di Massimo Capalbo
Dopo l'ottimo riscontro di "ascolti" della prima puntata di The Best of Martin Mystère eccoci di nuovo qua, con la seconda parte della scheda dedicata a una delle più coinvolgenti avventure del BVZM, Il teschio del destino. Vi ricordiamo che tutte le illustrazioni sono state scelte dallo stesso Max Capalbo, eccetto quella iniziale - frutto della "redazione". Buona lettura! (s.c. & f.m.)
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Un'altra delle straordinarie interpretazioni mysteriane di Alex Dante! |
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Martin Mystère n. 11, Febbraio 1983. Disegno di Alessandrini |
2. IL TESCHIO DEL DESTINO (II parte)
Soggetto e sceneggiatura
Alfredo Castelli
Disegni
Claudio Villa
192 tavole
Martin Mystère nn. 11-12
Febbraio-Marzo 1983
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Martin Mystère n. 12, marzo 1983. Disegno di Alessandrini |
Humour
castelliano
Oltre
all'inquietante mistero del manufatto precolombiano e alla
drammaticità di alcune sequenze (i già menzionati omicidi compiuti
da Zulma, ma anche l'omicidio di Alfonso Vilar ad
Acapulco e l'incaprettamento di Lopez, il quale però
riesce a salvarsi), Il Teschio del Destino presenta un
lato assai più leggero, a testimonianza della capacità di Castelli
di mutare abilmente registro e di mescolare sapientemente generi
diversi.
I
personaggi più grotteschi e divertenti della storia sono senz'altro
i vicini di Martin, noti inizialmente come John e Ann
Jones, ma poi diventati Elmer e Evelina Morgan
(lo stesso cognome dei coniugi a cui appartenevano le diapositive). I
due - come si legge a p. 38 de La vita segreta di Martin
Mystère (volumetto allegato al diciannovesimo Speciale,
La macchina della verità, luglio 2002) - sembrano
l'incarnazione vivente di alcuni dei peggiori difetti che gli europei
attribuiscono agli americani. Sono rozzi, assolutamente privi di
cultura, e credono che se l'interlocutore non capisce la loro lingua
basti alzare la voce per farsi comprendere. Evelina, grande
ammiratrice del Detective dell'Impossibile (che, come racconta
lei stessa con orgoglio ai suoi ospiti,
una volta l'ha pure invitata a prendere
un tè e le ha mostrato la sua casa) detesta profondamente Diana
e spera che Martin la lasci (o viceversa).
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Alfonso
Vilar viene ucciso nel cielo di Acapulco da uno degli scagnozzi di
Gutierrez - MM 11, p. 32
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Due
sgherri di Gutierrez incaprettano Lopez, ma costui, grazie alle sue
doti di contorsionista, riuscirà a salvarsi - MM 12, p. 29
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Evelina
Morgan (all'epoca, Ann Jones) tesse le lodi del professor Mystère
davanti ai suoi ospiti, suscitando la gelosia del marito Elmer
(all'epoca, John)- MM 11, p. 15
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Ancora quella
smorfiosa! E' da lui praticamente tutti i giorni…, si lamenta
costei quando vede, dalla finestra del suo appartamento (che è di
fronte a quello dell'archeologo), la fidanzata del professor Mystère
fare una visita a sorpresa a quest'ultimo. Poco dopo, Diana
litiga con il Nostro e se ne va dicendogli addio. La scena non sfugge
a Evelina, che esclama compiaciuta: Molto bene! Così non
si farà più vedere in giro, quella smorfiosa… . L'ammirazione
che sua moglie nutre verso Martin è malvista da Elmer
Morgan, il quale sospetta che tra i due ci sia qualcosa: Ci
siamo di nuovo! Ti ho sentita benissimo, sai? – dice questi
alla consorte nella scena sopracitata - …adesso mi spiegherai
una volta per tutte cosa c'è sotto. E se non sarai sufficientemente
chiara, ti giuro che saranno guai!. . Le minacce di suo marito
non fanno né caldo né freddo a Evelina, che, in una sequenza
davvero spassosa, critica il consorte mettendolo a confronto proprio
con Martin: Ha buon gusto, checché tu
ne dica! La sua casa è piana di oggetti affascinanti e insoliti…
…e invece, guarda qui! Sembra di essere in un supermercato… tutti
mobili anonimi, di serie… …e l'unica cosa non di serie che hai
comprato tu era quel disgustoso lampadario che
ho venduto a quei due ragazzi… puah! Lui non avrebbe mai preso un
obbrobrio del genere. Il caso vuole che, proprio in quel momento,
Martin rientri nel suo appartamento con il suddetto obbrobrio.
