venerdì 28 giugno 2024

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 191

di Saverio Ceri
con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Da questo numero del Classic, come è già successo per la serie regolare di Tex, per le ristampe Tutto Tex e Nuova Ristampa, e per la Collezione Storica a Colori di Repubblica (di cui questa testata bonelliana in quadricromia è direttamente discendente), salta l'ordine cronologico nella riproposta delle strisce di Tex. Come i più fedeli lettori del ranger sanno, la conclusione dell'episodio de I cavalieri della morte coincise con la fine di Tex 90. O meglio, fu fatto coincidere con la fine dell'albo Fuga nella Notte; vennero aggiunte, infatti, sulla ristampa in formato bonelliano ben dodici strisce per concludere la storia esattamente a pagina 130 (all'epoca la foliazione dei volumetti di Tex era, ancora per poco, di 16 pagine in più rispetto a quelli odierni).  Il numero successivo fu un po' speciale per almeno un paio di motivi: è il primo albo autoconclusivo della serie; e segna l'esordio di un disegnatore che ha poi fatto la storia del personaggio, quel Giovanni Ticci, oggi veterano degli illustratori di Aquila della Notte, a cui la Bonelli doveva già molto prima ancora che entrasse nello staff dei disegnatori di Tex. Decine di copertine e vignette delle strisce infatti furono ispirate a Galeppini, proprio dai disegni realizzati da Ticci e Giolitti per il mercato americano. Dedicare un volumetto completo alla storia di esordio di Ticci, visto che era quasi esattamente di 126 tavole, dev'essere sembrato doveroso all'editore in quel maggio del 1968. 


Per farlo, però, bisognava un po' stravolgere l'ordine di ristampa delle strisce: la storia di Ticci, la prima della XXXVI serie, ebbe la precedenza sull'ultima storia della XXXV serie, firmata  da Galep e Muzzi, che venne riproposta subito dopo, a partire dalle prime pagine di Tex 92. Nel montaggio qui sotto potete vedere quale fu l'ordine di pubblicazione delle ultime cinque storie di Tex del periodo delle strisce, sull'attuale testata ammiraglia della casa editrice. 


Come vedete anche la storia con Mefisto che conclude l'epoca delle strisce texiane venne pubblicata fuori cronologia, probabilmente per non pubblicare sulla collana principale di Tex quattro storie consecutive di Galep, come sarebbe successo, in caso di rigoroso rispetto dell'ordine di uscita delle strisce;  in redazione sapevano, infatti, che le prime tre avventure inedite pubblicate direttamente in formato Bonelli, avrebbero portato la firma del creatore del personaggio. 
Ma rientriamo in carreggiata e parliamo delle cover legate a questo 191° Classic, dove troviamo ristampate a colori 192 strisce, di cui una parte pubblicate in origine tra i numeri 55 e 56 della Serie Cobra, la 35a di Tex nel formato originale, usciti a dicembre del 1966, con una sostanziosa aggiunta di dodici strisce, come spiegavamo poco fa, realizzate da Galep nell' aprile del 1968 in occasione della ristampa in formato bonelliano dell'avventura. 
Da pagina trentasette del Classic ora in edicola, o meglio trentotto, perché nella pagina precedente troviamo solo il titolo, debutta su questa testata la ristampa della Serie Rodeo, la 36a e ultima della storica Collana del Tex, con tutto il primo albetto, e poche strisce del secondo; pagine uscite originariamente tra il gennaio e il febbraio del 1967.
Poco più di un anno dopo, le stesse pagine sono state ristampate per la prima volta nel formato bonelliano, tra i numeri 90 e 91 dell'attuale serie principale di Tex, usciti rispettivamente a aprile e maggio del 1968. 
Il titolo del Classic in edicola è quello della prima striscia della Serie Rodeo, ma non lo ritroverete all'interno di questo 191° albo della ristampa a colori, poiché il titolo che, dicevamo, campeggia in fondo a pagina 37, non è Morte all'alba, ma è quello utilizzato su Tex Gigante 2a Serie, per riproporre l'intera storia in un albo autoconclusivo, il conosciutissimo Vendetta Indiana


