tre anni fino al 2004, in Italia sono stati
raccolti in un numero unico, di formato bonellide in bianco e nero,
pubblicato dalla GP Publishing nel 2012.
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Le Décalogue vol. 1 - Glénat, 2001 |
Sempre
nel 2001 esce anche il primo capitolo di un thriller più ambizioso,
che tocca temi molto delicati, scomodi e attuali, come il fanatismo
religioso e il rapporto difficilmente dimostrabile tra le fedi
monoteiste e i cosiddetti fatti storici su cui pretendono di basarsi,
viste anche le tante versioni alternative e leggende non ortodosse
sui loro presunti fondatori e profeti. Il titolo della serie è Le
Décalogue (Il
Decalogo)
e la sceneggiatura dei dieci album di cui l’opera si compone è di
Frank Giroud, mentre le belle copertine sono di Gilles Scheid e i
disegni interni vedono avvicendarsi Joseph Behé, Giulio De Vita,
Jean-François Charles, Tomaz Lavric, Bruno Rocco, Alain Mounier,
Paul Gillon, Lucien Rollen, Michel Faure e Franz Drappier, una
squadra di artisti europei che comprende almeno due o tre autentici
maestri del fumetto internazionale.
Al
centro del complesso intreccio della serie sta un libro rarissimo,
per possedere o per distruggere il quale molti sono disposti a
uccidere o morire. Il sibillino titolo del testo è Nahik
e al suo interno sarebbe riprodotto fedelmente un decalogo di
precetti morali attribuiti al profeta Maometto. Secondo alcuni, tali
comandamenti perduti, se fossero resi noti, potrebbero modificare
l’atteggiamento dei fondamentalisti rispetto ad altre fedi e
credenze, poiché condannano esplicitamente ogni forma di
intolleranza e violenza con frasi semplici e dirette come “Perdonerai
i tuoi nemici” ,
oppure“Farai
amare Dio con l’esempio e non con la forza.”
La
questione se simili frasi avrebbero potuto essere scritte da Maometto
è spinosa, poiché se è vero che, a quanto si tramanda, il Profeta
rimproverava aspramente coloro che compivano azioni crudeli e
massacri in nome della sua religione, è anche vero che fu lui il
primo a guidare degli eserciti per imporla con la forza.
|
Le Décalogue vol. 8 - Glénat, 2002 |
L’ingenuità
dei personaggi de Il
Decalogo
sta comunque nell’illudersi che la follia del fanatismo, alimentata
dagli arroganti giudizi moralisti su cui il monoteismo si basa, possa
essere influenzata da poche frasi che invitino alla tolleranza. Nella
Bibbia e nel Corano frasi simili già esistono, ma ciò non ha mai
impedito ai fanatici religiosi di massacrare chi la pensi
diversamente in nome del loro dio. Il problema deriva dalle certezze
inamovibili di chi è condizionato a credere ciecamente a verità
calate dall’alto. Questi aspetti della questione sono trattati nel
secondo episodio, di cui è protagonista un membro di un gruppo
islamico armato.
Altri
personaggi entrano in contatto col libro perduto nei vari capitoli
della serie, ognuno opera di un diverso disegnatore e ambientato in
una diversa epoca. Ai complessi ed elevati temi trattati, pur con la
leggerezza di una storia d’azione, si accompagna quindi
un’elaborata struttura narrativa, che vede l’ordine dei vari
capitoli procedere a ritroso, dal presente fino all’epoca in cui
l’immaginario Decalogo sarebbe stato scritto.
Così
si chiarisce poco a poco come il testo sia stato tramandato passando
di mano in mano, mentre il thriller contemporaneo lascia sempre di
più il posto a un racconto storico. La rivelazione finale, su come
il Decalogo sia stato redatto, coniuga l’esigenza di non offendere
troppo la sensibilità religiosa dei Musulmani con quella di fornire
un monito a coloro che si fidano ciecamente delle leggende
scambiandole per realtà.
