di Massimo Capalbo
Dopo la puntata dedicata alla lettera "Q", proseguiamo l'alfabeto del lato oscuro texiano con la prima puntata dedicata alla lettera "R", totalmente occupata dalla voce "RAKOS". Vi ricordiamo che le immagini iniziali hanno una funzione puramente estetica; quelle di corredo al testo sono state scelte dallo stesso Max Capalbo, autore anche delle didascalie. Buona lettura e patimenti! (f.m. & s.c.)
Illustrazione di Claudio Villa dedicata all'avventura contro Rakos. |
LEGENDA
- I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi del protagonista della serie, TEX, e quelli dei suoi pards – KIT CARSON, TIGER JACK, KIT WILLER - che sono sempre scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio: Atlante di Tex).
- Con l’unica eccezione di TÉNÈBRES, RAPHAEL, i personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con la loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.:TAGLIATORE DI TESTE invece che BARRERA, JUAN; SVENTRATORE invece che BARLOW, SALLY).
- Alcuni personaggi sono stati indicati con il soprannome piuttosto che con il nome vero (ad es.: COLORADO BELLE invece che MORROW, ALICE; EL MORISCO invece che JAMAL, AHMED). Riguardo al citato EL MORISCO, la voce a lui dedicata è stata inserita sotto l’iniziale del soprannome vero e proprio – quindi la M -, invece che sotto la E, cioè l’iniziale dell’articolo.
Illustrazione di Claudio Villa dedicata all'avventura contro Rakos. |
Nota sui collegamenti ipertestuali
The Dark Side of Tex è un "lavoro in corso" che si svilupperà nei prossimi mesi, abbracciando numerosi post - uno per ogni lettera dell'alfabeto - fino ad arrivare alla conclusione. I collegamenti ipertestuali fra le varie voci non saranno dunque possibili tutti e subito... e vi spieghiamo subito perché! Collegheremo con link diretti ogni riferimento ad altre voci dell'opera partendo necessariamente dalle voci già apparse. Ci preme dunque ribadire e sottolineare che, non essendo possibile creare link a post futuri, ricostruiremo tutti i link a ritroso solo quando sarà possibile. I link saranno però sempre e soltanto fra URL diverse e non all'interno di uno stesso post. Vorrete perdonarci (e segnalarci!) eventuali errori e omissioni! I link - essendo come abbiamo detto sopra fra URL diverse - porteranno sempre e comunque all'inizio di un altro post e non esattamente alla voce di riferimento. Per facilitare fin dall'inizio l'uso dell'opera, abbiamo creato una pagina apposita di collegamenti alle varie voci, alla quale potete accedere dovunque siate, andando sotto al logo Dime Web: anche in questo caso il link vi porterà al post giusto, scorrendo il quale troverete in un attimo la voce cercata!
Illustrazione di Claudio Villa dedicata all'avventura contro Rakos. |
Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostro titolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la storia dei nn. 265-268 viene indicata con il titolo del n. 267, Tex contro Yama, perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a L’ombra di Mefisto (n. 265), La strega (n. 266) e I Figli del Sole (n. 268).
R
RAKOS
Copertina di Aurelio Galleppini per Tex 228, La piramide misteriosa |
Il malvagio e millenario sacerdote
egizio che, ne La piramide misteriosa (G. L. Bonelli
[sog.&scen.] - G. Letteri [dis.], nn. 228-229), viene affrontato da TEX,
CARSON ed EL MORISCO. Come abbiamo già scritto nella 3a parte
della voce dedicata a quest'ultimo, Rakos - che vive in una valle della Sierra
del Hueso - tenta invano di uccidere il brujo scatenandogli contro i
suoi Ushebti (figurine di animali che prendono vita), tra cui un'orda
selvaggia che distrugge completamente la casa dell'occultista.
Tex e Carson sparano contro l'Ushebti giaguaro, il primo “sicario” che Rakos invia contro El Morisco – TEX 228, p. 11 |
La riduzione in mille pezzi del giaguaro di Rakos lascia esterrefatti i due pards – TEX 228, p. 12 |
Non immaginando che l'Ushebti giaguaro sia stato distrutto, Rakos uno dei suoi schiavi Yaquis sulle sue tracce - TEX 228, p. 15 |
Il Padrone della Morte incita l'orda selvaggia, intenta a distruggere la casa del Morisco, che però è stata già abbandonata – TEX 229, p. 19 |
Dopo
questo terribile assalto, EL MORISCO e i due pards passano al
contrattacco, forti della conoscenza degli unici due punti deboli del loro
avversario: il suo nome nascosto - Sokar, anagramma di Rakos - e
il fatto che questi può agire solo di notte, mentre di giorno è del tutto
inerme.
