a cura di Filippo Pieri
Per la 75esima intervista con i grandi autori del fumetto (e dello spettacolo) il nostro Filippo Pieri ha messo a segno un indiscutibile "colpaccio"! Abbiamo infatti incontrato il maestro Roberto Lari, toscano classe 1941, storico disegnatore di "Eureka", l'indimenticabile rivista-contenitore creata e diretta da Luciano Secchi per la Editoriale Corno; ed è proprio con i testi di Max Bunker che Lari ha firmato la parte grafica di alcuni gioielli del fumetto italiano. Non solo, ovviamente, come scoprirete. Buona lettura! (s.c. & f.m.)
LE SEGUENTI IMMAGINI SONO QUI PUBBLICATE IN FORMATO RIDOTTO E A BASSA DEFINIZIONE SENZA FINI DI LUCRO O COMMERCIALI, CON L'UNICO SCOPO DI DOCUMENTARE E MEGLIO AGEVOLARE AI LETTORI LA COMPRENSIONE DEL TESTO.
DIME WEB - Ciao Roberto, e benvenuto su "Dime Web"! Ha avuto una lunga esperienza come progettista di interni e illustratore, ma i lettori di fumetti la ricordano innanzitutto per la qualità artistica e la profondità dei contenuti dei suoi fumetti pubblicati su "Eureka" dalla metà degli anni '70 (a cominciare da "Metzengerstein", tratto dall'omonimo racconto di Poe). Cosa ci può raccontare di quella sua esperienza?
ROBERTO LARI - Ho molto gradito la vostra richiesta, anche se non mi è facile rispondere. Disegnare è stata la mia professione, o meglio progettare e disegnare. “Fumettare” (SIGH!) è stata una passione che non è diventata lavoro. Progettare e disegnare sono azioni a volte addirittura complementari, ma ho conosciuto bravi progettisti di architettura, di grafica e altro del tutto incapaci di mettere in fila due linee con un po’ di grazia e abilissimi disegnatori che non riuscivano a schematizzare o inventare una vignetta. Sono stato certamente più progettista che disegnatore; la mia vita professionale è stata dedicata in gran parte alla progettazione e realizzazione di interni, ma anche di edifici, soprattutto commerciali. Non essendo laureato, non ne avevo i titoli né la responsabilità, ma per i lavoratori della mia generazione era abbastanza normale. Altro capitolo, l'illustrazione: scolastici, classici dell’avventura ("Il richiamo della foresta", "Capitani coraggiosi", ecc,), ricostruzioni storiche ("Archeologia viva"), enciclopedie (Medica Utet) e altro, ma spesso mi occupavo più di organizzare, immaginare, mettere insieme piuttosto che rifinire. Come detto il fumetto era soprattutto una passione e forse per farne una professione mi è mancata la facilità, la “grazia”, la velocità, doti necessarie a un “fumettaro”. Ma non voglio annoiare con un “curriculum vitae”. il fumetto era pura passione: soprattutto i libri e le riviste, trascuravo i periodici (ora me ne pento), più diffusi e popolari. Il mio modello era Battaglia; mi incantavano le sue trasposizioni da Poe e Maupassant, anche per la mia formazione (fallimentare dal punto di vista scolastico) classico/letteraria. Provai con “Metzergenstein” lo proposi a "Linus": nessuna risposta, rispose Eureka. Lo pubblicò e cominciò la mia collaborazione.
