di Massimo Capalbo
Mentre torna in pista l'Atlante di Mister No, con la prima parte dedicata alla gigantesca voce "Mister No", gli altri dizionari bonelliani che Max Capalbo sta scrivendo ormai da quasi due anni per Dime Web non dormono sonni tranquilli! Eccovi dunque la seconda "puntata" della lettera M di Zagor Monsters con tre straordinarie creature orrorifiche affrontate dallo Spirito con la Scure. Come di consueto vi informiamo che tutte le immagini di corredo sono state scelte appositamente dallo stesso Capalbo... eccetto le illustrazioni introduttive (entrambe provenienti dallo straordinario sito personale di Alessandro Chiarolla), per le quali è responsabile la Redazione Centrale (ovvero i Soliti Due!): vi preghiamo di segnalarci eventuali errori e omissioni! (s.c. & f.m.)
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Omaggio a Sergio "Guido Nolitta" Bonelli di Chiarolla (in occasione di Zagor 500, di cui parliamo più sotto) |
LEGENDA
- I
nomi in stampatello e
grassetto rimandano
a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi dei protagonisti
della serie, ZAGOR e
CICO, che sono sempre
scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di
una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio:
Speciale Zagor;
Speciale Cico; Zagor 1982-1993, un senese a
Darkwood ecc.).
- Gli
uomini-bestia di cui conosciamo anche nome e cognome o il nome
soltanto, vengono indicati con la loro identità mostruosa e non con
quella umana (ad esempio: ULTOR
invece che NEZDA;
UOMO TIGRE invece che
KELLOG, WILFRED).
- Gli
altri mostri di cui conosciamo nome e cognome vengono indicati per
cognome (per esempio, RAKOSI, BELA),
e, quando vengono citati in una voce diversa dalla loro, solo
il cognome è scritto in stampatello e grassetto, in modo da
rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono stati
inseriti (ad es.: nel testo della voce
RAKOSI, BELA, il
personaggio della contessa Varga
è citato come Ylenia VARGA).
In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (ad es.:
SKULL invece che
RANDAL, COLIN).
- Per
quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna
storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a
nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la
trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia
alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostro titolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la
storia dei nn. 194-196 viene indicata con il titolo del n. 195, Il
Signore Nero,
perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a Il
teschio di fuoco (n. 195) e L’orda
del male (n. 196).
Sempre
riguardo alla serie regolare, nei crediti delle storie si fa
riferimento al computo reale degli albi zagoriani e non alla
numerazione della collana Zenith, ossia al numero stampato sulla
costa di ciascun albo mensile. Com’è noto, la suddetta
numerazione è sfasata di 51 numeri rispetto a
quella effettiva (ad esempio, il Zenith
n. 52 corrisponde al primo numero di Zagor, il Zenith n. 53 al
secondo numero e così via).
Per una guida ai collegamenti ipertestuali andate su Zagor Monsters lettera "A"!
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Chiarolla: omaggio a Gallieno Ferri |
M (parte II)
MOLOK
MORTE
ROSSA
MORTE
VERDE
MOLOK
Fa
la sua prima apparizione nell’episodio omonimo (A. Castelli
[sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 76-77) ed è un mostro
creato con parti di
cadaveri dal professor Talbot,
un geniale scienziato dell’Università di Quebec. All’inizio
della storia, Talbot contatta
– dicendo loro di essere un antropologo - ZAGOR
e CICO,
affinché lo aiutino a recuperare, nelle foreste canadesi, il corpo
di un uomo preistorico imprigionato in un blocco di ghiaccio e
adorato come una divinità dagli indiani Micmac.
I Nostri accettano la
richiesta dello scienziato e,
partiti assieme a lui per il Canada, riescono – dopo varie
peripezie - a strappare ai pellerossa la bizzarra creatura (che in
realtà e lo stesso Molok),
per poi raggiungere il villaggio di Keystone. Qui, ZAGOR
e CICO
vengono narcotizzati da Talbot,
il quale riparte subito con il suo prezioso carico. Ripresi i sensi,
l’eroe non tarda ad accorgersi del brutto scherzo giocatogli dallo
scienziato, ma – pur non riuscendo a spiegarsene la ragione –
decide di lasciar perdere e di far ritorno a Darkwood con il
messicano.
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Zagor n. 77, novembre 1971. Disegno di Ferri |
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I
Micmac vogliono sacrificare il povero Cico al loro Dio del Ghiaccio -
ZGR 76, p. 88
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Lungo il
viaggio di ritorno verso casa, i
Nostri si fermano in una cittadina dell’alto Vermont, che – come
hanno modo di scoprire presto – è terrorizzata da un misterioso
assassino. I due amici riconoscono immediatamente, nel disegno
mostrato loro dal pittore Poliakoff
(l’unico abitante del paese ad aver
visto l’assassino) l’uomo
preistorico di Talbot.
