di Andrea Cantucci
Giubbe Rosse umoristiche
Giubbe Rosse umoristiche
È
capitato a molti famosi personaggi comici americani di indossare in
qualche storia a fumetti la giubba rossa dei Mounties - da Porky Pig a
Donald Duck, dall’attore Bob Hope ai Three Stooges e dall’orso
Yogi al grasso viaggiatore del tempo Herbie - ma alcune Giubbe Rosse
umoristiche spiccano nettamente sulle altre.
Il Sergente Baldo di Luciano Bottaro (1965) |
Dal
1952 le Giubbe Rosse furono protagoniste di un’intera serie comica
con Il Sergente Baldo, creato da Luciano Bottaro per le Edizioni Alpe
e proseguito poi anche dai disegnatori Guido Scala e Giorgio Rebuffi.
Come la gran parte dei fumetti di Bottaro, le brevi storie di Baldo,
ambientate nel forte comandato dallo sprovveduto capitano Pied-Arm,
erano spesso arricchite dalle fantasiose e paradossali sceneggiature
di Carlo Chendi, che ne muoveva da maestro i buffi comprimari. In
Italia il sergente Baldo uscì per più di vent’anni su Tiramolla,
ma ebbe successo soprattutto in Francia, dove dal 1959 apparve
sull’albo Monty pubblicato dalla Sagédition di Parigi, che
conteneva la versione in francese del Sergente Preston e di vari eroi
western.
Mentre
il Baldo di Bottaro era un bonario personaggio per ragazzi, fu ben
più feroce la satira sulle Giubbe Rosse che nel 1953 realizzarono
Harvey Kurtzman e John Severin, nell’episodio di Mad n°5
intitolato Miltie of the Mounties, che prendeva in giro in
particolare i film di Renfrew of the Royal Mounted. Alla fine
l’arrogante giubba rossa Miltie non riusciva a prendere il suo
uomo, perché quello che inseguiva… non era un uomo.
Pendergast, da Lucky Luke n. 22 (1962) di Morris e Dupuis |
Un’altra
spassosa caricatura di una giubba rossa canadese di tipico stampo
britannico è stata il caporale Pendergast, apparso nel ventiduesimo
episodio del pistolero Lucky Luke di Morris, che fu pubblicato in
volume nel 1962 dall’editrice belga Dupuis col titolo Les Dalton
dans le Blizzard (I
Dalton nella Tormenta).
In
questa storia esilarante, come tutte quelle sceneggiate dal grande
Renée Goscinny, i quattro ingenui criminali evadono come sempre e si
rifugiano in Canada pensando di sfuggire all’arresto, ma
naturalmente hanno fatto i conti senza Lucky Luke e il caporale
Pendergast, che uniscono le forze contro di loro. Agendo con tipica
flemma anglosassone, Pendergast è abituato a mettere a posto le cose
in modo fermo ma educato, senza neanche usare le armi. Avrebbe forse
incontrato qualche difficoltà in più se avesse arrestato da solo i
fratelli Dalton, assai meno disciplinati della pur turbolenta
popolazione canadese, che, appena la giubba rossa alza la voce, cessa
ogni schiamazzo e china la testa, eseguendo i suoi ordini senza
fiatare.
Sempre
negli anni ’60, il cartoonist Paul Murry inseriva spesso Mickey
Mouse (Topolino) in ambientazioni del passato e in qualche episodio
gli fece vivere anche delle avventure con indosso la giubba rossa del
mountie. Nel 1968 ci fu anche una storia italiana con Topolino e
Pippo in versione Giubbe Rosse - Topolino e i ladri di pellicce - che
uscì sul n. 641 del settimanale di Mondadori coi disegni di un
giovane Massimo De Vita.
De
Vita all’epoca imitava lo stile del Mickey Mouse statunitense:
infatti il capitano delle Giubbe Rosse che si vede all’inizio
dell’episodio ha la stessa fisionomia del sergente della Polizia
canadese visto nella storia di Paul Murry Topolino e il divoratore di pelli, uscita in Italia alla fine dell’anno seguente, sul n. 733
del settimanale.
