di Giampiero Belardinelli
Introduzione
In
questa seconda puntata sono andato a rileggere in digitale un
classico di Gianluigi Bonelli e Guglielmo Letteri, Il
fiore della morte,
racconto spalmato in tre albi di Tex Gigante (nn. 160-162),
pubblicato nei mesi di febbraio, marzo e aprile del 1974. Ho scelto
questo racconto perché in qualche modo si riallaccia, ante litteram,
a quel filone misterioso che poi sarà tipico delle storie di Martin
Mystère. Il personaggio di El Morisco è infatti una figura che si
occupa dell'insolito con un approccio scientifico, un po’ come fa
il Detective dell’Impossibile nelle sue avventure. Fatta questa
breve premessa addentriamoci nel dettaglio di questa avventura.
Il
narratore onnisciente
In
molti dei suoi racconti del mistero (e non solo) Bonelli padre
utilizza la tecnica del narratore onnisciente. Per esempio, un autore
onnisciente può sapere cosa sta accadendo in luoghi diversi
contemporaneamente o può conoscere il passato e il futuro dei
personaggi. Questo permette di presentare la storia in modo più
completo, ma può anche ridurre la suspense, poiché il lettore viene
a conoscenza di eventi che i personaggi stessi non sanno ancora. Un
esempio classico di narratore onnisciente è Adso da Melk nel romanzo
Il nome della rosa
di Umberto Eco, dove il narratore, essendo un Adso anziano, racconta
gli eventi della sua giovinezza e quindi conosce già l’esito della
storia. Ma in questo caso il lettore del romanzo di Eco scopre la
soluzione del giallo
solo nel finale, svelato dal maestro di Adso Guglielmo da
Baskerville.
Un
western sospeso
Come
ho evidenziato sopra, i lettori conoscono l’autentica entità della
minaccia, ma nonostante questo la tensione narrativa non ne risente.
La complicità tra lo sceneggiatore e il lettore si trasforma in una
specie di Grande
Fratello: osservare
con una sorta di diabolico piacere i personaggi impegnati a cercare
delle risposte a questo per loro ingarbugliato mistero. Il racconto è
una sorta di giallo
della camera
chiusa declinato
all’orrore. Gianluigi Bonelli ha scritto una storia sospesa in cui
sui protagonisti grava un opprimente minaccia. È una minaccia
indefinita, che sembra arrivare dal nulla: dinanzi ai cadaveri
mummificati infatti non ci sono tracce di presenze umane o animali.
Un vero e proprio rompicapo per i nostri pards.
Tex
e il Male
Uno
dei grandi punti di forza del Tex classico è stato quel mix tra
storie western, storie magiche, orrorifiche o insolite. Molto spesso
questi ingredienti venivano mescolati abilmente da Gianluigi Bonelli,
che dava vita a storie uniche, probabilmente anticipatrici di un
filone che verrà utilizzato molti anni dopo nel cinema (pensiamo
alla saga di Indiana Jones, ad esempio). L’abilità di Gianluigi
Bonelli è stata quella saper alternare storie realistiche a storie
fantastiche senza far perdere credibilità alle sue sceneggiature:
questo perché Tex e i suoi pards, in qualsiasi contesto narrativo,
sono impegnati con irriducibile tenacia alla sconfitta del Male, e
questo loro tensione etica dà credibilità ad ogni sceneggiatura. La
caratteristica vincente di quest’avventura insolita e innovativa è
la continua ricerca di un avversario fisico che sembra non esserci. I
Nostri cercano delle risposte e immaginano che qualche pazzoide
(come era accaduto per la storia pubblicata in Tex Gigante 101-103)
abbia delle strane armi con cui ridurre le loro vittime in uno stato
mummificato.
Il
fiore della morte
La
situazione ricorrente del racconto è la presenza, nei pressi delle
vittime incartapecorite (o meglio, dissanguate), degli strani ricci
verdi su di cui spunta un fiore dai petali rossi. Come sappiamo noi
lettori, questi strani ricci verdi si annidano all’interno del
cratere provocato da un meteorite caduto nel deserto diverse notti
prima (Meteor Crater). Da lì in poi l’orrore miete vittime tra i
pastori hopi. In seguito una delegazione di Hopi raggiunge il
villaggio navajo per chiedere aiuto ad Aquila della Notte. Da notare
come Tex ironizzi sui riti compiti dallo stregone navajo che cerca di
venire capo del mistero. Il Nostro ha avuto più volte prova delle
capacità dell’uomo
della medicina, ma
il suo pragmatismo lo porta a mantenere una certa dose di distacco
dinanzi a certi fenomeni magici.
