giovedì 22 gennaio 2015

ZAGOR MONSTERS - "I": DA "IDRA" A "ISTRICE ASSASSINO"!

di Massimo Capalbo

In questi mesi di assenza da Dime Web degli Zagor Monsters - nei quali l'infaticabile Max Capalbo si è tutt'altro che riposato, dedicandosi soprattutto a portare avanti The Dark Side of Tex (l'enciclopedia dei mostri affrontati dal Ranger) e a preparare la lunghissima voce dedicata a Jerry Drake per L'Atlante di Mister No che vedremo prossimamente - i Quaderni Bonelliani sono cresciuti in modo notevole, grazie anche alle segnalazioni sulla pagina FB di Tex e ad altri "rimbombi" sul web. Vi auguriamo dunque un buon ritorno a Darkwood - quasi in parallelo con Zagor, che proprio in questo periodo ha vissuto la sua prima avventura "a casa" dopo la trasferta sudamericana - e vi segnaliamo infine che abbiamo modificato la lettera G di questo avvincente dizionario, con l'aggiunta della... Gelatina Assassina! (s.c. & f.m.)


Lo Zagor di Makkox (Marco Dambrosio), disegnato in memoria di Sergio Bonelli (da Il Post)



LEGENDA

  • I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi dei protagonisti della serie, ZAGOR e CICO, che sono sempre scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio: Speciale Zagor; Speciale Cico; Zagor 1982-1993, un senese a Darkwood ecc.).
  • Gli uomini-bestia di cui conosciamo anche nome e cognome o il nome soltanto, vengono indicati con la loro identità mostruosa e non con quella umana (ad esempio: ULTOR invece che NEZDA; UOMO TIGRE invece che KELLOG, WILFRED).
  • Gli altri mostri di cui conosciamo nome e cognome vengono indicati per cognome (per esempio, RAKOSI, BELA), e, quando vengono citati in una voce diversa dalla loro, solo il cognome è scritto in stampatello e grassetto, in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono stati inseriti (ad es.: nel testo della voce RAKOSI, BELA, il personaggio della contessa Varga è citato come Ylenia VARGA). In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (ad es.: SKULL invece che RANDAL, COLIN).
  • Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostro titolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la storia dei nn. 194-196 viene indicata con il titolo del n. 195, Il Signore Nero, perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a Il teschio di fuoco (n. 195) e L’orda del male (n. 196).
Sempre riguardo alla serie regolare, nei crediti delle storie si fa riferimento al computo reale degli albi zagoriani e non alla numerazione della collana Zenith, ossia al numero stampato sulla costa di ciascun albo mensile. Com’è noto, la suddetta numerazione è sfasata di 51 numeri rispetto a quella effettiva (ad esempio, il Zenith n. 51 corrisponde al primo numero di Zagor, il Zenith n. 52 al secondo numero e così via). Per una guida ai collegamenti ipertestuali andate su Zagor Monsters lettera "A"!


La copertina, disegnata da Michele Rubini, del primo Zagor in edizione americana (Epicenter Comics)




I
IDRA
IGOR
IGUANE VOLANTI
INDIANI ALATI
INSETTI ASSASSINI
IPPOGRIFO
ISTRICE ASSASSINO


IDRA

Mostro della mitologia greca con il corpo di cane e molteplici teste serpentine. Viene ucciso da Ercole, nella palude Lernea (da qui il nome Idra di Lerna), nella seconda delle Dodici Fatiche


Zagor n. 185, dicembre 1980. Disegno di Ferri

Zagor si accorge della presenza dell’Idra, in realtà un colossale anaconda – ZGR 185, p. 70

L’Idra/anaconda attacca l’eroe – ZGR 185, p. 71

 
L’Idra che ZAGOR affronta ne La montagna degli dei (T. Sclavi [sog.&scen.] – F. Donatelli [dis.], nn. 184-186), sempre come seconda prova delle Dodici Fatiche a cui lo sottopone il folle Basileo (vedi CERBERO), è molto diversa da quella mitologica: si tratta, infatti, di un colossale anaconda che il bizzarro villain tiene in una grande vasca naturale, nei pressi della montagna dove ha ricreato il suo Nuovo Olimpo. Al pari degli altri animali che compaiono nella storia, il serpente ha subito – da parte di Basileo, il quale da archeologo si è trasformato in una sorta di mad doctor – un condizionamento che lo ha fatto diventare molto più aggressivo del normale. ZAGOR, che non sa in cosa consista di preciso la suddetta prova, inizia ad attraversare a nuoto la vasca, ma, giunto a metà di essa, nota qualcosa muoversi sul fondo e decide di immergersi. L’acqua, però, è troppo torbida e non gli consente di vedere bene; pertanto, l’eroe inizia a risalire per respirare. Improvvisamente, si accorge della presenza dell’Idra/anaconda, che, con uno scatto fulmineo, lo attacca, avvolgendolo tra le sue possenti spire. Facendo uno sforzo immane, ZAGOR colpisce violentemente, con la sua scure, la testa del rettile, che, stordito, allenta la presa, permettendo al Nostro di liberarsi e raggiungere la superficie. Ripreso fiato, l’eroe s’immerge nuovamente per chiudere definitivamente i conti con il suo avversario. La cosa suscita in Basileo stupore e ammirazione: Ma che fa? – esclama costui, che sta osservando la scena da lontano, con uno speciale cannocchiale – Invece di fuggire torna all’attacco?! Che orgoglio, che temperamento …sì …sì quello potrebbe essere davvero lui… il mio semi dio!.

