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cura di Filippo Pieri
Fabio Folla con Cryx allo stand di Sbam! Comics (Lucca Comics and Games, ottobre/novembre 2019) |
DIME WEB - Ciao Fabio e benvenuto su Dime Web! Definirti fumettista è
sicuramente riduttivo visto che sei anche un illustratore,
grafico e storyteller, nonché insegnante di Storia dell'Arte e
Disegno, sperimentatore del web e libero pensatore per immagini.
Insomma: chi è Fabio Folla?
FABIO FOLLA - Sono
una persona guidata dalla propria curiosità e che trova
entusiasmante aggirarsi nel territorio della narrazione disegnata
perché mi sono nutrito, fin dalla più tenera età, di cultura delle
immagini. Fumetti e cartoni animati che solo dopo Umberto Eco, la
Milano Libri, "Orient Express", "Alter" e "Comic Art" sono diventati
espressione culturale piena. Io sento che da lì ha avuto inizio una
ricerca che continua tuttora. I miei studi hanno compreso Accademia
di Belle Arti di Brera, Scuola del Fumetto e tante letture formative.
In seguito ho lavorato come grafico, ancora al tempo dei floppy e i
cd-rom e ho conosciuto il modo digitale. Dopo aver lavorato per più
di 15 anni per il web per agenzie specializzate e come freelance sono
diventato insegnante di ruolo. In tutto il mio percorso non sono mai
andato troppo lontano dalla mia prima passione, il disegnare e il
raccontare. Ho curato per 5 anni il blog a fumetti BLAF
e quando ho incrociato la strada con lo Pseudostudio, coworking di
Milano, ho trovato modo di ampliare l’esperienza con una
pubblicazione ufficiale. Quando dico, sempre in tono semiserio, che
sono un libero pensatore per immagini, faccio riferimento più che
altro ad un anelare a… perché in definitiva non è che sia chiaro
al 100 % cosa sia la libertà e anche cosa sia il pensare.
"Chi è Gomez": schizzo preparatorio e copertina definitiva |
DW - Per
realizzare il tuo ultimo libro pubblicato da Sbam! Libri, “Chi è
Gomez?”, hai utilizzato una tecnica particolare, ovvero questo
personaggio è disegnato interamente in vettoriale con Adobe flash.
Ce ne puoi parlare?
FF - Come avrai capito, io vengo da una preparazione artistica analogica, fatta
di ore e ore passate a copiare i classici. Oltre a questo però vivo
nel presente e adopero gli strumenti che ci sono a disposizione oggi.
Gli strumenti sono sicuramente parte del messaggio che si vuole dare
e chi li usa deve farlo consapevole di questo. Ogni strumento ha la
propria storia e dignità. Si insegna nelle scuole che il fumetto è
fatto con pennelli e pennini, ma, in realtà, c’è chi usa la
matita e basta, chi la biro come Mannelli, chi ha usato a livelli
altissimi i pennarelli e i Pantone come Pazienza e chi le fotocopie.
Il disegno vettoriale nasce per essere usato in ambito tecnico; la sua estrema duttilità e precisione lo rendono perfetto per progettazioni grafiche architettoniche e impaginazione di editoriali. Un po’ come la fotografia degli albori, sembrava potesse essere solo uno strumento di registrazione della realtà (vedi Muybridge), ma così non è stato, così anche il vettoriale è esploso di creatività. Penso alle challenge di Corel Draw ad esempio. Io uso il vettoriale semplicemente perché l’ho usato per anni nella realizzazione di siti e animazioni e mi trovo a mio agio, mi permette estrema precisione quando mi serve e anche estrema libertà di segno grazie alla tavoletta grafica. Non ho avuto, per molto tempo, a mia disposizione uno studio dove poter disegnare su grandi formati e spennellare come mi sarebbe piaciuto. Avevo un portatile ed una tavoletta grafica.
A tutto questo aggiungiamo la mia naturale e granitica pigrizia che devo riuscire a superare con una potente motivazione. Quello che uso per motivarmi è il pensiero che sto facendo qualcosa di sperimentale e mai tentato prima, almeno che io sappia, e questo pensiero mi porta a realizzare progetti che abbiano almeno una parte di novità. Fare un fumetto completamente con il vettoriale non è così assurdo come sembra. Oggi molti professionisti adoperano Clip Studio Paint (che ha al suo interno un bel trattamento del vettoriale), io ho semplicemente reso visibile ed evidente questo fatto. Considero il disegno vettoriale l’incontro tra la matematica e l’arte ovvero tra il pensiero scientifico e quello umanistico e trovo questo incontro entusiasmante.Chi è Gomez |
DW - In generale ti trovi dunque più a tuo agio con il fumetto digitale o
con gli strumenti tradizionali?
