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lunedì 16 aprile 2018

DIME WEB INTERVISTA ADRIANO CARNEVALI! (LE INTERVISTE LIV)

a cura di Elio Marracci

Da giovanissimo lettore di sette otto anni, aspettavo con molta impazienza l'uscita del "Corriere dei Piccoli", dove non vedevo l'ora di leggere le storie dei Ronfi. Per questo sono stato veramente molto felice e orgoglioso quando Adriano Carnevali, l'inventore di queste creaturine, protagoniste di irriverenti mini capolavori di comicità a fumetti, si è prestato a rispondere a un’intervista da... terzo grado! (e.m.)

Il Maestro Adriano Carnevali

Nato a Milano nel 1948, l'autore si laurea in lettere nel 1972 e inizia la carriera di insegnante, che abbandona quasi subito per dedicarsi all’umorismo scritto e disegnato. Nel 1973 viene accolto nell’agenzia Disegnatori Riuniti e comincia a pubblicare vignette su molti giornali. Nel 1974 inizia la collaborazione con il "Corriere dei Piccoli", con le tavole della serie “Il drago e il cavaliere”, e con il "Corriere dei Ragazzi", realizzando le strisce della serie “L’astuto Ulisse”. Nel 1981, sempre per il "Corriere dei Piccoli", crea i Ronfi, immaginari animaletti del bosco, che uscironofino alla scomparsa del settimanale, e nel 1985 pubblica, per Mursia Editore, il libro Il bosco dei Ronfi.

Il bosco dei Ronfi. Mursia, 1985


Oltre a strisce, vignette e tavole autoconclusive, e ai fumetti, realizza giochi illustrati e si dedica alla scrittura di racconti umoristici e gialli. Collabora con la moglie Donatella Zanacchi a varie iniziative editoriali nel campo della didattica e partecipa come autore di testi a numerose trasmissioni radiofoniche e televisive. Nel 1989, insieme a due soci, costituisce Èunidea, che opera prevalentemente nel campo dell’editoria enigmistica. Nel 2007, per l’Editrice Fiesta, dà vita a "Giocolandia", mensile per bambini nel quale i Ronfi sono nuovamente protagonisti. Nel tempo libero si dedica alla pittura e alla scultura realizzando composizioni artistiche in legno e creta. Visto che ha promesso una confessione piena e le domande sono molte, senza indugiare oltre lascio quindi a lui la parola.


"Giocolandia" n. 1, luglio 2007



DIME WEB - Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

ADRIANO CARNEVALI - Adriano Carnevali. Aggiungendo qualche altra parola, potrei dire di essere uno che ha sempre cercato di praticare l’umorismo con la massima serietà e di trattare cose oggettivamente futili con il massimo impegno possibile, guardandosi bene dal chiedersi quanto tutto ciò sia sensato...


DW - Dopo una laurea in lettere e una breve esperienza come insegnante perché hai sentito la necessità di dedicarti interamente al fumetto?

AC - La passione per “raccontare storie”, non solo attraverso il fumetto, ma anche con tutti i possibili mezzi espressivi, dalla scrittura al disegno in tutte o quasi le sue variazioni, l’ho avuta fin da bambino, come una sorta di malattia infantile dalla quale non sono mai guarito, e quando mi si aprì, al di là di ogni mia speranza, la possibilità di cominciare a praticarla professionalmente, mi ci tuffai con un entusiasmo che, a quasi cinquant’anni di distanza, non si è ancora esaurito.

"L'astuto Ulisse", serie di Carnevali per "Il Corriere dei Ragazzi"

DW - Da dove prendi spunto per le tue storie?

AC - Gli spunti arrivano in continuazione. A volte mi sento circondato da una quantità di storie che mi tormentano chiedendomi di essere raccontate. La sofferenza maggiore è l’impossibilità di accontentarle tutte.


DW - Hai iniziato la tua attività di autore a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, proprio durante il boom delle riviste di fumetti. Che cosa ricordi di quei tempi e cosa ti è rimasto di quell'esperienza?

AC - Mi ritengo molto fortunato per aver potuto vivere quegli anni, dei quali mi è rimasta, ovviamente, una grande nostalgia. Erano effettivamente tempi mitici per noi autori di fumetti, vignette, strip e quant’altro. C’erano possibilità che oggi non sono nemmeno pensabili.