Il serpente cerca di stritolare Zagor, ma questi reagisce – ZGR 185, p. 72

Zagor infila la sua scure nelle fauci del rettile – ZGR 185, p. 74

Zagor uccide l’Idra/anaconda, strappandole le mascelle – ZGR 185, p. 75


Consapevole che l’acqua attutisce la potenza dei colpi, ZAGOR decide di utilizzare la scure in un altro modo, cioè conficcandola nelle fauci del serpente. Questo, reso ancora più aggressivo dal dolore, stringe di nuovo l’eroe tra le sue spire, ma il Nostro gli afferra le mascelle e - emerso in superficie assieme a esso - gliele strappa, uccidendolo. Recuperata la scure, ZAGOR raggiunge la riva e, ripreso il cammino, scopre ciò che è rimasto dell’indiano Toro Possente, uno dei forzuti fatti rapire da Basileo. Deve essere riuscito in qualche modo a sfuggire all’anaconda… - pensa ZAGOR, osservando lo scheletro dello sfortunato pellerossa - …e a trascinarsi fin qui… ma le forze non gli hanno retto… Addio, Toro Possente! Basileo pagherà anche per questo… .
Curiosità: Il rettile disegnato da Donatelli ha poco a che vedere con un vero anaconda: somiglia infatti, dimensioni a parte, più a una vipera che al serpente in questione, come risulta evidente dalla forma della testa, dai denti (simili a zanne velenifere) e dalla pelle. Tuttavia, ciò non incrina l’efficacia della scena, che figura senza dubbio – e grazie proprio alla bravura del disegnatore - tra i momenti migliori de La montagna degli dei. Essa peraltro non è l’unica storia zagoriana in cui compare l’anaconda (che, anche se non viene mai specificato, è precisamente l’anaconda verde o gigante). Infatti, lo Spirito con la Scure ha combattuto contro il gigantesco serpente sudamericano in altre due avventure, uscite in tempi più recenti: Nella giungla dello Yucatan (M. Burattini [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 474-478) e Il mondo perduto (M. Boselli [sog.&scen.] – M. Rubini [dis.], nn. 626-628). Per l’anaconda della seconda storia – che ha dimensioni davvero mostruose – rimandiamo alla voce SERPENTI GIGANTI.


Ercole alle prese con l’Idra di Lerna in un dipinto di Francisco de Zurbarán del 1634

Un sub fronteggia un gigantesco anaconda in una spettacolare illustrazione di Aldo Di Gennaro (dalla mostra Tracce dall'immaginario illustrato, Massa, Palazzo Ducale, Sala degli Specchi, 6-13 febbraio 2013)

IGOR

Il buffo scheletro vivente (e parlante) di Horror Cico (T. Sclavi [sog.&scen.] – F. Gamba [dis.], Speciale Cico n. 6). Il pancione messicano se lo trova davanti, incatenato al muro, nella cripta del conte DRACULA: Igor, infatti, è il servitore del vampiro, anche se in passato – quando, oltre alle ossa, aveva carne e soprattutto sangue – la sua funzione era molto diversa. Quale fosse lo scopriamo nella scena dove lo scheletro, liberandosi delle catene, mette a posto la bottiglia di sangue che DRACULA ha appena bevuto. Ma… ma… allora non è prigioniero!, esclama CICO, e il vampiro gli spiega: Oh, no, da quando è dimagrito riesce perfettamente a liberarsci… ormai sci è coscì abituato… sciono pasciati tresciento anni da quando l’ho incatenato… una volta mi scerviva lui la colascione… . Uh… era il vostro maggiordomo?, domanda CICO a DRACULA, che risponde: No, era la colascione!. Pur potendosi liberare quando vuole, Igor chiede spesso al suo padrone: Mi libererete, signor conte?, domanda che costituisce un vero e proprio tormentone della storia. La natura scheletrica di Igor dà luogo a divertenti gag: ci riferiamo alla scena in cui egli, su ordine del suo padrone, tenta di fermare MEXON, FRANK ‘NSTIN e WOLF; e a quella in cui viene riaggiustato da DRACULA dopo che il ciclope POLICARPO ha schiacciato lui e il vampiro (intenzionati a salvare CICO) con la sua pesante clava.

