di Nazzareno Giorgini
Questo
articolo di Nazzareno Giorgini è stato già pubblicato in Dime
Press Duemila Nuova Serie n. 8 (marzo 2004) nel periodo
successivo alla diaspora di Francesco Manetti e Saverio Ceri
dall’editore Antonio Vianovi. Quel numero della rivista (insieme al
successivo n. 9) è stato coordinato e diretto da chi scrive queste
note; e ho fortemente voluto che Nazzareno Giorgini mi consegnasse
l’articolo, nonostante le pressioni ricevute dal Nostro da parte
della redazione di Fumo di China.
Era già allora comprensibile l’importanza della scoperta ufficiale
dell’autentica data di pubblicazione de Il
massacro di Goldena; ed è immaginabile la mia
soddisfazione di aver avuto la possibilità di battezzare questo
scoop. Tra l’altro, già prima dell’acquisizione della striscia
originale che ne certifica la data, con piglio filologico Nazzareno
Giorgini (a cui mi lega una solida amicizia) mi sottolineava come il
linguaggio del romanzo (del 1951) fosse molto vicino a quello
dell’esordio texiano del 1948 che non a quello, ormai indirizzato
verso la maturità, del Tex del 1956, la data erroneamente attribuita
nelle cronologie ufficiose. A certificare la rilevanza della
scoperta, già pochi mesi dopo, sul sito della Casa editrice, il
romanzo veniva indicato con la data corretta. E inoltre, nella
riedizione in allegato a Tex 575 (l’albo a colori del
sessantennale uscito nel settembre 2008) del Massacro di Goldena,
nell’introduzione Graziano Frediani aveva ancora una volta ribadito
la giusta data del romanzo. Buona lettura. (Giampiero Belardinelli)
Le tigri dell'Atlantico, romanzo di Gianluigi (Giovanni) Bonelli. |
Antefatto
Nel
1940 Gianluigi Bonelli aveva già pubblicato tre romanzi: Il
crociato nero di ambiente storico; Le
tigri dell’Atlantico, una specie di giallo,
e I fratelli del silenzio,
una trama storico-esotica. Enzo Linari, in occasione della mostra
tenutasi a Certaldo nel ’91 all’insegna del titolo Gianluigi
Bonelli dal romanzo a Tex, produce un saggio in cui analizza
l’attività di scrittore del creatore di Tex, soffermandosi in
particolare sui tre romanzi scritti prima della nascita del
personaggio (il saggio è stato riproposto in Dime
Press Duemila n.3 del febbraio 2001, all’interno
del Dossier Gianluigi Bonelli pubblicato
dopo la scomparsa dell’autore avvenuta il 12 gennaio 2001).
I fratelli del silenzio, romanzo di Gianluigi (Giovanni) Bonelli |
Ciò
che secondo noi manca, invece, è un’accurata analisi del quarto
romanzo di G. L. Bonelli che, come tutti sanno, ha come protagonista
l’eroico Ranger creato alcuni anni prima dall’autore. E qui sorge
un problema legato alla data di pubblicazione del romanzo: nel volume
Tutto Bonelli a cura
di Mauro Giordani e Gisello Puddu edito in occasione di Padova
Fumetto (5/19 ottobre ’97) si legge che Il
massacro di Goldena fu pubblicato per la
prima volta nel ’56 dalla Casa Editrice Audace e poi ristampato
anastaticamente nel ’77 dall’A.N.A.F.; a noi risulta invece che
la pubblicità del romanzo comparve già in seconda di copertina
nella terza serie della collana del Tex a striscia dal n.16 del
4 settembre ’51 al n.21 del 9 ottobre ’51. Quindi il problema è:
1951 o 1956?
Il
romanzo è stato poi trasformato in fumetto (disegnato da G. Ticci) e
pubblicato , come tutti sapranno, nei numeri 108 e 109 della collana
“Tex Gigante” (ottobre e novembre 1969), dove tra l’altro
compare la grafia “Goldeena” invece che quella del titolo del
romanzo. Va comunque detto che il problema delle due diverse grafie
risale alla pubblicazione originale del romanzo, in cui il “Goldena”
della copertina diventa, all’interno della narrazione, “Goldeena”
(con due “e”).
