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domenica 7 ottobre 2012

ALMANACCO DELL’AVVENTURA 2013: DALL’AFRICA ALL’AMAZZONIA CON SERGIO BONELLI

di Giampiero Belardinelli



La misteriosa biblioteca di Bonelli

La morte di Sergio Bonelli, arrivata improvvisa in quel 26 settembre del 2011, ha lasciato un segno ancora oggi non del tutto elaborato. Lettori, giornalisti e critici specializzati hanno lasciato le proprie testimonianze – dai blog ai forum in Internet, dai quotidiani o settimanali ai canali televisivi – evidenziando in primis la grande umanità dell’uomo Bonelli, capace di fermarsi a parlare, senza problemi di importanza, sia con uno sconosciuto ammiratore, magari incontrato in un bar o in una manifestazione sul Fumetto, sia con il più illustre dei giornalisti.


Sergio Bonelli, dal blog di Moreno Burattini.



Sergio Bonelli ha attraversato, dal secondo dopoguerra, l’evoluzione della Casa Editrice (come ormai sanno tutti, nata con il marchio di Edizioni Audace) e, da ragazzo di bottega a editore e poi autore di successo, ha trasformato un’artigianale fabbrica di sogni in una delle principali aziende mondiali di fumetti. Quest’operazione si è concretizzata senza perdere mai di vista quella passione artigianale nata sulle ceneri di una Milano ancora devastata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Arruolando all’inizio un manipolo di sceneggiatori e disegnatori, nel corso degli anni Sergio Bonelli ha pian piano coinvolto nel suo progetto decine e decine di autori che, ognuno con la propria specificità, hanno contribuito a fare della casa editrice di Via Buonarroti un patrimonio indiscutibile della cultura italiana. Realizzare cultura non significa ergersi sopra un piedistallo e fare sfoggio della propria erudizione parlando di argomenti difficili con tono grave, ma sapere comunicare delle emozioni o delle informazioni anche attraverso dei mezzi di comunicazione popolari come il fumetto, il cinema, la letteratura, le serie televisive, le canzoni, etc. Bonelli questo l’aveva capito in anticipo rispetto ai suoi colleghi editori, e si è sempre battuto per il riconoscimento della dignità artistica della professione di fumettaro. Questa affermazione di dignità, da parte dell’editore, non è rimasta solo nelle intenzioni ma si è concretizzata nelle migliaia di tavole scritte e disegnate del suo immenso catalogo di pubblicazioni. Sergio Bonelli era un uomo curioso e si è sempre circondato, a partire dal suo grande amico Decio Canzio, di persone curiose e colte. E oltre alle persone, ha riempito la sua esistenza di migliaia di libri, video-cassette, vinili, dvd e cd musicali, oltre a tantissimi oggetti e a numerosissime fotografie che, nell’insieme, testimoniano la sorprendente vitalità di un uomo proiettato verso il nuovo, come raccontano, nelle pagine dell’Almanacco, alcuni dei suoi collaboratori.



8 ottobre 2011: alcuni dei maggiori collaboratori della casa editrice di Via Buonarroti ricordano Bonelli. Dal blog di Moreno Burattini.



La struttura di questo 117° numero della Collana Almanacchi segue quella consueta (in attesa del rinnovamento previsto per l’inizio del 2013) e, argomentando di libri, di film e di musica, Graziano Frediani, Maurizio Colombo, Stefano Marzorati ci offrono uno squarcio sulla personalità culturale dell’editore Sergio Bonelli. "Secondo un vecchio proverbio, se vuoi conoscere veramente una persona, devi dare un’occhiata ai libri che tiene accanto a sé. Facile a dirsi, per la maggior parte di noi; più difficile a farsi se la persona in questione è o è stata, come Sergio Bonelli, un lettore instancabile, ma, soprattutto, un ancor più instancabile raccoglitore di carta stampata". Così inizia il suo pezzo Graziano Frediani e, attraverso una disamina forzatamente non esaustiva, fa intuire come Bonelli sia stato un lettore onnivoro e senza preconcetti: per l’editore, infatti, l’attenzione e la curiosità non cambia sia dinanzi a classico disneyano degli anni Trenta del secolo scorso (di Floyd Gottfredson in primis) sia a un rarissimo saggio acquistato in una libreria di Madrid o di New York.


Un giovane Floyd Gottfredson, il più grade autore dei fumetti di Mickey Mouse.