Speciale Cico n. 6, maggio 1990. Disegno di Ferri
 
Cico incontra Igor nella cripta di Dracula – Speciale Cico 6, p. 62


Dracula rivela a Cico qual era, in passato, la funzione di Igor – Speciale Cico 6, p. 67

Su ordine del suo padrone, Igor tenta di fermare Mexon, Frank ‘Nstin e Wolf – Speciale Cico 6, p. 69


Nella prima sequenza, Igor si stacca tutta la parte inferiore della gamba sinistra (ossa del piede compreso) e colpisce in testa MEXON, ma così facendo scatena l’appetito di WOLF, che si avventa sull’osso, causando la caduta del Nostro, che finisce in pezzi. Uh, la mia testa! Non me la sento più sul collo!, esclama il dolorante MEXON; Anch’io a volte provo la stessa sensazione!, gli fa eco Igor, o meglio: il suo cranio. Questo viene poi afferrato da FRANK ‘NSTIN, il quale, essendo appassionato di Shakespeare, si mette a recitare, con la sua particolare pronuncia, i primi, celeberrimi versi dell’Amleto: Esseve o non esseve…, al che Igor dice: Eh, anch’io ho sempre sognato di fare del teatro!... Forse, un giorno, se il signor conte si deciderà a liberarmi… . Nella seconda scena citata, DRACULA ricompone i pezzi del suo servitore, ma il risultato finale lascia molto a desiderare: infatti, un piede viene collocato al posto della testa, una mano al posto del piede, il bacino al posto della cassa toracica e viceversa. Che te ne scembra?, chiede DRACULA a Igor, che, costretto a tenersi il cranio in mano, risponde: ‘Nsomma… . Subito dopo, i due vengono di nuovo colpiti da POLICARPO, e il povero scheletro, come vediamo nel finale dell’avventura, viene riaggiustato da DRACULA nella stessa maniera di prima. Nell’ultima sequenza in cui compare, Igor chiede al suo padrone (raggiante per aver ricevuto in regalo, da uno dei MOSTRI DI BABELIA, una dentiera): Vi sento di buon umore, signore! Che ne direste di liberarmi, finalmente?. E il vampiro risponde: Ma certo, mio buon Igor! Sei libero! Siamo tutti liberi! Come ha detto Cico, via libera alla fantasia!.

Dracula rimette a nuovo Igor, ma con risultati assai discutibili – Speciale Cico 6, p. 99

Un fotogramma del cortometraggio Disney La danza degli scheletri (1929)

L’indimenticabile Marty Feldman alias Igor in Frankenstein junior (Mel Brooks, 1974)

Curiosità: Igor ricorda molto i simpatici protagonisti del cortometraggio La danza degli scheletri (1929), prodotto e diretto da Walt Disney e animato da Ub Iwerks. E’ possibile inoltre che, attraverso Igor, Sclavi abbia voluto omaggiare Skull, il buffo cranio parlante con il cilindro della serie Zio Boris, creata dall’amico Alfredo Castelli (con il disegnatore Carlo Peroni) nel 1970 e pubblicata sulla rivista Horror. Il nome dello scheletro, invece, rimanda subito all’Igor interpretato da Marty Feldman in Frankenstein junior (Mel Brooks, 1974), che a sua volta era la riuscita parodia di una figura ricorrente dell’horror classico: il servitore deforme, e spesso infido (vedi l’Ivan di MOLOK), dello scienziato pazzo o del vampiro.


IGUANE VOLANTI

Bizzarri e aggressivi rettili che compaiono in Terra maledetta (M. Toninelli [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 241-243), storia ambientata in un inesplorato territorio - la Terra-da-cui-non-si-torna - situato nella regione delle Pietre Taglienti e popolato da un’ampia varietà di creature mostruose. Assieme ai PESCI CON LE ZAMPE, le iguane volanti sono i mostri più piccoli che ZAGOR e i suoi amici affrontano nell’avventura, ma non certo i meno pericolosi, come ha modo di sperimentare sulla propria pelle lo sceriffo Trevor. Costui, recatosi a un ruscello a prendere l’acqua per il caffè, viene avvistato da queste bizzarre iguane, le quali, gonfiandosi d’aria come palloni, si sollevano da terra e si avvicinano silenziose alla spalle dell’ignara preda.