La copertina della Collana del Tex n. 16 del 4 settembre 1951. |
Le
caratteristiche del romanzo
Ciò
che colpisce un lettore attento del romanzo riguarda soprattutto due
aspetti, uno legato alla forma e uno al contenuto. Non può infatti
non attirare l’attenzione l’uso predominante del discorso
indiretto libero, in cui il narratore riporta le parole o i pensieri
di un personaggio sempre utilizzando la terza persona verbale, ma
eliminando il verbo introduttivo del normale discorso indiretto. Un
esempio è il seguente, tratto dal 6° capitolo del romanzo, pag. 36
(chiamo capitolo ogni inizio di pagina messo in rilievo dal carattere
maiuscolo della lettera iniziale; nel complesso il romanzo è
composto da 13 capitoli): “La
fronte di Fraser era imperlata di sudore freddo: l’azione immediata
gli sembrava mille volte preferibile a quella snervante attesa,
eppure…Sì! Quei dannati Apaches avevano ragione di attendere.
Cento, mille volte ragione, ma però, perdio, che nervi dovevano
avere!”.
Qui si nota inoltre la capacità del narratore di passare da una
descrizione fisica ed esteriore ad una interiore, mettendo in luce i
pensieri e le riflessioni di un personaggio, utilizzando il suo
linguaggio e stile propri, che è la caratteristica principale del
discorso indiretto libero, in cui fu maestro il più grande narratore
del Verismo italiano, Giovanni Verga. Nel complesso le 77 pagine del
romanzo contengono in massima parte sequenze descrittive e dialogiche
con l’uso del discorso diretto e indiretto libero, che si alternano
in maniera equilibrata, creando un interessante affresco narrativo
con una notevole introspezione psicologica, soprattutto nel
personaggio di Fraser.
Il massacro di Goldena, romanzo di Gianluigi Bonelli con protagonista Tex. Copertina di Galep |
Per
quanto riguarda il contenuto, il romanzo rappresenta un esempio
peculiare del primo Tex; quello, per intenderci, della prima
serie a striscia che coincide con i primi quattro numeri della serie Gigante; prima, quindi, del matrimonio con Lilyth che cambierà
la vita del Ranger. Troviamo infatti, nel linguaggio bonelliano,
molte di quelle imprecazioni ed esclamazioni che verranno poi
censurate nelle edizioni successive dei Tex degli anni
seguenti. Anche l’aggressività e i toni sanguinolenti sono molto
evidenti nel romanzo e non mancherebbero gli esempi da fare. Eccone
alcuni: “Un
colpo secco echeggiò, e la pistola di Fraser descrisse una corta
parabola in aria, mentre un getto di sangue sgorgava dalla mano alla
quale l’indice era stato portato via di netto”
(cap.1°, pag.3); “Presso
il margine del marciapiede, quattro uomini giacevano in pose
grottesche: dalle gole orrendamente squarciate e dalle sommità delle
teste scalpate il sangue fluiva ancora in numerosi rigagnoli verso la
polvere della strada, e lì si riuniva in una larga pozza
rosso-scura”(cap.6°,
pag.36). I toni enfatici e le frasi ad effetto sono anch’essi molto
numerosi nel romanzo: “Nell’invisibile
clessidra del Tempo, silenziosi secondi precipitarono nella voragine
del Nulla, poi un urlo agghiacciante lacerò il silenzio della notte,
e l’Angelo della Morte sogghignò. Il massacro di Goldeena era
cominciato!”
(cap.6°, pag.37); “–
Non spaventarti troppo, Fraser! La Morte ti sta seguendo, ma non ha
fretta. Quando scenderanno le tenebre, allora, solo allora essa ti
ghermirà alla gola, ma sino a quel momento avrai tutto il tempo
necessario per tentare la tua ultima carta! Ricordalo, Fraser, cane
rinnegato! Puoi ancora contare le ore che ti restano. Contale,
Fraser, contale. Ah! Ah!”
(cap.12°,
pagg.70-71).
Da questi esempi traspare senz’altro quell’amore per
il realismo e la verosimiglianza, sia nei dialoghi sia nelle
situazioni narrative, che furono sempre fondamentali nell’opera di
G. L. Bonelli, come lui stesso ebbe a dire; non sfugga inoltre
l’anticipazione di certi toni e situazioni del western
all’italiana
degli anni ’60, che fu in modo evidente influenzato dalla narrativa
bonelliana. A conclusione di questa parte vorrei ritornare al
problema cronologico della pubblicazione del romanzo: a me pare
evidente che esso vada situato agli inizi delle storie di Tex
(considerati gli elementi stilistici e contenutistici), piuttosto che
in una fase ormai profondamente diversa come quella delle avventure
pubblicate intorno al 1956. Inoltre non risulta che quest’ultima
data sia documentata e provata in alcun modo, a differenza del 1951
come da me sopra indicato.
