di Francesco Manetti
Nel
post precedente dedicato alla ricomparsa nelle edicole francesi di Charlie Hebdo - e in quelle italiane grazie all'allegato (quasi anastatico) del Fatto Quotidiano datato 14 gennaio 2015 - dicevamo dell'incetta di copie fatta a fini speculativi. In Francia una copia del settimanale è stata venduto in Rete a circa 60.000 (sessantamila!) euro; in Italia si è arrivati, con il fac-simile di Padellaro & Travaglio, a toccare i 4.000 (quattromila!) euro. Ve lo confessiamo da collezionisti: ci pare una follia! Comunque, in regime di
liberté e di
libre marché liberissimo chiunque di offrire qualsiasi cosa a qualsiasi prezzo e incassare l'eventuale valsente - se trova il fesso disposto a spendere dai quattro ai sessanta stipendi di un operaio per qualche foglio appena uscito.
Come era stato annunciato, Il Fatto ha meritoriamente riproposto Charlie Hebdo n. 1178, ormai entrato nella leggenda. Così chi non lo aveva trovato in prima battuta potrà sfogliarlo il giorno dopo... Mossa anti-speculazione, anti-collezionismo del macabro? Sì e no. Infatti, in prima pagina della nuova edizione della versione italica c'è la nuova data del 15 gennaio (più altre piccolissime differenziazioni grafiche, come quelle che riguardano la fascetta rossa che copre il prezzo): e i collezionisti - per esempio di albi bonelliani - sanno bene che basta veramente poco (una spilla, una registrazione del tribunale...) per nobilitare - anche economicamente - una pubblicazione come "originale" rispetto alle "ristampe"!
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La differenza più visibile fra le due edizioni italiane del CH n. 1178: la data in copertina |
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Sempre in copertina, l'edizione italiana del 15 gennaio presenta una fascetta rossa (messa per coprire il prezzo) più piccola di quella apparsa sull'edizione del 14. |
A proposito di libertà... anzi, a proposito del concetto stesso di libertà, per cui o c'è tutta la libertà o non c'è, in quanto "metà libertà" fa rima, ma è anche un ossimoro... dunque, mentre ancora fragorosi rimbombavano gli echi delle raffiche di Kalashnikov e l'orrore e lo sdegno che avevano generato, in Francia il discusso e controverso comico di padre camerunese Dieudonné M'bala M'bal (uomo di spettacolo e di satira politica difficilmente inquadrabile, detto Dieudo, famigerato per il suo humor anti-sionista e per aver inventato la gag della
quenelle, parodia del saluto hitleriano o, più verosimilmente, "gesto dello sfilatino" con pesanti riferimenti sessuali) veniva arrestato e messo ai domiciliari. Per cosa? Per una battuta... Battuta forse di dubbio gusto, forse non condivisibile, forse volgare, inopportuna, irresponsabile e offensiva - esattamente come per qualcuno (e non sto parlando degli islamisti) potrebbero essere di dubbio gusto, non condivisibili, volgari, inopportune, irresponsabili e offensive le battute del Charlie Hebdo che, in una battaglia a suon di sberleffi, ha più volte schiaffato e pesantemente sbeffeggiato Dieudo in prima pagina; del resto, all'umorismo, anche al più truce, così si risponde: con umorismo, anche truce! Lo stesso Fatto Quotidiano del 15 gennaio, in un
bell'articolo di Stefano Feltri, stigmatizza l'accaduto...
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Sulla copertina di un CH del dicembre 2013 (disegnata dallo scomparso Charb) il comico Dieudo viene invitato a infilarsi la quenelle (letteralmente una specie di bastoncino di pesce) dove non batte il sole... |
Per cui speriamo che tutta questa isteria si calmi, che la catena di magistrali errori geopolitici si interrompa e che i mandanti, i colpevoli remoti e i complici dell'assalto all'ebdomadario siano tutti, finalmente e per sempre, catturati, interrogati e, SOLO DOPO CHE HANNO PARLATO, messi a tacere (anche se, temiamo, a tacere verrà come al solito messa la verité).
Francesco Manetti
N.B. trovate i link agli altri post non bonelliani su Cronologie & Index!
Non puoi mettere sullo stesso piano la battuta del comico con quelle di Charlie Hebdo: quelle del giornale prendono in giro la religione e non incitano all'odio contro i suoi fedeli, e non fanno apologia di un reato contro le persone e non incitano ad atti terroristici.
RispondiEliminaIl comico invece è accusato di apologia di terrorismo, che è un reato in Francia.
Non sono nemmeno d'accordo sul fatto che il comico faccia una satira politica difficilmente inquadrabile: è stato condannato otto volte per incitazione all’odio razziale.
Inoltre ha da poco fondato un partito politico con Alain Soral, un saggista di estrema destra.
Direi che qualche idea sul comico riesco a farmela....
Carissimo amico, capisco, rispetto e comprendo i tuoi sentimenti e la tua posizione sull'affaire Dieudo, ma ti invito a non prendertela e a tranquillizzarti: non metto sullo stesso piano il comico e Charlie Hebdo, comico che a me non piace e che trovo anche io troppo coinvolto politicamente per essere veramente libero. Il mio era solo un discorso sulla liberta' d'espressione e sui limiti a essa. Secondo me ogni limite e' pericoloso, perche' rischia di danneggiare tutti quelli che operano nel campo della comunicazione e tutti quelli che seguono i media. Cioe' tutti. Censurando solo chi e' odioso si rischia di censurare tutti, perche' anche Charlie Hebdo risultava odioso per qualcuno, come si e' tragicamente visto.
EliminaTi invito a continuare a leggerci e inviare i tuoi commenti!
Francesco Manetti