Il mitico "Diario scolastico" del "Corriere dei Ragazzi" per l'anno 1975 - 1976. Copertina di Carnevali con "La Contea di Colbrino"

DW - Tra i vari periodici con cui hai collaborato, figura "Il Corriere dei Piccoli" e la sua successiva incarnazione, "Il Corriere dei Ragazzi". Come si svolgeva la vita in redazione e cosa pensi che abbiano lasciato alle generazioni future di fumettisti?

AC - A quei giornali collaboravano disegnatori del calibro di Sergio Toppi, Dino Battaglia, Aldo Di Gennaro, "disegn-autori" come Grazia Nidasio, sceneggiatori, e non solo, come Mino Milani, Alfredo Castelli, solo per citarne alcuni. E nessuno di loro “se la tirava” minimamente, né veniva osannato più di tanto: il loro livello espressivo, che oggi appare stratosferico, allora era ritenuto doverosamente normale. La vita di redazione, alla quale io per la verità partecipavo poco, anche per la mia timidezza dannatamente congenita, era vivacissima e i “ragazzi”, tra i quali figuravano anche gli allora giovanissimi Tiziano Sclavi e Ferruccio De Bortoli, riuscivano a unire un impegno appassionato al divertimento fatto di scherzi e trovate continue.

"Il drago e il cavaliere"


DW - Hai esordito nella produzione seriale con “La Contea di Colbrino”, serie ambientata in un immaginario Rinascimento italiano. Hai scelto questa ambientazione perché consideri la storia una cornice insolita o c'è dell'altro?

AC - La grande Storia, la letteratura e l’arte mi hanno sempre attratto soprattutto quali inesauribili repertori di avventure, di vicende da ripercorrere o addirittura reinventare, in chiave umoristica o satirica, spesso con riferimenti a situazioni e avvenimenti attuali. Con la “Contea di Colbrino” ebbi la fortunatissima possibilità, per me straordinaria e che mai avrei osato sperare, ma purtroppo durata troppo poco, di fare quello che sognavo.


"La Contea di Colbrino" sulla copertina del "Corriere dei Ragazzi" (n. 1/2, 1976) 


DW - Dopo questa serie storico umoristica, sempre sul Corriere dei Piccoli, fai esordire nel 1981 i Ronfi. Puoi presentare al pubblico di Dime Web questi “disadattati della natura”?

AC - I Ronfi sono animali tanto presuntuosi e saccenti quanto pigri e ottusi. La loro incapacità di adattamento all’ambiente in cui vivono sembrerebbe smentire le tesi di Konrad Lorenz e forse addirittura la teoria dell’evoluzione di Darwin. Di certo è inspiegabile, alla luce delle convinzioni scientifiche attuali, come questi disastrosi animaletti, apparentemente sfavoriti da Madre Natura, siano potuti sopravvivere e continuino a scorrazzare impuniti per i boschi. Che cosa consente loro di sfuggire ogni sorta di insidie e pericoli, dei quali il più delle volte non si rendono neppure conto? Forse nei loro confronti la Natura non è poi così leopardianamente “matrigna”? O forse le loro vicende sono la conferma dell’intervento della Divina Provvidenza? Dopo tanti anni da quando li ho incontrati non so ancora dare una risposta a queste domande, ma continuo a scoprire in loro caratteristiche insospettabili. Per esempio, chi avrebbe mai immaginato che quelle creature sonnacchiose e tontolone potessero lanciarsi in considerazioni filosofico-storico-politico-letterarie-ecc., come stanno facendo da tempo nella pagina Facebook "I Ronfi di AdrianoCarnevali”Ormai sono sfuggiti al mio controllo e non so cos’altro potranno combinare...


I Ronfi sulla copertina del "Corrierino" n. 31/1981

DW - Molti lettori e addetti ai lavori hanno definito i Ronfi epigoni italiani dei Puffi. Puoi dirci una volta per tutte se e in che misura ti sei ispirato alla comunità di ometti blu ideata nel 1958 dal fumettista belga Peyo?

