di Andrea Cantucci
“Questo era il
Giorno di Morti messicano. C’era un odore di morte in tutto il
Messico a cui non potevi sfuggire, per quanto lontano saresti potuto andare.
Non importava quello che avresti fatto o detto, nemmeno se avessi riso o ti
fossi ubriacato, non si poteva sfuggire alla morte in Messico.”
Messico a cui non potevi sfuggire, per quanto lontano saresti potuto andare.
Non importava quello che avresti fatto o detto, nemmeno se avessi riso o ti
fossi ubriacato, non si poteva sfuggire alla morte in Messico.”
da The Candy Skull (Il Teschio di Zucchero) di Ray Bradbury, 1948
In Messico
esiste oggi un’immagine di culto, la Santa
Muerte, che è una via di mezzo tra le raffigurazioni cristiane medievali
della Morte armata di falce e l’iconografia di una tipica santa cattolica ben
vestita, con la testa coperta da un sombrero o un velo chiaro, anziché da una
scura cappa come l’allegoria della morte europea, un’immagine che sembra sia
adorata dalle bande assassine dei narcotrafficanti messicani.
C’è anche
una festa locale particolarmente macabra ma vissuta dai Messicani con sentita
sacralità, El Dia de los Muertos (Il
Giorno dei Morti), in cui tradizionalmente si mangiano le calaveras, i teschi di zucchero. È una festa paragonabile al nostro
Due Novembre e all’anglosassone Halloween,
derivato dal capodanno celtico, Samhain,
in cui si facevano sacrifici umani e le anime dei morti si mettevano in viaggio
per l’aldilà.
Ricordiamoci
che i Messicani discendono in parte dai celti di Spagna, i Celtiberi, e che una
certa attenzione rituale per i modi di dare e ricevere la morte ha sempre fatto
parte anche della cultura spagnola (basti pensare alle corride). Inoltre per
metà discendono dagli antichi popoli precolombiani, come Maya, Toltechi e
Aztechi, che hanno avuto a loro volta i loro periodi di riti sanguinari e
adoravano tra le altre alcune divinità tenebrose, come il dio della notte e
della guerra Tezcatlipoca, e il dio della morte e degli inferi Tzontemoc.
Tutto
questo per dire come l’aspetto sacrale della morte sia ancora particolarmente
importante in Messico, cosa che sembra essersi riflessa anche sulla sorte e
sulle visioni di alcuni personaggi messicani apparsi nei fumetti. Qualche bella
immagine della Morte dalla tipica grafica messicana, appare per esempio nel bel
racconto breve El Amigo, disegnato
nel 1975 da Enrique Breccia, in cui un guerrigliero di Emiliano Zapata riceve
la notizia che suo figlio sta morendo e un suo compagno lo lascia disertare a
prezzo della propria vita.
La santa muerte di Enrique Breccia (dall'epidodio El Amigo) |
La morte
svolge un ruolo essenziale anche in un episodio della serie Los Guerrilleros, degli spagnoli Miguel
Cussó e Jesús Blasco Monterde, noto da noi per aver disegnato anche Tex.
Apparso nel 1968 sulla rivista belga Spirou
e in Italia nel 1980 sulla rivista Skorpio,
col titolo West Forever, il primo
episodio di Los Guerrilleros (o Les Guerrilleros, alla francese) vede
l’incontro del pistolero Ray e dell’apache Yuma col simpatico imbroglione
messicano Pedro Alvarado De Guzman, sempre pronto a fregare il prossimo ma che
alla fine si rivela di buon cuore, come i personaggi interpretati da Eli
Wallach nei film di Leone. Tra le balle sparate da Pedro c’è quella di essere
stato colonnello durante la rivoluzione di Benito Juárez, ma, nonostante il
titolo, la serie non ha niente a che fare con la rivoluzione e non è neanche
ambientata in Messico.
