giovedì 28 febbraio 2013

INTRODUCING LILITH. I NUMERI 8 E 9

di Andrea Cantucci


Chi è Lilith

Lilith, il cui vero nome è Lyca, è una viaggiatrice del tempo inviata nel passato da un remoto futuro, in cui l’Umanità è stata sottomessa da un parassita alieno detto il Triacanto e costretta a rifugiarsi nel sottosuolo. La sua missione, per la quale è stata dotata di poteri sovrumani, consiste nell’estrarre ed eliminare tale parassita dai corpi degli esseri umani in cui si nasconde, prima che si ramifichi e si diffonda nel mondo; per far ciò è costretta ogni volta ad uccidere gli inconsapevoli portatori, in ché le provoca qualche senso di colpa.
Ogni episodio è ambientato in un’epoca diversa, ricostruita minuziosamente attraverso accurate ricerche storiche, e i violenti interventi di Lilith hanno come conseguenze delle modifiche al corso degli eventi.
Per orientarsi nei vari periodi in cui viaggia, è assistita da una guida visibile solo a lei chiamata lo Scuro (una via di mezzo tra un felino disneyano e il comprimario del telefilm Quantum Leap); ma il Triacanto, per impedire che riesca nel suo compito, le invia contro degli esseri che prendono vita dalla vegetazione, i Cardi.
Visto che solo il suo corpo viaggia nel tempo e non i suoi abiti, Lilith è il primo personaggio Bonelli che non ha nessun abbigliamento abituale e che invece si presenta, all’inizio di ogni storia, come una semplice donna nuda, con comprensibile sorpresa per gli uomini che la incontrano, pur non essendo una serie erotica.


Luca Enoch, 2012. Dal blog Ipernefelo.
 


Particolarità della collana

Lilith è una serie interamente scritta e disegnata da un unico autore, Luca Enoch (gli unici altri casi nella storia della Bonelli sono stati gli eroi di Roy d’Ami e la collana I Protagonisti di Rino Albertarelli), un'impostazione da “fumetto d’autore” che è resa possibile dai tempi più lunghi di una periodicità semestrale.
La serie unisce narrazione in progress e suddivisione in episodi, per cui ogni albo, pur essendo leggibile a sé, si inserisce come un tassello in una storia generale più vasta e quindi, per essere pienamente compreso, richiede la lettura dell’intero ciclo. Questa struttura narrativa, comune da tempo nelle raccolte statunitensi e giapponesi, o nei serial televisivi più recenti, è meno usuale nei fumetti seriali italiani (tra gli esempi nostrani si può citare la Storia del West, Ken Parker, Bella & Bronco, John Doe e, almeno in parte, Magico Vento).
Al di fuori delle consuetudini bonelliane è anche la composizione grafica delle pagine, che non si attengono minimamente alle convenzionali sei vignette su tre strisce che costituiscono la norma delle altre serie della casa editrice. L’autore usa cornici rettangolari di vari formati, ma predilige l’uso di vignette strette, sia in verticale che in orizzontale, cosicché, pur non avendo più disegni per pagina di un normale albo Bonelli (gli albi di Lilith hanno intorno alle cinque vignette per pagina), si crea un ritmo più concitato che si alterna continuamente a momenti più rilassati, senza compromettere per niente la leggibilità delle storie. Sono abbastanza comuni anche le vignette scontornate, che spezzano la gabbia grafica, e le figure che escono leggermente dalle cornici, creando un maggiore senso di spazialità e di consistenza dei corpi dei personaggi, soluzioni grafiche che sono meno accettate, e quindi usate solo raramente, nelle abituali serie bonelliane.
L’uso costante dei retini (con limitati e misurati effetti di sfumature) tenta di rievocare in bianco-e-nero la ricchezza cromatica del colore, come fanno spesso i fumetti giapponesi, anche se Enoch ha dichiarato di non essere particolarmente fan dei manga, coi quali infatti il suo stile non ha molto in comune, se non una certa nitidezza del segno, l’uso evocativo dei paesaggi e l’uso di linee cinetiche sugli sfondi nelle scene d’azione.


La battaglia di Segikahara. Riproduzione del XIX secolo del quadro seicentesco realizzato da Sadanobu Kano.