Lo scienziato, infatti, si è stabilito – assieme al suo deforme
assistente Ivan
- proprio nelle vicinanze, in una vecchia casa arroccata sulla
collina (Rocky Hill),
nella quale ha ricostruito il suo laboratorio. Talbot
non ha però alcuna responsabilità diretta negli omicidi compiuti da
Molok:
egli, infatti, non è ancora riuscito a reprimere gli istinti
sanguinari della creatura, che è sfuggita al suo controllo già due
volte. Peraltro, Molok
non ubbidisce a lui ma all’infido Ivan,
il quale nutre un profondo odio verso gli altri esseri umani. Dopo
aver spiato di nascosto il colloquio di ZAGOR
e CICO con
Poliakoff,
il malvagio assistente di Talbot
decide di sbarazzarsi dei due. Quella notte stessa, nella cantina
dell’albergo dove i Nostri hanno preso alloggio, Molok
– su ordine di Ivan
– aggredisce CICO,
il quale, scaraventato con forza contro il muro, perde subito i
sensi. Convinto che il messicano sia morto, Ivan
richiama la creatura e ritorna con essa nella casa-laboratorio di
Talbot.
Questi, sconvolto dalla notizia della morte di CICO,
si ribella a Ivan,
che lo fa tramortire da Molok
e imprigionare nei sotterranei dell’abitazione.
Intanto, CICO
si è ripreso e ha raccontato a ZAGOR
cosa gli è successo: l’eroe - credendo che il mostro sia manovrato
da Talbot
e che costui, dopo essersi convinto di aver eliminato il messicano,
cercherà di eliminare anche lui nella stessa miniera – architetta
un’astuta trappola.
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Zagor
e Cico terrorizzano il mostro con il fuoco - ZGR 77, p. 57
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Molok,
ormai incontrollabile, uccide il perfido Ivan - ZGR 77, p. 61
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Il giorno seguente, ZAGOR
fa celebrare il finto funerale dell’amico: la cassa, con
all’interno il tutt’altro che defunto CICO,
viene portata in un magazzino per la veglia funebre. Ivan
abbocca e, scesa la notte, manda Molok
nel suddetto magazzino affinché uccida ZAGOR.
Nella lotta con il mostro, ZAGOR
scopre che esso è terrorizzato dal fuoco: pertanto, lui e CICO,
afferrati un candelabro ciascuno, lo costringono alla fuga. Ivan
tenta ancora una volta di farsi ubbidire da Molok,
ma il fuoco ha ormai sconvolto la mente della creatura, che per tutta
risposta afferra il freak e lo scaglia violentemente al suolo. Prima
di morire, Ivan
cerca di rimediare al male fatto e dice a ZAGOR
– che, assieme agli abitanti di Keystone, si è gettato
all’inseguimento di Molok - di correre a Rocky
Hill per salvare Talbot
dalla furia del mostro. Giunto, assieme a CICO,
alla casa dello scienziato, ZAGOR
libera Talbot,
che rivela loro tutta la verità su Molok.
Lo scienziato racconta di aver dato la vita alla creatura per mezzo
dell’elettricità e che la sua propensione alla violenza è dovuta
proprio al fatto che il cervello è stato lesionato dalle vibrazioni
elettriche. Un giorno, racconta sempre Talbot,
Molok era
fuggito dal suo laboratorio e, giunto in cima a un ghiacciaio, era
stato travolto da una valanga, che lo aveva fatto precipitare in un
fiume. Non mi restò quindi che
rassegnarmi alla perdita della mia creatura. E già pensavo di
costruirne una seconda… …quando mi giunse la notizia che gli
indiani Micmac avevano trovato l’uomo gigante rinchiuso nella
lastra di ghiaccio. Pensai subito che potesse trattarsi del corpo di
Molok, portato dalla gelida corrente del fiume che scendeva dal
ghiacciaio… …e decisi di recuperarlo in gran segreto per tentare
di modificare il suo cervello malato con un ardito intervento
chirurgico.
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Talbot
racconta a Zagor ed a Cico in che modo diede vita alla sua creatura -
ZGR 77, p. 74
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Per
distruggere Molok, Talbot sacrifica la sua vita, sprofondando con il
mostro nelle sabbie mobili - ZGR 77, p. 95
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Il tentativo, però, non
ha avuto successo, come dimostrano
appunto i due omicidi compiuti da Molok
nel villaggio. ZAGOR
dice a Talbot
che, essendo lui il creatore del mostro, è suo dovere fermarlo, e lo
scienziato gli promette che lo farà.
Proprio in quel momento, CICO
vede dalla finestra che Molok
sta arrivando.
In preda a una
furia incontrollabile,
il mostro irrompe nella casa,
nonostante i Nostri avessero
barricato la porta. ZAGOR
tenta di fermarlo, ma Molok
lo solleva in aria e lo lancia contro il muro, facendogli perdere i
sensi. Prima che il mostro si avventi nuovamente sull’eroe, Talbot
gli si para davanti e poi – sicuro che Molok
lo inseguirà - fugge, dirigendosi verso la vicina palude. Deciso a
sacrificare la sua vita pur di distruggere la creatura, Talbot
entra nelle sabbie mobili, attirandovi
il suo inseguitore, che tenta invano di liberarsi. Ripresi i sensi,
ZAGOR
accorre sul posto con CICO
e cerca di salvare lo scienziato, ma è ormai troppo tardi: il fango,
infatti, inghiotte sia Talbot che
Molok, il
quale, prima di sprofondare del tutto, lancia un ultimo, disperato
grido.