Pittorica cover di Enrique Torres per la recente ristampa bonellide de I guerriglieri di Cussò e Blasco |
L’edizione
francese in album del 1980, è tradotta in italiano nel 2014 in formato
bonellide dall’Editoriale Cosmo, col titolo I
Guerriglieri. Alla fine del primo episodio, Pedro si aggrega stabilmente al
gruppo e con le sue azzardate iniziative ai limiti della truffa diventa il
motore di successive avventure. In una di queste prende il posto di un famoso
pistolero morto, allo scopo di intascare i mille dollari che gli erano stati
offerti in cambio dei suoi servigi come sceriffo. Per sostenere la parte, Pedro
è costretto per tutta la storia ad andare contro le sue abitudini, diventando
praticamente un altro, astemio, onesto e perfino coraggioso ai limiti
dell’incoscienza, un po’ come se il vero morto fosse lui e l’altro rivivesse
per suo tramite, finché, una volta sgominata la banda di turno, il vivo e il
morto possono nuovamente scambiarsi abiti e ruoli. È come se l’eroico pistolero
morto, come un “santo” laico, avesse influito positivamente sulla vita di chi
l’ha sostituito.
Oltre a L’Uomo del Messico, Sergio Toppi nello stesso periodo disegnò un paio di affascinanti storie brevi di sua ideazione, entrambe ambientate nell’antico Messico e in relazione con la morte originata dagli dèi.
In Tzoacotlan 1521, pubblicata su Linus n°7 del 1976, il vecchio sacerdote azteco Quematzin ottiene dai suoi dèi una moderna mitragliatrice per massacrare i conquistadores spagnoli che hanno appena invaso il suo paese, pagando però il dono con la propria vita. In San Isidro Maxtlacingo 1850, pubblicata su Alter Alter n°1 del 1978, un ricco europeo annoiato si reca a visitare un antico tempio azteco dedicato a un dio che donava la pioggia in cambio della morte di chi gli veniva sacrificato e il visitatore scopre a sue spese che il santuario è ancora in attività. I due racconti, oltre che nel bel volume Sacsahuaman pubblicato dalla Milano Libri nel 1980, sono stati anche ristampati nel volumetto Percorsi Messicani, il n°48 dei Tascabili Lizard.
Ma
l’interesse del grande autore per il Messico non si era ancora esaurito. Nel
1985 pubblicò sulla rivista Corto Maltese
il racconto Chapungo, in cui il
povero messicano che dà il nome alla storia è ossessionato dagli aeroplani, di
cui collega la caduta alla memoria del padre morto, fino a uccidere tutti
quelli che incontra e che teme possano portargli via il prezioso relitto che
riesce infine a trovare, anch’esso, a suo modo, morto.
Nel 1992
invece, Toppi scrive e disegna per la collana Relatos del Nuevo Mundo, dell’editrice spagnola Planeta DeAgostini,
il lungo racconto a colori Il Tesoro di
Cibola, in cui tre avventurieri vanno alla ricerca delle mitiche città
d’oro, nei territori ancora inesplorati di quella che nel XVI secolo si
chiamava ancora Nuova Spagna. Uno di loro è un ventriloquo che spera di usare
una testa di morto parlante per spaventare gli indigeni, ma per loro sfortuna
gli indios Yaquis si trovano perfettamente a loro agio con la morte.
Anche Ken Parker di Berardi e Milazzo non poteva farsi mancare un giro Sotto il cielo del Messico |
Lo stesso
Ken affronta simbolicamente la morte in almeno due punti del racconto, quando
attraversa il deserto e quando è rinchiuso in un doppio fondo e crede d’essere
stato sepolto vivo. Tra i morti veri e propri, si contano invece due pattuglie
di poliziotti messicani, un pistolero gringo un po’ troppo sicuro di sé,
un’ambigua avventuriera e un erculeo ritardato uniti in un abbraccio di amore e
morte… e ancora non basta. I soldati coinvolti nel golpe e i trafficanti che
dovevano rifornirli di armi si scontrano in una sparatoria di massa con quasi
nessun superstite che, benché molto più breve, ricorda quella del film Il Mucchio Selvaggio di Sam Peckinpah,
forse una tra le pellicole ambientate in Messico col maggior numero di morti
ammazzati.