Giappone: XVII secolo

Questa volta Lilith giunge nel Giappone del 1600, in un momento decisivo per le sorti del Paese: la battaglia di Sekigahara, in cui storicamente la famiglia Tokugawa sterminò i precedenti regnanti del clan Toyotomi, assicurandosi il potere per i successivi tre secoli. Appena arrivata è scambiata per una volpe, poiché tali animali, nelle leggende giapponesi, sono identificati con spiriti subdoli e ingannatori detti kitsune (volpi mannare), capaci di prendere aspetto umano, in particolare quello di donne affascinanti e sensuali. Ciò può spiegare la nudità e i particolari poteri della nostra eroina agli occhi del primo che la vede, che non è un soldato qualunque. Infatti, all’inizio della storia, Lilith incontra due importanti personaggi storici dell’epoca.
Il primo è Miyamoto Musashi (1582-1645), samurai che in seguito diventerà anche un grande scrittore e pittore sumi e scriverà il manuale fondamentale sulla filosofia del combattimento, Il Libro dei Cinque Anelli, ma che qui è ancora un giovane e imbranato aspirante spadaccino di nome Takezô, che procura a Lilith vari guai. Dedicarsi contemporaneamente ad attività letterarie e pittoriche era normale per gli intellettuali giapponesi dell’epoca, poiché dipendevano entrambe dall’abilità nell’uso del pennello. I dipinti calligrafici in stile sumi erano quadri e poesie allo stesso tempo, come vignette liriche di alto livello culturale, eseguite con rapidi e fluidi movimenti istintivi e continui della mano e del braccio, un atteggiamento psico-fisico che, nella filosofia zen, accomunava la pratica artistica col pennello e quella delle arti marziali con la spada.


Miyamoto Musashi uccide un drago nel dipinto di Utagawa Kuniyoshi.



Il secondo personaggio è il monaco Bankei, che diventerà un maestro zen famoso per il suo insegnamento non convenzionale, che si dice giungesse direttamente al cuore di chi lo ascoltava, al contrario delle astratte dottrine ortodosse delle precedenti sette buddiste. Come si ipotizza in questo episodio, un saggio fuori dagli schemi come lui, che aveva contestato la pedofilia dei suoi superiori per poi fondare il proprio monastero personale, avrebbe potuto benissimo anche far cambiare atteggiamento al giovane Takezô, tanto da intraprendere, oltre alla pratica della spada, anche quella dell’uso del pennello e dell’arte poetica.
Subito dopo il duplice incontro, uno dei Cardi fa a Lilith delle rivelazioni che potrebbero risultare interessanti per l’evoluzione della serie: sostiene che è stata ingannata da coloro che l’hanno inviata nel passato e che lui stesso non è una semplice estensione mentale del Triacanto, ma ha un’anima, come quelle che all’inizio dei tempi scorrevano liberamente dagli esseri umani nei regni animale, vegetale e minerale, vivendo in ogni cosa. Che sia vero o no, solo il futuro ci dirà se tali notizie influiranno sul comportamento di Lilith e la sua fedeltà alla propria missione. Già in quest’episodio si nota la minore propensione di Lilith a massacrare i suoi simili, se non è indispensabile ai suoi scopi. Quelli che risparmia sono però posseduti dai Cardi, che, comunque stiano le cose, dimostrano meno scrupoli di lei. Intanto lo Scuro, per un incidente, non può materializzarsi in quest’epoca e il fatto che sia fuori gioco, se rende la situazione un po’ più difficile per Lilith, rende anche il racconto più godibile e meno scontato per i lettori, poiché la presenza di un simile bestione estraneo agli eventi storici, che fa da deus ex-machina, risulta negli altri episodi fin troppo invasiva.


Bankei Yotaku.



