a cura di Elio Marracci
Leo Ortolani nel 2016 (da "Rolling Stone") |
Definito
“il più grande autore Marvel vivente”, Leo Ortolani è nato a
Pisa il 14 gennaio 1967. Da
sempre amante di cinema e fumetto, in giovanissima età, si
trasferisce a Parma dove studia geologia all'Università. Dopo
la laurea si dedica interamente alla nona arte pubblicando nel 1990 su "Spot", supplemento della rivista romana "L'Eternauta" dedicato agli esordienti, la
prima storia di Rat-Man, personaggio che gli darà enorme fama. Negli
anni seguenti realizza quattro avventure dei Fantastici Quattro - un'ideale prosecuzione del lavoro di Jack Kirby - collabora a "Starcomìx", rivista umoristica diretta da Luca Boschi, e disegna le
strisce della serie “Quelli di Parma”, che parlano della città e
dei suoi abitanti. Nel
1995 crea “Venerdi 12” per il mensile "L’isola che non c’è" e
autoproduce 12 numeri di "Rat-Man", pubblicati dapprima dalle Edizioni
Foxtrot di Marcello Toninelli e poi dalla Bande Dessinée di Andrea
Rivi. Nel
1996 il salto di qualità. Rat-Man
appare sul mensile "Marvel Magazine" di Marvel Italia/Panini Comics; nel 1997 al personaggio viene dedicata una collana, che verrà
ristampata in più di un'occasione; la serie, fino alla sua conclusione avvenuta nel 2017 con il numero 122, per più di venti anni è stata
una delle testate più vendute dalla casa editrice modenese. A
testimoniare il grande successo dell'eroe con il “muso di scimmia” c'è anche una serie animata prodotta nel 2006 dallo studio
Stranemani.
Sui "Quaderni Bonelliani" non poteva mancare il Dylan Dog di Ortolani! |
Nel
settembre 2011 Leo Ortolani dà alle stampe il suo primo libro, Due
figlie e altri animali feroci, che descrive la sua esperienza di
adozione, mentre il 2 novembre 2014, imprime le impronte delle sue
mani sul cemento per quella che costituirà la Walk of Fame della
città di Lucca. Visto
che un autore di tale caratura ha voluto rispondere ad alcune domande che gli ho
posto, senza indugiare oltre lascio quindi a lui la parola. (e.m.)
DW - Per
i lettori che non ti conoscono, molto pochi in verità, potresti
presentarti in due parole?
LEO ORTOLANI - Sono
Leo. Ah! Ah!
No, sul serio, sono leo ortolani (tutto minuscolo) e sono un
fumettiere. Perché “fumettista” ha dentro qualcosa dell’artista
che non sta a me giudicare, mentre “fumettiere” ha dentro il
lavoro e la fatica di ogni giorno di un lavoratore, come il
carpentiere, il panettiere, l’infermiere.
Il libro di Ortolani padre di famiglia |
DW - Come
si è sviluppata in te la passione per il disegno?
LO - Non
si è sviluppata, siamo nati insieme. Faccio fumetti da quando avevo
quattro anni. Prima, probabilmente, ero impegnato a regolare lo
sfintere e a stare eretto.
DW - Nonostante
una laurea in geologia, perché a un certo punto della tua vita hai
sentito la necessità di dedicarti interamente al fumetto?
LO - La
domanda va girata al contrario. Con la passione per il fumetto, come
mai ho sentito la necessità di una laurea in geologia? Perché mia
mamma, pittrice, mi ha sempre messo in guardia dall’affidarsi alle
arti, per campare. Poi, fortunatamente, è andata bene e ho potuto
lasciare la parentesi geologica.
