Da
sabato 6 dicembre, Rai4 sta trasmettendo ogni settimana intorno alle
13:50 la serie semi-animata Orfani,
tratta dall’omonimo fumetto di Roberto Recchioni e Emiliano
Mammucari e sceneggiata da Recchioni stesso in coppia col regista
Armando Traverso, già autore di trasposizioni radiofoniche di
fumetti italiani.
È
una serie di dieci episodi di circa venti minuti l’uno, che
rielabora e rimonta le immagini dei dodici albi della prima stagione
dell’omonimo fumetto. La trama, ambientata nel futuro, vede un
gruppo di ragazzi orfani essere addestrati a diventare soldati, in
una guerra contro degli alieni accusati d’aver attaccato la Terra.
Ogni
episodio, dopo la prima TV del sabato pomeriggio, è replicato anche
il venerdì successivo in seconda serata, intorno alle 01:00. La
serie è stata introdotta, nelle due domeniche precedenti, da un
documentario in due parti sul fumetto Orfani,
che concludeva la seconda serie del programma Fumettology
- I Miti del Fumetto Italiano, anche
se, chissà perché, nel corso di quelle due trasmissioni non era
stata fatta nessuna menzione della serie animata. Comunque lo stesso
tipo di parziale animazione digitale usata su molte immagini di vari
autori, proprio nel corso di quell’interessante serie di
documentari, sembra essere anche alla base del lavoro grafico
applicato in modo molto più elaborato, mirato e sistematico nella
serie Orfani.
C’erano
una volta i Fumetti in TV…
In
Italia l’idea di un fumetto televisivo
realizzato in semi-animazione per risparmiare risale all’ormai
storica trasmissione Gulp! I Fumetti
in TV, prodotta per la RAI da
Giancarlo Governi e Guido De Maria dal 1972 con le avventure di Nick
Carter, personaggio creato appositamente da Bonvi e De Maria
parodiando l’omonimo detective letterario. Qualche anno dopo, anche
classici episodi di Mandrake il Mago
di Falk e Davis furono trasmessi in forma analoga, nel corso
dell’appuntamento televisivo giornaliero Buonasera
con… Silvan.
La sigla di SuperGulp!
Governi
e De Maria dal 1977 ampliarono poi il loro programma trasformandolo
in SuperGulp!,
un contenitore con tre episodi per volta di vari personaggi,
trasmesso in prima serata alle 20:40, ogni giovedì sulla Rete 2.
Rispetto
al vecchio Gulp!,
la produzione di SuperGulp!
doveva disporre di qualche soldo in più visto che, benché la
maggior parte dei contenuti restassero fumetti in semi-animazione con
tanto di nuvolette, le brevi introduzioni, con Nick Carter e i suoi
due aiutanti Patsy e Ten che presentavano, erano ora interamente
animate. Vi apparve qualche altra avventura a puntate di strip
degli anni ’30 (L’Uomo
Mascherato, Cino e Franco), parecchi
cartoni animati di supereroi Marvel (L’Uomo
Ragno, I Fantastici Quattro, Thor),
i cartoni animati di Asterix e vari “fumetti in TV” di personaggi
italiani - dal capostipite Nick Carter alla storia di Tex El
Muerto, dal racconto di Corto
Maltese Sogno di un Mattino di Mezzo
Inverno a tre episodi di Alan Ford
realizzati su misura, col Gruppo T.N.T. contro il bandito
trasformista Gommaflex, fino a Cocco Bill e alle allora recenti
strisce di Lupo Alberto. SuperGulp!
ebbe un certo successo e nel 1978 diede origine a un’omonima
rivista settimanale, su cui le storie dell’Uomo
Ragno e dei Fantastici
Quattro erano disegnate da un giovane Fabio Civitelli, e al volume
antologico Il Super SuperGulp!,
entrambi pubblicati da Mondadori.
Nick Carter, Patsy e Ten presentatori di SuperGulp!
Ma
benché esistessero da un pezzo le riviste d’autore specializzate,
i tempi non dovevano essere ancora maturi per una reale
valorizzazione del linguaggio del fumetto di fronte al ben più vasto
pubblico televisivo. Il fumettoera
allora visto quasi esclusivamente come un futile intrattenimento
infantile, sia dalla società che dalla scuola italiana. Il
sottoscritto si ricorda che da bambino fu deriso dalla maestra e da
tutta la classe, per aver parlato di SuperGulp!
in un tema sulla trasmissione TV
preferita. Oggi invece viene quasi da ridere della miopia
intellettuale di quei tempi, se si pensa che nel 2003, per il
trentennale della trasmissione Gulp!,
a Torino sono state dedicate a quei Fumetti in TV mostre e tavole
rotonde patrocinate da enti pubblici.
