giovedì 13 dicembre 2012

GIORGIO CAVAZZANO E L'URLO DELLA CITTA': DISNEY, BONELLI E... OLTRE!

di Elio Marracci (con l'aiuto di Francesco Manetti)


Certi di suscitare il vostro interesse raccogliamo qui alcuni interventi del nostro collaboratore ed esperto giallista Marracci aventi come denominatore comune l'artista Giorgio Cavazzano e il thriller metropolitano virato in chiave umoristica. Il taglio diverso e alcune modifiche e aggiornamenti rispetto a precedenti apparizioni sul web, hanno reso praticamente INEDITI questi articoli! (s.c. & f.m.)


Giorgio Cavazzano è nato a Venezia il 19 ottobre 1947; dal tratto fortemente caricaturale e dalla profonda vena umoristica è uno dei più noti e apprezzati Disney Italiani. Ma le sue incursioni nel mondo del comic non si limitano all'universo immaginato dal grande Walt.
Ecco tre momenti del Cavazzano in libera uscita da Topolinia e Paperopoli...



Giorgio Cavazzano nel 1989, con una copia di Collezionare n. 14! Foto di Moreno Burattini.




Giungla d'asfalto

Originariamente pensata per Zona X e pubblicata poi nel 1998 sul secondo numero della serie I Grandi Comici del Fumetto della Sergio Bonelli Editore (una collana a cadenza annuale composta da quattro volumetti interamente a colori stampati su carta lucida e pesante usciti fra il 1997 e il 2000), La Città è una storia un po’ anomala. L’opera, composta da quattro episodi che si intrecciano tra loro, accomunati dall’ambientazione metropolitana, è particolarmente interessante per la strana coppia di autori che propone. È infatti il frutto dell’incontro della penna di Franco Bonvicini, in arte Bonvi, con le matite e gli inchiostri di Giorgio Cavazzano. I due artisti hanno architettato un albo, introdotto da una breve comparsata di Martin Mystère, con cui si sono inoltrati nel cuore di New York per portare alla luce vicende buffe, bizzarre e anche poetiche vissute dai suoi abitanti - eventi ai confini della realtà nascosti dietro la patina della routine quotidiana. Nel corso delle storie si incontrano personaggi, apparentemente normali; poliziotti, ragionieri, barboni e ragazzi alle prese con avvenimenti che solo a uno sguardo attento si rivelano particolari e bizzarri. La città è un misto di follia e genialità come se ne sono visti ben pochi nel panorama del fumetto italiano.


Un giovane Bonvi.


La sceneggiatura di Bonvi presenta continui richiami a opere letterarie e cinematografiche. L’autore, conosciuto per il suo gusto dissacrante e per le trame ricche di nonsense, possiamo riscoprirlo in tale contesto anche come maestro di testi di storie realistiche. I suoi personaggi, ben caratterizzati psicologicamente, incarnano i nostri vizi e le nostre virtù, in una serie di tipi solo apparentemente fuori dal mondo. I dialoghi sono intelligenti, ragionati e ironici, e c’è un ficcante studio del gergo individuale.
I disegni di Giorgio Cavazzano, qui al lavoro senza le restrizioni dovute al pubblico prevalentemente di ragazzi cui di solito sono rivolti i fumetti disneyani, ricreano situazioni e ambienti più adulti in cui si muovono figure grottesche dinamiche e intense, efficacemente realizzate con pochissimi tratti.
Da segnalare infine la prefazione curata da Alfredo Castelli e l’introduzione di Sergio Bonelli, dedicate entrambe a Bonvi, che era tragicamente deceduto tre anni prima della pubblicazione dell’albo, in seguito a un incidente stradale, mentre stava recandosi a una trasmissione televisiva di Red Ronnie per raccogliere fondi da destinarsi alle cure per Magnus... E il duo Bonvi & Cavazzano sarebbe ritornato anche l'anno successivo, sulla stessa serie, con Maledetta Galassia!, Sci-Fi tutta da ridere del maggio 1999. Terenghi chiuse la raccolta nel 2000; del primo numero della collana, Cocco Bill Diquaedilà di Jacovitti, abbiamo invece parlato ben due volte su Dime Web: a ottobre e a novembre!


I Grandi Comici del Fumetto n. 2 (La Città), maggio 1998. Copertina di Giorgio Cavazzano. Opera postuma di Bonvi.



Per le strade di San Francisco

Nei giorni di Lucca Comics 2006 uscì la ristampa (curata dalle Edizioni BD) delle storie di Altai & Jonson, la serie creata da Tiziano Sclavi e Giorgio Cavazzano nel 1975 (undici anni prima di Dylan Dog!) per il Corriere dei Ragazzi. In seguito le avventure furono ripubblicate sulle riviste Corrierboy, Il Mago e Orient Express e poi raccolte, in una serie di albi cronologici, da Alessandro Distribuzioni di Bologna. Quella offerta da BD fu dunque l'occasione per avere raccolte in un unico volume - un grande formato di quasi 300 pagine - e per poter rileggere senza soluzione di continuità quelle storie che costituiscono uno dei grandi capolavori del fumetto italiano contemporaneo.


Giorgio Cavazzano: disegno di Altai & Jonson per la copertina del volume BD, 2006.



