di Giampiero Belardinelli
Con grande orgoglio vi presentiamo una nuova rubrica - o meglio una nuova serie - di "Dime Web" dedicata alle versioni digitali dei fumetti di Bonelli. A proporcela è stato lo stesso Giampiero Belardinelli, nostro sodale fin dai tempi di "Dime Press", collaboratore della prim'ora di "Dime Web" e uno dei massimi esperti del fumetto bonelliano (zagoriano in particolare) in Italia; ovviamente abbiamo accettato senza battere ciglio! Giampiero ha persino creato il logo, davvero accattivante, per la sua rubrica (per questo, in via del tutto eccezionale, il post non inizia con il nome dell'autore, essendo in questo caso già presente nel logo). L'appuntamento con "Bonelli in digitale" avrà cadenza bimestrale, ovvero uscirà nei mesi pari, spesso in date diverse, a seconda delle esigenze di "scaletta" della nostra rivista. Vi auguriamo buona lettura! (s.c. & f.m.)
Perché
leggere in digitale?
Come
suggerisce l’immagine grafica che apre questo pezzo, questa mia
rubrica per "Dime Web" avrà una cadenza bimestrale, una periodicità
adatta alle esigenze di chi, come molti collaboratori di questo blog,
è un critico della domenica. La definizione è ovviamente
autoironica, ma non più di tanto. Il grande Sergio Bonelli, per fare
un illustre esempio, si definiva uno sceneggiatore della domenica:
e se lo diceva un grande autore ed editore come lui, questa
definizione calza ancor più a pennello per gente come noi,
infinitamente meno talentuosa.
Ma
veniamo al punto. Da quando è stata lanciata l’applicazione
Bonelli Digital Classic (per smartphone, tablet e personal computer)
mi sono abbonato, seppure non in maniera continuativa. Negli ultimi
mesi ho deciso di abbonarmi in maniera stabile alla piattaforma e,
navigando tra le epoche, ho letto qua e là diversi racconti e ho
scoperto il piacere di leggere in digitale. Chi scrive, pur avendo
l’applicazione sullo smartphone, per leggere o rileggere le
avventure presenti nel catalogo utilizza un PC portatile con una
buona risoluzione del display: il mio metodo di lettura è quello a
striscia e ho apprezzato in molte occasioni le qualità grafiche dei
disegnatori grazie alle maggiori dimensioni rispetto alla lettura su
carta.
La
digitalizzazione dei fumetti ha aperto un mondo di possibilità per
gli appassionati del genere. Con un semplice clic, si può accedere a
decenni di storie e avventure, riscoprendo serie classiche come "Il
Piccolo Ranger" o esplorando nuove uscite senza il vincolo della
raccolta fisica. Questa transizione al digitale non solo offre
comodità e varietà, ma anche un modo per conservare e apprezzare la
storia del fumetto, rendendo le letture un'esperienza sempre nuova e
arricchente. La sincronizzazione tra dispositivi è certamente un
aspetto cruciale nell'era digitale, specialmente quando si tratta di
piattaforme di contenuti che desideriamo fruire in momenti e luoghi
diversi. La capacità di riprendere una lettura o una visione da dove
si era interrotti, indipendentemente dal dispositivo utilizzato, non
solo migliora l'esperienza utente ma rispecchia anche le aspettative
moderne di accessibilità e flessibilità. Speriamo che gli
sviluppatori possano presto implementare queste funzionalità,
rendendo l'esperienza più fluida e piacevole per tutti gli utenti,
in modo che l’applicazione Mobile e quella Desktop funzionino senza
soluzione di continuità.
Introduzione
La
prima puntata di questa rubrica la vogliamo dedicare ad Alfredo
Castelli, scomparso il 7 febbraio 2024. Cosa abbia
rappresentato Castelli per il fumetto italiano e in particolare per
la Sergio Bonelli Editore è noto a tutti gli appassionati delle
nuvole parlanti. Quindi non aggiungerò nulla ai proverbiali fiumi di
inchiostro versati dalle testate specializzate e non solo. Con
l’occasione rimando a un articolo molto importante scritto da
Francesco Manetti qui su Dime
Web.
La
storia scelta per questa prima puntata della rubrica è un classico
del primo Martin Mystère, La spada di Re Artù e Il
mistero di Stonehenge (MM 15-16), albi pubblicati nei mesi di
giugno e luglio del 1983. Ma ora basta con gli indugi: andiamo a
cominciare!
