di Massimo Capalbo
La prima parte dell'Atlante di Mister No - pubblicata su Dime Web l'8 giugno 2013 - è stata un grande successo! La lettera A del nostro più vasto progetto bonelliano è balzata rapidamente al primo posto degli articoli più letti negli ultimi 30 giorni, stabilizzandosi sulla quinta posizione assoluta degli interventi più visitati sui Quaderni.
Il 14 giugno 2013 ne ha parlato anche il sito ufficiale della Sergio Bonelli Editore, con un lusinghiero annuncio: L'Atlante
di Mister No su Dime Web
- Massimo
Capalbo propone su Dime Web un approfondito e appassionante Atlante di
Mister No a puntate. Un'opera che, seguendo l'ordine alfabetico,
cataloga, analizza e si sofferma con cura sul mondo del nostro pilota
amazzonico, sezionandolo con attenzione maniacale e accompagnando ogni
scheda con foto, tavole e vignette tratte dagli albi della serie.
Tutto questo è per noi motivo di soddisfazione e orgoglio. Grazie a Max! E ovviamente grazie anche a tutti i nostri amici lettori: siamo certi che gradirete anche questa seconda parte, con le 13 voci della lettera B! (s.c. & f.m.)
|
Un evocativo Mister No in edizione turca! |
Legenda
- I
nomi in stampatello
e grassetto
rimandano
a una voce dell’Atlante.
- I
nomi dei personaggi cui è dedicata una voce sono indicati per
cognome - ovviamente se questo è conosciuto (per esempio: AMARAL,
STELIO;
REMY,
ANOUK).
In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (per es.:
ESSE-ESSE
invece che KRUGER,
OTTO).
Riguardo poi a personaggi come O
BISPO
ed EL
LOCO,
le voci a loro dedicate sono state inserite sotto l’iniziale del
nome, invece che sotto l’iniziale dell’articolo: per es., EL
LOCO,
si trova alla lettera L di LOCO e non alla lettera E di EL (che in
spagnolo è appunto un articolo e corrisponde al nostro IL).
-
I
personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con il nome
della loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.:
DEMONE
ETRUSCO,
GIUSTIZIERE
DI BONAMPAK).
-
Quando
i personaggi vengono citati in una voce che non è a loro dedicata,
solo il cognome è scritto in neretto
e stampatello,
in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono
stati inseriti (per es.: nel testo della voce ANACONDA,
il personaggio Daniel
Murdock
è citato come Daniel
MURDOCK).
L’unica eccezione a questa regola riguarda il protagonista della
serie, il cui nome - attenzione: non il nome proprio Jerry
Drake,
ma
appunto il soprannome
MISTER
NO
- è sempre scritto in neretto e stampatello, tranne ovviamente
quando è inserito nel titolo di un fumetto o di un libro (per es.:
Mister
No Index Illustrato,
Mister
No Riedizione If).
-
Per
quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna
storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a
nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la
trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia
alla memoria dei lettori in modo più efficace. Per esempio, la storia
dei nn. 17-20 viene indicata con il titolo del n. 19, "Operazione Poseidon"
perché esso è più rappresentativo, più calzante rispetto ad
Agente segreto Zeta 3 e Tragica palude,
che sono i titoli rispettivamente del n. 17 e del n. 19 (del tutto
avulso poi il titolo del n. 20, Evasione!,
visto che si riferisce alla storia successiva).
Per le Note sui collegamenti ipertestuali e le Note sulle illustrazioni vedi la
prima parte.
B
BAHIA
BARLINGTON,
BAT
BATAAN
BARROSO,
sergente ULYSSES
BECERRA,
JORGE
BELÉM
O
BISPO
BIRMANIA
BORIS,
KLAUS e UGARTE
BRASILE
BRASILIA
BURNS,
IRA
BUSH NEGROES
Capitale
dello Stato brasiliano omonimo, Bahia
- il cui nome per intero è São
Salvador da Bahia de Todos os Santos
- è una città visitata spesso da MISTER
NO,
che ama frequentare il caratteristico quartiere vecchio, il
Pelourinho,
la spiaggia di Itapoan
e
il porto di Santa Maria. Il
pilota vi ha anche un caro amico, GETULIO.
|
Mister No contro il campione mondiale di capoeira Antonio Moraes (MNO 3, pag. 47) |
Nella
serie, Bahia
funge solitamente da punto di partenza delle
avventure
ambientate nel SERTÃO,
a cominciare dalla memorabile L’ultimo
cangaceiro
(G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 3-5). In una
delle sequenze iniziali di quest’avventura, MISTER
NO
impara a sue spese cosa sia la capoeira,
l’elegante lotta inventata dagli schiavi neri, oggi famosa in tutto
il mondo. Allettato dai cinquemila cruzeiros
in palio e convinto che la capoeira
sia simile alla boxe classica, MISTER
NO
accetta la sfida del campione Antonio
Moraes,
il quale, davanti a un folto pubblico, lo mette al tappeto in pochi
minuti. Sempre riguardo alla capoeira,
ne I
ribelli del Sertão
(L.
Mignacco [sog.&scen.] – O. Suarez [dis.], nn. 286-287), altra
storia ambientata, in parte, a Bahia,
MISTER
NO
fa amicizia con i capoeiristas
di Mestre
Zulu,
soprattutto con la bella e combattiva Margarida
Bejoqueira.
|
Copertina di Mister No n. 286, marzo 1999 |
Curiosa è poi la disavventura baiana del pilota ne Il
profeta
(G.
Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 116-119): alcuni
malfattori
vendono
a MISTER
NO
– alla ricerca di pneumatici di ricambio per la jeep che un amico
gli ha prestato – le gomme che hanno sottratto alla medesima jeep.
Scoperto l’inganno, MISTER
NO
riesce a riprendersi i soldi, ma viene inseguito dai suddetti
criminali armati di coltelli e si salva solo grazie all’incontro
casuale con una sua vecchia conoscenza, la sensuale Miranda CORDEIRO.
|
Un suggestivo scorcio di Bahia (MNO 116, pag. 78) |
Tra
le altre storia ambientate a Bahia,
meritano senz’altro di essere citate La
donna del mistero
(A.
Ongaro [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 152-154) e Magia
nera
(G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], Speciale n. 1). La
prima richiama alla mente, per tematiche e atmosfere, i film noir
degli anni Quaranta; come in molti di essi, al centro del complicato
intreccio imbastito da Alberto Ongaro vi è una dark
lady:
la bellissima messicana Lupe
Herreira
alias
Grace
Felix,
la quale inscena la sua morte e cambia identità, e persino alcuni
particolari del suo aspetto fisico, allo scopo di vendicarsi
dell’assassino di sua madre, il miliardario Theo
Aristides.
Da vera femme
fatale,
Lupe/Grace
manipola cinicamente gli uomini: lo fa con il marito, l’avvocato
Gilberto
Felix,
che per amor suo diventa un assassino e viene infine da lei ucciso; e
lo ha fatto, anni prima, con un ex compagno d’armi di MISTER
NO,
l’olandese Pieter
Bogghedal
alias
Bog,
a cui, oltre a far perdere la testa, la donna ha soffiato il malloppo
di una rapina. Solo MISTER
NO
riesce, ma davvero a stento, a non farsi ammaliare dalla dark
lady
messicana.
|
Mister No n. 152, gennaio 1988. Disegno di Diso. |
|
Lupe Herreira alias Grace Felix, una dark lady messicana a Bahia (MNO 154, pag. 37) |
Se la Bahia
mostrata ne La
donna del mistero
è
soprattutto quella alto-borghese, quella dei cottage
e delle lussuose ville con piscina; la Bahia
di Magia
nera
è,
al contrario, quella popolare. In questa storia, uno dei tanti
capolavori della coppia Nolitta-Diso, il pilota e il suo cliente, il
professor Albert
Polansky,
entrano in contatto con l’affascinante mondo della magia
brasiliana, frutto della mescolanza tra il cattolicesimo degli ex
dominatori portoghesi, le credenze degli schiavi africani e quelle
degli indios. Sono precisamente due i culti che Bonelli/Nolitta,
grande esperto in materia, fa conoscere ai lettori: da una parte,
l’innocuo catimbò,
rappresentato dal corpulento imbroglione Mestre
Joaquim;
dall’altra, la tenebrosa quimbanda,
rappresentata dal carismatico CONGO VEVÉ.
|
Mestre Joaquim esegue il suo rito (MNO Speciale 1, pag. 49) |
|
Bahia oggi |
BARLINGTON,
BAT
Un
grande amico di MISTER
NO,
nonché il suo istruttore
di pilotaggio e il suo mentore. L’incontro tra i due viene narrato
ne Le
Tigri Volanti
(L.
