di Andrea Cantucci
Quarta puntata de l'Angolo del Bonellide del nostro Kant dedicata al grande Will Eisner e al suo personaggio più conosciuto: Spirit. Dopo aver letto nella precedente puntata del periodo d'oblio, stavolta apprendiamo di come il personaggio venne "riscoperto" e giustamente celebrato come uno dei migliori della storia del fumetto statunitense e mondiale. (s.c. & f.m.)
1982-2005: Lo Spirit cronologico e le
Nuove Avventure
Dal
n°36 del 1982 la Kitchen Sink cambiò il nome della rivista che pubblicava in
Will Eisner’s Spirit Magazine (la Rivista
di Spirit di Will Eisner) e iniziò a ristamparvi a mo’ di inserti le
prime storie di Spirit in ordine cronologico dal 1940, con i colori originali.
Di molti di quei primi episodi le tavole originali erano andate perse e
dovevano essere riprodotti fotografando gli albi d’epoca, con una qualità di
stampa che a colori era spesso deludente, sia per le cattive condizioni delle
pubblicazioni originali che per la cattiva resa di inchiostri spesso male
applicati o fuori squadra. Ma nonostante tali difficoltà, l’iniziativa proseguì
per alcuni numeri.
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Will Eisner's Spirit Magazine n°36 (Kitchen Sink,1982) |
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Will Eisner's Spirit Magazine n°37 (Kitchen Sink,1982) |
Poi
nel 1983, sollecitato anche dai commenti dei lettori, l’editore ebbe un
ripensamento, forse accorgendosi che riproporre molte storie di Spirit in
ordine sparso e pubblicare solo le prime in ordine cronologico una per numero
non era il modo ideale di procedere. Essendo la rivista bimestrale, a quel
ritmo per ristamparle tutte in fila sarebbero occorsi oltre cento anni e quasi
cinquanta solo per iniziare a ristampare in ordine il periodo migliore del
dopoguerra. Si può capire che lettori e collezionisti non avessero voglia di
aspettare tanto…
La
Spirit Magazine fu quindi interrotta col n°41 e dall’Ottobre 1983 una nuova
collana di The Spirit della Kitchen Sink, in formato comic book, avviò la
ristampa integrale e cronologica della serie a un prezzo relativamente
popolare, anche se limitata al periodo migliore, quello dalla fine del 1945 al
1952.
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Will Eisner's Spirit magazine n°41 (Kitchen Sink,1983) |
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The Spirit n°1 (Kitchen Sink,1983) |
Sempre
nel 1983, per continuare a pubblicare a puntate i graphic novel di Eisner e la
serie cronologica delle prime storie e strisce di Spirit, la Kitchen Sink
inaugurò la nuova rivista Will Eisner’s
Quarterly (Il Trimestrale di
Will Eisner) dedicata alla produzione vecchia e nuova del grande
maestro, che però non durò a lungo.
Sul
nuovo albo regolare di Spirit, inizialmente bimestrale e poi mensile dal n°12,
nel corso degli anni ‘80 riapparvero integralmente per la prima volta anche
molte storie mai ripubblicate dagli anni ’40 e ‘50. Non si trattò però di
un’edizione graficamente omogenea. La serie fu a colori solo per undici numeri,
nei primi dei quali le storie quando possibile furono ricolorate in modo più
accurato, coerente ed efficace rispetto ai vecchi e approssimativi colori
d’epoca, pur senza stravolgerli troppo. Furono eliminati ad esempio i troppi
colori primari un po’ assurdi, tipo gialli e verdi, che caratterizzavano gli
sfondi originali, sostituendoli con dei toni pastello molto più plausibili e
realistici che tenevano conto anche dei cambiamenti di scena o di luci.
I
nuovi colori si guadagnarono il plauso entusiasta di Will Eisner, che la definì
la migliore colorazione che avesse mai visto su un comic book. Ma poi per
motivi economici l’editore fu costretto a limitarsi a riprodurre i colori
originali, che richiedevano procedimenti meno costosi, e subito dopo a
convertirsi alla forzata scelta del bianco e nero, per un po’ con l’aggiunta di
toni grigi e alla fine senza. Così riuscì contenere al massimo le spese e a continuare
a pubblicare la serie, che sia pur senza vendite enormi poté proseguire
regolarmente.