Guidati dal loro capo Juan, gli Yaquis controllano che Rakos stia riposando nel suo sarcofago – TEX 228, p. 80 |
Superati altri pericoli, i Nostri riescono a penetrare nel
tempio-piramide di Rakos - il quale riposa nel suo sarcofago - ed a
porre fine alla sua lunghissima esistenza: non appena il brujo strappa
la benda che il sacerdote tiene sulla fronte e pronuncia ad alta voce il nome Sokar,
il volto ed il corpo del Padrone della Morte si trasformano in un
mucchietto di polvere grigiastra. A ciò seguirà il crollo della
piramide e delle rocce della valle, ma TEX e compagni faranno in tempo a
mettersi in salvo.
Diversi gli aspetti interessanti del
personaggio di Rakos, a cominciare dalla maledizione di cui egli è
vittima, che ha avuto origine nel Gran Tempio di Saïs, dove -
come racconta EL MORISCO ai due pards - veniva venerata una
statua femminile il cui volto era coperto da un fitto velo! Essa teneva fra le
mani una tavoletta con la scritta: “Io sono la grande Iside, quella che fu,
quella che è e che sarà eternamente. Nessun mortale ha mai sollevato il mio
velo”! […] Un giovane sacerdote del tempio di Eliopolis, vista la sacra
statua, osò scostare il velo... ...e in quell'attimo stesso un grande tuono
fece vibrare le mura del tempio, mentre una luna accecante costringeva il
sacerdote a gettarsi a terra! Contemporaneamente, sotto le volte del tempio
echeggiava una voce potente e terribile... “Tu hai osato infrangere il mio
comandamento e perciò sarai colpito dalla mia vendetta! Prima che il sole
tramonti sette volte, tu e la gente del tuo sangue dovrete lasciare il Regno
delle Due Terre e non potrete fermarvi che quando arriverete là dove il sole
scende verso i regni delle tenebre! Tu sarai colui il cui nome non dovrà più
essere pronunciato. Io scrivo ora il tuo nome segreto sulla tua fronte e con
esso sarà scritta la tua condanna! Una condanna a vivere sempre odiato e
temuto, fino al giorno in cui la mano di un uomo giusto ti toglierà la benda e
la sua voce pronuncerà il tuo nome! Vivrai, ma sarai come un “Khabit” che vaga
gemendo nelle notti senza luna, e per tutti sarai il Padrone del Male e il
Signore della Morte! Questa è la parola della grande Iside, il cui velo tu hai
stoltamente sollevato, e che tu incontrerai un giorno alle porte nere della
Amenti che il mio potere ti costringerà a varcare!”.
L'Iside velata dello scultore belga Auguste Puttemans (1866-1922). Questa statua si trova all'Herbert Hoover National Historic Site, a West Branch (Iowa, Usa). |
Rakos si è reso dunque colpevole di quella
che gli antichi Greci chiamavano hybris, ovvero l'offesa
agli dei, ma non è del tutto chiaro se la sua malvagità sia una conseguenza
della maledizione lanciatagli da Iside o se egli fosse malvagio già da
prima. Ad ogni modo, il sacerdote egizio è una figura tragica, come ben
dimostrano, oltre alla maledizione in sé, l'angoscia che egli prova nello
scoprire che la sua fine è imminente, e la rabbia e la disperazione di cui è
preda nella parte conclusiva della storia. Significative, in tal senso, le
seguenti scene: quella in cui Iside ricorda a Rakos la sua
condanna; la seconda e ultima invocazione, sulla cima della piramide, della dea
Uadjit, la Signora della Fiamma, la quale non solo
conferma al sacerdote che la sua sorte è segnata, ma gli mostra la sua ultima,
inevitabile destinazione: l'Amenti o Regno dei Morti, un
mondo sotterraneo abitato da bestie feroci; la distruzione, a opera di Rakos
medesimo, degli Ushebti dell'orda selvaggia, rei di
non essere riusciti a uccidere EL MORISCO.
Ricordando a Rakos la sua condanna, la dea Iside gli fa capire che la sua fine è prossima – TEX 228, p. 17 |
La disperazione di Rakos dopo che Uadjit gli ha detto che la sua sorte è ormai segnata – TEX 229, p. 35 |
Degna di menzione anche la
vignetta - a p. 67 del n. 229 - che
mostra il rugosissimo volto del sacerdote sudare copiosamente, segno
inequivocabile che il tanto temuto Padrone del Male ha paura
perché sa ormai di non avere più scampo. Il suo corpo è forse morto, ma il
suo spirito “sente” ciò che sta per capitargli!, dice infatti il brujo
ad Eusebio, prima di distruggere Rakos. La riduzione in cenere
del corpo di costui - che impressiona molto TEX e CARSON,
in particolare il secondo: Mai visto niente di tanto orribile! - non può
non far venire in mente la tipica fine che fanno i vampiri, e d'altra
parte il sacerdote presenta delle caratteristiche che lo accomunano a Dracula
ed ai suoi simili: è immortale; vive solo di notte; di giorno riposa nel suo
sarcofago, così come i vampiri riposano nelle loro bare; ha familiarità con i
pipistrelli, che, proprio nella scena in cui i Nostri entrano nella piramide,
si avventano su di essi per impedire loro di aprire il sarcofago.