I
dieci album originali de Il
Decalogo,
ognuno dedicato a un diverso comandamento, furono pubblicati in
Francia dalla Glénat nell’arco di soli tre anni, grazie al lavoro
contemporaneo dei dieci artisti
coinvolti.
In Italia apparvero immediatamente dopo, in dieci volumi cartonati
analoghi all’edizione francese pubblicati dalla Panini Comics, e
sono stati ristampati a distanza di dieci anni in una miniserie di
quatto numeri in formato bonellide in bianco e nero, edita
dall’Editoriale Cosmo tra il 2013 e il 2014. In queste edizioni
italiane purtroppo manca il volume di cento pagine intitolato
L’Undicesimo
Comandamento
e pubblicato dalla Glénat nel 2003 a completamento dell’opera, in
cui sono contenuti, oltre a un esauriente dossier sui retroscena
della saga esposti in forma di documenti storici, anche cinque brevi
racconti a fumetti che chiariscono il successivo destino di alcuni
personaggi e il modo in cui si erano svolti determinati avvenimenti
chiave della storia.
|
Lés Demons d'Alexia n. 1 - Dupuis, 2004 |
Dal
2004 la Dupuis pubblicò invece in Belgio una serie thriller dallo
stile cartoon tipicamente francofono dedicata al mondo dell’occulto,
Le
Démons d’Alexia (I Demoni di Alessia),
scritta da Dugomier e disegnata da Ers, la cui eroina è una giovane
esorcista che lavora per il Centro di Ricerca sui Fenomeni
Soprannaturali e che quando libera i propri poteri per affrontare
delle minacce arcane, rischia di esserne sopraffatta lei stessa.
In
questo periodo la diffusione dei thriller esoterici, anche in
Francia, fu evidentemente dovuta al successo di un best seller come
Il
Codice Da Vinci di
Dan Brown, a cui deve forse qualcosa anche l’impostazione degli
album di Alexia, che è in pratica una studiosa dell’occulto, solo
che in fumetti come questo la fantasia è lasciata più libera e
all’andamento da romanzo investigativo si accompagnano molti
elementi soprannaturali.
|
Je Suis Légion n. 2 - Humanoids, 2006 |
Ancora
più inquietante e tenebrosa è la serie in tre album Je
Suis Légion
(Io Sono Legione), scritta da Fabien Nury e disegnata dall’americano
John Cassaday, un thriller spionistico dai contenuti soprannaturali
tendenti all’horror pubblicato dalla Humanoids Inc. tra il 2004 e
il 2007. La storia si svolge nel 1942, in piena Seconda Guerra
Mondiale, e ha un andamento corale, con azioni parallele in paesi
diversi. C’è l’indagine dell’agente segreto britannico Stanley
Pilgrim sul misterioso omicidio di un ricco industriale, c’è la
missione del partigiano rumeno Karel Ricek per eliminare un gerarca
nazista, c’è lo sforzo dell’agente del controspionaggio tedesco
Hermann von Kleist per sabotare un progetto segreto di quel gerarca,
c’è l’esperimento del suddetto gerarca Rudolf Heyzig che
dovrebbe procurare al Terzo Reich l’arma finale e soprattutto c’è
colei che dovrebbe fornire quell’arma finale, una bambina rumena di
dieci anni di nome Ana Anslea, dotata di ricordi che risalgono a
molti secoli prima e di un potere che le permette di controllare le
altre persone a piacimento.
È
una storia che fonde in modo molto originale i miti delle possessioni
e dei vampiri, riuscendo a farlo senza che nel racconto ci sia
nessuna creatura che si possa identificare con un demone o un vampiro
classico.
|
Le Cronache di Legione n. 2 - Panini, 2012 |
A
Je
Suis Légion ha
fatto seguito il prequel in quattro album Les
Croniques de Légion (Le
Cronache di Legione),
pubblicato dalla Glénat tra il 2011 e il 2012, in cui i testi di
Nury sono illustrati da vari artisti internazionali, Mathieu Laufrey,
Zang Xiaoyu, Tirso e anche l’ex-disegnatore di Nathan Never Mario
Alberti, che si fa onore a sua volta con sequenze di grande fascino e
impatto visivo ambientate nel Sud-America del 1500. In questo prequel
infatti, le scene disegnate dai vari autori sono ambientate in luoghi
e epoche diversi.