Lui… Gulp! – esclama esterrefatta la
signora Morgan - Ecco, io… forse non era così male,
dopotutto …ehm… . In realtà, Martin si è visto
costretto ad acquistare – per ben trenta dollari – il mostruoso
lampadario, altrimenti i due ragazzi cui faceva riferimento la sua
vicina – che sono i figli degli altri Morgan (pure costoro
una buffa coppia) - non gli avrebbero
detto dove abitavano i loro genitori (la scena in questione è
anch'essa molto divertente). Bene! Questo vedrò di regalarlo a
quei nostri vicini, che hanno un gusto orribile, dice il Nostro
mentre appoggia il lampadario in un angolo della sua casa.
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Evelina
vede l'odiata Diana andare da Martin. Il cognome iniziale dei vicini
di casa dell'archeologo – Jones - era un'evidente citazione di Mr.
Jones, il vicino di Paperino - MM 11, p. 18
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Mentre
la signora Morgan gode nel vedere Diana litigare con Martin, suo
marito si convince che quest'ultimo abbia una relazione con Evelina -
MM 11, p. 24
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Martin
compra, dai figli degli altri Morgan, l'orrendo lampadario
appartenuto ai suoi vicini - MM 11, p. 48
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Martin
& Minni
La
gelosia di Evelina
nei confronti di Diana
e quella di Elmer
nei confronti di Martin
fanno il paio con la gelosia di Diana
medesima verso il suo futuro marito. Trent’anni
fa era una specie di Minni
isterica e gelosa,
ha detto di lei Castelli in un'intervista che Raffaele De Falco gli
ha fatto nel 2012 sul sito Lo Spazio Bianco.
In effetti, la Diana
dei primi anni era più gelosa dell'Otello
shakespeariano,
il che la rendeva poco simpatica. Nella storia in oggetto, oltre alla
scenata che fa felice la signora Morgan
(…In
quanto ai tuoi "programmi"
– dice Diana
al povero Martin,
che gli ha appena detto di non poterla accompagnare al cinema per
quella sera, avendo già un altro programma [la visione delle
diapositive] – sia
che sia rossa,
che sia bionda,
o che sia bruna…
…ti auguro che la cena ti vada di traverso!),
la nostra Minni
dà
un chiaro avvertimento a un'amica, la quale si è limitata a dire che
gli piacerebbe conoscere il professor Mystère:
Non
azzardarti a mettergli gli occhi addosso! Martin Mystère è
proprietà privata…
. Non solo, ma quando – la mattina dopo la suddetta scenata –
Diana
telefona Martin
per fare pace (Forse
ho esagerato a trattarti male
[…] Credo
che sia il caso di discuterne
tranquillamente,
una volta tanto…),
bastano le innocenti parole dell'archeologo (Stanotte
non ho praticamente dormito
[Martin
ha infatti trascorso le ore notturne a guardare con Java
le famose diapositive, nda]
per scatenare nuovamente la sua gelosia: Non
hai dormito?
