Introduzione
Marzo 1977. Sono passati quasi due anni dall’uscita del primo numero di Mister No (giugno 1975) e, nonostante i dubbi iniziali di Sergio Bonelli, la serie sta consolidando la sua presenza in edicola e un pubblico sempre più numeroso sta seguendo le avventure dell’antieroe creato da Guido Nolitta. Considerati i crescenti impegni di editore, Sergio Bonelli affianca al suo alter-ego altri sceneggiatori in grado raccontare l’avventura, pur con diverse sfumature inedite rispetto al fumetto popolare classico. Nel racconto Destinazione Haiti (MN nn. 22/24, marzo-maggio 1977) debutta sulle pagine della testata lo scrittore e sceneggiatore Alfredo Castelli. Il suo è un ingresso in grande stile, con una storia tra le più significative del primo periodo della saga. Mister No si ritrova immerso in una realtà complessa e pericolosa, dove le linee di confine tra amicizia e tradimento, lealtà e inganno sono sfumate e incerte. La morte improvvisa di Robbins, un personaggio chiave nel passato di Mister No, funge da catalizzatore per una serie di eventi che trascinano il protagonista in una spirale di azione e suspense.
Geneviève |
Sono gli anni Cinquanta, bellezza!
La scoperta della foto di Geneviève, che si rivela essere molto più di una semplice figura in uno scatto dimenticato, apre la porta a Mister No su un mondo di intrighi e lotte di potere. Lo scontro fra ribelli e militari, con il colonnello Kovacs come antagonista principale, rappresenta il classico conflitto fra oppressi e oppressori - una tematica ricorrente nella letteratura di avventura. Mister No, con il suo spirito indomito e la sua astuzia, si trova a navigare in questo mare tumultuoso, cercando di mantenere i propri valori e la propria integrità. La scena finale dell’albo Destinazione Haiti con Geneviève che punta una pistola contro Mister No, lascia i lettori in sospeso, desiderosi di scoprire quale sarà il destino dei personaggi e come si evolveranno le loro relazioni. Questo cliffhanger è un esempio dell'abilità narrativa di Castelli, che riesce a creare storie coinvolgenti e ricche di pathos, mantenendo sempre un legame forte con la realtà storica e sociale del contesto in cui si muovono i suoi personaggi. Mister No, con la sua umanità imperfetta e la sua ricerca di giustizia, continua a essere un eroe affascinante, capace di catturare l'immaginazione dei lettori e di portarli in un viaggio attraverso la dualità della condizione umana.
Kovacs, versione castelliana di Papa Doc |
Angeli e demoni
Geneviève rappresenta una figura di spicco di quest’avventura, incarnando la lotta per la libertà e la giustizia in un periodo buio della storia del paese. La sua eredità è quella di una donna che, nonostante la sua posizione privilegiata, ha scelto di rimanere e combattere per i diritti di coloro che erano oppressi dal regime. Nel racconto non si fa mai il nome del Dittatore ma è probabile che Castelli abbia pensato a François Duvalier, noto come Papa Doc, medico e politico haitiano che divenne presidente di Haiti nel 1957 e successivamente dittatore dal 1964 fino alla sua morte nel 1971. Geneviève, con la sua educazione e la sua posizione, avrebbe potuto facilmente voltare le spalle alle difficoltà di Haiti, ma invece ha scelto di affrontarle, diventando un simbolo di coraggio e resistenza. La sua lotta non è stata solo contro la dittatura, ma anche contro le aspettative della società e le convenzioni del suo tempo. La sua figura è un esempio di come l'individuo possa influenzare e ispirare generazioni future a perseguire la giustizia e l'uguaglianza. Geneviève è un promemoria: nonostante le sfide e le avversità la speranza e la determinazione possono portare a cambiamenti significativi e duraturi. Il personaggio del colonnello Kovacs sembra incarnare un archetipo ricorrente nella narrativa: quello del tiranno fragile. Questa figura, spesso presente in opere letterarie e cinematografiche, rappresenta l'idea che dietro la facciata di potere e controllo si nasconda un nucleo di insicurezza e debolezza. La descrizione di Kovacs come un uomo che deve affidarsi a sostanze artificiali per mantenere un'immagine di forza evidenzia la sua vera natura e la sua dipendenza. Questo contrasto tra apparenza e realtà è un tema profondo che invita alla riflessione sul vero significato della forza e sulle maschere che molti indossano per nascondere le proprie vulnerabilità. La vuoi sapete una cosa, Kovacs? – gli dice Mister No dopo il duello – Senza droga non vali proprio niente!