Sempre di
Berardi e Milazzo, va citato anche il breve racconto La Conquista del Messico, uscito nel 1991 su Comic Art n°79, di cui il nostro Francesco Manetti ha scritto
giustamente: il conquistador, spinto
dalla sua bramosia di ricchezza, si rivela non meno incivile del sacerdote
azteco che ha strappato il cuore a una vittima sacrificale. Entrambi
infatti uccidono un innocente, l’uno commettendo un delitto evidentemente
abituale e l’altro compiendo un atto considerato sacro. Ognuno dei due è, a suo
modo, un seguace della Santa Muerte,
né più né meno dei fanatici Thugs che in India procuravano vittime in onore
della loro dea Kālī.
Collana Metal n.2 - ed. Nuova Frontiera. disegno di Jeronaton |
Il
protagonista della vicenda, che dà il titolo al volume, è il nuovo indovino
della cittadina maya di Sayatal, che come il suo predecessore incontra una
visitatrice aliena, scambiandola ovviamente per una divinità. In questo periodo
precolombiano però i Maya non avevano ancora acquisito dai vicini Toltechi
l’abitudine ai sacrifici umani portati all’eccesso e, nonostante la copertina
un po’ tenebrosa, il racconto scorre questa volta con ben poche vittime, dovute
solo alle solite incomprensioni tra esseri di mondi diversi.
La morte,
sventata all’ultimo momento, affrontata eroicamente o accettata per propria
scelta, svolge invece un ruolo ben più importante in un altro album dello
stesso autore, La Grande Traversata,
pubblicato in Italia nel 1983, sul n°14 della stessa collana. L’ambientazione è
questa volta più ampia, attraversando tutto il continente americano, ma le
scene ambientate nel Messico dei Toltechi e dei Maya sono centrali. Qui giunge,
alla ricerca del fratello, una ragazza comanche di nome Topsannah a cui lo
spirito del peiotl ha donato la capacità di assumere le fattezze di un’aquila
per percorrere grandi distanze. La morte però sembra seguirla, o forse
precederla, nel suo viaggio. Inutile si rivelerà il suo tentativo di salvare un
giovane maya, destinato al sacrificio dai suoi nemici toltechi. Ricavando da
lui informazioni, è come se le avesse avute da qualcuno già morto. Nella città
maya di Chichen Itza affronta poi la prova più estrema, trascorrendo la notte
immersa in un pozzo sacro per parlare col dio Kukulkan, che, come tutti gli
dèi, è molto difficile incontrare da vivi.
La storia,
tutto sommato semplice e che, come la precedente, è poco più che una scusa per
rappresentare in dettagliate illustrazioni monumenti e costumi delle civiltà
precolombiane, evoca però nel finale un’immagine della morte particolarmente
luminosa e riconciliatoria rispetto al comune destino di noi tutti.
Collana Metal n.14 - La grande traversata: Non solo Messico per Jeronaton. |
I morti
abbondano anche nelle storie in cui appare il guerrigliero messicano Amos
Rodriguez, a partire dal quarto episodio della serie western Durango, creata dal belga Yves Swolfs
nel 1978 e ristampata in Italia in formato bonellide dalla GP Publishing nel
2012. La figura di Amos è ricalcata su quella di Cuchillo e degli altri peónes
ribelli interpretati al cinema da Tomas Milian, di cui Amos è l’anagramma del nome
senza la T e Rodriguez è il vero cognome. Come loro, pur circondandosi di
assassini e usando metodi violenti, Amos “lotta per la libertà dei diseredati”
e questi lo sostengono, anche perché qui la maggior parte degli ufficiali e dei
soldati messicani, che dovrebbero rappresentare le autorità, sono molto
peggiori di lui e della sua banda.