Zagor n. 242, settembre 1985. Disegno di Ferri

Avvistata la preda, le iguane si riempiono d’aria e si sollevano da terra - ZAGOR 242, p. 48

Lo sceriffo Trevor viene attaccato dai terribili rettili volanti - ZAGOR 242, p. 49


A questo punto, le bizzarre creature si sgonfiano con un fischio spaventoso e si avventano su Trevor (accortosi troppo tardi della loro presenza), riempiendolo di morsi. Le grida dello sceriffo fanno accorrere ZAGOR e gli altri, la cui presenza attira subito un secondo branco di iguane. Le feroci lucertole si sollevano dal suolo, ma lo Spirito con la Scure e i suoi compagni le uccidono a colpi di fucile e di pistola, facendole scoppiare proprio come palloncini. Tuttavia, una delle iguane, prima di essere uccisa dall’eroe, morde lo sceriffo alla spalla (e un’altra ancora, in precedenza, ha morso al braccio il vicesceriffo Luke). Poiché la zona pullula di questi mostri (che si annidano tra le felci), i Nostri si allontanano in fretta. Sembra tutto finito, ma così non è: infatti, sfortunatamente per Trevor, il morso delle iguane si rivela essere velenoso e, meno di un’ora dopo, lo sceriffo muore (a Luke, invece, non succede nulla, avendo questi ricevuto una quantità di veleno di gran lunga minore).
Nella storia Spedizione di soccorso (J. Rauch [sog.&scen.] – G. Sedioli [dis.], Maxi Zagor n. 21), riuscito seguito di Terra maledetta, le iguane volanti compaiono solo in due vignette: la seconda di p. 59, dove ZAGOR e CICO ripercorrono quanto accaduto al povero sceriffo Trevor; la terza di p. 133, dove i Nostri osservano, nel laboratorio del professor Kranack, un esemplare conservato sotto vetro.

Kurt colpisce una delle iguane volanti, facendola scoppiare come un palloncino - ZAGOR 242, p. 51

Con la scure e con la pistola, Zagor dà alle iguane quello che si meritano - ZAGOR 242, p. 55

Trevor muore, ucciso dai morsi velenosi delle iguane volanti - ZAGOR 242, p. 75

 
Curiosità: Nel volumetto Zagor 1982-1993, un senese a Darkwood (Cartoon Club Editore, 2013), Toninelli chiama queste creature lucertoloni-pallone volante, ma noi abbiamo preferito chiamarle iguane volanti perché, a nostro avviso, suona meglio. Peraltro, la cresta dorsale che presentano questi feroci rettili è una tipica caratteristica delle comuni iguane. Sempre nel summenzionato volumetto, Toninelli scrive che, nell’ideare i mostri della Terra-da-cui-non-si-torna, si è ispirato a un famoso libro sulla preistoria: Quando l’uomo non c’era (Fabbri Editore, 1974), illustrato dal celebre disegnatore cecoslovacco Zdenek Burian. Pertanto, è probabile che la principale fonte ispiratrice delle iguane volanti sia uno dei più curiosi animali preistorici che compaiono nell’opera in questione: il proavis, ipotetico dinosauro volante, una sorta di lucertola piumata. Se la nostra supposizione fosse vera, allora risulterebbe doppiamente indovinata la scelta di sostituire le penne del proavis con quella specie di palloncino interno che permette alle iguane volanti di sollevarsi da terra come piccole mongolfiere. Azzeccata pure l’idea del morso velenoso, che accomuna le iguane volanti alle uniche tre specie velenose di lucertole oggi esistenti: l’eloderma sospetto o mostro di Gila; l’eloderma orrido; il drago o varano di Komodo.


Il proavis in una bella illustrazione di Zdenek Burian contenuta nel libro Quando l’uomo non c’era (Fabbri Editore, 1974)

L’eloderma sospetto o mostro di Gila, una delle poche lucertole velenose esistenti

INDIANI ALATI

Frutto del genio malefico di Ben Stevens – che, per crearli, innesta ali d’aquila sulla schiena di giovani pellerossa fatti rapire appositamente - gli indiani alati compaiono, assieme ai CENTAURI, nella storia Hellingen è vivo! (M. Boselli [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 376-379). La capacità di volare e di lanciarsi, armati di lance e tomahawk, in picchiata contro le loro vittime, non è sufficiente a fare di essi degli avversari irresistibili, né per ZAGOR né per i suoi amici. Infatti, pur massacrando, in un attacco a sorpresa, i guerrieri di Tonka, non riescono lo stesso a catturare il valoroso sakem, il quale, sollevato in volo da due indiani alati, si libera all’improvviso e li uccide entrambi con il suo pugnale. I suddetti due vanno ad aggiungersi a quelli uccisi in precedenza, a colpi di frecce e di scure, da Heyoka e ZAGOR. Alla fine, quando l’eroe e Tonka entrano con l’inganno – indossando le ali che hanno tagliato ai pellerossa volanti - nel laboratorio di Ben Stevens per liberare i trapper Doc e Rochas, gli ultimi indiani alati rimasti vengono anch’essi uccisi (lo stesso dicasi dei CENTAURI). 