FF - Su
questo argomento mi capita spesso di intavolare lunghe discussioni
con amici e colleghi. Il tema è epocale. Siamo in un momento di
mutazione delle forme di produzione artistica? Io lo vedo più come
un ampliamento delle possibilità a disposizione del fumetto. Nel
fumetto, come nell’arte moderna, hanno fatto il loro ingresso
strumenti e tecniche avveniristiche, modellazione virtuale, stampa
3D, VR, realtà aumentata e video-mapping. Ogni volta che mi pongo la
questione “digitale o analogico” mi torna in mente quell’aneddoto
su Socrate per il quale scrivere sarebbe stato un palliativo o meglio
un esperienza meno vera del dialogare e, quindi, non ha mai lasciato
nulla di scritto. La verità, penso, è che nulla sostituisce
veramente e completamente una cosa che c’era precedentemente. Noi
oggi scriviamo, ma sappiamo che come esperienza è una cosa diversa
che dialogare e per questo pretendiamo che esistano ancora le
videochat. O anche, sì, abbiamo un automobile, ma non per questo
rinunciamo completamente al piacere di una bella passeggiata nel
parco. Abbiamo anche delle zone pedonali in centro città per goderci
un’esperienza più a misura d’uomo. Allo stesso modo, ora che
esiste la stampa 3D, c’è ancora chi preferisce lavorare il marmo
scolpendolo a mano. Si tratta di una scelta; prima questa scelta non
c’era, eravamo obbligati a fare una cosa nell’unico modo in cui
poteva esser fatta. Oggi possiamo decidere quanto tempo ed energia
dedicarvi. E scegliere la via più lunga e faticosa potrebbe, a volte
dare più soddisfazione.
Quindi
la risposta a questa domanda è: dipende da che tipo di esperienza
voglio fare.
Dylan Dog visto da Folla |
Addio Block |
DW - All’ultima
edizione di Mugello Comics hai presentato una tua autoproduzione
“IMV” molto particolare: di che si tratta?
FF - Tengo
molto a questo progetto: si tratta di un lavoro durato 5 anni. Ho
deciso di ripartire dagli elementi fondamentali del fumetto, la
suddivisione in 6 porzioni della pagina e, su questa base, cominciare
un viaggio esplorativo con il semplice bianco e nero (netto, senza
nemmeno le sfumature) che danzano in queste vignette quadrate per
formare e trasformare immagini in astratti, geometrie ed elementi
semi riconoscibili. Ho già deciso in principio che sarebbero state
200 pagine e, mentre all’inizio tutto ha un aspetto caotico, man
mano che proseguivo, ho notato nascere tra le immagini delle
relazioni. A volte puramente casuali altre, invece, ricercate. Così
il libro si è come evoluto e trasformato sotto i miei cocchi fino ad
arrivare ad una sua definizione. L’ho presentato ufficialmente a
Mugello Comics, su invito dell’amico Mattia Sarti, e poi a Lucca
2019 (Borda! Fest). Sulle considerazioni nate realizzandolo, ho
formulato molte meditazioni sul fumetto, lo trovo uno strumento
valido anche per chi voglia conoscere la narrazione disegnata non
solo attraverso manuali o saggi di semiologia, ma attraverso
l’esperienza diretta del vedere crearsi, sotto ai propri occhi, una
sequenza narrativa. Il libro passa da 4 fasi non nettamente suddivise
che si sfumano una nell’altra. La prima fase è caratterizzata da
un montaggio dadaista, citazionista, in stile blob. La seconda fase
va a definire per ogni pagina un nucleo concettuale, nel contempo
iniziano a notarsi relazioni di dialogo tra singole vignette e si
intensificano. Nella terza fase prende il via una sequenza onirica
surreale in cui ogni cosa influenza quelle successive. Ed, infine,
nasce la vera storia con un protagonista e delle vicende specifiche.
Tutto questo rispettando sempre lo stesso impaginato che si trasforma
di senso, prima è una semplice suddivisione geometrica poi diventa
sequenza temporale. La magia del fumetto. Le parole non sono presenti
perché volevo concentrarmi su elementi più basici, ma alla fine c’è
una poesia che mette in chiaro l’aspetto necessariamente
interattivo che non è da sottintendere. Senza la volontà e la
curiosità di un lettore, tutto il libro “è solo carta, è solo
inchiostro”.
IMW autoproduzione |
DW - C’è
una cosa di cui avresti voluto parlare e che non ti abbiamo chiesto?
FF - Sto
portando avanti diversi progetti in questo momento e mi piacerebbe
parlarne ma non voglio mettere troppa carne al fuoco. Posso, invece,
dire a chi ne vuol saperne i più, che può seguirmi sui social e sul mio sito.
Grazie
Filippo e a presto.
a cura di Filippo Pieri
N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli autori su Interviste & News!
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