Ma
alla fine degli anni ’70 i dirigenti RAI dovevano avere altre
priorità che non la divulgazione di un’originale forma
d’espressione popolare, così quando Governi e De Maria preferirono
ritirarsi davanti all’invasione dei cartoni giapponesi, nonostante
l’apprezzamento di tanti appassionati e piccoli lettori, Supergulp!
fu sospeso insieme all’omonima
rivista, che chiuse nel 1979 dopo neanche un anno di pubblicazioni.
Nick Carter: logo introduzione.
A
Gulp!
e SuperGulp!
seguirono alcuni anni dopo degli analoghi adattamenti televisivi di
fumetti Bonelli riuniti sotto il titolo Tex
& Company e trasmessi da canali
privati, che univano alla riproposta di El
Muerto altre storie di Tex, Zagor e
Mister No, tratte dalle poche edizioni a colori allora pubblicate
dalla Cepim in grossi volumi monografici come Tex
contro Mefisto, e anche un paio di
episodi della serie Un Uomo,
Un’Avventura.
Al
di là della nostalgia con cui chi le vide ricorda quelle
pionieristiche produzioni, è lecito chiedersi se tali adattamenti
abbiano una reale utilità e se siano d’aiuto al settore del
fumetto, se ne costituiscano in effetti un miglioramento, aggiungendo
il sonoro e un parziale movimento a un media che ne è privo, o se
non ne snaturino il peculiare linguaggio visivo basato sugli stacchi
tra una vignetta e l’altra, su convenzioni ed ellissi narrative che
lasciano al lettore di completare con la sua personale sensibilità i
dettagli di ciò che si racconta.
Diciamo
che, se ben doppiati e animati senza eccedere troppo, i fumetti in TV
potrebbero rendere accessibile a tutti quella magia insita nei comic
che è percepita in modo particolare dalla fantasia degli
appassionati.
SuperGulp! Mondadori, 1978
Ma
nelle versioni semi-animate dei fumetti - o del resto anche in quelle
interamente animate come le più o meno recenti serie di Lupo
Alberto, Rat-Man o Cattivik - il primo “tradimento” spesso
percepito da chi già conosce un certo fumetto è proprio quello
della voce dei personaggi, che di solito ognuno immagina in modo
diverso e che raramente può quindi riuscire a soddisfare tutti. Per
i suoi fumetti in TV, la RAI disponeva anche di qualche doppiatore
d’eccezione, tanto che per El Muerto fu scelta la stessa voce di
Lee Van Cleef, ma forse per qualche fan quel tono grintoso poteva
sembrare più adatto a Tex o viceversa.
Quanto
alle vere e proprie versioni animate dei fumetti, molte tendono a
re-inventarne del tutto la grafica e di rado si attengono alle trame
di partenza, nel comprensibile sforzo di adattarle a un altro media.
Rischiano così di snaturare in vari modi le opere originali, per lo
più rendendole molto più semplificate e infantili, anche perché il
target a cui si rivolge gran parte delle serie animate è spesso di
età più bassa di quello dei fumetti. Un esempio per tutti è quello
dei cartoni animati di Martin Mystery, che - nome a parte - non ha
davvero molto a che vedere col suo ben più realistico, colto e
accurato modello originale, ovvero Martin Mystère.
La
scelta invece di usare direttamente i disegni originali, oltre a
essere molto più economica, garantisce una maggiore aderenza al
fumetto di partenza, permettendo perfino di mantenerne i dialoghi
originali parola per parola. Oltre all’indispensabile contributo di
attori capaci e dotati di una certa verve che interpretino i
dialoghi, per vivacizzare tali immagini fisse ci si può limitare a
movimenti di macchina (carrellate e zoomate), come si faceva in
Italia negli anni ’70 e ’80, ma anche animarle parzialmente, come
faceva la Marvel nello stesso periodo con le serie televisive di
alcuni suoi personaggi (Thor, Hulk, Captain America o Iron-Man).