Un altro interessante aspetto di Rakos
è il fatto che, avendo varcato l'Atlantico 2600 anni prima di Cristoforo
Colombo, risulta essere il vero scopritore dell'America. Nella
finzione narrativa, esiste addirittura una testimonianza archeologica di questo
viaggio, ossia la storia che EL MORISCO ha avuto modo di leggere su un
papiro trovato nella tomba di Ramses III (1218/1217 a.C. - 1155 a.C.): […] Sotto il regno del
faraone, un sacerdote del tempio di Eliopolis, resosi colpevole di un grave
sacrilegio, fu condannato a lasciare per sempre l'Egitto insieme a tutti i suoi
familiari... ...e la partenza avvenne su sette battelli che misero la prora
verso le terre misteriose dell'Occidente! Che questo viaggio sia effettivamente
avvenuto lo dimostrano i disegni eseguiti su una delle pareti della tomba di
Ramses Terzo e, a conferma del fatto, aggiungerò che negli antichi testi
Olmechi (i più antichi abitatori del Messico, come si legge nella
nota a p. 24 del n. 228, nda) era scritto che essi discendevano da
uomini venuti dal mare e dall'Oriente su sette grandi barche!.
Poiché né questa testimonianza (su cui torneremo in Curiosità) né la storia della maledizione di Iside riescono a scalfire l'incredulità dei pards, e specialmente di TEX, il brujo aggiunge altri tre “indizi” che dimostrano l'effettiva esistenza del millenario Rakos: 1. la presenza nella Sierra del Hueso di molte strane scimmie dalla testa di cane, vale a dire i feroci babbuini posti a guardia della piramide (Premesso che quel sacerdote e la sua gente erano stati condannati a un viaggio senza ritorno, è logico immaginare che abbiano caricato sulle imbarcazioni non solo le cose necessarie per affrontare problemi vitali nelle terre in cui prevedevano di sbarcare, ma anche quanto poteva ricordare loro la patria che non avrebbero più rivisto... ...e fra i tanti simulacri di dei, oggetti per le celebrazione dei culti e simboli magici, sicuramente devono aver portato con loro un certo numero di “cinocefali”!);
2. quanto rivelato al MORISCO da un pastore Yaqui,
cioè che nella regione a ovest della Sierra era da tanto tempo nota una
sinistra pratica! Quando qualcuno desiderava liberarsi di un nemico, senza
dover correre alcun rischio, non aveva che da scriverne il nome su un pezzo di
pelle di capra e lasciarlo, insieme a qualche capo di bestiame, all'ingresso
della valle della Sierra!.;
3. un inquietante episodio che ha visto
protagonista lo stesso occultista e da cui è nato l'odio di Rakos nei
suoi confronti. Dunque, - racconta EL MORISCO a TEX e CARSON
- poco tempo prima di incontrare quel pastore Yaqui, mi capitò di venire
chiamato al capezzale di un giovane messicano di Bosque Bonito che era stato
colpito da una strana malattia! Molto perplesso, sottoposi quel povero diavolo
a una visita accurata, e fu proprio mentre ne ascoltavo la respirazione che
notai, sporgente di poco da sotto il cuscino, un filo di ferro intrecciato a
guisa di ragno! […] In breve,chiusi quel sinistro “wanga” fra due pezzi
di legno che legai poi strettamente, feci accendere un fuoco all'aperto, vi
misi sopra tanto il feticcio che il materasso e le lenzuola usati da quel
poveraccio e diedi fuoco a tutto! […] Dal momento stesso in cui il fuoco
cominciava a distruggere il “wanga” l'uomo cadde in un sonno profondo e
riparatore, la febbre scomparve, e, nemmeno ventiquattr'ore dopo, poteva già
lasciare il letto!.