In assenza dello Scuro, è il giovane Takezô a dare alla protagonista un aiuto determinante per individuare la sua vittima designata, un parente dei Toyotomi che all’ultimo istante dovrebbe passare dalla parte dei Tokugawa, e il cui tradimento, insieme a quello di altri nobili samurai, si può considerare storicamente uno degli eventi decisivi del corso preso dalla battaglia. Naturalmente i Cardi, che ora hanno assunto forme umane, non hanno nessuna intenzione di lasciar fare Lilith e tentano in tutti i modi di ostacolarla e bloccarla. Intanto Takezô si è convinto che la sua compagna non è una volpe, ma un’affiliata degli Shinobi no Mono (gli Uomini del Segreto), altrimenti noti come Ninja (da ninjutsu, l'arte dell’invisibilità). Ai Ninja, spie e sicari al servizio dei Signori della Guerra giapponesi, viste le loro capacità di dissimulazione e di pratica delle arti marziali più estreme, al di là di ogni codice di condotta etico, erano infatti attribuiti dalle dicerie popolari dei veri e propri poteri magici, nei quali si potevano benissimo far rientrare anche quelli decisamente sovrumani di Lilith.
Oltre a confezionare in modo coerente la storia, nonostante abbia come episodio una struttura abbastanza semplice, Enoch dimostra la consueta bravura nel disegnare sia la vegetazione dell’ambiente in cui si svolge l'azione, sia i costumi storici, accurati fin nei minimi dettagli (soprattutto armature da soldato e da samurai con relativi stendardi). Purtroppo non ha altrettanta maestria nel disegnare i cavalli, animali notoriamente difficili da riprodurre in tutta la loro scattante flessuosità, che qui risultano un po’ troppo strani e tozzi. Gli vanno invece fatti tutti i complimenti del caso per gli ottimi effetti con cui riesce a gestire le scene della battaglia, anch’esse particolarmente difficoltose da rappresentare, poiché coinvolgono grandi masse di uomini in lotta tra loro. L’autore usa sapientemente tutti gli accorgimenti del caso: piccole figure lontane in campo lunghissimo per mostrare gli schieramenti degli eserciti contrapposti, sagome nere sugli sfondi per creare la sensazione di costante assembramento, primi piani e campi medi sui personaggi di cui gli interessa far seguire le azioni, raccontando così la sua storia al lettore in modo perfettamente comprensibile, nonostante la gran confusione di armi, fumo e bandiere al cui interno si svolge, fino a giungere al punto di svolta finale, in cui assistiamo a un evento che finora non si era mai verificato, in nessuno degli episodi precedenti.


Lilith n. 8, giugno 2012. Copertina di Enoch.



Lilith 8
LA GRANDE BATTAGLIA
Giugno 2012
pag. 132, € 3,70 
Testi: Luca Enoch
Disegni: Luca Enoch
Copertina: Luca Enoch
Rubriche: Luca Enoch
 



Più di un secolo dopo, sempre in Giappone...


Il titolo è la traduzione italiana del termine giapponese ukiyo, che si riferisce al mondo effimero in cui gli uomini si agitano inutilmente secondo la filosofia buddista, ma anche all’omonimo stile di pittura, lo ukiyo-e, creato dall’artista Hishikawa Moronobu intorno al 1681. I soggetti prevalenti di tale stile, riprodotti in xilografie diffuse su larga scala, mostravano appunto passatempi e passioni della gente comune, immersa nel “mondo fluttuante” dei sensi e dei divertimenti: il teatro kabuki, i quartieri di piacere e gli incontri di sumô. Sono esattamente gli scenari in cui si trova immersa anche Lilith in questo episodio, ambientato come il precedente in Giappone, ma a distanza di quasi due secoli, nel 1775. In tutto questo periodo, Lilith, che stavolta non è saltata nel tempo come al solito, ha dormito ininterrottamente in uno stato di animazione sospesa, mentre dei monaci buddisti vegliavano sul suo corpo in un santuario costruito appositamente attorno a lei. Come la Bella Addormentata, anche lei si risveglia dopo un bacio, non di un principe ma di uno scienziato olandese che dopo averla ammirata ed esaminata non riesce a mantenere le distanze.


Uno dei quadri più soft (vedere sul web altre immagini ben più... ardite!) di Hishikawa Moronobu, I due amanti.



Il Giappone del XVIII secolo in cui si risveglia non è però quello esistito storicamente, poiché il suo intervento nell’episodio precedente ha mutato radicalmente il corso della Storia. Al posto del clan Tokugawa, che dopo aver preso il potere nel 1600 chiuse tutti i porti nel 1639, decretando l’isolazionismo del Giappone fino al 1854, nel mondo alternativo a cui ha dato origine Lilith resta alla guida del paese il clan Toyotomi, che si insedia nella nuova capitale meridionale di Osaka (mentre in realtà i Tokugawa spostarono la capitale da Kioto a Edo, l’attuale Tokio) e mantiene una politica di apertura e di contatti con il mondo esterno.
La conseguenza più rilevante, e dagli imprevedibili sviluppi, è la colonizzazione giapponese del Nord-America, chiamato dai giapponesi Kiokutô no Kuni, il Paese del Lontano Oriente. Tale ipotesi non è improbabile come sembra: già le leggende cinesi parlavano delle Isole degli Immortali del Mare Orientale, proprio dove sono le Americhe, e almeno due imperatori della Cina, tra il III e il II secolo a.C., inviarono alla loro ricerca flotte e spedizioni. Effettivi contatti tra i due lati del Pacifico potrebbero essere attestati dalle similitudini fra le decorazioni dell’arte cinese e quelle dei totem, presenti solo lungo la costa dell’America Nord-Occidentale. Inoltre, nella storia di Lilith, il Giappone conserva rapporti privilegiati coi navigatori olandesi, che in realtà erano i soli ad avere all’epoca una piccola concessione nel porto di Nagasaki, mentre qui l’intera città è diventata un loro porto, aperto agli stranieri. Col loro aiuto, le tecniche nautiche giapponesi, in questo XVIII secolo immaginario, sono diventate molto più avanzate di quelle cinesi di venti secoli prima, e permettono loro di raggiungere le coste americane, fatto che si rivelerà sicuramente importante negli episodi successivi.