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The Spirit n°8 (Kitchen Sink,1985) |
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The Spirit n°39 (Kitchen Sink,1988) |
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The Spirit n°66 (Kitchen Sink,1990) |
Di
Spirit la Kitchen Sink continuò a far uscire saltuariamente anche antologie
fuori serie. Tra queste pubblicò nel 1985 un albo dal lungo titolo, Will
Eisner’s 3-D Classics Featuring the Spirit (I Classici in 3-D di Will Eisner
con Protagonista Spirit), in cui si sfruttarono le esasperate prospettive
tipiche della serie per riprodurne alcune storie con la tecnica di stampa
bicolore che fa vedere i disegni in rilievo attraverso appositi occhialini. In
quell’albo, per l’abituale copertina inedita Eisner si ispirò a una sua splash
page di Spirit del 1941, il cui titolo era tanto tridimensionale che un
criminale colpito dal protagonista ci finiva contro mandandolo a pezzi.
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splash page Spirit section 79 (1941) e cover di The Spirit 3-D (Kitchen Sink,1985) |
Intanto
la riedizione organica degli albi regolari di Spirit continuava a riproporre
quattro episodi ogni mese, procedendo quasi al ritmo della serie originale, e
insieme all’edizione precedente in rivista dovette sollecitare l’interesse per
il personaggio anche a livello di mass media, visto che in quel periodo furono
discussi e avviati almeno in fase di pre-produzione alcuni progetti di
adattamenti in film. La prima idea di adattare Spirit per il cinema risaliva
agli anni ’70. La regia doveva essere di William Friedkin e la sceneggiatura di
Harlan Ellison, entrambi fan della serie. Negli anni ’80 fu la volta del
progetto di film d’animazione che doveva essere diretto da Brad Bird, un altro
fan di Spirit. Ma in entrambi i casi alla fine non se ne fece nulla, la prima
volta per dissidi creativi tra regista e sceneggiatore e la seconda per lo
scarso coraggio dei produttori hollywoodiani.
Nella
seconda metà degli anni ’80 un paio di progetti meno ambiziosi produssero
almeno due piccoli risultati. Nel 1987 fu girato un film per la TV come
episodio pilota di una possibile serie televisiva intitolata a Spirit, ma non
il risultato non fu particolarmente promettente e anche la fiction a episodi fu
accantonata. Un altro film, tratto da un singolo episodio di Spirit del 1948
intitolato Ten Minutes (Dieci Minuti), fu realizzato negli USA a un livello
semi-amatoriale nel 1989, venduto in videocassetta agli appassionati del
fumetto attraverso un annuncio pubblicato sugli albi di Spirit e presentato a
un festival cinematografico di Los Angeles del 1990. In tutti e due i film le
vicende principali trattavano fondamentalmente di altri personaggi e Spirit vi
svolgeva un ruolo abbastanza marginale, come accadeva anche in molte delle
storie originali di Eisner.
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The Outer Space Spirit (Kitchen Sink,1989) |
Antologie
di fumetti di Spirit continuavano intanto a essere pubblicate dalla Kitchen
Sink anche in veri e propri volumi, come The Outer Space Spirit che raccoglie
l’intero ciclo realizzato nel 1952 da Jules Feiffer e Wally Wood, col supporto
di di Eisner in alcuni episodi. A questo seguirono i due della serie Spirit
Casebook che selezionano storie degli anni ’40, in particolare quelle con la
partecipazione di P’Gell a cui è dedicato per intero il secondo volume, e The
Christmas Spirit che ne raccoglie le section annuali a tema natalizio.
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Spirit Casebook vol.1 (Kitchen Sink,1990) |
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The Christmas Spirit (Kitchen Sink,1995) |
Parallelamente
la serie degli albi cronologici di Spirit, dopo circa nove anni, giunse infine
all’ultimo episodio e si concluse col n°87 nel 1992. Subito dopo fu sostituita,
dal maggio di quello stesso anno, dalla ristampa delle storie del primo periodo
in una nuova collana bimestrale intitolata Spirit: the Origin Years (Spirit:
gli Anni Originali), che però sarebbe arrivata a riproporre in bianco e nero
soltanto i primi quaranta episodi.
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Spirit-The Origin Years n°2 (Kitchen Sink,1992) |
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Spirit-The Origin Years n°4 (Kitchen Sink,1992) |
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Spirit-The Origin Years n°8 (Kitchen Sink,1993) |
La
seconda serie cronologica infatti non ebbe altrettanta fortuna, chiaramente per
la qualità inferiore dei primissimi episodi e lo stile molto più datato di
storie e disegni, e chiuse nel 1993 fermandosi al n°10 corrispondente ai primi
mesi del 1941, proprio quando si cominciava a entrare nel periodo più
interessante.
Riguardo
al suo apporto a Spirit, tra gli anni ’80 e ’90 Eisner rievocò nei redazionali
il suo lavoro di quaranta anni prima commentando le storie ristampate, oltre a
disegnare le copertine degli ottantasette numeri della collana The Spirit.