Già! Capisco… capisco benissimo! Ritiro quanto ho detto prima. Di
nuovo addio,
Martin!,
esclama prima di riattaccare bruscamente. E'
un record! –
commenta, sbalordito, il BVZM
a Java
– Sono
stato processato, assolto e nuovamente condannato per un reato che
non ho commesso, nel giro di una sola notte!.
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Dopo
aver ottenuto l'indirizzo dei loro genitori, Martin e Java si
congedano dai due fratelli - MM 11, p. 49
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Evelina
è sorpresa nel vedere Martin con il mostruoso lampadario - MM 11, p.
50
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Martin
e Java a casa degli altri Morgan - MM 11, p. 57
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Diana
giunge persino a escogitare un astuto espediente (la
moneta da 25 cent truccata) per
convincere Martin
a portarla con sé in Messico:
Caro Martin, stavolta avrai al tuo
fianco una persona che ti difenderà dal pericolo costituito dai
begli occhi delle messicane… . Solo
a Città del Messico,
e in maniera casuale, Martin
si accorgerà dell'inganno, e cioè che la moneta con cui la sua
fidanzata gli ha fatto fare testa o croce ha in realtà due teste. A
parziale discolpa di Diana,
bisogna dire che la sua gelosia, per quanto esagerata e molesta, non
è del tutto immotivata, giacché, nelle prime avventure, Martin
non è affatto insensibile alle lusinghe del gentil sesso, come
testimonia ad esempio la presenza al suo fianco dell'avvenente
Cristina Ramos nelle
pagine iniziali della storia d'esordio, Gli
Uomini in Nero (A. Castelli
[sog.&scen.] – G. Alessandrini [dis.], n. 1). Fortunatamente,
nel corso della saga, il rapporto fra
i due si solidifica. Da allora, la loro relazione cresce: la gelosia
di Diana diminuisce e Martin è più cauto con le sue ammiratrici (La
vita segreta di Martin Mystère, p. 47).
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Minnie
Mouse (Minni in italiano) - © DISNEY
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La
gelosissima Diana litiga con Martin - MM 11, p. 23
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Diana
"minaccia" la sua amica, che vorrebbe conoscere il famoso
Martin Mystère – MM 11, p. 36
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Un
cavernicolo per amico
Se,
come abbiamo visto, la Diana de Il Teschio del destino è
assai diversa da quella attuale (che è molto più simpatica e
ironica), Java, al contrario, è rimasto grosso modo lo
stesso. Rappresentante di una specie umana creduta estinta trentamila
anni fa: quella degli Uomini di Neanderthal, Java -
afferma Castelli nella già citata intervista di De Falco
- è il classico amico che tutti vorremmo avere: generoso, fedele,
leale, forte, intelligente e in qualche modo invisibile,nel senso che
la sua presenza è costante ma non opprimente; per di più possiede
una decisa personalità e un grande senso dell’indipendenza e si è
guadagnato l’affetto e la profonda stima di Martin in quella che
non è una semplice relazione tra servo fedele e padrone, ma un vero
rapporto paritario. Il simpatico neanderthaliano, originario
della Città delle Ombre Diafane (un'incredibile città
perduta che si trova tra i Monti Hangaj della Mongolia),
si è ambientato benissimo negli Stati Uniti, anche se
all'inizio l'impatto con la civiltà moderna non è stato per niente
facile. Con i suoi silenzi, i suoi sensi acutissimi, il suo
sguardo penetrante, Java è il perfetto contraltare del logorroico e
fin troppo "civilizzato" professor Mystère (La
vita segreta di Martin Mystère, p. 29). In effetti, i due si
completano a vicenda e formano con Diana un terzetto davvero
affiatato.