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Zagor n. 500, marzo 2007. Disegno di Ferri |
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Uno
sbalordito Zagor vede emergere Molok da una pozza di fango - ZGR 500,
p. 61
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Molok
ricompare - assieme ad altri villains
e ad altri mostri della saga zagoriana (vedi UOMINI
PESCE) – nella storia a colori Magia
indiana (M. Burattini [sog.&scen.]
– Ferri [dis.], n. 500). In essa, un redivivo nemico di ZAGOR
- lo stregone indiano Devil Mask
– cattura l’eroe e, grazie ai suoi poteri magici, genera nella
sua mente un lungo incubo
in cui il
Nostro si trova ad affrontare per la
seconda volta alcuni suoi vecchi nemici. Le ferite infertegli da
questi ultimi nel suddetto incubo compaiono sul corpo di ZAGOR,
il quale si trova fisicamente in una lugubre caverna (dove è stato
imprigionato anche CICO),
legato mani e piedi a una sorta di cerchio magico. Tra gli avversari
affrontati da ZAGOR,
vi è appunto Molok,
che emerge all’improvviso da una pozza di fango e punta subito
contro di lui.
L’eroe,
armatosi di un grosso ramo, colpisce più volte il mostro, facendolo
cadere a terra. Molok,
però, ha un’inaspettata reazione e, afferrato ZAGOR
da una gamba, lo scaraventa contro un albero; quindi torna alla
carica. Sfuggito alla presa di Molok,
ZAGOR
impugna di nuovo il ramo e,
con un colpo, fa
cadere la creatura in un groviglio di rovi. Prima che Molok
riesca a liberarsi, l’eroe accende
una torcia e dà fuoco ai rovi, bruciando il mostro.
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Molok
finisce divorato dal fuoco - ZGR 500, p. 74
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Ritratto
giovanile di Mary Shelley, l’autrice di Frankenstein
(1818)
|
Curiosità:
Ero ingenuamente convinto che scrivere
Zagor fosse un’impresa relativamente poco complicata. Errore: Zagor
è frutto di un calcolato equilibrio alchemico, in cui
Nolitta/Bonelli riusciva a dosare – non ho mai capito se per
istinto o freddamente a tavolino – avventura e umorismo, suspense e
azione, ambientazioni western e fantastiche.
Fu dunque
con sorpresa e imbarazzo che, quando la
mia storia uscì nel 1972 (in realtà,
Molok!
uscì nel 1971, nda)
scoprii che era stata profondamente
modificata. All’origine, Molok altri non era che la creatura di
Frankenstein in persona; fuggita al Polo Nord come nel romanzo della
Shelley, si era conservata in un blocco di ghiaccio; e il professor
Talbot altri non era che Victor Frankenstein o qualche suo parente
prossimo. Ma questo tipo di citazione
fumettistica non rientrava allora nella
filosofia Bonelli. Così
Sergio modificò tutto a storia già disegnata: a decine, i volti del
nuovo mostro furono appiccicati sopra quello del precedente mostro
alla Boris Karloff, e venne eliminato il lungo flashback che
illustrava le origini svizzero-tedesche della creatura.
Con queste parole, nella posta di Tutto
Zagor n. 79, Alfredo Castelli
commenta Molok!,
che, oltre a essere la prima delle sue nove storie
zagoriane, è anche il suo lavoro
d’esordio con la casa editrice di Via Buonarroti, di cui, come
sappiamo, sarebbe poi diventato uno degli autori di punta. Malgrado
la scarsa originalità della storia, Molok
è un mostro che si fa ricordare, a cominciare dal nome. Molok, o
meglio: Moloch,
era un’antica divinità fenicia e cananea,
raffigurata con la testa taurina,
cui venivano sacrificati esseri umani. Nella tradizione ebraica prima
e in quella cristiana poi, Moloch diventò un vero e proprio demone,
al pari dei vari Astaroth, Baal (altra antica divinità fenicia
raffigurata con la testa di toro), Belfagor ecc. . Ecco perché, nel
flashback che narra le origini del mostro,
Talbot
dice a Ivan:
Il mio superuomo… Molok…
sì… sarà questo il suo nome… il nome di una creatura
soprannaturale… di un principe dell’Inferno!.
