di Andrea Cantucci
L'Angolo del "Bonellide" - ovvero lo spazio dedicato ai fumetti che escono in albi di formato bonelliano 16x21 o giù di lì - che Andrea "Kant" Cantucci sta portando avanti su Dime Web riscuote un grande successo, in termini di numero di contatti. Ne eravamo sicuri fin dall'inizio, noi della redazione! In questa quarta puntata (dopo le prime due dedicate alla storia del formato e la terza riservata a Diabolik) il nostro Andrea "prende di mira" Mastantuono (tra l'altro, grandissimo autore della "scuderia" di Via Buonarroti) e il suo Elias il Maledetto. Buona lettura! (s.c. & f.m.)
Tra gli albi fantasy pubblicati nella Serie Verde dell’Editoriale Cosmo, quello uscito a fine aprile 2014 spicca per essere finora il più corposo, raccogliendo una trilogia completa in 176 pagine, e anche per il nome del disegnatore, per ora unico italiano in una collana tutta di autori francesi, Corrado Mastantuono, un artista talmente versatile da essersi espresso al meglio sia nel formato album, qui riproposto in versione più piccola, sia in quasi tutti gli altri principali formati e stili pubblicati in patria. Ma se oggi Mastantuono è di nuovo qui a deliziarci con questa ironica e affascinante saga dal titolo Elias il Maledetto, scritta da Sylviane Corgiat, indirettamente dobbiamo ringraziare la computer grafica.
Vol. 1 - frontespizio originale |
Il
giovane Corrado, infatti, negli anni ’80 lavorava in uno studio
d’animazione; ma quando nel 1989 il settore iniziò a convertirsi
alla tecnologia digitale, l’insofferenza verso il computer, il
grande amore per la grafite e la voglia di affermarsi a livello
personale ebbero il sopravvento. Così un artista che oggi anche la
Francia ha motivo di invidiarci, si lanciò decisamente nel settore
del Fumetto. I primi incoraggiamenti professionali nel campo
dell’animazione gli erano venuti dall’illustratore e insegnante
Niso Ramponi, ma le principali ispirazioni stilistiche di Mastantuono
sono da sempre nei fumetti della scuola ispanico-argentina. Se nelle
sue prime storie, vignette e copertine, pubblicate sulle riviste
della Comic Art nei primi anni ’90, apparivano spesso tratti
grotteschi alla Carlos Niñe, o profili inquietanti alla Enrique
Breccia, in questo Elias il Maledetto dallo stile ormai più maturo e
versatile, emergono tratti espressivi e grafici in comune con grandi
esponenti del fumetto spagnolo come Jordi Bernet o Alfonso Font,
affinità e somiglianze che questa riedizione in bianco e nero della
Cosmo accentua ulteriormente.
Parallelamente
alle riviste L’Eternauta e Comic Art, Mastantuono ha collaborato
fin quasi da subito anche con la Disney e questa lunga esperienza,
che dura tuttora, non poteva non lasciare tracce anche in una storia
come questa, dallo stile ben più realistico. Nelle storie disegnate
da Mastantuono infatti, c’è spesso qualcosa di dettagliato, a
livello di sfondi o ombreggiature, anche nelle immagini comiche più
semplici; e ci può essere qualcosa di grottesco, se non proprio di
umoristico, anche nelle scene più drammatiche e realistiche.
Nella
trilogia di Elias, qualche reminiscenza disneyana si può intravedere
nelle buffe espressioni del folletto Bertil e ancora di più nelle
fattezze antropomorfe degli woloof, una sorta di lupi umanoidi dal
carattere e dall’abbigliamento zingareschi, mentre forme e
tratteggi alla Cavazzano si notano in particolare nell’Ippo-gorilla
che fa da cavalcatura a Bertil, una delle tante creature surreali che
costellano la storia, alternandosi con esseri più cupi e pericolosi.