L'illustrazione della copertina del Classic è stata pubblicata per la prima volta in appendice a Tex Nuova Ristampa 370 come miniposter. era il marzo del 2015. Qui sopra la vediamo, in tutto il suo splendore, nella versione acquarellata da Villa per dare l'indicazione di colore alla redazione. Ovviamente non fu pensata per questa storia, ma per Tex 540, Puerta del Diablo di Nizzi e Ortiz; in particolare l'ispirazione venne da questa vignetta di pagina 30, di quell'albo, uscito dell'ottobre 2005.
L'illustrazione di Villa viene usata, su questo Tex Classic 191, per la prima volta come copertina. 
In realtà, volendo pescare tra le illustrazioni di Villa per i miniposter, si poteva scegliere anche un'immagine direttamente ispirata dalla tavole dell'albo a colori ora in edicola. Ispirata ad esempio a questa vignetta che troviamo a pagina 55, che ci racconta la devastazione del campo di Black Elk, perpetrata dall'esercito statunitense.

Ispirandosi a a questa striscia, Claudio Villa concepì l'illustrazione per il miniposter del numero 56 della Nuova Ristampa, dell'ottobre del 2000, si immaginò l'arrivo al campo di Tex Willer dopo l'eccidio da parte dei soldati.
Probabilmente questa illustrazione non è stata presa in considerazione per il Classic, perché in realtà la Bonelli l'ha già sfruttata come copertina praticamente un anno fa, nel luglio 2023, per la seconda edizione del volume da libreria Vendetta Indiana, che raccoglie ovviamente anche l'omonima, e prima, storia di Ticci.


Molti anni prima, nel giugno 2002, invece i pionieri nell'utilizzare questa immagine come copertina, furono gli amici brasiliani della Mythos, per il 54° volume della loro Tex Edição Histórica.
 

Scoperta l'origine della cover ufficiale di questo 191° albo della più recente ristampa bonelliana di Tex, dovremmo passare a parlare della cover dei primi albi in formato bonelliano a ristampare le pagine contenute in questo Classic, i numeri 90 e 91, ma lo abbiamo già fatto nella puntata 134, e nella puntata 136, quando rispettivamente le cover dei due storici albi vennero usate come copertine del Classic.
Stavolta recuperiamo quindi una storica copertina di Galep di cui non abbiamo finora parlato, in attesa che fosse scelta per il Classic, ma che a questo punto non verrà più utilizzata, data la virata della redazione sulle copertine disegnate da Villa. Stavolta andiamo molto indietro nel tempo, più o meno nel 1955 e scopriamo le origini segrete della copertina del numero 4 della prima serie gigante di Tex: La freccia della morte


L'albo che raccoglieva e riproponeva in edicola le rese degli Albi d'Oro prima serie, dal numero 40 al 45, che a loro volta ristampavano le strisce dalla numero 58 alla 75 della seconda serie, aveva però un qualcosa di inedito: la copertina. Nell'illustrazione troviamo un intrepido Tex, con una inusuale camicia a maniche corte, che ferma a mani nude, quello che all'epoca si sarebbe chiamato un leone di montagna, oggi più usualmente identificato come puma.  
Gli impareggiabili Bosco e Scremin ci raccontano che Galleppini per ottenere questa storica copertina ribaltò una vignetta di Flash Gordon di una ventina d'anni prima. La strana camicia a maniche corte testimonia, senz'ombra di dubbio, che l'ispirazione proviene proprio da lì.


L'unica altra nazione dove questa copertina venne pubblicata fu la vicina F
rancia. L'editore Lug di Lione l'utilizzò pochi mesi dopo, nell'ottobre del 1955, sul numero 14 della collana FoxLa collana, dalla vita editoriale tutto sommato breve, ospitò in appendice pure le avventure del ranger bonelliano, e dedicò a Tex anche 20 copertine su 58 uscite complessive.  