Mignacco [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 145-148), dove
MISTER
NO
rievoca, davanti ad alcuni amici - tra i quali il suo ex commilitone
Larry
TREE
-,
un importante tassello del proprio passato. Jerry
Drake
conosce William
Bat
Barlington
nel settembre del 1940, all’aeroporto di Caniff
Field,
nei pressi di San Francisco. Lo scanzonato e apparentemente cinico
Bat,
che ha lavorato in passato come pilota postale, si guadagna da vivere
portando i clienti a spasso nei cieli della California, a bordo del
suo Bellanca P-200. Questo aereo avrà per il pivello
Jerry
Drake
una speciale importanza: il quadrifoglio che Bat
ha
dipinto sulla carlinga come suo portafortuna personale sarà adottato
anni dopo da MISTER
NO,
che se lo farà cucire sulla manica destra del
giubbotto e della maglia;
il metodo usato da Bat
per far partire il suo capriccioso
Bellanca
– un calcio al cruscotto – verrà ripreso
dal nostro Jerry
con il suo altrettanto capriccioso
PIPER;
inoltre, sarà proprio il Bellanca di Bat
il primo aereo pilotato da MISTER
NO,
nel corso di un avventuroso volo che si concluderà con la
distruzione del velivolo. Rimasti senza aereo e quindi senza lavoro,
Bat
e MISTER
NO
si arruolano, nella primavera del 1941, nelle TIGRI
VOLANTI,
i piloti volontari americani che, a bordo dei caccia Curtiss P40,
cercano di contrastare i giapponesi in BIRMANIA
e
Cina. Bat
viene nominato dal colonnello Claire
Lee Chennault
comandante
della squadriglia delle TIGRI
VOLANTI,
di cui fanno parte, oltre a MISTER
NO,
anche il
texano
Bill CARSON
e il sopraccitato Larry
TREE.
E’ proprio quest’ultimo, alla fine del racconto di MISTER
NO,
a rivelare al Nostro
che Bat
è probabilmente morto: di lui non si è saputo più nulla dopo che
il suo aereo era stato abbattuto ed egli aveva dovuto paracadutarsi
sulla giungla birmana.
|
Copertina di Mister No n. 145, giugno 1987 |
In
realtà, Bat
è ancora vivo, come scopre MISTER
NO
ne Il
ritorno delle “Tigri”
(L.
Mignacco [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.],
nn. 212-213). Ormai stabilitosi in BIRMANIA
da quindici anni, Bat
vuole vendicarsi dei trafficanti di oppio del generalissimo
Thai,
i quali hanno bombardato il villaggio in cui viveva, uccidendo la sua
famiglia. A questo scopo, Bat
si è arruolato nell’esercito privato del ricco mercante Thakin
Soon,
il quale ha formato una squadriglia aerea – le Nuove
Tigri
Volanti
- per distruggere le piantagioni di papavero e il quartier generale
di Thai,
situati nel Triangolo
d’Oro,
una regione a cavallo tra BIRMANIA,
Laos e Thailandia. Assieme a Bill CARSON
e ad altri piloti, MISTER
NO
ed ESSE-ESSE
si uniscono a Bat
e riescono, dopo varie peripezie, a sgominare i trafficanti.
|
Bat Barlington (MNO 146, pag. 43) |
Scopriranno, però, di essere stati ingannati da Thakin
Soon,
il quale è in combutta con la Yakuza,
la mafia giapponese, che intende sottrarre alle Triadi cinesi,
alleate di Thai,
il controllo del mercato dell’oppio e dell’eroina. Alla fine
della storia, MISTER
NO
verrà a sapere che Bat
si è vendicato di chi lo ha manipolato, e lo ha fatto con molta
astuzia: conoscendo l’abitudine di Thakin
Soon
di ricevere i monaci buddisti nella sua villa per far loro le
elemosine, Bat
si è travestito da monaco e ha ucciso il suo ex datore di lavoro,
per poi andarsene indisturbato. L’ultima apparizione di Bat
nella serie ha luogo nell’episodio Birmania
misteriosa
(L.Mignacco
[sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn. 332-333),
in un flashback ambientato al tempo delle TIGRI
VOLANTI.
|
Il Bellanca di Bat nel bel mezzo di un uragano (MNO 145, pag. 85) |
Curiosità:
Nella storia Le
Tigri Volanti,
il nome dell’aeroporto in cui MISTER
NO
incontra Bat
- Caniff
Field
- e quello dell’albergo cinese in cui i due amici alloggiano -
Milton
Hotel
– sono un chiaro omaggio di Mignacco a Milton Caniff, grande
fumettista americano, le cui opere più famose - Terry
e i pirati
e Steve
Canyon
- hanno a che fare proprio con l’aviazione e l’Estremo Oriente.
Anche la pipa che Bat
si mette a fumare in Cina è probabilmente una citazione di Caniff,
dal momento che fuma la pipa pure Pat Ryan, amico e mentore di Terry
Lee, il giovane protagonista di Terry
e i pirati.
|
La striscia introduttiva di Terry and the Pirates (Caniff, 1934) |
Questa della pipa e quelle sopra menzionate non sono, tuttavia, le
uniche citazioni inserite da Mignacco attraverso il personaggio di
Bat:
infatti, a p. 66 del n. 145 c’è un omaggio dello sceneggiatore a
Air
Mail
di Attilio Micheluzzi e nell’ultima vignetta della medesima pagina,
dove si parla dei trascorsi di Bat
come controfigura per i voli acrobatici nel cinema, si riconosce, in
primo piano, il celebre attore
James
Cagney,
protagonista,
nel ruolo di un pilota di aerei, del film Brume
(Howard Hawks, 1936).
La
storia presenta altre citazioni, che però non riguardano
specificatamente Bat:
per questo motivo parliamo di esse non qui ma nella voce TIGRI
VOLANTI.
|
Mister No n. 213, febbraio 1993. Disegno di Diso |
|
Bat preannuncia, in modo sibillino, la sua vendetta su Thakin Soon (MNO 213, pag. 93) |
|
Le vere Flying Tigers |
BARROSO,
sergente ULYSSES
Buffo
e ottuso poliziotto di MANAUS
che detesta MISTER
NO,
ritenendolo solo un perdigiorno e un ubriacone (non
che abbia poi tutti i torti).
Barroso
compare già nella prima storia, Mister
No
(G. Nolitta [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 1-2), ma è
negli episodi successivi che diventa protagonista, suo malgrado, di
spassose gag.
Degna di menzione, in particolare, la divertente scena de I
pirati del fiume
(G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 7-10) in cui
il sergente arresta MISTER
NO
dopo che questi, per sfuggire ai suoi avversari, si è nascosto nella
barca di un pescatore e vi ha passato l’intera notte.
|
Il sergente Barroso minaccia Mister No (MNO 1, pag. 16) |
Convinto che
la cattura del pilota gli frutterà una promozione, Barroso
costringe MISTER
NO
a seguirlo in caserma; durante il tragitto, però, il puzzo di pesce
che impregna i vestiti del pilota attira decine di gatti randagi, che
formano una sorta di corteo al seguito dei due. La cosa suscita
l’ilarità degli
astanti
e l’imbarazzo del sergente, che viene poi duramente redarguito da
un tenente della polizia.
|
Copertina di Mister No n. 9, febbraio 1976 |
A Barroso,
che è costretto a lasciare MISTER
NO
al suo superiore e che vede ormai sfumata la promozione, non resta
che scaricare la sua rabbia sui gatti, rendendosi ancora più
ridicolo. Dopo Uno
sporco affare
(G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Donatelli [dis.], nn. 16-17), il
buffo poliziotto viene accantonato da Nolitta e dagli altri
sceneggiatori, e le sue apparizioni si faranno sempre più
sporadiche, come si può vedere dalla distanza che separa le storie
in cui compare: L’aereo
scomparso
(E. Missaglia [sog.&scen.] – B. Marraffa [dis.], nn. 55-56);
Missione
Uragano
(E. Missaglia [sog.&scen.] – B. Marraffa [dis.], nn. 119-121);
Avventura
a Manaus
(G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], Speciale n. 7); Due
nel mirino
(L.
Mignacco [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], n. 217).
|
Mister No fa - a modo suo! - la doccia a Barroso (MNO 10, pag. 96) |
BATAAN
Penisola
delle Filippine nota per un importante episodio della SECONDA
GUERRA MONDIALE:
la drammatica ritirata dei soldati americani davanti all’avanzata
giapponese (gennaio-aprile 1942). Nella finzione narrativa, anche
MISTER
NO
ha
partecipato a questa ritirata, come egli stesso racconta in Mister
No va alla guerra
(G.
Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 51-53), Prigioniero
di guerra
(L.
Mignacco [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 225-226) e
Storia
di un soldato
(M. Masiero [sog.&scen.] – R. Calegari [dis.], nn. 345-346).
|
Copertina di Mister No n. 52, settembre 1979 |
Nell’avventura di Nolitta e Diso, il pilota rievoca le sue prime
esperienze belliche nelle Filippine: inizialmente assegnato al 59°
Stormo presso la base di San Manuel, il Nostro partecipa eroicamente
a molte battaglie aeree sul Golfo di Lingayen, ma viene poi radiato
dall’aviazione per motivi disciplinari e arruolato nella Compagnia
C del 3° Battaglione della 31ª Divisione di Fanteria. Durante la
ritirata di Bataan,
MISTER
NO,
assieme al commilitone George
REDFORD,
porta a termine un’importante missione, facendo saltare in aria un
ponte utilizzato dalle truppe giapponesi.
Nella seconda avventura,
il pilota, raggiunto a MANAUS
dall’ex commilitone Alan CHAMBERS
(anche
lui aggregato alla Compagnia C al tempo della suddetta ritirata),
rievoca la nascita della loro amicizia e la sua cattura a opera dei
giapponesi, i quali da Bataan
lo trasferirono in un campo di concentramento in BIRMANIA.
|
Mister No uccide un soldato giapponese (MNO 53, pag. 43) |
In Storia
di un soldato,
infine,
MISTER
NO,
dopo
aver ricevuto una lettera proveniente dagli STATI
UNITI,
racconta
all’amico PAULO
ADOLFO
un episodio avvenuto prima della succitata cattura e che ha come
co-protagonista un altro suo commilitone, Matt
Stone,
conosciuto dal Nostro sull’isolotto fortificato di Corregidor,
ultimo baluardo americano nelle Filippine. Proveniente da una ricca
famiglia di Baltimora e impiegato dall’esercito come interprete,
Stone
ha il suo battesimo
del fuoco nella
giungla di Bataan:
la missione cui partecipa, sotto il comando del tenente Colter,
ha come obiettivo quello di mettere al sicuro alcune famiglie
filippine che rischiano di subire la rappresaglia giapponese.
Rientrati a Corregidor, Colter
e i suoi uomini riferiscono che Stone
ha disertato e che i filippini sono stati tutti uccisi dai
giapponesi.
|
Mister No spia lo sbarco di incursori giapponesi (MNO 225, pag. 22) |
Convinto che la verità sia un’altra, MISTER
NO
viene
inviato a Bataan
per rintracciare Stone,
proprio assieme al gruppo del tenente Colter.
Dopo essere scampato a un tentativo di omicidio da parte dei suoi
compagni, MISTER
NO
scopre
quello che già sospettava: i filippini sono vivi e il suo amico, che
è ospite nel loro villaggio, non è un disertore. Stone
gli racconta che Colter,
colpevole di aver provocato la morte di una ragazza del villaggio, lo
ha abbandonato sul posto per evitare di essere denunciato. MISTER
NO,
Stone
e i filippini cercano di catturare la squadra di Colter,
ma l’imprevisto attacco dei giapponesi costringe entrambi i gruppi
a far fronte comune. Alla fine Stone
morirà da eroe, salvando la vita proprio al tenente Colter,
che in seguito, condannato dalla corte marziale, si suiciderà in
cella per il rimorso. Terminata la sua rievocazione, MISTER
NO
– impegnatosi, dopo la guerra, affinché a Matt
Stone
venisse assegnata una medaglia al valore – dice
a PAULO
ADOLFO
che, nella lettera speditagli dalla sorella di Stone,
questa lo informa che Matt
ha finalmente ricevuto la suddetta medaglia.
|
Matt Stone (MNO 346, pag. 75) |
|
Bataan, 1942. Soldati americani prigionieri dei giapponesi, poco prima della famigerata "marcia della morte". |
BECERRA,
JORGE
Compare
nella storia amazzonica per eccellenza, I
cacciatori di teste
(G.
Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 31-33), ed è un
mercante che vive nella giungla ecuadoregna, dove traffica con le
tribù indigene, vendendo loro armi e altri materiali in cambio di
pelli.
|
Copertina di Mister No n. 33, febbraio 1978 |
Come fanno notare Roberto Altariva e Angelo Palumbo nel Mister
No Index Illustrato 1-100
(Paolo Ferriani Editore, Inverno 2003-2004) Becerra,
al pari dei fratelli William
e Daniel MURDOCK
(altri due
importanti
personaggi dell’episodio), è una figura dotata di luci e ombre:
non un buono
ma nemmeno un vero, assoluto cattivo.
|
La morte di Becerra (MNO 33, pag. 39) |
Becerra,
infatti, unisce ammirevoli slanci di altruismo (basti pensare alla
scena in cui salva la vita a MISTER
NO,
affrontando coraggiosamente l’ANACONDA)
a meschini imbrogli (la truffa compiuta ai danni di Daniel
MURDOCK);
rispetta i JIVARO
del capo Unta
Yangora,
ma poi, accecato dall’avidità, finisce per causarne la rovina,
trascinando in essa anche se stesso. La sorte di questo personaggio,
in bilico tra bene e male, è atroce: ucciso dai vendicativi Aguaruna
- che assaltano il villaggio di Unta
Yangora,
massacrando tutta la tribù - Becerra
viene decapitato, e la sua testa, così come quella di Daniel
e delle guide indigene Francisco
e Marcos,
viene trasformata nel macabro trofeo noto come tsantza.
|
Jorge Becerra (MNO 32, pag. 35) |
BELÉM
Capitale
dello Stato del Pará, Belém
(in portoghese: Betlemme)
è uno dei principali porti del BRASILE.
Al pari di BAHIA,
è una città dove MISTER
NO
capita spesso: ora di ritorno da qualche lunga trasferta, come ne Il
Piper rubato
(L. Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.], n. 343) e in
Qualcosa
è cambiato
(G.
Nolitta [sog.& scen.] – D e S. Di Vitto [dis.], nn. 364-366);
ora in partenza per qualche località vicina come Fortaleza o Pecém.
|
Il panorama di Belém (MNO 24, pag. 31) |
Essendo un amante della bottiglia, il pilota non manca mai di
frequentare i bar della città: in particolare, il bar Iemanjá
e il bar di Fernando. Il primo, che porta il nome di un’importante
divinità del candomblé
(la religione afro-brasiliana diffusa in tutto il Nordeste),
compare in Atlantico!
(G.
Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 24-26), Inferno
di ghiaccio
(E. Missaglia [sog.&scen.] – F. Civitelli [dis.], nn. 92-94) e
nella summenzionata
Qualcosa
è cambiato,
dove Efisio,
titolare del bar, informa MISTER
NO
degli importanti cambiamenti avvenuti a MANAUS
durante
la sua assenza.
|
Mister No con Efisio, titolare del Bar Iemanjá (MNO 24, pag. 33) |
Il bar di Fernando è invece teatro, nell’episodio
Gli
spietati
(G.
Nolitta [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 139-143),
di una rissa tra MISTER
NO
(affiancato poi dall’amico Walter
MURPHY)
e alcuni ricchi e arroganti turisti americani. Non bisogna poi
dimenticare il bar Ipanema,
di proprietà delle amiche del pilota IRENE, MADALENA e MARIA:
è in questo locale che, nella parte iniziale della storia Africa!
(G. Nolitta e L. Mignacco [sog.&scen.] – L. Dell’Uomo [dis.],
nn. 167-169), MISTER
NO,
per difendere Madalena,
prende
a pugni
il suo violento amante Geraldo
Leão,
aspirante governatore del Pará.
|
Rissa nel bar del disperato Fernando (MNO 139, pag. 74) |
Per sfuggire agli scagnozzi di Leão,
decisi a fargli la pelle, MISTER
NO
s’imbarca su un cargo che egli pensa sia diretto a RIO
DE JANEIRO
o in qualche altra città brasiliana. Destinazione della nave è
invece la Costa d’Avorio, che diventa così la prima tappa della
lunga trasferta africana del pilota. Al termine di questa trasferta,
MISTER
NO
festeggerà il suo ritorno in BRASILE
proprio all’Ipanema,
come si vede nel finale di A
volo radente
(L.
Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso e F. Devescovi [dis.], nn.