Il
thriller spionistico della serie madre, di cui sono conservati i
contenuti inquietanti e soprannaturali, lascia il posto a un fumetto
storico altrettanto cupo e violento. Le entità immortali che poi
staranno dietro gli eventi della serie precedente, sono qui mostrate
mentre vivono vari eventi passati, anche reali, dalla morte cruenta
del voivoda rumeno Vlad Dracula Tepes alla ritirata di Russia
dell’armata napoleonica, fino a ricollegarsi alla vita del
personaggio che veniva apparentemente ucciso, ormai anziano,
all’inizio di Je
Suis Légion.
In
Italia entrambe le opere sono edite dalla Panini Comics, che ha
pubblicato Io
Sono Legione nel
2008, in un unico volume poi ristampato nel 2012, e Le
Cronache di Legione
in due volumi usciti entrambi nel 2012.
|
Freak Agency n. 1 - Albin Michel, 2005 |
Investigazioni
altrettanto arcane sono al centro degli album della serie Freaks
Agency, scritta
e dipinta con un affascinante stile iperrealista da François
Baranger e pubblicata dall’editore Albin Michel dal 2005.
I
protagonisti sono June Hackett, una giovane storica alla ricerca
delle proprie origini, e il sedicente detective Caleb Vaughan, ma
nessuno dei due è esattamente quello che sembra. Le loro ricerche
nel sottosuolo del Maine condurranno alla scoperta di creature
mostruose direttamente ispirate ai racconti di Howard Phillips
Lovecraft, cosicché il thriller sfocia a tutti gli effetti in un
racconto horror. Bisogna dire che, data l’iniziale impostazione
realistica, i colpi di scena fantastici che dal secondo episodio si
accavallano rapidamente e la cui spiegazione è ogni volta rinviata
all’album successivo, finiscono per risultare un po’ forzati.
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La Sindrome di Caino vol. 1 - Panini, 2008 |
Rientra
nel filone dell’occulto anche la serie in sei album iniziata nel
2007 Le
Syndrome de Cain
(La
Sindrome di Caino),
dello sceneggiatore fumettistico e televisivo Nicolas Tackian e
dell’ex-disegnatore di Nathan Never Andrea Mutti, un’inquietante
spy-story che fa parte del progetto Terres
Secrètes,
le cui atmosfere non sono ispirate tanto ai romanzi gotici e horror
quanto ai best sellers di Robert Ludlum e di Dan Brown.
Anche
questa storia inizia durante la Seconda Guerra Mondiale, quando il
piccolo Victor viene salvato da un eccidio nazista da un misterioso
personaggio, che non muore benché colpito da una raffica di mitra.
La ricerca di questo invulnerabile individuo, è l’elemento su cui
verterà il complesso intreccio della serie. L’uomo misterioso
sarebbe infatti un certo Andrea Balgani, apparso in varie epoche
incontrando personaggi storici come Leonardo da Vinci. Balgani
sarebbe immortale e alcuni pensano che sia nientemeno che biblico
Caino.
L’uomo
che un tempo era il bambino da lui salvato, Victor Granger, ha creato
la Fondazione Fratelli di Enoch dedicando la vita a studiare appunto
il mito di Caino. In seguito, continuano a cercarlo per svelarne il
segreto la figlia giornalista di Granger, Myriam, lo storico Pierre
Mongiot e l’investigatore Zed Pazakian.