Zagor n. 376, novembre 1996. Disegno di Ferri
Zagor lotta contro gli indiani alati – ZGR 376, p. 26

I pellerossa volanti raggiungono il laboratorio del loro creatore Ben Stevens – ZGR 376, p. 44
 
 
Curiosità: Al pari dell’indimenticabile ULTOR, che ne rappresenta il prototipo, gli indiani alati non sono in grado di parlare, ma si limitano a emettere versi come Kraa e Skreek (versi da uccello, insomma). Questo li differenzia dai CENTAURI, che invece parlano normalmente. Bisogna aggiungere, in conclusione, che gli uni e gli altri non sono i soli ibridi mostruosi creati da Ben Stevens: infatti, a p. 51 del n. 376, compaiono anche – imbalsamati in una teca del suo laboratorio - l’uomo-puma, l’uomo-bisonte e il grottesco uomo-pitone

Gli indiani alati attaccano i Mohawk di Tonka, assieme ai quali vi è pure un vecchio al quale Stevens ha rapito il figlio. Quest’ultimo, ormai trasformato in uno dei feroci ibridi volanti, uccide il povero padre – ZGR 376, p. 57

Sorprendendo Ben Stevens, Tonka si sbarazza di due delle sue creature – ZGR 376, p. 60

Il forzuto Rochas mostra agli indiani alati di che pasta è fatto – ZGR 376, p. 69
 

INSETTI ASSASSINI

Compaiono nella storia omonima (M. Burattini [sog.&scen.] – G. Cassaro [dis.], nn. 453-454), che vede ZAGOR e CICO alle prese con una formidabile arma militare sviluppata da una loro vecchia conoscenza, il professor Adolfo Verybad, il quale ha adattato una speciale macchina inventata dal folle Hellingen. La suddetta arma, che consiste nel comandare a distanza insetti e altre specie di artropodi allevati apposta, viene sperimentata ai danni degli abitanti della St. Clair Valley (Ohio) dal colonnello Truscott, comandante di Fort Jericho, e dai suoi complici: il capitano Straker e i tenenti Gaiman e Norris. Pur collaborando con loro, Verybad è completamente all’oscuro dell’uso criminale che essi fanno dei succitati macchinari. Le prime vittime di Truscott e soci (che agiscono anche all’insaputa dei loro stessi superiori) sono il colono Herbert Manson e sua moglie, la cui casa viene fatta crollare da un esercito di termiti; poi è la volta della famiglia Summers - che viene assalita e uccisa, nella propria abitazione, da una torma di grossi scorpioni - e di altri agricoltori della zona – tra i quali un amico di ZAGOR, Burton - le cui coltivazioni vengono divorate da un gigantesco sciame di locuste. Al terribile assalto assistono anche lo Spirito con la Scure (chiamato in aiuto da Burton) e CICO. Deciso a scoprire quale sia la causa delle misteriose aggressioni, lo Spirito con la Scure si reca a Fort Jericho assieme al messicano. Lungo il tragitto, i Nostri incrociano, a bordo di un carro scortato dai militari (tra cui il tenente Norris), il professor Verybad, il quale dice a ZAGOR che sta lavorando a una nuova, micidiale arma.


Zagor n. 453, aprile 2003. Disegno di Ferri

Una torma di scorpioni assale la famiglia Summers- ZGR 453, p. 14

Zagor e Cico assistono impotenti alle distruzioni compiute da uno sciame di voraci locuste - ZGR 453, p. 35



Quando però l’eroe chiede allo scienziato di che tipo di arma si tratta, Norris interviene, dicendo che Verybad non è tenuto a rispondere. Il carro prosegue il suo viaggio, ma ZAGOR inizia a sospettare che la presenza di Verybad abbia a che fare con quanto sta succedendo nella valle, un sospetto che diventa certezza quando, una volta giunto al forte, l’eroe scopre che Truscott vi ha fatto costruire un laboratorio segreto. ZAGOR riesce a penetrarvi e spia di nascosto l’ennesimo esperimento effettuato da Truscott e dai fidi Straker e Gaiman. Quest’ultimo si fa legare su una speciale sedia e indossa una sorta di casco, mentre Straker invia, tramite un macchinario, un segnale a Verybad, sul cui carro si trova un altro apparecchio. A questo, Verybad – che si trova a qualche chilometro di distanza dal forte - ordina ai soldati che sono con lui e con Norris di aprire le arnie delle api assassine. Stavolta, però, l’obiettivo dell’esperimento non sono gli ignari abitanti della valle, ma alcuni cavalli, chiusi in un recinto poco distante. Le api - i cui organi sensoriali sono collegati alla mente di Gaiman, che vede ciò che esse vedono - raggiungono il recinto e pungono i poveri cavalli, che muoiono in breve tempo. Compiuta la loro missione di morte, gli insetti ritornano nelle arnie. Intanto, nel laboratorio del forte, ZAGOR viene scoperto da un soldato (che nella colluttazione con il Nostro finisce ucciso dalle scolopendre, lì allevate assieme ad altri pericolosi invertebrati) e, dopo essersi scontrato con Truscott e Gaiman, riesce a fuggire. Il colonnello ordina allora a Gaiman di collegarsi nuovamente con le api assassine affinché inseguano e uccidano ZAGOR.