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Diana
usa una moneta truccata per convincere Martin a portarla con lui in
Messico - MM 11, p. 88
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A
Città del Messico, Martin scopre il trucco di Diana - MM 11, p. 98
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La
signora Morgan descrive Java ai suoi ospiti – MM 11, p. 17
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A proposito dei sensi acutissimi di Java,
vale la pena di citare la scena in cui egli sente la presenza
dei due scagnozzi di Gutierrez nel passaggio sotterraneo che
si estende sotto la casa dei signori Morgan (i Morgan
delle diapositive) e quella, che ha luogo poche pagine dopo, in cui
avverte in anticipo che
l'automobile dei suddetti sgherri sta per esplodere (una
precauzione del boss per evitare che i due, se catturati, parlino),
salva la vita a Martin, saltandogli addosso e premendolo
contro il terreno con tutta la sua forza. Ovviamente, per quanto
fuori dal comune, la percezione del pericolo che Java possiede
ha i suoi limiti: il neanderthaliano, infatti, non riesce a prevedere
la trappola che il contrabbandiere messicano ordisce ai danni suoi e
di Martin usando come esca il rapimento di Diana.
Ignari di ciò che li attende, i due fanno irruzione nella casa di
Gutierrez e si ritrovano circondati dai suoi uomini, armati di
mitra e pistole. Solo allora i Nostri scoprono che il boss li ha
giocati.
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Nella
casa degli altri Morgan, Java sente la presenza dei due scagnozzi di
Gutierrez - MM 11, p. 59
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Java
si scaglia contro uno dei due sgherri – MM 11, p. 65
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Java
salva la vita a Martin – MM 11, p. 76
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L'aguzzino
e la simpatica canaglia
Benché
malvagio e senza scrupoli, il summenzionato Gutierrez
non è certo un villain che si fa ricordare, ma la sua
presenza è comunque utile all'economia della storia. Lo stesso
dicasi dei suoi scagnozzi (tutti nerovestiti e in giacca e cravatta),
i quali si dimostrano avversari non proprio irresistibili per Martin
e Java, il primo dei quali fa "assaggiare" ad alcuni
di loro il raggio paralizzante del suo Murchadna,
l'arma - proveniente dal perduto continente di Mu
- donatagli dal monaco tibetano Kut
Humi. Tornando agli uomini di
Gutierrez, l'unico davvero efficiente – nonché l'unico a
non scontrarsi mai direttamente con i protagonisti - pare essere il
biondo con baffi e occhiali scuri che uccide Alfonso Vilar
e cloroformizza Diana per recuperare le diapositive, che poi
distrugge in una camera dell'Hotel Plaza (uno dei più
rinomati alberghi newyorkesi). Dopo la suddetta sequenza, costui esce
inspiegabilmente di scena. L'ultimo collaboratore del boss a
comparire nell'avventura è il professor Hans Kruger,
il quale è anch'esso una figura un po'
stereotipata: si tratta infatti del classico medico aguzzino di
nazionalità tedesca. Le parole che Gutierrez pronuncia quando
presenta Kruger a Martin e Java - Ai suoi
tempi era un vero esperto nell'ottenere
confessioni. - sembrano alludere a probabili trascorsi del medico
nella Gestapo, la famigerata polizia segreta del Terzo
Reich. D'altra parte, come ben sappiamo, non pochi criminali
nazisti della realtà riuscirono, alla fine della guerra, a trovare
rifugio in America Latina (Paraguay, Argentina, Bolivia e Cile
le destinazioni principali), ponendosi spesso al servizio di brutali
regimi dittatoriali.
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Caduto
nella trappola di Gutierrez, Martin consegna al boss messicano il suo
Murchadna – MM 12, p. 60
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Il
più efficiente scagnozzo di Gutierrez brucia le diapositive nel
lussuoso Hotel Plaza di New York – MM 11, p. 84
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Gutierrez
presenta il professor Hans Kruger ai suoi prigionieri - MM 12, p. 74
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Kruger, a quanto pare, è un degno
collega di fantasia dei vari Eichmann, Mengele, Kutschmann,
Schwammberger ecc. . A far pagare, in maniera definitiva, al
medico tedesco le malefatte che
ha commesso in Europa e in Messico, provvede Lopez,
il quale, con una pistola dotata di silenziatore, lo crivella di
colpi, ma solo dopo che Kruger gli ha scagliato contro la
siringa di sonnifero destinata a Martin, mancandolo di poco.