La
serie condivide col romanzo Il
Codice Da Vinci
la scelta narrativa di voler intravedere dei fatti reali dietro i
miti religiosi, pur di confezionare una trama con un certo fascino
esoterico. Ma qui l’impossibilità di un essere immortale che
attraversa i secoli non permette di equivocare sul fatto che il
racconto sia immaginario e quindi, a differenza del noto romanzo di
Brown, non si presta ad alimentare discutibili teorie pseudostoriche.
In
Italia i sei album de La
Sindrome di Caino sono
stati pubblicati dalla Panini Comics raccolti in due volumi a colori
usciti rispettivamente nel 2008 e nel 2010. Sono stati poi ristampati
dalla GP Publishing in tre albi formato bonellide in bianco e nero,
usciti in edicola nel 2012 col titolo Caino.
La mancanza dei colori di Luca Malisan, che nell’originale
arricchivano le immagini con sfumature e tonalità di un certo
fascino, rende però quest’ultima edizione economica in bianco e
nero abbastanza incompleta dal punto di vista grafico.
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Milan K n. 3 (edizione USA) - Humanoids, 2013 |
Nel
2009 si torna a un intrigo internazionale di taglio molto più
realistico, con la complessa serie Milan
K.,
scritta da Sam Timel e disegnata da Corentin Rouge, che ha qualche
punto di contatto con Largo Winch per gli intrecci tra finanza e
politica e di cui è uscito finora un primo ciclo di tre album
dedicato agli anni giovanili del protagonista. Questi è Micha
Khodorov, il figlio di un oligarca russo caduto in disgrazia e
incarcerato, di cui alcuni anni dopo viene sterminata l’intera
famiglia. L’unico superstite è appunto Micha che, insieme alla
guardia del corpo Igor, ha vissuto in un collegio svizzero per poi
rifugiarsi negli Stati Uniti, mentre lui e il suo protettore cambiano
continuamente nome per non farsi rintracciare dai nemici di suo
padre. Questi coincidono soprattutto con l’attuale padrone del
Cremlino, una figura dittatoriale senza scrupoli in cui, dietro il
nome del presidente Vladimir Paline, non è per niente difficile
intravedere il volto di Vladimir Putin.
Milan
K.
è quindi una serie che, attraverso un thriller d’azione pieno di
attentati e inseguimenti, porta avanti una precisa critica politica
all’attuale stato autoritario della Russia, una nazione che del
resto nel corso dei secoli ha conosciuto solo molto raramente dei
brevi spiragli di democrazia, fino alla situazione attuale in cui la
vecchia dittatura cosiddetta di sinistra ha lasciato il posto a
un’altrettanto spietata dittatura di destra.
Ma
dai presupposti del primo ciclo, sembra che Micha, con l’attuale
nome di Milan King, dopo essere entrato in possesso in modo
rocambolesco di una società di grande valore lasciatagli dal padre,
non abbia intenzione di limitare la sua lotta contro la sola
dittatura russa, ma di opporsi in qualche modo a tutti i
totalitarismi.
Editi
in Francia da Les Humanoids Associés e negli USA dalla Humanoids
Inc., i primi tre album di Milan
K. nel
2014 sono stati raccolti in Italia dalla Cosmo in un numero unico in
formato bonellide in bianco e nero.
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Catacombes vol. 3 - Glénat, 2013 |
I
misteri di Parigi a cui sono stati dedicati tanti feuilleton
ottocenteschi sembrano infine rivivere in un’altra serie in tre
album iniziata nel 2010, Catacombe,
scritta da Jack Manini e disegnata da Michel Chevereau.
La
storia inizia anche questa volta negli anni della Seconda Guerra
Mondiale, durante l’occupazione tedesca della Francia, per poi
concludersi nel periodo della contestazione alla fine degli anni ’60.
La protagonista è la giovane Jeanne Chiavarino, la figlia di un
custode delle catacombe che, indagando sulla sparizione del padre,
affronta i tenebrosi misteri del sottosuolo parigino. Ad aiutarla
nelle ricerche giunge il giovane antifascista Lucien Carco, che
diventa il suo amante. Ma come in ogni feuilleton che si rispetti, le
cose non stanno come sembrano e mentre Lucien resta imprigionato
nelle catacombe Jeanne è portata in salvo presso l’amico
giornalista Henry, che per salvarla dai tedeschi la nasconde sotto
falsa identità nell’ambiente del cinema.
