di Andrea Cantucci
Chi è
Lilith
Lilith,
il
cui
vero
nome
è
Lyca,
è
una
viaggiatrice
del
tempo
inviata
nel
passato
da
un
remoto
futuro,
in
cui
l’Umanità
è
stata
sottomessa
da
un
parassita
alieno
detto
il
Triacanto
e
costretta
a
rifugiarsi
nel
sottosuolo.
La
sua
missione,
per
la
quale
è
stata
dotata
di
poteri
sovrumani,
consiste
nell’estrarre
ed
eliminare
tale
parassita
dai
corpi
degli
esseri
umani
in
cui
si
nasconde,
prima
che
si
ramifichi
e
si
diffonda
nel
mondo;
per
far
ciò
è
costretta
ogni
volta
ad
uccidere
gli
inconsapevoli
portatori,
in
ché
le
provoca
qualche
senso
di
colpa.
Ogni
episodio
è
ambientato
in
un’epoca
diversa,
ricostruita
minuziosamente
attraverso
accurate
ricerche
storiche,
e
i
violenti
interventi
di
Lilith
hanno
come
conseguenze
delle
modifiche
al
corso
degli
eventi.
Per
orientarsi
nei
vari
periodi
in
cui
viaggia,
è
assistita
da
una
guida
visibile
solo
a
lei
chiamata
lo
Scuro
(una
via
di
mezzo
tra
un
felino
disneyano
e
il
comprimario
del
telefilm
Quantum
Leap);
ma
il
Triacanto,
per
impedire
che
riesca
nel
suo
compito,
le
invia
contro
degli
esseri
che
prendono
vita
dalla
vegetazione,
i
Cardi.
Visto
che
solo
il
suo
corpo
viaggia
nel
tempo
e
non
i
suoi
abiti,
Lilith
è
il
primo
personaggio
Bonelli
che
non
ha
nessun
abbigliamento
abituale
e
che
invece
si
presenta,
all’inizio
di
ogni
storia,
come
una
semplice
donna
nuda,
con
comprensibile
sorpresa
per
gli
uomini
che
la
incontrano,
pur
non
essendo
una
serie
erotica.
Luca Enoch, 2012. Dal blog Ipernefelo. |
Particolarità della collana
Lilith
è
una
serie
interamente
scritta
e
disegnata
da
un
unico
autore,
Luca
Enoch
(gli
unici
altri
casi
nella
storia
della
Bonelli
sono
stati
gli
eroi
di
Roy
d’Ami
e
la
collana
I
Protagonisti
di
Rino
Albertarelli),
un'impostazione
da
“fumetto
d’autore”
che
è
resa
possibile
dai
tempi
più
lunghi
di
una
periodicità
semestrale.
La
serie
unisce
narrazione
in
progress
e
suddivisione
in
episodi,
per
cui
ogni
albo,
pur
essendo
leggibile
a
sé,
si
inserisce
come
un
tassello
in
una
storia
generale
più
vasta
e
quindi,
per
essere
pienamente
compreso,
richiede
la
lettura
dell’intero
ciclo.
Questa
struttura
narrativa,
comune
da
tempo
nelle raccolte
statunitensi
e
giapponesi,
o
nei
serial
televisivi
più
recenti,
è
meno
usuale
nei
fumetti
seriali
italiani
(tra
gli
esempi
nostrani
si
può
citare
la
Storia
del
West,
Ken
Parker,
Bella
&
Bronco,
John
Doe
e,
almeno
in
parte,
Magico
Vento).
Al
di
fuori
delle
consuetudini
bonelliane
è
anche
la
composizione
grafica
delle
pagine,
che
non
si
attengono
minimamente
alle
convenzionali
sei
vignette
su
tre
strisce
che
costituiscono
la
norma
delle
altre
serie
della
casa
editrice.
L’autore
usa
cornici
rettangolari
di
vari
formati,
ma
predilige
l’uso
di
vignette
strette,
sia
in
verticale
che
in
orizzontale,
cosicché,
pur
non
avendo
più
disegni
per
pagina
di
un
normale
albo
Bonelli
(gli
albi
di
Lilith
hanno
intorno
alle
cinque
vignette
per
pagina),
si
crea
un
ritmo
più
concitato
che
si
alterna
continuamente
a
momenti
più
rilassati,
senza
compromettere
per
niente
la
leggibilità
delle
storie.