Gli Stati Uniti divisi fra Giappone e Germania, nella celeberrima distopia di P. K. Dick The Man in the High Castle.



Ricollegandosi idealmente alla fine dell’episodio precedente, stavolta, anziché in mezzo a guerre e battaglie, la ricerca di Lilith si svolge nel mondo dell’arte e del teatro. La sua vittima designata è infatti un pittore di Osaka, ma, una volta trovatolo ed essere entrata nelle sue grazie, scopre che il parassita alieno è stato estratto da dentro di lui e trasferito altrove. Così la sua ricerca ricomincia, continuando a mettere a frutto le sue doti di seduttrice tra gli amici del pittore, ognuno dei quali rappresenta perfettamente uno dei temi della pittura in stile ukiyo-e: un attore kabuki, un lottatore di sumô e un samurai convertito al Cristianesimo.
Infatti le differenze fra questa nuova linea temporale e la realtà storica comprendono anche una presenza in Giappone della religione cristiana, che dagli Europei si diffonde tra il popolo, preoccupando le autorità imperiali che temono possa compromettere la fedeltà dei loro sudditi. Nella nostra realtà storica invece i Giapponesi cristiani erano già stati sterminati, nella rivolta di Shimabara del 1638, e proprio il rischio di ulteriori influenze religiose esterne fu probabilmente alle origini della scelta isolazionista del clan Tokugawa.


Il teatro kabuki.



Lo stile accurato di Enoch si trova perfettamente a suo agio nel disegno dei raffinati e decoratissimi costumi giapponesi e si direbbe che sia stato proprio un suo particolare apprezzamento per questa cultura e la sua arte ad averlo spinto a dedicarle non uno, ma ben due episodi della sua eroina. La scena ricostruita con più precisione è quella in cui si svolge uno spettacolo di teatro kabuki, riprodotto in ogni minimo dettaglio, dai volti dipinti e le elaborate acconciature agli ampi abiti di scena, dalle architetture dei palchi su due piani, tipici di questo tipo di teatro, all’efficace resa di ogni singola persona tra il pubblico, dall’indispensabile presenza dell’hanamichi, il lungo palcoscenico che si estende tra gli spettatori, alla convincente raffigurazione dell’onnagata, l’attore maschio che interpreta i ruoli femminili nel kabuki, fino al tentativo impossibile di riprodurre graficamente nei balloon la forza delle intonazioni di questa particolare forma di recitazione.
In questa storia, non solo Lilith, durante la sua ricerca del parassita, evita più volte di sterminare le persone innocenti che potrebbero ospitarlo, dimostrando d’esser sempre meno spietata e sempre più umana rispetto al passato, ma si lascia andare anche a vivere liberamente la sua sessualità con più d’una di queste sue possibili vittime, che non sapranno mai il pericolo a cui sono scampati, riuscendo inoltre ad ottenere il loro aiuto contro i Cardi… e l’aiuto di un gruppo di corpulenti lottatori di sumô può essere molto utile. Nonostante ciò la lotta finale sarà durissima, mentre i lottatori non possono fare a meno di pensare di stare affrontando degli oni, i tipici demoni della cultura giapponese. Anche questo episodio avrà un epilogo inconsueto rispetto ai precedenti, preannunciando sicuramente altre grosse difficoltà che Lilith dovrà affrontare in futuro.


Lilith n. 9. Copertina di Enoch.



Lilith 9
IL MONDO FLUTTUANTE
Novembre 2012
pag. 132, € 3,70 
Testi: Luca Enoch
Disegni: Luca Enoch
Copertina: Luca Enoch
Rubriche: Luca Enoch


Andrea Cantucci

N.B Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

P.S. Accogliendo tra le nostre schiere di recensori Andrea "Kant" Cantucci, valente disegnatore di parodie bonelliane (vedi nella colonna destra), vi segnaliamo alcuni suoi recenti interventi sul web, godibili cliccando sui link:
- una tavola a fumetti sulle elezioni in tre diverse versioni (visto che sembra abbiano vinto in tre);
- le recensioni di due fantastici romanzi a fumetti dipinti scritti da Jean-Marc De Matteis;
- due poesie;
- un articolo su miti e fiabe legate al tema della crescita.
(F. M.)

