Prosegue con immutato successo l'Atlante di Mister No di Massimo "Max" Capalbo dedicato all'universo di Jerry Drake, il piltota amazzonico creato da Guido Nolitta. Giunti alla lettera I ricordiamo ai nostri amici lettori che l'iniziativa di Dime Web è stata apprezzata un po' dovunque e in primo luogo dalla Sergio Bonelli Editore - tanto da avere l'onore di un link permanente sulla Home Page di Mister No nel sito ufficiale della casa editrice milanese, link che è stato appena aggiornato! (s.c. & f.m.)
Legenda
I
nomi in stampatello
e grassettorimandano
a una voce dell’Atlante.
I
nomi dei personaggi cui è dedicata una voce sono indicati per
cognome - ovviamente se questo è conosciuto (per esempio: AMARAL,
STELIO;
REMY,
ANOUK).
In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (per es.:
ESSE-ESSE
invece che KRUGER,
OTTO).
Riguardo poi a personaggi come O
BISPO
ed EL
LOCO,
le voci a loro dedicate sono state inserite sotto l’iniziale del
nome, invece che sotto l’iniziale dell’articolo: per es., ELLOCO,
si trova alla lettera L di LOCO e non alla lettera E di EL (che in
spagnolo è appunto un articolo e corrisponde al nostro IL).
I
personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con il nome
della loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.:
DEMONE
ETRUSCO,
GIUSTIZIERE
DI BONAMPAK).
Quando
i personaggi vengono citati in una voce che non è a loro dedicata,
solo il cognome è scritto in neretto
e stampatello,
in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono
stati inseriti (per es.: nel testo della voce ANACONDA,
il personaggio Daniel
Murdock
è citato come Daniel
MURDOCK).
L’unica eccezione a questa regola riguarda il protagonista della
serie, il cui nome - attenzione: non il nome proprio Jerry
Drake,
ma
appunto il soprannomeMISTER
NO
- è sempre scritto in neretto e stampatello, tranne ovviamente
quando è inserito nel titolo di un fumetto o di un libro (per es.:
Mister
No Index Illustrato,
Mister
No Riedizione If).
Per
quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna
storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a
nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la
trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia
alla memoria dei lettori in modo più efficace. Per esempio, la storia
dei nn. 17-20 viene indicata con il titolo del n. 19, "Operazione Poseidon"perché esso è più rappresentativo, più calzante rispetto ad
Agente segreto Zeta 3 e Tragica palude,
che sono i titoli rispettivamente del n. 17 e del n. 19 (del tutto
avulso poi il titolo del n. 20,Evasione!,
visto che si riferisce alla storia successiva).
Per le Note sui collegamenti ipertestuali e le Note sulle illustrazioni vedi la prima parte.
I
IRENE,
MADALENA e MARIA
ISHIKAWA,
KENZO
ISOLA
DI PASQUA
ITALIA
IRENE,
MADALENA e MARIA
Tre
simpatiche prostitute di MANAUS,
careamiche
di MISTER
NO.
Compaiono per la prima volta ne La
legge della violenza(G.
Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 110-113),
dove convincono il pilota a trasferirsi con loro a Porto Velho, sul
Rio Madeira. La cittadina amazzonica promette rapidi guadagni grazie
all’arrivo di lavoratori da tutto il BRASILE
per la costruzione di una ferrovia nella giungla da parte della NOVA
MAD MARY.A
Porto Velho, Irene,
Madalena eMaria
aprono un bar che attira molti clienti, ma quando la ferrovia si
rivela una truffa, la città si spopola rapidamente e le tre sono
costrette a far ritorno a MANAUS
con MISTER
NO (che
aveva aperto sul posto un’agenzia turistica).
Mister No n. 111, agosto 1984. Disegno di Ferri.
La
bionda Madalena (al centro) e le brune Irene (a sinistra) e Maria (a
destra) – MNO 110, p. 66
Irene
e le sue amiche ricompaiono ne La
miniera della paura
(A. Castelli [sog.&scen.] – R. Taito, nn. 136-138), dove,
oltre a essere costrette a lavorare nel bordello di Serra Pelada da
O’BISPOe
dal colonnellode
Moura,
vengono usate come ostaggio dai medesimi per costringere MISTER
NO
a collaborare con loro. Alla fine, il Nostro riuscirà a togliere dai
guai le sue amiche e le riporterà a MANAUS.
MISTER
NO
ritrova il fascinoso terzetto a BELÉM
nell’episodio diAfrica!(G.
Nolitta e L. Mignacco [sog.&scen.] – L. Dell’Uomo [dis.], nn.
167-169). In esso, la bionda Madalena
(senza dubbio la più bella delle tre) è la causa indiretta
dell’imprevista e rocambolesca partenza del pilota per il
continente africano. Nel séparé dell’Ipanema,
il nuovo locale che le tre hanno aperto nella città brasiliana,
Madalena
ha una violenta discussione con il suo amante, GerardoLeão,
aspirante governatore dello Stato del Pará. Temendo che la presenza
di Madalena
a BELÉM
possa danneggiare la sua immagine nell’ imminente campagna
elettorale, Leão
pretende che la donna lasci addirittura il BRASILE.
Madalena
non vuole saperne e Leãola
picchia,
minacciando anche di sfigurarla se non gli obbedirà. Sentendo le
grida di Madalena,
MISTER
NO
- che stava conversando nel locale con Irene
e Maria
– decide
d’intervenire: dopo essersi sbarazzato dei due gorilla di Leão,
scazzotta quest’ultimo. Per sfuggire ai suoi scagnozzi, MISTER
NO
si rifugia su una nave diretta – a sua insaputa - in AFRICA,
e una volta sbarcato sul continente vi rimarrà per oltre un anno,
cioè fino a quando non verrà a sapere dagli amici di MANAUS
che Leão
non costituisce più un pericolo per lui: infatti, il politicante
non solo perderà le elezioni, ma, denunciato dai suoi avversari,
dovrà abbandonare il BRASILE.
Mister
No insidia le gambe di Irene, che però fa buona guardia – MNO 110,
p. 78
Mister
No scherza con Irene e Maria nel loro locale di Belém, l’Ipanema
– MNO 167, p. 12
Dopo
la brevissima apparizione nel finale di A
volo radente
(L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso /F, Devescovi [dis.], nn.
198-199), quella - altrettanto breve
- nella sequenza onirica de I
labirinti della memoria
(L. Mignacco [sog.&scen.] – M. Bianchini [dis.], n. 244) e
quella della sola Irene
nel prologo di Ritorno
a New York
(L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso [dis.] – nn. 258-259), le
tre donnine
allegre
ritornano, rivestendo un ruolo importante, in Soldi
sporchi(M.