Luciano Secchi, autore e direttore, mi fece disegnare una sua sceneggiatura, “Un killer: perché?”, e mi resi conto della mia difficoltà, mantenuta nel tempo, a seguire tempi, modi e spazi altrui. Secchi poi fece il testo e rielaborò un racconto che avevo tratto e disegnato da un autore americano. La mia collaborazione continuò a cadenza annuale fino all’ultimo numero in cui fu inserita, una storia a cui tengo molto e che, molti anni dopo, ebbe l’onore di una mostra nella Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa e in un Museo della Medicina a Londra: “Un osso di morto” da I.U.Tarchetti. Con Eureka fu una bellissima esperienza: conobbi la Redazione, Maria Grazia Perini, Piffarerio e altri, ebbi modo di capire qualcosa di quel mondo che mi sembrava irraggiungibile. In quegli anni vinsi a Prato la prima edizione del concorso per autori con la storia “Il dilettante: dalle 8 a mezzanotte cercando un’idea”. Mi fu fatta anche la proposta di un rapporto professionale continuo, ma ero troppo legato al mio “lavoro sicuro” e rifiutai. Fu un errore? Ancora me lo chiedo... "Eureka" chiuse, i fumetti ebbero una naturale evoluzione, continuai a seguirli attraverso le riviste e i libri, poi l’interesse declinò, ma continuai e continuo tuttora a disegnare “storielle” a fumetti.
DW - Nel settore dei fumetti lei ha scelto di restare un “dilettante” (come lei stesso ha detto), ovvero di non fare un'occupazione a tempo pieno nonostante ne abbia avuto l'opportunità, per poter così mantenere un'alta qualità dei suoi racconti. È in questo periodo che nascono molte sue storie a fumetti tratte dalla letteratura, da “Carmilla” di Le Fanu, che anticipa il tema dei vampiri di Bram Stoker, fino a “La mano del maggiore Muller”, che riprende un racconto di Paul Verlaine. È una scelta che rifarebbe sapendo che, con la soppressione delle riviste d'autore, solo un pubblico ristretto avrebbe così potuto godere della sua arte?
RL - Credo sia stata davvero una scelta: nelle mie altre attività mi sentivo più sicuro, nel fumetto mi sentivo inadeguato per una produzione “seriale” o “industriale”, tempi troppo lunghi e ci sarebbe stato ancora molto da aspettare prima dell’avvento del “Graphic novel”, termine inglese che comunque non amo molto. Continuai a disegnare storie tratte dalla letteratura ottocentesca e anche da mie storie come “Flavia” e “Alfio e Lisa”. La collaborazione con la Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa del Comune di Firenze mi ha permesso di fare mostre e di stampare, per pochi intimi, volumetti su avvenimenti come l’anniversario del viaggio di Amerigo Vespucci o i Mondiali di ciclismo. Altro rapporto interessante, ma saltuario, è quello che ho con l’editrice Menhir ("Il morto") attiva soprattutto al Nord-Italia, che ha pubblicato un paio di racconti e mi ha commissionato piccole cose tuttora inedite. Tutto però molto marginale e per un pubblico molto ristretto, quindi la domanda è giusta: forse avrei potuto, come si diceva scuola, almeno ai miei tempi, impegnarmi di più.
DW - Quali sono i suoi progetti per il futuro? C'è una cosa di cui avrebbe voluto parlare che non le abbiamo chiesto?
RL - Progetti per il futuro? Vorrei portare avanti un progetto sulla storia del territorio del mio Comune, Scandicci in provincia di Firenze, un libro completamento illustrato ma dai contenuti rigorosamente scientifici, continuare e ampliare il mio rapporto con l’editore Menhir e sopratutto riuscire a pubblicare i miei “inediti” anche se non attualissimi... e anche un bel progetto su un soggetto di Andrea "Kant" Cantucci da realizzare in comune ma fermo da tempo: titolo provvisorio “La città degli eterni bambini”. La situazione non è però molto favorevole: questa pandemia ha provocato in molti di noi una sorta di blocco dell’impegno e della “creatività”. Vorrei poter chiudere sempre le giornate come il protagonista del mio racconto “Il dilettante”. Aver trovato ogni volta l’idea per una nuova storia.
Un caloroso grazie da tutti i lettori di Dime Web.
a cura di Filippo Pieri
N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli autori su Interviste & News!
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