Lopez, a nostro avviso, è un personaggio più riuscito
rispetto ai cattivi finora menzionati. Egli incarna la
classica simpatica canaglia, appartiene cioè a quel genere di
persone che, pur vivendo di espedienti, hanno un loro preciso codice
d'onore, per rispettare il quale sono disposti anche a pagare un
prezzo. Fino a qualche mese fa, - racconta infatti il
messicano ai Nostri dopo aver visto due uomini del boss spiare il
loro incontro – io lavoravo per un certo Gutierrez,
un tipo assai poco raccomandabile… …contrabbando, piccole
truffe ai turisti, racket delle lotterie, ma quando mi ha chiesto di
seguire un tizio fino ad Acapulco per poi farlo fuori, io l'ho
mandato a quel paese… [il tizio cui Lopez si riferisce è
naturalmente Alfonso Vilar, nda] lui ha detto che me
l'avrebbe fatta pagare cara, io credevo che fosse solo una minaccia,
ma ora… . Per non coinvolgere il vecchio amico Martin
nei suoi guai, Lopez-dal-cuor tenero (soprannome –
affibbiatogli proprio dagli sgherri di Gutierrez – che
rimarca la fondamentale differenza tra Lopez e costoro) si
dilegua, ma il boss ordina ai suoi di ucciderlo.
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Kruger
inietta a Martin il Pentothal, meglio conosciuto come siero della
verità - MM 12, p. 77
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Lopez
uccide Kruger e libera Martin - MM 12, p. 79
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Il
simpatico messicano mostra all'archeologo – che lo credeva morto –
l'eccellente esito del suo attacco a sorpresa – MM 12, p. 80
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Tuttavia, come ogni
simpatica canaglia che si rispetti, Lopez riesce a cavarsi
d'impaccio anche in situazioni che sembrano disperate: benché
incaprettato dagli uomini del contrabbandiere, egli riesce non solo a
liberarsi, ma a liberare Martin e, nel contempo, a catturare
Gutierrez. "La sorpresa vale più di un esercito",
come diceva Pancho Villa… - dice a sua volta Lopez
all'archeologo, mostrandogli il boss legato e imbavagliato e i
cadaveri di alcuni suoi scagnozzi - …e non riesco a pensare a
nulla di più sorprendente che essere attaccati da un morto
resuscitato… non ti sembra, compadre?... . Martin,
a cui Gutierrez stesso aveva detto che Lopez era stato
eliminato dai suoi uomini, risponde: Certo che mi sembra! Diavoli
dell'inferno! Ma tu non eri… . E il messicano: Morto?
Evidentemente no. Mi hanno legato in un modo che avrebbe ucciso
chiunque… …chiunque
escluso un ex contorsionista. E, come sai, ho
fatto anche questo mestiere per sbarcare il lunario… sono riuscito
a mantenere il sangue freddo e a liberarmi senza soffocarmi.
Mi sono procurato una pistola, un silenziatore e
sono venuto qui. Nonostante qualche piccolo intoppo è stato
facile arrivare a voi… .
Il
formidabile Lopez - che esordisce nella storia in modo
bizzarro, ossia sferrando un pugno a Martin, il quale glielo
restituisce subito dopo (una tipica manifestazione di amicizia
virile) – si segnala anche per i divertenti piropos (le
frasi galanti che i messicani sussurrano alle sconosciute)
rivolte a Diana: ad esempio, Chi è questa bella
signorina?... Che nessuno fumi vicino a lei! E' talmente ardente che
potrebbe scoppiare un incendio!; Dove eravate il giorno
dell'eclissi di sole? Non vi ho vista… ah, già, che stupido, voi
siete il sole!; Per voi rinuncerei tre
dollari, e magari anche a quattro…; Vivrò solo per ammirarvi,
senza chiudere mai gli occhi neanche per la siesta!. Data la sua
simpatia e la sua verve, è un peccato che il messicano non sia più
ricomparso nella saga del BVZM.
