venerdì 30 maggio 2014

A QUALSIASI COSTO

di Saverio Ceri

Un buon fumetto, parafrasando una celebre pubblicità, non ha prezzo!
Un buon fumetto, come un libro del resto, dura tutta la vita; è lì sul suo scaffale, ma in qualsiasi momento puoi rileggerlo e riammirarlo all’infinito, fino a  conoscerlo nei minimi particolari, e molto probabilmente lo hai pagato un prezzo irrisorio per quante emozioni è riuscito e riuscirà a darti.



L’immagine che vedete qui sopra nell'aprile 2014 ha dato luogo a molte discussioni sul prezzo dei fumetti - di quelli di casa Bonelli in particolare. Per la prima volta gli affezionati lettori bonelliani venivano messi di fronte al fatto che le loro serie preferite, di lì a breve, avrebbero subito un aumento di prezzo del 10%. La bellezza della cover, allo stesso livello di molte altre del "nuovo corso" (per ora l’unica nota positiva della cura Recchioni), è quasi passata inosservata. Probabilmente è stata un'ingenuità del curatore mettere sulla pagina Facebook del personaggio la cover già montata - col prezzo e tutto il resto. Se la Bonelli da decenni evita volutamente di mettere il costo degli albi sui "prossimamente" - sia sull’albo cartaceo, sia sul proprio sito - avrà i suoi buoni motivi... La polemica, inevitabilmente, è scoppiata.
Alcuni curatori di collana si sono presi la briga di rispondere a queste diatribe sull’aumento del prezzo degli albi adducendo motivazioni più che valide sul rapporto tra prezzo dei fumetti Bonelli e altre forme di intrattenimento o sul costo di un albo italiano nei confronti di un albo francese o statunitense. Fatto sta che un incremento del 10% dopo due anni dal precedente aumento non trova giustificazione nella sola ascesa dell’inflazione.
Mi è venuta quindi una curiosità: il prezzo degli albi Bonelli nel corso dei decenni ha seguito il generale aumento dei prezzi? E’ una semplice curiosità, appunto; niente lega un singolo prodotto all’andamento generale del costo della vita, ma potrebbe in qualche modo farci capire se realmente il prezzo di un albo a fumetti dell’editore leader nel settore in Italia si possa definire equo o meno.
Ho preso quindi in esame i prezzi di Tex dal 1959 (anno di esordio della serie attuale) a oggi, e li ho paragonati all’andamento dell’inflazione nel solito periodo. Il grafico che ne è uscito, sinceramente, mi ha un po’ sorpreso! Eccolo qui:


  


Praticamente fino ai primi anni del nuovo millennio il prezzo di Tex & C. è stato al di sotto del livello dell’inflazione, ovvero più basso di quanto avrebbe dovuto se gli aumenti fossero stati dettati esclusivamente dal rincaro medio della vita. Nel giugno del 2002, per la precisione, col primo aumento del periodo Euro (da 2,07 a 2,20 euro), per qualche mese il prezzo degli albi è stato più alto dell’inflazione. L’evento si è ripetuto, per più mesi, l’anno successivo col passaggio a 2,30 Euro, ed è diventata una regola con l’incremento a 2,40 euro del settembre 2004. Da allora il prezzo dei mensili Bonelli è più alto dell’inflazione, a parte pochi mesi nella prima metà del 2012, prima del penultimo incremento a 2,90 euro.
In soldoni: un bene che nel 1959 costava 200 lire, se fosse aumentato seguendo esattamente l'andamento dell’inflazione, costerebbe oggi 2,77 Euro. Tex, che allora costava 200 lire, oggi di euro ne costa 3,20: quarantasette centesimi in più sul calcolo dell'inflazione. A onor del vero per decenni abbiamo pagato gli albi SBE molti centesimi in meno di quanto avremmo potuto pagarli; nell’aprile 1985 addirittura li pagavamo 1000 lire, quando - seguendo l’inflazione - avremmo dovuto sborsare 2054 lire, più del doppio, per accaparrarceli.
Qui sotto vediamo come tra gli anni ’70 e ’80 il prezzo si sia mantenuto abbondantemente al di sotto di quanto avrebbe potuto essere. 



Erano anni, specialmente i Settanta, in cui Tex vendeva fino a 700.000 copie, e una nuova serie come Mister No veniva tirata in 250.000 copie. A cavallo dei due decenni, inoltre, il raddoppio del prezzo di copertina in pochi anni - da 350 lire dell’agosto ’77 a 700 lire del giugno ’81, per poi raggiungere le 1000 lire già nel novembre ’83 - aveva allontanato molti lettori, spingendo la Bonelli a tentare nuove strade editoriali, addirittura fino a pubblicare riviste di enigmistica.
L’esplosione del fenomeno Dylan Dog, sul finire degli anni Ottanta,  per qualche tempo aveva riportato in auge la casa editrice e tutto il settore. Unendo alle vendite di Dylan Dog quelle di Tex, che, pur perdendo lettori, si era mantenuto abbondantemente al di sopra del pareggio, spiega probabilmente come mai il prezzo delle collane bonelliane sia potuto rimanere in quel periodo, e per tutto il decennio successivo, al di sotto del livello dell’inflazione. Con le sole testate campioni di vendita la Bonelli poteva ripagarsi eventuali perdite di altre collane - senza bisogno di alzare i prezzi di copertina.
La musica cambia nei decenni successivi, quelli a cavallo tra i due millenni.
Qui sotto il dettaglio dell’evoluzione dei prezzi tra gli anni Novanta e i Duemila:



Negli anni Novanta, tutto sommato, il prezzo dell’albo Bonelli si poteva ritenere indubbiamente ancora basso, ma la più o meno lenta (a seconda delle collane) erosione di lettori sul finire del decennio portò a restringersi la forbice tra costo dell’albo e livello dell’inflazione. Il primo “storico” sorpasso avvenne come detto all’alba del nuovo millennio. In questo periodo la casa editrice sperimenta per la prima volta la differenziazione di prezzi tra collane similari. Magico Vento e Brendon subiscono, rispetto ai “colleghi”, un supplementare ritocco del prezzo di copertina, indubbio segno di vendite al di sotto delle aspettative. Anche tra gli albi giganti si stabiliscono prezzi diversi - tra Tex, che vende sempre bene, e gli altri meno fortunati al “botteghino”. Magico Vento e tutti gli albi giganti, Tex escluso, oggi hanno chiuso i battenti, mentre la collana di Brendon, prossima eccellente dipartita, mantiene un gap di prezzo rispetto alle altre serie di uguale foliazione. Non essendoci più le corazzate Tex e Dylan Dog a reggere la baracca per tutti, con l’ultimo aumento è stato praticamente istituzionalizzato l’espediente di alzare il costo dell’albo per abbassare il punto di pareggio. 
L’amara realtà per noi appassionati bonelliani è che i nostri amati personaggi non riescono più ad attirare i lettori come un tempo e se vogliamo continuare a leggerli, visto che siamo sempre in meno a comprarli, dovremo pagare di più. Questo però rischia di divenire un circolo vizioso: più Tex costa, meno lettori lo compreranno, e in meno lo compreranno più aumenterà il prezzo. Non ci resta che sperare di leggere in futuro sempre e solo buoni fumetti, perché “un buon fumetto non ha prezzo”.

Per chiudere una curiosità. Sapete quali lettori bonelliani hanno pagato meno, nell’anno 2013, per leggere la propria serie preferita? Quelli di Agenzia Alfa – ammesso che ci sia chi legge solo Agenzia Alfa e non il resto delle serie neveriane. Escludendo gli spin-off, sono i lettori di Tex a pagare il prezzo più basso per ogni pagina che leggono, seguiti da quelli di Julia e dai lettori “onnivori” di Nathan Never. La serie più costosa è inevitabilmente Orfani - essendo concepita in technicolor.
Qui sotto trovate, in ordine di economicità, la tabella di quanto è costata nel 2013 al lettore ogni singola pagina inedita (copertine e  rubriche comprese) di ogni personaggio o serie bonelliana.




€/pagina
Agenzia Alfa
0,0223
Tex
0,0264
Julia
0,0265

Mondo Nathan Never
0,0277
Dampyr
0,0279
Lilith
0,0280
Zagor
0,0282
Dylan Dog
0,0285
Nathan Never
0,0287
Saguaro
0,0290
10°
Shanghai Devil
0,0290
11°
Universo Alfa
0,0294
12°
Le Storie
0,0302
13°
Martin Mystère
0,0313

Mondo Martin Mystère
0,0313
14°
Asteroide Argo
0,0317
15°
Storie da Altrove
0,0317
16°
Brendon
0,0319
17°
Dragonero
0,0330
18°
Romanzi a Fumetti Bonelli
0,0344
19°
Orfani
0,0450


Saverio Ceri

N.B. Anche se questo intervento non rientra nella sezione dei "dati bonelliani", rimandiamo alla rubrica Diamo i Numeri per altre interessanti statistiche!

P.S. Ha parlato di questo post - uno dei più visti nella storia di DW - anche Mangaforever

martedì 27 maggio 2014

L'ANGOLO DEL "BONELLIDE" V: IL GRANDE POTERE DI ROSINSKI

di Andrea Cantucci

L'Angolo del "Bonellide" - ovvero lo spazio dedicato ai fumetti che escono in albi di formato bonelliano - di Andrea "Kant" Cantucci stavolta è dedicato al grande Grzegorz Rosinski, e alla recente riproposta in formato 16x21 di alcuni suoi classici. Buona lettura! (s.c. & f.m.) 



“Per me, il fumetto è un’arte dell’immaginazione nel creare degli universi…”
Grzegorz Rosinski

Grzegorz Rosinski, protagonista di questa puntata de l'Angolo del bonellide

Mai come in questo periodo in Italia sono uscite tante opere disegnate da Grzegorz Rosinski, artista polacco ma belga d’adozione. Nel 2011 la Panini Comics ha raccolto in due volumi il suo ciclo storico-fantastico degli anni ’90, Il Lamento delle Terre Perdute, scritto da Jean Dufaux. Lo stesso editore prosegue da oltre dieci anni la pubblicazione in album cartonati della sua più importante serie fantasy, creata insieme a un manager diventato scrittore che risponde al nome di Jean Van Hamme: la saga di Thorgal, originariamente apparso a puntate sulla rivista Tintin a partire dal 1977. Di Thorgal, alieno allevato dai Vichinghi e attualmente disperso in Medio Oriente, è uscito nel dicembre 2013, in contemporanea con la Francia, il 34° volume dal titolo Kah-Aniel, scritto da Yves Sente.
Thorgal. Senza dubbio il personaggio di Rosinski più famoso.