Se Tex è saldamente ancorato in maniera pratica alla realtà che si
presenta ai suoi occhi, Carson e soprattutto Tiger – almeno in
questo caso – mostrano una certa sensibilità per l’inconoscibile
e, dinanzi ai numerosissimi ricci verdi, avvertono un forte disagio.
El
Morisco
Nonostante
l’impegno dei Nostri il mistero sulle strane morti sembra
insolubile. Tex e i pards sono uomini abituati ad agire e reagire
davanti a una minaccia con prontezza, ma qui l’avversario sembra
arrivato dal cielo.
A questo punto è Tiger a suggerire: Andiamo
dal Morisco! La
figura del Morisco è una delle grandi invenzioni di Bonelli padre.
Il brujo
di Pilares, come lo hanno etichettato i superstiziosi abitanti del
villaggio messicano, è uno studioso di origini egiziane e la sua
figura diventa sia una sorta di quinto
pard sia una
fondamentale chiave narrativa con cui Gianluigi Bonelli apre
l’immenso portone del Fantastico
in Tex. Nel Tex bonelliano – apro una breve parentesi – le
avventure fantastiche
non erano una rara digressione rispetto al canovaccio western,
ma una delle colonne fondanti del successo della saga. Come ho
accennato nell’introduzione l’approccio del Morisco è
scientifico senza però rinunciare, come è capitato in altre
occasioni, di avventurarsi nei meandri dell’occultismo per
risolvere dei misteri sovrannaturali.
L’orrore
viene dallo Spazio?
Dopo
aver ricevuto i Nostri, Morisco si mette a studiare uno dei ricci
verdi e, dopo alcune circostanze, arriva alla conclusione che
appartengano al regno animale. Tra l’altro, dopo aver compito un
altro esperimento con un vecchio cane in fin di vita, scopre come il
riccio verde uccida: colpisce con un aculeo le sue ignare vittime per
poi succhiarne tutto il sangue. Il mistero è finalmente risolto, ma
resta ancora una domanda: da dove sono giunti i ricci verdi presenti
all’interno del Meteor
Crater? In questo
caso Tex fa un’interessante supposizione sulla possibile origine
non terrestre degli infernali ricci verdi, come ben sappiamo noi
lettori sin dall’inizio. In seguito, Morisco fa un’ulteriore
scoperta: i ricci verdi possono essere distrutti con l’alcool. Tex
informa con un telegramma le autorità di Fort Defiance
dell’importante novità… In conclusione Gianluigi Bonelli si
diverte a scrivere una delle sue tipiche scene beffarde: il Colonello
Axler, comandante di Fort Wingate, e il Doc non si fidano delle
informazioni ricevute e decidono di studiare in laboratorio alcuni
dei ricci verdi e, mal gliene incoglie, finiscono miseramente la loro
vita. Il colonello Axler, con superbia, aveva infatti definito le
notizie ricevute
ridicole voci che certa gente ha messo in giro!
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Letteri
in digitale
Guglielmo
Letteri è stato un artista di eccezionale talento, noto per la sua
dedizione quarantennale al personaggio di Tex Willer. La morbidezza e
la precisione delle sue linee, insieme alla meticolosità e alla
fluidità del suo stile, hanno creato un dinamismo ricco di
particolari che ha dato vita a storie avvincenti e personaggi
memorabili. La sua interpretazione personale di Tex, che si
distingueva nettamente da quella del creatore grafico Galep, ha
segnato un punto di svolta nell'evoluzione visiva del celebre ranger,
conferendogli un'identità solida e riconoscibile. Letteri ha
disegnato storie di ogni genere su Tex, ma il suo tratto distintivo
sono quelle storie ricche di mistero, a cui sapeva donare il fascino
deciso dell’inquieto, sia sovrannaturale sia psicologico (pensiamo,
in quest’ultimo caso, alla memorabile figura di Lucero).
Giampiero Belardinelli
N.B. Trovate i link alle altre puntate di Bonelli in digitale su Cronologie & Index!