giovedì 12 settembre 2013

OLTRE IL CONFINE DEL POSSIBILE. MAXI ZAGOR 20: SOTTO IL SEGNO DEL RE

di Giampiero Belardinelli

Zagor eroe formativo
In tutte le storie di formazione ci sono delle figure guida che, attraverso le proprie gesta, indicano la strada da seguire a chi abbia una speciale sensibilità o un opprimente tormento interiore. Nei Miti fondativi della civiltà occidentale – e non solo in quelli – la figura dell’eroe ricopre un ruolo cardinale, non solo perché è colui destinato a riportare la pace là dove regnava il caos, ma soprattutto in virtù di una grande statura etica che fa di lui (o di lei, in caso di un’eroina) un archetipo.
A questo proposito, dopo aver letto I padroni delle tempeste, ho avuto un piacevole dialogo con l’autore del soggetto, Vittorio Sossi, di cui riporto questo suo breve ma significativo commento: Questa è una favola di formazione con l’insidia del male, un ragazzo che deve diventare uomo, l’inevitabile conflitto padre-figlio, un maestro e un modello eroico, Zagor, che deve orientare il ragazzo nel suo viaggio di formazione.
Sotto il segno del Re...
Intorno a questo fulcro l’avventura prende il via e si sviluppa in maniera concentrica e chiude in un finale liberatorio di energie represse e di sentimenti soffocati. La conclusione è positiva ma non cede al buonismo perché gli autori, grazie anche a un superbo Alessandro Chiarolla, sono stati bravi a far trasparire il dolore che ha condotto i personaggi, i due ragazzini in primis, alla riconciliazione con se stessi e con le persone care. L’eroe, del resto, è diventato il Re di Darkwood passando attraverso un doloroso passato di nolittiana memoria (vedi Zagor racconta…, ZG 55/56): e chi meglio del Nostro può condurre due giovinetti verso la strada della riconciliazione? Anche perché, negli ultimi anni, lo Spirito con la Scure si è definitivamente pacificato con il proprio passato grazie a due tasselli nodali come Il ponte sull’arcobaleno (ZG 400) e La storia di Betty Wilding (Zagorone 3). La conseguenza evidente è che, agli occhi di un ragazzino, l’eroe diventa un modello grazie al suo limpido carisma maturato in tanti anni di avventure. Quindi, chiudendo il cerchio, Zagor si può considerare un vero e proprio archetipo come gli eroi della letteratura fantastica e avventurosa di cui accennavo in apertura.
Collegamenti sotterranei nella letteratura kinghiana
Il Male corrompe!
Nei romanzi di Stephen King ci sono molto spesso dei ragazzini che, fino all’età adulta, si portano dietro traumi con cui dovranno prima o poi confrontarsi e poter riprendere in pace il cammino dell’esistenza. Il capolavoro It ne è un esempio lampante ma, tra gli altri, anche Il talismano - romanzo di formazione horror/fantasy scritto a quattro mani con Peter Straub - è significativo in tal senso. I due giovani protagonisti di questa avventura zagoriana sono inconsapevoli di possedere dei poteri così forti che, se non controllati in maniera adeguata, potrebbero condurli sui sentieri del Male. Michael, giovane figlio di uno sciamano missisauga, scopre nel corso dell’avventura i propri poteri e sembra lentamente piegarsi ai voleri dei suoi rapitori, ma grazie alla luce degli affetti e soprattutto al legame psichico con la sorella Evelyn riesce a resistere alle lusinghe del Male. Ed è proprio Evelyn la figura fondamentale del racconto, in quanto riesce, con un’immane sofferenza psichica, a neutralizzare la malvagità di Maxiwi e Maitan orfani dell’alleato Asaki. Nella manifestazione dei poteri telecinetici della bambina, da lettore kinghiano (come lo sono anche gli autori del racconto e il nostro Francesco Manetti) il pensiero mi indirizza a Carrie, altro fondamentale romanzo dello scrittore del Maine.