Le api assassine inseguono Zagor - ZGR 454, p. 36

Verybad spiega a Zagor come intendeva utilizzare la macchina inventata da Hellingen - ZGR 454, p. 48

Zagor n. 454, maggio 2003. Disegno di Ferri


L’eroe riesce tuttavia a rallentare le api con un trucco e a raggiungere in tempo il carro di Verybad (dai discorsi di Truscott e soci, il Nostro ha scoperto che l’amico scienziato è estraneo ai loro crimini), il quale interrompe subito il collegamento con il forte (cosa che provoca un terribile shock a Gaiman), facendo cambiare direzione agli insetti. Dopo che lo sciame viene fatto rientrare nelle arnie, ZAGOR si accinge a rivelare la verità a Verybad, ma Norris ordina ai suoi uomini di arrestarlo. L’eroe si vede allora costretto a ferire l’ufficiale e i soldati, dopodiché distrugge con la scure il macchinario e fugge con lo scienziato, il quale gli rivela poi che sia il suddetto apparecchio sia quello da lui visto al forte sono stati, per l’appunto, inventati da Hellingen. Verybad illustra quindi a ZAGOR i possibili impieghi militari degli insetti e di altri invertebrati (Controllare gli insetti!... In pratica, un’arma formidabile in grado di dare la vittoria a qualsiasi esercito!), rivelandogli inoltre che quelli utilizzati negli esperimenti vengono allevati in un apposito capannone non molto distante. Per evitare che Truscott manovri nuovamente gli insetti, l’eroe decide di recarsi assieme allo scienziato nell’allevamento con l’intenzione di distruggerlo. Nel frattempo, a Fort Jericho, Gaiman non dà ancora segni di ripresa e Truscott decide quindi, con l’aiuto di Straker e Norris, di usare lui stesso la macchina per individuare ZAGOR e Verybad, sebbene ciò lo sottoponga a gravi rischi. Indossato il casco, Truscott si collega con le mosche sarcofaghe allevate nel capannone, le quali, essendo state manipolate con l’apparecchio di Hellingen, sono in grado di localizzare non solo i cadaveri, ma anche i vivi.

Zagor si salva dalle vedove nere, facendo mordere al suo posto uno dei soldati di Truscott - ZGR 454, p. 88

La meritata fine di Truscott e Norris - ZGR 454, p. 93


Lo sciame riesce infatti a individuare facilmente ZAGOR e lo scienziato; a questo punto, Truscott si collega con i calabroni e li guida contro i Nostri, ma quando gli insetti raggiungono i cavalli dei due, il colonnello si accorge di essere stato ingannato: infatti, in sella ai cavalli vi sono in realtà dei fantocci. L’astuta trappola consente a ZAGOR e Verybad di raggiungere indisturbati il capannone: mentre Verybad distrae i soldati di guardia, l’eroe penetra nella costruzione e, tramortiti due tecnici, distrugge il dispositivo che consente a Truscott e compagni di comunicare con l’allevamento. Benché molto provato, Truscott ordina a Straker di interrompere il collegamento con i calabroni e di attivare, su consiglio di Norris, quello con le vedove nere, in modo da vedere, attraverso i loro occhi, cosa sta succedendo nel capannone. Così facendo, il colonnello riesce a vedere ZAGOR e assiste allo scontro tra questi e due soldati, accorsi giusto in quell’istante. Il caso vuole che, nel tentativo di colpire l’eroe con la sua pistola, uno di essi mandi in frantumi proprio il terrario che ospita le vedove nere. Controllati da Truscott, i micidiali ragni puntano contro ZAGOR, impegnato in un corpo a corpo con il suddetto soldato. Il Nostro se ne accorge in tempo e, un istante prima che le vedove nere attacchino, ribalta il suo avversario, che viene morso al suo posto. Prima di morire, il malcapitato libera involontariamente gli scorpioni, ma ZAGOR, aiutato da Verybad e servendosi di alcuni barilotti di petrolio, distrugge con il fuoco i succitati aracnidi, le vedove nere e tutti gli altri invertebrati presenti nella struttura, che finisce in cenere. In quello stesso momento, a Fort Jericho, sia il macchinario manovrato da Norris che il casco indossato da Truscott s’incendiano ed esplodono, provocando la morte dei due ufficiali. Straker rimane invece ferito e viene infine costretto a confessare ai suoi superiori i criminali esperimenti compiuti con gli apparecchi di Hellingen