Un altro bellissimo album pubblicato da Van Hamme e Rosinski nel 2001 e intitolato Western, è invece uscito nelle edicole italiane in edizione economica a colori nel marzo 2014, grazie all’Editoriale Cosmo. Quest’ultimo benemerito editore ripropone inoltre nel supereconomico formato bonellide in bianco e nero altre due importanti opere di Rosinski: la saga fantascientifica di Hans, scritta da André-Paul Duchâteau, che esce bimestralmente nella Serie Grigia dal febbraio 2014, suddivisa in una miniserie di quattro numeri, e un’ennesima meravigliosa storia fantasy realizzata insieme a Van Hamme, Il Grande Potere del Chninkel, che viene ristampata nel numero di maggio 2014 della Serie Nera, in un unico volume.
Uno dei recenti albi dell'Editoriale Cosmo illustrati da Rosinski 

Il grande potere di Rosinski è quello di saper creare vasti scenari fantastici, con una totale e incondizionata aderenza realistica a quanto immaginato dai suoi sceneggiatori. Che si tratti di ricreare il mondo norreno dei Vichinghi, con tanto di divinità, ma anche con molti elementi fantascientifici, come in Thorgal, o che si tratti di rendere più attuali e problematici i temi dei viaggi spaziotemporali e dei conflitti alieni tipici della space-opera classica, come in Hans, Rosinski, col suo stile un po’ impressionista ma anche molto concreto, riesce a rendere plausibile e credibile qualunque situazione, per quanto improbabile sia. Tale è il potere evocativo del suo segno, ormai irrimediabilmente associato al fantastico e al medievale, che anche un volume calato in un contesto del tutto realistico e relativamente moderno come Western (dipinto direttamente da Rosinski con prevalenza di toni grigi, avana e beige) risulta affascinante e arcaico in modo quasi fiabesco, ricordando, più che il West artefatto del technicolor, quello dei dipinti di Remington e degli antichi dagherrotipi, un West forse ancora più mitico eppure al tempo stesso più vero.
Hans


Nella riedizione bonellide di Hans invece, per quanto la stampa sia di alta qualità e la grafica fedele all’originale, manca proprio uno degli elementi che hanno contribuito a rendere l’arte di Rosinski ancora più pregevole e “potente”: il colore. In questo caso, come in Thorgal e nel Lamento delle Terre Perdute, era eseguito a mano da Graza, con toni acquerellati inizialmente un po’ naif e poi dalle sfumature e accostamenti sempre più efficaci e armoniosi, che completavano i disegni aggiungendovi sfondi impressionisti. Il volo di corpi sospesi in spazi multicolori, o le lotte nel fango tra alieni e mutanti dall’incarnato terreo, che si vedono nel terzo capitolo di Hans, obiettivamente senza il colore non sono più la stessa cosa. D’altra parte, il bianco e nero, privato della pesantezza delle sfumature scure tipica degli acquerelli, evidenzia meglio la raffinatezza del tratto di Rosinski e il fascino espressivo già presente in partenza nei suoi contrasti chiaroscurali.
Questa miniserie, pubblicando tre episodi per volta, fa notare inoltre l’evoluzione stilistica del disegnatore, dai volti più grotteschi e le anatomie leggermente tozze dei primi anni ‘80, a impostazioni e tratteggi realistici via via più sapienti e accurati, pur senza rinunciare mai ad una certa immediatezza e rapidità di segno.
L’unico piccolo neo di questa edizione è in fondo la traduzione, che benché corretta è forzatamente un po’ più sintetica, dato il formato ridotto, rispetto a quella della rivista Comic Art che quasi trent’anni fa propose per la prima volta al pubblico italiano le grandi tavole di Hans e di Thorgal. Il senso di ogni frase resta comunque fedele all’originale, mantenendo perfettamente godibili e apprezzabili le solide trame di Duchâteau, sceneggiatore famoso in Belgio per aver creato negli anni ’50 la serie poliziesca del giornalista Ric Hochet, noto in Italia come Ric Roland.

