Da giovanissimo lettore di sette otto anni, aspettavo con molta
impazienza l'uscita del "Corriere dei Piccoli", dove non vedevo l'ora di
leggere le storie dei Ronfi. Per questo sono stato veramente molto felice e orgoglioso quando
Adriano Carnevali, l'inventore di queste creaturine, protagoniste di
irriverenti mini capolavori di comicità a fumetti, si è prestato a
rispondere a un’intervista da... terzo grado! (e.m.)
Il Maestro Adriano Carnevali |
Nato a Milano nel 1948, l'autore si laurea in lettere nel 1972 e
inizia la carriera di insegnante, che abbandona quasi subito per
dedicarsi all’umorismo scritto e disegnato. Nel 1973 viene accolto nell’agenzia Disegnatori Riuniti e comincia
a pubblicare vignette su molti giornali. Nel 1974 inizia la collaborazione con il "Corriere dei Piccoli", con le
tavole della serie “Il drago e il cavaliere”, e con il "Corriere
dei Ragazzi", realizzando le strisce della serie “L’astuto Ulisse”. Nel 1981, sempre per il "Corriere dei Piccoli", crea i Ronfi,
immaginari animaletti del bosco, che uscironofino alla scomparsa del
settimanale, e nel 1985 pubblica, per Mursia Editore, il libro Il
bosco dei Ronfi.
Il bosco dei Ronfi. Mursia, 1985 |
Oltre a strisce, vignette e tavole autoconclusive, e ai fumetti, realizza giochi illustrati e si dedica
alla scrittura di racconti umoristici e gialli. Collabora con la moglie Donatella Zanacchi a varie iniziative
editoriali nel campo della didattica e partecipa come autore di testi
a numerose trasmissioni radiofoniche e televisive. Nel 1989, insieme a due soci, costituisce Èunidea, che opera
prevalentemente nel campo dell’editoria enigmistica. Nel 2007, per l’Editrice Fiesta, dà vita a "Giocolandia", mensile
per bambini nel quale i Ronfi sono nuovamente protagonisti. Nel tempo libero si dedica alla pittura e alla scultura realizzando
composizioni artistiche in legno e creta. Visto che ha promesso una confessione piena e le domande sono molte,
senza indugiare oltre lascio quindi a lui la parola.
"Giocolandia" n. 1, luglio 2007 |
DIME WEB - Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due
parole?
ADRIANO CARNEVALI - Adriano Carnevali. Aggiungendo qualche altra parola, potrei dire di
essere uno che ha sempre cercato di praticare l’umorismo con la
massima serietà e di trattare cose oggettivamente futili con il
massimo impegno possibile, guardandosi bene dal chiedersi quanto
tutto ciò sia sensato...
DW - Dopo una laurea in lettere e una breve esperienza come insegnante
perché hai sentito la necessità di dedicarti interamente al
fumetto?
AC - La passione per “raccontare storie”, non solo attraverso il
fumetto, ma anche con tutti i possibili mezzi espressivi, dalla
scrittura al disegno in tutte o quasi le sue variazioni, l’ho avuta
fin da bambino, come una sorta di malattia infantile dalla quale non
sono mai guarito, e quando mi si aprì, al di là di ogni mia
speranza, la possibilità di cominciare a praticarla
professionalmente, mi ci tuffai con un entusiasmo che, a quasi
cinquant’anni di distanza, non si è ancora esaurito.
"L'astuto Ulisse", serie di Carnevali per "Il Corriere dei Ragazzi" |
DW - Da dove prendi spunto per le tue storie?
AC - Gli spunti arrivano in continuazione. A volte mi sento circondato da
una quantità di storie che mi tormentano chiedendomi di essere
raccontate. La sofferenza maggiore è l’impossibilità di
accontentarle tutte.
DW - Hai iniziato la tua attività di autore a cavallo fra gli anni
Settanta e Ottanta, proprio durante il boom delle riviste di fumetti. Che cosa ricordi di quei tempi e cosa ti è rimasto di
quell'esperienza?
AC - Mi ritengo molto fortunato per aver potuto vivere quegli anni, dei
quali mi è rimasta, ovviamente, una grande nostalgia. Erano
effettivamente tempi mitici per noi autori di fumetti, vignette,
strip e quant’altro. C’erano possibilità che oggi non sono
nemmeno pensabili.