Questa
che sembra la soluzione ideale per trasmettere un fumetto in TV senza
modificarlo troppo, può rischiare però anche di rivelarsi una
parziale trappola, innanzitutto perché i tempi e i ritmi televisivi,
per quanto siano ben studiati e calibrati, non potranno mai ricreare
l’assoluta libertà che il lettore si prende, nella lettura delle
pagine del suo fumetto preferito, di dilatarne o velocizzarne a suo
piacere la durata. Il montaggio di un fumetto in TV in
semi-animazione, di ieri o di oggi, è così quasi sempre condannato
a scontentare qualcuno, apparendo ora troppo lento, ora troppo
rapido, a seconda delle sensibilità individuali.
Spider-Man. Cartone animato del 1967
Comunque,
iniziative simili hanno il merito di diffondere i contenuti grafici e
narrativi dell’opera proposta presso un pubblico ben più vasto di
quello che legge abitualmente i fumetti. Che la storia venga
valorizzata o tradita, e a prescindere anche dal livello dell’opera
di partenza, per il fumetto prescelto è una notevole occasione
pubblicitaria, che può portare dei lettori in più ad avvicinarsi
alla versione disegnata originale. Al di là che l’affare sia
vantaggioso per creatori o editori in termini di diritti d’autore,
la cosa non può che essere positiva anche per il mercato del
fumetto, che oggi rischia sempre di più di restringersi su un
nocciolo duro di appassionati di vecchia data e che quindi ha bisogno
più che mai di tali iniziative per superare i suoi limiti.
D’altra
parte anche molti registi si sono da tempo resi conto come, rispetto
a un mondo del cinema piuttosto in crisi creativa, i fumetti
costituiscano un notevole serbatoio di idee originali, che a
differenza dei romanzi hanno il vantaggio non indifferente di essere
già espresse in termini visivi. Oggi certi fumetti americani non
fanno quasi in tempo a essere pubblicati, che sono già rapidamente
seguiti da una versione cinematografica. In tale panorama e con le
tecniche digitali oggi a disposizione, era quasi inevitabile che in
Italia prima o poi si riesumasse anche il genere, economicamente
molto meno dispendioso, dei veri e propri Fumetti in TV.
… oggi
potete chiamarli Orfani
Passiamo
ad analizzare il problema a partire dall’esempio che ci viene
proposto in questi giorni, cioè Orfani.
Anzitutto
l’aver atteso la conclusione della serie degli albi cartacei (il
dodicesimo e ultimo numero della prima stagione è uscito giusto a
settembre 2014) prima di far uscire la serie televisiva, deve essere
stato opportunamente concordato, per evitare che la seconda versione
potesse in qualche modo far concorrenza alla prima. Infatti bisogna
considerare che oggi il nostro amato fumetto cartaceo rischia davvero
d’essere surclassato dalle tante forme di intrattenimento e
comunicazione digitali. Anche per questo, si fa sempre più
necessario studiare e sperimentare delle forme di adattamento delle
storie disegnate alle nuove tecnologie. In tal senso, la versione
televisiva di Orfani
può costituire un tentativo davvero molto interessante.
Orfani
è una serie d’azione recentissima e dallo stile abbastanza moderno
nell’ambito della produzione Bonelli ed è anche la prima serie
mensile dell’editore a essere nata direttamente a colori - colori
realizzati con tecniche digitali particolarmente raffinate per le
produzioni italiane, che fino a poco tempo fa di colore non usavano
molto. La trama, che attinge ispirazione da varie fonti, non è
dopotutto eccessivamente complessa, ma è resa più elaborata dal
fatto che si tratta una saga corale senza un unico protagonista e che
si svolge lungo un ampio periodo di tempo. Coniuga scontri violenti,
dialoghi a effetto un po’ enfatici e qualche ambizione di
introspezione psicologica, nel mostrare la difficile crescita dei
ragazzi addestrati a diventare soldati. Nel corso delle storie, sono
inoltre previsti colpi di scena affini a quelli delle serie TV oggi
di moda.
Per
tutti questi motivi, anche in versione televisiva questa serie si
presta più di altre ad attirare non tanto il pubblico nostalgico o
maturo quanto quello più giovane, pur non essendo una serie per
bambini, infatti ogni trasmissione su Rai4 è preceduta
dall’avvertenza “programma adatto a un pubblico adulto”.
Oggi
la computer grafica offre delle possibilità di animazione, a partire
da disegni fissi, molto più complesse ed efficaci di quelle di una
volta e gli autori della versione televisiva di Orfani
ne hanno fatto un largo uso, forse anche con qualche piccolo eccesso.