198-199).
|
Mister No scazzotta l'arrogante Gerardo Leão nel Bar Ipanema (MNO 167, pag. 28) |
|
Copertina di Mister No n. 343, dicembre 2003 |
|
Un Omnibus Zeppelin di Belém nel 1957 (linea Viaggi Trionfo). |
|
L'Omnibus Zeppelin di Belém - una caratteristica della cità negli anni '50 - mentre fa rifornimento. |
BIRMANIA
In
questo Paese asiatico, ricoperto da una fitta foresta tropicale,
MISTER
NO
ha vissuto alcune delle sue numerose esperienze belliche, raccontate
nelle storie Le
Tigri Volanti
(L.
Mignacco [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 145-148) e
Prigioniero
di guerra
(L. Mignacco
[sog.&scen.] - D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 225-226). Nella prima, sono
due le principali ambientazioni birmane: la capitale Rangoon, teatro
di scazzottate e bevute tra i piloti della R.A.F. (Royal
Air Force,
le forze aeree britanniche) e il terzetto formato da MISTER
NO,
Bat
BARLINGTON e
Bill CARSON;
l’aeroporto di Kyedow, dove Jerry
Drake
e i suoi compagni compiono il loro addestramento.
|
Mister No e Bat Barlington appena sbarcati a Rangoon (MNO 146, pag. 58) |
|
Copertina di Mister No n. 225, febbraio 1994 |
E’ in questo
aeroporto che Bat,
in
una buffa scena,
salva la vita a MISTER
NO,
uccidendo un cobra che si era infilato tra le lenzuola del suo letto;
ed è nei cieli birmani che, sempre Bat,
insegna a MISTER
NO
molti trucchi, che il Nostro metterà poi a frutto quando, nei cieli
della Cina, si scontrerà con gli Zero
giapponesi.
Assai
più
drammatica l’esperienza birmana di MISTER
NO
narrata
in Prigioniero
di guerra.
Il campo di concentramento in cui, nel 1942, il
soldato Drake
viene
deportato assieme a molti altri commilitoni sorge nel bel mezzo della
giungla birmana. Sebbene i prigionieri, impiegati dai giapponesi per
costruire una pista d’atterraggio, vengano trattati bene - ciò
grazie all’accordo tra il colonnello inglese Morrison
e il comandante del campo, il colonnello Omoto
-,
MISTER
NO
vuole
scappare a ogni costo, e ci riesce quando - esortato da un compagno
di prigionia, l’inglese Jimmy COLLINS
- ruba un aereo giapponese, con cui raggiunge il comando britannico a
Ceylon.
|
Mister No giunge nel campo di prigionia giapponese, nella giungla birmana (MNO 225, pag. 44) |
Il pilota ritorna poi in BIRMANIA,
guidando un commando di sabotatori, assieme ai quali distrugge il
campo e uccide tutti i giapponesi, compreso il colonnello Omoto.
La riuscita della missione ha però un sapore amaro per MISTER
NO,
sia per la morte dei suoi compagni e di un’intera famiglia birmana
(il partigiano Tung
e le sue tre figlie) che aveva aiutato lui e gli altri membri del
commando; sia per la scoperta che la sua fuga dal campo era stata
pagato a caro prezzo dagli altri prigionieri. COLLINS
gli racconta infatti che Omoto,
per dare un esempio ai prigionieri e scoraggiare altri tentativi di
fuga, aveva fatto seppellire vivi, con la terra fino al collo, dieci
di essi più il colonnello Morrison,
il quale, per riscattare il suo onore, aveva addirittura chiesto di
essere punito al posto dei suoi soldati. Ritornato infine a Ceylon,
MISTER
NO
rifiuta
il reintegro nell’aviazione americana perché litiga con un
colonnello della R.A.F., che mostra disprezzo verso i birmani rimasti
uccisi nella suddetta missione.
|
Mister No e i suoi amici davanti alla pagoda di Shwedagon, importante monumento di Rangoon (MNO 212, pag. 41) |
|
La copertina di Mister No n. 332, gennaio 2003 |
A causa di questo atto
d’insubordinazione, il Nostro viene mandato a GUADALCANAL,
nella sua vecchia compagnia di fanteria, dove ritrova l’amico Alan CHAMBERS.
MISTER
NO rimette
piede in Birmania
ne
Il
ritorno delle “Tigri”
(L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.],
nn. 212-213)
e in un episodio della trasferta asiatica, Birmania
misteriosa
(L.Mignacco
[sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn. 332-333). Nella seconda storia, MISTER
NO
si
reca nel piccolo villaggio di Shandyy per far visita all’amico
Twang,
conosciuto ai tempi delle TIGRI
VOLANTI,
quando
questi gli faceva da aiutante e l’aveva soprannominato
Jerry Il Drago.
Twang
però è stato assassinato, e i responsabili, di questo e di altri
delitti avvenuti nei dintorni di Shandyy, sembrano essere i Manusiha,
una setta segreta di uomini-belva.
|
Mister No porta il piccolo Luke a fare un giro su un Curtiss P40, l'aereo delle Tigri Volanti (MNO 333, pag. 98) |
Aiutato da ESSE-ESSE
e VAN
DE VEER,
MISTER
NO
scoprirà i veri colpevoli: il pilota americano (ex Tigre
Volante)
Bill
Cooper,
che gestisce la flottiglia aerea del ricco signor Lao,
proprietario di un piccolo aeroporto nella giungla, costruito dai
giapponesi durante la guerra; il socio di Cooper,
Wayne
Smith;
e
il signore
della droga
Charlie
Wong. Cooper
– che, a insaputa dell’onesto Lao,
usa l’aeroporto come stazione di rifornimento per gli aerei dei
trafficanti di oppio - ha organizzato con i suoi complici gli omicidi
attribuiti ai Manusiha
allo scopo di spaventare e mandare via Lao,
per poi rilevare la sua flottiglia aerea. Alla fine, però, saranno
proprio i Manusiha
a fare giustizia di Wong
e degli esecutori materiali dei delitti, mentre Cooper
e Smith
verranno arrestati dalla polizia birmana. Storia senza infamia e
senza lode, Birmania
misteriosa
presenta pochi motivi d’interesse: tra questi, la scena
conclusiva, nella quale MISTER
NO -
per fare un regalo al figlio di Twang,
il piccolo Luke
- torna a pilotare un Curtiss P40, l’aereo delle TIGRI
VOLANTI.
|
Mister No n. 345, febbraio 2004. Disegno di Diso. |
|
La didascalia del settimanale Yank dell'Esercito USA dice: Scambio di pipe in Birmania (1945) |
Curiosità:
La
principale ispirazione di Prigioniero
di guerra
è il celebre film di David Lean Il
ponte sul fiume Kwai
(1957), anch’esso ambientato in un campo di prigionia giapponese in
Birmania.
Se MISTER
NO
ricopre un ruolo simile a quello di William Holden, che nel film
interpreta il soldato americano Shears; il colonnello Morrison
è chiaramente mutuato dal tenente colonnello Nicholson, interpretato
da Alec Guinness.
O
BISPO
Quello
che si dice una simpatica canaglia. Tra i più indovinati personaggi
misternoiani di Alfredo Castelli, O
Bispo
(in portoghese:
Il Vescovo)
è un prete spretato che si è dato al crimine, occupandosi
principalmente di traffico di droga e di
armi.
Compare per la prima volta in Trappola
mortale
(A. Castelli [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 49-51),
avvincente storia ambientata
tra BRASILE
(MANAUS,
Santarém) e COLOMBIA
(Bogotá,
La
Pedrera).
Bispo,
che ha il suo covo nella piccola chiesa del cimitero di
Santarém,
è la persona cui si rivolge MISTER
NO
per ottenere informazioni su Hans
Martin,
ex capo della rete brasiliana della CIA
e presunto rapitore della spia Delia
NORRIS.
Bispo
si dice disposto a aiutarlo, a patto però che il pilota disputi un
incontro truccato di boxe con un colosso soprannominato O
Campeão.
|
La copertina di Mister No n. 49, giugno 1979 |
|
Bispo porta Mister No nella sua insolita chiesetta (MNO 49, pag. 79) |
MISTER
NO
accetta, ma a match concluso, Bispo
non gli fornisce alcuna informazione, e il pilota sfoga la sua rabbia
prendendolo
a cazzotti.