Sono
abbastanza
comuni
anche
le
vignette
scontornate,
che
spezzano
la
gabbia
grafica,
e
le
figure
che
escono
leggermente
dalle
cornici,
creando
un
maggiore
senso
di
spazialità
e
di
consistenza
dei
corpi
dei
personaggi,
soluzioni
grafiche
che
sono
meno
accettate,
e
quindi
usate
solo
raramente,
nelle
abituali
serie
bonelliane.
L’uso
costante
dei
retini
(con
limitati
e
misurati
effetti
di
sfumature)
tenta
di
rievocare
in
bianco-e-nero
la
ricchezza
cromatica
del
colore,
come
fanno
spesso
i
fumetti
giapponesi,
anche
se
Enoch
ha
dichiarato
di
non
essere
particolarmente
fan
dei
manga,
coi
quali
infatti
il
suo
stile
non
ha
molto
in
comune,
se
non
una
certa
nitidezza
del
segno,
l’uso
evocativo
dei
paesaggi
e
l’uso
di
linee
cinetiche
sugli
sfondi
nelle
scene
d’azione.
La battaglia di Segikahara. Riproduzione del XIX secolo del quadro seicentesco realizzato da Sadanobu Kano. |
Questa
volta
Lilith
giunge
nel
Giappone
del
1600,
in
un
momento
decisivo
per
le
sorti
del Paese:
la
battaglia
di
Sekigahara,
in
cui
storicamente
la
famiglia
Tokugawa
sterminò
i
precedenti
regnanti
del
clan
Toyotomi,
assicurandosi
il
potere
per
i
successivi
tre
secoli.
Appena
arrivata
è
scambiata
per
una
volpe,
poiché
tali
animali,
nelle
leggende
giapponesi,
sono
identificati
con
spiriti
subdoli
e
ingannatori
detti
kitsune
(volpi
mannare),
capaci
di
prendere
aspetto
umano,
in
particolare
quello
di
donne
affascinanti
e
sensuali.
Ciò
può
spiegare
la
nudità
e
i
particolari
poteri
della
nostra
eroina
agli
occhi
del
primo
che
la
vede,
che
non
è
un
soldato
qualunque.
Infatti,
all’inizio
della
storia,
Lilith
incontra
due
importanti
personaggi
storici
dell’epoca.
Il
primo
è
Miyamoto
Musashi
(1582-1645),
samurai
che
in
seguito
diventerà
anche
un
grande
scrittore
e
pittore
sumi
e
scriverà
il
manuale
fondamentale
sulla
filosofia
del
combattimento, Il
Libro
dei
Cinque
Anelli,
ma
che
qui
è
ancora
un
giovane
e
imbranato
aspirante
spadaccino
di
nome
Takezô,
che
procura
a
Lilith
vari
guai.
Dedicarsi
contemporaneamente
ad
attività
letterarie
e
pittoriche
era
normale
per
gli
intellettuali
giapponesi
dell’epoca,
poiché
dipendevano
entrambe
dall’abilità
nell’uso
del
pennello.
I
dipinti
calligrafici
in
stile
sumi
erano
quadri
e
poesie
allo
stesso
tempo,
come
vignette
liriche
di
alto
livello
culturale,
eseguite
con
rapidi
e
fluidi
movimenti
istintivi
e
continui
della
mano
e
del
braccio,
un
atteggiamento
psico-fisico
che,
nella
filosofia
zen,
accomunava
la
pratica
artistica
col
pennello
e
quella
delle
arti
marziali
con
la
spada.
Miyamoto Musashi uccide un drago nel dipinto di Utagawa Kuniyoshi. |
Il
secondo
personaggio
è
il
monaco
Bankei,
che
diventerà
un
maestro
zen
famoso
per
il
suo
insegnamento
non
convenzionale,
che
si
dice
giungesse direttamente
al
cuore
di
chi
lo
ascoltava,
al
contrario
delle
astratte
dottrine
ortodosse
delle
precedenti
sette
buddiste.