I
misteri di Mystère
Il
personaggio di Alfredo Castelli abbraccia quel filone della
cosiddetta archeologia alternativa, mescolando mistero, enigmi ed
elementi fantastici. Il personaggio si approccia a queste teorie o
misteri cercando di indagare senza pregiudizi, ma con un approccio
che possiamo definire scientifico. Il Nostro è infatti un uomo che a
volte si pone in maniera disincantata dinanzi a teorie strampalate ed
eccessive, come quelle diffuse dal collega Von Eriksen. Martin è
possibilista (e quindi lo stesso Castelli) su certe dottrine, ma non
crede – al contrario di Von Eriksen – che ogni costruzione o
episodio strano del passato sia legato alla presenza di alieni
arrivati sulla Terra in tempi remoti. Rispetto al collega Martin si
pone con un certo distacco dinanzi a quella pubblicistica – per
quanto affascinante – un po’ ottimistica ed esagerata che finisce
per svilire chi invece cerca di guardare con scrupolo all’altrove
scientifico. D’altronde questa mia osservazione rimanda in
maniera inequivocabile e un fondamentale saggio, curato da Antonio
Vianovi con i testi di Moreno Burattini (Martyn Mystère 2,
Glamour International Production, 1992) in cui si evidenziava, tra le
altre cose, il diverso approccio sulle tematiche mysteriose
della testata bonelliana rispetto, ad esempio, alla godibilissima
serie di pellicole con protagonista Indiana Jones.
La
lancia degli iniziati
In
questa fondamentale saga in due albi troviamo molti dei miti
affrontati dall’archeologo Indiana Jones: il Sacro Graal, il
Nazismo esoterico, ecc. Pur non citando direttamente Re Artù, in
Indiana Jones troviamo alcune similitudini con le storie arturiane,
come la ricerca di oggetti leggendari e la lotta tra il bene e il
male. Come dicevamo, rispetto agli autori dei lungometraggi
sopracitati, Castelli si pone in maniera attenta e documentata, senza
dimenticare una sprizzata di sana ironia. Le leggende di Re Artù
riguardano la spada Excalibur e il Sacro Graal: Excalibur era una
spada potente, restituita al lago da cui proveniva dopo l’ultima
battaglia di Artù; il Sacro Graal è considerato la coppa usata da
Cristo nell’Ultima Cena, utilizzata poi per raccogliere il suo
sangue sulla croce. Da qui nasce il collegamento con Adolf Hitler e
il Nazismo. Il Führer ed Heinrich Himmler erano infatti affascinati
dall’esoterismo e dalle reliquie sacre. Credevano che il possesso
del Sacro Graal e della Lancia di Longino (dal nome del soldato
romano che, secondo la tradizione cristiana, trafisse il costato di
Gesù), un’altra reliquia legata a Cristo, avrebbe conferito loro
poteri occulti. Hitler cercò il Graal e la lancia, organizzando
ricerche in tutto il mondo. Questa ossessione era legata alla
convinzione che Gesù fosse di origine ariana. In questo racconto di
Martin Mystère si immagina che le due spade (Longino o Helige Lance
ed Excalibur) fossero in realtà la stessa mistica arma passata di
mano in mano attraverso i secoli.
La
magica arma, dopo varie peripezie, finisce nelle mani di Heinz
Schmesser che, sul letto di morte, consegna a Martin le chiavi di una
cassetta di sicurezza sita in una banca svizzera: il Nostro recupera
la spada dopo aver promesso all’amico morente di riportarla nel
luogo di origine e poi distruggerla… Lo scopo di Heinz Schmesser è
di evitare che la potente arma possa finire nelle mani di persone
malvage e ambiziose, finendo per causare immensi danni all’umanità.