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Il
gobbo Fritz (Dwight Frye), malvagio aiutante del dottor Frankenstein,
tormenta il mostro (Boris Karloff) nel Frankenstein
di
James Whale (1931)
|
|
Il
tempio di Moloch nel film Cabiria
(Giovanni Pastrone, 1914)
|
MORTE
ROSSA
Gigantesco
capodoglio dotato di poteri extrasensoriali che compare in Incubo
sul mare (L.. Mignacco [sog.&scen.] – G. e G. Cassaro
[dis.], Maxi Zagor n. 5). Temuto da tutti i balenieri perché
responsabile dell’affondamento di molte navi, questo insolito
cetaceo – chiamato Morte Rossa per la
sua pericolosità e il colore scarlatto del suo corpo (lungo più di
venti metri) – è in grado di
materializzare le paure degli esseri umani, soprattutto di coloro che
gli danno la caccia. E’ il caso - all’inizio
della storia - dei marinai della Golden
Baby (la baleniera di capitan
Fishleg -
vedi DAGON),
i quali, gettatisi all’inseguimento del capodoglio nelle acque
dell’Atlantico settentrionale, sono
vittime di terrificanti allucinazioni, prodotte appunto dal cetaceo.
Essi credono di vedere uno spaventoso drago che emerge dagli abissi,
poi delle sirene e infine un calamaro gigante che avvolge tra i suoi
tentacoli la loro nave. Tramite un sogno (in cui mostra appunto la
baleniera aggredita dalle suddette creature), Ramath,
il fachiro della Golden Baby,
invia una richiesta di soccorso a ZAGOR,
il quale si reca subito a Port Whale
assieme a CICO.
Nella locanda Jolly Whale,
ritrovo abituale della ciurma di Fishleg,
ZAGOR
incontra Virginia
Humboldt,
la bellissima nipote di Fishleg,
anch’essa avvertita da Ramath
in sogno. Virginia
dice a ZAGOR
che il capodoglio dell’incubo esiste davvero, e che a Port
Whale c’è un capitano, Mordecai
Sinn, il quale è sopravvissuto in
passato a un drammatico’incontro con la Morte
Rossa e ora si prepara a salpare per
darle la caccia. Il mattino seguente - nonostante l’avvertimento di
un vecchio marinaio, secondo cui la Dark
Shark è una nave maledetta - ZAGOR
e CICO
si fanno imbarcare sulla baleniera di Sinn,
essendo questo l’unico modo per scoprire cosa è successo alla
Golden Baby.
|
Maxi Zagor n. 5, luglio 2004. Disegno di Ferri |
|
Una
delle spaventose allucinazioni che la Morte Rossa induce nei marinai
della Golden Baby - ZGR Maxi 5, p. 16
|
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Tramite
un incubo, Ramath chiama in aiuto l’amico Zagor
- ZGR
Maxi 5, p. 22
|
I due sono convinti che Virginia
sia rimasta, come d’accordo, a Port
Whale, ma la ragazza è riuscita
invece a salire di nascosto a bordo, sostituendosi al mozzo. A
scoprirla, nel terzo giorno di navigazione, è proprio Sinn,
che però le permette di rimanere sulla nave perché ha capito che
essa è alla ricerca di suo zio. Sinn
ospita sulla Dark
Shark anche uno scienziato, il
dottor Eagle,
il quale intende verificare se le leggende che circondano la Morte
Rossa hanno qualche fondamento. Se
per Eagle
il capodoglio scarlatto è un enigma zoologico, per Sinn,
invece, è la personificazione del male assoluto. Ossessionati dal
cetaceo, nonché assetati di vendetta, sono anche i due ufficiali in
seconda Acheson
e Sloother.
Il primo odia il capodoglio perché anni prima esso ha affondato, nel
Pacifico, la baleniera su cui era imbarcato suo padre, che è morto
assieme al resto dell’equipaggio; il secondo vuole vendicarsi del
cetaceo perché suo fratello James,
dopo un terrificante incontro con esso, ha perso la ragione ed è
finito in manicomio. Alcuni giorni dopo, la Morte
Rossa viene finalmente avvistata e
due lance vengono subito calate in mare. Gli uomini – tra cui ZAGOR
- che sono a bordo di una esse sono vittime di un’allucinazione: un
capodoglio di dimensioni spropositate emerge nelle vicinanze della
lancia, che viene poi travolta da un’enorme onda. L’eroe e i suoi
compagni riescono comunque a salvarsi. Quella stessa notte, Ramath
– già apparso, per la seconda volta, sia a ZAGOR
che a Virginia
– proietta il suo corpo astrale nel dormitorio della baleniera e dà
al Nostro un preciso avvertimento: Non
cacciare la Morte Rossa, Zagor!...
E non permettere che lo faccia
l’equipaggio di questa nave!... .
|
La
Morte Rossa condiziona la mente del dottor Eagle, il quale crede di
vedere un avveniristico sommergibile - ZGR Maxi 5, p. 196
|
|
Il
capitano Sinn colpisce l’odiato cetaceo con il suo arpione - ZGR
Maxi 5, p. 258
|
Il giorno dopo, ZAGOR
– il quale crede che il capodoglio scarlatto sia esso stesso
un’allucinazione e non un animale reale - cerca di convincere Sinn
e i suoi marinai a interrompere la caccia. Per tutta risposta, il
capitano lo fa mettere ai ferri. Il non aver dato ascolto a ZAGOR
ha conseguenze drammatiche per Sinn
e gli altri: scesa la notte, infatti, la Morte
Rossa si avvicina alla Dark
Shark, sconvolgendo con i suoi
poteri la mente di coloro che sono a bordo, compresi Virginia
e il dottor Eagle.