L’astuto spretato, che nonostante tutto prova simpatia per MISTER
NO,
ritorna ne L’uomo
che sapeva troppo
(A. Castelli [sog.&scen.] – F. Civitelli [dis.], nn. 98-99). In
questa storia, MISTER
NO,
per ottenere ancora una volta da Bispo
informazioni
su Delia
NORRIS
(la quale, ingannandolo nuovamente, coinvolge il pilota in un altro
losco piano della CIA),
accetta addirittura di fare da corriere della droga: si fa infatti
consegnare da un complice dello spretato un pacchetto contenente
cocaina. Dopo aver rischiato la vita (gli uomini della CIA
lo salvano da un nemico
di Bispo,
che stava per sparargli alle spalle), il pilota costringe lo spretato
a fornirgli le suddette informazioni, mandandogli letteralmente in
fumo la droga.
|
Mister No manda in fumo la cocaina delo spretato (MNO 99, pag. 31) |
La
storia dove Bispo
ricopre il ruolo più importante è certamente La
miniera della paura
(A. Castelli [sog.&scen.] – R. Taito, nn. 136-138), ambientata
nella regione di Serra Pelada (AMAZZONIA
brasiliana), in un villaggio di GARIMPEIROS (cercatori
d’oro). Uno di essi, Zé
Rodriguez,
ha reso l’amico MISTER
NO
comproprietario di una concessione aurifera e si è impossessato di
documenti che testimoniano dei sistemi criminali
con
cui Bispo
e il suo socio, il malvagio colonnello
de
Moura,
sono
diventati padroni di buona parte delle miniere della zona.
Per
fermare Zé
Rodriguez,
inoltratosi nella giungla per raggiungere il più vicino posto di
polizia, Bispo
costringe
MISTER
NO
a guidare sulle
tracce del fuggitivo
alcuni scagnozzi di de
Moura.
Se il pilota non farà ritorno entro due settimane con la testa di
Zé,
de
Moura
ucciderà le sue amiche IRENE, MADALENA e MARIA,
costrette a lavorare nel bordello del villaggio. Sfruttando le
insidie della natura e aiutato dagli indios, MISTER
NO
si sbarazza degli uomini del colonnello
e viene condotto dagli indigeni nel loro villaggio, dove ritrova
l’amico Zé
Rodriguez.
|
La copertina di Mister No n. 137, ottobre 1986 |
Il capo degli indios consegna al pilota una bibbia, appartenuta al
missionario che aveva convertito la tribù; missionario che si rivela
essere proprio Bispo.
Sperando di scuotere la coscienza dello spretato, MISTER
NO
ritorna nel villaggio dei cercatori d’oro e mostra a Bispo,
al
posto
della testa di Zé,
la suddetta bibbia. Vedendola, Bispo
rimane turbato e minaccia il pilota, ma poi, inaspettatamente,
elimina a
sangue freddo
de
Moura.
Quindi, con grande faccia tosta, va dai GARIMPEIROS
e dice a questi di averli liberati dalla tirannia del colonnello,
trasformandosi ai loro occhi in un eroe. Il
divertente finale dell’episodio mostra Bispo
intento, come prima, a sfruttare i poveri cercatori d’oro, ma
stavolta per conto del governo brasiliano, che ha nazionalizzato le
miniere di Serra Pelada.
|
Da ex sacerdote, Bispo nomina Dio spesso e volentieri (MNO 137, pag. 11) |
L’ultima
apparizione dello spretato ha luogo in
Soldi
sporchi
(M. Masiero [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.],
nn. 355-356), episodio ambientato nella città brasiliana di Recife.
Bispo,
che ha dovuto fuggire da Serra Pelada per evitare di essere linciato
dai GARIMPEIROS,
è diventato, a Recife, uno degli allibratori del boss Roberto
Guimarães,
che controlla le scommesse sui combattimenti clandestini tra
cani.
Con i soldi delle scommesse, lo spretato ha finanziato il locale Meia
Luna
di IRENE, MADALENA e MARIA,
ma
poi, dopo aver tentato di fare un
colpo
gobbo
ai
danni di Guimarães,
ha perso una grossa somma, e il boss
minaccia
di uccidere lui e le tre ragazze se
il denaro non gli verrà restituito.
Ad aggiustare le cose provvederà MISTER
NO,
il quale, alleandosi con Paco
Fera,
rivale di Guimarães,
sconfiggerà quest’ultimo, che finirà sbranato da uno dei suoi
cani da combattimento. Il Bispo
all’opera in questa storia è tuttavia solo la pallida ombra di
quello delle tre avventure precedenti: trasformandolo in un alleato
di MISTER
NO,
Masiero ha infatti privato Bispo
di
quelle azzeccate caratteristiche di cui lo aveva dotato il suo
creatore Castelli, ovvero l’ambiguità, la faccia tosta e la
simpatia canagliesca.
BORIS,
KLAUS e UGARTE
Tre
bizzarri personaggi che compaiono ne L’oro
del fiume
(T. Sclavi [sog.&scen.]-M. Bianchini [dis.], nn. 159-161).
Ciascuno di essi è ispirato a un celebre attore: Boris
a Boris Karloff, Klaus
a Klaus Kinsky, Ugarte
a Peter Lorre, più precisamente al personaggio che quest’ultimo
interpretava in Casablanca
(Michael Curtiz, 1939), il criminale chiamato, per l’appunto,
Ugarte. Oltre alle fattezze cinematografiche,
i tre presentano singolari caratteristiche: Boris,
ex commilitone di MISTER
NO,
è privo della mano destra, e al suo posto ha una mano posticcia che
cela un’affilata lama; Klaus,
il più cattivo del terzetto, usa come arma un lanciafiamme; Ugarte
parla con la esse sibilante ed è indubbiamente il più buffo dei
tre.
|
La copertina di Mister No n. 160 (ottobre 1988) |
Boris,
Klaus
e
Ugarte
giungono
in AMAZZONIA
per
recuperare otto quintali d’oro che, anni prima, loro stessi,
assieme all’ex gangster Karl
Pachino,
avevano rubato dal campo aurifero nel quale lavoravano (di proprietà
della compagnia americana Forbes
Rubber)
e nascosto sul fondo di uno dei tanti fiumi della giungla. Pachino,
l’unico del gruppo a possedere la mappa con l’ubicazione
dell’oro, aveva poi tentato di riprendersi da solo le pepite, ma il
suo tentativo era fallito e lui era stato dato per morto. Recuperata
la suddetta mappa, Boris
e i suoi complici raggiungono – a bordo della chiatta del francese
Simon,
e assieme a MISTER
NO e
alla bella Audrey
SMITH,
vedova del suddetto Karl
– il punto in cui dovrebbe trovarsi l’oro, ma invece di
diventare ricchi (le pepite, come scopre il pilota nel finale della
storia, erano state trafugate dall’astuto Simon),
i tre fanno una brutta fine: Ugarte
è torturato a morte dal redivivo Pachino;
Boris
viene sgozzato con la sua stessa lama sempre da Pachino;
mentre l’ormai impazzito Klaus,
nel tentativo di uccidere MISTER
NO
(che egli crede sia l’assassino dei suoi due compari), viene
divorato dal fuoco del suo stesso lanciafiamme ed esplode, infine, in
mille pezzi.
|
Boris (al centro), Klaus (a destra) e Ugarte (a sinistra). (MNO 159, pag. 86) |
Curiosità:
Nello
stesso anno – il 1988 - in cui è stata pubblicata quest’avventura,
il cinefilo Sclavi
ha utilizzato Karloff, Kinski e Lorre anche nella storia di Dylan Dog Cagliostro!
(n.
18), precisamente nel ruolo di tre detenuti. Anch’essi - come i
misternoiani Boris,
Klaus
e
Ugarte
- fanno una brutta fine.
|
Mister No n. 161, ottobre 1988. Disegno di Diso |
|
Klaus trasformato in una torcia umana (MNO 161, pag. 61) |
BRASILE
Il
Paese adottivo di MISTER
NO,
dove sono ambientate gran parte delle sue avventure. Al pari di
quelle asiatiche, le storie brasiliane del pilota si possono dividere
in due gruppi: quelle che si svolgono a MANAUS
e nella porzione brasiliana della foresta amazzonica; e quelle
ambientate nel resto del gigantesco Paese, in luoghi selvaggi come il
PANTANAL
e il SERTÃO,
o in città quali BELÉM,
BAHIA,
RIO
DE JANEIRO,
BRASILIA,
Fortaleza, Natal, Recife ecc. (salta subito all’occhio l’assenza
di San Paolo, che compare di sfuggita in pochissimi episodi).
|
Le
spettacolari cascate di Iguaçu, nell’estremo sud del Brasile –
MNO 86, p. 69
|
|
La copertina di Mister No n. 198, novembre 1991 |
Entrambi
i gruppi offrono uno spaccato
realistico
e molto dettagliato del Brasile
degli anni Cinquanta e dell’inizio dei Settanta (ci riferiamo, in
questo caso, alla saga
dell’addio),
e, più in generale, della società e della cultura brasiliana, così
come della storia e della geografia. Non c’è lettore misternoiano
a cui non siano familiari parole ed espressioni come rapaz,
garota,
puxa
vida,
embora,
até
logo,
‘ta
bom
ecc.; o che non sappia chi fossero i CANGACEIROS
e
cosa siano la cachaça,
i quindim,
la jangada,
la macumba,
l’ayahuasca;
o ancora, che ignori i nomi dei fiumi brasiliani più importanti,
delle principali tribù indigene e così via. Insomma, per citare il
giornalista Francesco Specchia, dice
sul Brasile più un Mister No che tutto il National Geographic
(cfr. La vita di Sergio Bonelli il suo fumetto più riuscito,
articolo pubblicato il 27-09-2011 sul sito Liberoquotidiano).
|
I frivoli discorsi delle signore dell'alta società brasiliana (MNO 197, pag. 22) |
In effetti, gli sceneggiatori misternoiani, a cominciare ovviamente
da Nolitta, forniscono al lettore un mare di informazioni su questo
enorme e complesso Paese, riuscendo sempre a non cadere nel
didascalismo o nei facili stereotipi.