Come
si
ipotizza
in
questo
episodio,
un
saggio
fuori
dagli
schemi
come
lui,
che
aveva
contestato
la
pedofilia
dei
suoi
superiori
per
poi
fondare
il
proprio
monastero
personale,
avrebbe
potuto
benissimo
anche
far
cambiare
atteggiamento
al
giovane
Takezô,
tanto
da
intraprendere,
oltre
alla
pratica
della
spada,
anche
quella
dell’uso
del
pennello
e
dell’arte
poetica.
Subito
dopo
il
duplice
incontro,
uno
dei
Cardi
fa
a
Lilith
delle
rivelazioni
che
potrebbero
risultare
interessanti
per
l’evoluzione
della
serie:
sostiene
che
è
stata
ingannata
da
coloro
che
l’hanno
inviata
nel
passato
e
che
lui
stesso
non
è
una
semplice
estensione
mentale
del
Triacanto,
ma
ha
un’anima,
come
quelle
che
all’inizio
dei
tempi
scorrevano
liberamente
dagli
esseri
umani
nei
regni
animale,
vegetale
e
minerale,
vivendo
in
ogni
cosa.
Che
sia
vero
o
no,
solo
il
futuro
ci
dirà
se
tali
notizie
influiranno
sul
comportamento
di
Lilith
e
la
sua
fedeltà
alla
propria
missione.
Già
in
quest’episodio
si
nota
la
minore
propensione
di
Lilith
a
massacrare
i
suoi
simili,
se
non
è
indispensabile
ai
suoi
scopi.
Quelli
che
risparmia
sono
però
posseduti
dai
Cardi,
che,
comunque
stiano
le
cose,
dimostrano
meno
scrupoli
di
lei.
Intanto
lo
Scuro,
per
un
incidente,
non
può
materializzarsi
in
quest’epoca
e
il
fatto
che
sia
fuori
gioco,
se
rende
la
situazione
un
po’
più
difficile
per
Lilith,
rende
anche
il
racconto
più
godibile
e
meno
scontato
per
i
lettori,
poiché
la
presenza
di
un
simile
bestione
estraneo
agli
eventi
storici,
che
fa
da
deus
ex-machina,
risulta
negli
altri
episodi
fin
troppo
invasiva.
Bankei Yotaku. |
In
assenza
dello
Scuro,
è
il
giovane
Takezô
a
dare alla protagonista
un
aiuto
determinante
per
individuare
la
sua
vittima
designata,
un
parente
dei
Toyotomi
che
all’ultimo
istante
dovrebbe
passare
dalla
parte
dei
Tokugawa,
e
il
cui
tradimento,
insieme
a
quello
di
altri
nobili
samurai,
si
può
considerare
storicamente
uno
degli
eventi
decisivi
del
corso
preso
dalla
battaglia.
Naturalmente
i Cardi,
che
ora
hanno
assunto
forme
umane,
non
hanno
nessuna
intenzione
di
lasciar
fare
Lilith
e
tentano
in
tutti
i
modi
di
ostacolarla
e
bloccarla.
Intanto
Takezô
si
è
convinto
che
la
sua
compagna
non
è
una
volpe,
ma
un’affiliata
degli
Shinobi
no
Mono
(gli Uomini
del Segreto),
altrimenti
noti
come
Ninja
(da ninjutsu, l'arte
dell’invisibilità).
Ai
Ninja,
spie
e
sicari
al
servizio
dei
Signori
della
Guerra
giapponesi,
viste
le
loro
capacità
di
dissimulazione
e
di
pratica
delle
arti
marziali
più
estreme,
al
di
là
di
ogni
codice
di
condotta
etico,
erano
infatti
attribuiti
dalle
dicerie
popolari
dei
veri
e
propri
poteri
magici,
nei
quali
si
potevano
benissimo
far
rientrare
anche
quelli
decisamente
sovrumani
di
Lilith.
Oltre
a
confezionare
in
modo
coerente
la
storia, nonostante abbia
come
episodio
una
struttura
abbastanza
semplice,
Enoch
dimostra
la
consueta
bravura
nel
disegnare
sia
la
vegetazione
dell’ambiente
in
cui
si
svolge l'azione, sia
i
costumi
storici,
accurati fin
nei
minimi
dettagli
(soprattutto
armature
da
soldato
e
da
samurai
con
relativi
stendardi).