Topolino e i ladri di pellicce nella ristampa degli Albi della Rosa |
Dal
1961 al 1963, tra le parodie ospitate nel Rocky and Bullwinkle Show
della NBC, apparve un’intera serie a cartoni animati, in trentotto
episodi, su una giubba rossa canadese, Dudley Do-Right of the
Mounties, creata da Alex Anderson, Chris Hayward e Allan Burns, da
cui nel 1970 l’editrice Charlton trasse una serie a fumetti.
Dudley
Do-Right, come tutti i Mounties cerca costantemente di “prendere il
suo uomo”, cioè il suo acerrimo nemico Snidely Whiplash, ma se lo
cattura è per pura fortuna, o soltanto grazie al suo cavallo.
L’eroina femminile, Nell Fenwick, è la tipica figlia
dell’ispettore capo che si caccia di continuo in situazioni
pericolose per poi essere salvata. Il principale tormentone della
serie sta nel fatto che Nell è del tutto inconsapevole
dell’interesse di Dudley per lei e riversa invece il proprio
affetto sul ben più eroico cavallo della giubba rossa.
Nel
1999 ne fu tratto anche un film dal vero, che però fu un fiasco
totale, sia di critiche che di pubblico. Ha avuto invece un certo
successo la serie di telefilm Due South (Direzione
Sud),
trasmessa con un altro titolo anche in Italia, che non ha niente a
che fare col cartone, ma in cui il nome della giubba rossa
protagonista, Benton Fraser, i cui modi cortesi creano un divertente
contrasto di fronte alla violenza dei criminali, è certo un omaggio
all’attore Brendan Fraser, che interpretava il ruolo di Dudley
Do-Right in quello sfortunato film.
Dudley Do-Right. Charlton Comics, 1970 |
Alla
Corsa all’Oro nel Klondike, all’estremità occidentale del
Canada, partecipò, al pari dei personaggi di Jack London, anche un
giovane Paperon De’ Paperoni, all’epoca in cui iniziava ad
accumulare la sua immensa fortuna. Due ufficiali delle Giubbe Rosse
realmente esistiti, come il colonnello Sam Steele e l’ispettore
Scarth, poterono così apparire, nel 1995, in uno dei tanti episodi
di Don Rosa dedicati al suo avventuroso passato, Cuori dello Yukon,
uscito in Italia sul n. 118 del mensile Zio Paperone nel 1999. La
caricatura che l’autore fa dei due personaggi, basandosi su veri
elementi storici, è come sempre esilarante. Mentre l’azzimato
Scarth cerca di soffiare a Paperone la concessione della sua miniera,
il duro e impettito colonnello Steele, assistito da Jack London che
ne trascrive i discorsi, tenta inutilmente di arrestare l’allora
giovane papero per degli incredibili disordini che avrebbe provocato
nella città di Dawson, i cui abitanti in preda alla fame divorano
qualunque cosa. La gag più divertente della storia è però
l’impeccabile divisa di Steele che da buona giubba rossa non si
sporca e non si sgualcisce, neanche cadendo nel fango o stando in
mezzo a un’esplosione.
Tra
le ultime Giubbe Rosse a fumetti troviamo poi la bizzarra serie di
fantascienza Space Mounties (Giubbe
Rosse Spaziali)
di Veys e Guilhem, edita in Francia dalla Dargaud-Lombard tra il 2001
e il 2004, in cui dei poliziotti a cavallo canadesi, disegnati con lo
stile da cartoon tipico della scuola belga, viaggiano su altri
pianeti, trovandosi così a cavalcare delle creature e delle macchine
decisamente un po’ più strane del solito.
Anni
’70: Superagenti canadesi e amici dei lupi
Nei
tempi antichi (…)
un
uomo poteva diventare un animale se lo desiderava
e
un animale un essere umano.
Tutti
parlavano lo stesso linguaggio.
Leggenda
eschimese
Un
altro personaggio canadese dei fumetti diventato sempre più famoso
in questi ultimi anni, che pur non avendo molto altro in comune con
le Giubbe Rosse merita di essere citato, è il supereroe Wolverine.