Recente ristampa delle avventure di Durango in formato bonellide - Ed.GP publishing - Cover di Swolfs |
Anche il
protagonista che dà il nome alla serie, Durango, un pistolero gringo armato di
mauser, pur non essendo messicano deve il suo nome al Messico, trattandosi di quello
di una città e di uno stato nel nord del paese, anche se forse è stato scelto
dall’autore soprattutto per la sua assonanza con Django.
Nel quinto
e nel sesto album della serie, Sierra
Selvaggia e Il Destino di un
Desperado, entrambi ambientati in Messico, Durango aiuta appunto Amos e i
suoi guerriglieri ad affrontare due intere guarnigioni di soldati. Ma alla
testa di un gruppo di cacciatori di taglie che spalleggiano l’esercito
messicano contro di loro, c’è una canaglia di nome Logan con le fattezze di
Jack Palance, altro famoso interprete dei western all’italiana, a cui qui viene
fatto ripetere lo stesso eccezionale ruolo di cattivo che aveva in Vamos a Matar, Compañeros.
Il periodo
in cui si svolge la vicenda non è chiaro e neanche tanto importante, ma poiché
vi si fa cenno a un tiranno, è probabilmente ambientata dopo la presa del
potere da parte di Porfirio Dìaz nel 1876. La cosa che qui più conta è la
celebrazione, a suon di sparatorie e di morti ammazzati, dei vecchi spaghetti
western, mentre ogni contenuto politico è del tutto marginale, segno che anche
in Francia dopo tanti anni si ricordano ancora di quando al cinema, per tentare
di fare la rivoluzione, praticamente bastavano un gringo e un peón.
Tanto per
restare in tema, anche il ribelle Amos, quando ormai ben pochi personaggi sono
rimasti in vita, finisce a sua volta per incontrare il suo destino sotto un
metro di terra, quasi santificato da un’eroica morte.
Lasciando il Messico dei western e dei Maya per un Messico più contemporaneo, troviamo una storia a fumetti che, in qualche modo, ricorda molto più da vicino la festa dei morti. È l’episodio degli argentini José Muñoz e Carlos Sampayo intitolato Goin’ South (Andando a Sud), uscito sulla rivista Alter Alter nel 1977 e ristampato sul volume Sophie dell’editrice L’Isola Trovata nel 1980.
Immagine tratta da Goin' South di Muñoz e Sampayo.
|
Lasciando il Messico dei western e dei Maya per un Messico più contemporaneo, troviamo una storia a fumetti che, in qualche modo, ricorda molto più da vicino la festa dei morti. È l’episodio degli argentini José Muñoz e Carlos Sampayo intitolato Goin’ South (Andando a Sud), uscito sulla rivista Alter Alter nel 1977 e ristampato sul volume Sophie dell’editrice L’Isola Trovata nel 1980.
La
protagonista, Sophie Milasewicz, è una ragazza di New York anticonformista e
insofferente verso le autorità, che, dopo essere stata arrestata senza motivo
ed essere evasa, si rifugia in Messico. Da qui in poi, il racconto scivola
sempre di più nel simbolismo e nella satira politica. Sophie incontra varie
figure macabre che alludono all’atavica miseria del paese, da un vecchio
ultracentenario, che non mangia da quarant’anni ed è ridotto a uno scheletro, a
un tizio detto il “mezzo morto”, che muore un po’ per volta da destra a
sinistra.
Per
liberare da un carcere statunitense la figura semi-mitologica detta Chingada Madre (Madre Rotta), di cui
sembrano essere figli tutti i peónes del paese di Aguas Podridas (Acque Putride),
la gringa Sophie ricorre poi all’aiuto di un esercito di rivoluzionari defunti,
i “ragazzi della morte” di Lisandro Obregón, che sono più scheletrici di tutti
gli zombi che vanno di moda oggi. Nella storia si dice che questi avevano
combattuto con Pancho Villa e che l’ultimo era morto nel 1912, quindi non
dovrebbero avere niente a che fare col generale Obregón, realmente esistito,
che nel 1914 sostenne invece la presidenza di Carranza contro Villa.
