ALMANACCO DELL’AVVENTURA 2013: DALL’AFRICA ALL’AMAZZONIA CON SERGIO BONELLI
di
Giampiero Belardinelli
La
misteriosa biblioteca di Bonelli
La
morte di Sergio Bonelli, arrivata improvvisa in quel 26 settembre del
2011, ha lasciato un segno ancora oggi non del tutto elaborato.
Lettori, giornalisti e critici specializzati hanno lasciato le
proprie testimonianze – dai blog ai forum in Internet, dai
quotidiani o settimanali ai canali televisivi – evidenziando in
primis
la grande umanità dell’uomo Bonelli, capace di fermarsi a parlare,
senza problemi di importanza, sia con uno sconosciuto ammiratore,
magari incontrato in un bar o in una manifestazione sul Fumetto, sia
con il più illustre dei giornalisti.
Sergio Bonelli, dal blog di Moreno Burattini.
Sergio Bonelli ha attraversato,
dal secondo dopoguerra, l’evoluzione della Casa Editrice (come
ormai sanno tutti, nata con il marchio di Edizioni Audace) e, da
ragazzo
di bottega
a editore e poi autore di successo, ha trasformato un’artigianale
fabbrica
di sogni
in una delle principali aziende mondiali di fumetti. Quest’operazione
si è concretizzata senza perdere mai di vista quella passione
artigianale nata sulle ceneri di una Milano ancora devastata dai
bombardamenti della Seconda
Guerra Mondiale.
Arruolando all’inizio un manipolo di sceneggiatori e disegnatori,
nel corso degli anni Sergio Bonelli ha pian piano coinvolto nel suo
progetto
decine e decine di autori che, ognuno con la propria specificità,
hanno contribuito a fare della casa editrice di Via Buonarroti un
patrimonio indiscutibile della cultura italiana. Realizzare cultura
non significa ergersi sopra un piedistallo e fare sfoggio della
propria erudizione parlando di argomenti difficili
con tono grave,
ma sapere comunicare delle emozioni o delle informazioni anche
attraverso dei mezzi di comunicazione popolari come il fumetto, il
cinema, la letteratura, le serie televisive, le canzoni, etc. Bonelli
questo l’aveva capito in anticipo rispetto ai suoi colleghi
editori, e si è sempre battuto per il riconoscimento della dignità
artistica della professione di fumettaro.
Questa affermazione di dignità, da parte dell’editore, non è
rimasta solo nelle intenzioni ma si è concretizzata nelle migliaia
di tavole scritte e disegnate del suo immenso catalogo di
pubblicazioni. Sergio Bonelli era un uomo curioso e si è sempre
circondato, a partire dal suo grande amico Decio Canzio, di persone
curiose e colte. E oltre alle persone, ha riempito la sua esistenza
di migliaia di libri, video-cassette, vinili, dvd e cd musicali,
oltre a tantissimi oggetti e a numerosissime fotografie che,
nell’insieme, testimoniano la sorprendente vitalità di un uomo
proiettato verso il nuovo, come raccontano, nelle pagine
dell’Almanacco,
alcuni dei suoi collaboratori.
8 ottobre 2011: alcuni dei maggiori collaboratori della casa editrice di Via Buonarroti ricordano Bonelli. Dal blog di Moreno Burattini.
La
struttura di questo 117° numero della Collana
Almanacchi
segue quella consueta (in attesa del rinnovamento previsto per
l’inizio del 2013) e, argomentando di libri, di film e di musica,
Graziano Frediani, Maurizio Colombo, Stefano Marzorati ci offrono uno
squarcio sulla personalità culturale dell’editore Sergio Bonelli. "Secondo
un vecchio proverbio, se vuoi conoscere veramente una persona, devi
dare un’occhiata ai libri che tiene accanto a sé. Facile a dirsi,
per la maggior parte di noi; più difficile a farsi se la persona in
questione è o è stata, come Sergio Bonelli, un lettore
instancabile, ma, soprattutto, un ancor più instancabile
raccoglitore
di carta stampata".