Wolverine della Marvel |
Il
termine in italiano si traduce Volverina o Ghiottone. Indica un
animale da preda della famiglia dei mustelidi caratteristico delle
regioni artiche del Nord-America e ferocissimo, nonostante sia di
taglia limitata e tozza; un soprannome quindi particolarmente adatto
al mutante canadese Logan, di bassa statura ma con sensi animaleschi
e grossi artigli retrattili come quelli di una belva. Wolverine,
oltre a questi innegabili elementi selvaggi, ha però anche qualcosa
del meticoloso e inflessibile mountie canadese, che ostinatamente
continua a seguire la propria pista, senza mai rinunciare alla preda,
finché non riesce a “prendere il suo uomo”.
Wolverine
esordì nel 1974 sul n. 181 dell’albo di Hulk, in una storia del
golia verde ambientata in Canada che era stata scritta da Len Wein e
disegnata da Herb Trimpe. In quell’occasione la Marvel Comics lo
presentò erroneamente come “il primo e più grande supereroe
canadese”, mentre in realtà vari supereroi canadesi prodotti
localmente erano già esistiti negli anni Quaranta. In effetti il
primo autentico supereroe del Canada era stato Iron Man di Vernon
Miller, apparso oltre vent’anni prima dell’omonimo personaggio
Marvel, su Better Comics n. 1 del 1941 - che tra l’altro fu anche il
primo albo canadese a pubblicare fumetti inediti.
Nel
1975 Wolverine si unì agli X-Men e all’interno della stessa serie
lo scrittore inglese Chris Claremont e il disegnatore anglo-canadese
John Byrne crearono nel 1979 un intero gruppo di supereroi canadesi,
Alpha Flight (Stormo
Alfa),
il cui nome poteva anche ricordare il titolo del film del 1940 Yukon
Flight, col sergente Douglas Renfrew delle Giubbe Rosse. Anche
Alpha Flight all’inizio era finanziato e controllato dal governo
del Canada, un po’ come dei superagenti senza giubba rossa e senza
cavallo, e dal 1983 ebbe la sua testata, inizialmente scritta e
disegnata dallo stesso Byrne. Wolverine invece fu protagonista di una
prima miniserie, realizzata da Chris Claremont e Frank Miller, nel
1982 e poi titolare di una serie regolare dal 1988.
Un’altra
cosa che Wolverine ha in comune con alcune delle Giubbe Rosse dei
fumetti è quella di aver fatto selvaggiamente amicizia in
gioventù con un branco di lupi, di cui praticamente divenne il
capo-branco, come raccontato nella storia delle sue origini
realizzata da Paul Jenkins e Andy Kubert tra il 2001 e il 2002.
Canada Joe. Lanciostory, Eura, 1977 |
Anche
due Giubbe Rosse canadesi degli anni ’70 hanno infatti avuto un
rapporto molto particolare con i lupi.
La
tradizionale e realistica giubba rossa Canada Joe, creata dagli
argentini Eugenio Zappietro (in arte Ray Collins) e Carlos Enrique
Vogt e pubblicata in Italia dall’Editoriale Eura sulla rivista
Lanciostory, era il capitano della Polizia a cavallo Gary Bow, che in
compagnia di un lupo chiamato Amico (come quello di King) vagava
privo di memoria per le foreste del Canada del 1898, dopo essere
stato ferito e dato per morto.
Sul
settimanale cattolico Il Giornalino esordì invece, nel 1977, il
personaggio di Piuma Rossa, una giovane giubba rossa canadese creata
da Mario Basari e Luigi Sorgini. Figlio di un bianco e di un’indiana
e rimasto orfano, l’eroe della serie aveva come padri adottivi un
sergente della Polizia a cavallo e un sakem dei Piedi Neri, che lo
avevano allevato. Meglio di altri, poteva quindi proporsi come un
ideale tramite tra i due popoli.