Il
successivo impegno della ragazza come agente della Resistenza, la
distrae solo provvisoriamente dalle sue ricerche nel sottosuolo. Il
principale spauracchio la cui ombra si agita nei meandri delle
catacombe è il cosiddetto Diavolo Verde, che minatori e custodi
evitano come la peste, perché si dice che tutti quelli che l’hanno
visto siano morti. Nei difficili anni della guerra, mentre gli
adoratori del Diavolo Verde sbranano letteralmente gli sfortunati che
cadono nelle loro mani, in superficie le leggi razziali provocano
altri tipi di persecuzioni ma non meno cruente. Tutto sommato è come
se gli ossari e le ombre che si celano nel sottosuolo fossero in
relazione con i sommovimenti storici, politici e sociali che negli
anni sopravvengono in superficie, come se le catacombe
rappresentassero un po’ l’inconscio collettivo della città di
Parigi.
I
tre album di Catacombe,
pubblicati in Francia dalla Glénat fino al 2013,
in
Italia sono stati raccolti in quello stesso anno dall’Editoriale
Cosmo in un numero unico in formato bonellide e in bianco e nero.
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Dominò n. 1, di Andrea Lavezzolo - Edizioni Erregi, 1967 |
Due
polar italiani
In
Italia, nonostante qualche produzione autarchica nel periodo bellico
e qualche precursore come Gadda, non si può dire esistesse una vera
e propria tradizione di thriller nostrani finché non sono apparsi i
romanzi dei vari Giorgio Scerbanenco, Loriano Machiavelli, Andrea
Camilleri, Carlo Lucarelli, o Giorgio Faletti, per citare solo
qualche autore. Oggi dunque questa tradizione del thriller
all’italiana esiste e ce ne sono anche esempi fumettistici, prime
tra tutte le opere di Vittorio Giardino. In passato però i modelli
inevitabili per i fumetti polizieschi nostrani, così come per i
romanzi, erano ovviamente i gialli anglosassoni e statunitensi.
Più
raramente ci potevano essere spunti tratti dai polar, i polizieschi
noir francesi, soprattutto quando il protagonista non era un
detective ma un criminale. Il caso più eclatante è quello di
Diabolik, di cui la trama del primo numero fu ripresa pedissequamente
dal primo romanzo della serie di Fantômas, per cui tutti i
successivi fumetti neri italiani si possono considerare derivati
direttamente dai più cupi noir letterari francesi.
Altri
protagonisti di fumetti italiani affini invece ai ladri gentiluomini
della tradizione francese furono Dominò,
uscito nel 1967 coi testi di Andrea Lavezzolo, Milord,
creato nel 1968 da Luciano Secchi e Paolo Piffarerio, e Ghibli,
scritto da Antonino Mancuso e disegnato da Lino Jeva sulle pagine de
Il
Monello
dal 1971. Il debito narrativo e iconografico di queste tre serie nei
confronti dei romanzi popolari francesi è abbastanza evidente fin
dall’abbigliamento dei personaggi, anche se le ultime due sono
ambientate negli Stati Uniti e la presunta genialità e destrezza dei
loro protagonisti non è sempre comparabile con quella dei precursori
letterari.
In
anni più recenti poi, sono apparsi quelli che si possono considerare
due veri e propri polar italiani.