Così inizia il suo pezzo Graziano Frediani e, attraverso una
disamina forzatamente non esaustiva, fa intuire come Bonelli sia
stato un lettore onnivoro e senza preconcetti: per l’editore,
infatti, l’attenzione e la curiosità non cambia sia dinanzi a
classico disneyano degli anni Trenta del secolo scorso (di Floyd
Gottfredson in
primis)
sia a un rarissimo saggio acquistato in una libreria di Madrid o di
New York.
Un giovane Floyd Gottfredson, il più grade autore dei fumetti di Mickey Mouse.
Quest’apertura mentale la possiamo riscontrare nelle
migliaia di tavole scritte da Sergio Bonelli nella sua lunga carriera
di scrittore (per approfondire l’argomento, vi rimandiamo alla
rubrica Diamo i numeri
di Saverio Ceri). Nelle avventure di Zagor o di Mister No, come in
quelle di Tex o nelle gag di Cico, Bonelli/Nolitta riusciva a
coniugare divertimento e approfondimenti psicologici, riferimenti
colti e popolari, che finivano per sovrapporsi annullando i confini e
le rigide etichette appiccicate addosso, alle diverse categorie
letterarie (libri o fumetti), da alcuni personaggi dell’establishment
accademico.
Nella
sezione de I
suoi film
– andando avanti nel commento – emerge in maniera chiara la
predilezione di Bonelli per quelle pellicole in cui i protagonisti
siano dei personaggi disincantati e pieni di dubbi, eroi per forza
simili al suo Mister No, figura speculare che senza ombra di dubbio
ha rappresentato in pieno l’anima vagabonda e curiosa dell’editore.
La
stessa passione per la musica, come evidenzia Stefano Marzorati nel
suo coinvolgente pezzo, va a completare il quadro della personalità
istintiva e intuitiva di Sergio Bonelli. Nelle liriche e nelle note
della canzoni jazz
in
particolare, Bonelli sapeva cogliere l’attimo fuggente, quello
stordimento in bilico tra nostalgia e sentimento che poi ritroviamo
in alcune sequenze di Mister No, magari mentre ascolta l’immortale
Body
and Soul
o la nostalgica Basin
Street Blues.
Nelle
altre pagine dell’Almanacco,
Mauro Boselli, Luigi Mignacco, Michele Masiero e Graziano Frediani,
raccontano nell’ordine la passione di Bonelli per i luoghi delle
Grandi
battaglie,
compiono una biografia ragionata del suo
Mister No, spiegano i motivi che hanno condotto i successori di
Nolitta alla rivoluzione
narrativa inaugurata con il racconto Vento
Rosso
(Mister No n. 241, giugno 1995), e infine mostrano un’ironica visione,
grazie ai pennelli di Fabio Celoni, dei vagabondaggi amazzonici di
Sergio.
Mi
preme sottolineare, in conclusione di questo paragrafo, lo scritto di
Michele Masiero. Anche se alcuni di noi di Dime
Press,
a suo tempo, non avevamo del tutto apprezzato la svolta del nuovo
Mister
No, oggi se non altro ne capiamo le ragioni: raccontare l’Amazzonia
senza il bagaglio personale di esperienze di Sergio Bonelli sarebbe
stato improbo per chiunque e quindi troviamo comprensibile quel
tentativo di cercare una nuova
strada.