L’isola della magia
L'avventura di Castelli e Bignotti, con il suo fascino persistente e la sua capacità di inquietare, si colloca in una tradizione di storie che esplorano le tensioni culturali e spirituali di Haiti. Alcuni anni prima, Guido Nolitta aveva scritto Vudu! (Zagor Gigante 92-95), illustrata dallo stesso Bignotti, un’avventura che ha alcuni punti in comune con questa di Castelli. Gli autori hanno offerto ai lettori un viaggio nell'anima turbolenta dell'isola, dove si intrecciano credenze e pratiche di superstizione, paganesimo e cattolicesimo, che hanno dato vita al voodoo. La complessità delle relazioni umane, il conflitto tra potere e resistenza, e l'uso della magia come strumento di oppressione o liberazione sono temi ricorrenti che Castelli ha sapientemente tessuto nella sua storia. La figura di Kovacs, in particolare, è il paradigma di come il potere possa corrompere e distorcere, utilizzando la magia nera per scopi nefasti. La relazione tra Kovacs e la sacerdotessa Mama Matilda è un esempio di come tutto questo possa a volte essere intricatamente annodato a legami personali e familiari, come suggerito dalla sibillina frase pronunciata dalla Mambo, aspetto già evidenziato da Angelo Palumbo nel Mister No Index 1-100. Le visioni tormentate che affliggono Mister No, rappresentate con intensa visionarietà da Bignotti, sono particolarmente disturbanti e potenti. Soltanto Tiziano Sclavi, nell’avventura Ananga! (Mister No 90-92), è riuscito a scrivere per la testata sequenze horror altrettanto terrificanti.
Mama Matilda |
Mister No 2.0
Chi scrive ha letto l’avventura in tutte le versioni uscite finora: nell’originale del 1977, nella ristampa Tutto Mister No (che ha subito importanti modifiche grafiche) e questa in Bonelli Digital Classic. Nell’occasione della rilettura in digitale ho scorso le vignette nell’edizione a colori, la stessa riproposta per la collana Mister No – Edizione Cronologica a Colori acquistabile in allegato con la Gazzetta dello Sport. Angelo Palumbo, nel già citato Mister No Index 1-100, fa una esaustiva analisi delle modifiche realizzate in Tutto Mister No. Lascio a lui idealmente la parola:
L'avventura ha avuto nella riedizione numerosi rimaneggiamenti. Il nome di Collins è stato cambiato in Robbins perché, un anno prima della ristampa, Nolitta aveva introdotto nella serie regolare un altro vecchio commilitone di Mister No chiamato così. I volti di tutti i tontons, degli impiegati aeroportuali e dello stesso Kovacs sono stati ridisegnati. Questi, nell'edizione originale, erano di razza bianca, ma poiché Haiti è abitata al 95% da neri, i redattori hanno pensato bene di far cambiare loro pelle e tratti somatici. Una pignoleria lodevole, che però ha decisamente rovinato le tavole di Bignotti e ha reso un po' troppo anonima la caratterizzazione grafica di Kovacs. Per fortuna, da questa rivoluzione grafica è stata risparmiata Geneviève. Un altro intervento riguarda le numerose espressioni spagnole che Castelli aveva impropriamente inserito nell'avventura: la lingua ufficiale di Haiti è infatti il Francese. Perciò, parole come bueno, milicia, cordillera, ciego, guerrillero, bruja sono state riscritte in Italiano o in Francese.
Bignotti in digitale
Franco Bignotti è un disegnatore storico della Casa editrice milanese, per la quale ha lavorato a numerosi personaggi. L’autore è fin da subito entrato nel cuore dei lettori di Mister No e il suo segno "sporco" e tratteggiato ha dato un’identità forte alla serie. Seppure un ampio staff di disegnatori si è alternato sulle pagine della testata, Franco Bignotti e Roberto Diso sono stati i due punti di riferimento per gli altri colleghi. Differenti e complementari, Bignotti e Diso sono quello che nello Zagor classico sono stati Ferri e Donatelli. Nella lettura in digitale (in questo caso su un Surface Laptop) il segno di Bignotti appare particolarmente accattivante e il suo bianco e nero (non rovinato nell’edizione a colori) viene e esaltato dal potente bianco dello sfondo della vignetta.
Voodoo |
Giampiero Belardinelli
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