Tra questi, i pipistrelli mostruosi e terribili che appaiono in tutti
e tre gli episodi sono invece ben diversi dalle forme semplici,
comiche e rassicuranti con cui il disegnatore avrebbe poi raffigurato
gli stessi animali nell’albo Paperino e il Pipistrello Kiro,
apparso nel 2010 per sensibilizzare il pubblico al rispetto dei
pipistrelli, forse anche per farsi perdonare di averli dovuti
raffigurare in modo così politicamente scorretto nel ciclo di Elias.
Vol. 1, pag. 32 |
Dal
1994, Mastantuono è anche uno dei più validi collaboratori della
Bonelli, prima su Nick Raider, poi su Magico Vento e infine su Tex,
di cui ha disegnato l’albo speciale n°21 del 2007. È in queste
serie realistiche che emerge e si affina sempre di più il suo stile
espressionista alla Bernet (o, se si vuole, alla Kubert), in disegni
eseguiti con rapidi tratti a pennino e a pennello che danno dinamismo
alle figure, attraverso un’evoluzione continua che lo porta ben
presto a essere anche un ottimo copertinista delle serie a cui
collabora. Se il formato bonelliano lo costringe a una maggiore
sintesi grafica, cioè a usare immagini un po’ più semplici e con
meno dettagli, rispetto all’epoca in cui collaborava alle riviste,
sui tre episodi di Elias il Maledetto ha invece potuto riappropriarsi
di tutta la meticolosità, accuratezza di dettagli e libertà grafica
che solo le pagine di grande formato possono permettere.
Vol. 1, pag. 55 |
Per
ironia della sorte, anche la storia di Elias, dopo aver avuto una
prima edizione italiana fedele all’originale grazie alla Vittorio
Pavesio Productions, è ora ripubblicata dalla Cosmo in formato
bonelliano, ma, anche in questa versione ridotta, l’ottima qualità
di stampa e il rispetto per la grafica originale permettono di
apprezzare le elaborate composizioni e il sapiente montaggio scenico
di cui il disegnatore è capace. Inoltre si è potuta conservare
anche in questo formato, pressoché senza ritocchi grafici, una
traduzione quasi del tutto fedele ai testi originali, grazie al fatto
che i balloon rettangolari erano già in partenza particolarmente
ampi.
Quanto
all’assenza dei colori - che nell’originale erano realizzati al
computer, oltre che da Mastantuono stesso, da Jean-Jacques Rouger e
da Pierre Matterne - il tono un po’ da cartoon che conferivano alle
tavole non si rimpiange più di tanto. Ben diverso sarebbe stato
l’effetto se anche le pagine interne avessero potuto essere dipinte
a mano da Mastantuono, come le affascinanti copertine e il
frontespizio, le cui sfumature evidenziano tutta la crudezza e il
forte impatto del mondo fantastico eppure concreto da lui disegnato.
Vol. 3, pag. 23 |
Ma
stando così le cose, la più autentica opera del disegnatore è
nelle immagini in bianco-e-nero, mentre il colore è in fondo
un’aggiunta digitale, certo non sgradevole, ma di cui si può anche
fare a meno. Del resto, il fatto che le immagini fossero state
pensate per il colore, si può intuire solo in una certa limitazione
delle campiture nere, in qualche dettaglio qua e là senza
ombreggiatura e soprattutto nei contorni, che da un certo punto sono
tracciati quasi sempre con linee continue chiuse (necessarie per
facilitare la colorazione al computer). È come se il disegnatore
avesse unito in una perfetta sintesi lo stile realistico alla Bonelli
e la grafica da cartoon alla Disney, nella maggiore libertà
espressiva garantita da un albo d’autore come questo.