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index.  

venerdì 14 giugno 2024

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 190

di Saverio Ceri
con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Su Tex Classic 190 troviamo ristampate a colori 192 strisce, pubblicate in origine tra i numeri 53 e 55 della Serie Cobra, la 35a di Tex nel formato originale, usciti tra novembre e dicembre del 1966. Le stesse pagine sono state ristampate per la prima volta nel formato bonelliano, sul numero 90 dell'attuale serie principale di Tex, uscito nell'aprile 1968. Il titolo del Classic è... inedito! Nessun degli oltre 2800 albi di Tex giunti in edicola col marchio SBE (ma anche come collaterali di Repubblica, o della RCS), infatti, è mai uscito con questo titolo in copertina. Smeraldi! venne utilizzato per la prima volta all'interno del numero 90 della 2a serie Gigante in occasione della ristampa del 55° albetto della Serie Cobra, in un curioso scambio di titoli con l'albo successivo. I due capitoli finali de I cavalieri della morte, infatti, inizialmente uscirono col titolo Tragedia al piccolo passo e Una manciata di smeraldi, ma nelle edizioni successive l'editore decise di invertire i titoli, semplificando il secondo (oggi primo), in Smeraldi!
Per quanto riguarda la copertina, squillino le trombe e rullino i tamburi, finalmente è stata utilizzata un'immagine ispirata proprio a questa storia!

L'illustrazione venne realizzata da Claudio Villa come miniposter da pubblicarsi in appendice al numero 52 di Tex Nuova Ristampa, ispirandosi però proprio a questa storia di trentotto numeri dopo, e in particolare a questa vignetta, che potete trovare a pagina 60 dell'albo in edicola.


L'immagine della sorprendente scoperta di Tex nella grotta dei cavalieri della morte, è già stata però utilizzata come copertina dell'altra parte dell'oceano, per il 50° numero di Tex Edição Histórica, pubblicato dalla brasiliana Mythos nell'ottobre del 2001


Scoperta l'origine della cover ufficiale di questo 190° albo della più recente ristampa bonelliana di Tex, dovremmo passare a parlare della cover del primo albo in formato bonelliano a ristampare le pagine contenute in questo Classic, ma lo abbiamo già fatto nella puntata 134, quando la cover del numero 90, venne usata anche come copertina del Classic.
Stavolta recuperiamo quindi una storica copertina di Galep di cui non abbiamo finora parlato, in attesa che fosse scelta per il Classic, ma che a questo punto non verrà più utilizzata, data la scelta redazionale di virare sulle copertine disegnate da Villa. Stavolta scopriamo le origini segrete della copertina di Tex 77: Il tesoro del tempio.


Gli instancabili ricercatori di fonti iconografiche texiane e non, Francesco Bosco e Mauro Scremin, ci svelano che la copertina de Il tesoro del tempio è ispirata al fotogramma di una serie Tv statunitense, Boots & Saddles, in onda dal 1957 al 1959. Lo stesso fotogramma, insieme a molti altri, divenne, appositamente colorato, una card della collezione dedicata alla serie. La vedete qui sotto.  


Il Tex acrobatico che salta dal cavallo, lo ritroviamo poi sulle cover delle due classiche riproposte Tutto Tex e Tex Nuova Ristampa. In entrambi i casi però l'eroe viene traslato in basso per poter rientrare nella grafica di copertina, "fissa" in entrambe le collane. A causa dello spostamento sembra quasi che il ranger si appoggi, con la mano sinistra, sul muso del cavallo.


L'immagine deve aver colpito pure gli editori texiani di mezzo mondo che, da allora, ne hanno fatto un abbondante uso. A partire dai paesi scandinavi che presentano due versioni finlandesi, una del 1971 e una degli anni Novanta;


Altrettante versioni norvegesi: una sempre del 1971, in contemporanea con le altre edizioni della Williams; e una del 1985, con uno sfondo decisamente più azzurro di tutte le altre "stesure" di questa illustrazione.


In parallelo nel 1971 escono altre quattro versioni Williams, quella svedese, quella danese, quella inglese e quella olandese. Ognuna con la sua grafica e col suo titolo.


Non possono mancare all'appello la versione francese pubblicata su Rodeo, la greca "Pok", e la jugoslava edita come numero 602 della collana Zlatna Strip Serija.


Infine le versioni più colorate di questa copertina provengono dal Brasile, entrambe edite sulla collana Tex Coleçâo nella gestione dell'Editora Globo. La prima col protagonista che si "appoggia" al muso del cavallo, la seconda in versione originale.


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index.  

giovedì 6 giugno 2024

IL DYLAN DEI FUMETTI

di Filippo Pieri

Sulla "Settimana Enigmistica" n. 4803 dell'11 Aprile 2024, a pagina 9, ci sono le "Parole crociate facilitate" con una citazione bonelliana. Infatti al n. 1 verticale si chiede: il Dylan dei fumetti.