Il sacerdote egizio prepara gli altri Ushebti - lo sloughi ed il babbuino - da inviare contro l'odiato Morisco – TEX 228, p. 32 |
È proprio quest'ultimo episodio a
vincere lo scetticismo di TEX, che intuisce subito il motivo per cui la
guarigione del giovane messicano abbia fatto arrabbiare così tanto Rakos:
Il tuo operato - dice il Ranger al MORISCO - deve
essere apparso come una sfida ai suoi sinistri poteri, e questo spiegherebbe la
catena di guai che ti stanno piovendo addosso!. C'è da dire, però, che la
presenza di un wanga in una storia che riguarda l'antico Egitto e
il Messico stona non poco, anche perché il sacerdote, invece di
utilizzare un feticcio VUDU per colpire la persona in questione, avrebbe
potuto benissimo ricorrere ai malefìci che venivano praticati nella sua terra
d'origine o, al massimo, a quelli in uso presso i popoli precolombiani dell'America
Centrale. Ovviamente, non si tratta di un difetto tale da incrinare la
qualità complessiva de La piramide misteriosa, che, oltre a
essere una delle migliori storie della terza centuria texiana, è anche, a
nostro avviso, la più bella delle tre avventure “egizie” del Ranger (le
altre due sono La Dama di Picche [vedi voce omonima] e Il
ritorno del Morisco [vedi AKHRAN]), quella che riesce meglio a
trasmettere al lettore tutto il fascino della civiltà egizia, con la sua
ricchissima mitologia e i suoi spettacolari monumenti. Un ulteriore pregio di
questa storia è la vignetta conclusiva, che mostra lo spettro, o meglio: il Khaibit,
di Rakos che sorge dalle rovine della sua piramide e vaga urlando per
tutta la Sierra come se stesse disperatamente cercando qualcosa che ha perduto
per sempre. Un'immagine di grande forza evocativa, che rimane impressa.
Curiosità: Pubblicata nel 1979, La
piramide misteriosa non è l'unica storia bonelliana dove si parla di Egizi che sbarcano
nel Nuovo Mondo; anche il secondo episodio di Martin Mystère -
La vendetta di Râ (A. Castelli [sog.&scen.] - G. Alessandrini
[dis.], nn. 2-3), datato 1982 - presenta infatti questa versione alternativa della
scoperta dell'America. Mentre nell'avventura texiana l'approdo di Rakos
e dei suoi familiari nel Centroamerica avviene all'epoca del faraone Ramses
III, quindi oltre 1000 anni prima di Cristo; in quella del Detective
dell'Impossibile, l'arrivo degli Egizi, sempre nel Centroamerica,
ha luogo ancora prima, ovvero 2500 anni prima di Cristo. Come scrive Castelli
a p. 99 di MM n. 2, la spedizione sarebbe stata voluta dal faraone
Sahuré, della 5ª dinastia, il quale promosse viaggi ed esplorazioni avvalendosi
di marinai di stirpe cananea, allora i più abili del Mediterraneo. Naturalmente,
quella degli Egizi in America è, fino a prova contraria, una
teoria fantarcheologica, legata a sua volta alle altrettanto fantasiose teorie
sorte attorno al mito di Atlantide (vedi proprio le parole di Castelli
riportate nella sezione Curiosità della voce AKHRAN).
Rientra
pertanto nella fantarcheologia anche la presunta ascendenza egizia degli Olmechi,
a cui fa cenno EL MORISCO. Come però ha dimostrato il famoso antropologo
ed esploratore norvegese Thor Heyerdahl, la tecnologia navale degli Egizi
avrebbe potuto benissimo permettere loro di attraversare l'Atlantico.
Nel 1969 e nel 1970, Heyerdahl si fece costruire due imbarcazioni in
papiro identiche a quelle in uso nell'antico Egitto, e stabilì, come
punto di partenza, le coste del Marocco: con la prima imbarcazione, che
chiamò Ra, naufragò a soli 160 km dai Caraibi, dopo 56 giorni di
navigazione; con la seconda, battezzata Ra II, riuscì invece a
raggiungere - dopo aver percorso 6056 km in 57 giorni - l'isola caraibica di Barbados,
portando così a compimento la sua impresa (una delle tante della sua
incredibile vita).
Cambiando argomento e tornando alla
storia texiana, non passa certo inosservata la copertina del n. 229, L'orribile
sortilegio. Essa è senza dubbio efficace, ma ingannevole, visto che
mostra TEX minacciato da una mummia sbucata dal suo sarcofago, mummia
che presumibilmente è Rakos stesso. Tuttavia, il sacerdote, per quanto
vecchissimo, non ha nulla a che vedere con il mostro disegnato da Galep.
Inoltre, nessuna scena del genere è presente nell'avventura.
Massimo Capalbo
N.B. Trovate i link alle altre voci di The Dark Side of Tex nella pagina dedicata ai dizionari bonelliani e nella vecchia pagina del Navigatore!
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