Dal
romanzo al fumetto
La
trama del romanzo è sicuramente nota a tutti i fedeli lettori
texiani, anche perché, come già detto, fu riproposta nella storia a
fumetti pubblicata nel 1969 e quindi ristampata nelle varie edizioni
successive delle avventure di Tex. Fraser, rinnegato e baro, viene
colto con le mani nel sacco in un saloon di Goldena e quindi frustato
dagli abitanti del paese, che però se lo lasciano sfuggire. Egli, in
combutta con la banda apache di Wa-ha-tah, giura di vendicarsi
dell’affronto subito assaltando il villaggio e massacrandone tutti
gli abitanti. Il piano gli riesce, ma gli indiani vengono braccati da
Tex, Carson e un gruppo di
ranger che al passo di Cedar Creek li bloccano in attesa dell’arrivo
delle forze della cavalleria americana. In breve la banda di Apache
ribelli viene eliminata, ma Fraser riesce ad addentrarsi in una
foresta credendosi in salvo. Egli è però inseguito da un Tex più
che mai deciso a porre fine alla carriera del rinnegato, e in un
crescendo finale sempre più drammatico e coinvolgente, Fraser si
troverà a dover lottare, prima di morire, “col
suo tremendo bagaglio di ricordi, rimorsi e angosce”.
È
interessante
notare che i primi sei capitoli del romanzo trovano una
corrispondenza abbastanza precisa nella storia a fumetti, tuttavia
con delle varianti che sarà importante evidenziare. Il capitolo 1°
corrisponde alle pagine 45-64 del numero 108 (la storia incomincia
con il titolo Territorio
apache),
con un inizio diverso nel fumetto che rappresenta Tex che segue una
pista prima di entrare in Goldena, mentre nel romanzo l’incipit
riguarda la partita a carte che si sta giocando nel saloon, durante
la quale Fraser viene smascherato come baro. La prima frase che
leggiamo è veramente indicativa dello stile diretto ed immediato di
G. L. Bonelli: “Perdio,
Fraser. Ti ho preso con le mani nel sacco!”;
anche il primo scontro verbale tra Tex e Fraser è di quelli che
lasciano il segno ed è infatti stato riproposto quasi uguale nel
fumetto: “–
Dev’essere ben pieno l’inferno, se non vi si è ancora fatto un
posto libero per te! – Al contrario, Fraser. Messer Satanasso mi ha
lasciato l’ingresso libero da quando ha visto con quanta frequenza
gli spedisco per via diretta dei bastardi vigliacchi come te”
(nel fumetto il termine “bastardi
vigliacchi”
è sostituito dal meno forte “ladroni”).
Copertina di Galep per Tex Gigante n. 108 (ottobre 1969), sul quale appare la versione a fumetti (disegnata da Ticci) dei primi sei capitoli del romanzo bonelliano Il Massacro di Goldena. |
Il
capitolo 2° trova una corrispondenza nelle pagine 65-76 del fumetto
dove Tex riesce a disarmare Fraser, rispondendo al suo agguato tra le
rocce, mentre nel romanzo il ranger si trova in maggiore difficoltà
nel tentativo di sfuggire ai colpi del rinnegato. Il capitolo 3°
riguarda le pagine 77-83 e qui troviamo una variante interessante:
nel fumetto è Tex che propone il punto di incontro tra il suo gruppo
di ranger e quello del capitano Hebert, mentre nel romanzo è
quest’ultimo che prende l’iniziativa.
Il
capitolo 4° corrisponde alle pagine 83-95 e nel fumetto troviamo una
sequenza con Tex e Carson che cadono nella trappola delle false
tracce lasciate dagli indiani (ma il ranger è poco convinto da esse
e pur seguendole sospetta l’inganno), mentre nel romanzo l’azione
ha sempre al centro Fraser e gli indiani con lunghe sequenze del
discorso indiretto libero (Tex e Carson vengono osservati solo
tramite il binocolo del rinnegato che, tra l’altro, ha avuto dagli
indiani il nomignolo di Fraser Quattro-Dita, poiché ha perso
l’indice della mano destra durante il primo scontro a fuoco con il
ranger nel saloon di Goldena).