N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!

martedì 4 giugno 2024

IL WILLER DEL FAR WEST

di Filippo Pieri


Sulla "Settimana Enigmistica" n. 4803 dell'11 Aprile 2024, a pagina 29, all'interno delle "Parole crociate", c'è una citazione bonelliana. Infatti, al n. 51 verticale si chiede: Il Willer del Far West.


N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!

domenica 2 giugno 2024

BONELLI IN DIGITALE - PUNTATA # 2

 di Giampiero Belardinelli



Introduzione

In questa seconda puntata sono andato a rileggere in digitale un classico di Gianluigi Bonelli e Guglielmo Letteri, Il fiore della morte, racconto spalmato in tre albi di Tex Gigante (nn. 160-162), pubblicato nei mesi di febbraio, marzo e aprile del 1974. Ho scelto questo racconto perché in qualche modo si riallaccia, ante litteram, a quel filone misterioso che poi sarà tipico delle storie di Martin Mystère. Il personaggio di El Morisco è infatti una figura che si occupa dell'insolito con un approccio scientifico, un po’ come fa il Detective dell’Impossibile nelle sue avventure. Fatta questa breve premessa addentriamoci nel dettaglio di questa avventura.


Il narratore onnisciente

In molti dei suoi racconti del mistero (e non solo) Bonelli padre utilizza la tecnica del narratore onnisciente. Per esempio, un autore onnisciente può sapere cosa sta accadendo in luoghi diversi contemporaneamente o può conoscere il passato e il futuro dei personaggi. Questo permette di presentare la storia in modo più completo, ma può anche ridurre la suspense, poiché il lettore viene a conoscenza di eventi che i personaggi stessi non sanno ancora. Un esempio classico di narratore onnisciente è Adso da Melk nel romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco, dove il narratore, essendo un Adso anziano, racconta gli eventi della sua giovinezza e quindi conosce già l’esito della storia. Ma in questo caso il lettore del romanzo di Eco scopre la soluzione del giallo solo nel finale, svelato dal maestro di Adso Guglielmo da Baskerville.




Un western sospeso

Come ho evidenziato sopra, i lettori conoscono l’autentica entità della minaccia, ma nonostante questo la tensione narrativa non ne risente. La complicità tra lo sceneggiatore e il lettore si trasforma in una specie di Grande Fratello: osservare con una sorta di diabolico piacere i personaggi impegnati a cercare delle risposte a questo per loro ingarbugliato mistero. Il racconto è una sorta di giallo della camera chiusa declinato all’orrore. Gianluigi Bonelli ha scritto una storia sospesa in cui sui protagonisti grava un opprimente minaccia. È una minaccia indefinita, che sembra arrivare dal nulla: dinanzi ai cadaveri mummificati infatti non ci sono tracce di presenze umane o animali. Un vero e proprio rompicapo per i nostri pards.


Tex e il Male

Uno dei grandi punti di forza del Tex classico è stato quel mix tra storie western, storie magiche, orrorifiche o insolite. Molto spesso questi ingredienti venivano mescolati abilmente da Gianluigi Bonelli, che dava vita a storie uniche, probabilmente anticipatrici di un filone che verrà utilizzato molti anni dopo nel cinema (pensiamo alla saga di Indiana Jones, ad esempio). L’abilità di Gianluigi Bonelli è stata quella saper alternare storie realistiche a storie fantastiche senza far perdere credibilità alle sue sceneggiature: questo perché Tex e i suoi pards, in qualsiasi contesto narrativo, sono impegnati con irriducibile tenacia alla sconfitta del Male, e questo loro tensione etica dà credibilità ad ogni sceneggiatura. La caratteristica vincente di quest’avventura insolita e innovativa è la continua ricerca di un avversario fisico che sembra non esserci. I Nostri cercano delle risposte e immaginano che qualche pazzoide (come era accaduto per la storia pubblicata in Tex Gigante 101-103) abbia delle strane armi con cui ridurre le loro vittime in uno stato mummificato.