Sulla nave si scatena presto l’inferno: in preda a spaventose
allucinazioni, i marinai si scagliano l’uno contro l’altro.
Virginia
e CICO
(l’unico a non avere allucinazioni) approfittano del caos per
liberare ZAGOR,
che, salito sul ponte, ha anch’egli un’allucinazione: vede il
padre Mike
e tutti i pellerossa innocenti uccisi da questi e da lui stesso, per
vendicarne la morte. L’eroe, tuttavia, non si fa sopraffare da
questa visione, essendosi già riconciliato con suo padre
(precisamente, nella storia di Boselli e Ferri Il
Ponte dell’Arcobaleno [n.
400]). L’allucinazione gli fa capire finalmente che la Morte
Rossa ha appunto il potere di
materializzare le peggiori angosce di ciascun essere umano. ZAGOR
non riesce però a impedire all’ormai folle Sinn
di far finire la nave sugli scogli. A questo punto, Virginia,
CICO
e gli uomini dell’equipaggio calano le lance e abbandonano in
fretta la Dark Shark,
sulla quale rimangono solo ZAGOR
e Sinn.
Costui, ritto sul ponte e armato di un arpione, attende l’arrivo
del capodoglio, che sta puntando contro la baleniera. Quando il
cetaceo è giunta alla sua portata, Sinn
scaglia l’arpione, che si pianta sul dorso dell’animale. La
caviglia sinistra del capitano, però, rimane impigliata nella fune
dell’arpione; pertanto, Sinn
viene trascinato in mare. ZAGOR
s’immerge subito per tentare di salvarlo, ma quando lo raggiunge,
scopre che è ormai morto.
|
L’incontro
tra Zagor e la Morte Rossa - ZGR Maxi 5, p. 262
|
|
Zagor
aiuta il cetaceo, estraendogli l’arpione dal dorso - ZGR Maxi 5, p.
264
|
Alle spalle dell’eroe c’è la Morte
Rossa, che tuttavia non mostra
intenzioni ostili. ZAGOR
si accorge di essere in grado di percepire i pensieri del cetaceo,
che gli chiede di estrargli l’arpione dal dorso. ZAGOR
lo fa e poi riemerge, trovando una gradita sorpresa: oltre alle due
lance della Dark Shark,
ve ne sono altre tre con a bordo i marinai della Golden
Baby. Assieme a costoro, ZAGOR
raggiunge la loro baleniera (mentre il relitto della Dark
Shark s’inabissa per sempre), dove
Virginia
può finalmente riabbracciare suo zio. Quest’ultimo racconta poi a
ZAGOR,
in una locanda di Tristan da Cunha (un’isola dell’Atlantico
meridionale), come - grazie a Ramath
(l’unico ad aver capito che non bisognava dare la caccia alla Morte
Rossa) - lui e il suo equipaggio
sono riusciti a salvarsi dall’ondata di follia che aveva travolto
la nave. Per evitare di affondare in
mezzo all’oceano, - dice Fishleg
- siamo stati costretti a raggiungere
l’isola più vicina… che era disabitata e fuori da tutte le
rotte! Lì abbiamo sgobbato per rimettere in sesto la “Golden
Baby”. Pochi giorni dopo, sia
Virginia
che ZAGOR
e CICO
lasciano Tristan da Cunha: la prima a bordo della suddetta nave, i
secondi con un’altra baleniera. Quando le due imbarcazioni
raggiungono il largo, l’equipaggio della Golden
Baby e i Nostri vedono il capodoglio
rosso (mentre gli uomini della seconda nave non si accorgono di
nulla), il quale, mediante i suoi poteri, ha proiettato la sua
immagine per dare un ultimo saluto a coloro che ormai considera
amici.
|
Zagor
saluta l’amico capodoglio - ZGR Maxi 5, p. 306
|
|
La
balena bianca in un’illustrazione dell’artista americano Rockwell
Kent (dall’edizione limitata di Moby
Dick
a opera della Lakeside Press di Chicago [1930])
|
Curiosità:
Incubo sul mare è un dichiarato omaggio a Moby Dick
(1851), l’immortale capolavoro di Herman Melville. La Morte
Rossa e Mordecai Sinn sono infatti, rispettivamente, la
versione zagoriana – o meglio: mignacchiana - della balena bianca
e del folle capitano Achab, comandante
della baleniera Pequod. Non solo, ma il personaggio di Mawree
- il ramponiere polinesiano cui ZAGOR salva la vita - è
ricalcato sulla figura del melvilliano Queequeg,
così come alcune sequenze della storia
– ad esempio, l’attacco del capodoglio alla Dark
Shark, la prima apparizione di Sinn
e la sua morte – citano in maniera palese analoghe sequenze di Moby
Dick.
