di Filippo Pieri
Nell'ottobre 2025 una notizia triste ha scosso il mondo dell'editoria italiana: "Il Vernacoliere" di Livorno, storica rivista satirica - in buona parte a fumetti - annunciava la chiusura, tramite il suo indiscusso boss Mario Cardinali. A quanto pare, grazie all'intervento del Comune e ad altri finanziatori, il periodico dovrebbe continuare a vivere... Per intanto godetevi questo gioiello di Filippo Pieri, da qualche tempo collaboratore fisso del "Vernacoliere", introdotto da Andrea "Kant" Cantucci. Buona lettura! (s.c. & f.m.)
Kronake da Kièvvivo...
di Andrea Cantucci
Le Cronache a fumetti di Filippo Pieri portano un nome ben preciso, che fa pensare ad un conflitto ben preciso, quello russo-ucraino, che analogamente a vari altri conflitti meno ricordati dai mass media, si sta ormai trascinando da vari anni (come al solito, molti di più di quelli considerati da certe narrazioni di parte), con molte vittime civili e molti crimini di guerra da entrambi i lati della barricata, come spesso accade nei conflitti. Eppure queste cronache di Filippo Pieri non citano reali situazioni belliche precise, non parlano mai di questa o di quella battaglia. Non ci sono, o almeno non sembra che ci siano, delle documentazioni su fatti precisi. C'è invece un soffermarsi sugli aspetti più umani, anziché su quelli bellici o geostrategici, di quello che, tutto sommato, potrebbe essere uno a caso tra i tanti conflitti armati che insanguinano il pianeta (pare ce ne siano attualmente più di cinquanta sparsi per il globo). Anche se qua e là si citano "i Russi" infatti, questi non sono molto visibili né affatto riconoscibili come tali. Di rado si vedono delle divise militari e mai chiaramente appartenenti all'uno o l'altro esercito di quel particolare conflitto. Non si vedono mai delle bandiere né altri simboli militari o nazionali e, nel solo caso in cui si vede un ufficiale, la sua divisa ha delle evidenti mostrine da tenente statunitense e non russo, tanto da far venire dei seri dubbi su quale sia davvero la guerra a cui si sta assistendo. La risposta potrebbe essere: una qualunque, perché la cosa che appare chiara è che come le divise anche i diversi eserciti e i crimini di guerra che compiono sono abbastanza intercambiabili. In molti casi "i Russi" non sembrano neanche delle presenze concrete, ma una sorta di spauracchio, un "babau" temuto dai bambini così come dagli adulti, condizionati da media e propaganda a pensare che ci siano dei popoli nemici, mentre i veri nemici sono solo i governi e chi sta ai vertici di comando. Ciò che vedono di quei "Russi" sono solo le bombe che piovono loro addosso, o i proiettili che portano via le loro persone care e nient'altro, così che è abbastanza facile spersonalizzare e disumanizzare il presunto popolo nemico, farlo apparire un'oscura e spietata presenza omicida senza motivi apparenti, una sorta di male o di maledizione fatale ineluttabile. Le motivazioni geostrategiche non hanno mai coinvolto o interpellato i rispettivi popoli che si trovano a subire tutti i lutti e le distruzioni dei conflitti, freddamente decisi o provocati a tavolino da chi sta in alto. Chiaramente queste atipiche "Cronache" di guerra che alcuni bambini, o alcuni adulti altrettanto spauriti e sgomenti, raccontano o interpretano di volta in volta, funzionerebbero benissimo anche a parti invertite, anche se fossero state ambientate dall'altro lato del confine, in qualche altro momento dello stesso conflitto, in cui era per esempio la popolazione russa del Donbass bimbi innocenti compresi, a trovarsi sotto le bombe o sotto il fuoco delle milizie ucraine e ad essere costretta a rifugiarsi in dei buchi scavati sottoterra. Mentre la guerra passa sulla testa della gente comune distruggendo le loro vite, ovviamente sarà solo chi è vivo a poter raccontare la sua versione della storia, anche per chi sarà morto e non potrà più farlo. Il punto è che quasi tutti i conflitti si somigliano e sono quasi tutti altrettanto terribili, soprattutto se osservati dal punto di vista dei civili innocenti che vi vengono coinvolti e vengono colpiti loro malgrado. E in questo senso anche lo stile naif usato, per scelta o per necessità, da Filippo Pieri, risulta funzionale a far vedere gli orrori di ogni guerra come attraverso gli occhi innocenti dei bambini, e non attraverso gli sguardi più cinici degli adulti che, anche di fronte alle peggiori stragi ingiustificabili di innocenti (di cui abbiamo avuto purtroppo altri tragici esempi negli ultimi tempi), spesso vagano alla continua ricerca di giustificazioni, qualora quelle morti siano state provocate dalla propria fazione o dai propri alleati.
Filippo Pieri
N.B. Trovate i link alle altre novità su Interviste & News!

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