Il mitico "Diario scolastico" del "Corriere dei Ragazzi" per l'anno 1975 - 1976. Copertina di Carnevali con "La Contea di Colbrino" |
DW - Tra i vari periodici con cui hai collaborato, figura "Il Corriere
dei Piccoli" e la sua successiva incarnazione, "Il Corriere dei Ragazzi". Come si svolgeva la vita in redazione e cosa pensi che abbiano
lasciato alle generazioni future di fumettisti?
AC - A quei giornali collaboravano disegnatori del calibro di Sergio
Toppi, Dino Battaglia, Aldo Di Gennaro, "disegn-autori" come Grazia
Nidasio, sceneggiatori, e non solo, come Mino Milani, Alfredo
Castelli, solo per citarne alcuni. E nessuno di loro “se la tirava”
minimamente, né veniva osannato più di tanto: il loro livello
espressivo, che oggi appare stratosferico, allora era ritenuto
doverosamente normale. La vita di redazione, alla quale io per la
verità partecipavo poco, anche per la mia timidezza dannatamente
congenita, era vivacissima e i “ragazzi”, tra i quali figuravano
anche gli allora giovanissimi Tiziano Sclavi e Ferruccio De Bortoli,
riuscivano a unire un impegno appassionato al divertimento fatto di
scherzi e trovate continue.
"Il drago e il cavaliere" |
DW - Hai esordito nella produzione seriale con “La Contea di
Colbrino”, serie ambientata in un immaginario Rinascimento
italiano. Hai scelto questa ambientazione perché consideri la storia una
cornice insolita o c'è dell'altro?
AC - La grande Storia, la letteratura e l’arte mi hanno sempre attratto
soprattutto quali inesauribili repertori di avventure, di vicende da
ripercorrere o addirittura reinventare, in chiave umoristica o
satirica, spesso con riferimenti a situazioni e avvenimenti attuali.
Con la “Contea di Colbrino” ebbi la fortunatissima possibilità,
per me straordinaria e che mai avrei osato sperare, ma purtroppo
durata troppo poco, di fare quello che sognavo.
"La Contea di Colbrino" sulla copertina del "Corriere dei Ragazzi" (n. 1/2, 1976) |
DW - Dopo questa serie storico umoristica, sempre sul Corriere dei
Piccoli, fai esordire nel 1981 i Ronfi. Puoi presentare al pubblico di Dime Web questi “disadattati
della natura”?
AC - I Ronfi sono animali tanto presuntuosi e saccenti quanto pigri e
ottusi. La loro incapacità di adattamento all’ambiente in cui
vivono sembrerebbe smentire le tesi di Konrad Lorenz e forse
addirittura la teoria dell’evoluzione di Darwin. Di certo è
inspiegabile, alla luce delle convinzioni scientifiche attuali, come
questi disastrosi animaletti, apparentemente sfavoriti da Madre
Natura, siano potuti sopravvivere e continuino a scorrazzare impuniti
per i boschi. Che cosa consente loro di sfuggire ogni sorta di
insidie e pericoli, dei quali il più delle volte non si rendono
neppure conto? Forse nei loro confronti la Natura non è poi così
leopardianamente “matrigna”? O forse le loro vicende sono la
conferma dell’intervento della Divina Provvidenza? Dopo tanti anni
da quando li ho incontrati non so ancora dare una risposta a queste
domande, ma continuo a scoprire in loro caratteristiche
insospettabili. Per esempio, chi avrebbe mai immaginato che quelle
creature sonnacchiose e tontolone potessero lanciarsi in
considerazioni filosofico-storico-politico-letterarie-ecc., come
stanno facendo da tempo nella pagina Facebook "I Ronfi di AdrianoCarnevali”? Ormai sono sfuggiti al mio controllo e non so cos’altro potranno
combinare...
I Ronfi sulla copertina del "Corrierino" n. 31/1981 |
DW - Molti lettori e addetti ai lavori hanno definito i Ronfi epigoni
italiani dei Puffi. Puoi dirci una volta per tutte se e in che misura ti sei ispirato
alla comunità di ometti blu ideata nel 1958 dal fumettista belga
Peyo?