Un
importante aspetto del Brasile
che emerge fin dai primi episodi di MISTER
NO
è la fortissima disparità sociale: da una parte, una minoranza di
super ricchi, rappresentata dagli industriali e dai fazendeiros,
i grandi proprietari terrieri, i quali, soprattutto nelle zone più
selvagge, si comportano come autentici signori feudali; dall’altra,
una massa di poveri, che combattono una dura e quotidiana lotta per
la sopravvivenza. La simpatia
di Nolitta va ovviamente a questi ultimi, in mezzo ai quali il suo
MISTER
NO
si è integrato alla perfezione.
|
La povera gente del Brasile trova sempre la forza di andare avanti... (MNO 198, pag. 59) |
La storia in cui è più evidente la
contrapposizione Brasile
ricco/Brasile
povero è senza dubbio la drammatica Uomini
e belve
(G. Nolitta [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], nn.
196-198), ambientata a Ilha Grande, un’isola a sud-ovest di RIO
DE JANEIRO.
In questo luogo convivono due realtà antitetiche: un penitenziario,
con
il suo carico umano di odio e sofferenza
(come si legge nel riassunto a p. 5 del n. 197) e la lussuosa villa
del ricchissimo Apollo
SANTANA,
il quale ospita nella sua abitazione il
fior fiore dell’industria e del latifondo brasiliani.
Ad Apollo
e ai suoi amici, dipinti da Nolitta come individui vacui e arroganti,
fanno da contraltare, oltre ai detenuti del penitenziario, i parenti
dei medesimi, i quali, stipati in uno scalcinato battello, si recano
a Ilha Grande per visitare i loro cari. MISTER
NO
- che partecipa alla festa di Apollo
perché questi, oltre ad aver invitato la sua fiamma del momento, la
frivola Aurora de
Oliveira,
ha ingaggiato il musicista Dana
WINTER,
grande amico del pilota - nutre un profondo disprezzo per il giovane
milionario e i suoi ospiti, un disprezzo che non cerca in alcun modo
di nascondere e che dà luogo a situazioni divertenti. Vale la pena
citare, ad esempio, il singolare brindisi che il pilota rivolge ad
alcuni conoscenti di Aurora,
uno dei quali si vanta di possedere una Ferrari 342 modello America:
Brindo
alla salute delle vostre Ferrari, delle vostre Porsche, delle vostre
Mercedes, signori…Ma non certo alla vostra! Certe specie umane
dovrebbero estinguersi come è successo ai dinosauri!.
Ben diverso, invece, è l’atteggiamento di MISTER
NO
nei confronti dei parenti dei detenuti, i quali, malgrado la loro
miseria, possiedono una sorprendente forza interiore, una vitalità
contagiosa, come si vede nella toccante scena finale, quando i
passeggeri del battello, tristi dopo aver lasciato Ilha Grande,
ritrovano l’allegria improvvisando una canzone. Sangue
del demonio! –
pensa MISTER
NO
-
Che
gente incredibile e che straordinario, incomprensibile Paese
‘Ta
bom! ‘Ta bom! Ho ricevuto il vostro messaggio, amigos
brasileiros!...La
vita deve ricominciare sempre!
|
Albert Polansky smaschera Mestre Joaquim (MNO Speciale 1, pag. 53) |
Uno
dei mezzi grazie al quale i brasiliani poveri trovano la forza di
andare avanti è sicuramente la magia, la credenza in un mondo
popolato da entità ultraterrene che la gente cerca di ingraziarsi in
vari modi. Sebbene non sia né ingenuo né superstizioso, MISTER
NO
porta rispetto per i numerosi culti praticati nel Paese e anche per
quelle forme di magia spicciola che ruotano attorno a pittoreschi
personaggi come il già citato Mestre
Joaquim
di Magia
nera
(G.
Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], Speciale n. 1). In una
interessante sequenza,
il suddetto guaritore – che, recitando alcune litanie e soffiando
addosso ai suoi fedeli il fumo della sua pipa, finge di togliere loro
vari malanni - viene smascherato dal cliente di MISTER
NO,
l’ultrascettico Albert
Polansky.
Quest’ultimo è convinto di aver compiuto un’azione meritoria, ma
viene aggredito dai fedeli di Mestre
Joaquim
e il pilota è costretto a intervenire in sua difesa. Il trambusto
che ne segue fa scoppiare, nell’abitazione del guaritore, un
incendio, e i due gringos
vengono arrestati dalla polizia e finiscono in prigione. Qui Polansky
chiede al pilota come mai, invece di prendersela con chi li
imbrogliava, le persone presenti al rito hanno assalito lui, e la
risposta di MISTER
NO
è assai significativa:
Quella
gente si è scagliata contro di voi perché, con il vostro
intervento, l’avete privata dell’unica arma di cui disponeva per
affrontare la vita: la speranza! Per questa povera gente la speranza
è tutto, Polansky, e pur di mantenerla viva si sforza di credere
perfino ai maneggi di piccoli imbroglioni come “Mestre Joaquim”…o
come le centinaia di migliaia di guaritori, di stregoni, fattucchiere
che quasi ogni notte accolgono nelle loro case frotte di poveracci.
|
La pittoresca festa del Boi Bumbá (MNO 343, pag. 78) |
Oltre
all’appassionante tema della magia, sulle pagine di MISTER
NO
non potevano mancare accenni a due grandi passioni del popolo
brasiliano: il carnevale e il calcio. L’importanza del primo è ben
riassunta dalle parole che, ne
L’ultimo
cangaceiro
(G. Nolitta
[sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 3-5),
il
tassista bahiano Oliveira
dice
a MISTER
NO:
[…]
il
carnevale è una cosa molto importante per noi brasiliani…carnevale
significa una ventata di allegria…significa dimenticare per qualche
giorno le nostre antiche e sempre presenti disgrazie! Carnevale
significa cachaca a volontà…e tanta musica…e le belle garotas
che ballano il samba nelle vie…carnevale è l’occasione che anche
i più poveri attendono per indossare il costume che hanno comperato
con i risparmi di un duro anno di lavoro!
In due episodi -
L’orrenda
invenzione
(T.
Sclavi [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 138-139) e
Ayahuasca
(G.
Nolitta [sog.&scen.] – M. Bianchini e M. Santucci/F. Civitelli
[dis.], nn. 367-369) – viene mostrato
il carnevale
MANAUS,
che Nolitta, nella seconda storia citata,
definisce una
povera, provinciale imitazione del carnevale di Rio.
Ne La
donna del mistero
(A.
Ongaro [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 152-154), invece,
viene mostrato il carnevale di BAHIA,
che appare più imponente di quello della capitale dell'AMAZZONIA.
|
La copertina di Mister No n. 223 (dicembre 1993) |
Particolare poi la festa del Boi
Bumbá,
un carnevale originario del Nordeste
ma diffuso pure nella regione amazzonica, che Mignacco, ne Il
Piper rubato
(L.
Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.], n. 343),
descrive come una
specie di guerra scherzosa fra le camicie rosse del “popolo”,
seguaci del Boi garantido
(Bue assennato, nda),
e le
camicie blu della “società”, guidate dal Boi caprichoso
(Bue capriccioso, nda).