Una volta
liberata la Madre, che ritorna volando in Messico e si fonde con la terra
rigenerandone la vita, la ritorsione degli USA consiste in un attacco militare
che rade al suolo la cittadina e ne massacra gli abitanti, chiara metafora dei
sanguinari interventi armati statunitensi di quegli anni in paesi come il
Salvador o il Cile.
Trillo e Risso firmano la serie Chicanos, qui nella più recente incarnazione nostrana della Coniglio Editore. |
Il tema
del rapporto tra immigrati messicani e società statunitense, trattato in modo
meno esplicitamente politico e con maggiore attenzione alla coerenza narrativa
delle storie, ricorre anche nella serie del 1995 Chicanos, di altri due grandi autori argentini, Carlos Trillo e
Eduardo Risso. La protagonista Alessandrina Yolanda Jalisco, una piccola
messicana bruttina e dalle tette enormi, è un improbabile detective privato che
ha spesso a che fare per lavoro con morti ammazzati o minacce di omicidio, ma,
benché si impegni sempre scrupolosamente nell’assolvere i suoi compiti, riesce
di rado ad avere successo fino in fondo nella risoluzione dei suoi casi, anche
e soprattutto per i tanti pregiudizi che la circondano. Fin da bambina, le sue
indagini tese a scoprire i segreti degli altri, tendevano a provocare conflitti
e sfociare in tragedie e ammazzamenti.
La serie,
suddivisa in episodi di dodici pagine, è stata pubblicata in Italia su rivista
dall’Eura e parzialmente ristampata in volume da Coniglio Editore nel 2003, ma
ha avuto meno successo di quanto avrebbe meritato.
Primo volume della recente edizione economica di Juan Solo - Editoriale Cosmo - Cover di Bess |
La durezza
di una vita da emarginati in cui il suo genitore adottivo viene massacrato da
dei teppisti, conduce il caudato Juan alla delinquenza e a crescere come uno
spietato capobanda con sempre maggiori ambizioni, fino diventare la guardia del
corpo del primo ministro. Attraverso altre vicissitudini e traversie, con la
sua decadenza dal posto di potere che aveva, Juan subisce poi una lenta e
graduale evoluzione interiore che lo porterà, come viene anticipato all’inizio
della storia, a diventare il santo adorato da una povera comunità, deciso a
sacrificare la propria vita per loro, ciò che si può in effetti definire come
una “santa morte”.
Un’altra
bella storia ambientata nel Messico contemporaneo e in cui appaiono anche
visioni connesse al culto della Santa Muerte, è Juarez, scritta dalla brava Nathalie Sergeef e molto ben disegnata
da Corentin Rouge.
Copertina di Juarez, decimo volume della collana Cosmo Color (ed. Cosmo) - immagine di Corentin Rouge |
Edita in
Francia nel 2012 dalle Editions Glénat e pubblicata anch’essa nel 2014
dall’Editoriale Cosmo, è ambientata appunto a Ciudad Juárez, al confine tra
Messico e Stati Uniti, in una città dove si contano a centinaia, forse a
migliaia nell’arco di vent’anni, i casi di feminicidios
(femminicidi), con le giovani donne che ne sono vittime che scompaiono, per
essere poi a volte ritrovate uccise, sepolte sotto le case o nei campi.
Juarez è la
storia immaginaria di uno di questi casi, con Gael, fratello di una ragazza
scomparsa, che arriva in città per rintracciare la sorella. Le sue indagini lo
portano a cercare in ambienti malavitosi ma anche altolocati, che spesso in Messico
come in Italia coincidono, in quelli che sembrano tanti vicoli ciechi. Un
finale eccezionalmente concepito manderà però al proprio posto tutti i tasselli
e gli indizi precedenti, chiarendo esattamente cosa è successo alla ragazza,
anche attraverso un sapiente montaggio alternato in flashback.