Quest’apertura mentale la possiamo riscontrare nelle migliaia di tavole scritte da Sergio Bonelli nella sua lunga carriera di scrittore (per approfondire l’argomento, vi rimandiamo alla rubrica Diamo i numeri di Saverio Ceri). Nelle avventure di Zagor o di Mister No, come in quelle di Tex o nelle gag di Cico, Bonelli/Nolitta riusciva a coniugare divertimento e approfondimenti psicologici, riferimenti colti e popolari, che finivano per sovrapporsi annullando i confini e le rigide etichette appiccicate addosso, alle diverse categorie letterarie (libri o fumetti), da alcuni personaggi dell’establishment accademico.
Nella sezione de I suoi film – andando avanti nel commento – emerge in maniera chiara la predilezione di Bonelli per quelle pellicole in cui i protagonisti siano dei personaggi disincantati e pieni di dubbi, eroi per forza simili al suo Mister No, figura speculare che senza ombra di dubbio ha rappresentato in pieno l’anima vagabonda e curiosa dell’editore.
La stessa passione per la musica, come evidenzia Stefano Marzorati nel suo coinvolgente pezzo, va a completare il quadro della personalità istintiva e intuitiva di Sergio Bonelli. Nelle liriche e nelle note della canzoni jazz in particolare, Bonelli sapeva cogliere l’attimo fuggente, quello stordimento in bilico tra nostalgia e sentimento che poi ritroviamo in alcune sequenze di Mister No, magari mentre ascolta l’immortale Body and Soul o la nostalgica Basin Street Blues.




 
Nelle altre pagine dell’Almanacco, Mauro Boselli, Luigi Mignacco, Michele Masiero e Graziano Frediani, raccontano nell’ordine la passione di Bonelli per i luoghi delle Grandi battaglie, compiono una biografia ragionata del suo Mister No, spiegano i motivi che hanno condotto i successori di Nolitta alla rivoluzione narrativa inaugurata con il racconto Vento Rosso (Mister No n. 241, giugno 1995), e infine mostrano un’ironica visione, grazie ai pennelli di Fabio Celoni, dei vagabondaggi amazzonici di Sergio.
Mi preme sottolineare, in conclusione di questo paragrafo, lo scritto di Michele Masiero. Anche se alcuni di noi di Dime Press, a suo tempo, non avevamo del tutto apprezzato la svolta del nuovo Mister No, oggi se non altro ne capiamo le ragioni: raccontare l’Amazzonia senza il bagaglio personale di esperienze di Sergio Bonelli sarebbe stato improbo per chiunque e quindi troviamo comprensibile quel tentativo di cercare una nuova strada.


I diari di un editore in viaggio

Nelle interviste o nelle rubriche postali dei suoi albi, Sergio Bonelli aveva accennato ai suoi viaggi effettuati insieme ad alcuni amici, studiosi di fama internazionale. Mai, però, avevamo avuto modo di leggere o ascoltare testimonianze di questi personaggi. Ebbene, nella seconda parte del volume, Luigi Boitani (Docente di Biologia della Conservazione ed Ecologia Animale presso l’Università La Sapienza di Roma), Alfredo Coppa (professore ordinario di Antropologia presso l’Università La Sapienza) hanno realizzato un’appassionante ritratto dei viaggi di Sergio Bonelli, spesso compiuti in compagnia del professor Gerardo Bamonte (1939-2008), «etnologo, antropologo, storico delle religioni e studioso originale dei culti dei popoli primitivi» (note prese da Wikipedia).


Sergio Bonelli nel deserto della Namibia. Sullo sfondo un aereo in puro stile Jerry Drake! (c) ANSA



Il resoconto di Alfredo Coppa (pp. 202-203) e quello più ampio di Luigi Boitani (pp. 207-217) sono un vero e proprio diario di viaggio in cui, oltre alla descrizione delle meraviglie naturali, al racconto delle fatiche e dei pericoli, i due studiosi hanno realizzato un ritratto sconosciuto o quasi a tutti noi lettori (vedi anche su Dime Web "Un tuffo al cuore"). Così narra Boitani: «Sergio Bonelli amava muoversi, scoprire, attraversare il mondo anche sporcandosi le mani e spingendosi in luoghi spesso inospitali, ma desiderava farlo senza mescolarsi troppo al contesto, rimanendo invisibile, per così dire. Un atteggiamento che si potrebbe scambiare per snobismo – e, forse, in minima parte lo era, perché negarlo? – ma che, in realtà, corrispondeva di più alla volontà di mantenere uno sguardo lucido e cosciente sulle cose che si incontravano passo dopo passo, uno sguardo depurato dalle mille situazioni-distrazioni imprevedibili che potevano presentarsi». Un ritratto forse intuibile ma che, almeno in parte, abbiamo ricostruito grazie alle pagine di questo Almanacco.