Masiero [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn.
355-356), storia ambientata a Recife. Qui
le tre hanno aperto un locale notturno, il Meia
Lua,
grazie ai soldi del loro ex sfruttatore O'BISPO.
Lo spretato finisce
nei guai, per una questione di soldi, con il boss RobertoGuimarães,
il quale peraltro ha messo gli occhi su Madalena,
che però non vuol saperne di lui. La bionda nutre invece una
simpatia, pienamente corrisposta, per il cliente che MISTER
NO
ha accompagnato a Recife, il francese Renard
Lecombe.
Per riavere indietro la grossa somma che BISPO
gli deve, Guimarães
rapisce
Lecombe
chiedendone il riscatto; e in seguito cattura anche le tre ragazze e
lo spretato, con l’intenzione di far sbranare quest’ultimo dai
suoi cani da combattimento. Alla fine però, grazie a MISTER
NO,tutto
si risolve per il meglio, sia per BISPO
e le ragazze che per Lecombe.
Il francese propone alle tre garotas
di partire con lui per Parigi, ma esse rifiutano e decidono di
ritornare a BELÉMa
bordo del PIPER
dell’amico pilota. Nella loro successiva, nonché ultima,
apparizione – che ha luogo in Qualcosa
è cambiato (G.
Nolitta [sog.&scen.] - D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 364-366) - le
ritroviamo a MANAUS,
dove hanno aperto un nuovo locale, dotato
di un’ampia pista da ballo. Il Paraiso
Verde,
questo il nome del locale, è tra le prime tappe di MISTER
NO,
appena tornato a MANAUS
dopo un’assenza di ben due anni. Bella la sorpresa che il pilota fa
alle tre amiche, sedute ai tavoli con i rispettivi
clienti: MISTER
NO
va dal dj e gli chiede di mettere il celebre brano di Tom Jobim
Garota
da Ipanema,
poi raggiunge il centro della pista: E
ora posso invitare a ballare le tre più belle donne di questa città?
Voceis queren dancar con migo Irene, Madalena e Maria?.Le
tre mollano di colpo i loro clienti e corrono ad abbracciare il
pilota, in onore del quale offrono un giro di champagne a tutti gli
avventori del locale. Dalle simpatiche garotas,
precisamente da Irene,
MISTER
NO
viene a sapere che ESSE-ESSE ha abbandonato la città per andare a Castanheira, nello Stato
dell’Acre: è qui che i due amici si ritroveranno nella storia La
foresta brucia!(G.
Nolitta [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani/R. Diso/D. e
S. Di Vitto [dis.], nn. 371-373).
Mister No n. 355, dicembre 2004. Disegno di Diso.
Irene,
Madalena e Maria nelle mani del malvagio Guimarães – MNO 356, p.
82
Curiosità:
Vistosa
l’incongruenza in cui è incorso lo sceneggiatore Michele Masiero
in Soldi
sporchi,
precisamente alle pp. 19-23 del n. 355. MISTER
NOdice
a Irene,
Madalena e Maria
di non essere riuscito a mettersi in contatto con loro una volta
ritornato dall’AFRICA,
e le tre raccontano al pilota che in quel periodo si
trovavano
in Europa, dopo essere state costrette a chiudere l’Ipanema
a causa delle intimidazioni di Leão.
In realtà, il finale della storia A
volo radente
(n. 199, p. 98) mostrava MISTER
NO
festeggiare il suo ritorno in BRASILE
proprio all’Ipanema
con le tre amiche (e con Deborah
WINTER):
quindi, nessuna chiusura del locale e nessuna permanenza in Europa
del terzetto.
Le
tre donnine allegre di Manaus corrono ad abbracciare Mister No,
appena tornato in città – MNO 356, p. 55
ISHIKAWA,
KENZO
E’
il capo della sezione americana di una
potente società segreta
giapponese: la Legione
dei Non-Vivi,
così chiamata perché i suoi membri si considerano già morti, in
quanto disonorati dalla sconfitta subita dal loro Paese nella SECONDA
GUERRA MONDIALE.
Ufficialmente, Ishikawa
è l’amministratore delegato della Warroad,
una società per azioni che ha sede a NEW
YORK,
al settantasettesimo piano dell’Empire State Building. E’ qui che
il giapponese vive, protetto da decine di uomini armati e addirittura
da un dirigibile - con a bordo delle sentinelle - che vola
continuamente intorno al grattacielo.
Mister No n. 241, giugno 1995. Disegno di Diso
A
partire dalla storia Vento
Rosso(L.
Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], n. 241), Ishikawa
sconvolge la vita di MISTER
NO,
costringendolo ad abbandonare l’amata MANAUS.
Poiché il pilota e alcuni suoi amici (tra i quali ESSE-ESSE)
hanno fatto saltare in aria una fabbrica nella giungla appartenente
alla Brazil
Chemical,
un’azienda di San Paolo che fa capo alla Kobe
(nome alternativo della Legione
dei Non-Vivi),
Ishikawa
sguinzaglia sulle tracce dei responsabili i suoi sicari, guidati dal
crudele Tsuhiro
UZO.
Il giapponese ignora inizialmente che MISTER
NO
è il soldato
americanoche
nel 1943, in un’isola del Pacifico, gli aveva impedito di fare
harakiri,
quindi di morire con onore come era invece riuscito a fare suo
fratello Tetsuo
e altri suoi commilitoni.
Dopo
tanti anni, le strade di Mister No e di Ishikawa s’incrociano di
nuovo – MNO 241, p. 98
Ishikawa
e il fedele Muri nella sede della Kobe, nell’Empire State Building
– MNO 245, p. 24
Quando Ishikawa
lo
scopre, il suo odio nei confronti del pilota si riaccende e il
desiderio di vendetta personale diventa il suo primo pensiero. MISTER
NO,
però, si rivela una preda tutt’altro che facile per la Kobe.
Sfuggito, a MANAUSprima
e a Natal dopo, ai killer nipponici - che però, uccidono diversi
suoi amici, distruggono la sua abitazione e lo costringono a far
esplodere il PIPER
- MISTER
NO arriva,
dopo varie vicissitudini, in MESSICO.