Qualunque fosse il tenore delle storie interne che illustravano, tali copertine
avevano spesso il tono di scene grottesche o umoristiche. Forse per questa
tendenza comica dell’autore, il cui stile era ormai distante da quello più
serio delle prime storie di Spirit, le copertine della collana The Origin Years
furono invece ottenute con montaggi delle immagini interne e non realizzate
ex-novo da Eisner, che in questi albi si limitò a disegnare delle vignette
auto-ironiche sul suo lavoro e il suo personaggio dei primi tempi. Preso per il
resto da progetti di maggior spessore, continuava a non avere intenzione di
tornare a realizzare delle storie di Spirit. Quindi per rinverdirne la fama e
mantenerlo in vita il testimone dovette passare ad altri.
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Spirit-The New Adventures n°1 (Kitchen Sink,1998) |
Nel
1998 la Kitchen Sink pubblicò la miniserie di otto numeri The Spirit: The New
Adventures (Spirit: Le Nuove Avventure), non realizzata da un singolo autore o
da un team fisso ma in cui si alternarono molti tra i migliori fumettisti
contemporanei, statunitensi e inglesi ma anche di altri paesi, ognuno all’opera
su un breve episodio del personaggio, rispettando e rinnovando
contemporaneamente lo spirito tradizionale della serie.
Queste
nuove avventure di Spirit furono realizzate, in genere tre per numero, in un formato
non rigido ma per lo più compreso tra le sette e le dieci pagine l’una. Il
chiaro intento era di non allontanarsi dalla formula in cui la serie aveva
avuto successo, di restare entro gli stessi limiti per tentare di ricatturarne
la magia.
Il
creatore di Spirit aveva saputo sfruttare al meglio i limiti delle storie
brevi, creando una lunga serie di piccoli gioielli narrativi. La sfida era ora
riproposta ai nuovi autori coinvolti in questo omaggio, gran parte dei quali si
dimostrò all’altezza. Per lo più queste nuove storie si svolgono negli anni ’40
seguendo l’impostazione e il contesto originali, ma fu anche lasciata agli
autori la libertà di giocare un po’ coi personaggi.
Particolarmente
interessante fu il n°1, i cui tre episodi furono tutti scritti e disegnati
dalla stessa collaudata coppia di autori, gli inglesi Alan Moore e Dave
Gibbons. Moore come sua abitudine rielaborò da par suo le origini di Spirit in
tre modi alternativi tra loro, ampliando da punti di vista differenti gli
elementi dei primi due episodi del 1940 e approfondendone i retroscena. Ognuna
delle sue tre storie si concentra su un diverso personaggio tra quelli che
all’epoca il giovane Eisner aveva un po’ trascurato, sulle sue motivazioni e i
suoi scopi, con un’introspezione degna del maestro. Tra l’altro si suggerisce
qui una connessione tra il primo nemico di Spirit, il dottor Cobra, e il suo
successivo arcinemico Octopus e una
possibile identità di Octopus stesso. In una singola pagina del loro secondo
episodio, Moore e Gibbons sono anche i primi a rappresentare un Ebony tanto
fedele al personaggio originale quanto del tutto privo di qualunque
connotazione razzista.
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Spirit-The New Adventures n°3 (Kitchen Sink,1998) |
È
ancora Moore a firmare nel n°3, col disegnatore spagnolo Daniel Torres, un
altro dei migliori nuovi episodi collegato a quelli del n°1. Qui uno Spirit
rimasto eternamente giovane per l’incidente che lo aveva posto in animazione
sospesa nel 1940, in un remoto futuro torna a visitare con nostalgia i luoghi
in cui visse le sue antiche avventure, ora mete di gite turistiche e pieni di
suoi reperti interpretati dai posteri in chiave mitica.
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da Spirit-The New Adventures n°3, disegno di Daniel Torres |
Al
contrario il francese Jean Giraud in arte Moebius, il cui contributo si limitò
a un’illustrazione, ritrasse uno Spirit invecchiato ancora con la maschera.
Chiaramente ognuna di queste “nuove avventure” è un piccolo divertissement a
sé, che non va a costituire nessun precedente a cui gli autori successivi
debbano attenersi.
