di
Andrea Cantucci
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Copertina di Magnus per Il Mago di Oz, Collana Folletto Allegro (Malipiero, 1964) |
Il
6 Gennaio 2016 ha chiuso a Bologna l’interessante mostra a cura di
Luca Baldazzi e Michele Masini Magnus e L’Altrove - Favole,
Oriente, Leggende, che era stata inaugurata un mese e mezzo prima
nell’ambito del 9° Festival del Fumetto Bilbolbul in tre sale
della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Rimane
invece aperta fino al 31 Gennaio l’esposizione a cura di Sofia
Bonvicini e Claudio Varetto Incubi alla Bolognese – Le Leggende
Urbane di Bonvi, allestita dal 15 Dicembre su una serie di
pannelli che occupano una parte della Piazza Coperta di Biblioteca
Salaborsa, sempre a Bologna. I due grandi fumettisti legati a quella
città scomparvero a breve distanza l’uno dall’altro vent’anni
fa (Bonvi nel 1995 e Magnus nel 1996), il ché spiega la duplice
celebrazione. Nel periodo festivo i vostri amici Filippo Pieri e
Andrea Cantucci hanno avuto modo di visitare entrambe le mostre e
possiamo quindi dirvi cosa vi siete o non vi siete persi…
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Illustrazione di Magnus per la collana I Racconti di Nonno Topo (Malipiero, 1963) |
La
principale particolarità e l’interesse della mostra di Magnus
stavano innanzitutto nella presenza di un buon numero delle sue prime
illustrazioni professionali, che realizzò quando ancora si firmava
col suo vero nome, Roberto Raviola, e che apparvero nei libri per
ragazzi della Malipiero tra il 1963 e il 1964, subito prima quindi
che prendesse il via la sua carriera di fumettista all’Editoriale
Corno. La cinquantina di tempere esposte, che occupavano la prima
sala della mostra, apparvero nelle collane I Racconti di Nonno Topo,
Il Cantastorie delle Regioni d’Italia, Le Favole Più Belle e
Folletto Allegro. In quest’ultima serie, spillata e in formato
quadrato, uscì nel 1964 la storia a cui il giovane Raviola dedicò
il maggior numero di illustrazioni, una dozzina di immagini per una
riduzione de Il Mago di Oz, che fra parentesi, avendola letta da
bambino, posso dire che fu graficamente il fascicolo più bello di
quell’intera piccola collana proprio grazie ai disegni del futuro
Magnus.
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Copertina di Magnus per I Promessi Sposi (Malipiero, 1964) |
Tra
le illustrazioni che realizzò per la Malipiero, nella mostra
mancavano all’appello solo quelle per I Promessi Sposi e per il
volume cavalleresco La Rosa e l’Anello, che sono comunque
riprodotte sul pregevole volume Magnus Prima di Magnus,
pubblicato da Alessandro Editore in concomitanza con la mostra. Il
libro contiene anche un’ampia documentazione dei primissimi lavori
di Roberto Raviola nel campo della scenografia teatrale e della
grafica pubblicitaria, oltre a un gran numero dei suoi disegni e
frammenti di fumetti giovanili fino a oggi inediti, che da ragazzo
firmava per gli amici anche cogli pseudonimi di Robert Patterson o
Bob La Volpe.
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Scenografia di Magnus per il dramma Il Miracolo di Teofilo (1960) |
Disponibilità
delle opere originali a parte, sembra chiaro che nella mostra si sono
privilegiate le immagini in cui, come si dice anche nel volume,
cominciava a delinearsi quello stile accurato e grottesco che avrebbe
reso celebre Magnus nei suoi fumetti successivi. È ironico e
significativo al tempo stesso che la sua prima illustrazione
pubblicata da Malipiero nel 1963, che apriva la mostra, una scena
notturna con degli animaletti che danzano in cerchio attorno al
narratore Nonno Topo, fosse stata scartata come copertina
dall’editore e relegata ai risguardi interni proprio perché
giudicata troppo cupa e inquietante per un libro per bambini. Ma il
fatto che contemporaneamente venisse riprodotta su ben sei volumetti
sottintendeva il riconoscimento della sua qualità grafica, anche se
negli ultimi tre numeri della serie usciti l’anno successivo fu
invece tolta.