Dopo una drammatica permanenza nel carcere di Todos
Los Angeles (vedi
HIDEN),
il pilota viene catturato – nella storia Uno
straniero a Redención
(L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Valdambrini [dis.], nn. 248-249)
- dagli sgherri di Diego
Ochoa,
figlio di El
Jefe,
anziano capo di un villaggio di criminali - Redención,
appunto – che sorge in pieno deserto messicano. Diego
è in contatto con la MAFIA
italoamericana, precisamente con il boss newyorkese LennyCarducci,
ed è proprio a questi che Ishikawa
si è rivolto per scovare MISTER
NO.
Il giapponese, infatti, che dapprima disprezzava il pilota,
considerandolo un uomo senza onore, ha visto nel Nostro la
scintilla del guerriero
e intende occuparsi personalmente di lui. Diego
Ochoa,
disobbedendo a suo padre (che, almeno in un primo tempo, non intende
avere rapporti con la MAFIA),
fa sapere a Carducci
che il pilota è suo prigioniero; e Carducci
informa
a sua volta il capo della Kobe,
offrendosi di farlo accompagnare a Redención
dai suoi picciottiSanto
e Loquasto.
In realtà, il boss vuole sbarazzarsi di Ishikawa:
considera, infatti, la sua organizzazione troppo pericolosa per gli
interessi di Cosa
Nostra,
e intende quindi far sparire il giapponese in MESSICO
con la complicità di El
Jefe,
con il quale ha stretto un accordo.
Ishikawa
uccide gli scagnozzi del boss Carducci – MNO 249, p. 79
Tuttavia, Ishikawa
non tarda a scoprire il piano di Carducci
e ne prepara a sua volta un altro, ai danni sia del gangster
italoamericano che dello stesso El
Jefe.Infatti,
prima di partire per il MESSICO,
si reca in un museo di aerei da guerra e, fingendosi un produttore
cinematografico, noleggia due caccia Zero,
con le mitragliatrici perfettamente funzionanti. Poi, giunto
all’aeroporto di Houston con Santo
e
Loquasto,
l’astuto Ishikawa
riceve da uno dei suoi uomini (travestito da inserviente) una valigia
piena di armi – pistole, pugnali e bombe a mano - che nasconde
sotto gli abiti. Arrivato infine a Redención,
il giapponese fa conoscenza con El
Jefe
e si fa subito condurre nei sotterranei del suo palazzo, dove MISTER
NO
è tenuto prigioniero. Entrato nella cella, Ishikawa
uccide i due scagnozzi di Carducci
(proprio quando questi si accingevano a eliminarlo), mentre il pilota
si sbarazza della guardia messicana, impadronendosi della sua
pistola. I due insoliti alleati, coprendosi le spalle a vicenda,
fanno strage dei pistoleros
posti a guardia dell’edificio, nei cui piani superiori è reclusa
anche l’amica del pilota Barrett
WHITAKER.
MISTER
NO
la libera e Ishikawa,
con una pistola lanciarazzi, segnala ai suoi uomini di intervenire:
saliti a bordo degli Zero,
costoro raggiungono Redención,
massacrando con le mitragliatrici gli scagnozzi di El
Jefe,
per poi sganciare delle bombe sul palazzo di quest’ultimo,
riducendolo a un cumulo di macerie. Sconfitti definitivamente i
messicani, Ishikawa
si fa riconoscere da MISTER
NO
(Il
tenente giapponese!... –
esclama il Nostro - Tu…sei
l’unico sopravvissuto a quel folle suicidio di gruppo!)
e prima di allontanarsi con i piloti degli Zerogli
dà appuntamento a NEW
YORK:
Quando
sarai pronto vieni a cercarmi là… vieni da solo… …ti prometto
una sfida leale…uomo contro uomo…all’ultimo sangue! La
storia termina mostrando la vendetta di Ishikawa
nei confronti di Carducci,
che muore nell’esplosione del suo ufficio, dove uno degli uomini
del giapponese ha piazzato una bomba.
Ishikawa
ricorda a Mister No il loro primo incontro, durante la guerra – MNO
249, p. 94
In
Ritorno
a New York (L.
Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso [dis.] – nn. 258-259), MISTER
NO,
dopo aver vissuto una serie di drammatiche avventure in diversi Stati
americani, raggiunge finalmente la Grande
Mela
per la resa dei conti con Ishikawa.
Il giapponese e la sua organizzazione sono finiti nel mirino della
MAFIA,
più precisamente del padrinoSalvatore
Corsese,
il quale vuole a tutti i costi vendicare Carducci.
Dato che Ishikawa
riesce a scampare a un attentato compiuto dai fedelissimi del boss
(informati da un traditore della Kobe,
il giovane Akami),
quest’ultimo decide di affidarsi all’esperto killer italofrancese
Leon
Cavaliere,
che inizia subito a studiare un piano per
superare le difese del capo della Kobe.
Tuttavia, i problemi per Ishikawa
non vengono solo da Corsese,
ma anche da alcuni membri della Kobe
stessa: oltre al già citato Akami
(scoperto dal suo capo e costretto a un suicidio onorevole),
da Tokyo arriva un gruppo di killer della Yakuza
(la mafia giapponese) capeggiati dal lugubre Kerasu,
al quale Ishikawa
– su ordine del consiglio supremo della Legione
dei Non-Vivi
- deve passare il comando. I capi di Tokyo ritengono infatti che
Ishikawa
non stia curando gli interessi dell’organizzazione, ma si ostini a
perseguire scopi personali; inoltre, essi non sono soddisfatti del
modo in cui sta conducendo la guerra con i mafiosi e pensano che
Kerasu
e i suoi uomini siano più adatti.
Mister No n. 259, dicembre 1996. Disegno di Diso.
In effetti, il pensiero principale
del giapponese rimane sempre il duello finale con il pilota, che gli
ha fatto sapere del suo arrivo a NEW
YORK.
MISTER
NO,
oltre a essere pedinato dalla CIA
(che vuole mettere le mani su Ishikawa),
finisce, suo malgrado, per restare coinvolto nella guerra tra la Kobe
e la MAFIA:
ha infatti iniziato una relazione con la bella tassista
italoamericana Angela,
ignorando che essa è la nipote di Salvatore
Corsese,
il quale viene pertanto a conoscenza dei rapporti esistenti tra il
pilota e Ishikawa.
Quest’ultimo, deciso a porre fine alla suddetta guerra e convinto
che la strategia di Kerasu
(rispondere colpo su colpo agli attentati e ai sabotaggi compiuti dai
gangster italiani) non porterà a nulla, affida al suo fedele
assistente Muri
il compito di accordarsi segretamente con Sonny
Corsese,
il figlio di DonSalvatore.