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L'ex
contorsionista fa saltare con la sua pistola la serratura della cella
di Diana – MM 12, p. 81
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Lopez
saluta a modo suo l'amico Martin… - MM 12, p. 4
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…e
Martin gli restituisce il saluto – MM 12, p. 6
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Bienvenido
a Mexico!
Uno
dei punti forza delle storie mysteriane, in special modo di quelle
scritte da Castelli, è rappresentato dalle descrizioni
accurate e suggestive delle ambientazioni, siano esse metropoli o
siti archeologici o lande selvagge. Forte di un'eccezionale capacità
divulgativa e della sua esperienza di appassionato giramondo, lo
sceneggiatore milanese riesce a far immergere il lettore nei luoghi
che descrive, di cui coglie spesso e volentieri gli aspetti più
interessanti e curiosi. Ciò è evidente, ad esempio, nella
didascalia di p. 44 del n. 11 e in quelle di p. 90 dello stesso albo:
nella prima, si legge che la gente del Greenwich Village [il
famoso quartiere di Manhattan nelle cui vicinanze si trova
Washington Mews, la via dove abita il BVZM, nda], è
abituata a dormire fino a tardi. I negozi non aprono prima delle 11,
e molti addirittura a mezzogiorno o all'una; nelle seconde, che
si riferiscono invece alla mastodontica e tentacolare capitale
messicana, leggiamo la seguente descrizione: Vista dall'alto,
Città del Messico costituisce un'immagine impressionante. Sembra
addirittura di atterrare nel suo centro, tanto è vasta la periferia
che la circonda… …in effetti la città è popolata da dodici
milioni di abitanti "dichiarati" e quattro o cinque milioni
di "abusivi" detti paracaidistas [Lopez
è appunto uno di essi, nda] perché come paracadutisti si
catapultano in città in cerca di lavoro.
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Dopo
i pugni, gli abbracci - MM 12, p. 7
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I
piropos
di Lopez divertono Diana – MM 12, p. 17
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Panorama
di Città del Messico
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Sempre riguardo al
Messico, merita citare le didascalie di pp. 30-31 del n. 12,
dove Castelli ci illustra, con divertita ironia, le trappole
per turisti disseminate lungo la strada che conduce a Teotihuacan:
…vi imbatterete dapprima in una piccola costruzione che viene
pomposamente denominata museo… Qui, se siete
giunti in taxi, il guidatore insisterà a tal punto da indurvi a
scendere… …e un indio di lingua nahuatl vi
spiegherà in un rozzo spagnolo i mille usi che gli Aztechi avevano
per il cactus chiamato agave… …le cui spine servivano come aghi,
la cui corteccia come "carta" e la cui polpa è ancora
utilizzata per preparare il pulque. Vedrete un
asino che beve in un solo sorso una bottiglietta
di Coca Cola (che dovrete "offrirgli", pagandola
salatissima al vicino bar)… …poi, inevitabilmente, verrete
condotti all'interno di quello che può sembrare un grande magazzino…
…dove, con incredibile insistenza vi verranno magnificati i
prodotti dell'artigianato locale: sombreros, ponchos, oggetti in
quarzo e in ossidiana… Quando risalirete in
taxi, dopo aver combattuto almeno mezz'ora con un proprietario che vi
offre tutto "barato" (a buon mercato) al prezzo doppio di
quello che si paga in città, comincerete a pentirvi di aver
intrapreso la gita… .