Purtroppo
non
ha
altrettanta
maestria
nel
disegnare
i
cavalli,
animali
notoriamente
difficili
da
riprodurre
in
tutta
la
loro
scattante
flessuosità,
che
qui
risultano
un
po’
troppo
strani
e
tozzi.
Gli
vanno
invece
fatti
tutti
i
complimenti
del
caso
per
gli
ottimi
effetti
con
cui
riesce
a
gestire
le
scene
della
battaglia,
anch’esse
particolarmente
difficoltose
da
rappresentare,
poiché
coinvolgono
grandi
masse
di
uomini
in
lotta
tra
loro.
L’autore
usa
sapientemente
tutti
gli
accorgimenti
del
caso:
piccole
figure
lontane
in
campo
lunghissimo
per
mostrare
gli
schieramenti
degli
eserciti
contrapposti,
sagome
nere
sugli
sfondi
per
creare
la
sensazione
di
costante
assembramento,
primi
piani
e
campi
medi
sui
personaggi
di
cui
gli
interessa
far
seguire
le
azioni,
raccontando
così
la
sua
storia
al
lettore
in
modo
perfettamente
comprensibile,
nonostante
la
gran
confusione
di
armi,
fumo
e
bandiere
al
cui
interno
si
svolge,
fino
a
giungere
al
punto
di
svolta
finale,
in
cui
assistiamo
a
un
evento
che
finora
non
si
era
mai
verificato,
in
nessuno
degli
episodi
precedenti.
Lilith n. 8, giugno 2012. Copertina di Enoch. |
Lilith 8
LA GRANDE BATTAGLIA
Giugno 2012
pag. 132, € 3,70
Testi: Luca Enoch
Disegni: Luca Enoch
Copertina: Luca Enoch
Rubriche: Luca Enoch
LA GRANDE BATTAGLIA
Giugno 2012
pag. 132, € 3,70
Testi: Luca Enoch
Disegni: Luca Enoch
Copertina: Luca Enoch
Rubriche: Luca Enoch
Il
titolo
è
la
traduzione
italiana
del
termine
giapponese ukiyo,
che
si
riferisce
al
mondo
effimero
in
cui
gli
uomini
si
agitano
inutilmente
secondo
la
filosofia
buddista,
ma
anche
all’omonimo
stile
di
pittura,
lo ukiyo-e,
creato
dall’artista
Hishikawa
Moronobu
intorno
al
1681.
I
soggetti
prevalenti
di
tale
stile,
riprodotti
in
xilografie
diffuse
su
larga
scala,
mostravano
appunto
passatempi
e
passioni
della
gente
comune,
immersa
nel
“mondo
fluttuante”
dei
sensi
e
dei
divertimenti:
il
teatro
kabuki,
i
quartieri
di
piacere
e
gli
incontri
di
sumô.
Sono
esattamente
gli scenari
in
cui
si
trova
immersa
anche
Lilith
in
questo
episodio,
ambientato
come
il
precedente
in
Giappone,
ma
a
distanza
di
quasi
due
secoli,
nel
1775.
In
tutto
questo periodo,
Lilith,
che
stavolta
non
è
saltata
nel
tempo
come
al
solito,
ha
dormito
ininterrottamente
in
uno
stato
di
animazione
sospesa,
mentre
dei
monaci
buddisti
vegliavano
sul
suo
corpo
in
un
santuario
costruito
appositamente attorno
a
lei.
Come
la
Bella
Addormentata,
anche
lei
si
risveglia
dopo
un
bacio,
non
di
un
principe
ma
di
uno
scienziato
olandese
che
dopo
averla
ammirata
ed
esaminata
non
riesce
a
mantenere
le
distanze.
Uno dei quadri più soft (vedere sul web altre immagini ben più... ardite!) di Hishikawa Moronobu, I due amanti. |
Il
Giappone
del
XVIII
secolo
in
cui
si
risveglia
non
è
però
quello
esistito
storicamente,
poiché
il
suo
intervento
nell’episodio
precedente
ha
mutato
radicalmente
il
corso
della
Storia.