Il n. 2 di "Spot", libretto della Comic Art voluto dal grande Rinaldo Traini, sul quale esordì Ortolani. Qui è allegato a "Horror". |
DW - Sei
conosciuto principalmente per il personaggio di Rat-Man, di cui hai
pubblicato la prima storia su "Spot", supplemento trimestrale del mensile "L'Eternauta" dedicato agli esordienti. Nello
stesso periodo hai collaborato con riviste e fanzine tra cui la
celeberrima "Made in Usa". Che
cosa ricordi di quei tempi e cosa ti è rimasto di quell'esperienza?
LO - Ricordo
poco, nel senso che ero sempre in casa a disegnare, andavo pochissimo
alle fiere del fumetto, solo a Lucca, per dire. Ma ricordo sempre con
piacere gli amici con cui ho iniziato, i fondatori di "Made in Usa",
che mi hanno permesso di arrivare all’attenzione dei lettori. E
appena posso, ci vediamo. Erano comunque anni belli, un po’ perché
hai 24 anni e hai tutte le speranze e l’energia della giovinezza,
un po’ perché si stavano muovendo alcune cose importanti, tipo
l’inizio delle autoproduzioni o l’ascesa del fenomeno manga.
DW - Cosa
pensi che abbiano lasciato queste pubblicazioni alle generazioni di
fumettisti che sono venute in seguito?
LO - Dipende
se le hanno lette o meno. Credo che se non le hanno comprate allora,
i nuovi lettori nemmeno sappiano cosa siano. Questi ultimi devono
alle fanzine i primi lavori degli autori che hanno successivamente
apprezzato, quindi sono molto debitori a queste pubblicazioni,
certamente, ma di riflesso.
L'inizio Rat-Man su "Spot" n. 2 (giugno 1990) |
DW - Dopo
la parentesi con Comic Art, Rat-Man è apparso in 12 albetti da 24 pagine, più
uno Speciale Origini, editi dalla FoxTrot e poi dalle
Edizioni Bande Dessinée. Che
ricordi hai di quel periodo?
LO - Beh,
ne ho, ma a parte che lavoravo già allora come un matto, occupandomi
di tutta la filiera produttiva, non vorrei fare la figura del nonno
che racconta dei tempi passati davanti al camino. Da solo.
DW - Ci
sono stati momenti in cui hai pensato di non potercela fare?
LO - Mai.
Sul serio. Non avevo il tempo, per pensarlo.
Una fine di Rat-Man |
DW - Con
il passaggio del personaggio a Marvel Italia e a Panini Comics non
sei stato più editore di te stesso, ma hai affidato il prodotto a una realtà esterna. Quali
pregi e quali difetti hai trovato?
LO - E
meno male. In questo modo sono stato libero di occuparmi del mio
lavoro, che è quello di scrivere e disegnare le storie. Con Panini
sono più di vent’anni che collaboro, quindi direi che, qualche
inciampo a parte, mi sono trovato bene, con reciproca soddisfazione.
Al momento, con la crisi delle edicole, stiamo cercando nuovi assetti
e nuovi equilibri, sia io come autore, che loro come casa editrice.
DW - In
Panini il tuo tramite con gli editori è stato Andrea Plazzi. Visto
che hai con lui un rapporto privilegiato, puoi raccontare un aneddoto
su questo gigante (in tutti i sensi) della cultura a fumetto
italiana?
LO - Andrea
è incredibile per la quantità di cose che conosce. Dopo anni che ci
frequentavamo, fa una telefonata in inglese con una persona del
fumetto americana, poi, parlando, mi rivela che in realtà la sua
prima lingua straniera è il francese. E che ha conosciuto Marjane
Satrapi. Andrea è così. Tira fuori queste cose, come se fossero
cose che succedono tutti i giorni. Tipo la volta che, a una festa in
America, Ed Brubaker gli ha vomitato sulle scarpe.
La vera fine di Rat-Man? |
DW - Nel
corso della tua storia editoriale sono state pubblicate cinque
testate che raccolgono le storie di Rat-Man, character che è stato anche
protagonista di una serie animata composta da 52 episodi lunghi 13 minuti
ciascuno. Come
ti spieghi il successo del personaggio?
