di Giampiero Belardinelli
Esordire
su Zagor non è un compito impossibile, ma riuscire a centrare il
bersaglio al primo colpo non è per niente facile. La saga di Zagor, a
partire dalla lezione nolittiana degli anni Sessanta/Settanta per poi
proseguire fino a oggi con le altre firme, è talmente complessa che occorre al nuovo autore mostrare una spiccata personalità. Alla stratificata alchimia di bonelliana memoria, gli sceneggiatori arrivati a sostituire Guido
Nolitta hanno aggiunto caratteristiche nuove e imprescindibili
per chi voglia accostarsi ai testi della serie. Marcello Toninelli,
negli anni Ottanta, pur con tutte le limitazioni a cui si è dovuto
attenere, ha comunque inserito una maggiore modernità in alcuni
aspetti e in certi personaggi importanti della saga (Doc Lester in
particolare). I suoi successori, Mauro Boselli e Moreno Burattini,
non hanno azzerato tutto quello realizzato dallo sceneggiatore senese
ma hanno modificato alcune caratteristiche quasi antieroistiche di
Zagor (sinceramente, una peculiarità che Toninelli ha mutuato dal
personaggio nolittiano) e concepito un eroe consapevole del proprio
ruolo e quindi meno nevrotico rispetto al passato.
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Il nuovo sceneggiatore zagoriano Antonio Zamberletti in una recente foto scattata da Moreno Burattini. Anche un bel volto da attore! |
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Questa premessa
serve per inquadrare come sia vasto, per uno sceneggiatore al debutto
sulla testata, l’orizzonte da tenere in considerazione. Antonio
Zamberletti, scrittore di romanzi noir
dallo stile asciutto, si propone come autore di Zagor e, leggendo le
160 tavole della storia L’uomo
di Maverick,
ho notato subito idee chiare e personalità nel gestire il
personaggio principale e quelli di contorno. Questo è un racconto
tradizionale nel senso migliore del termine, ma non è tradizionale
l’approccio di Zamberletti. Innanzitutto si nota come l’autore
abbia subito chiarito quali siano le sue intenzioni presentando in
maniera scioccante e sorprendente il comprimario principale della
vicenda: un religioso che improvvisamente mostra doti di pistolero.
Ecco, già nel prologo lo sceneggiatore ha saputo tenere desta
l’attenzione del lettore con domande a cui dare delle
risposte. Ma non c’è il tempo di fare delle disquisizioni su chi
sia l’Uomo di Maverick e, dopo uno stacco, l’azione continua in
maniera prepotente con altri personaggi capeggiati da un certo
Olandese:
Zamberletti, quindi, prende per il bavero il lettore e non gli
concede tregua aggiungendo altri misteri. Non pago di questo, lo
scrittore fa scontrare gli uomini dell’Olandese
con lo Spirito con la Scure e soprattutto li mette dinanzi alla sua
leggenda: Zagor
è un guerriero potente
– afferma l’indiano Macnab – Si
dice che abbia combattuto contro molti spiriti malvagi e abbia alcuni
degli stessi poteri degli dei, come diventare invisibile o saper
volare… E molti dicono che sia addirittura immortale!
(pp. 41-42). L’autore ha messo tutte le carte sul tavolo e, a noi lettori o osservatori, non resta che
accomodarsi su un divano e seguire lo svolgimento del gioco: duro,
violento e senza concessioni alla retorica o al buonismo!
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Pistole & Vangelo: Preacher della DC/Vertigo. |
In
questo contesto affollato di personaggi dalle accese conflittualità,
Zagor ragiona e agisce come un primo attore di rango. Lo Spirito con
la Scure nelle mani di Zamberletti non è mai a rimorchio degli
avvenimenti ma riesce a dominarli e indirizzarli. Nel finale, tra
l’altro, l’eroe tira fuori dal cilindro un colpo di teatro degno
di un grande drammaturgo e "annuncia"
la morte dell’Uomo di Maverick: un annuncio che in realtà è un
auspicio di una nuova rinascita per l’ex pistolero e ora reverendo
Taylor. Zagor, in fondo, diverse volte è morto e poi risorto (vedi
soprattutto la sclaviana Incubi,
Zagor 275/280) nel corso della saga e chi meglio di un uomo come il
Nostro potrebbe annunciare la nuova novella? Abituato a vivere in un
mondo conflittuale, Zagor capisce quando è il momento di concedere a
un farabutto una seconda possibilità.
Zamberletti – e
chiudo – ha mostrato di saper mettere le sue doti di scrittore al
servizio della saga: questa sua non supponenza lo discosta in
positivo rispetto ai suoi colleghi romanzieri che si approcciano nel
mondo del fumetto seriale.
Il
lavoro grafico di Marcello Mangiantini è molto curato e la sua
evoluzione è continua: dettagli, dinamismo, primi piani intensi,
scorci paesaggistici suggestivi lo rendono uno dei più versatili
autori della scuderia darkwoodiana. Senza dimenticare la sua
produzione mediamente molto più cospicua rispetto a quasi tutti i
suoi colleghi dello staff zagoriano. Questo suo rapporto tra
produzione e qualità media fa di Mangiantini un disegnatore degno
della vecchia
scuola
del fumetto popolare.
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La cover di Ferri per Zagor Speciale 25, aprile 2013 |
Zagor Speciale 25
L’UOMO DI
MAVERICK
Aprile 2013
pag. 164, € 5,20
Testi: Antonio
Zamberletti
Disegni: Marcello
Mangiantini
Copertina:
Gallieno Ferri
Giampiero Belardinelli
N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!
P.S. Questo dedicato a Zagor è il 150° post di Dime Web: cogliamo l'occasione per salutare tutti i nostri lettori e tutti i nostri collaboratori! (S.C. & F.M.)
Sono proprio contento, anzi, 150 volte contento...
RispondiEliminaBella la scelta di inserire l'immagine di Preacher: chissà se Zamberletti non lo abbia volutamente omaggiato?
Suerte!
Sono contento del traguardo, anzi, 150 volte contento...
RispondiEliminaHo apprezzato, nelle immagini, il riferimento a Preacher: chissà se Zamberletti non lo abbia volutamente omaggiato?
Suerte!
E' la kinghiana "pozza dei miti". Del resto, un prete pistolero ravveduto era già apparso su Tex a fine 2012, in una bella avventura che proprio tu avevi recensito, Giampiero!
RispondiEliminaFrancesco
Infatti, me ne ero accorto ma ho preferito non citarlo per non allungare il brodo della recensione.
RispondiEliminaGiampiero
Da Uccelli di Rovo a Don Matteo il prete "tira" ancora! ;-)
RispondiEliminaFrancesco
In effetti tra le cose che apprezzo di B&B è che, soprattutto con la seconda odissea, abbiano completato quello che aveva cominciato Toninelli con avventure come "Duello ai grandi laghi" e "Viaggio nella paura" ovvero portare avanti un' impronta culturale senza risultare pedanti.
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