Ma prima di permettersi di fare qualsiasi critica, va riconosciuto lo
sforzo produttivo e l’ottima collaborazione instauratasi tra
Bonelli e RAI per ottenere un simile risultato, che pur con qualche
comprensibile pecca essendo un prodotto abbastanza sperimentale,
riunisce in un’opera di senso compiuto l’abitudine a interpretare
i dialoghi dei fumetti, sviluppata nelle trasmissioni radiofoniche di
Armando Traverso, con le tecniche di movimento grafico già usate
dagli autori del programma Fumettology.
L’impresa
che gli autori sono riusciti comunque a realizzare con successo era
molto ardua e nonostante ciò molte scene, come sintetizzato nella
sigla iniziale, sono estremamente efficaci e accattivanti muovendosi
sul sottile confine che divide il “fumetto in TV” dal vero
cartone animato. Del resto tanti dei cartoni giapponesi a basso costo
di una volta usavano qua e là tecniche analoghe, con immagini ferme
e dettagli in movimento.
Rispetto
ai vecchi fumetti televisivi di SuperGulp!,
l’animazione elaborata, la narrazione in progress e il ritmo veloce
di Orfani
possono insomma ricordare abbastanza anche le versioni animate dei
manga giapponesi.
Rispetto
agli albi la sceneggiatura è stata rivista, soprattutto a livello di
montaggio. Una precisa caratteristica del fumetto era il regolare
alternarsi di scene ambientate in periodi diversi, coi personaggi ora
piccoli e ora adulti, ma forse si è ritenuto che avrebbe rischiato
di confondere troppo gli spettatori. Fatta eccezione per qualche
breve salto in avanti, nella versione TV viene quindi seguito un
ordine cronologico degli eventi più lineare. Di conseguenza gli
episodi televisivi sono tagliati in modo differente, i primi due
contengono le parti ambientate nel passato tratte dai primi quattro
albi e i loro titoli corrispondono a quelli del n. 1 e del n. 3 della
versione cartacea. Visto che gli albi erano disegnati da autori
diversi, in ogni puntata TV si nota quindi facilmente il cambiamento
di disegnatore in certi passaggi da una scena all’altra, con una
mancanza di uniformità grafica che non sarebbe stata accettata in un
normale cartone animato ma qui diventa inevitabile.
Come
tutti gli esperimenti innovativi, anche l’Orfani
in semi-animazione non è esente da alcuni appunti, a cominciare dal
ritmo che in certi momenti si fa forse un po’ troppo frenetico, tra
stacchi velocissimi, repentini inserimenti di schede esplicative e
sovrapposizioni di più vignette in contemporanea, anche se il
pubblico più giovane e assuefatto alla sempre più rapida fruizione
di videogiochi, internet, videoclip e film d’azione, potrebbe
apprezzarlo di più proprio per questo. È stato comunque evitato del
tutto il rischio di cadere nella lentezza esasperante di cartoni
animati come quelli che, anni fa, furono tratti dai fumetti di Corto
Maltese.
L'animazione di Orfani
Nei
venti minuti di ogni episodio si concentrano molte scene che,
congelate nelle pagine degli albi potevano apparire più dilatate,
anche per le peculiarità del linguaggio del fumetto. Questo in
genere sintetizza in brevi dialoghi e azioni ciò che di solito in un
film richiederebbe tempi più lunghi, per raccontare in dettaglio
tutti quei movimenti e sfumature che grazie alla magia dei comic
rimangono affidati alla fantasia del lettore e come sospesi fra una
vignetta e l’altra. I classici fumetti Bonelli a puntate, come la
già citata storia di El Muerto, hanno dialoghi particolarmente
prolissi e sarebbero quindi più adatti di altri a essere trasposti
in TV, ma i dialoghi di Orfani sono
più sintetici e sul piccolo schermo possono quindi apparire un po’
compressi.
Anche
certe azioni puramente visive, che rappresentate meticolosamente nel
fumetto potevano apparire dilatate in spazi ampi, una volta animate
in rapida successione possono invece ritrovarsi a occupare tempi
relativamente brevi. D'altronde in ogni puntata sono state compresse
in venti minuti mediamente più di cento pagine di fumetto, il ché
equivale per lo spettatore a una lettura di immagini e testi
abbastanza veloce.