Sonny,
al pari degli altri capifamiglia mafiosi, è ben lieto di far cessare
una guerra che sta seriamente danneggiando gli affari di Cosa
Nostra:
pertanto, all’insaputa di suo padre, stringe un patto con i
giapponesi. L’idea dell’ex capo della Kobe
si rivela efficace, ma egli non sa che le sue mosse sono spiate da
Kerasu,
il quale non ha alcuna intenzione di interrompere le ostilità con la
MAFIA.
Per questo motivo, lo Yakuza
cerca di far eliminare Ishikawa
quando costui si incontra, in incognito, con MISTER
NO
al Central Park, per stabilire il giorno e il luogo in cui sfidarsi.
E’ lo stesso MISTER
NO,
paradossalmente, a salvare la vita a Ishikawa
ed a fermare il killer (travestito da poliziotto), che si uccide
ingerendo del veleno. Saputo dal pilota che il suo attentatore era un
giapponese, Ishikawa
capisce che il mandante è Kerasu
e lo fa uccidere da Muri.
L’uccisione di Kerasu
fa parte dell’accordo stipulato con Sonny
Corsese,
accordo che prevede l’eliminazione dei capi dei rispettivi
eserciti:
lo Yakuza
da
una parte, e don Salvatore
dall’altra.
Il padrino,
infatti, viene tolto di mezzo con il veleno e Sonny
prende il suo posto, che bramava già da tempo. L’uccisione di
Corsesesenior
avviene però solo dopo che questi, informato dalla nipote Angela,
ha inviato Leon
Cavaliere
a pedinare MISTER
NO
per arrivare a Ishikawa.
Ignaro di tutto ciò, MISTER
NO giunge
al luogo stabilito per il duello: il porto di NEW
YORK,
precisamente il deposito 9 del molo 25. Lì, in attesa di Ishikawa
e armato di un fucile di precisione, c’è proprio Leon,
ma il giapponese lo sorprende e lo ferisce a una gamba. Il killer
rivela al pilota di trovarsi lì grazie alla soffiata che Angela
ha fatto allo zio boss, e cerca di convincerlo a passare dalla sua
parte: don
Corsese non ce l’ha con te, Drake… uccidi il muso giallo… e i
soldi li divideremo in due!.
MISTER
NO
non accetta la sua proposta perché – dice a Ishikawa
- vuole un duello leale con lui. Approfittando di un attimo di
distrazione dei due, Leon afferra il suo fucile e cerca di uccidere
Ishikawa,
ma il pilota glielo impedisce e assieme al giapponese fa fuoco sul
francese, uccidendolo. Non è ancora finita, però, visto che Corsesesenior
ha mandato anche i suoi scagnozzi, che attaccano i due, usando pure
le molotov. Ishikawa
risponde lanciando contro di essi delle bombe incendiarie e, in
breve, nel deposito si scatena un terribile incendio. Sbarazzatisi
dei mafiosi, MISTER
NO
e il giapponese si preparano al duello, con le rispettive pistole.
Ishikawa
prende la sua spada, la conficca in una cassa e dice al pilota:
Questa
katana appartiene alla mia famiglia da trentatré generazioni. Sarà
tua se prenderai la mia vita.
[…] Quando
il fuoco avrà divorato il legno, la spada cadrà… …Non appena
toccherà terra, estrai la pistola e spara! Seguono
attimi
carichi di tensione, durante i quali il giapponese pensa al fratello
TETSUO
nel momento in cui fece harakiri;
mentre MISTER
NO
pensa agli amici uccisi dai sicari della Kobe.
Quando la katana
cade a terra, i due sparano: MISTER
NO
viene colpito di striscio; Ishikawa,
invece, in pieno petto. Prima che il deposito, divorato dalle fiamme,
crolli, MISTER
NO
si tuffa nell’Hudson e una volta emerso, guarda l’edificio
distrutto e pensa: Addio,
Ishikawa! Se la mia pallottola non ti ha spaccato il cuore, ci avrà
pensato il fuoco a darti un acconto dell’inferno che ti aspetta!...
.
Lo
scontro finale tra Mister No e Ishikawa – MNO 259, p. 94
Qualunque
sia il destino ultraterreno di Kenzo
Ishikawa,
possiamo affermare che per questo personaggio – il quale è uno dei
cattivi
più riusciti della saga misternoiana, un moderno samurai che incarna
lo spirito di rivalsa che animava il Giappone nel dopoguerra - la
morte non rappresenta un’autentica sconfitta. Infatti, il
giapponese muore come ha sempre desiderato, cioè da guerriero; e per
mano di un uomo verso il quale prova grande rispetto: Tu
hai imparato la via dell’onore. Stai diventando un vero soldato,
dice Ishikawa
a MISTER
NO
quando questi, rifiutando la proposta di Leon,
gli dimostra di essere un avversario leale. Il pilota, pur odiando il
giapponese, finisce comunque per restituirgli quella morte onorevole
di cui lo aveva privato anni prima in guerra. Alla fine, insomma,i
due nemici ottengono ciò che volevano: la vendetta, MISTER
NO;
il recupero dell’onore perduto, Ishikawa.
ISOLA
DI PASQUA
Scoperta
dal navigatore olandese Jakob Roggeveen nel 1722 (il giorno in cui
Roggeveen vi sbarcò era la
domenica di Pasqua, da
cui il nome dell’isola)
ma colonizzata già secoli prima da popolazioni polinesiane, l’Isola
di Pasqua (Rapa-Nui
nella lingua locale) si trova nel Pacifico meridionale e appartiene,
dal 1888, al Cile. E’ nota soprattutto per i suoi Moai,
affascinanti sculture alte fino a dieci metri e pesanti fino a
ottantasei tonnellate. Eretti dagli antichi abitatori dell’isola, i
Moai sono oltre ottocento e rappresentano un’importante attrazione
turistica.
I celeberrimi "testoni" di pietra dell'Isola di Pasqua.
Mister No n. 60, maggio 1980. Disegno di Ferri.
In
Isola
di Pasqua(G.
Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 60-62), MISTER
NO,
per sfuggire agli scagnozzi di un arrogante miliardario, Clyde
Davis,
s’infila nell’aereo, diretto a Santiago del Cile, a bordo del
quale c’è l’amica archeologa Patricia
ROWLAND.