Hans 1 - Editoriale Cosmo
In Hans, gli autori partono da un eroe senza memoria e che scopre il mondo in cui si trova insieme ai lettori, per creare quasi una versione moderna di Flash Gordon, che tiene conto di tutta la fantascienza più o meno adulta che l’ha seguito fino a quel momento, da Jeff Hawke a Star Wars, passando per Valerian. Il risultato sono le avventure di due amanti, Hans e Orchidea, che lottano in nome di coloro che vengono emarginati come diversi e indesiderabili, ai margini di una tecnocrazia super-evoluta e asettica, ormai priva di veri sentimenti umani.
La coppia di protagonisti ricorda inevitabilmente l’archetipo fumettistico di Gordon e Dale, ma anche la più emancipata e civilmente impegnata coppia di Valerian e Laureline, agenti crono-temporali famosissimi in Francia. Pur essendo apparsi nel 1980, i rapporti tra Hans e Orchidea non sono molto più espliciti di quelli tra i loro precursori, ma almeno sono un po’ più chiari, visto che dopo qualche anno aspettano un bambino.
Anche il barbuto dittatore Valsary, che gestisce il potere manipolando televisioni e media, in nome di un ideale collettivo che condanna i sentimenti individuali, è una versione più moderna e attuale dell’imperatore Ming nemico di Gordon, che comunicava attraverso quelli che per l’epoca erano degli avveniristici visori. La regina Ardelia che minaccia la Terra, ricorda invece nel nome la principessa Ardala delle strip di Buck Rogers.
Tra gli altri elementi che richiamano la saga del pianeta Mongo del Gordon di Alex Raymond, troviamo i popoli alieni ibridi, come i guerrieri volanti simili a insetti che ricordano gli uomini falco, i duelli a mezz’aria e i combattimenti nell’arena, che ricordano il torneo di Mongo, o i viaggi tra pericolose piante che ricordano le foreste di Arboria. Anche il fatto che Hans diventi amico di un popolo alieno che inizialmente gli era ostile, o che sia acclamato capo dopo aver scacciato un tiranno, ricordano analoghi eventi tipici del primo Gordon. Ma questi, a differenza di Hans, aveva spesso atteggiamenti neo-colonialisti, diventando addirittura sovrano di molti popoli di Mongo e instaurando infine sul pianeta uno stato presidenziale su modello statunitense, con a capo del governo il suo amico principe Barin (un po’ come fanno ancora gli americani in molti paesi).
Hans 2 - Editoriale Cosmo
In effetti dagli amici di Gordon, Barin e sua moglie Aura, potrebbe derivare l’analoga coppia di alieni amici di Hans, Kylal e Aurora (che ricorda Aura anche nel nome), ma i primi erano dei nobili, nel carattere come nell’abbigliamento, mentre i secondi, pur essendo dei capi, sono una sorta di profughi, prima prigionieri sul loro mondo e poi portati a forza sulla Terra. Hans infatti si propone soprattutto come difensore dei reietti e degli emarginati, capeggiando rivolte di partigiani che ambiscono a una vera rivoluzione, a una società radicalmente nuova, con un ritorno a valori comunitari e idilliaci anziché burocratici e gerarchici. Non si può dire che il messaggio sia di sinistra o di destra, poiché i brutali vigilanti del dittatore Valsary assomigliano sia alle milizie dei regimi fascisti sudamericani che alle polizie di stato di certe dittature socialiste, ma c’è una certa aspirazione antirazzista al rispetto e alla fratellanza tra i popoli. Gli autori insomma, si schierano solo dalla parte dell’umanità, anche quando sono gli alieni ad essere più umani di noi, evitando accuratamente qualunque precisa presa di posizione che possa avere attinenza con la realtà contemporanea. Del resto, il giovane Rosinski smise di collaborare coi suoi disegni alla rivista polacca Alfa, proprio perché questa cominciò a fare della esplicita propaganda politica, cosa contraria ai suoi principi d’autore.
La pubblicazione di questa miniserie, che finalmente raccoglie anche in Italia l’intera serie di Hans in un’unica edizione, è tanto più meritoria in quanto erano ancora inediti nel nostro paese gli ultimi episodi, quelli in cui, a partire dal sesto, Rosinski è sostituito ai disegni da Kas, che ne imita più che decorosamente lo stile, anche se i suoi personaggi appaiono più snelli e dinoccolati ed eccede in dettagli che a Rosinski non servivano.

La più recente edizione de "Il grande potere del Chninkel" - Editoriale Cosmo
Con Il Grande Potere del Chninkel, almeno il problema del colore non si pone, poiché la storia era già in bianco e nero nell’originale. Qui infatti Rosinski, anziché affidarsi all’estro pittorico del colorista Graza, lasciandogli aggiungere effetti in più ai disegni, ha realizzato l’intera opera con dettagliati tratti a pennino e sfumature di grigio, che la rendono simile a una serie di immagini antiche, rese vive e concrete grazie alla magia del fumetto. Questo vero e proprio romanzo fantasy disegnato, uscito originariamente a puntate sulla rivista belga A Suivre tra il 1986 e il 1987, in Italia è già stato pubblicato dalla Comic Art, prima a puntate sulla rivista l’Eternauta e poi in albo sul n°23 della collana Best Comics del 1994, entrambe di grande formato come l’originale. La grafica delle pagine, per lo più impostate su tre strisce, si presta però abbastanza bene alla riduzione nel formato bonelliano, che usa abitualmente una struttura simile.
La storia dell’eclettico Van Hamme (autore di famose ed originali saghe, come XIII, Largo Winch e I Maestri dell’Orzo) narra l’epopea messianica non di un grande eroe, ma di un piccolo chninkel, una sorta di bizzarro elfo, magrolino e insicuro, che ricorda un po’ gli hobbit di Tolkien e che si aggira spaesato tra le meraviglie e le minacce del suo stesso mondo, benché molti siano convinti che possieda un grande e miracoloso potere.
Questo affascinante fumetto rielabora, in modo molto originale, elementi nuovi e altri già visti. Su tutti spicca il monolito nero, ispirato a 2001: Odissea nello Spazio, che rappresenta U’n, il Creatore di Mondi che all’inizio conferisce il misterioso potere a J’on il chninkel, un potere la cui vera natura non sarà chiara fino alla fine. Il problema principale di J’on è che tutte le razze del mondo di Daar, costantemente in guerra tra loro, schiavizzano i piccoli chninkel, presi in mezzo tra soldati in pesanti armature su giganteschi mostri, arcieri androgini che cavalcano piante carnivore volanti e selvagge amazzoni guerce in groppa ai loro unicorni.

Studi per i protagonisti de "Il grande potere del Chninkel" 
Ma dal modo arrogante con cui U’n conferisce a J’on il cosiddetto potere che dovrebbe portare la pace, sembra lo faccia più per la scocciatura del caos che le razze guerriere provocano, che per altruismo verso i disperati e infelici chninkel. Dopo essersi salvato da una battaglia ed essersi sentito affidare questo potere che lui stesso non sa cosa sia, J’on inizia così la sua personale odissea, i cui capitoli hanno i nomi dei personaggi che incontra.
Prima aiuta e si fa amico una sorta di scimmione peloso, poi salva la bella chninkel G’wel dalla schiavitù a cui la sottoponevano dei crudeli nani. Seguendola, per pura attrazione sessuale, raggiunge la tribù di lei, i cui anziani lo scacciano, mentre G’wel e altri giovani lo seguono considerandolo il salvatore. Per aver lumi sulla sua missione, dovrà però trovare il saggio Sualtam, che non ha la forma che lui si aspetta, e poi rivolgersi a Volga l’indovina, creatura mostruosa ma molto femminile, per conoscere il suo futuro, che infine lo condurrà ad affrontare i capi delle tre razze guerriere, armato solo di vaghe profezie.
In questo mondo immaginario pieno di violenze e crudeltà come il nostro, in cui, a differenza delle fiabe un po’ bigotte di Tolkien, anche la sessualità ha un ruolo importante, assistiamo così, tra il serio e il faceto, tra molte tragedie e altrettante strizzatine d’occhio, a quella che si può definire un’intelligente riflessione su ciò che significa essere un messia, sulla natura dispotica della divinità adorata da molte religioni e sulla labilità di qualunque memoria storica.