Per quanto riguarda il calcio, che per i brasiliani rappresenta una
vera e propria filosofia di vita, in tutta la serie vi è un unico
episodio - Il
campione
(L. Mignacco [sog.&scen.] – G. Pallotti [dis.], nn. 223-224) – dove
questo sport ha un ruolo centrale. La storia vede MISTER
NO, ESSE-ESSE
e PAULO
ADOLFO
togliere dai guai un talentuoso calciatore di MANAUS,
Jesus
de Rio Luna
detto l’Indio,
il quale, acquistato dalla prestigiosa squadra dei Millionarios
di Bogotá, viene ricattato da alcuni malviventi colombiani per
sabotare il derby con il Santa Fe. A risultare interessante non è
però la trama in sé, ma alcuni aspetti come, ad esempio, il diverso
atteggiamento di MISTER
NO
e ESSE-ESSE
nei confronti del calcio: il primo, cresciuto con il baseball come
gran parte degli americani, guarda annoiato, allo stadio di MANAUS,
la partita della squadra locale, il Nacional,
nella quale milita Jesus
(prima del trasferimento in COLOMBIA);
al contrario, ESSE-ESSE
si esalta davanti alle prodezze dell’Indio
e si vanta con il pilota di essere stato, da ragazzo, un ottimo
portiere. Lo vediamo infatti, in una scena successiva, parare un tiro
di Jesus
esibendosi in un plastico tuffo. Simpatico poi l’omaggio di
Mignacco al leggendario Pelé nella scena in cui PAULO
ADOLFO
augura a Jesus
di
indossare la gloriosa maglia della nostra Nazionale ai prossimi
mondiali… e di vincere il campionato del mondo per tre
volte…conquistando a titolo definitivo la Coppa Rimet che gli
uruguaiani ci hanno “soffiato” nel ’50!
|
Uno dei miti del Brasile, Pelé, mentre bacia la Coppa Rimet |
Si tratta, per l’appunto, di un riferimento indiretto ma
inequivocabile a Pelé, il quale, con i suoi gol e le sue giocate,
portò la Nazionale brasiliana a vincere tre edizioni del mondiale -
1958, 1962 e 1970 -, il che valse alla Selecão la conquista
definitiva della Coppa Rimet. Interessate anche il riferimento alla
sfortunata finale del mondiale 1950, ricordata con grande rammarico
dallo stesso PAULO
ADOLFO:
Eravamo
in 220.000 a Rio per vedere l’ultima partita della coppa del mondo
fra Brasile e Uruguay… avevamo la squadra più forte di tutti i
tempi…tutti ci davano per favoriti! Quando segnò Friaça,
all’inizio del secondo tempo, il Maracanà esplose di gioia. Poi
venne il pareggio di Schiaffino al 66’… e la tragica rete di
Ghiggia a dieci minuti dalla fine… La festa era finita, L’Uruguay
era campione del mondo! Da allora ho giurato di non assistere mai più
a una partita!
In effetti, la suddetta sconfitta fu un trauma terribile per i tifosi
brasiliani, alcuni dei quali addirittura si suicidarono subito dopo
la partita. Nella
saga del pilota c’è spazio pure per la musica brasiliana, anche se
- fatta eccezione per qualche samba ballato da MISTER
NO
in dolce compagnia e per un fugace riferimento al cantante e
chitarrista João Gilberto ne Il
profeta
(G.
Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 116-119),
è solo nella saga
dell’addio che
troviamo precisi riferimenti a una delle espressioni musicali più
significative del Paese sudamericano: la bossa nova (di cui il
succitato Gilberto fu uno degli inventori). Come spiegò lo stesso
Sergio Bonelli a un lettore sulla Posta del n. 156, la bossa nova si
affermò tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta,
quindi in un periodo posteriore a quello in cui si svolgono le storie
di MISTER
NO e
anteriore
all’epoca
di
ambientazione della succitata saga (il
1970).
|
Il fuoriclasse Jesus tira e Esse-Esse para (MNO 223, pag. 53) |
In Qualcosa
è cambiato
(G.
Nolitta [sog.& scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 364-366)
scopriamo che il pilota è un estimatore di Tom Jobim, il più
importante compositore brasiliano. Appena sbarcato nel porto di
BELÉM,
dopo una lunga assenza dal BRASILE,
MISTER
NO
sente le note di una canzone provenienti
da un bar: …Si
direbbe
“Meditação”…No,
è “Insensatez”!
Li
ho sempre confusi questi due pezzi: si assomigliano un po’
troppo…eh! eh! tutta roba del grande
Tom
Jobim, comunque! Senti che ritmo! Ma no! “Chega de saudade”, ecco
cos’è: la canzone simbolo e bandiera della bossa nova.
Un altro celebre brano di Tom Jobim, Aguas
de Março,
viene cantato e suonato alla chitarra da Celina CAMARGO
ne La
foresta brucia!
(G.
Nolitta [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani/R. Diso/D. e
S. Di Vitto [dis.], nn. 371-373), davanti a MISTER
NO ed ESSE-ESSE.
E’ interessante notare che Jobim compose Aguas
de Março
nel 1972, mentre la storia in questione è ambientata due anni prima:
difficile pensare a una svista
cronologica di Bonelli/Nolitta (che annoverava, tra le sue tante
passioni, la musica popolare brasiliana); piuttosto una licenza
fumettistica,
che peraltro risulta molto azzeccata.
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João
Gilberto, uno dei più importanti musicisti brasiliani – MNO 116,
p. 65
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Celina Camargo canta Águas de Março, un classico di Tom Jobim (MNO 373, pag. 46) |
BRASILIA
Inaugurata
ufficialmente il 21 aprile 1960, la capitale del BRASILE
fu progettata dall’urbanista Lúcio Costa e dal famoso architetto
Oscar Niemeyer, che diresse personalmente i lavori nel deserto del
Planalto.
A
Brasilia
– o, più precisamente, nei cantieri di costruzione della città
(siamo all’incirca nel 1957) - è
ambientato
l’episodio Sentenze
di morte
(L. Mignacco [sog.&scen.] – M. Bianchini [dis.], nn. 207-208).
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La copertina di Mister No n. 208, settembre 1992 |
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L'assassino si appresta a uccidere l'architetto Morales (MNO 208, pag 51) |
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Fonte d'ispirazione: Il marchio giallo di Jacobs |
In questa storia - un giallo di discreta fattura –, MISTER
NO
accompagna l’amico muratore Eduardo
nei suddetti cantieri, che divengono ben presto teatro di misteriosi
omicidi. A commetterli è un individuo con il volto celato da una
maschera antigas, che usa firmare i suoi delitti con uno strano
simbolo scritto con la vernice verde e costituito da un 3 posto
all’interno di un cerchio. Le vittime, uccise nei modi più
diversi, sono: il capomastro Silva,
l’architetto Antonio
Morales,
il piastrellista Nestor
Pineiro
e il costruttore Mario
Picasso.
Solo grazie a MISTER
NO,
la polizia riesce, alla fine, a scoprire l’assassino, che è
proprio un poliziotto: il sergente Esperança.
Nella sua confessione, questi rivela di aver agito per vendetta: anni
prima, a San Paolo, sua moglie e suo figlio erano stati tra le
vittime del crollo di una palazzina popolare, il Blocco 3 (da cui
il
simbolo lasciato sui luoghi dei delitti), progettata e costruita
rispettivamente da Morales
e Picasso.
Questi ultimi erano stati assolti nel processo a loro carico grazie a
due testimoni corrotti: Silva
e Pineiro.
Se il sergente Esperança
è un assassino che ha molte attenuanti, quindi non un villain
nel senso pieno della parola; i personaggi più odiosi della storia
sono proprio Morales
e Picasso,
mentre la figura più simpatica è senza dubbio l’architetto Nadine
Fournier,
una bella ragazza francese che ha un flirt
con MISTER
NO.
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Il sergente Esperança si tradisce e a Mister No non sfugge (MNO 208, pag. 90) |
Brasilia
ricompare all’inizio de La
foresta brucia!
(G.
Nolitta [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani/R. Diso/D. e
S. Di Vitto [dis.], nn. 371-373): è nella capitale brasiliana,
infatti, che MISTER
NO
incontra lo sfortunato avvocato Jean
Meurisse (vedi
Rudy WEBBER), paladino dei diritti dei più deboli, il quale si fa portare, a bordo
del PIPER,
a Castanheira, nello Stato di Acre. E’ di Brasilia
anche il rivale
di Meurisse, il subdolo avvocato Bochner,
che tutela gli interessi della Burgama
(vedi
CAMARGO, CELINA).