LO - Un
successo non si spiega mai completamente. Ci sono elementi che
sfuggono sempre, altrimenti sarebbe semplice replicarlo ogni volta.
Alcuni di questi saranno sicuramente l’umorismo e la bontà delle
storie, ma sicuramente c’è qualcosa di più, che però non so cosa
sia.
DW - Perché
dopo 30 anni hai deciso di porre fine a Rat-Man?
LO - Perché
la sua storia era finita. Lo avevo sempre detto, che sarebbe finita.
Il cartone animato di Rat-Man |
DW - Sei
conosciuto prevalentemente come autore completo. Non
hai mai pensato di affidare le tue sceneggiature ad altri
disegnatori?
LO - Mi
è successo una volta, per una miniserie scritta insieme ad Ade
Capone, ma poi vado sempre a fare le pulci ai disegni, non sono
completamente soddisfatto, perché ho una visione mia, per cui ho
smesso e preferisco fare tutto da solo.
DW - Nella
tua vastissima produzione sono presenti, oltre alle storie di Rat-Man, strisce e parodie di film e di opere letterarie, e a fumetti. Quali
degli ambiti esplorati ti diverte di più e in base a cosa ti dedichi
all'uno piuttosto che all'altro?
LO - Lo
hai detto tu: decide tutto il divertimento. Se una cosa mi sembra
divertente, la faccio, altrimenti mi risparmio la fatica e faccio
altro. Principalmente, la fonte mia del divertimento sono i film.
Leo Ortolani e la passione pel cinema (da Cinemah presenta: buio in sala) |
DW - Sono
famose le recensioni cinematografiche grafiche, dapprima ospitate sul tuo blog personale e in seguito raccolte nel 2016 da Bao nel
volume CineMAH presenta: Il buio in sala. Questo
mi dà lo spunto per chiederti: quali sono i generi cinematografici
prediletti da Leo Ortolani e perché?
LO - Non
ho generi preferiti. A me importa che un film sia un buon film, poi
può essere una piccola commedia intimista o un gigantesco e
spettacolare film di mostri. Vedo
davvero di tutto.
DW - Oltre
a Jack Kirby, di cui sei riconosciuto come uno degli eredi, quali sono
gli artisti che ti ispirano?
LO - Tutti
quanti. Cerco di osservare il più possibile cosa fanno gli altri e come
lo fanno, soprattutto se quello che hanno fatto è stato fatto bene,
oppure non ha avuto successo e allora cerco di capire dove hanno
sbagliato. Tutti mi influenzano, ma nel nostro mestiere dovrebbe
essere così per ognuno di noi.
Nelle vene di Rat-Man scorre sangue kirbyano! |
DW - Sei
un disegnatore metodico che lavora a orari stabiliti, oppure sei uno
di quelli che si alza di notte a disegnare perché ti è venuta
l’ispirazione?
LO - Di
notte, dormo. Al più, se mi viene in mente una gag, me la segno! Con
una famiglia, ho poco da fare l’artista genio e sregolatezza. Devo
concentrarmi e lavorare nei momenti in cui lo fanno tutti i
lavoratori di questo mondo. Poi, può capitare che le mie attività
proseguano anche dopo cena, per chiudere alcune cose e poterne
iniziare altre, il giorno dopo. Diciamo
che sono un lavoratore inarrestabile.
DW - Come
si svolge la tua giornata tipo?
LO - Mi
alzo per mandare a scuola le figlie, poi vado in studio e lì faccio
quel che c’è da fare, fino alle 18-18:30, orario in cui rientro.
Come detto prima, a volte, dopo cena, dopo che le bimbe sono andate a
dormire, proseguo per completare del lavoro, solitamente disegni.
Variant cover di C'è spazio per tutti: Rat-Man in orbita! |
DW - Quanto
di te è presente nel tuo lavoro?
LO - Be’,
lo faccio io, quindi tanto!