RARITA' D'EPOCA! ZAGOR, UN'AVVENTURA LUNGA TRENT'ANNI - FIRENZE, 1992 - LA CARTELLA STAMPA

di Francesco Manetti

A Firenze, nella straordinaria cornice della Fortezza da Basso, si tenne dal 15 novembre al 22 dicembre 1992 la Terza Mostra del Giocattolo d'Epoca e Sua Cultura, patrocinata dal Comune, dalla Sogese, dalla Biennale Internazionale Antiquariato, dall'Unicef e dalle Ferrovie.
All'interno della manifestazione fu allestito uno spazio dedicato all'epopea dello Spirito con la Scure, un percorso per immagini intitolato Zagor, un'avventura lunga trent'anni, curato da Moreno Burattini (allora nuovo sceneggiatore bonelliano) e da Antonio Vianovi (a quel tempo boss della Glamour e editore di Dime Press).


Moreno Burattini, 1989. Foto di Francesco Manetti.

Antonio Vianovi ai tempi di Dime Press. Foto di Joe Zattere per Fumetti d'Italia.


Ricordo uno spettacolare ricevimento con luculliano rinfresco per i giornalisti (e anche per noi fanzinari) nell'attico di Palazzo Strozzi, uno dei più prestigiosi edifici storici della città gigliata, sede di esposizioni di rilevanza mondiale, del Gabinetto Viesseux, etc. etc.
Frutto materiale di quell'esperienza indimenticabile - oltre al ben più noto catalogo, in vendita al pubblico - una corposa, e rara, cartella stampa riservata agli "addetti ai lavori".
Certi di fare cosa gradita ai nostri lettori eccovi qua riprodotti i documenti zagoriani in essa contenuti: copertina, volantino, diapositiva, cartoline, comunicati stampa e un articolo di Sergio Bonelli alias Guido Nolitta sul suo Zagor!



Copertina della cartella stampa, con il vistoso richiamo zagoriano (disegno di Ferri).

Pieghevole ufficiale della Mostra.

Diapositiva con la riproduzione della copertina di Zagor n. 1. L'immagine sarebbe a colori ma lo scanner (pur avendolo usato a coperchio aperto) l'ha riprodotta in bianco-e-nero! Qualche esperto informatico avrà la pazienza di spiegarmi il perché...

Due cartoline zagoriane. Disegni di Ferri.

Estratto dell'intervento di presentazione della Mostra, opera del dott. Silvano Berlincioni, Presidente della Biennale Internazionale dell'Antiquariato s.r.l. Cerchiato di rosso il momento in cui si parla di Zagor.
Estratto del comunicato stampa redatto dall'Ufficio Stampa di Palazzo Strozzi. Cerchiato di rosso il passaggio zagoriano.


Comunicato stampa della Sergio Bonelli Editore. Pag. 1


Comunicato stampa della Sergio Bonelli Editore. Pag. 2


Comunicato stampa della Sergio Bonelli Editore. Pag. 3


Articolo di Sergio Bonelli su Zagor. Pag. 1


Articolo di Sergio Bonelli su Zagor. Pag. 2

Articolo di Sergio Bonelli su Zagor. Pag.3
Articolo di Sergio Bonelli su Zagor. Pag. 4

Articolo di Sergio Bonelli su Zagor. Pag. 5


Prossimamente l'analisi della cartella stampa della Seconda Mostra del Giocattolo, tenutasi nel 1990/1991 con testimonial Tex e la sua Ballata!

Francesco Manetti

mercoledì 27 febbraio 2013

DIME WEB FACEBOOK!

Un telegrafico post per ricordare a tutti i nostri amici lettori che Dime Web ha anche una pagina Facebook, pensata appositamente per tenervi aggiornati sul nostro blog e per ricevere ogni genere di commento e suggerimento da parte vostra!

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domenica 24 febbraio 2013

DOPO LA NOTTE L'ALBA. JULIA 173

di Antonio Russo



Julia scende nei sottofondi… per amicizia!


Il particolare rapporto di Julia con Leo Baxter (l’investigatore privato se la vede proprio nera in questo numero, e non come piace a lui, data la sua nota passione per le donne di colore) è una delle cose più belle che, fin dagli inizi, fa da sfondo alla saga della criminologa modellata sulle fattezze dell’indimenticabile Audrey Hepburn. Fiumi di inchiostro già sono stati versati per la bravura del suo creatore, Giancarlo Berardi, a cui, già da diversi anni, forniscono aiuto nelle sceneggiature Lorenzo Calza e Maurizio Mantero, quest’ultimo fin dai tempi di Ken Parker.