Il
capitolo 5° corrisponde alle pagine 95-105 e narra l’incontro tra
Fraser e i trafficanti di armi. Il capitolo 6° riguarda le pagine
105-13 (quindi va dalla fine dell’albo n.108 all’inizio dell’albo
n.109) e troviamo nel fumetto sequenze molto più ampie dell’episodio
del massacro che nel romanzo viene narrato solo nel suo inizio e
lasciato intuire ai lettori (siamo di fronte a quella tecnica
narrativa che si chiama “ellissi”).
Per
quanto concerne i capitoli dal 7° all’11° non abbiamo più una
corrispondenza precisa con le pagine del fumetto e quindi ci
limitiamo a segnalare le varianti più significative. Innanzi tutto
Tex e Carson non si separano nel tentativo di fermare la fuga degli
Apache (come accade nel romanzo), fino al momento in cui il ranger
inseguirà da solo nella foresta il rinnegato. Inoltre nel fumetto il
capo indiano dà l’assalto a un ranch distruggendolo (i cui uomini
si salvano in fondo a un pozzo), prima di continuare la ritirata
verso il Messico. Occorre anche dire che nella storia disegnata da G.
Ticci le sequenze cambiano rapidamente prospettiva: ora è il punto
di vista di Tex e Carson che viene analizzato, ora quello degli
indiani in fuga o della cavalleria che li insegue. Una variante
interessante da considerare è che le donne di Goldena fatte
prigioniere dagli indiani si presuppone che si salvino (anche se non
è detto esplicitamente) e comunque non si parla del loro massacro,
come invece avviene nel romanzo (cap.10°, pag.60). Infine una
somiglianza tra la storia scritta e quella disegnata è data dal
fatto che in entrambe Tex afferma che “Fraser
non merita una morte rapida”
(n.109, pag.66), anche se poi dice a Carson di non far capire le sue
intenzioni, nei riguardi del rinnegato, agli altri (n.109, pag.73).
I
due ultimi capitoli del romanzo corrispondono alle sequenze finali
del fumetto da pag.74 del n.109 (intitolate “Il cacciatore e la
preda”). Nel capitolo 12° Fraser fugge nella foresta, sentendosi
ormai al sicuro, verso la libertà, ma una risata che echeggia alle
sue spalle lo fa sobbalzare: era Tex che lo inseguiva. Il rinnegato
si mette al riparo, ma viene ferito da un colpo di fucile alla spalla
sinistra e capisce che deve uccidere il ranger se vuole salvarsi. In
questo capitolo G. L. Bonelli analizza attentamente le sensazioni
interiori e i pensieri di Fraser attraverso l’uso del discorso
indiretto libero e ciò dà a queste pagine un fascino innegabile:
“L’idea
della morte non lo aveva mai soverchiamente preoccupato, ma ora,
mentre se ne stava letteralmente incollato contro la corteccia rugosa
dell’albero protettore, ora sentiva un senso di nausea salirgli
alla bocca al pensiero che il suo corpo ancora forte e palpitante di
selvaggia vita avrebbe potuto rapidamente tramutarsi in una immobile
carogna qualora avesse osato sporgersi di un sol palmo oltre i
margini del tronco che lo riparava…Il sudore gli usciva ora copioso
da tutto il corpo, e gli incollava alla pelle il vestito a brandelli.
Dio! Ora capiva che cosa volesse dire essere braccati senza pietà”
(cap.12°, pagg.71-72).
Nell’ultimo
capitolo Tex, mentre ribadisce dentro di sé che Fraser non merita
una morte rapida, per poco non viene colpito da una pallottola
sparata per fortuna con troppa fretta. Il ranger vede la mano del
rinnegato e fa fuoco, fracassandogli il polso destro. Quando se lo
trova davanti, ha quasi pietà di quell’uomo disperato, poi
pensando alle prigioniere massacrate dagli indiani e a tutti i morti
di Goldena, spara ad una gamba di Fraser che cade a terra. Infine se
ne va, lasciando l’uomo in attesa della morte. In questo capitolo
si raggiunge ormai il culmine della suspense e occorre soltanto
leggerselo per rendersi conto della capacità narrativa dell’autore,
il quale non dimentica neppure di rappresentare a suo modo la natura
che fa da sfondo al dramma: “Il
silenzio della foresta aveva qualcosa di sinistro, di irreale:
sembrava che la natura stessa trattenesse il suo immenso respiro in
attesa di vedere quale dei due uomini in lotta avrebbe scritto col
proprio sangue, la parola fine sull’ultima pagina del proprio
Destino”
(cap.13°, pag.75).