Cosmo Serie Grigia dal n°1 al 4
HANS
Testi: André-Paul Duchateau
Disegni: Grzegorz Rosinski e Kas
Formato: 144 pagine in bianco e nero
Editrice: Editoriale Cosmo
Periodicità: bimestrale
Date di uscita: da febbraio a agosto 2014
Prezzo: € 5,00 a numero

Cosmo Serie Nera n°8
IL GRANDE POTERE DEL CHNINKEL
Testi: Jean Van Hamme
Disegni: Grzegorz Rosinski
Formato: 176 pagine in bianco e nero
Editrice: Editoriale Cosmo
Data di uscita: 22 maggio 2014
Prezzo: € 5,50

Andrea Cantucci

N.B. Trovate i link alle altre puntate dell'Angolo del Bonellide andando sulla pagina delle Cronologie!



domenica 25 maggio 2014

LE INTERVISTE DI DIME WEB (II): GIUSEPPE PRISCO

a cura di Franco Lana

Eccoci alla seconda intervista bonelliana  di Dime Web. Stavolta il nostro amico e collaboratore Franco Lana ha scelto di intervistare Giuseppe Prisco, ormai una delle colonne portanti delle testata dedicata allo Spirito con la Scure. Il materiale iconografico che appare in questo intervento viene dagli archivi dell'artista! (s.c. & f.m.)
Giuseppe Prisco - 1092 tavole di Zagor all'attivo dal suo esordio su  nel marzo 2007. 

Dime Web - Per cominciare, raccontaci com’è nata la tua passione per Zagor e che ricordi hai del periodo Nolittiano.


Giuseppe Prisco - Sono stato, nel periodo adolescenziale, un vero “ultrà” zagoriano. Come tutti gli appassionati ho sognato attraverso le storie di Nolitta, immergendomi completamente nel mondo avventuroso e variegato del nostro eroe. La mia passione era così forte che a volte mi ha portato a trascurare (lo ammetto) anche qualche obbligo scolastico.

DW - Oggi fai parte della scuderia dei disegnatori zagoriani. Quali sono le difficoltà maggiori che incontri, anche rispetto al tuo esordio, nel realizzare una storia del personaggio?

GPSono ormai più di dieci anni che disegno Zagor, il quale ha rappresentato per me il vero esordio nel campo del fumetto. Sono cresciuto graficamente lavorando come illustratore pubblicitario; e proprio questo tipo di formazione è stato forse l'ostacolo più impegnativo da superare per riuscire ad adattarmi a uno stile più consono all'ambiente dello Spirito con la Scure. Credo di esserci riuscito solo grazie ai miei trascorsi di accanito lettore.

DW - Ormai sei alla quarta storia realizzata su testi di Moreno Burattini e ne hai una quinta in lavorazione: con lui ritieni di essere “una coppia di fatto”, o è ancora presto per dirlo?

GP In effetti, con Moreno si è stabilita da subito un'ottima sintonia lavorativa. Oltre a essere una persona squisita e ad avere un innato talento è anche un ottimo motivatore. Considerando la “facilità” del lavoro che questo connubio ha consentito, non ho particolari desideri a cercare altre collaborazioni.

Tavola  in anteprima dal prossimo Zagor firmato da  Giuseppe Prisco
DW - Zagor è un personaggio nato nel 1961 e ancor oggi ben saldo nelle edicole italiane e non solo. Secondo te, questo da cosa può dipendere, e qual è il segreto della sua longevità?

GP - Si è parlato molto dell’indiscutibile e duraturo successo editoriale di Zagor. Lo Spirito con la Scure, con la sua lealtà, il suo coraggio, il suo senso della giustizia, è quello che tutti noi da ragazzi abbiamo sognato di poter diventare; inoltre, il fatto che sia un eroe, e non un supereroe, ha reso questo desiderio più plausibile.


DW - Per concludere, qualche anticipazione e una curiosità. Si diceva prima di una quinta storia in preparazione. Puoi dirci qualcosa a riguardo? C’è un personaggio della saga zagoriana che ti piacerebbe disegnare in futuro?

GP - Dopo la lunga trasferta in Sudamerica, per la quale ho disegnato due storie, una in Perù e una nella Terra del Fuoco, Zagor è ritornato nelle sue zone originarie. La mia prossima storia, che si svolge in Virginia, lo vedrà impegnato a lottare per i diritti delle minoranze del luogo, con l'aiuto di alcuni personaggi importanti che già lo hanno affiancato in passato. Mi piace disegnare storie classiche e selvagge, ambientate in atmosfere dal sapore etnico. Sono rimasto affezionato a personaggi a ”tinte forti” come Winter Snake, Capitan Serpente, il Re delle Aquile... Non nascondo però che mi piacerebbe riprendere il personaggio di Kaimakan, disegnato nella mia prima storia, il Maxi Zagor Uomini in guerra. Un suo ritorno è difficile visto l'epilogo che la storia ha avuto, ma chissà...