Al
posto
del
clan
Tokugawa,
che
dopo
aver
preso
il
potere
nel
1600
chiuse
tutti
i
porti
nel
1639,
decretando
l’isolazionismo
del
Giappone
fino
al
1854,
nel
mondo
alternativo
a
cui
ha
dato
origine
Lilith
resta
alla
guida
del
paese
il
clan
Toyotomi,
che
si
insedia
nella
nuova
capitale
meridionale
di
Osaka
(mentre
in
realtà
i
Tokugawa
spostarono
la
capitale
da
Kioto
a
Edo,
l’attuale
Tokio)
e
mantiene
una
politica
di
apertura
e
di
contatti
con
il
mondo
esterno.
La
conseguenza
più
rilevante,
e
dagli
imprevedibili
sviluppi,
è
la
colonizzazione
giapponese
del
Nord-America,
chiamato
dai
giapponesi
Kiokutô
no
Kuni,
il Paese
del
Lontano
Oriente.
Tale
ipotesi
non
è
improbabile
come
sembra:
già
le
leggende
cinesi
parlavano
delle Isole
degli
Immortali
del
Mare
Orientale,
proprio
dove
sono
le
Americhe,
e
almeno
due
imperatori
della
Cina,
tra
il
III
e
il
II
secolo
a.C.,
inviarono
alla
loro
ricerca
flotte
e
spedizioni.
Effettivi
contatti
tra
i
due
lati
del
Pacifico
potrebbero
essere
attestati
dalle
similitudini fra
le
decorazioni
dell’arte
cinese
e
quelle
dei
totem,
presenti
solo
lungo
la
costa
dell’America
Nord-Occidentale.
Inoltre,
nella
storia
di
Lilith,
il
Giappone
conserva
rapporti
privilegiati
coi
navigatori olandesi,
che
in
realtà
erano
i
soli
ad
avere
all’epoca
una
piccola
concessione
nel
porto
di
Nagasaki,
mentre
qui
l’intera
città
è
diventata
un
loro
porto,
aperto
agli
stranieri.
Col
loro
aiuto,
le
tecniche
nautiche
giapponesi,
in
questo
XVIII
secolo
immaginario,
sono
diventate
molto
più
avanzate
di
quelle
cinesi
di
venti
secoli
prima,
e
permettono
loro
di
raggiungere
le
coste
americane,
fatto
che
si
rivelerà
sicuramente
importante
negli
episodi
successivi.
Gli Stati Uniti divisi fra Giappone e Germania, nella celeberrima distopia di P. K. Dick The Man in the High Castle. |
Ricollegandosi
idealmente
alla
fine
dell’episodio
precedente,
stavolta,
anziché
in
mezzo
a
guerre
e
battaglie,
la
ricerca
di
Lilith
si
svolge
nel
mondo
dell’arte
e
del
teatro.
La
sua
vittima
designata
è
infatti
un
pittore
di
Osaka,
ma,
una
volta
trovatolo
ed
essere
entrata
nelle
sue
grazie,
scopre
che
il
parassita
alieno
è
stato
estratto
da
dentro
di
lui
e
trasferito
altrove.
Così
la
sua
ricerca
ricomincia,
continuando
a
mettere
a
frutto
le
sue
doti
di
seduttrice
tra
gli
amici
del
pittore,
ognuno
dei
quali
rappresenta
perfettamente
uno
dei
temi
della
pittura
in
stile ukiyo-e:
un
attore
kabuki,
un
lottatore
di
sumô
e
un
samurai
convertito
al
Cristianesimo.
Infatti
le
differenze
fra
questa
nuova
linea
temporale
e
la
realtà
storica
comprendono
anche
una
presenza
in
Giappone
della
religione
cristiana,
che
dagli
Europei
si
diffonde
tra
il
popolo,
preoccupando
le
autorità
imperiali
che
temono
possa
compromettere
la
fedeltà
dei
loro
sudditi.