Questa, come ha detto al pilota la sera prima, è diretta all’Isola
di Pasqua per
cercare di decifrare le iscrizioni presenti sulle tavolette
RongoRongo,
di cui si servivano gli antichi cantastorie dell’isola per
ricordare i particolari delle leggende che usavano raccontare. Il
pilota è ben felice di accompagnare la bella professoressa in un
luogo che lo ha sempre affascinato. Giunti a Hanga-Roa, la principale
località dell’isola, MISTER
NO
e la sua amica vengono ospitati da Pakomio
Fuentes,
importante personalità del posto, il cui figlio Miro,
laureando all’Università di Yale, è un allievo di Patricia.
Profondo conoscitore della storia e dell’archeologia di Rapa-Nui,
Pakomio
desidera migliorare le condizioni economiche e culturali della sua
gente: a questo proposito, sta cercando di fondare un sindacato per
tutelare i diritti degli operai della Sunset
Company,
una potente società americana che spadroneggia sull’isola, avendo
il monopolio della lavorazione della lana.
Mister
No, Pakomio Fuentes e Patricia tra gli imponenti Moai – MNO 60, p.
97
Grazie a MISTER
NO,
che vince per lui la tradizionale gara chiamata Tangata-Manu
(l’Uomo-Uccello),
Pakomio
sconfigge il rivale politico Matua
(che fa segretamente gli interessi della Sunset)
e diventa il capo della comunità, il Tangata-Manu
appunto. La sua vittoria, però, provoca un’ondata di follia
collettiva nei suoi sostenitori, i quali distruggono la fabbrica
della compagnia americana, feriscono
gravemente Matua
e rapiscono Patricia
allo scopo di sacrificarla, in una caverna (l’Ana
Kai Tangata),
al dio Make-Make.
Pakomio
e MISTER
NO
riescono a liberare l’archeologa e
raggiungono, tramite un cunicolo segreto, la costa, dove si accorgono
della presenza di una nave ormeggiata nella rada.
Mentre il pilota e la sua amica si rifugiano tra le rovine di una
vecchia torre di segnalazione, Pakomio
– che ha detto loro di volere, nonostante tutto, rimanere
sull’isola - raggiunge l’aeroporto e si mette in contatto radio
con l’equipaggio della nave, a bordo della quale – ma questo egli
lo ignora – c’è anche suo figlio Miro,
di ritorno a casa. Pakomio
riesce a lanciare l’SOS poco prima di venire scoperto da alcuni
rivoltosi, i quali, considerandolo un traditore, lo uccidono. Il
comandante della nave, sollecitato da Miro,
fa calare una scialuppa, che recupera MISTER
NO
e Patricia,
salvandoli dalla furia degli isolani, arrivati sul posto proprio in
quel momento. Saliti sulla nave, i due assistono, assieme
all’equipaggio, a una scena atroce: uno
degli uccisori di Pakomio
raggiunge i compagni agitandouna
picca sulla quale è stata conficcata la testa della sua vittima. La
vista del macabro trofeo fa salire ancora di più la selvaggia
eccitazione dei rivoltosi, che inneggiano a Make-Make.Nonostante
la terribile sorte subita da suo padre, Miro
Fuentes
decide comunque di sbarcare sull’isola, convinto di poter riportare
i ribelli alla ragione. Questi ultimi, infatti, vedendolo ritornare,
escono dal loro stato di esaltazione e iniziano a provare vergogna
per ciò che hanno fatto.
Un
esausto Mister No vince la Tangata
Manu
– MNO 61, p. 83
Malgrado
non figuri tra le storie nolittiane più amate dai lettori (che nel
referendum del 1981 gli assegnarono la palma di peggiore storia della
serie), Isola
di Pasquaè
un’avventura senza dubbio interessante, che ha tra i suoi pregi
l’accurata descrizione e la presenza di un personaggio assai
riuscito come lo sfortunato Pakomio
Fuentes.
Il finale della storia, però, non ci convince appieno: se, da una
parte, la decisione di Miro
è spiazzante quanto ammirevole (il giovane – personaggio azzeccato
anche lui – dimostra, con il suo coraggioso gesto, di essere degno
figlio di suo padre); dall’altra, però, il ravvedimento dei
rivoltosi ci appare poco credibile, perché troppo repentino. E’
vero che la follia collettiva dei sostenitori di Pakomio
è stata favorita dall’assunzione di droghe e alcol, i cui effetti
sono temporanei; ma non è verosimile che la sola vista di Miro
Fuentes
la faccia dissolvere di colpo, instillando subitanei
rimorsi proprio nel fanatico capo della rivolta, il
vecchio sacerdoteVahaki.
Nolitta, in questo caso, ha peccato di buonismo.
Mister No n. 62, luglio 1980. Disegno di Ferri.
I
feroci rivoltosi con il loro macabro trofeo – MNO 62, p. 80
Curiosità:
Una delle sequenze più emozionanti dell’episodio è sicuramente
quella della Tangata-Manu.
Si
tratta forse della più importante cerimonia di tutta la cultura dei
nostri antenati.
– spiega
Pakomio
a MISTER
NO
e Patricia
– Dopo
che i pretendenti alla carica di Tangata-Manu hanno scelto i loro
rispettivi rappresentanti, tutto il popolo si raccoglie sulle
scogliere di Orongo
[…] I
partecipanti si tuffano e attraversano uno stretto braccio di mare
reso pericoloso dalle correnti e dagli squali. …E poi, messo piede
su un isolotto chiamato Motu-Nui, iniziano la frenetica ricerca di un
uovo depositato da una delle molte rondini di mare che vivono
sull’isola. Il primo che trova questo uovo si rituffa e lo consegna
al suo capo che viene immediatamente eletto “Uomo-Uccello”,
aumentando così il suo prestigio fino a diventare capo assoluto
della comunità. La
gara che ha luogo nella storia vede competere sei uomini: tre in
rappresentanza di Pakomio,
fra cui MISTER
NO;
e tre in rappresentanza di Matua.
Il pilota si ritrova presto solo (uno dei suoi compagni viene
sbattuto dalle onde sulle rocce di Orongo
e muore sul colpo, mentre l’altro viene ucciso da uno squalo) e
anche in svantaggio rispetto ai suoi avversari, che raggiungono prima
di lui l’isolotto. Uno di essi però, chiamato Pakeda,
si rompe una gamba sugli scogli di Motu-Nui
e viene abbandonato dagli altri due. A salvarlo dall’annegamento è
proprio MISTER
NO,
che lo porta sull’isolotto e poi va alla ricerca dell’uovo,
trovandolo dopo poco tempo. I due rivali, armati di coltellacci, gli
intimano di consegnare loro l’uovo, ma il pilota non si fa
intimorire e riesce, a suon di pugni, a buttarli giù dalla
scogliera, facendoli sfracellare sugli scogli. Tuttavia, uno dei due
(che ferisce MISTER
NO
al braccio) viene colpito dal Nostro, inavvertitamente, con il pugno
sinistro, proprio quello in cui il pilota stringeva l’uovo, che va
in frantumi. MISTER
NO
si dispera, ma il riconoscente Pakeda
gli dà l’uovo che ha trovato. Il pilota lo ringrazia e, posto
l’uovo in un fazzoletto e avvoltosi questo intorno al capo, riesce,
benché sanguinante, a fare ritorno, vincendo la gara.