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Sullo sfondo, la Cattedrale di Brasilia, una delle opere più note dell'architetto Oscar Niemeyer (MNO 371, pag. 8) |
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L'avvocato Jean Meurisse (MNO 371, pag. 21) |
Curiosità:
Sebbene sia di colore verde, il simbolo con cui l’assassino di
Sentenze
di morte
firma i suoi delitti è un’evidente citazione de Il
marchio giallo,
celebre storia (1953-54) di Blake
e Mortimer,
serie a fumetti creata nel 1946 dallo scrittore e disegnatore belga
Edgar P. Jacobs. Anche il look assunto da Esperança
quando commette i suoi delitti richiama un po’ quello del
misterioso criminale de Il
marchio giallo.
Sempre riguardo a Sentenze
di morte,
è storico l’episodio della visione di Don Bosco, mostrata nel
suggestivo prologo dell’episodio. Il 30 agosto 1883, il santo
piemontese fece un sogno in cui aveva la visione di una ricchissima
terra promessa situata in BRASILE,
tra il quindicesimo e il ventesimo parallelo di latitudine sud:
l’esatta localizzazione di Brasilia.
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Le avveniristiche architetture di Brasilia. |
BURNS,
IRA
Tra
i più odiosi personaggi apparsi nella serie, Ira
Burns
è un regista sadico e totalmente privo di scrupoli: è infatti
disposto a sacrificare persino vite umane pur di girare una scena
emozionante. Nella storia Cinema
crudele
(A. Castelli [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 69-72),
Burns
giunge con la sua troupe in AMAZZONIA
– precisamente a Manicoré - per realizzare un film-documentario
intitolato Olocausto
indio.
La suddetta troupe, a cui MISTER
NO
fa da guida, comprende anche l’avvenente Susan
Stevens,
attrice principale; lo sceneggiatore alcolizzato Al CASTLE;
il primo attore Walker,
che è della stessa pasta di Burns;
Camilo
Vargas
alias
Turax,
un facchino dal fisico possente ma con la mente di un bambino, che
pensa di essere un nuovo Tarzan.
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La copertina di Mister No n. 70, marzo 1981 |
Alla troupe si unisce anche un
poliziotto locale, il colonnello Camargo,
con il preciso compito di controllare che i cineasti non infrangano
la legge. In realtà, Camargo
non tarda a farsi corrompere da Burns
affinché chiuda un occhio sui suoi abusi, che non sono certo pochi e
ai quali si oppone solo MISTER
NO.
Oltre a maltrattare gli indios e umiliare ripetutamente Turax,
il regista fa torturare da Walker
una povera scimmia e causa la morte dell’ingenuo tarzanide:
infatti, quando Turax
viene aggredito da un ANACONDA,
Burns
impedisce al cineoperatore di soccorrerlo e gli ordina di filmare la
scena. Come se ciò non bastasse, il regista tenta di violentare una
ragazza della tribù Tucuna,
scatenando la furia degli indios.
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Ira Burns (MNO 70, pag. 51) |
Le
nefandezze commesse da Burns
non resteranno impunite: il regista e il suo sodale Walker
verranno uccisi da un misterioso assassino, il quale si rivelerà
essere, alla fine della storia, un membro della troupe, l’operatore
Carlos
Rodriguez.
Come scoprirà MISTER
NO,
Rodriguez
– che muore mentre tenta la fuga - aveva
voluto vendicare la morte della sua ragazza, una campionessa di nuoto
che era stata divorata da uno squalo sul set di un documentario di
Burns.
Il cinico regista aveva fatto riprendere la scena e ci si era
arricchito, vendendola alle televisioni.
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Mister No impartisce una meritata lezione a Burns (MNO 70, pag. 95) |
Curiosità:
Il titolo del film di Ira
Burns,
Olocausto
indio,
richiama alla mente il famoso horror di Ruggero Deodato Cannibal
Holocaust
(1980), e
la cosa non è certo casuale.
Infatti, nel n. 15 della rivista Il
Fumetto (Anaf,
Bologna, settembre 1981), Alfredo Castelli, parlando di Cinema
crudele,
fece
la seguente dichiarazione: I
cineasti sono ispirati ad alcuni cinematografari che ho avuto la
sfortuna di incontrare a Leticia, Colombia, dove giravano
l'abominevole “Cannibal Holocaust”. Senza arrivare a commettere
tutte le nefandezze descritte nell'avventura, hanno comunque ucciso e
torturato un buon numero di animali.
BUSH
NEGROES
Etnia
del Suriname e della Guyana Francese formata dai discendenti degli
schiavi neri che, a partire dal XVII secolo, per sfuggire ai
colonizzatori europei, si rifugiarono nella giungla, dove ripresero a
vivere alla stessa maniera dei loro antenati africani.
Noti
anche come Maroon,
i Bush
Negroes (letteralmente:
Negri
della boscaglia)
compaiono ne L’uomo
della Guyana
(G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 6-7), suscitando
notevole stupore in MISTER
NO,
che all’inizio – vedendo i loro volti e il loro villaggio: un
vero e proprio pezzo d’AFRICA
in piena AMAZZONIA
- pensa addirittura di essere vittima di un’allucinazione.
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Mister No n. 6, novembre 1975. Disegno di Ferri |
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Mister
No non crede ai suoi occhi: un villaggio africano in piena Amazzonia
– MNO 6, p. 97 |
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Il
pilota alle prese con i Bush Negroes – MNO 7, p. 9 |
Il
pilota teme inoltre che i Bush
Negroes siano
cannibali, ma la sua compagna Anouk
REMY
lo tranquillizza, dicendogli che si tratta di gente mansueta e
inoffensiva. Tuttavia, smentendo le parole della bella francesina,
gli indigeni si mostrano subito ostili, costringendo alla fuga MISTER
NO
e Anouk.
Il comportamento dei Bush
Negroes,
che la ragazza non riesce a spiegarsi, è motivato dal fatto che, il
giorno prima, i tre criminali marsigliesi inseguiti dai Nostri, oltre
ad aver rapito il padre di Anouk:
l’ex galeotto Julien
Remy,
hanno rubato agli indigeni una canoa e hanno fatto prigionieri due di
essi, tra cui il capotribù. Alla fine dell’episodio, i Bush
Negroes
liberano i loro compagni, massacrando - con lance e frecce – i
suddetti marsigliesi, i quali, poco prima, avevano catturato anche
MISTER
NO,
il cui tentativo di liberare Remy
padre e i due indigeni era fallito.
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Mister No n. 7, dicembre 1975. Disegno di Ferri. |
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I
Bush Negroes attaccano i criminali marsigliesi – MNO 7, p. 48 |
Prima di lasciare andare il
pilota e l’anziano Remy,
il capo dei Bush
Negroes
chiede loro se hanno intenzione di riferire alle autorità di
Saint-Laurent-du-Maroni (la città guyanese dove vivono l’ex
galeotto e sua figlia) quanto è successo nella foresta. MISTER
NO
gli dice di non preoccuparsi: Se
questa faccenda venisse fuori, ci tireremmo addosso chissà quante e
quali grane.
[…] Noi
ce ne torneremo a Saint-Laurent con l’aria di chi ha semplicemente
fatto una gita sul fiume… …e ci auguriamo che le erbe della
giungla coprano al più presto, e per sempre, le ossa di questi tre
tagliagole.
Le parole del pilota convincono il capotribù: E’
quello che volevo sentirti dire. Andate pure, dunque: mi fido della
vostra parola!.
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Il
capo dei Bush Negroes si fida di Mister No e lo lascia andare via con
Julien Remy – MNO 7, p. 57 |
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Una
famiglia di Bush Negroes del Suriname in una foto del 1915 |
Massimo Capalbo
N.B. Oltre a seguire i link nel testo potete trovare i collegamenti alle altre lettere dell'Atlante nella pagina della Bussola!
P.S. del 5 luglio 2014: abbiamo integrato il post originale con la voce Bush Negroes!
Questa volta, direi B come... Bravissimo!!
RispondiEliminaMa forse è troppo poco..
Troppo buono, Franco.
RispondiEliminaGrazie. :-)
Ah, però! Non conosvevo affatto questo character castelliano ricorrente, Bispo!
RispondiEliminaUn ottimo personaggio.
RispondiEliminaHo avuto modo di leggere le storie con le sue apparizioni e non posso che quotare!
EliminaDavvero una bella storia "Trappola mortale", un thriller senza un attimo di tregua con anche la splendida figura dell' ex poliziotto!
Mi sono piaciute pure "Le tigri volanti" e "La donna del mistero". La prima interessante per come c' introduce le tigri volanti e la seconda un bel thriller di Ongaro, specialista del genere. Buona anche "Atlantico" con Mister no che glie ne combina di tutti i colori a Columbus e un gioiellino "L' oro del fiume", comiato di Sclavi alla serie che dopo la bizzarra "L' orrenda invenzione" torna sui binari e tra citazioni cinematografiche e ironia impastisce una bella avventura.