Dagli
albori della civiltà, da quando prima in maniera orale e in seguito
attraverso il supporto cartaceo, gli uomini e le donne hanno
raccontato vicende che indagano sul passato allo scopo di comprendere
o almeno interpretare in maniera plausibile il presente. Molti
personaggi della mitologia, della narrativa o anche le figure reali
della Storia hanno trascorsi misteriosi, sconosciuti agli stessi
protagonisti. Il caso più noto – come mi ricorda il mio caro amico
Angelo Palumbo (grande esperto zagoriano e mio consulente per la
mitologia greca) – è quello della figura di Edipo, ignaro di aver
ucciso il padre e sposato la madre, episodio fondante anche della
psicologia freudiana. In questo passo della mitologia greca il
protagonista agisce in maniera ignara dei fatti, mentre il pubblico
ne conosce sin dall’inizio le tragiche vicende.
Il
racconto d’avventura negli anni Duemila
Lo
spunto su cui gli autori hanno costruito questa miniserie in sei
volumi (di cui il cartonato qui recensito ha fatto da apripista)
nasce su queste basi: attraverso una narrazione diretta – cioè non
filtrata dalla voce del protagonista – far luce su situazioni che,
per svariati motivi, il futuro Spirito con la Scure non poteva
conoscere. Il volume presenta un racconto di 58 tavole ed è
impreziosito da un ampio e illustrato apparato critico che, da pagina
65, consta ben dodici pagine. Prima di addentarmi nell’analisi,
ricordo ai lettori che, dal 28 maggio, nel formato della miniserie
Cico a spasso nel tempo, è arrivato in edicola il primo di
sei numeri della serie Le Origini. Nella costruzione della mia
indagine potrei rivelare alcuni fatti, quindi consiglio a chi non
ha ancora letto il volume di aspettare prima di proseguire. Nella
riga precedente ho utilizzato di proposito il termine “indagine”
poiché mi ha molto colpito la citazione di un noto aforisma di
Umberto Eco messa in bocca a Guglielmo da Baskerville (John Turturro)
nella Serie televisiva di RAI 1 Il nome della Rosa: I libri
non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti ad indagine.
Indagare sul volume Le Origini vuol dire non solo
analizzarne la struttura narrativa e grafica, ma evidenziare come
questo libro rappresenti la sintassi che in alcuni casi dobbiamo
pretendere oggi dal racconto d’avventura.
Dramma
senza veli
Moreno
Burattini ha impostato la sceneggiatura di questo volume (e immaginiamo
anche dei restanti volumi) su un ritmo altissimo, fatto di sequenze
brevi e incalzanti, con un montaggio dalla pagina che non segue la
gabbia bonelliana. In questo modo il lettore avverte la velocità
dell’azione e la mancanza di didascalie ne aumenta il pathos. I
dialoghi sono essenziali, ma non ridotti all’osso: sferzanti in
alcuni momenti, più descrittivi in altri. Il linguaggio adottato
dallo sceneggiatore è uno dei punti di forza del racconto: in alcune
sequenze, in particolare in quelle in flashback che precedono
l’assalto al villaggio degli Abenaki, si avverte il contrasto di
vedute tra i soldati e il tenente Mike Wilding: Allora dalli, i
tuoi ordini, irlandese! Siamo ansiosi di riceverli! (p. 15). In
questa sequenza viene spazzata via una certa regola non scritta del
fumetto avventuroso del passato, in cui le contraddizioni di opinione
tra graduati e soldati erano gestite in maniera meno esplicita. Qui
l’autore toglie ogni filtro e la guerra viene mostrata in tutta la
sua cruda realtà: soldati abbruttiti dalla violenza, la cui umanità
si è sbriciolata in mille brandelli fatti di agguati, sparatorie, urla
strazianti. I soldati non vogliono il rispetto delle regole, ma
rispondere con violenza a chi li ha aggrediti con altrettanta
violenza (gli indiani Creek). Il tenente Wilding viene etichettato
come un soldato che non sa o non vuol decidere: il desiderio di
vendetta dei suoi soldati lo travolgerà e la guerra, come un’entità
capace di annullare la volontà degli uomini, si prenderà l'ennesima rivincita.