AC - Quando sentono ripetere questa definizione, i Ronfi se la prendono
moltissimo, perché nella loro sconfinata presunzione si ritengono
una specie unica e imparagonabile. In verità, almeno consciamente,
nell’immaginare il mondo ronfesco non avevo in mente i Puffi, che
peraltro allora non conoscevo nemmeno più di tanto, anche se poi li
ho apprezzati molto, intendiamoci. Semmai i Ronfi devono parecchio del proprio carattere a Snoopy, alla
sua saccenteria e al suo senso di superiorità.
DW - Oltre ad aver esplorato diversi ambiti della produzione a fumetti
la tua firma si trova anche su numerose riviste che si occupano di
enigmistica. Che affinità trovi tra l’attività ludica e il fumetto?
AC - L’enigmistica è stata in parte una scelta obbligata, perché le
riviste del settore, da un certo momento in poi, sono rimaste
pressoché le uniche a pubblicare vignette e strisce. Ma mi è anche
piaciuto, e mi piace, ideare giochi di vario genere, scrivere
raccontini umoristici, gialli, rubriche. Attraverso una serie di
vicende che sarebbe troppo lungo raccontare, da molti anni, insieme a
due soci, ho costituito uno studio editoriale, chiamiamolo così,
anche se la definizione è riduttiva, che realizza in toto, per conto
di un editore, diverse riviste di enigmistica, nonché, dal 2007, il
mensile per bambini “Giocolandia”, in cui i Ronfi hanno ripreso a
farla da padroni dopo il lungo letargo seguito all’estinzione del
“Corriere dei Piccoli”.
Adriano Carnevali e l'enigmistica. Siamo in un prossimo futuro: da una base interplanetaria le astronavi “Orion”, “Argo”, “Alfa” e “Zeus” stanno per partire per Venere, Giove, Saturno e Mercurio. Tenendo presente che l’equipaggio di ogni astronave è composto da due piloti, sapete dire dove è diretta ciascuna di esse? (dal sito ufficiale di Carnevali) |
DW - Scrittore di racconti, autore televisivo e radiofonico,
vignettista satirico. Come riesci a trovare il tempo per dedicarti a tutte queste
attività? Quali analogie e quali differenze esistono tra queste occupazioni?
AC - Sono forme espressive differenti, ma forse nemmeno più di tanto,
però in fondo si tratta sempre di raccontare delle storie, cosa che
faccio anche dipingendo e realizzando composizioni in creta e in
legno e perfino componendo canzoni (testi e musica, così alla
buona...) con cui un giorno mi piacerebbe realizzare uno
spettacolino, ma avrei bisogno di trovare qualche coraggioso
volontario cantante e musicista...
DW - Perché dopo tanto tempo, con Autobiographic Novel - in cui
hai raccolto e "remixato" varie opere realizzate nella tua
carriera, tra cui un episodio di Colbrino, inserite in una lunga e
surreale riflessione sull’essere un autore - hai sentito l'esigenza
di tornare a pubblicare un libro?
AC - In verità di libri non è che ne abbia pubblicati tanti, anzi, a
dirla tutta, quasi nessuno. In attesa di trovare l’editore librario
giusto, in fondo sono soltanto un quasi settantenne, mi sono
autoprodotto, con la complicità dell’editore delle nostre riviste,
questo volume a cui ho lavorato con tutte le mie forze, o almeno con
quelle residue... Per oltre due anni ho dubitato fino all’ultimo di riuscire a
portarlo a termine: forse l’impresa più impegnativa mai affrontata
finora dal sottoscritto.
Una vignetta autoconclusiva di Carnevali |
DW - Sei autore di vignette satiriche e questo mi dà lo spunto per
chiederti: cosa pensi della satira in Italia e del suo rapporto con
il potere?
AC - Mah! Nel settore c’è di tutto. Personalmente sono un fan accanito
di Emilio Giannelli, il vignettista del “Corriere della Sera”,
che riesce a creare, con garbo feroce, dei “quadri” sempre
geniali e spesso memorabili. Non mi perdo una puntata delle trasmissioni di Maurizio Crozza,
secondo me uno degli eventi più rilevanti della storia televisiva.
DW - Una tua nota biografica, ovvero il fatto che tu sia nato a Milano
alla fine degli anni '40, mi fornisce lo spunto per
chiederti in che misura questa metropoli sia presente nella tua
opera...