I diari di un
editore in viaggio
Nelle
interviste o nelle rubriche postali dei suoi albi, Sergio Bonelli
aveva accennato ai suoi viaggi effettuati insieme ad alcuni amici,
studiosi di fama internazionale. Mai, però, avevamo avuto modo di
leggere o ascoltare testimonianze di questi personaggi. Ebbene, nella
seconda parte del volume, Luigi Boitani (Docente di Biologia della
Conservazione ed Ecologia Animale presso l’Università La Sapienza
di Roma), Alfredo Coppa (professore ordinario di Antropologia presso
l’Università La Sapienza) hanno realizzato un’appassionante
ritratto dei viaggi di Sergio Bonelli, spesso compiuti in compagnia
del professor Gerardo Bamonte (1939-2008),«etnologo,
antropologo, storico delle religioni e studioso originale dei culti
dei popoli primitivi»
(note prese da Wikipedia).
Sergio Bonelli nel deserto della Namibia. Sullo sfondo un aereo in puro stile Jerry Drake! (c) ANSA
Il
resoconto di Alfredo Coppa (pp. 202-203) e quello più ampio di Luigi
Boitani (pp. 207-217) sono un vero e proprio diario di viaggio in
cui, oltre alla descrizione delle meraviglie naturali, al racconto
delle fatiche e dei pericoli, i due studiosi hanno realizzato un
ritratto sconosciuto o quasi a tutti noi lettori (vedi anche su Dime Web "Un tuffo al cuore"). Così narra
Boitani: «Sergio
Bonelli amava muoversi, scoprire, attraversare il mondo anche
sporcandosi le mani e spingendosi in luoghi spesso inospitali, ma
desiderava farlo senza
mescolarsi
troppo al contesto, rimanendo invisibile,
per così dire. Un atteggiamento che si potrebbe scambiare per
snobismo – e, forse, in minima parte lo era, perché negarlo? –
ma che, in realtà, corrispondeva di più alla volontà di mantenere
uno sguardo lucido e cosciente sulle cose che si incontravano passo
dopo passo, uno sguardo depurato dalle mille situazioni-distrazioni
imprevedibili che potevano presentarsi».
Un ritratto forse intuibile ma che, almeno in parte, abbiamo
ricostruito grazie alle pagine di questo Almanacco.
Il
re del Sertão
Come
perfetto corollario ai testi, in una nuova veste a colori, viene qui
presentato il racconto pubblicato in origine sul terzo Speciale
Mister No,
datato luglio 1988. Un episodio significativo che rivela in pieno la
maturità del Bonelli narratore. La riproposizione dell’avventura
farà piacere a quei lettori che, attratti da questo Almanacco
Speciale,
la leggeranno per la prima volta. Un piacere condiviso anche da
coloro – tra cui anche chi scrive – che già conoscono la storia,
illustrata da un Roberto Diso quanto mai ispirato. Il suo tratto
chiaro, tra l’altro, viene valorizzato da una colorazione semplice
ma efficace.
Che
cos’è Il
re del Sertão?
Non è solo la vicenda di una macabra ricerca della testa mummificata
di un noto cangaceiro,
ma è soprattutto un’acuta riflessione sul valore fittizio dei
simboli.
In qualsiasi civiltà, evoluta o meno, i simboli
sono
stati utilizzati per creare un’identità condivisa; spesso, in un
contesto culturale diverso, lo stesso simbolo
ha assunto delle caratteristiche opposte. Pensiamo ad esempio alla
svastica,
la cui origine aveva significati benauguranti e che, nel primo
dopoguerra, fu adottata, con una filosofia del tutto diversa, dal
partito Nazionalsocialista
di Hitler (cfr. su Wikipedia).
La macabra foto, scattata nel 1938, delle teste di Lampiao, Maria Bonita e di altri Cangaceiros decapitati.