Ancora
più romantico dei personaggi simili che lo hanno preceduto, Piuma
Rossa portava quasi alle estreme conseguenze il rapporto che ha
sempre legato gli eroi dalla giubba rossa agli animali. Già il
sergente King e Canada Joe avevano un lupo per amico (di nome e di
fatto), mentre Jim Canada chiamava Pal (Amico)
il suo cavallo, ma Piuma Rossa, essendo in parte indiano, oltre a
parlare al suo cavallo era amico di tutti gli animali e in
particolare di un lupo con cui era cresciuto e del suo branco, che lo
aiutava quand’era in difficoltà.
Anni
’80 e ’90: Eroi in fuga e in crisi
Molto
meno buonista e più problematico e violento, nei suoi moti di
ribellione verso la società e le usanze imposte dai bianchi, fu un
altro mezzosangue dalla giubba rossa creato da Hugo Pratt per il
libro della Cepim del 1980 L’Uomo del Grande Nord. Pratt lo definì
“un meticcio folle che dopotutto non era folle per niente”.
Il
protagonista era nato da un’indiana Mohawk e dal nipote di Louis
Riel, colui che guidò la rivolta anti-britannica del 1885 per poi
essere impiccato. Ciò giustificava il risentimento che guidava il
suo pronipote Joseph Montour Riel, detto Gesuita Joe, in una lotta
solitaria contro tutto e tutti, alternando a modo suo atti di
vendetta e di giustizia, dopo aver indossato abusivamente una giubba
rossa della Polizia a cavallo.
L’Uomo
del Grande Nord, conclusosi in modo enigmatico, proseguì a puntate
nel 1984, col titolo Gesuita Joe, sui primi numeri della rivista
Comic Art. In occasione poi di una versione cinematografica di
produzione franco-canadese, il regista Olivier Austin chiese a Pratt
delle aggiunte alla storia in forma di story board, che furono
inserite in una nuova edizione della storia originale, uscita a
puntate nel 1991 sulla rivista Corto Maltese e raccolta l’anno
seguente nel volume della Milano Libri Jesuit Joe, che riprendeva il
titolo del film.
L'Uomo del Grande Nord di Hugo Pratt. Collana CEPIM Un Uomo Un'Avventura, 1980. |
Un
Canada ancora privo di Giubbe Rosse è invece quello in cui si svolge
buona parte della saga Les Pionniers du Nouveau Monde (I Pionieri del
Nuovo Mondo) di Jean-François Charles, pubblicata in Francia sugli
album della Glénat dal 1982 e in seguito edita anche da noi - prima
dalla Glénat Italia e ora dall’Editoriale Cosmo. In vari episodi
ambientati tra il 1755 e il 1761, a seguito della guerra
anglo-francese che vide prevalere la Gran Bretagna, alcuni esuli
della Nuova Francia si rifugiano nei territori inesplorati di un
Canada ancora selvaggio, vivendo varie complesse avventure tra la
zona dei Grandi Laghi e la regione del Saskatchewan.
Dagli
USA anche Ken Parker, accusato di omicidio, si rifugiò in Canada
nella storia Un Alito di Ghiaccio, uscita a puntate nel 1987 sulla
rivista Comic Art. E’ là che si svolsero quindi le sue storie
successive, in cui è ancora costretto a spostarsi continuamente, a
partire dal primo numero della testata Ken Parker Magazine del 1992.
Inevitabilmente,
già nel numero due della rivista, Ken incontra una giubba rossa, il
sergente Paul Brady, e i due si salvano reciprocamente la vita, per
poi affrontare insieme, dal numero tre, l’avventura intitolata Ore
d’Angoscia, contro una cacciatrice di taglie e dei rapinatori di
treni. Qui, in una delle elaborate e impeccabili trame tipiche di
Giancarlo Berardi, si delineano il carattere e le capacità da
perfetto rappresentante della Polizia a cavallo del sergente Brady,
che salva Ken ancora una volta da una brutta e pericolosa situazione.
Ken Parker Magazine n. 4 - Parker Editore, 1992. Disegno di Milazzo |
Veniamo
infine alla serie di Rodolphe e Leo, che in Francia esordì nel 1991
e che è stata già pubblicata in Italia dalla Comic Art negli anni
’90, in una versione in grande formato e a colori analoga a quella
originale. Il protagonista è il sergente delle Giubbe Rosse Philipp
Trent, accompagnato da un fedele cane senza nome che lui chiama
semplicemente Cane, un po’ come Dudley Do-Right che chiamava
Cavallo il suo cavallo.