Giancarlo Berardi e Lorenzo Calza, sceneggiatori dell'albo testé analizzato.
Proprio all’indimenticabile trapper creato da Berardi con il sodale Ivo Milazzo (la saga di Lungo Fucile ancora incompleta è una piaga sempre aperta...) sembrava inizialmente ispirata la figura di Leo Baxter, anche se la caratterizzazione grafica col tempo ha preso le distanze dalla fisionomia redfordiana di Ken. Pareva quasi che essendo fumettisticamente il "fratello maggiore" della bella criminologa, Leo stesse là a stabilire una sorta di continuità con il precedente lavoro kenparkeriano dello scrittore genovese. Invece, man mano, il rapporto fra Julia e Leo si è delineato come quello che poche volte accade nella vita reale fra un uomo e una donna: una sincera e incondizionata amicizia. La sintonia fra i due non sfocia in un rapporto sentimentale, e allo stesso tempo mantiene una forza che supera in intensità qualsiasi possibile relazione amorosa. Leo ha dimostrato negli anni la sua costante presenza nel proteggere l’amica, e - a mia memoria - questa è la prima volta in cui è Julia a rivelare senza riserve il suo affetto per il Nostro: il loro legame, tra l’altro, risale ai tempi della scuola.


Un evocativo Soldi. L'autore ha vinto qualche anno fa il Premio Jacono (e dal sito ufficiale è tratta questa immagine) dedicato al grande copertinista del Giallo Mondadori. L'artista bonelliano si ispira in qualche modo alla grande tradizione italiana delle cover dipinte per la letteratura "di genere".



L’albo si muove lungo la sua consueta indagine (condotta per venire a capo di chi e perché ha sparato a Leo riducendolo in fin di vita) ma lasciando costantemente quella tensione sottile che trova sfogo nel commovente finale in cui, raccolti intorno al capezzale del biondo detective, non poteva non mancare un uomo "duro" ma leale come il tenente Alan Webb (da sempre in contrasto con Leo, anche per evidenti motivi di gelosia). Nella prima parte del racconto, a conferma di questo, assistiamo a un esplicativo dialogo tra Julia e Webb: Magari eravamo in disaccordo, ma si è sempre comportato da vero professionista! - riconosce il poliziotto. Qualcosa di più, tenente - ribadisce Julia (pag. 32, vign. 3). Nelle vignette successive di pagina 32, a conferma di come Julia abbia un intuito e una sensibilità particolare, è ancor più significativo il seguente scambio di battute tra i due: Per lei, forse - risponde Webb. Anche per lei – dice Julia – In fondo gli è affezionato - Beh, diciamo che la sua assenza si sente, riconosce ancore il tenente. Riflettendo sulle parole di Julia e di Alan, in chiusura di analisi, ci si rende conto di come i forsennati ritmi della vita facciano scivolare in secondo piano le amicizie e, a volte, solo quando arriva una tragedia comprendiamo l’importanza di certe persone che, in occasioni quotidiane, ritenevamo antipatiche. È quello che in fondo accade al tenente Alan Webb dinanzi alla "quasi morte" di Leo Baxter...


Marco Soldi, disegnatore (dal blog di Luca Boschi).

 



Soldi ben spesi


Valore aggiunto - non da poco - è il ritorno di Marco Soldi ai disegni, alla serie di cui per anni ha firmato le copertine fino all’avvicendamento nel dicembre 2011 con Cristiano Spadoni; Soldi, in precedenza, aveva siglato poche storie e spesso in collaborazione con altri colleghi. Chi ha seguito negli anni la carriera di questo bravissimo disegnatore romano - dai periodici dell’Eura fino alle indimenticate riviste Splatter e Mostri della Acme, Nero per Granata Press e a continuare la manciata di storie disegnate per l’Indagatore dell’Incubo - non può che apprezzarne la bravura e il livello di recitazione dei personaggi sapientemente caratterizzati.

Aspettando l’inizio di un’attesa e annunciata evoluzione (così si dice, ma chissà...) del mese di marzo 2013 nella saga della bella professoressa/criminologa, questo numero ha una carica emozionale che sembra coincidere con quella presente in altri albi della Sergio Bonelli Editore usciti nel febbraio 2013 (per esempio, Shanghai Devil e Martin Mystère). Quindi, non solo avventura, ma, da sempre, approfondimenti psicologici e documentazione sono il leit motiv di tante pubblicazioni bonelliane.