Nella
nostra
realtà
storica
invece
i
Giapponesi
cristiani
erano
già
stati
sterminati,
nella
rivolta
di
Shimabara
del
1638,
e
proprio
il
rischio
di
ulteriori
influenze
religiose
esterne
fu
probabilmente
alle
origini
della
scelta
isolazionista
del
clan
Tokugawa.
Il teatro kabuki. |
Lo
stile
accurato
di
Enoch
si
trova
perfettamente
a
suo
agio
nel
disegno
dei
raffinati
e
decoratissimi
costumi
giapponesi
e
si
direbbe
che
sia
stato
proprio
un
suo
particolare
apprezzamento
per
questa
cultura
e
la
sua
arte
ad
averlo
spinto
a
dedicarle
non
uno,
ma
ben
due
episodi
della
sua
eroina.
La
scena
ricostruita
con
più
precisione
è
quella
in
cui
si
svolge
uno
spettacolo
di
teatro
kabuki,
riprodotto
in
ogni
minimo
dettaglio,
dai
volti
dipinti
e
le
elaborate
acconciature
agli
ampi
abiti
di
scena,
dalle
architetture
dei
palchi
su
due
piani,
tipici
di
questo
tipo
di
teatro,
all’efficace
resa
di
ogni
singola
persona
tra
il
pubblico,
dall’indispensabile
presenza
dell’hanamichi,
il
lungo
palcoscenico
che
si
estende
tra
gli
spettatori,
alla
convincente
raffigurazione
dell’onnagata,
l’attore
maschio
che
interpreta
i
ruoli
femminili
nel
kabuki,
fino
al
tentativo
impossibile
di
riprodurre
graficamente
nei
balloon
la
forza
delle
intonazioni
di
questa
particolare
forma
di
recitazione.
In
questa
storia,
non
solo
Lilith,
durante
la
sua
ricerca
del
parassita,
evita
più
volte
di
sterminare
le
persone
innocenti
che
potrebbero
ospitarlo,
dimostrando
d’esser
sempre
meno
spietata
e
sempre
più
umana
rispetto
al
passato,
ma
si
lascia
andare
anche
a
vivere
liberamente
la
sua
sessualità
con
più
d’una
di
queste
sue
possibili
vittime,
che
non
sapranno
mai
il
pericolo
a
cui
sono
scampati,
riuscendo
inoltre
ad
ottenere
il
loro
aiuto
contro
i
Cardi…
e
l’aiuto
di
un
gruppo
di
corpulenti
lottatori
di
sumô
può
essere
molto
utile.
Nonostante
ciò
la
lotta
finale
sarà
durissima,
mentre
i
lottatori
non
possono
fare
a
meno
di
pensare
di
stare
affrontando
degli
oni,
i
tipici
demoni
della
cultura
giapponese.
Anche
questo
episodio
avrà
un
epilogo
inconsueto
rispetto
ai
precedenti,
preannunciando
sicuramente
altre
grosse
difficoltà
che
Lilith
dovrà
affrontare
in
futuro.
Lilith n. 9. Copertina di Enoch. |
IL MONDO FLUTTUANTE
Novembre 2012
pag. 132, € 3,70
Testi: Luca Enoch
Disegni: Luca Enoch
Copertina: Luca Enoch
Rubriche: Luca Enoch
Andrea Cantucci
N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!
P.S. Accogliendo tra le nostre schiere di recensori Andrea "Kant" Cantucci, valente disegnatore di parodie bonelliane (vedi nella colonna destra), vi segnaliamo alcuni suoi recenti interventi sul web, godibili cliccando sui link:
- una tavola a fumetti sulle elezioni in tre diverse versioni (visto che sembra abbiano vinto in tre);
- le recensioni di due fantastici romanzi a fumetti dipinti scritti da Jean-Marc De Matteis;
- due poesie;
- un articolo su miti e fiabe legate al tema della crescita.
(F. M.)
P.S. Accogliendo tra le nostre schiere di recensori Andrea "Kant" Cantucci, valente disegnatore di parodie bonelliane (vedi nella colonna destra), vi segnaliamo alcuni suoi recenti interventi sul web, godibili cliccando sui link:
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- le recensioni di due fantastici romanzi a fumetti dipinti scritti da Jean-Marc De Matteis;
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(F. M.)
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