Le
storie sono chiaramente ambientate sul finire dell’800, in un anno
imprecisato, ma di certo successivo al 1880. Vi è descritto un
Canada che è ancora abbastanza violento e selvaggio, in cui gli
autori inseriscono però anche alcuni elementi decisamente poetici,
come l’impossibile storia d’amore tra la giubba rossa e la
sorella dell’uomo che sta inseguendo, o il giovane fuorilegge
vagamente contestatore che è appassionato dei versi di Rimbaud, a
tal punto da lasciarsi dietro una traccia trascrivendoli quasi su
ogni muro che incontra.
Lo
stesso contrasto si riflette anche nei bei disegni di Leo, che riesce
a rappresentare anche le scene più drammatiche con un realismo
particolarmente delicato ed elegante. Quando questo accade nell’opera
di un artista, le immagini diventano qualcosa di più di ciò che
rappresentano, non solo un ammirevole esercizio di stile, ma anche un
modo per renderci capaci di vedere l’intrinseca bellezza insita in
qualsiasi evento, perfino in quelli più spiacevoli o terribili.
Benché le storie trattino di crimini e di punizioni, gli autori, sia
coi testi che coi disegni, sembrano così invitare i lettori a
osservare gli eventi con uno sguardo tanto innocente quanto
consapevole, senza giudicare né giustificare la presunta
colpevolezza dell’uno o l’evidente delitto dell’altro.
Sulla
vita e sul passato di Trent non sappiamo praticamente nulla, se non
quello che di volta in volta viene rivelato da brevi flashback
relativi ai suoi ricordi. Ciò che quest’ennesima giubba rossa
sembra incarnare è, da una parte, il classico prototipo del
poliziotto a cavallo dedito al proprio dovere e che supera ogni
ostacolo per catturare il ricercato di turno, ma dall’altra anche
un uomo silenzioso, riservato e a suo modo sensibile e sognatore, che
a volte arriva a nutrire dei dubbi sull’opportunità delle stesse
missioni che deve eseguire, come quando certi “onesti” cittadini
si rivelano assai più spietati e feroci di uno dei criminali che
insegue.
In
questa edizione economica, le copertine originali sono inserite prima
di ogni storia come illustrazioni a tutta pagina, mentre le copertine
vere e proprie sono tratte da quelle della ristampa Trent l’Intégrale
e contengono delle immagini del protagonista immerso
nell’affascinante vastità dei paesaggi del suo paese.
Con
l’ottima scelta di questa bella miniserie targata Dargaud, anche la
RW Edizioni, come già l’Aurea, inizia a fare un po’ di
concorrenza, nel campo dei albi economici francofoni, alla più
specializzata Editoriale Cosmo.
Trent n. 1 di 4 - RW Edizioni, 2014 |
Lineachiara
Bedé dal n°1 al n°4
TRENT
Testi:
Rodolphe
Disegni:
Leo
Formato:
96 pag. in b/n
Periodicità:
mensile
Editore:
RW Edizioni
Date
di uscita: da Maggio ad Agosto 2014
Edizione
originale francese
TRENT
Serie
di 8 album
Editore:
Dargaud
Formato:
48 pag. a colori
1
– L’Homme Mort
(1991)
2
- Le Kid
(1992)
3
- Quand s’Allument les Lampes…
(1993)
4
– La Vallée de la Peur
(1995)
5
- Wild Bill
(1996)
6
– Le Pays sans Soleil
(1998)
7
- Miss
(1999)
8
- Petit Trent
(2000)
(negli
ultimi due i colori sono di Marie-Paule
Alluard)
(fine 2a e ultima parte)
Andrea Cantucci
N.B. trovate i link agli altri articoli della sere L'Angolo del "Bonellide" sulla pagina delle Cronologie e index!
(fine 2a e ultima parte)
Andrea Cantucci
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