Nella
storia nolittiana la testa di Lampião, nel suo peregrinare dal Museo
Estacio De Lima
(nell’Istituto di Medicina legale di Bahia) a varie zone del
Sertão,
diventa un simbolo a cui vari personaggi attribuiscono identità del
tutto improbabili e in contrasto tra di loro. Un sadico criminale, un
amico dei latifondisti, un rivoluzionario proletario, una specie di Anticristo, un santo: tutte queste identità sono attribuite a
Lampião e, attraverso la voce
di Mister No, Nolitta compie una sottile ironia su tutte le identità
forti
che denunciano invece una fragilità di valori autentici. D’altronde,
il vizio
di identificare in qualcosa
la propria identità culturale o politica non ha risparmiato neanche
le opere letterarie: pensiamo al dibattito, sorto nei decenni scorsi,
intorno al romanzo Il
Signore degli Anelli
di J.R.R. Tolkien, i cui contenuti complessi e stratificati sono
stati adottati sia da parte dei movimenti di destra sia da quelli di
sinistra (per un approfondimento v. anche su Wikipedia).
Inoltre, in ambito bonelliano, è toccato a Tex diventare oggetto di
una disputa: Rudi Bargioni ed Ercole Lucotti (cfr. Tex
Willer. Analisi semiseria del più popolare fumetto italiano,
Gammalibri 1979) analizzano da un ottica marxista le azioni del
personaggio, con considerazioni, a parer mio, del tutto fuorvianti.
Secondo i due autori, il Ranger viene considerato un
reazionario
quando si batte contro dei pellerossa o dei poveracci
messicani
(anche se hanno compiuto azioni delittuose), e un
giusto
quando si schiera al fianco degli indiani contro le Autorità
americane…
Il
re del Sertão,
tirando le somme, con i suoi temi innovativi e realistici
probabilmente lascia intuire quali siano stati i motivi che, nel
1980, hanno spinto Sergio Bonelli a lasciare Zagor (lo Spirito
con la Scure
non avrebbe retto a lungo quella dicotomia tra eroe ed antieroe) a
favore di Mister No, un individualista non rassegnato però alle
storture del mondo...
La copertina dell'Almanacco dell'Avventura 2013, disegnata da Villa (c) Sergio Bonelli Editore, 2012
Penso che il pregio di questo almanacco, al di là dei contenuti, sia la genuinità, l'autenticità e il sentimento che ci hanno messo quelli della redazione Bonelli. È palpabile e un lettore appassionato può percepirlo chiaramente. Condivido il fatto che le testimonianze di viaggio sono davvero interessanti perche' ci restituiscono un ricordo di Sergio Bonelli davvero toccante: riservato, "invisibile" ma anche che sa arrabbiarsi se serve... in una parola, umano... Infine mi associo al dispiacere di Boselli riguardo al fatto che la sua storia ambientata sul fronte della Prima Guerra Mondiale non potra`essere letta da colui che più di tutti potrebbe capirla ed apprezzarla: sempre Sergio Bonelli.
E' stato davvero emozionante leggere l'Almanacco dedicato a Nolitta. Sarebbe stato ancor più bello se alla classica storia di Mister No ne fosse stata affiancata un'altra inedita!
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Penso che il pregio di questo almanacco, al di là dei contenuti, sia la genuinità, l'autenticità e il sentimento che ci hanno messo quelli della redazione Bonelli. È palpabile e un lettore appassionato può percepirlo chiaramente. Condivido il fatto che le testimonianze di viaggio sono davvero interessanti perche' ci restituiscono un ricordo di Sergio Bonelli davvero toccante: riservato, "invisibile" ma anche che sa arrabbiarsi se serve... in una parola, umano...
RispondiEliminaInfine mi associo al dispiacere di Boselli riguardo al fatto che la sua storia ambientata sul fronte della Prima Guerra Mondiale non potra`essere letta da colui che più di tutti potrebbe capirla ed apprezzarla: sempre Sergio Bonelli.
E' stato davvero emozionante leggere l'Almanacco dedicato a Nolitta. Sarebbe stato ancor più bello se alla classica storia di Mister No ne fosse stata affiancata un'altra inedita!
EliminaFrancesco Manetti
Errata corrige: il deserto della quarta fotografia non è il Sahara, ma quella della Namibia. ;-)
RispondiEliminaGrazie, amico! Corretta la dida.
EliminaFrancesco