Il sangue: archetipo e simbolo in Carrie
Altro importante tema del racconto, ricco di sottotracce e sfumature, è quello del Male che lusinga, rappresentato come un’entità che corrompe personalità ambiziose, anche se non negative del tutto. I tre padroni delle tempeste sono infatti figure ambivalenti in cui la propria debolezza caratteriale, unita a una brama di potere smisurata, li trascina in un vortice nero. Non è un caso che il più forte dei tre, Asaki, riesca a controllare il demone e quindi a scegliere di non utilizzare i propri poteri in maniera nefasta. Nel finale, dopo aver perso i propri poteri e essersi pentiti del male commesso, Maxiwi e Maitan vengono esiliati perché una legge non scritta del codice zagoriano prevede che gli errori vadano espiati; mentre il più saggio Asaki si è ritirato in solitudine a meditare… L’andamento dell’avventura è un crescendo di tensione e l’atmosfera cupa si apre in squarci di spettacolarità grafica grazie al pennello di un Alessandro Chiarolla capace di rendere credibile l’incredibile. Pensiamo agli uomini-ombra che attaccano i Nostri, oppure agli uomini volanti che, spinti dal potere di evocare la tempesta di Maitan, si librano nell’aria. O anche all’avvolgente nebbia che impedisce allo Spirito con la Scure di raggiungere i rapitori di Michael (pp. 77 e 78). Ma soprattutto l’autore non tradisce la robusta caratterizzazione psicologica dei personaggi.
Tra i personaggi di questo racconto corale, dopo quasi quarant’anni, ritroviamo Archer, figura non dimenticata di un classico nolittiano (vedi Il buono e il cattivo, ZG 104/108). Vittorio Sossi ha il merito di averlo riproposto nel soggetto e nella sceneggiatura Moreno Burattini ha dato notevole importanza al personaggio, spinto da forti motivazioni a unirsi ai Nostri sulle tracce dei rapitori di Micheal. Archer non solo conosce le piste della Frontiera, ma è soprattutto un uomo preparato a inoltrarsi in quel sottile confine tra il reale e il metafisico che a volte contraddistingue la saga zagoriana.
Copertina del Maxi Zagor 20. Luglio 2013
Maxi Zagor 20
I PADRONI DELLE TEMPESTE
Luglio 2013
pagg. 288, € 6,50
Soggetto: Vittorio Sossi
Sceneggiatura: Moreno Burattini
Disegni: Alessandro Chiarolla
Copertina: Gallieno Ferri
Introduzione: Moreno Burattini


Giampiero Belardinelli


P.S. trovate le altre recensioni bonelliane nel Giorno del Giudizio!

2 commenti:

  1. Vorrei aggiungere una nota che ho preferito non inserire nella recensione. Gli sceneggiatori zagoriani hanno mostrato più volte quelle che mi piace definire "affinità creative". Nel Maxi come nella storia di Boselli e Rubini ci sono infatti delle situazioni in cui, per motivi del tutto diversi, dei personaggi ricorrono a degli strumenti per librasi in volo. Due idee intriganti e curiosamente uscite sugli albi di Zagor nel corso dell'estate!
    Molte sono le pubblicazioni zagoriane, aggiungo, e trovo sorprendente come gli spunti e i personaggi non si ripetano mai: si passa dall'introspezione dello Zagorone 3, passando per il senso del meraviglioso della già citata avventura di Boselli e Rubini, per arrivare uno Zagor molto burattiniano (nel senso che, leggendo il suo blog, si affrontano temi "adulti" sensibili allo sceneggiatore) della storia cilena...

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    1. Grazie, Giampiero, per la precisazione. Penso che questo fatto - estremamente positivo - sia dovuto soprattutto alla grande cura redazionale sulla serie dove spicca l'immensa precisione di Moreno!

      Francesco

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