Julia n. 173, febbraio 2013. Copertina di Spadoni.




Julia 173 
TRA LE BRACCIA DELLA NOTTE 
Febbraio 2013 
pag. 132, € 3,40 
Testi: Giancarlo Berardi e Lorenzo Calza
Disegni: Marco Soldi 
Copertina: Cristiano Spadoni
Rubriche: Giancarlo Berardi

Antonio Russo

N. B. Trovate le nostre altre recensioni bonelliane nel Giorno del Giudizio!

venerdì 22 febbraio 2013

BOSELLI: 30(MILA) E LODE

Diamo i numeri 23

di Saverio Ceri

La recente riproposta di una vecchia puntata di Diamo i numeri, apparsa cinque anni or sono sul sito Comicsandpolitik, nella quale si celebrava il traguardo della 20000a tavola pubblicata a firma Mauro Boselli, è stata presa come spunto dallo stesso Bos per farci notare:  Ma andrebbe aggiornata! Ormai siamo quasi a trentamila!
Mauro ha ragione: a  gennaio ha superato la storica boa delle 30000 tavole. Non che ventimila fosse traguardo meno “storico”, tant’è che da quando lo aveva raggiunto Boselli quel limite è stato superato soltanto da un altro sceneggiatore, Luigi Mignacco (protagonista sicuramente di una delle prossime puntate),  e soltanto a fine 2012.
Molti dati relativi alla carriera boselliana li trovate anche nella tredicesima puntata di Diamo i numeri, quindi per non ripeterci andiamo subito ad aggiornare le cifre del più prolifico sceneggiatore bonelliano degli ultimi venticinque anni.

Boselli immortalato da Dotti, mentre scrive alcune delle sue 30000 tavole

Mauro ha scritto avventure per otto personaggi bonelliani; li trovate tutti nella tavola riepilogativa qui sotto, nella quale troverete le tavole realizzate anno per anno, personaggio per personaggio. I rettangoli evidenziati stanno a indicare che per quell’anno Boselli è stato lo sceneggiatore più prolifico di quella serie.

Anno
tavole
posizione classifica generale
Tex
Dampyr
Zagor
River Bill
Piccolo Ranger
Dylan Dog
Mister No
Comandante Mark
1986
134
12°
134
0
0
0
0
0
0
0
1990
608
0
0
0
576
0
0
0
32
1991
320
12°
0
0
128
192
0
0
0
0
1992
144
18°
0
0
0
0
144
0
0
0
1993
406
11°
0
0
280
0
0
0
94
32
1994
944
330
0
614
0
0
0
0
0
1995
1224
492
0
732
0
0
0
0
0
1996
534
10°
0
0
534
0
0
0
0
0
1997
1554
862
0
692
0
0
0
0
0
1998
1281
717
0
564
0
0
0
0
0
1999
1390
980
0
410
0
0
0
0
0
2000
2038
546
564
834
0
0
94
0
0
2001
2260
756
658
846
0
0
0
0
0
2002
1239
440
799
0
0
0
0
0
0
2003
1152
212
940
0
0
0
0
0
0
2004
1772
550
940
282
0
0
0
0
0
2005
1430
220
834
376
0
0
0
0
0
2006
1556
440
740
376
0
0
0
0
0
2007
1396
550
846
0
0
0
0
0
0
2008
2090
990
1100
0
0
0
0
0
0
2009
1200
664
536
0
0
0
0
0
0
2010
1497
884
613
0
0
0
0
0
0
2011
2216
1150
658
408
0
0
0
0
0
2012
1542
664
846
0
0
0
32
0
0
2013
330
(1°)
330
0
0
0
0
0
0
0
30257
11911
10074
7076
768
144
126
94
64

Dalla tabella qui sopra si può desumere che lo sceneggiatore milanese ha all’attivo 24 “scudetti” di serie: 13 volte è stato il più pubblicato dell’anno su Dampyr, 7 volte su Tex, 2 volte su Tutto West, 1 volta su Zagor e Il piccolo Ranger. Nove volte, negli ultimi 16 anni, è risultato essere l’autore più pubblicato dell’intera casa editrice. Il suo record personale è di 2260 tavole annuali e risale  al 2001. Il record di tavole dedicate a un solo personaggio nel corso di dodici mesi, invece è più recente: sono le 1150 pagine texiane del 2011.
Un dubbio che potrebbe sorgere leggendo i dati: com’è possibile che tra il 2000 e il 2001 avendo realizzato oltre 800 tavole di Zagor, Boselli non sia stato il vincitore di quell’anno, quando con “sole” 692 tavole si era imposto nel 1997? In quei due anni Boselli è stato battuto di un soffio dal suo compagno di stanza in redazione, Moreno Burattini, nel 2000 per sole 4 tavole: 838 a 834! L’anno successivo lo scarto è stato di 22 tavole.  
Delle 30257 tavole a onor del vero una striscia non è di Boselli: è la prima di pagina 15 di Tex 467; l’apporto di Mauro a quell’episodio del Ranger inizia infatti dalla seconda striscia di quella pagina. Di recente Boselli è entrato nel ristrettissimo circolo di autori che hanno dedicato più di 10000 tavole a più di un personaggio della casa editrice. Prima di lui, infatti, solo Nolitta aveva centrato questo traguardo.