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Una
delle principali attrazioni della capitale messicana: la cattedrale
metropolitana di Santa Maria Assunta
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Martin,
Java e Diana a spasso per Città del Messico – MM 12, p. 26
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Diretti
a Teotihuacan, i Nostri incappano nelle immancabili trappole per
turisti - MM 12, p. 31
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A questo punto, lo sceneggiatore descrive
l'incredibile spettacolo offerto dalla città precolombiana,
trasmettendo al lettore lo stesso senso di meraviglia provato da
Diana: …e invece, percorse poche altre centinaia di
metri, il vostro umore cambierà improvvisamente… …di fronte a
voi si estende la piana di Teotihuacàn, con le sue splendide
piramidi "del Sole" e "della Luna" …e la
"Ciudadela", la cittadella dove si erge il tempio di
Quetzalcoatl… "il Serpente Piumato",
divinità principale di tutti i popoli del Centroamerica… .
Possiamo
senz'altro affermare che Castelli, sia quando parla attraverso
il suo alter ego Martin Mystère e sia – come abbiamo appena
visto – quando si esprime in veste di narratore
extradiegetico, riesce sempre a tenere desta l'attenzione di
chi legge, evitando di cadere nel didascalismo, in uno sfoggio di
erudizione fine a se stesso. Insomma, con il BVZM e il BVZA
difficilmente rischiamo di annoiarci.
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Claudio
Villa disegna per i fans in una foto di pochi anni fa
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Teotihuacan
al tempo del suo massimo splendore - MM 12, p. 33
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Java
alle prese con il piccantissimo chili,
uno dei più conosciuti piatti messicani - MM 12, p. 11
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L'esordio
del "reuccio"
Il
Teschio del Destino è in assoluto la prima storia bonelliana
di Claudio Villa, che ben presto sarebbe diventato una delle
colonne portanti della casa editrice, nonché uno dei più apprezzati
disegnatori italiani. Pur mostrando un tratto ancora acerbo (come
testimoniano soprattutto i disegni della parte iniziale della
storia), l'autore comasco ha caratterizzato ottimamente le
ambientazioni (mozzafiato la Teotihuacan di pp. 32-33 del n.
11) e i personaggi dell'avventura, a cominciare dai tre protagonisti.
Il suo Martin Mystère, in particolare quello del n. 12, ha
molta personalità ed è affascinante e ironico al punto giusto.
Anche il suo Java è molto azzeccato: degni di menzione, a
questo proposito, i primissimi piani di p. 14, p. 17 e p. 40 del n.
11; il buffo primo piano di p. 11 del n. 12 e quello di p. 57 del
medesimo albo. Per quanto riguarda invece Diana,
nell'intervista che il disegnatore ha concesso a Franco Spiritelli
nel libro Claudio Villa – Sogni, segni e disegni (Lo
Scarabeo, 1998) leggiamo che la fidanzata di Martin è il
personaggio che gli ha dato più problemi: […] la facevo
"recitare" troppo. Ricordo che avevo esagerato molto le
espressioni in una scena in cui litiga con Mystère: era inviperita,
sembrava proprio una strega. L'espressione non era giusta e Castelli
la contestò subito, così la ridisegnai appiccicando la nuova
versione sull'originale. Sono errori di gioventù, stavo ancora
sperimentando, avevo ancora una certa voglia di "divertirmi"
che veniva dalle storie precedenti destinate a un pubblico meno
esigente. Mi veniva naturale esasperare le espressioni dei
personaggi, trovare la misura giusta, soprattutto nella loro
psicologia, è difficile e faticoso. Tra l'altro con le donne non me
la sono mai cavata molto bene, ho sempre preferito disegnare gli
uomini.
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Il
volto concentrato e determinatissimo di Java - MM 12, p. 57
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La
camicetta aderente e i pantaloncini corti mettono ben in evidenza le
morbide e seducenti forme di Diana - MM 12, p. 36
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Zulma
in balia del potere ipnotico del teschio - MM 12, p. 8
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Ad
ogni modo, come dice lo stesso Spiritelli nella suddetta
intervista, la Diana di questa storia è comunque carina e
seducente; non solo: anche la folle Zulma ha senza dubbio
un aspetto gradevole. Significativa, in tal senso, la grande vignetta
di p. 65 del n. 12, dove possiamo ammirare le stupende forme del suo
corpo. Tuttavia, ancor più che la sexy Zulma in abiti
aztechi, a rimanere particolarmente impressa è la Zulma che,
ipnotizzata dal teschio, rivive la scena di un sacrificio umano (n.