Mignacco ha inoltre citato altre due
famose opere letterarie: La tempesta
di William Shakespeare (1610) e Ventimila
leghe sotto i mari di Jules Verne
(1869). La prima citazione la troviamo a p. 174, precisamente nella
terza vignetta, dove ZAGOR
dice a Sinn
e ai suoi uomini: Voi non state dando
la caccia a un animale reale,
[…] ma a un’allucinazione,
fatta della stessa materia che dà forma ai sogni! Quest’ultima
parte rimanda chiaramente alle celebri parole che il principe
Prospero pronuncia nell’atto IV della commedia shakespeariana:
Siamo fatti anche noi della materia
di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è
racchiusa la nostra breve vita. La
seconda citazione riguarda invece l’allucinazione del dottor Eagle:
l’avveniristico sommergibile d’acciaio che egli crede di vedere
richiama subito alla mente il Nautilus
del capitano Nemo. Tornando alla Morte
Rossa, non sappiamo se, attraverso
il suo nome, lo sceneggiatore abbia voluto citare il racconto di
Edgar Allan Poe La maschera della
morte rossa (1842 – il cui
sfortunato protagonista si chiama - guarda caso - Prospero, come il
protagonista de La tempesta),
mentre è piuttosto evidente l’analogia con un altro mostro
zagoriano, tutt’altro che buono però: LUI.
Sia il capodoglio rosso che LUI
sono in grado di materializzare le paure degli uomini, anche se il
primo usa tale potere solo per difendersi, mentre il secondo si nutre
di queste paure e anche dell’odio che le sue vittime covano dentro
di sé. Bisogna dire, però, che LUI
è un mostro di ben altro spessore, una figura molto più incisiva
rispetto alla Morte Rossa.
|
Il
capitano Achab (Gregory Peck) arpiona Moby Dick nell’omonimo film
di John Huston (1956)
|
|
Copertina
di una recente edizione Newton Compton de La
Tempesta,
la celebre commedia di Shakespeare del 1610
|
MORTE
VERDE
Compare
ne La minaccia verde
(A. Castelli [sog.&scen.] – F.
Donatelli [dis.], nn. 147-148) ed è una mostruosa pianta di origine
extraterrestre, dotata di ramificazioni - simili a tentacoli - che si
espandono a dismisura e di un pungiglione avvelenato con cui uccide
le sue vittime (sia uomini che animali), cui succhia poi il sangue. A
liberare accidentalmente questo spaventoso vegetale è proprio ZAGOR,
il quale, inoltratosi con CICO
sulle Corna del Diavolo
(due picchi rocciosi che sorgono nelle vicinanze del villaggio di
Dead Horse Town),
entra in una grotta, il cui ingresso era sigillato da alcuni massi.
L’unico ospite della grotta è appunto la pianta aliena,
che al momento, però, non si è ancora sviluppata. Malgrado ciò, la
pianta trasmette a ZAGOR
una netta sensazione di pericolo; pericolo che si concretizza il
giorno seguente, quando - dopo aver svaligiato la banca di Dead
Horse – il fuorilegge Ted
Tatcher e la sua banda si rifugiano
nella suddetta grotta. Istigata
da un vecchio pellerossa
dall’aspetto inquietante (che aveva cercato di uccidere ZAGOR
e CICO
affinché non disturbassero il vegetale extraterrestre, da egli
venerato come un dio), la pianta aggredisce i banditi e, grazie al
loro sangue, s’ingrossa sempre di più. Tatcher
riesce però a fuggire e, sebbene colpito alla schiena con una
freccia dal vecchio indiano,
raggiunge Dead Horse,
dove, prima di morire, pronuncia – davanti agli uomini del
villaggio, con i
quali vi sono pure ZAGOR e
CICO - le
seguenti parole: Le Corna del Diavolo…
la grotta… …la …morte… verde…
. L’indomani, dopo aver riflettuto sulle inquietanti parole di
Tatcher,
ZAGOR
convince CICO
a ritornare assieme a lui sulle Corna
del Diavolo.
|
Zagor n. 147, ottobre 1977. Disegno di Ferri |
|
Il
vecchio indiano si prostra davanti alla Morte Verde - ZGR 147, p. 43
|
|
La
banda di Tatcher finisce vittima del mostruoso vegetale - ZGR 147, p.
52
|
Lì giunti, i due si
trovano davanti la pianta aliena, la quale aggredisce subito ZAGOR,
che però viene soccorso da CICO.
Questi, impugnata la scure dell’amico, taglia sia il pungiglione
che i tentacoli della pianta, che tuttavia germogliano e danno vita,
in pochi istanti, ad altre piante, che – incitati dal vecchio
indiano - tentano di circondare i Nostri. Con una torcia, ZAGOR
dà fuoco ai terribili vegetali, i quali, prima di bruciare del
tutto, lanciano sul terreno delle spore che germogliano a vista
d’occhio. I due amici riescono comunque a fuggire e si dirigono a
Dead Horse
per avvertire gli abitanti del tremendo pericolo che li minaccia.