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Napoleone n. 1, copertina di Carlo Ambrosini - SBE, 1997 |
Direttamente
ispirata ai noir, non solo francesi ma comunque di matrice europea, è
la serie Napoleone,
creata da Carlo Ambrosini nel 1997 e ambientata a Ginevra, il cui
protagonista è l’albergatore, ex-poliziotto e investigatore
dilettante Napoleone Di Carlo, mentre tra gli amici e collaboratori
del protagonista, troviamo l’ispettore Dumas e la signora Simenon,
evidenti omaggi ai due omonimi scrittori francesi. La particolarità
della serie è quella di alternare ai casi realistici su cui
Napoleone indaga degli intermezzi onirici in cui agiscono, per così
dire all’interno del regno delle idee, quelli che vengono definiti
come tre “prodotti psichici” della mente del protagonista,
l’unico a poterli vedere e sentire. Mentre l’eroe affronta i vari
criminali o minacce che gli si presentano nel mondo reale, queste
piccole apparizioni buffonesche chiamate Caliendo, Lucrezia e
Scintillone interagiscono così parallelamente, oltre che con l’io
interiore di Napoleone stesso, anche con altre entità oniriche o con
i prodotti psichici di altri personaggi coinvolti nelle storie.
A
volerne tentare un’interpretazione simbolica, Caliendo, che ha un
portamento sussiegoso, l’abito da sera e le scarpe da donna,
potrebbe rappresentare il lato più intellettuale di Napoleone, che
si diletta anche di entomologia, la sua parte più razionale e
raffinata insomma. Lucrezia, la signora dei veleni, che è quasi nuda
a parte una ghirlanda attorno ai fianchi e alla fronte e che appare
piuttosto gelosa di Napoleone, potrebbe esserne la parte più
passionale, quella che lo porta a essere attratto anche da donne
pericolose, giungendo qualche volta a innamorarsi, benché molto meno
spesso di altri eroi fumettistici o romanzeschi. Scintillone infine,
che ha un aspetto animalesco simile a un ranocchio quadrumane e un
abito da gangster d’altri tempi, potrebbe incarnare l’aspetto più
duro, selvaggio e istintivo di Napoleone, che nonostante faccia ora
un mestiere teoricamente pacifico, quando c’è da menar le mani o
da sparare non si tira indietro.
Il
peggior nemico di Napoleone, benché non appaia spesso, è invece il
Cardinale, un pericoloso criminale che l’eroe della serie conobbe
quando era poliziotto in Etiopia e il cui nome richiama quello di un
coleottero, quasi a indicare una certa affinità parallela tra
l’attività investigativa di chi va alla ricerca dei colpevoli e
quella dello studioso di insetti che cerca sempre nuovi e rari
esemplari per la sua collezione.
La
serie Napoleone,
per spessore psicologico e complessità narrativa tra le più mature
e originali del fumetto italiano degli ultimi decenni,
è
stata pubblicata dalla Bonelli fino al numero cinquantaquattro del
2006. Un paio di episodi scritti e disegnati da Carlo Ambrosini sono
anche stati ristampati nel 2009 sul volume n°16 della collana I
Maestri del Fumetto
allegata a Panorama
e Il
Sole 24 Ore. Il
personaggio ha poi fatto una breve apparizione nel 2014, in versione
giovanile, sull’albo a colori Dylan
Dog Color Fest.
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Demian n. 1 - SBE, 2006 |
Ancora
più legato per ispirazione e ambientazione ai polizieschi
francofoni, è il thriller d’azione Demian,
una miniserie in diciotto numeri, creata nel 2006 dallo sceneggiatore
Pasquale Ruju e anch’essa pubblicata dalla Bonelli, che si svolge
nella zona di Marsiglia ma anche in altri paesi. Il protagonista è
una sorta di giustiziere, legato a un misterioso gruppo segreto
chiamato La Fraternité. Nel primo episodio vediamo come la sua
compagna Virginie muore per salvargli la vita, cosa che per un anno
lo spinge a sottrarsi alla propria missione, fino a ché non riprende
la propria lotta contro la malavita per salvare degli amici in
pericolo.