Miro
Fuentes – MNO 62, p. 85
La
Tangata-Manu
è stata mostrata al cinema dal regista Kevin Reynolds nel suo film
Rapa
Nui
(1994). Fatta eccezione proprio per la scena della gara, non si
tratta certo di un’opera memorabile. Assai meglio la storia di
Nolitta e Bignotti.
ITALIA
Nel
nostro Paese sono ambientate due tra le storie più amate della
serie, due indimenticabili capolavori come La
mafia non perdona
(G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 76-78) e Il
demone etrusco
(G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 131-133). La
prima, raccontata da MISTER
NO
alla mulatta Georgina
in
un bar di MANAUS,
si svolge nel 1948 e vede il pilota raggiungere a Positano il suo ex
commilitone SteveMALLORYper
ritrovare, per conto dell’FBI (di cui MALLORY
è entrato a far parte), un documento scottante: una lettera in cui
si rivela che lo sbarco degli Alleati in Sicilia (luglio 1943) fu
agevolato dal gangster italoamericano Lucky Luciano, attraverso i
suoi contatti con i boss mafiosi dell’isola.
L'Italia "alla rovescia" in una mappa del '500.
L'Italia "messa al tappeto" in una mappa del '600.
Oltre che per
l’appassionante intreccio e il tragico finale (il tradimento e la
morte di MALLORY),
reso ancora più memorabile dalla canzone in sottofondo, la
struggente Scalinatella;
La
mafia non perdona
si fa ricordare per l’accurata ricostruzione degli ambienti – le
rovine di Paestum, Positano e le sue scalinate a picco sul mare,
Capri con la sua famosa piazzetta e i suoi spettacolari faraglioni,
il porto di Napoli - e la presenza di azzeccati personaggi locali.
Tra di essi, vanno senz’altro citati quelli principali: il dottor
Gaetano
Angiolillo,
potente boss che ama ospitare, nella sua lussuosa villa, bellissime
attricette americane inviategli a
scatola chiusa
da un suo amico produttore di Roma; Santorino
alias
O’
Marinariello,
misterioso e inquietante criminale che possiede la lettera di Lucky
Luciano e muore in uno scontro a fuoco con il suddetto Angiolillo
e i suoi sgherri; il simpatico scugnizzo di Capri che aiuta il pilotaarintracciare
O’Sarracino,
fedele aiutante di Santorino;il
medesimo
Sarracino,
che merita qualche parola in più, essendo tra i quattro personaggi
sopraelencati il più incisivo.
Mister No n. 76, settembre 1981. Disegno di Ferri.
L’incantevole
panorama di Positano – MNO 76, p. 58
Positano!
Al secolo Mimì
Caruso,
il caprese Sarracino,per
campare, non si accontenta di portare i turisti a fare un giro sul
suo motoscafo, ma fa anche il gigolò, andando a letto con brutte ma
ricche signore, sia straniere che del posto. Esilaranti, a tale
proposito, i
pensieridi
MISTER
NO
quando osserva Sarracino
mentre, in compagnia di una facoltosa vecchiaccia, entra
nell’abitazione di quest’ultima: Sangue
di Giuda… tra tutti i modi per fare quattrini tu ti sei scelto il
più duro, mio caro Sarracino. E’ vero però che qui siamo in un
mondo ricco di ricordi mitologici, di guerrieri belli e gloriosi… e
di mostri orripilanti. Vai dunque e battiti da eroe, Sarracino: che
il dio denaro ti dia la forza di affrontare il mostro!.
Sempre riguardo a Sarracino,
è davvero memorabile la scena della sua morte, che avviene nelle
convulse
fasi finali della storia: pugnalato da uno degli scagnozzi del
capitano Tommy
Walcott
(corrotto agente dell’FBI, interessato anche lui alla lettera di
Lucky Luciano), Sarracino,
estrattosi da solo il pugnale dal
ventre,
uccide con esso Walcott,
e lo fa proprio mentre quest’ultimo stava
per ammazzare MISTER
NO.
Mister No n. 77, ottobre 1981. Disegno di Ferri.
Vale sicuramente la pena di riportare le ironiche parole che il
morente Sarracino
rivolge allo sprezzante Walcott,
dopo averlo colpito: Il
vostro coltello… Il tuo amico l’aveva dimenticato nella mia
pancia, paisà… e adesso… …beh, adesso te lo restituisco…
Siamo tutta gente onesta, da queste parti…
. Il principale punto di forza de La
mafia non perdona è
proprio il contrasto fra l’incantevole bellezza dei luoghi (a cui
si aggiunge la solarità e la simpatia dei suoi abitanti) e la quasi
interminabile girandola di violenza e di morte che si scatena intorno
alla lettera
di Luciano. Questo contrasto è evidente anche nell’amarissimo
epilogo, dove il suggestivo scenario della Positano notturna
sottolinea ancora di più il terribile dolore di MISTER
NO
per la perdita dell’amico Steve.
Un dolore mai sopito, anche perché, come dice il pilota a Georgina,
alla fine è stato tutto inutile: Lucky
Luciano in prigione non c’è rimasto affatto. Infatti la lettera, i
morti, i feriti, tutto il diavolo a quattro combinato a Positano, non
hanno impedito che, un bel giorno i giudici decidessero, per motivi
misteriosi, di rimetterlo in libertà!.
La
famosa piazzetta di Capri – MNO 77, p. 46
L'affollata piazzetta di Capri... qualche anno fa!
Mister
No con Sarracino – MNO 77, p. 75
Un’altra
amara esperienza italiana di MISTER
NO
è quella che il pilota stesso narra all’amica Patricia
ROWLAND
ne Il
demone etrusco.