La Santa Muerte fa la sua apparizione nel volume Juarez - disegno di Corentin Rouge |
Nella
storia Mexican Standoff
(letteralmente Stallo Messicano), scritta da Diego Cajelli, disegnata da Matteo
Cremona e pubblicata nel 2013 sul n°9 della collana Le Storie della Bonelli, l’apparente morte e la misteriosa
guarigione del protagonista, Reyes, un gangster messicano d’origine india
coinvolto in una guerra contro l’ex-capo, potrebbe invece essere l’occasione
per lui per iniziare una nuova vita, se non fosse del tutto preso dal desiderio
di rivalsa e dalla vendetta per l’omicidio della sua donna. Gli elementi
fantascientifici riguardanti possibili entità aliene che lo avrebbero salvato,
si mescolano con temi mistici della cultura india, con effetti volutamente poco
chiari, ma che condurranno a una spiegazione degli eventi abbastanza originale,
anche se questa rimane tutto sommato secondaria rispetto alla cura dedicata
alle sparatorie e alle scene d’azione.
Lo stesso
Reyes, che ha acquisito poteri estremi, diventerà infine un perfetto strumento
della Santa Muerte. Anche nel XXI
secolo, il Messico rimane così un territorio di violenze e magie, ai cui
confini gringos e peónes continuano a scontrarsi, quando proprio non riescono a
diventare amici… o a fare una rivoluzione insieme.
Il Messico e il suo folklore nel nono numero de Le Storie (Bonelli editore). Cover di Aldo Di Gennaro |
Storie
citate nell’articolo uscite di recente in formato bonelli:
DURANGO
episodi 4/6
Testi e
disegni: Yves Swolfs
su
DURANGO
n°2-3
Collana:
GP Maniac n°24-25
Formato:
96 pagine in bianco e nero
Editore:
GP Publishing
Date di
uscita: Marzo-Aprile 2012
Prezzo: €
2,90 l’uno
MEXICAN
STANDOFF
Testi:
Diego Cajelli
Disegni:
Matteo Cremona
su
LE STORIE
n°9
Formato:
112 pag. in bianco e nero
Editore:
Bonelli
Data di
uscita: Giugno 2013
Prezzo: €
3,50
I
GUERRIGLIERI
Testi:
Miguel Cussó
Disegni:
Jesús Blasco
su
WEST –
FUMETTI DI FRONTIERA n°8
Collana:
Cosmo Serie Gialla n°17
Titolo: La
Vendetta del Gringo
Formato:
96 pag. in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Data di
uscita: Febbraio 2014
Prezzo: €
2,90
Andrea Cantucci
N.B. trovate i link alle altre puntate dei servizi dedicati ai "bonellidi" sulla pagina Cronologie e index!
Nessun commento:
Posta un commento
I testi e i fumetti di nostra produzione apparsi su Dime Web possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare SEMPRE la fonte e gli autori!
Le immagini dei post sono inserite ai soli fini di documentazione, archivio, studio e identificazione e sono Copyright © degli aventi diritto.
Fino al 4 gennaio 2017 tutti i commenti, anche i più critici e anche quelli anonimi, venivano pubblicati AUTOMATICAMENTE: quelli non consoni venivano rimossi solo a posteriori. Speravamo e contavamo, infatti, nella civiltà dei cultori di fumetti, libri, cinema, cartooning, etc.
Poi è arrivato un tale che, facendosi scudo dell'anonimato, ha inviato svariati sfoghi pieni di gravi offese ai due redattori di Dime Web, alla loro integrità morale e alle loro madri...
Abbiamo dunque deciso di moderare in anticipo i vostri commenti e pertanto verranno cestinati:
1) quelli offensivi verso chiunque
2) quelli anonimi
Gli altri verranno pubblicati TUTTI.
Le critiche, anzi, sono ben accette e a ogni segnalazione di errori verrà dato il giusto risalto, procedendo a correzioni e rettifiche.
Grazie!
Saverio Ceri & Francesco Manetti