Zagor entra in azione. Tavola in anteprima della prossima avventura disegnata da Giuseppe Prisco 

a cura di Franco Lana

N.B. Trovate i link alle altre interviste di Dime Web nella pagina dedicata alle Interviste & News! 

mercoledì 21 maggio 2014

ZAGOR MONSTERS - "E": "ELFI" ED "ESSERE CHE NON MUORE"

di Massimo Capalbo

Pietanza leggera, stavolta, seppur gustosa (viene in mente una spaghettata agli astici alla mensa del Piccolo Popolo), per gli Zagor Monsters di Massimo "Max" Capalbo, arrivati alla quinta lettera dell'alfabeto: due sole voci! Dunque non vi faremo perdere altro tempo - invitandovi a un'immediata e piacevolissima lettura. vi ricordiamo soltanto che le immagini iniziali - slegate dal contesto - sono state scelte dalla redazione mentre quelle di corredo alle voci sono state selezionate da Max stesso! (s.c & f.m.)



Disegno del bravissimo Igor Jovchevski, dal suo blog.


LEGENDA
  • I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi dei protagonisti della serie, ZAGOR e CICO, che sono sempre scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio: Speciale Zagor; Speciale Cico; Zagor 1982-1993, un senese a Darkwood ecc.).
  • Gli uomini-bestia di cui conosciamo anche nome e cognome o il nome soltanto, vengono indicati con la loro identità mostruosa e non con quella umana (ad esempio: ULTOR invece che NEZDA; UOMO TIGRE invece che KELLOG, WILFRED).
  • Gli altri mostri di cui conosciamo nome e cognome vengono indicati per cognome (per esempio, RAKOSI, BELA), e, quando vengono citati in una voce diversa dalla loro, solo il cognome è scritto in stampatello e grassetto, in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono stati inseriti (ad es.: nel testo della voce RAKOSI, BELA, il personaggio della contessa Varga è citato come Ylenia VARGA). In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (ad es.: SKULL invece che RANDAL, COLIN).
  • Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostro titolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la storia dei nn. 194-196 viene indicata con il titolo del n. 195, Il Signore Nero, perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a Il teschio di fuoco (n. 195) e L’orda del male (n. 196).
Sempre riguardo alla serie regolare, nei crediti delle storie si fa riferimento al computo reale degli albi zagoriani e non alla numerazione della collana Zenith, ossia al numero stampato sulla costa di ciascun albo mensile. Com’è noto, la suddetta numerazione è sfasata di 51 numeri rispetto a quella effettiva (ad esempio, il Zenith n. 52 corrisponde al primo numero di Zagor, il Zenith n. 53 al secondo numero e così via). Per una guida ai collegamenti ipertestuali andate su Zagor Monsters lettera "A"


Lo Zagor di Deki (Dejan Bilokapic).



ELFI
ESSERE CHE NON MUORE



ELFI

Nella mitologia scandinava e celtica, gli elfi sono gli spiriti dell’aria, delle acque e dei boschi. Si dividono grosso modo in due grandi famiglie: gli Elfi della Luce o Corte Benedetta e gli Elfi dell’Oscurità o CORTE MALEDETTA. Gli uni e gli altri sono apparsi nelle seguenti storie zagoriane: Il Signore Nero (T. Sclavi [sog.&scen.] – F. Donatelli [dis.], nn. 194-196) , Il principe degli elfi (M. Boselli [sog.&scen.] – M. Torricelli [dis.], Speciale n. 11) e Gli eroi del Ramo Rosso (M. Boselli [sog.&scen.] – M. Torricelli [dis.], nn. 433-434), Zenith 666 (L. Mignacco [sog.&scen] – L. Piccatto e R. Riccio [dis.], n. 615). Per quanto riguarda le ultime due storie citate, appartengono alla razza elfica nota pure come Piccolo Popolo - sia la regina Maeve e i valorosi Auberon e Alienor (i tre, tuttavia, non rientrano certo tra gli Zagor Monsters), sia la coppia REDCAP e RED JACKET, gli altri GOBLIN, i SIDH, la BANSHEE, NUCKELAVEE, gli SLUAGH, la summenzionata CORTE MALEDETTA e i FOMHOIR. In questa voce, però, ci occupiamo solo degli elfi che compaiono nella prima e nell'ultima avventura citata: rispettivamente, gli Elfi dei boschi e il Popolo degli alberi.

Zagor n. 194, settembre 1981. Disegno di Ferri

L’elfo che trovò il Libro del Tempo - ZGR 195, p. 8

 
Come abbiamo già scritto nella voce BESTIA, la suddetta storia è ambientata a Golnor, un regno posto in una dimensione parallela a quella in cui viviamo. ZAGOR e CICO vi giungono casualmente mentre sono sulle tracce di un libro dai poteri magici, il Libro del Tempo, che ha causato la morte di un amico dell’eroe, il trapper Pierre. Nel regno fatato i Nostri incontrano il guerriero Galad, il quale racconta loro che, secoli prima, il malvagio Signore Nero si era impossessato, con l’aiuto dello stregone Mord, del Libro del Tempo, ed era quasi diventato il padrone assoluto di Golnor. Il popolo dei PICCOLI UOMINI, però, era insorto contro di lui e aveva assaltato il suo castello. Colto di sorpresa, - dice Galad - il Signore Nero non ebbe il tempo di organizzare una difesa efficace… …e Mord, vistosi perduto, evocò i demoni della distruzione… ma, alla fine, l’intero castello crollò… …i malvagi fuggirono attraverso tenebrosi passaggi segreti mentre il libro magico restò sepolto dalle pietre… A lungo i piccoli uomini cercarono tra le rovine… niente, nessuna traccia del libro… Poteva essere la di un incubo, ma il destino non voleva così… Fu un elfo, una delle strane creature dei boschi, a trovare il libro, molto tempo dopo… Curioso come tutti quelli della sua razza, l’elfo scoprì che grazie al libro si era aperto un varco per la terra degli uomini e vi si avventurò… […] L’elfo, creduto una creatura satanica, fu probabilmente cacciato e ucciso dagli uomini del vostro mondo… …Il libro venne raccolto da qualcuno… …passò di mano in mano… .