Il
personaggio ha certi lati oscuri, nella sua vita e nella sua
personalità, che almeno in parte si chiariranno nel corso della
serie. Duro e sensibile al tempo stesso, è capace di appassionarsi
ai libri di poesie, naturalmente di autori francesi, ma anche di
usare con abilità e precisione letale le armi da fuoco contro
bersagli umani, senza farsi grandi scrupoli per la loro morte. Il
principale compagno di Demian nella sua crociata è
l’ex-contrabbandiere franco-spagnolo Gaston Velasco, a cui il
protagonista un giorno salvò la vita e di cui in seguito sposerà la
figlia, l’ispettrice di polizia Marie Velasco, da cui avrà poi un
figlio.
Sugli
albi di Demian appariva anche una rubrica dedicata specificatamente
ai romanzi e film noir francesi. Dopo la fine della serie, nel 2007,
la Bonelli ha inaugurato nel 2010 degli speciali semestrali che
proseguono le avventure di Demian da dove si erano interrotte,
rubrica sul Noir compresa.
Albi
citati nell’articolo pubblicati in Italia in formato bonellide:
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Napoleone n. 54, l'ultimo della serie - SBE, 2006 |
NAPOLEONE
Serie
di 54 numeri
Testi:
Carlo Ambrosini, Diego Cajelli, Paolo Bacilieri
Disegni:
Autori Vari
Formato:
96 pag. in bianco e nero
Editore:
Bonelli
Periodicità:
bimestrale
Date
di uscita: dal Settembre 1997 al Luglio 2006
Prezzi
di copertina: da £ 3.000 a € 2,50
|
Demian n. 18, l'ultimo della collana regolare - SBE, 2007 |
DEMIAN
Miniserie
di 18 numeri
Testi:
Pasquale Ruju
Disegni:
Autori Vari
Formato:
130 pag. in bianco e nero
Editore:
Bonelli
Periodicità:
Mensile
Date
di uscita: Maggio 2006 – Ottobre 2007
Prezzo:
€ 3,00 ad albo
|
James Healer, GP Comics n. 5 - GP Pusblishing, 2012 |
JAMES
HEALER
Numero
unico
Titolo:
Camden Rock
Testi:
Yves Swolfs
Disegni:
Giulio De Vita
Collana:
GP Comics n°5
Formato:
144 pag. in bianco e nero
Editore:
GP Publishing
Data
di uscita: Maggio 2012
Prezzo:
€ 4,50
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Caino n. 3, GP Comics n. 8 - GP Publishing, 2012 |
CAINO
Miniserie
di tre numeri
Testi:
Nicolas Tackian
Disegni:
Andrea Mutti
Collana:
GP Comics n°6-8
Formato:
96 pag. in bianco e nero
Editore:
GP Publishing
Periodicità:
Mensile
Date
di uscita: Giugno-Agosto 2012
Prezzo:
€ 2,90 ad albo
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Gil St André n. 1, GP Pocket n. 8 - GP Publishing, 2012 |
GIL
ST ANDRÉ
Miniserie
di 3 numeri
(il
terzo è doppio ed è contrassegnato come 3+4)
Testi:
Jean-Charles Krahen
Disegni:
Jean-Charles Krahen, Sylvain Vallée
Collana:
GP Pocket n°8-9 per i primi due
Formato:
96 pag. i primi due - 192 pag. il terzo - tutti in bianco e nero
Editore:
GP Publishing – Edizioni BD
Periodicità:
Mensile per i primi due
Date
di uscita: Ottobre-Novembre 2012 i primi due – Giugno 2013 il terzo
Prezzo:
€ 2,90 i primi due - € 5,80 il terzo
|
Colby, Serie Nera n. 3 - Cosmo, 2013 |
COLBY
Numero
unico
Titolo:
Altitudine Meno Trenta
Testi:
Greg (Michel Régnier)
Disegni:
Michel Blanc-Dumont
Collana:
Cosmo Serie Nera n°3
Formato:
160 pag. in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Data
di uscita: Luglio 2013
Prezzo:
€ 4,90
|
Catacombe, Serie Nera n. 4 - Cosmo, 2013 |
CATACOMBE
Numero
unico
Titolo:
Il Diavolo Verde
Testi:
Jack Manini
Disegni:
Michel Chevereau
Collana:
Cosmo Serie Nera n°4
Formato:
160 pag. in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Data
di uscita: Settembre 2013
Prezzo:
€ 5,00
|
Il Decalogo n. 3, Serie Blu n. 15 - Cosmo, 2013 |
IL
DECALOGO
Miniserie
di quattro numeri (di cui il quarto doppio)
Testi:
Frank Giroud
Disegni:
Autori Vari
Collana:
Cosmo Serie Blu n°13-16
Formato:
112 pag. i primi tre - 224 pag. il quarto – in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Periodicità:
Mensile
Date
di uscita: Ottobre 2013 - Gennaio 2014
Prezzo:
€ 3,20 i primi tre - € 5,90 il quarto
|
I Ribelli, Serie Nera n. 5 - Cosmo, 2013 |
I
RIBELLI
Numero
unico
Titolo:
La Perfezione del Male
Testi:
Jean Dufaux
Disegni:
Marc Malés
Collana:
Cosmo Serie Nera n°5
Formato:
160 pag. in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Data
di uscita: Novembre 2013
Prezzo:
€ 5,00
|
Frank Lincoln n. 1, Serie Blu n. 21 - Cosmo, 2014 |
FRANK
LINCOLN
Miniserie
di tre numeri
Testi
e disegni: Marc Bourgne
Collana:
Cosmo Serie Blu n°21-23
Formato:
96 pag. in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Periodicità:
Mensile
Date
di uscita: Giugno-Agosto 2014
Prezzo:
€ 3,00 ad albo
|
Milan K., Serie Nera n. 9 - Cosmo 2014 |
MILAN
K.
Numero
unico
Titolo:
Il Prezzo della Sopravvivenza
Testi:
Sam Timel
Disegni:
Corentin Rouge
Collana:
Cosmo Serie Nera n°9
Formato:
160 pag. in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Data
di uscita: Luglio 2014
Prezzo:
€ 5,00
|
Gil St André n. 5 - |
GIL
ST ANDRÉ n°5
(prosecuzione
della miniserie della GP)
Titolo:
Eredità di Sangue
Testi
e disegni: Jean-Charles Krahen
Collana:
Cosmo Serie Blu n°24
Formato:
144 pag. in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Data
di uscita: Settembre 2014
Prezzo:
€ 4,90
Andrea Cantucci
(fine 2a e ultima parte)
N.B. Trovate i link alle altre puntate sui "bonellidi" andando su Cronologie & Index! Nella stessa pagina trovate anche i link agli altri articoli che Dime Web ha dedicato al fumetto franco-belga.
P.S. Ho provato un enorme interesse e piacere nel leggere e "montare" questo splendido e approfondito articolo di Andrea Cantucci - che, tra l'altro, è uno dei più illustrati in assoluto di Dime Web, con le sue 55 immagini! Credo che il nostro Kant sia riuscito perfettamente a comunicare al lettore italiano - con la sua accuratezza storica e filologica - la straordinaria varietà, quantità e qualità del fumetto francofono contemporaneo (e pensare che qui parliamo solo del genere "polar", ovvero di "gialli", di "polizieschi" e di "thriller"), che, ricordiamo, esce nelle sue Patrie d'origine (la Francia e il Belgio) in prestigiosi volumi cartonati a colori di grande formato (partendo dalla classica tavola a quattro strisce, nata sulle riviste). Il paragone con l'editoria indigena e autoctona fumettistico-libraria italiana nemmeno si pone, purtroppo, anche se chez nous siamo "forti" e "imbattibili" nella produzione seriale da edicola - a serrata peiodicità, "popolare", "a basso costo", pocket (o giù di lì, con l'impostazione-base della tavola a due vignette, come Diabolik, o a sei vignette su tre strisce, come Tex) e tradizionalmente in bianco-e-nero. (f.m.)