Gli
autori, per animare le immagini statiche del fumetto, hanno poi dato
fondo a gran parte delle possibilità oggi offerte dal computer
(spostamenti su più piani, messe a fuoco alternate dei vari
elementi, corpi che si dilatano o si comprimono, riflessi di luce
vaganti, nuvole di vapori o di polvere, ecc., ecc.) dimostrando
grande professionalità e padronanza dei mezzi tecnici digitali.
Molti di questi effetti risultano davvero estremamente efficaci ed
evocativi. In qualche altro caso certi minimi movimenti costanti di
elementi grafici, a volte tutto sommato anche un po’ immotivati,
rischiano d’evidenziare ulteriormente l’immobilità dei disegni,
se non addirittura di distrarre in parte l’attenzione da ciò che
accade o da quello che i personaggi dicono.
Orfani trailer
Invece
in alcune scene d’azione, in cui è indispensabile muovere
personaggi e inquadrature per creare l’effetto del movimento che
nei fumetti non c’è, forse si sarebbe potuto osare anche un po’
di più e usare spostamenti più rapidi, a costo di rendere le
immagini provvisoriamente meno chiare. Gli animatori degli anni ’70,
coi loro mezzi artigianali, ripassavano su diversi dettagli delle
immagini o le ripetevano più volte, aggiungendo del sonoro in più,
per dilatare i tempi di lettura di ogni disegno e prolungare le scene
d’azione, ma forse ciò non rientrava negli intenti programmatici
degli autori o nei limiti produttivi loro imposti.
Comunque,
benché esistano ancora degli spazi di miglioramento per rendere le
semianimazioni come queste sempre più coerenti, plausibili e
godibili per gli spettatori, è probabile che questo Orfani
televisivo resterà come un primo
esperimento fondamentale per la loro messa a punto futura, sempre che
abbia un seguito.
A
voler essere ottimisti infatti, questa serie potrebbe anche
preannunciare altre iniziative analoghe, visto che ormai, oltre alla
seconda stagione di Orfani
dedicata al personaggio del guerrigliero Ringo, di serie Bonelli
disponibili in versioni a colori e perciò suscettibili d’essere
adattate abbastanza rapidamente per il piccolo schermo comincerebbero
a essercene varie, da Tex
a Zagor
e da Dylan Dog
a Magico Vento,
senza contare le analoghe ristampe a colori di personaggi di altri
editori come Diabolik o Alan Ford, o i volumi a colori di maestri del
fumetto italiano come Pratt o Giardino, di cui si è parlato anche
nel programma Fumettology.
Che
dopo quarant’anni, si stia finalmente per assistere a una seconda
stagione dei Fumetti in TV…?
Andrea
Cantucci
N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!
Che tristezza che la serie "Superfumetti" sia quasi introvabile e alcuni episodi siano reperibili grazie ad appassionati che registrarono le puntate! Solo qualche mese fa ho scoperto che di Zagor ci sono anche ZR e L'ISDP. Io comprai la videocassetta fatta in casa al mercatino di Giulianova nel 99! XD
I testi e i fumetti di nostra produzione apparsi su Dime Web possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare SEMPRE la fonte e gli autori!
Fino al 4 gennaio 2017 tutti i commenti, anche i più critici e anche quelli anonimi, venivano pubblicati AUTOMATICAMENTE: quelli non consoni venivano rimossi solo a posteriori. Speravamo e contavamo, infatti, nella civiltà dei cultori di fumetti, libri, cinema, cartooning, etc.
Poi è arrivato un tale che, facendosi scudo dell'anonimato, ha inviato svariati sfoghi pieni di gravi offese ai due redattori di Dime Web, alla loro integrità morale e alle loro madri...
Abbiamo dunque deciso di moderare in anticipo i vostri commenti e pertanto verranno cestinati:
1) quelli offensivi verso chiunque 2) quelli anonimi
Gli altri verranno pubblicati TUTTI.
Le critiche, anzi, sono ben accette e a ogni segnalazione di errori verrà dato il giusto risalto, procedendo a correzioni e rettifiche.
Che tristezza che la serie "Superfumetti" sia quasi introvabile e alcuni episodi siano reperibili grazie ad appassionati che registrarono le puntate! Solo qualche mese fa ho scoperto che di Zagor ci sono anche ZR e L'ISDP. Io comprai la videocassetta fatta in casa al mercatino di Giulianova nel 99! XD
RispondiElimina