Il fiore della morte

La situazione ricorrente del racconto è la presenza, nei pressi delle vittime incartapecorite (o meglio, dissanguate), degli strani ricci verdi su di cui spunta un fiore dai petali rossi. Come sappiamo noi lettori, questi strani ricci verdi si annidano all’interno del cratere provocato da un meteorite caduto nel deserto diverse notti prima (Meteor Crater). Da lì in poi l’orrore miete vittime tra i pastori hopi. In seguito una delegazione di Hopi raggiunge il villaggio navajo per chiedere aiuto ad Aquila della Notte. Da notare come Tex ironizzi sui riti compiti dallo stregone navajo che cerca di venire capo del mistero. Il Nostro ha avuto più volte prova delle capacità dell’uomo della medicina, ma il suo pragmatismo lo porta a mantenere una certa dose di distacco dinanzi a certi fenomeni magici. Se Tex è saldamente ancorato in maniera pratica alla realtà che si presenta ai suoi occhi, Carson e soprattutto Tiger – almeno in questo caso – mostrano una certa sensibilità per l’inconoscibile e, dinanzi ai numerosissimi ricci verdi, avvertono un forte disagio.





El Morisco

Nonostante l’impegno dei Nostri il mistero sulle strane morti sembra insolubile. Tex e i pards sono uomini abituati ad agire e reagire davanti a una minaccia con prontezza, ma qui l’avversario sembra arrivato dal cielo. A questo punto è Tiger a suggerire: Andiamo dal Morisco! La figura del Morisco è una delle grandi invenzioni di Bonelli padre. Il brujo di Pilares, come lo hanno etichettato i superstiziosi abitanti del villaggio messicano, è uno studioso di origini egiziane e la sua figura diventa sia una sorta di quinto pard sia una fondamentale chiave narrativa con cui Gianluigi Bonelli apre l’immenso portone del Fantastico in Tex. Nel Tex bonelliano – apro una breve parentesi – le avventure fantastiche non erano una rara digressione rispetto al canovaccio western, ma una delle colonne fondanti del successo della saga. Come ho accennato nell’introduzione l’approccio del Morisco è scientifico senza però rinunciare, come è capitato in altre occasioni, di avventurarsi nei meandri dell’occultismo per risolvere dei misteri sovrannaturali.


L’orrore viene dallo Spazio?

Dopo aver ricevuto i Nostri, Morisco si mette a studiare uno dei ricci verdi e, dopo alcune circostanze, arriva alla conclusione che appartengano al regno animale. Tra l’altro, dopo aver compito un altro esperimento con un vecchio cane in fin di vita, scopre come il riccio verde uccida: colpisce con un aculeo le sue ignare vittime per poi succhiarne tutto il sangue. Il mistero è finalmente risolto, ma resta ancora una domanda: da dove sono giunti i ricci verdi presenti all’interno del Meteor Crater? In questo caso Tex fa un’interessante supposizione sulla possibile origine non terrestre degli infernali ricci verdi, come ben sappiamo noi lettori sin dall’inizio. In seguito, Morisco fa un’ulteriore scoperta: i ricci verdi possono essere distrutti con l’alcool. Tex informa con un telegramma le autorità di Fort Defiance dell’importante novità… In conclusione Gianluigi Bonelli si diverte a scrivere una delle sue tipiche scene beffarde: il Colonello Axler, comandante di Fort Wingate, e il Doc non si fidano delle informazioni ricevute e decidono di studiare in laboratorio alcuni dei ricci verdi e, mal gliene incoglie, finiscono miseramente la loro vita. Il colonello Axler, con superbia, aveva infatti definito le notizie ricevute ridicole voci che certa gente ha messo in giro!



Letteri in digitale

Guglielmo Letteri è stato un artista di eccezionale talento, noto per la sua dedizione quarantennale al personaggio di Tex Willer. La morbidezza e la precisione delle sue linee, insieme alla meticolosità e alla fluidità del suo stile, hanno creato un dinamismo ricco di particolari che ha dato vita a storie avvincenti e personaggi memorabili. La sua interpretazione personale di Tex, che si distingueva nettamente da quella del creatore grafico Galep, ha segnato un punto di svolta nell'evoluzione visiva del celebre ranger, conferendogli un'identità solida e riconoscibile. Letteri ha disegnato storie di ogni genere su Tex, ma il suo tratto distintivo sono quelle storie ricche di mistero, a cui sapeva donare il fascino deciso dell’inquieto, sia sovrannaturale sia psicologico (pensiamo, in quest’ultimo caso, alla memorabile figura di Lucero).


Giampiero Belardinelli

N.B. Trovate i link alle altre puntate di Bonelli in digitale su Cronologie & Index!