Zagor n. 195, ottobre 1981. Disegno di Ferri

L’elfo non ebbe buona sorte nel mondo degli uomini - ZGR 195, p. 9


A questo punto, ZAGOR prende la parola: Posso proseguire io, Galad. Chissà come, il “Libro del Tempo” finì in possesso del nonno di Pierre, che non gli diede alcuna importanza e lo buttò in soffitta… . Poco dopo, Galad e i Nostri si mettono in marcia e attraversano un bosco. Qui CICO, che cammina in coda al terzetto, viene preso di mira proprio dagli elfi, i quali lo colpiscono prima in testa con una pietra, poi in faccia con un frutto, quindi gli pungono il sedere con un rametto spinoso e infine lo circondano, bersagliandolo di nuovo con la frutta. Il povero messicano è costretto a darsela a gambe, suscitando l’ilarità di Galad.

Il povero Cico subisce gli scherzi degli elfi dei boschi - ZGR 195, p. 15

Un elfo dei boschi (L’Enciclopedia della Paura – I mostri dall’A alla Zeta, p. 23)

In Zenith 666 (L. Mignacco [sog.&scen] – L. Piccatto e R. Riccio [dis.], n. 615), ZAGOR e CICO ritornano a Golnor, su cui incombe una terribile minaccia. Un misterioso incappucciato - che si rivelerà poi essere Xabaras, principale nemico, nonché padre, di Dylan Dog (l'avventura, contenuta appunto nel n. 666 della collana Zenith, è infatti un dichiarato omaggio a Tiziano Sclavi, ai suoi personaggi zagoriani e all'universo dylandoghiano) – raggiunge il regno fatato assieme a una singolare tribù indiana, la Tribù senza nome, che è riuscito a soggiogare grazie alla complicità dello stregone Coltello Lucente. Xabaras vuole distruggere Golnor, per poi ricrearlo e diventarne quindi il signore assoluto: a tale scopo, egli è entrato in possesso di un oggetto dagli immensi poteri, la Pietra del Tempo. Per fermare l'incappucciato, ZAGOR – che è stato avvisato dall'amico Lupo Solitario (cui Coltello Lucente ha rapito moglie e figlio) e ha con sé una pagina del Libro del Tempo - giunge a Golnor e si unisce a Galad, il quale, con l'aiuto del mago Elchin, ha radunato un grande esercito di cui fanno parte, oltre a sua moglie Lara e ai suoi figli Balder e Rolan, i i Parvol o PICCOLI UOMINI e i già citati elfi del Popolo degli alberi. Tra questi ultimi, spicca la graziosa Lylan, acuta osservatrice ed eccellente arciera, la quale conduce a Golnor il resto del gruppo, ovvero CICO e Digging Bill.

Zagor n. 615, ottobre 2016. Disegno di Piccinelli
 
Zagor e compagni incontrano Lylan presso il Lago dei non-morti – ZGR 615, p. 46

La graziosa elfa sa leggere nel cuore degli uomini – ZGR 615, p. 47


Consapevole che la Tribù senza nome è sotto la nefasta influenza di Coltello Lucente e dell'incappucciato (che, con i loro poteri, hanno trasformato i pellerossa da individui pacifici quali erano in bellicosi invasori), ZAGOR riesce, catturando lo stregone, a scongiurare la guerra fra l'esercito golnoriano e gli indiani, i quali, finalmente rinsaviti, si uniscono ai Nostri nella battaglia contro una particolare razza di TROLL, i Troll della montagna, alleati di Xabaras. Alla fine, quest'ultimo verrà sconfitto, ma, sebbene catturato da ZAGOR (che, al pari di Elchin e Galad, aveva fino a qual momento creduto che egli fosse il redivivo Signore Nero), riuscirà a fuggire, svanendo letteralmente e ritornando nel suo mondo (vedi MORTI VIVENTI) Anche ZAGOR, CICO e Digging Bill ritorneranno nella loro Darkwood, mentre Lupo Solitario e la Tribù senza nome decideranno di restare a Golnor.

Dopo aver informato Elchin, Lylan racconta a Zagor ciò che ha visto fare al sinistro incappucciato – ZGR 615, p. 51

Galad mostra a Zagor il campo base dell'esercito golnoriano, di cui fanno parte anche gli elfi del Popolo degli alberi – ZGR 615, p. 66

Assieme a Cico ed ai guerrieri della Tribù senza nome, Lylan combatte valorosamente contro i Troll della montagna - – ZGR 615, p. 88



ESSERE CHE NON MUORE
 
Compare nella storia Fantasmi (A. Castelli [sog.&scen.] – S. Pini [dis.], nn. 152-153) ed è un gigantesco granchio che vive nell’immaginaria Isola delle Nebbie o Isola delle Trenta Bare, al largo di Tampa Town (Florida). Su questa isola – che ospita una fauna particolare (vedi pure SERPENTI GIGANTI) – vive anche una comunità di misteriosi spagnoli, i quali sono i discendenti dei marinai dell’Hispaniola, il galeone del capitano Arcadio Sarmiento


Zagor n.153, aprile 1978. Disegno di Ferri.