11, p. 8) e quella che, con forza inumana e altrettanta ferocia,
pugnala ripetutamente lo sventurato dottore (n. 12, pp. 86-87). Il
modo in cui Villa ha disegnato questa seconda sequenza – tra
le più cruente di tutta la saga mysteriana - lascia davvero a bocca
aperta e dimostra la sua enorme bravura. Che dire poi delle due
vignette iniziali di p. 88? Il volto della povera guardia sgozzata da
Zulma trasmette una sensazione di orrore difficile da
dimenticare. A proposito di orrore, meritano di essere segnalate –
sempre nel n. 12 - anche le tre vignette consecutive di pp. 74-75, in
cui Villa raffigura la tenebrosa Cella Grande
(con tanto di sinistri pipistrelli), e la vignetta immediatamente
successiva, nella quale vediamo il Tristo Mietitore (la
tradizionale figura della morte
con la falce e il mantello) pronto a ghermire il pianeta
Terra. Un'immagine, questa, di notevole forza evocativa.
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Con
un gesto fulmineo, Zulma sferra al povero dottore la prima di
numerose coltellate - MM 12, p. 86
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L'antico
orrore nascosto nella Cella
Grande attende il momento
propizio per scatenarsi su tutto il pianeta - MM 12, p. 75
|
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Sul
primo dei tre album mostrati da Martin a una poco interessata Diana,
si legge un nome che non passa inosservato: Claudio Villa - MM 11, p.
20
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Prima
di concludere, è bene citare gli interessanti inside jokes che
Villa ha inserito nell'avventura: a p. 20 del n. 11 (ultima
vignetta), sulla copertina di uno dei tre dischi a 78 giri che Martin
mostra a Diana, si leggono nome e cognome del celebre
omonimo del disegnatore, il reuccio della canzone italiana
Claudio Villa (che in realtà si chiamava Claudio Pica);
a p. 13 del n. 12 (ultima vignetta), si vede un ragazzino messicano
intento a leggere il n. 6 di Martin Mystère: Delitto
nella preistoria (primo albo di un'altra bella storia dove il
destino riveste un ruolo importante); a p. 92 del n. 12 (ultima
vignetta), il tassista che carica Zulma ha le fattezze dello
stesso Villa, ovviamente il Villa poco più che ventenne dell'epoca (il disegnatore è nato infatti nel 1959).
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Anche
i ragazzini messicani leggono le avventure del BVZM - MM 12, p. 13
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Villa
ritrae se stesso nel tassista che porta Zulma a Teotihuacan - MM 12,
p. 92
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Massimo Capalbo
Sempre affascinante questa storia nonostante la sua "leggerezza"! ^^ Riesce a unire ironia e mistero con un plot dall' incipit come quello delle diapositive piuttosto strambo! Secondo me se oggi qualcuno si presentasse alla SBE con un soggetto simile, l' avrebbero guardato in maniera basita! XD Ma anche 15-20 anni fa! XD
RispondiEliminaPoi i disegni di Villa...si, a volta sono un po acerbi, ma come avete scritto, le sequenze finali nella sala sotterranea dello scheletro... alcuni vorrebbero un seguito e forse mi pare che qualche anno fa l' avessero mezzo annunciato, ma a me basta e avanza questa storia. In senso buono eh! Il mistero che aleggia interno al teschio e su chi sia il proprietario a mio parere deve rimanere tale!
"Dopo la suddetta sequenza, costui esce inspiegabilmente di scena"
Ah, ah! Non ci avevo fatto caso.