Questo episodio può essere diviso in due sezioni ben distinte:
quella bellica iniziale, con un’emozionante ricostruzione della
sanguinosa battaglia del fiume Rapido (20 gennaio 1944), nel corso
della quale MISTER
NO
– aggregato al 141° Reggimento della 36ª Divisione di Fanteria -
salva la vita a un suo superiore, il capitano Stafford;
e quella thriller, che prende avvio nel n. 132 e vede il pilota alle
prese, nelle campagne dell’Alto
Lazio, con l’assassino mascherato che dà il titolo all’intera
storia. Comene
La
mafia non perdona,
anche ne Il
demone etrusco
abbiamo un’efficace resa delle ambientazioni: Montecassino, l’agro
laziale con le sue tombe etrusche, il Parco dei Mostri di Bomarzo con
le sue inquietanti statue. Non meno efficace la caratterizzazione dei
personaggi italiani: il vecchio conte Sinisbaldi
e l’avvenente figlia Claudia,
entrambi insospettabili complici (la seconda addirittura compagna)
del sanguinario capitano tedesco Mahleralias
Tuchulca
(vedi DEMONE ETRUSCO).
In mezzo a terribili battaglie, cruenti omicidi e dolorose
rivelazioni, non mancano, però, momenti spassosi: ad esempio, la
sequenza in cui MISTER
NO
porta il caffè ai suoi commilitoni sotto un violento temporale,
cantando ‘O
paese d’o sole
e rischiando poi di essere fatto a pezzi da una granata tedesca, che
gli esplode a poca distanza.
Divertente anche il dialogo tra il pilota e il commilitone Martinez,
con il primo che mostra al secondo le foto delle due ragazze italiane
che ha conosciuto e con le quali spera di combinare
qualcosa.
Dai
retta a me: scegli Maria Teresa…
- dice Martinez
al Nostro – quell’altra,
Francesca, ha qualcosa che non mi piace. E
MISTER
NO:
Uh…
è vero…ha
qualcosa che non piace neanche a me: un marito gigantesco. Ah! Ah!
Ah!.
Mister No n. 131, aprile 1986. Disegno di Diso.
Il
demone etrusco
e La
mafia non perdona
sono le uniche storie misternoiane ambientate interamente nella
nostra penisola, ma troviamo altri
amarcord italiani
del pilota nei seguenti episodi: Casablanca
Café(L.
Mignacco [sog.&scen.] – F. Valdambrini [dis.], nn. 219-220);
Progetto
Pegasus(M.
Del Freo [sog.&scen.] - M. Bianchini e R. Rossi [dis.], nn.
238-239); Storia
di un eroe
(L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Tacconi [dis.], Almanacco
dell’Avventura 1996). In Casablanca
Café,
MISTER
NO
ritrova casualmente a CUBA
un suo antico e indimenticato amore, la fascinosa Laura,
e rievoca, con nostalgia e una punta di rimpianto, il loro primo
incontro, avvenuto a Roma nel giugno del 1944. I due si erano subito
innamorati, ma una sera Laura
non si presentò all’appuntamento che MISTER
NO
le aveva dato (andare al cinema a vedere Casablanca)
e il giorno successivo il pilota fu trasferito nell’Alto
Lazio (dove avrebbe vissuto la tragica vicenda de Il
demone etrusco)
e non la rivide più. Nel prosieguo dell’episodio, Laura,
ormai sposata con il fisico Davide
Ginori,
rivelerà al pilota il motivo per cui quella sera del ‘44 mancò al
suddetto appuntamento: Furono
i miei genitori che non mi lasciarono uscire… …a casa nostra era
arrivato un ospite inatteso: Davide Ginori
[…]. Quel
giovane magro e occhialuto non mi piaceva affatto: io avevo una cotta
tremenda per te! Mi chiusi in camera mia e vi restai per due giorni.
Poi venni a cercarti, ma mi dissero che eri stato trasferito. Piansi
per una settimana intera… Quell’appuntamento ha cambiato la mia
vita, ma io non ti ho mai dimenticato… Al
termine dell’episodio, prima di congedarsi da Laura,
MISTER
NO
le dice: Hai
detto che la tua vita è cambiata per quell’appuntamento mancato…
…beh, io credo che anche la mia sarebbe stata diversa.
Mister
No attraversa il fiume Rapido, trascinandosi dietro il capitano
Stafford – MNO 132, p. 10
Febbrai 1944. Nel cerchio giallo il disastro della secolare Abbazia di Montecassino in seguito al bombardamento degli anglo-americani.
In Progetto
Pegasus,
MISTER
NO
riceve a MANAUS
la visita dell’ex commilitone Nat
Doomey,
e racconta, nel bar di PAULO
ADOLFO,
quando quest’ultimo, nell’autunno del 1944, gli salvò la vita
nei cieli di Pisa, dopo che un caccia tedesco aveva attaccato il
Dakota postale a bordo del quale entrambi viaggiavano (Nat
come co-pilota e il Nostro come unico passeggero). Il coraggioso Nat
– conosciuto dall’allora fante Jerry
Drake
durante una licenza a Roma, e precisamente in occasione di una
scazzottata con dei marinai americani a Trinità dei Monti –
coinvolgerà poi MISTER
NO
in una drammatica vicenda che si concluderà con l’inaspettato
tradimento di Nat
stesso (a favore dei sovietici, ai quali intende consegnare il
prototipo di un caccia americano a decollo verticale) e con la sua
morte in un fiume amazzonico. Riguardo invece a Storia
di un eroe,
rimandiamo alla voce RIGOLETTO.
Da segnalare, infine, il breve flashback italiano presente ne L’idolo
Maya
(M. Masiero [sog.&scen.] – A. Bignamini [dis.], nn. 351-252),
che ha come protagonista Patricia
ROWLAND,
la qualefa
a Roma, nella Biblioteca Vaticana, un’interessante scoperta.
Consultando i diari dei missionari durante i secoli, l’archeologa
s’imbatte in quello di padre
Anselmo,
un frate italiano impegnato nei primi del XX secolo in un missione
nel territorio degli indios TUKÂNO.
Il missionario raccontava di aver conosciuto uno sciamano che veniva
posseduto dagli spiriti dei defunti grazie ai poteri della statuetta
del dio MAYAEk
Chuah,
statuetta che Patricia
ritroverà, con l’aiuto di MISTER
NO
e ESSE-ESSE,
in AMAZZONIA.
Le
vittime del demone etrusco – MNO 132, p. 66
Curiosità:
Nelle storie italiane del pilota non poteva mancare un riferimento
alla nostra rinomata gastronomia,
in particolare alla pasta, uno dei simboli del Bel
Paese.