Locandina originale del film Bug insetto di fuoco (Jeannot Szwarc, 1975)

Primissimo piano di una mosca sarcofaga, uno degli insetti che compaiono nella storia

 
Curiosità: La storia di Burattini e Cassaro riporta subito alla mente film quali Fase IV: distruzione Terra (Saul Bass, 1974), Bug insetto di fuoco (Jeannot Szwarc, 1975), Kingdom of the Spiders (John Cardos, 1977), Swarm (Irwin Allen, 1978), Aracnofobia (Frank Marshall, 1990). In tutte queste pellicole, che rientrano nel nutrito filone del Natural Horror, assistiamo all’attacco in massa di insetti o aracnidi contro gruppi di individui o addirittura intere città. Le mosche sarcofaghe rimandano invece a un altro famoso horror che però non appartiene al sopradetto filone: Phenomena (Dario Argento, 1985). In questo film, lo studio del percorso della grande sarcofaga consente al professor John McGregor, un entomologo paralitico interpretato dall’attore inglese Donald Pleasance, di individuare l’abitazione dell’assassino. Tornando all’avventura zagoriana, sono degni di menzione, infine, l’accenno di Verybad alla prima arma da lui inventata, la bomba Amelia - che nella storia Caccia al ladro (G. Nolitta [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 25-26) egli sperimentava proprio sugli insetti (prima che, come ricorda lo stesso Adolfo, venisse accidentalmente distrutta da CICO) -, e la rievocazione, da parte di ZAGOR, di tutto ciò che il bizzarro scienziato ha inventato nelle altre storie in cui è comparso (vedi, per esempio, FORMICHE GIGANTI, SCORPIONEGIGANTE, UOMO INVISIBILE, UOMINI RANA).


IPPOGRIFO

Animale favoloso – un cavallo con ali e testa aquiline - creato dalla fantasia di Ludovico Ariosto. Ne L’Orlando Furioso, la sua opera più famosa, l’Ippogrifo permette ad Astolfo di raggiungere la luna e recuperare il senno del paladino Orlando. In Cico Paladino (M. Burattini [sog.&scen.] – F. Gamba [dis.], Speciale Cico n. 18), questa creatura e il suo padrone Astolfo sono al centro di una spassosa sequenza ambientata in un bosco della Francia, una delle tante disavventure che capitano al protagonista della storia: l’antenato medievale del pancione messicano chiamato Cicobrando, il quale, da semplice menestrello, diventa, in un modo rocambolesco, scudiero del duca Gilfredo di Norimberga. Costui deve raggiungere Parigi (assediata dai saraceni) per recapitare al re Carlo Magno un messaggio da parte di sua madre, la regina Berta. A un certo punto della storia, Gilfredo rimane, al pari di Cicobrando, senza cavalcatura; e ordina quindi allo scudiero di cercarne due: Presentati a nome mio… fatti consegnare due equini e rassicura i proprietari che poi passerò a saldarne il prezzo. Cicobrando inizia la ricerca e, dopo un po’, s’imbatte in quello che, visto da dietro, sembra un comune cavallo. Poiché il suo proprietario – Astolfo, per l’appunto – sta dormendo, lo scudiero decide di rubarlo anziché chiederlo in prestito. Una volta avvicinatosi, però, Cicobrando scopre che il cavallo in questione è nientemeno che l’ippogrifo. La leggendaria creatura becca Cicobrando in testa più volte e lo colpisce con una tremenda zoccolata, facendogli fare un volo di parecchi metri.

Speciale Cico n. 18, dicembre 1998. Disegno di Ferri
L’Ippogrifo dimostra di avere poca simpatia per Cicobrando - Speciale Cico 18, p. 100

L’Ippogrifo scalcia violentemente Cicobrando - Speciale Cico 18, p. 101



Astolfo si sveglia, afferra la sua spada e la punta contro lo scudiero: Ah-ha! Le impronte che hai sul deretano parlano chiaro, vil furfante!... Tu volevi rubarmi l’Ippogrifo!, dice il paladino a Cicobrando. No… lo giuro! Io cercavo soltanto un cavallo per il mio padrone! – si giustifica il Nostro – Non sapevo che fosse l’Ippogrifo… a me quel coso non interessa, credetemi… anzi mi fa quasi ribrezzo con quella testa e quelle ali!... Se sapevo che era un mostro simile, non mi sarei neppure avvicinato!. Sentitosi chiamare mostro, l’Ippogrifo emette un verso minaccioso, al che Cicobrando cerca di scusarsi: Aiut! Cioè, no… volevo dire che l’Ippogrifo è bello… e che è buono …e che è… . A questo punto, Astolfo lo interrompe e consiglia allo scudiero di recarsi all’accampamento dei paladini di re Carlo e di chiedere a essi un cavallo. Grazie per i consigli, messer Astolfo… ehm… - dice Cicobrando prima di andarsene - e arrivederci anche a voi, signor Ippogrifo [che ringhia come una belva, nda] …ehm… e complimenti per le alucce, davvero graziose!. Alla fine, anche il secondo tentativo di Cicobrando fallirà, ma il duca Gilfredo si procurerà lo stesso un cavallo, e anche un asino per il suo scudiero. I due riusciranno a raggiungere il castello reale ed a recapitare il già citato messaggio a Carlo Magno, il quale, come ricompensa, nominerà Gilfredo principe e Cicobrando paladino, con il nome di Cicobrando da Gerona.