Nei
primi anni in cui collaborava a Topolino, per cui ha anche scritto
alcune sue storie, i nuovi personaggi che Mastantuono proponeva
venivano sistematicamente rifiutati (probabilmente perché giudicati
troppo grotteschi) e dovette aspettare un cambiamento generazionale e
di gusto perché infine una sua creazione originale, Bum Bum Ghigno,
fosse accolta nel 1997 nella banda dei paperi. In Elias il Maledetto,
storia ambientata non si sa dove né quando, ha potuto invece
sfogarsi completamente nella creazione di costumi immaginari,
creature stravaganti e architetture letteralmente fantastiche. Nella
breve intervista pubblicata in appendice all’albo, il disegnatore
dice che affrontando quest’incarico ci teneva a non sfigurare.
Chiunque ammiri queste tavole, potrà garantire al fantastico
Mastantuono che non ha sfigurato per niente.
Resta
da dire della storia di Sylviane Corgiat che, nel 2004, quando uscì
in Francia il primo capitolo, era una scrittrice già esperta ma
pressoché esordiente nel campo del fumetto. La trama è originale
nel rielaborare liberamente elementi tradizionali, con un arrogante
conquistatore e uno spietato stregone che si scontrano contendendosi
delle carte da gioco incantate. È come una partita di Magick dalle
reali conseguenze, in cui, almeno inizialmente, nessuno dei due può
dire d’essere il “buono” della situazione. Con un incantesimo,
lo stregone ruba il volto del re, scambiandolo col proprio, ma
nonostante i diversi tagli di capelli e di barba che portano, sarà
sempre possibile distinguerli abbastanza facilmente, grazie ai
tatuaggi sulle loro facce.
Vol. 2, copertina originale |
L’ormai
ex-re ed ex-conquistatore, colui che è ora solo il maledetto Elias,
nel suo peregrinare alla ricerca del volto perduto, si unisce a una
carovana di mercanti in cui incontra la bella e coraggiosa Evangele,
che cerca una cura scientifica per una pestilenza, e, tra battibecchi
e discussioni, i loro obiettivi finiscono per unirsi per tutta la
durata della storia. Assistiti da due curiosi personaggi che Elias
ha salvato - un folletto rinnegato camuffato da umano e un gigante
affrancato dalla schiavitù - dovranno affrontare pericoli, banditi,
tradimenti, mostri, inganni, incantesimi e supplizi, prima di
scoprire come i rispettivi scopi siano sempre stati collegati l’uno
all’altro e, alla fine, i loro destini e desideri si legheranno
sempre di più.
È
interessante soprattutto l’evoluzione psicologica che subisce il
personaggio di Elias, che, dal feroce re ambizioso dell’inizio, a
causa del trauma che ha subito perdendo il proprio volto, ovvero la
sua identità, può ora diventare pian piano una persona diversa.
Ricordiamo infatti che “persona” in latino significa maschera,
ovvero che ciò che siamo, o crediamo d’essere, dipende in gran
parte dall’immagine di noi che proiettiamo all’esterno, dal modo
in cui gli altri ci vedono, o, meglio ancora, da come noi crediamo
che gli altri ci vedano.
Quando
Elias incontra Evangele, avendo un altro volto, un’altra maschera,
è già una persona un po’ diversa. È ancora un cavaliere duro e
violento, che non ammette le sue debolezze e con cui non si può
discutere, ma non si sente più tenuto a comportarsi in base alla sua
vecchia e sinistra reputazione. Ora si lascia andare ad aiutare chi è
in difficoltà invece di sopraffarlo, anche se continua a dire a sé
stesso che ciò che fa è per perseguire i suoi scopi. In seguito, se
vorrà salvarsi, dovrà imparare addirittura ad affidarsi ai suoi
compagni e a ricambiare la loro fiducia, cose che, col vecchio volto,
gli sarebbero state quasi inconcepibili.