Viaggi
e intemperie
La
ricerca sulle origini delle magiche spade conduce Martin e
Java in diverse città e luoghi della nostra Europa. In questa serie
moderna il viaggio non è più un’epopea omerica come per
esempio accade in Zagor o personaggi ambientanti in epoche
selvagge. Martin vive nella nostra epoca, anche se i cambiamenti
tecnologici sono talmente rapidi che gli anni Ottanta del secolo
scorso appaiono quasi un altro tempo storico. Qui Martin usa già il
computer (un Macintosh), ma in quegli anni non c’era ancora
Internet, non c’erano i telefoni cellulari e soprattutto non
esistevano ancora gli attuali smartphone. Viaggiare dagli Stati Uniti
all’Europa era alla portata di molti grazie alle line aeree, ma si
avvertiva comunque una certa distanza con le persone care lontane
perché non si era sempre connessi come siamo oggi tutti noi. Da
appassionato di computer, software, smartphone, intelligenza
artificiale (fino a pochi anni fa ho scritto decine di articoli sul
mondo Microsoft per un sito specializzato italiano) ritengo che
Internet sia un’indispensabile rivoluzione, ma capisco che, a
volte, un po’ di sano distacco dalla tecnologia faccia bene. Martin
Mystère ci porta dagli States all’Europa e, nel giro di pochi
giorni, ci accompagna da Vienna a Parigi, passando da Zurigo a Milano
per poi scendere a Modena e infine al Castello d’Otranto (in
provincia di Lecce), luogo simbolico di molte importanti avventure
mysteriose. Il cerchio dell’avventura si chiude con l’arrivo
dei Nostri a Stonehenge, dove si confrontano e si scontrano di nuovo
con lo spietato Sergej Orloff.
Spade
ed eroi
Da
notare come la spada bramata da Orloff risponda ai comandi di chi ha
nobili scopi e porti alla rovina chi invece non lo sia. Ad esempio,
sul treno che da Zurigo sta portando i Nostri a Milano, la magica
arma reagisce alla volontà inconscia di Martin di sbarazzarsi degli
avversari: obbedendo a un comando silenzioso Orloff e i suoi
si gettano dal treno come degli automi telecomandati. Qualcosa di
simile accade a Stonehenge. Tra l’altro, in quel luogo i
protagonisti dell’avventura scoprono come la spada sia passata di
mano in mano ai vari Art della mitologia e che sia servita a sventare
una minaccia aliena. Non sempre, però, tutti gli Art avevano il
cuore puro come, ad esempio, lo Spirito con la Scure che, con le armi
concessagli da Rakum l’Eroe Rosso, sconfigge gli Akkroniani
(nell’albo Magia senza tempo, ZG 182). In queste sequenze,
vista la mia formazione zagoriana, ho trovato un aggancio con quanto
narrato da Alfredo Castelli, che forse ha anche voluto omaggiare il
suo amico editore e sceneggiatore Bonelli/Nolitta. A tal proposito,
ne La spada di Re Artù, rispondendo alle informazioni del suo
vecchio amico Heinz Schmesser, Martin cita la foresta in cui vive lo
Spirito con la Scure: Avalon? Ma è un luogo
Mitico, è come parlare di Utopia
o della foresta di Darkwood!
Note
a margine
In
questa fase della sua vita editoriale Martin ha un comportamento
leggero con il gentil sesso e, come in quest’avventura, sembra non
tirarsi indietro dinanzi ai corteggiamenti di alcune giovani donne.
Il suo rapporto con Diana è ancora un po’ capriccioso e ancora
lontano da quello consapevole e maturo raggiunto in seguito.
Alessandrini
in digitale
L'arte
di Giancarlo Alessandrini ha segnato indelebilmente il mondo del
fumetto, con il suo stile inconfondibile ha caratterizzato senza
ombra di dubbio le avventure di Martin Mystère. Il passaggio da un
tratto deciso e scuro a uno più morbido e lineare mostra la sua
capacità di adattarsi e di crescere insieme ai suoi personaggi.
Questa trasformazione non solo ha arricchito la narrazione visiva
delle storie, ma ha anche influenzato generazioni di artisti,
dimostrando come l'evoluzione stilistica possa essere un viaggio
tanto personale quanto professionale. In questa fase della sua
carriera Alessandrini predilige l’uso del tratteggio e un impiego
robusto del nero e soltanto in seguito avrebbe abbracciato la linea
chiara di scuola franco-belga.
La
visione in digitale delle strisce tratte da questa avventura dà
particolarmente risalto alle qualità dell’autore e dona ariosità
al suo stile, che sul più piccolo supporto cartaceo ha leggermente
penalizzato i dettagli rispetto al forte contrasto tra bianco e nero.
Giampiero Belardinelli
N.B. Trovate i link alle altre puntate di Bonelli in digitale su Cronologie & Index!