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Spirit anziano ritratto da Moebius, da The New Adventures n°3 (1998) |
Le
altre Nuove Avventure di Spirit spaziano da un’indagine in un hotel del
presente a una gita al parco che porta a uno scontro con Octopus, dalle
disavventure di un ex-criminale a quelle di un ammiratore di Spirit che pedina
Ellen, dall’ennesimo ritorno di Sand Saref in cerca di un oggetto prezioso a
uno scontro con degli invasori nazisti, dal caso di una misteriosa minaccia
assassina… a vari altri episodi sempre totalmente differenti. In pratica la
versatilità di situazioni e la qualità dei contenuti che una volta si
concentravano nell’opera di un solo autore, è qui assicurata dalla varietà di
molti ottimi artisti diversi che si alternano.
Tornando
alla serie classica, per cominciare a vedere ristampate in ordine cronologico
tutte le storie originali a colori di Spirit si dovette aspettare il 2000,
quando le tecniche digitali permettevano ormai di riprodurre e restaurare
abbastanza facilmente i disegni degli anni ‘40. Quell’anno la DC Comics iniziò
a pubblicare i volumi cartonati della serie The Spirit Archives (Gli Archivi di
Spirit), analoga a quelle già dedicate ad altri eroi d’epoca di quella casa
editrice come Superman e Batman. In questa edizione di lusso per amatori fu
riproposta l’intera saga per la prima volta e dal secondo volume degli Archivi
furono finalmente ristampate, dopo sessant’anni, molte storie di Spirit che non
erano ancora mai state ripubblicate dagli anni ’40.
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The Spirit Archives (DC,2000-2009) |
In
una decina d’anni, oltre a completare tutti e ventiquattro i volumi annunciati,
la DC aggiunse alla serie degli Archivi anche tre tomi ulteriori, dedicati
rispettivamente alle strisce giornaliere di Spirit degli anni ’40, al materiale
su Spirit uscito dal 1952 al 2005 e alle Nuove Avventure dell’omonima miniserie
del 1998.
Nei
primi ventiquattro volumi degli Archivi di Spirit la colorazione delle storie è
stata interamente realizzata ex-novo, ma pur passando dai vecchi retini a
puntini alle nuove tinte unite digitali, riproduce abbastanza da vicino i
colori della serie originale. In effetti però i colori degli anni ’40 erano
stati spesso realizzati con approssimazioni e accostamenti di toni non molto
azzeccati e forse sarebbe stato preferibile modificarli un po’ per ottenere
effetti più gradevoli, elaborati e coerenti, come tentò di fare la Kitchen Sink
negli anni ‘80.
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Spirit section 1 pag 1 versione originale (1940) e ricolorata su The Spirit Archives 1 (2000) |
L’ironia
è che mentre l’editore precedente non poté completare l’opera iniziata per
motivi economici, alla DC i soldi per ricolorare tutte le storie in digitale
evidentemente non sono mancati, ma fedeli alla tradizione dei precedenti
archivi pensati per accontentare i più irriducibili puristi, si è preferito
creare una riproduzione il più possibile precisa delle prime edizioni, difetti
compresi. Si direbbe che solo i colori dei primissimi episodi, i cui toni forti
e stridenti oggi appaiono spesso ingialliti e scoloriti dal tempo, siano
stati lievemente ritoccati, ma solo quel
tanto da uniformarli all’altrettanto discutibile stile cromatico degli episodi
successivi.
Così
in questi nuovi lussuosi volumi si possono continuare a vedere molti elementi
colorati in modo strambo e che cambiano colore da una vignetta all’altra,
soprattutto nelle storie del periodo bellico in cui i colori di Spirit erano
più incoerenti e assurdi, cosa del resto comune alla maggior parte dei comic
book di quegli anni.
Nelle
storie di Spirit del dopoguerra i coloristi si fecero un pochino più attenti,
ma i toni degli sfondi rimasero variopinti in modo abbastanza stravagante, con
abbondanza di muri gialli o verdi e di colline arancioni.
Nonostante
la costosa edizione di lusso ci sono inoltre anche dei veri e propri errori di
colore, come la pelle del piccolo esquimese Blubber, in origine resa con un
leggero color giallo-arancio, che negli Archivi è stata invece colorata di
marrone, evidentemente perché il colorista l’ha preso per Ebony o un altro
afroamericano.
Intanto
l’autore, ne fosse soddisfatto o meno, non ha purtroppo fatto in tempo a vedere
completata l’opera, essendo Will Eisner scomparso nel 2005, pochi anni prima
che uscissero gli ultimi volumi degli Archivi di Spirit. Chissà se oggi sarebbe
stato felice o contrariato di sapere che il suo personaggio, per l’interesse di
editori, produttori e autori vari, avrebbe continuato a resuscitare diverse
altre volte anche in sua assenza…
Andrea Cantucci
N.B. Trovate i link agli altri "bonellidi" in Cronologie & Index!
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