AC - È stata parecchio presente nella saga di Colbrino, per il resto non
saprei dire, anzi, saria minga bun de dil...
Il Rinascimento secondo Carnevali |
DW - Quali sono i tuoi artisti preferiti?
AC - Limitiamoci al campo del fumetto, per non allargarci troppo: Carl
Barks, Romano Scarpa, Grazia Nidasio. Fra i più giovani, Maicol & Mirco, Tuono Pettinato, Ratigher,
Hurricane... Ma ce ne sono molti altri: per esempio il Castelli dell’Omino
bufo (mitico!).
DW - A quale dei tuoi numerosissimi personaggi sei più legato e
perché?
AC - Ai personaggi della “Contea di Colbrino”, perché quella serie
rappresentò il mio ingresso nel rutilante mondo del fumetto (che
emozione!), e naturalmente ai Ronfi, perché sono un amante degli
animali, veri e disegnati.
Una striscia della serie "SPQR" |
DW - Sei un autore metodico che lavora a orari stabiliti, oppure sei
uno di quelli che si alza di notte a disegnare perché ti è venuta
l’ispirazione?
AC - In realtà si può dire che lavoro sempre: anche quando
apparentemente sto facendo altre cose, la testa continua a costruire
storie e progetti, o meglio, storie e progetti si costruiscono da
soli. E in genere, quando finisco di scrivere o disegnare “per
lavoro”, mi rilasso scrivendo e disegnando in libertà, per il
piacere puro di inoltrarmi in nuovi e sconosciuti sentieri
fantastici.
DW - Come si svolge la tua giornata tipo?
AC - Si suddivide tra scrittura, al computer, e disegno, sia con penna e
pennino sia, tantissimo, in forma digitale, rielaborando,
riutilizzando, mescolando e costruendo con Photoshop, di cui ormai
non potrei più fare a meno.
Una striscia della serie "West" |
DW - Quali fonti usi per documentarti?
AC - Oggi Internet, se usato in modo sensato, offre un aiuto impensabile
fino a pochi anni fa: come fonte di documentazione, per testi e
illustrazioni, è ormai insostituibile.
DW - Oltre ai libri e ai fumetti che sicuramente userai per
documentarti, quali altre letture fai?
AC - Soprattutto riletture, in particolare dei grandi classici,
dall’Iliade a Moby Dick.
Il mondo dei Ronfi. Coniglio Editore, 2010 |
DW - Quanto di te è presente nel tuo lavoro? Quanto di quello che ti circonda? E quanto di inventato?
AC - Difficile distinguere: credo che per ognuno di noi le tre cose si
uniscano in un mix che costituisce l’essenza dell’individuo (dopo
quest’ultima affermazione, i Ronfi mi guardano con aria di
compatimento, ritenendo, non a torto, che me la stia tirando troppo
avventurandomi in considerazioni superiori alle mie forze
intellettuali...).
DW - Da professionista ormai affermato che consigli daresti a chi si
volesse affacciare al mondo del fumetto?
AC - Non mi sento in grado di dare consigli: se ne fossi capace comincerei
a darne qualcuno anche a me stesso, considerando che più passano gli
anni e meno capisco...
Tavola autoconclusiva della serie "CaraTivù" |
DW - A cosa stai lavorando attualmente?
AC - A tante cose, come sempre, tra cui un progettino particolarmente
stralunato che mi piacerebbe realizzare (chissà!), ma che per ora
preferisco mantenere top secret.
DW - C'è una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti
rispondere?
AC - Signor Carnevali, vorrebbe pubblicare con la nostra prestigiosa
casa editrice una raccolta degli episodi della “Contea di
Colbrino”? Quale sarebbe la mia risposta lo lascio immaginare...
"La Contea di Colbrino" |
a cura di Elio Marracci
N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli autori su Interviste & News!
P.S. Vorrei ringraziare personalmente Elio Marracci per averlo intervistato e il Maestro Carnevali per aver accettato di essere intervistato: è un onore impagabile avere ospite su "Dime Web" un artista immenso della grande tradizione umoristica e pupazzettisca italiana! E non a caso ho voluto inserire, fra le immagini di corredo dell'intervista, il Diario 1975/1976 del "Corriere dei Ragazzi": era il MIO Diario in Quinta Elementare! (Francesco Manetti)
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