Vol. 3, copertina originale |
Si
può capire allora perché, fino alla fine, Elias desideri così
disperatamente riavere il suo volto precedente. Ciò che desidera non
è il volto in sé, ma la sua vecchia personalità da cui sente di
allontanarsi sempre più col passare del tempo, una personalità che,
per quanto fosse sgradevole e priva di compassione, vanagloriosa e
perfino crudele, lo faceva sentire evidentemente più sicuro di sé,
più forte e privo di debolezze umane di come si senta adesso. Tutti
infatti ci sentiamo più sicuri di noi, prima di affrontare le
esperienze e i rapporti umani che, nella vita, mettono sempre più
alla prova il nostro orgoglio infantile. Il bambino piccolo è
infatti come un re dispotico, di cui gli adulti si precipitano a
soddisfare ogni capriccio e a cui perdonano ogni malefatta, ma, non
appena il bimbo cresce un po’, le cose cambiano.
La storia di Elias il Maledetto si può quindi vedere come una metafora della crescita, una fiaba per adulti in cui il protagonista, anziché un piccolo eroe infantile, è inizialmente un grande re crudele, come se questa fosse in effetti la condizione più bassa da cui si possa partire per imparare a crescere. Ma alla fine, ce la farà Élias a diventare un uomo completo, indifferente al potere e alla gloria e capace, non solo di forza, ma anche di vero altruismo? In gran parte sì, ma forse non del tutto. Per sentirsi capace di amare veramente, potrebbe mancargli ancora, in qualche modo, di affrontare il vecchio se stesso. In ogni caso, la conclusione del terzo, e per ora ultimo, capitolo lascia ancora qualcosa in sospeso. Speriamo quindi che prima o poi possa esserci un seguito, perché i personaggi sono vividi e intriganti, con psicologie e reazioni non scontate. Infatti ciò che li spinge ad agire, o a ripartire insieme verso nuove avventure, sembra non essere del tutto chiaro neppure a loro. Eppure, anche se non lo ammetterebbero mai, in fondo si potrebbe chiamare semplicemente amicizia.
La storia di Elias il Maledetto si può quindi vedere come una metafora della crescita, una fiaba per adulti in cui il protagonista, anziché un piccolo eroe infantile, è inizialmente un grande re crudele, come se questa fosse in effetti la condizione più bassa da cui si possa partire per imparare a crescere. Ma alla fine, ce la farà Élias a diventare un uomo completo, indifferente al potere e alla gloria e capace, non solo di forza, ma anche di vero altruismo? In gran parte sì, ma forse non del tutto. Per sentirsi capace di amare veramente, potrebbe mancargli ancora, in qualche modo, di affrontare il vecchio se stesso. In ogni caso, la conclusione del terzo, e per ora ultimo, capitolo lascia ancora qualcosa in sospeso. Speriamo quindi che prima o poi possa esserci un seguito, perché i personaggi sono vividi e intriganti, con psicologie e reazioni non scontate. Infatti ciò che li spinge ad agire, o a ripartire insieme verso nuove avventure, sembra non essere del tutto chiaro neppure a loro. Eppure, anche se non lo ammetterebbero mai, in fondo si potrebbe chiamare semplicemente amicizia.
Cosmo
Serie Verde n°8
ELIAS
IL MALEDETTO
Titolo:
Il Gioco dei Corpi Celesti
Testi:
Sylviane Corgiat
Disegni:
Corrado Mastantuono
Formato:
176 pag. in bianco e nero
Editrice:
Editoriale Cosmo
Data
di uscita: 24 aprile 2014
edizione
originale francese
ELIAS
LE MAUDIT
Formato:
tre album di 56 pag. a colori
Editrice:
Les Humanoïdes Associés
Date
di uscita: dal 2004 al 2007
vol.
1 : Le Jeu des Corps Célestes
vol.
2: La Peste Rousse
vol.
3: Le Soldat d’Argile
Andrea Cantucci
N.B. Trovate i link alle altre puntate dell'Angolo del Bonellide andando sulla pagina delle Cronologie!
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