L’Essere che non muore, mostruoso granchio gigante – ZGR 153, p. 53

Per salvare Cico, Zagor attira su di sé l’attenzione del mostro – ZGR 153, p. 5


Il 26 giugno 1520, la suddetta nave, proveniente dalla Spagna e diretta in Messico, era stata spinta da una tempesta nelle acque della Florida e aveva fatto naufragio sugli scogli dell’isola. Nonostante siano trascorsi da allora tre secoli, gli spagnoli vivono ancora alla maniera dei loro avi e abitano sul relitto semisommerso dell’Hispaniola. Essi obbediscono al Custode della Tradizione, un fanatico capo religioso, e al capitano Sarmiento, che credono immortale. In realtà, ciascun Custode fa rapire, ogni trent’anni, un neonato di Tampa, che poi alleva di nascosto per farlo diventare il nuovo capitano Sarmiento. Alla morte del vecchio capitano, il nuovo Sarmiento prende il suo posto, in modo da perpetuare la leggenda della sua immortalità. I rapimenti vengono compiuti dagli Uomini Volanti, soldati fedelissimi al Custode che riescono a librarsi nell’aria grazie a delle sacche piene di gas attaccate alla schiena. Per aiutare l’amico Dick Hammer, il cui figlioletto è stato appunto rapito, ZAGOR e CICO giungono sull’isola, dove vengono però catturati dagli spagnoli e condotti sulla loro nave. Per eliminare gli stranieri, il Custode della Tradizione si serve dell’Essere che non muore, che viene tenuto nel pozzo dell’Hispaniola. Pertanto, ZAGOR (al quale sono state legate le mani) e il pancione messicano vengono scaraventati in questo pozzo, dove il mostruoso granchio attende famelico. Mentre lo Spirito con la Scure si libera sott’acqua delle corde, l’Essere che non muore afferra CICO con una delle sue enormi chele. Quando però ZAGOR emerge, il mostro lascia il messicano e concentra la sua attenzione verso di lui. L’eroe si avvicina al granchio e, servendosi della sua scure, lo acceca, colpendolo violentemente prima all’occhio destro, poi all’occhio sinistro. Privo della vista, l’Essere che non muore si dibatte furiosamente e sfiora con le sue chele sia ZAGOR che CICO. Consapevole di non poter nemmeno scalfire la robusta corazza del granchio, l’eroe s’immerge e colpisce più volte il ventre della creatura, che è invece una parte molto più vulnerabile. Così facendo, ZAGOR riesce a uccidere il mostro, con grande sorpresa degli spagnoli, i quali, come dimostra il nome dato al gigantesco crostaceo, credevano che esso fosse invincibile.
Con i suoi occhioni languidi - assai più simili a quelli di un essere umano che a quelli di un granchio (ma dopotutto si tratta di un granchio fuori dal comune) - e la sua inverosimile bocca dentata, l’Essere che non muore è, al pari dei DIAVOLI NERI (che presentano caratteristiche in parte simili), un mostro piuttosto simpatico, e quasi ci dispiace vederlo dapprima accecato e infine ucciso dall’eroe. 

Con un poderoso colpo di scure, Zagor sfonda un occhio al granchio – ZGR 153, p. 58

L’Essere che non muore…. è morto! – ZGR 153, p. 61

 
Curiosità: L’Essere che non muore richiama alla mente i feroci crostacei giganti che compaiono nel film La nebbia degli orrori (Michael Carreras, 1968), prodotto dalla celebre Hammer. Questa pellicola è stata tratta dal romanzo Uncharted Seas, scritto dall’inglese Dennis Wheatley nel 1938 e ispirato a sua volta a Naufragio nell’ignoto di William Hope Hodgson (vedi DAGON). I punti di contatto tra La nebbia degli orrori e Fantasmi non si limitano tuttavia al colossale granchio: anche nel film di Carreras, infatti, troviamo una misteriosa isola abitata dai discendenti dei conquistadores spagnoli, i quali vivono sul relitto di un galeone e sono comandati da un fanatico leader religioso chiamato El Supremo (l’isola si trova però nel Mar dei Sargassi e il suddetto leader, a differenza del Custode della Tradizione, è soltanto un ragazzo, nonché un membro dell’Inquisizione). Inoltre, gli spagnoli del film riescono a muoversi agevolmente sull’acqua grazie a dei palloni attaccati alle spalle, un sistema che ricorda le sacche degli Uomini Volanti

Il famelico crostaceo gigante del film La nebbia degli orrori (Michael Carreras, 1968)

Il romanzo di Dennis Wheatley Uncharted Seas (1938)

 
Appare evidente, pertanto, che Alfredo Castelli si è ispirato a La nebbia degli orrori, almeno per quanto concerne l’Essere che non muore e gli abitanti dell’Isola delle Trenta Bare. Riguardo invece all’idea base di Fantasmi, ovvero il misterioso rapimento dei bambini ogni tot anni, la fonte ispiratrice è, come leggiamo nello Zagor Index 101-200 (Paolo Ferriani Editore, Inverno 1998-1999), una celebre storia disneyana di Carl Barks: Paperino e il fantasma della grotta (1947). 


Massimo Capalbo

NB: trovate i link alle altre lettere degli Zagor Monsters andando sulla pagina della Mappa!