Questo è il punto nodale de Le Origini,
il principio da cui scaturiranno tutte le vicende successive. Lo
Spirito con la Scure nasce qui, nell’anima lacerata del tenente
Mike Wilding, il padre travolto dai rimorsi per non essere riuscito a
fermare un bagno di sangue, comprese le vittime innocenti. Mike
Wilding è un uomo fuoriuscito dall’esercito dopo un processo
infamante, e crede di aver finalmente trovato una seconda opportunità
nella Foresta di Darkwood, insieme alla moglie Betty e al loro figlio
Pat. La vicenda narrata da Guido Nolitta e disegnata da Gallieno
Ferri in Zagor racconta… qui si completa e assume la
caratura di una tragedia greca, di un dramma non casuale dove ogni
azione, ogni evento, ogni personaggio sono legati tra loro da fili
invisibili, che verranno disvelati nei prossimi cinque albi. La
chiusa del volume presenta fatti noti ai lettori di Zagor, ma
anche qui l’angolatura con cui vengono mostrati squarcia un altro
velo della tradizione bonelliana: i genitori degli eroi sembravano
vivere in un mondo ideale, quasi distaccato dalla realtà, e il
momento della loro morte non veniva mai mostrato o tuttalpiù veniva
rappresentato in modo coreografico. Qui, invece, Burattini ci mostra
con coraggio il momento della tragica morte di Betty e Mike Wilding,
e assesta un potente pugno nello stomaco non tanto ai lettori, ma a una
certa concezione, ormai superata, del fumetto d’avventura.
Accuratezza
storica e ricostruzione filologica
Un
racconto tanto realistico e crudo non avrebbe potuto reggere del
tutto se fosse stato privato di una precisa accuratezza storica. Le
uniformi e le armi dei soldati dell’esercito statunitense sono
stati disegnati rispettando il più possibile il periodo storico in
cui il tenete Wilding ha condotto l’assalto al villaggio degli
Abenaki di Salomon Kinsky in cui si erano rifugiati i fuggiaschi
Creek. Siamo verosimilmente nei primissimi anni dell’Ottocento e il
dettaglio raggiunto da Maurizio Di Vincenzo e Valerio Piccioni dà al
prodotto un taglio internazionale, sebbene le collane mensili di
personaggi classici come Tex e Zagor abbiano da tempo intrapreso la
strada moderna dell’attenzione ai particolari, salvo le
irrinunciabili licenze poetiche che appartengono al DNA delle
rispettive serie. L’intento del curatore di testata e sceneggiatore
Moreno Burattini è quello di costruire una miniserie che possa
essere un grande affresco in cui far confluire tutti quegli episodi
incentrati sul passato di Zagor, compreso il romanzo di Davide
Morosinotto.
Colori
narranti
I
disegni agili, curati, leggibili ed espressivi di Maurizio Di
Vincenzo e Valerio Piccioni (rispettivamente matite e chine) si
avvalgono di una colorazione calibrata, costruita con l’intento di
essere un determinante elemento narrante. I colori sono stati
realizzati da Andres Mossa e supervisionati da Emiliano Mammucari
che, a seconda dei momenti della narrazione, cambiano il registro, passando dalle tonalità di un grigio slavato nei momenti
retrospettivi, cercando quasi l’effetto dagherrotipo, a gradazioni
più solari nelle sequenze ambientate nella Foresta di Darkwood,
passando per un rosso straniante in quelle in cui assistiamo al
tragico epilogo dei coniugi Wilding. Insomma, un'opera di pregio il
cui lavoro congiunto dello sceneggiatore, dei disegnatori, dei
coloristi e del copertinista innalza Le Origini ai vertici
assoluti della vasta produzione zagoriana.
Zagor - Le Origini (volume cartonato), ottobre 2018. Disegno di Rubini |
Zagor - Le origini 1, giugno 2019. Disegno di Rubini |
Zagor
Cartonato
LE
ORIGINI
Prima
edizione ottobre 2018
Pagg.
80, € 16,00
Zagor Miniserie Le Origini n. 1
Zagor Miniserie Le Origini n. 1
CLEAR WATER
Giugno 2019
Pagg. 66, € 3,90
Giugno 2019
Pagg. 66, € 3,90
Testi: Moreno Burattini
Disegni:
Maurizio Di Vincenzo e Valerio Piccioni
Colori:
Andres Mossa; supervisione: Emiliano Mammucari
Copertina:
Michele Rubini
Colori
copertina: Roberto Piere
Rubriche:
Moreno Burattini
Giampiero Belardinelli
N.B. Trovate i link alle altre recensioni bonelliane nel Giorno del Giudizio!
P.S. Questo è il post n. 1400 di "Dime Web"!
P.S. Questo è il post n. 1400 di "Dime Web"!
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