Il giovane e mingherlino Michael Altai e il baffuto e più maturo Sarno Jonson sono una rinomata “strana” coppia di investigatori privati che vivono e lavorano a San Francisco. I due, come ogni detective che si rispetti, hanno stabilito il loro quartier generale in un ufficio che avrebbe un urgente bisogno di una risistemata e, nonostante vivano nell’unica città d’America che ha un servizio di tram, poiché perennemente senza un dollaro si spostano su uno scassatissimo Maggiolone. Il loro peggior nemico urbano è il terribile gangster Julius Caesar e il loro referente è il tenente di polizia Kennan, che non li vede però di buon grado. Altai e Jonson, nonostante la ristrettezza di mezzi, si distinguono per le imprese brillantemente risolte, anche quando - ed è la norma - i casi che devono gestire sono strampalati e all’apparenza addirittura irrisolvibili.
Nel concepire la serie, Tiziano Sclavi aveva pensato a uno stile realistico, come ricorda lui stesso: “Altai & Jonson non sono nati per un disegno così, ma per un disegno serio”. Il merito dell’ibrido fu di Barberis, allora direttore del Corriere dei Ragazzi: solo dalla terza in poi le storie di Altai & Jonson furono dunque scritte da Sclavi pensando allo stile grafico umoristico di Cavazzano.


Corriere dei Ragazzi n. 50, dicembre 1975. Altai & Jonson in copertina.



Topolinia aldilà dello specchio...
 
Presentata anni fa al Salone del fumetto Napoli Comicon, che si svolse a Castel Sant’Elmo dal 3 al 5 marzo 2006, Jungle Town è la quarta graphic novel della collana disneyana ad alto livello grafico-stilistico Buena Vista Lab. Scritta da Tito Faraci (autore di Topolino Noir, della prima miniserie bonelliana Brad Barron, di Tex, della storia L’ultima battaglia, di vari progetti portati a termine insieme a Baricco, etc.), e disegnata da Giorgio Cavazzano, Jungle Town è una storia poliziesco-investigativa moderna e avvincente, con un’ottima caratterizzazione dei personaggi, sia dal punto di vista grafico che psicologico, composta di 62 tavole a colori... il tutto completamente made in Italy!


Tito Faraci.



Gli autori narrano le vicende di una metropoli atipica, che ha come abitanti animali antropomorfi, nella più classica tradizione del pupazzettismo fumettistico: cani, gatti, topi, ippopotami... Sullo sfondo di questa città - che non è per un nulla un ambiente bucolico e felice come si potrebbe pensare a prima vista - Adam e Rollo, due cani poliziotto, sono incaricati di indagare sulla misteriosa morte di un topo, ritrovato nel più esclusivo golf club del territorio comunale. Questo "ingombrante" cadavere è la miccia che rischia di far esplodere Jungle Town, mobilitando mass media e opinione pubblica. In un ribaltamento del topos disneyano, i topi sono infatti discriminati e il loro movimento esige giustizia. Se il responsabile del ratticidio non verrà trovato, la polizia potrebbe essere messa sotto accusa e i tumulti divampare in ogni strada. I sobborghi di Los Angeles nel 1992 e le banlieue parigine nel 2005 insegnano.


La Paperopoli distorta in una celebre storia barksiana del 1950, con un Paperino sotto gli effetti dell'etere.



Per quanto riguarda la trama e i disegni di Jungle Town salta subito all’occhio come il volume sia incentrato - oltre che su storie di vita quotidiana e argomenti mainstream come la famiglia, l’amicizia, la vita della città, i problemi di cuore e così via, situazioni che rimangono peraltro sullo sfondo della vicenda senza mai intrecciarsi fra loro - su temi scottanti, come il razzismo e i pregiudizi verso il prossimo. Faraci cerca di far capire al lettore cosa significhi oggi il concetto di diversità e quello di minoranza. La trama poliziesca, che è solo uno dei tanti piani sul quale si sviluppa il racconto, è assolutamente lineare. Ma questo non è un difetto perché lo scopo della storia è mostrare un’allegoria della nostra civiltà, dove alle varie tipologie di persone sono sostituite le diverse specie animali.
Art Spiegelman mise in moto lo stesso meccanismo narrativo e metaforico quando scrisse nel 1986 il suo Maus, usando gli animali antropomorfi della tradizione disneyana in chiave seria per raccontare la tragedia del campo di sterminio di Auschwitz e per tratteggiare alcune aspre macchiette di "razzismo di ritorno" fra ebrei sopravvissuti e americani di colore.
I personaggi, che si discostano da quelli Disney, ma sono al tempo stesso a loro molto vicini - sia fisicamente sia caratterialmente - sono il punto di forza della vicenda. La storia è impreziosita da numerose trovate narrative e spunti di riflessione dai toni adulti che Tito Faraci dissemina per l’albo: dal tema del razzismo tra le specie, alle raffinate strizzate d’occhio al mondo degli adulti, alla vita di coppia in tutti i suoi risvolti.


Jungle Town. Disney Italia, marzo 2006



In appendice al volume ci sono 16 pagine di servizi riccamente illustrati che forniscono approfondimenti sui personaggi, sull’ambientazione e sugli autori, nonché un ricchissimo sketchbook con disegni preparatori e commenti di Giorgio Cavazzano e Tito Faraci sul making of dell’opera.


Elio Marracci

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