AC - Quando sentono ripetere questa definizione, i Ronfi se la prendono moltissimo, perché nella loro sconfinata presunzione si ritengono una specie unica e imparagonabile. In verità, almeno consciamente, nell’immaginare il mondo ronfesco non avevo in mente i Puffi, che peraltro allora non conoscevo nemmeno più di tanto, anche se poi li ho apprezzati molto, intendiamoci. Semmai i Ronfi devono parecchio del proprio carattere a Snoopy, alla sua saccenteria e al suo senso di superiorità.


DW - Oltre ad aver esplorato diversi ambiti della produzione a fumetti la tua firma si trova anche su numerose riviste che si occupano di enigmistica. Che affinità trovi tra l’attività ludica e il fumetto?

AC - L’enigmistica è stata in parte una scelta obbligata, perché le riviste del settore, da un certo momento in poi, sono rimaste pressoché le uniche a pubblicare vignette e strisce. Ma mi è anche piaciuto, e mi piace, ideare giochi di vario genere, scrivere raccontini umoristici, gialli, rubriche. Attraverso una serie di vicende che sarebbe troppo lungo raccontare, da molti anni, insieme a due soci, ho costituito uno studio editoriale, chiamiamolo così, anche se la definizione è riduttiva, che realizza in toto, per conto di un editore, diverse riviste di enigmistica, nonché, dal 2007, il mensile per bambini “Giocolandia”, in cui i Ronfi hanno ripreso a farla da padroni dopo il lungo letargo seguito all’estinzione del “Corriere dei Piccoli”.

Adriano Carnevali e l'enigmistica. Siamo in un prossimo futuro: da una base interplanetaria le astronavi “Orion”, “Argo”, “Alfa” e “Zeus” stanno per partire per Venere, Giove, Saturno e Mercurio.  Tenendo presente che l’equipaggio di ogni astronave è composto da due piloti, sapete dire dove è diretta ciascuna di esse? (dal sito ufficiale di Carnevali)

DW - Scrittore di racconti, autore televisivo e radiofonico, vignettista satirico. Come riesci a trovare il tempo per dedicarti a tutte queste attività? Quali analogie e quali differenze esistono tra queste occupazioni?

AC - Sono forme espressive differenti, ma forse nemmeno più di tanto, però in fondo si tratta sempre di raccontare delle storie, cosa che faccio anche dipingendo e realizzando composizioni in creta e in legno e perfino componendo canzoni (testi e musica, così alla buona...) con cui un giorno mi piacerebbe realizzare uno spettacolino, ma avrei bisogno di trovare qualche coraggioso volontario cantante e musicista...


DW - Perché dopo tanto tempo, con Autobiographic Novel - in cui hai raccolto e "remixato" varie opere realizzate nella tua carriera, tra cui un episodio di Colbrino, inserite in una lunga e surreale riflessione sull’essere un autore - hai sentito l'esigenza di tornare a pubblicare un libro?

AC - In verità di libri non è che ne abbia pubblicati tanti, anzi, a dirla tutta, quasi nessuno. In attesa di trovare l’editore librario giusto, in fondo sono soltanto un quasi settantenne, mi sono autoprodotto, con la complicità dell’editore delle nostre riviste, questo volume a cui ho lavorato con tutte le mie forze, o almeno con quelle residue... Per oltre due anni ho dubitato fino all’ultimo di riuscire a portarlo a termine: forse l’impresa più impegnativa mai affrontata finora dal sottoscritto.

Una vignetta autoconclusiva di Carnevali

DW - Sei autore di vignette satiriche e questo mi dà lo spunto per chiederti: cosa pensi della satira in Italia e del suo rapporto con il potere?

AC - Mah! Nel settore c’è di tutto. Personalmente sono un fan accanito di Emilio Giannelli, il vignettista del “Corriere della Sera”, che riesce a creare, con garbo feroce, dei “quadri” sempre geniali e spesso memorabili. Non mi perdo una puntata delle trasmissioni di Maurizio Crozza, secondo me uno degli eventi più rilevanti della storia televisiva.


DW - Una tua nota biografica, ovvero il fatto che tu sia nato a Milano alla fine degli anni '40, mi fornisce lo spunto per chiederti in che misura questa metropoli sia presente nella tua opera...