Cicobrando si scusa con Astolfo e con lo stesso Ippogrifo - Speciale Cico 18, p. 102

Cicobrando saluta il paladino e l’Ippogrifo - Speciale Cico 18, p. 103

In groppa all'Ippogrifo, Astolfo salva Angelica dal drago in una bella illustrazione di Gustave Doré tratta dall’edizione Treves de L’Orlando Furioso (1881)
 

ISTRICE ASSASSINO

Un altro dei numerosi mostri della Terra-Da-Cui-Non-Si-Torna. Compare in due sequenze di Spedizione di soccorso (J. Rauch [sog.&scen.] – G. Sedioli [dis.], Zagor Maxi n. 21) ed è un grosso istrice dotato di un robusto becco (la testa, infatti, è più simile a quella di un uccello che a quella di un comune istrice) e di abitudini probabilmente carnivore. Nella prima scena, che si svolge di notte, l’istrice assassino si avvicina minacciosamente al luogo in cui ZAGOR, ferito dal veleno della VEDOVA (un’altra spaventosa creatura del posto), ha trovato rifugio. L’eroe gli lancia una pietra, e il bizzarro animale, con grande sollievo del Nostro, si allontana subito. Nella seconda scena, l’istrice assassino lancia i suoi aculei (forse velenosi) contro uno dei cattivi, il guercio Jarred, uccidendolo quasi all’istante. 

Maxi Zagor n. 21, gennaio 2014. Disegno di Ferri
 
Zagor allontana l’istrice assassino - Maxi Zagor 21, p. 219

Il malvagio Jarred viene ucciso dal mostruoso istrice - Maxi Zagor 21, p. 276


Masssimo Capalbo


N.B. Trovate i link alle altre lettere e voci di Zagor Monsters sulla Mappa!

3 commenti:

  1. Riuscito esordio secondo me quello di Sclavi con LMDD. Laddove Nolitta prendeva i mostri della cultura popolare e cinematografica, il Tizianone pesca dalla mitilogia creando una storia fresca e divertente con il nostro novello Ercole. Rispetto a Castelli l' autore di Broni si dimostra più fedele al creatore della serie ripescando anche SPOILER lo Zagor spettro FINE SPOILER.
    LPD'O penso sia la migliore che Toninelli abbia scritto per la testata! Azione, drammaticità, personaggi ben delineati in questa grande avventura corale che magari poteva durare anche qualche pagina in più!
    Ferri grandissimo! In quel periodo era il re delle avventure cupe! ^^
    L' autore senese qui si spizzarrisce con le creature! ^^ Peccato che sia stato, chissà perché, creativo in non molte storie.
    Godibile "Insetti assassini" con la giusta dose di tensione e il riferimento ad Hellingen!

    RispondiElimina
  2. Anch'io penso che "Terra maledetta" sia la migliore storia toninelliana in assoluto.

    RispondiElimina
  3. "e il grottesco uomo-pitone."

    Ah, ah! Questo mi ha sempre affascinato! XD

    RispondiElimina

I testi e i fumetti di nostra produzione apparsi su Dime Web possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare SEMPRE la fonte e gli autori!

Le immagini dei post sono inserite ai soli fini di documentazione, archivio, studio e identificazione e sono Copyright © degli aventi diritto.

Fino al 4 gennaio 2017 tutti i commenti, anche i più critici e anche quelli anonimi, venivano pubblicati AUTOMATICAMENTE: quelli non consoni venivano rimossi solo a posteriori. Speravamo e contavamo, infatti, nella civiltà dei cultori di fumetti, libri, cinema, cartooning, etc.

Poi è arrivato un tale che, facendosi scudo dell'anonimato, ha inviato svariati sfoghi pieni di gravi offese ai due redattori di Dime Web, alla loro integrità morale e alle loro madri...

Abbiamo dunque deciso di moderare in anticipo i vostri commenti e pertanto verranno cestinati:

1) quelli offensivi verso chiunque
2) quelli anonimi

Gli altri verranno pubblicati TUTTI.

Le critiche, anzi, sono ben accette e a ogni segnalazione di errori verrà dato il giusto risalto, procedendo a correzioni e rettifiche.

Grazie!

Saverio Ceri & Francesco Manetti