Il re del Sertão

Come perfetto corollario ai testi, in una nuova veste a colori, viene qui presentato il racconto pubblicato in origine sul terzo Speciale Mister No, datato luglio 1988. Un episodio significativo che rivela in pieno la maturità del Bonelli narratore. La riproposizione dell’avventura farà piacere a quei lettori che, attratti da questo Almanacco Speciale, la leggeranno per la prima volta. Un piacere condiviso anche da coloro – tra cui anche chi scrive – che già conoscono la storia, illustrata da un Roberto Diso quanto mai ispirato. Il suo tratto chiaro, tra l’altro, viene valorizzato da una colorazione semplice ma efficace.
Che cos’è Il re del Sertão? Non è solo la vicenda di una macabra ricerca della testa mummificata di un noto cangaceiro, ma è soprattutto un’acuta riflessione sul valore fittizio dei simboli. In qualsiasi civiltà, evoluta o meno, i simboli sono stati utilizzati per creare un’identità condivisa; spesso, in un contesto culturale diverso, lo stesso simbolo ha assunto delle caratteristiche opposte. Pensiamo ad esempio alla svastica, la cui origine aveva significati benauguranti e che, nel primo dopoguerra, fu adottata, con una filosofia del tutto diversa, dal partito Nazionalsocialista di Hitler (cfr. su Wikipedia).



La macabra foto, scattata nel 1938, delle teste di Lampiao, Maria Bonita e di altri Cangaceiros decapitati.


 
Nella storia nolittiana la testa di Lampião, nel suo peregrinare dal Museo Estacio De Lima (nell’Istituto di Medicina legale di Bahia) a varie zone del Sertão, diventa un simbolo a cui vari personaggi attribuiscono identità del tutto improbabili e in contrasto tra di loro. Un sadico criminale, un amico dei latifondisti, un rivoluzionario proletario, una specie di Anticristo, un santo: tutte queste identità sono attribuite a Lampião e, attraverso la voce di Mister No, Nolitta compie una sottile ironia su tutte le identità forti che denunciano invece una fragilità di valori autentici. D’altronde, il vizio di identificare in qualcosa la propria identità culturale o politica non ha risparmiato neanche le opere letterarie: pensiamo al dibattito, sorto nei decenni scorsi, intorno al romanzo Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, i cui contenuti complessi e stratificati sono stati adottati sia da parte dei movimenti di destra sia da quelli di sinistra (per un approfondimento v. anche su Wikipedia). Inoltre, in ambito bonelliano, è toccato a Tex diventare oggetto di una disputa: Rudi Bargioni ed Ercole Lucotti (cfr. Tex Willer. Analisi semiseria del più popolare fumetto italiano, Gammalibri 1979) analizzano da un ottica marxista le azioni del personaggio, con considerazioni, a parer mio, del tutto fuorvianti. Secondo i due autori, il Ranger viene considerato un reazionario quando si batte contro dei pellerossa o dei poveracci messicani (anche se hanno compiuto azioni delittuose), e un giusto quando si schiera al fianco degli indiani contro le Autorità americane…
Il re del Sertão, tirando le somme, con i suoi temi innovativi e realistici probabilmente lascia intuire quali siano stati i motivi che, nel 1980, hanno spinto Sergio Bonelli a lasciare Zagor (lo Spirito con la Scure non avrebbe retto a lungo quella dicotomia tra eroe ed antieroe) a favore di Mister No, un individualista non rassegnato però alle storture del mondo...



La copertina dell'Almanacco dell'Avventura 2013, disegnata da Villa (c) Sergio Bonelli Editore, 2012

 

Almanacco dell’Avventura 2013
(Collana Almanacchi 117)
IL RE DEL SERTÃO
Ottobre 2012
pag. 256 (a colori), € 6,00
Testi: Guido Nolitta
Disegni: Roberto Diso
Colorazione: GFB Comics (Valentina Mauri)
Copertina: Claudio Villa
Editoriale: Davide Bonelli


Giampiero Belardinelli

N.B. i link alle altre recensioni bonelliane sono sul Giorno del Giudizio!

4 commenti:

  1. Penso che il pregio di questo almanacco, al di là dei contenuti, sia la genuinità, l'autenticità e il sentimento che ci hanno messo quelli della redazione Bonelli. È palpabile e un lettore appassionato può percepirlo chiaramente. Condivido il fatto che le testimonianze di viaggio sono davvero interessanti perche' ci restituiscono un ricordo di Sergio Bonelli davvero toccante: riservato, "invisibile" ma anche che sa arrabbiarsi se serve... in una parola, umano...
    Infine mi associo al dispiacere di Boselli riguardo al fatto che la sua storia ambientata sul fronte della Prima Guerra Mondiale non potra`essere letta da colui che più di tutti potrebbe capirla ed apprezzarla: sempre Sergio Bonelli.

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    1. E' stato davvero emozionante leggere l'Almanacco dedicato a Nolitta. Sarebbe stato ancor più bello se alla classica storia di Mister No ne fosse stata affiancata un'altra inedita!

      Francesco Manetti

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  2. Errata corrige: il deserto della quarta fotografia non è il Sahara, ma quella della Namibia. ;-)

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