Scopriamo, intanto, che è stato proprio il vecchio indiano a
insegnare alla pianta a uccidere, in un primo tempo, gli animali
(come il cavallo da cui il villaggio ha preso il nome), poi gli
uomini. L’inquietante personaggio odia il genere umano perché,
molti anni prima, il suo nonno stregone venne cacciato dal villaggio
che sorgeva sulle Corna del Diavolo
e da allora la sua stirpe è
stata sempre disprezzata e odiata. Il vecchio indiano vuole fare
della Morte Verde
il suo implacabile strumento di vendetta e perciò, scesa la notte,
la scatena contro Dead Horse,
i cui abitanti non hanno creduto a quanto raccontato loro da ZAGOR.
La pianta aggredisce per prima, nella sua stessa abitazione, la
giovane Pollyann,
che subito sviene; poi un uomo corso in aiuto di quest’ultima.
ZAGOR
salva l’uomo e, salito
nella camera di Pollyann,
allontana con il fuoco la pianta e scopre che, per fortuna, la
ragazza è ancora viva. Stranamente, essa non è stata punta dalla
creatura aliena.
Lo stesso accade, qualche ora dopo, anche a CICO,
che si è barricato assieme a ZAGOR
e ad altri nel saloon. Attraverso le cantine deI locale, i Nostri
riescono ad abbandonare il villaggio, sfuggendo alla vorace pianta.
|
Cico
libera Zagor dai terribili tentacoli della Morte Verde - ZGR 147, p.
77
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Servendosi
di una torcia, Zagor allontana la pianta aliena da Pollyann - ZGR
147, p. 96
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Il
vecchio indiano racconta a Zagor e a Cico come lo scienziato Lorenz
fosse riuscito a far germogliare il seme extraterrestre - ZGR 148, p.
27
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Il mattino seguente, ZAGOR
(che si chiede come mai la Morte Verde
non abbia punto né Pollyann
né CICO)
e il messicano si recano di nuovo sulle Corna
del Diavolo e, dopo essere sfuggiti a
un agguato tesogli dal vecchio indiano, riescono a catturare
quest’ultimo. Il pellerossa conduce i due in una capanna, al cui
interno vi è un laboratorio. Egli racconta ai Nostri che, anni
prima, uno scienziato di nome Lorenz
era giunto sul posto per studiare il meteorite che aveva dato origine
alle Corna del Diavolo.
Lorenz
aveva scoperto uno strano seme portato dal meteorite e l’aveva
fatto germogliare: da esso era nata appunto la Morte
Verde. Poiché essa, istigata dal
vecchio indiano, aveva cominciato a uccidere le persone, Lorenz
aveva deciso di fermarla a ogni costo ed era riuscito a produrre, nel
sopracitato laboratorio, un siero capace di distruggere le
ramificazioni della pianta. Poi, dopo aver tramortito il pellerossa
(che aveva cercato di ucciderlo), lo scienziato aveva indotto la
creatura a seguirlo in una grotta (quella in cui, all’inizio della
storia, sono entrati i Nostri) e, sigillando l’ingresso con
dell’esplosivo, si era murato vivo con essa. Terminato il suo
racconto, il vecchio chiama la Morte
Verde e le ordina di uccidere ZAGOR
e CICO. Il
primo, però, intuisce finalmente che la pianta non attacca gli
esseri in stato di incoscienza (come era successo proprio a Pollyann
e al messicano): pertanto, lui e il pancione afferrano dei pesi e si
tramortiscono da soli. Il caso vuole che ZAGOR,
urtando il tavolo del laboratorio, faccia cadere il recipiente dove
si trova l’antidoto preparato da Lorenz,
che si versa sui tentacoli della Morte
Verde, disseccandoli. Si disseccano
anche le diramazioni della creatura che hanno invaso Dead
Horse Town. Tuttavia, il germoglio
iniziale della pianta è ancora vivo e, quando i Nostri – ripresi i
sensi – raggiungono il folle pellerossa, questi li fa assalire di
nuovo dal feroce vegetale. …D’accordo…
uccidici! – dice ZAGOR
alla Morte Verde,
che lo stringe tra i suoi tentacoli - E
poi uccidine altri… e altri ancora… imprigionato su un pianeta
che non è il tuo, agli ordini di
un pazzo… .
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La
pianta aliena uccide il vecchio indiano e ritorna
nella sua grotta
- ZGR 148, p. 43
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Copertina
di un’edizione
australiana del romanzo di John Wyndham Il
giorno dei trifidi (1951)
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La
biologa Karen Goodwin (Janette Scott) minacciata da uno dei mostruosi
trifidi ne L’invasione
dei mostri verdi
(Steve Sekely, 1962), il primo film tratto dal romanzo di Wyndham
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A questo punto, la
pianta allenta la presa e assale il vecchio indiano, uccidendolo con
il suo aculeo velenoso. Poi, lo trascina con sé nella grotta, che
viene subito sigillata da ZAGOR
e CICO.