Nella
storia a fumetti certamente l’aggressività, i toni cruenti ed
enfatici risultano minori: Tex colpisce Fraser ad una spalla, alla
mano e a tutte e due le gambe mentre è ancora in fuga e non quindi a
sangue freddo come nel romanzo; inoltre da parte del rinnegato sono
due i tentativi di uccidere il ranger (l’ultimo con una Derringer);
alla fine Tex lascia a Fraser una pistola con un colpo solo, dandogli
quindi la possibilità di scegliere tra una morte lenta e una rapida.
Nelle due foto come poteva essere Lilyth nella realtà. Ragazze navajo ritratte agli inizi del XX secolo. |
Considerazioni
finali
A
questo punto della nostra analisi non resta che tirare le somme di
ciò che abbiamo evidenziato. Innanzi tutto dobbiamo dire che sono di
due tipi le considerazioni che possiamo trarre dal confronto tra Il
massacro di Goldena e
il fumetto che ne deriva: le prime riguardano la differenza tra il
Tex Willer della narrativa scritta e quello della storia disegnata,
poiché è chiaro che l’eroe dei primi anni ’50 non è più lo
stesso della fine degli anni ’60. In questi quasi venti anni
abbiamo la maturazione del personaggio, che ha conosciuto l’amore
di Lilyth ed è diventato Aquila della Notte, si è trovato nella
necessità di seguire l’educazione e la crescita del figlio Kit, si
è rafforzata l’amicizia con Carson attraverso le tante avventure
vissute insieme. In quasi venti anni abbiamo quindi assistito alla
nascita di un mito, che è diventato tale soprattutto grazie al
confronto e alla lotta serrata tra il Bene e il Male davanti alla
quale ci siamo trovati leggendo le sue storie, il tutto rappresentato
con un linguaggio di grande incisività, immediatezza e scioltezza
narrativa. È evidente allora che Gianluigi Bonelli, se avesse dovuto
scrivere lo stesso romanzo alla fine degli anni ’60, lo avrebbe
scritto in modo diverso, tenendo conto della crescita del personaggio
e della maturazione dello stile narrativo dell’autore.
E uno di questi poteva forse essere Tiger Jack! Guerrieri navajo, primi anni del '900. |
La
prima cosa che salta subito agli occhi è il fatto che Tex risulta
essere una figura molto più centrale nel fumetto, che infatti si
apre con la presentazione dell’eroe, dove invece nel romanzo è
Fraser che viene raffigurato mentre sta giocando a carte, e la figura
del rinnegato è senz’altro molto più approfondita a livello
psicologico e caratteriale nel romanzo, attraverso l’uso del
discorso indiretto libero. Tex che reagisce all’agguato di Fraser
tra le rocce in modo più diretto ed efficace; l’eroe che propone
il punto di incontro tra il suo gruppo di ranger e quello del
capitano Hebert; Tex che è poco convinto dalle tracce lasciate dagli
Apache e sospetta l’inganno: che cosa stanno ad indicare queste
varianti che abbiamo esaminato rispetto al romanzo, se non che ormai
l’eroe degli anni ’60 è più capace, è diventato un leader, non
si fa facilmente ingannare; è nato insomma il mito che noi
conosciamo e che agli inizi degli anni ’50 ancora non c’era.
Anche il fatto che Tex e Carson non si separano nella storia a
fumetti, se non quando l’eroe dovrà inseguire Fraser nella
foresta, significa che ormai l’amicizia è maturata e Kit è
diventato un interlocutore necessario per Tex, quasi un alter
ego
di cui l’autore sente fortemente il bisogno per creare i suoi
dialoghi (anche se alla fine la vendetta spetta naturalmente solo
all’eroe). Abbiamo inoltre già visto che gli elementi cruenti e i
toni fortemente aggressivi del romanzo scompaiono nel fumetto,
soprattutto nella parte conclusiva della storia, ed è facile capirne
il perché: il narratore non ha più bisogno di stupire e “provocare”
il lettore con le situazioni raccapriccianti del suo “primo” Tex;
ora che l’eroe si è formato ed è cresciuto, è più sicuro di sé,
e non vi è la necessità di caricare la sua vendetta di enfasi e di
toni aggressivi, poiché essa è diventata il simbolo di una
Giustizia trascendente che si incarna nell’eroe. Di pari passo con
la maturazione del nostro ranger, anche il linguaggio bonelliano si è
evoluto ed è diventato più asciutto, essenziale e scorrevole, senza
le tante ridondanze presenti nel romanzo, e l’eccessivo numero di
termini provocatori ed aggressivi (anche se, occorre ribadirlo,
fortemente realistici) risulterebbe controproducente nel
rappresentare un eroe ormai maturo e sicuro di sé e delle sue
potenzialità.