DW - Quanto
di quello che ti circonda?
LO - Anche
quello, ci finisce dentro, è inevitabile.
DW - E
quanto c'è di inventato?
LO - Molto
anche di questo. Perché anche se utilizzo materiale che proviene
dalla vita vissuta, va comunque prima trattato.
DW - Quali
fonti usi per documentarti?
LO - Quelle
di cui ho bisogno. Per il volume C'è spazio per tutti, ho
utilizzato moltissimo i video, gli articoli e tutto quello che ho
trovato in rete sull’argomento. Ho preso una seconda laurea in
ingegneria aerospaziale!
Copertina regular di C'è spazio per tutti |
DW - Oltre
ai libri e ai fumetti che sicuramente userai per documentarti, quali
altre letture fai?
LO - Mi
piace leggere libri di narrativa contemporanea. Al momento, sto
leggendo Quel che resta del giorno, di cui anni fa avevo visto
il film, ma il libro offre senza dubbio una prospettiva più intensa.
DW - È
nota tra gli appassionati la tua collaborazione con tuo fratello
Lorenzo. In
cosa consiste? Vuoi
parlarcene?
LO - Lorenzo,
in arte “Larry”, è il mio colorista ufficiale. Siccome è
bravissimo, lo incarico di colorare le cover dei miei albi/libri e
quando ha tempo, gli interni. Ha
uno stile che ben si addice al mio tipo di narrazione a fumetti.
Purtroppo, lavorando con una precisione e una intensità altissime,
non è velocissimo, ma il risultato è sempre spettacolare.
Poster bonelliano di Ortolani (2011) |
DW - Da
professionista ormai affermato che consigli daresti a chi si volesse
affacciare al mondo del fumetto?
LO - Di
non sporgersi, che poi cade. E
poi di fare bene attenzione a due cose. Se non hai una passione
bruciante, a cui sacrifichi pure te stesso, lascia perdere il
fumetto, perché ti chiede esattamente quello: te stesso. E
infine, rispetta gli accordi e le scadenze. Non importa cosa ti possa
capitare nella vita, rispetta le scadenze o sei fuori dai giochi.
DW - A
cosa stai lavorando attualmente?
LO - A
un volume per Bao Publishing che si intitola Cinzia, dedicato
alla figura della transessuale bionda, stavolta completamente
staccata dal mondo di Rat-Man.
Cinzia! |
DW - C'è
una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?
LO - Sei
stanco? Oggi
sì, ho dormito solo quattro ore. Ma pazienza, mi riposerò quando
sarò vecchio.
a cura di Elio Marracci
N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli artisti su Interviste & News!
P.S. di Francesco Manetti - Elio, con questa intervista, ci ha fatto un regalo immenso, perchè noi ex di "Collezionare" e di "Dime Press" siamo da decenni fan sfegatati di Ortolani, sia per la sua arte, sia per il nostro identico percorso fanzinesco iniziale: anni fa Leo fu anche ospite della nostra fumetteria Mondi Paralleli per un incontro con i clienti/appassionati! Personalmente ho più volte "incrociato" la vita professionale di Ortolani: quando apparve per la prima volta Rat-Man, su "Spot" di Traini, cominciai a lavorare per la Comic Art, con "Horror", rivista curata da Boschi (che, pure lei, regalava "Spot"); inoltre, mentre "Spot" era l'allegato a fumetti della rivista "L'Eternauta", l'allegato trimestrale di critica fumettistica al mensile "Comic Art" si chiamava "Gertie", ed era fatto interamente (impaginazione compresa), dai ragazzi fiorentini di "Exploit Comics", con i quali già stavamo collaborando; infine, grazie a Boschi, capitò anche a me di lavorare per "Starcomìx" della Star Comics, con alcune rubriche non fumettistiche. C'è da dire che negli anni '80 e '90 la scena fumettistica toscana era davvero un fermento continuo di idee! (f.m.)
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