177 le storie di Boselli a oggi: 84 per Dampyr, 53 per Tex, 31 per Zagor, solo per citare i tre principali personaggi affrontati da Mauro. 54 gli illustratori che hanno collaborato col protagonista di questa puntata. Qui sotto li trovate elencati in ordine di tavole realizzate su sceneggiatura boselliana:


disegnatore
serie
tavole
Marcello
Zagor, Tex
3024
Andreucci
Dampyr, Zagor, Tex
2240
Font
Tex
1966
Letteri
Tex
1827
Dotti
Dampyr, Zagor, Tex
1698
Laurenti
Zagor, Dampyr
1332
Majo
Dampyr
1222
Della Monica
Zagor
1128
Genzianella
Dampyr
1034
10°
Ferri
Zagor
972
11°
Piccinelli
Zagor, Tex
885
12°
Rossi L.
Dampyr, Dylan Dog
878
13°
Bocci
Dampyr
752
14°
Gamba F.
River Bill, Piccolo Ranger
678
15°
Ticci
Tex
643
16°
Seijas
Tex
599
17°
Torricelli
Zagor, Tex, Dampyr
556
18°
Ortiz
Tex
550
19°
Cropera
Dampyr
470
19°
Lozzi
Dampyr
470
19°
Russo F.
Dampyr
470
22°
Mastantuno
Tex
440
23°
Rubini
Zagor
408
24°
Bartolini
Dampyr
348
25°
Freghieri
Dampyr
336
26°
Ginostatis
Tex
330
27°
Capitanio
Tex
322
28°
Civitelli
Mister No, Tex
318
29°
Buffolente
River Bill, Comandante Mark
298
30°
Chiarolla
Zagor
262
31°
Leomacs
Tex
261
32°
Frisenda
Tex
224
32°
Suarez
Tex
224
34°
Repetto
Tex
220
34°
Sommer
Tex
220
34°
Spada
Tex
220
37°
Ambu
Dampyr
188
37°
Fortunato
Dampyr
188
37°
Pesce
Zagor
188
37°
Piccininno
Dampyr
188
41°
Baggi
Dampyr
171
42°
Bianchini
Tex
165
42°
Santucci
Tex
165
44°
Brindisi
Tex
160
45°
Cassaro Gaetano
Zagor
141
45°
Cassaro Gaspare
Zagor
141
47°
Danubio
Tex
110
47°
Gomez
Tex
110
49°
Casertano
Dylan Dog
94
49°
Casini
Dampyr
94
49°
Celoni
Dampyr
94
49°
Roi
Dampyr
94
49°
Scibilia
Dampyr
94
54°
Gattia
Tex
47


Rispetto all’ultima volta che ci siamo occupati dei numeri di Mauro Boselli, non cambia molto: 4 nuovi disegnatori hanno collaborato con lui: Leomacs e Gomez su Tex, Celoni e Scibilia su Dampyr. Marcello rimane il più prolifico dei suoi collaboratori: suoi i disegni su circa il 10% delle tavole di Mauro. Il connubio con lo scomparso autore - ligure, ma francese d’adozione - è evidenziato anche dal fatto che queste 3024 tavole rappresentano nella carriera bonelliana di Marcello il 79% della produzione: praticamente su 5 tavole che “Raphael” ha realizzato per la Bonelli, 4 le ha scritte Boselli. 

Carlo "Raphael" Marcello ritratto da Alessandro Scibilia
Curiosamente, questa quasi esclusività disegnatore/sceneggiatore si riscontra anche per il secondo e terzo in classifica, l’86% delle pagine disegnate da Andreucci per la casa editrice  infatti sono firmate da “Bos”, la percentule sale all’89% nel caso di Font.

Saverio Ceri

N.B. Trovate altri dati bonelliani nelle precedenti puntate della nostra rubrica Diamo i numeri.