Perché credi che si sia messa in
trappola da sola, Zagor?...,
chiede il messicano all’eroe. …Non
lo so, Cico. – risponde ZAGOR
- Forse aveva una forma di coscienza
primitiva… forse ha istintivamente cercato un
rifugio…
…Non credo che lo potremo mai
sapere!.
Curiosità:
Come si legge nella posta di Tutto Zagor n. 60, La
minaccia verde è ispirata – al
pari di una celebre avventura di Tex degli anni Settanta, Il
fiore della morte (G. L. Bonelli
[sog.&scen.] – G. Letteri [dis.], nn. 160-162) -
al film L’invasione
dei mostri verdi (Steve Sekely, 1962),
a sua volta tratto dal romanzo di John Wyndham Il
giorno dei trifidi (1951).
In questo
piccolo capolavoro del cinema “di serie B”
– scriveva Sergio Bonelli nella suddetta posta – si
immagina che, dopo una pioggia di meteoriti, prendano vita sulla
Terra milioni di piante indistruttibili e voraci, guidate da un
terribile proposito: ridurre l’intero pianeta alla loro mercé. Ad
aggravare la situazione e a favorire il loro diffondersi c’è il
fatto che chiunque abbia visto cadere quelle meteore (praticamente
l’ottanta per cento dei terrestri!) ha perso la vista…
. Alla fine però - proseguiamo noi – i sopravvissuti riusciranno a
respingere l’invasione: infatti, una coppia di biologi – Tom e
Karen Goodwin (Kieron Mooore e Janette Scott) scopriranno che l’acqua
marina è in grado di dissolvere le terribili piante.
Massimo Capalbo
N.B. Trovate i link alle altre voci e lettere degli Zagor Monsters sulla Mappa!
L' esordio di un giovanissimo e "grezzo" Castelli risulta oggi un' avventura "vintage" da cui comunque traspare fascino come nelle scene sopramostrate di Molok al campo degli indiani e nelle sue incursioni!
RispondiElimina"i volti del nuovo mostro furono appiccicati sopra quello del precedente mostro alla Boris Karloff, e venne eliminato il lungo flashback che illustrava le origini svizzero-tedesche della creatura"
Quando lessi questo aneddoto rimasi così! O_O Certo che come fatto notare le correzioni nel caso non sembrano tali sul volto del mostro!
Castelli ama sghernirsi su Zagor, ma all' epoca riuscì nel non portare nessuna storia tra le peggiori del secondo referendum (anche se lui mi pare dica che vinse la categoria "Fantasmi" XD) e nel primo piazza "Molok" sul podio delle più belle!
"Incubo sul mare" trovo sia, tra quelle lette (non molte), la migliore storia di Mignacco per Zagor. Divertente la gag di Cico e Trampy, personaggio già ripescato da Burattini l' anno prima e che purtroppo mancava sulle pagine della regolare da 10 anni dopo l' apparizione burattiniana di "Tragedia a Silver town"! Avventura pura, Virginia che è cooprotagonista e che l' autore riporta alla caratterizzazione sbarazzina de "Il sigillo dell' imperatore" dopo che Boselli ne aveva fatto un personaggio un po più "tosto" ne "Il clan delle isole" e "L' isola dei dei demoni". Bello il finale! ^^
"La minaccia verde"... uhm! Già da piccolo non mi fece impazzire! Riletta oggi trovo sia la meno riuscita di Castelli! Di solito si punta il dito su di lui per Guitar Jim, il "trash" di "Fantasmi" e il controverso ritorno di Supermike! XD Questa però come detto è quella che mi garba di meno.
"Ero ingenuamente convinto che scrivere Zagor fosse un’impresa relativamente poco complicata. Errore: Zagor è frutto di un calcolato equilibrio alchemico, in cui Nolitta/Bonelli riusciva a dosare – non ho mai capito se per istinto o freddamente a tavolino – avventura e umorismo, suspense e azione, ambientazioni western e fantastiche."
Parole che sembrano calzare per LMV. Una gag di Cico, una minaccia latente, il mistero, un nemico fortissimo... sembra bastare questo per scrivere Zagor ed invece... gli elementi sono importanti, ma come scritto dal BVZA è soprattutto COME li proponi che conta. Qui si è limitato al compitino in una storia dove non succede neanche troppo e l' unica scena veramente da ricordare è l' attacco della pianta alla città. Anche la gag di Cico non è il top. Successivamente il mitico Alfredo però si rifarà ampiamente con il pancione messicano. XD Curiosamente però solo nelle ultime sue due avventure lo farà agire per la classica fame!
Pensare che lo stesso anno su Mister No usciva "Destinazione Haiti"!
Su Zagor Nolitta vince per K.O. al primo round nonostante tessitore e Rakosi 2 mentre sul pilota di Manaus lo scontro è equilibrato, si va ai punti e li, seppur di poco, non è neanche tanto detto a mio parere che vinca il Guidone nazionale! XD
"Certo che come fatto notare le correzioni nel caso non sembrano tali sul volto del mostro!"
RispondiEliminaIntendevo dire che sono fatte molto bene nel caso!