Ne La
mafia non perdona
abbiamo un simpatico dialogo tra Steve
e MISTER
NO,
il quale definisce vecchiacarretta
la Fiat 500 Topolino
che ha acquistato. Alt…
attento a come parli…
- gli dice MALLORY
– Gli
italiani sono assai orgogliosi di questa loro macchina […] la
considerano una gloria nazionale. Il
pilota: Senti…
senti… Posso almeno dire che la trovo un po’ piccola e stretta
per un popolo di mangiatori di pastasciutta?Steve:
Oh…
no… di male in peggio! Anche quello della pastasciutta è un tasto
che non dovrai toccare mai. Povero me! Qualcosa mi dice che, se
questo è il tuo tatto, dovremo aver più paura della popolazione
disarmata che degli assassini armati.
Mister No n. 133, giugno 1986. Disegno di Diso
Mister
No nel Parco dei Mostri di Bomarzo – MNO 133, p. 38
I mostri di Bomarzo.
Ne
Il
demone etrusco,
MISTER
NO
e il capitano Stafford
sono
ospiti del conte Sinisbaldi,
che offre loro un piatto di penne all’amatriciana. Amatri…come
avete detto?,
domanda Stafford.
Amatriciana,
capitano Stafford.
– risponde ClaudiaSinisbaldi
- A-ma-tri-cia-na….
è certo un po’ difficile da pronunciare per un americano ma vi
assicuro che, dopo aver gustato questo il piatto, farete di tutto per
ricordare questo nome!.
Siamo
sicuriche
l’amatriciana e gli altri piatti di pasta mangiati a casa
Sinisbaldi,
siano rimasti per il pilota uno dei pochi ricordi positivi di quella
terribile esperienza nell’Alto Lazio.
di Massimo Capalbo
N.B. Trovate i link alle altre lettere dell'Atlante andando sulla pagina della Bussola!
"Operazione Poseidon" è godibile, ma non la trovo così travolgente come altri lettori con la figura dell' agente un po buttata lì. Di positivo ci sono l' approfondimento di Esse-esse e il suo rapporto con Mister no. "La mafia non perdona" tra quelle che ho letto fin' ora è una delle storie che mi sono piaciute di più. La metto alla pari di "Atlantico" e "Rio negro", anche se fin' ora la migliore secondo me è "Relitti umani". Con questa storia il creatore si accomiata momentaneamente dalla serie per tornare proprio con "La legge della violenza". "Vento rosso" a vederla dall' esterno la considero un' esperimento interessante. Peccato che sia stato stoppato e non si sia fatto il viaggio in Giappone che era stato anticipato sul giornale di Sergio Bonelli! Anche da ragazzino presi "Bienvenido a Mexico" e "Frontiera" e la storia con il film sul vampiro" e a stento faticavo a considerarle della stessa serie! °_O Dovrei rileggerle, ma secondo me si erano allontanati troppo dai canoni. Boh!
"secondo me si erano allontanati troppo dai canoni. Boh!" Diciamo pure che, in alcune storie della trasferta statunitense, MIster No era irriconoscibile.
"che nel referendum del 1981 gli assegnarono la palma di peggiore storia della serie"
Ah, però! Anche "Bienvenido a Mexico", una delle mie preferite, ho visto che finì tra le peggiori. Concordo sull' avventura. Interessante, sopratutto per l' usanza e le ambientazioni, ma la storia, divisa in tre atti è un po altalenante. Nel primo i siparietti tra Patricia e Mister no li ho trovati un po troppo da sitcomaccia di serie B mentre nel terzo c' è la follia che esplode, che sarà uno dei live-motive o come si scrive di Nolitta (vedi anche in parte la successiva "Yanoama", "Il giustiziere di Bonampak" e "Il profeta) con un ravvedimento effettivamente un po repentino. Il migliore è il secondo con la gara. "La legge della violenza", che segna il ritorno di Nolitta, è una classica, ma riuscita storia ecologista con il simpatico vecchietto che vive nella giungla. "La miniera della paura" penso sia la meno riuscita di Castelli. Godibile, comunque, ma ordinaria è con l' unico bel giuzzo del passato di Bispo! "Il bosco sacro" è una bella avventura tra guerra e l' atmosfera inquietante nel bosco di Bomarzo.
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"Operazione Poseidon" è godibile, ma non la trovo così travolgente come altri lettori con la figura dell' agente un po buttata lì. Di positivo ci sono l' approfondimento di Esse-esse e il suo rapporto con Mister no.
RispondiElimina"La mafia non perdona" tra quelle che ho letto fin' ora è una delle storie che mi sono piaciute di più. La metto alla pari di "Atlantico" e "Rio negro", anche se fin' ora la migliore secondo me è "Relitti umani".
Con questa storia il creatore si accomiata momentaneamente dalla serie per tornare proprio con "La legge della violenza".
"Vento rosso" a vederla dall' esterno la considero un' esperimento interessante. Peccato che sia stato stoppato e non si sia fatto il viaggio in Giappone che era stato anticipato sul giornale di Sergio Bonelli!
Anche da ragazzino presi "Bienvenido a Mexico" e "Frontiera" e la storia con il film sul vampiro" e a stento faticavo a considerarle della stessa serie! °_O Dovrei rileggerle, ma secondo me si erano allontanati troppo dai canoni. Boh!
"secondo me si erano allontanati troppo dai canoni. Boh!"
RispondiEliminaDiciamo pure che, in alcune storie della trasferta statunitense, MIster No era irriconoscibile.
"che nel referendum del 1981 gli assegnarono la palma di peggiore storia della serie"
RispondiEliminaAh, però! Anche "Bienvenido a Mexico", una delle mie preferite, ho visto che finì tra le peggiori.
Concordo sull' avventura. Interessante, sopratutto per l' usanza e le ambientazioni, ma la storia, divisa in tre atti è un po altalenante. Nel primo i siparietti tra Patricia e Mister no li ho trovati un po troppo da sitcomaccia di serie B mentre nel terzo c' è la follia che esplode, che sarà uno dei live-motive o come si scrive di Nolitta (vedi anche in parte la successiva "Yanoama", "Il giustiziere di Bonampak" e "Il profeta) con un ravvedimento effettivamente un po repentino. Il migliore è il secondo con la gara.
"La legge della violenza", che segna il ritorno di Nolitta, è una classica, ma riuscita storia ecologista con il simpatico vecchietto che vive nella giungla.
"La miniera della paura" penso sia la meno riuscita di Castelli. Godibile, comunque, ma ordinaria è con l' unico bel giuzzo del passato di Bispo!
"Il bosco sacro" è una bella avventura tra guerra e l' atmosfera inquietante nel bosco di Bomarzo.