AC - È stata parecchio presente nella saga di Colbrino, per il resto non saprei dire, anzi, saria minga bun de dil...

Il Rinascimento secondo Carnevali

DW - Quali sono i tuoi artisti preferiti?

AC - Limitiamoci al campo del fumetto, per non allargarci troppo: Carl Barks, Romano Scarpa, Grazia Nidasio. Fra i più giovani, Maicol & Mirco, Tuono Pettinato, Ratigher, Hurricane... Ma ce ne sono molti altri: per esempio il Castelli dell’Omino bufo (mitico!).


DW - A quale dei tuoi numerosissimi personaggi sei più legato e perché?

AC - Ai personaggi della “Contea di Colbrino”, perché quella serie rappresentò il mio ingresso nel rutilante mondo del fumetto (che emozione!), e naturalmente ai Ronfi, perché sono un amante degli animali, veri e disegnati.

Una striscia della serie "SPQR"


DW - Sei un autore metodico che lavora a orari stabiliti, oppure sei uno di quelli che si alza di notte a disegnare perché ti è venuta l’ispirazione?

AC - In realtà si può dire che lavoro sempre: anche quando apparentemente sto facendo altre cose, la testa continua a costruire storie e progetti, o meglio, storie e progetti si costruiscono da soli. E in genere, quando finisco di scrivere o disegnare “per lavoro”, mi rilasso scrivendo e disegnando in libertà, per il piacere puro di inoltrarmi in nuovi e sconosciuti sentieri fantastici.


DW - Come si svolge la tua giornata tipo?

AC - Si suddivide tra scrittura, al computer, e disegno, sia con penna e pennino sia, tantissimo, in forma digitale, rielaborando, riutilizzando, mescolando e costruendo con Photoshop, di cui ormai non potrei più fare a meno.

Una striscia della serie "West"


DW - Quali fonti usi per documentarti?

AC - Oggi Internet, se usato in modo sensato, offre un aiuto impensabile fino a pochi anni fa: come fonte di documentazione, per testi e illustrazioni, è ormai insostituibile.


DW - Oltre ai libri e ai fumetti che sicuramente userai per documentarti, quali altre letture fai?

AC - Soprattutto riletture, in particolare dei grandi classici, dall’Iliade a Moby Dick.


Il mondo dei Ronfi. Coniglio Editore, 2010


DW - Quanto di te è presente nel tuo lavoro? Quanto di quello che ti circonda? E quanto di inventato?

AC - Difficile distinguere: credo che per ognuno di noi le tre cose si uniscano in un mix che costituisce l’essenza dell’individuo (dopo quest’ultima affermazione, i Ronfi mi guardano con aria di compatimento, ritenendo, non a torto, che me la stia tirando troppo avventurandomi in considerazioni superiori alle mie forze intellettuali...).


DW - Da professionista ormai affermato che consigli daresti a chi si volesse affacciare al mondo del fumetto?

AC - Non mi sento in grado di dare consigli: se ne fossi capace comincerei a darne qualcuno anche a me stesso, considerando che più passano gli anni e meno capisco...

Tavola autoconclusiva della serie "CaraTivù"


DW - A cosa stai lavorando attualmente?

AC - A tante cose, come sempre, tra cui un progettino particolarmente stralunato che mi piacerebbe realizzare (chissà!), ma che per ora preferisco mantenere top secret.


DW - C'è una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

AC - Signor Carnevali, vorrebbe pubblicare con la nostra prestigiosa casa editrice una raccolta degli episodi della “Contea di Colbrino”? Quale sarebbe la mia risposta lo lascio immaginare...

"La Contea di Colbrino"

a cura di Elio Marracci

N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli autori su Interviste & News!

P.S. Vorrei ringraziare personalmente Elio Marracci per averlo intervistato e il Maestro Carnevali per aver accettato di essere intervistato: è un onore impagabile avere ospite su "Dime Web" un artista immenso della grande tradizione umoristica e pupazzettisca italiana! E non a caso ho voluto inserire, fra le immagini di corredo dell'intervista, il Diario 1975/1976 del "Corriere dei Ragazzi": era il MIO Diario in Quinta Elementare! (Francesco Manetti)

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