Il vero Kit Carson (foto scattata intorno al 1860/65): guida, esploratore, cacciatore, agente indiano e soldato. Incarnò lo spirito stesso della Frontiera. |
Il
secondo tipo di considerazioni che possiamo fare dal confronto tra
romanzo e fumetto riguarda il fatto che ci troviamo di fronte a due
mezzi di comunicazione diversi; leggere il fumetto è come assistere
ad un film tratto da un’opera letteraria, con tutti i limiti e i
pregi del medium fumetto rispetto ad un lavoro cinematografico (quali
siano questi limiti e pregi lo lascio immaginare ai lettori, poiché
non è questa la sede per inoltrarci in ulteriori approfondimenti,
tenendo conto che tra i mass media che ci circondano nella attuale
società va sempre stabilito un rapporto di confronto più che
gerarchico). Non è un caso infatti che la storia disegnata sia stata
affidata ad un artista del calibro di Giovanni Ticci (alla sua
seconda prova per Tex dopo l’albo unico n.91, Vendetta
indiana),
forse il più adatto a rendere i selvaggi paesaggi del West
in tutta la loro bellezza e i personaggi (in primis l’eroe) al
meglio della loro potenza e solennità statuaria. Quel giusto
equilibrio tra la meticolosità nel riprodurre i particolari e
l’essenzialità del disegno che traspare nelle sue tavole (non a
caso è stato un allievo del grande Alberto Giolitti) lo rende
capace, più di ogni altro disegnatore, di creare uno stile “filmico”
che ben si adatta alla storia.
Abbiamo
già visto che nel fumetto le sequenze del massacro risultano essere
più ampie e sviluppate rispetto al romanzo; vi è l’assalto ad un
ranch da parte degli indiani che nell’opera letteraria manca
completamente; le sequenze cambiano rapidamente punto di vista in
base ai protagonisti della storia, e quelle dinamiche sono senz’altro
maggiori nel fumetto rispetto alla predominanza di quelle
introspettive, che troviamo nel romanzo, rese attraverso l’uso del
discorso indiretto libero: tutte queste varianti risultano essere
funzionali al passaggio da un’opera scritta ad una disegnata ed è
ciò che naturalmente deve fare qualsiasi sceneggiatore che si
appresti a ridurre un romanzo per un film, privilegiando le sequenze
spettacolari e di azione rispetto a quelle introspettive, in modo da
interessare maggiormente lo spettatore, considerando soprattutto il
genere filmico che ne dovrebbe derivare (nel nostro caso siamo a metà
strada tra un western psicologico e d’azione).
Vorrei
concludere con questo auspicio: certamente potrebbe uscire un bel
film da questo romanzo di G. L. Bonelli, scegliendo in maniera
opportuna la produzione, il regista e gli attori; sarebbe senz’altro
un omaggio ben meritato per un autore che si è autodefinito “un
romanziere prestato al fumetto e mai più restituito”,
e di ciò gli dobbiamo essere tutti immensamente grati.
Nazzareno Giorgini
Nessun commento:
Posta un commento
I testi e i fumetti di nostra produzione apparsi su Dime Web possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare SEMPRE la fonte e gli autori!
Le immagini dei post sono inserite ai soli fini di documentazione, archivio, studio e identificazione e sono Copyright © degli aventi diritto.
Fino al 4 gennaio 2017 tutti i commenti, anche i più critici e anche quelli anonimi, venivano pubblicati AUTOMATICAMENTE: quelli non consoni venivano rimossi solo a posteriori. Speravamo e contavamo, infatti, nella civiltà dei cultori di fumetti, libri, cinema, cartooning, etc.
Poi è arrivato un tale che, facendosi scudo dell'anonimato, ha inviato svariati sfoghi pieni di gravi offese ai due redattori di Dime Web, alla loro integrità morale e alle loro madri...
Abbiamo dunque deciso di moderare in anticipo i vostri commenti e pertanto verranno cestinati:
1) quelli offensivi verso chiunque
2) quelli anonimi
Gli altri verranno pubblicati TUTTI.
Le critiche, anzi, sono ben accette e a ogni segnalazione di errori verrà dato il giusto risalto, procedendo a correzioni e rettifiche.
Grazie!
Saverio Ceri & Francesco Manetti