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Copertina di Magnus per Attraverso i mari Incantati, collana Le Favole più Belle (Malipiero, 1964) |
Erano
presenti nella prima sala della mostra anche tre coloratissime
copertine fronte-retro realizzate da Roberto Raviola per la Malipiero
e destinate ad altrettanti volumi della collana Le Favole più Belle
con riduzioni tratte da Le Mille e una Notte. Si tratta delle
antologie Il Libro dei Maghi e dei Geni, Attraverso i Mari Incantati
e I Sette Viaggi di Sindibad il Marinaio. Tra queste, alcuni elementi
caricaturali e fumettistici già tendenti al grottesco si notano in
particolare nella copertina per Il Libro dei Maghi e dei Geni, in cui
da dietro un negromante orientale fa capolino un genio che è un
autoritratto scherzoso dell’autore stesso.
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Copertina di Magnus per Il Libro dei Maghi e dei Geni, Collana Le Favole Più belle (Malipiero, 1964) |
Non
era il suo primo autoritratto in assoluto, visto che ne aveva già
realizzati tantissimi, sia comici che seri in gioventù, ma fu il
primo a essere pubblicato, precorrendo tutte le altre sue celebri
auto-caricature a fumetti nelle vesti ad esempio dell’Amministratore
Fiduciario di Maxmagnus o del Bob Rock di Alan Ford.
Bob
Rock dal punto di vista grafico era stato anticipato direttamente da
quel Bob che l’autore disseminava da tempo in disegni e prove di
fumetti d’ogni genere, come in una storia incompiuta intitolata Bob Poliziotto e tratteggiata con stile già nettamente umoristico,
riprodotta insieme a molte altre nel bel volume della Alessandro.
Verrebbe quindi da pensare che, per quanto i testi di Alan Ford
fossero tutti di Max Bunker, almeno il nome di Bob per quel
personaggio col suo volto possa essere stato suggerito dallo stesso
Magnus.
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La 1a tavola di Bob Poliziotto, storia incompiuta di Raviola e Santachiara |
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Falsa copertina creata da Magnus per la sua storia incompiuta Il Vendicatore (1959 - 1961) |
A
proposito dei suoi primi disegni, è un peccato che nella mostra non
abbiano trovato posto almeno una parte delle tavole a fumetti e
illustrazioni giovanili inedite di Roberto Raviola, anche se
incompiute. Sono infatti davvero pregevoli quelle del periodo tra il
1959 e il 1961, come le pagine western settecentesche de Il
Vendicatore, o quelle gotiche poliziesche de Il dottor Kastener, con
protagonista un ennesimo autoritratto nelle vesti di un raffinato
investigatore-scienziato, o ancora l’inizio di una sua versione
illustrata de Il Canto di Natale, in cui l’autore si raffigurò
anziano al posto dello Scrooge di Dickens col nome di Roberto Volpe.
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Una vignetta di Magnus per Il Dottor Kastener (1961) |
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Autoritratto di Magnus, in un'illustrazione per Il Canto di Natale (1961) |
In
questi suoi interessanti tentativi di storie disegnate, che se
all’epoca fosse esistito in Italia un mercato del fumetto un po’
più ricettivo e attento forse avrebbero anche potuto trovare un loro
pubblico, lo stile del futuro Magnus era ancora in via di
definizione, ma già si vedeva delinearsi una grande capacità di
padroneggiare la costruzione degli ambienti e una meticolosità per i
dettagli che poi sarebbero state in buona parte accantonate e
sacrificate nei primi fumetti realizzati su testi di Max Bunker, come
Kriminal, Satanik e Dennis Cobb, certo a causa dei pressanti ritmi
impostigli dalla produzione seriale.
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Illustrazione di Magnus per il volume Il Cantastorie delle Regioni d'Italia - Calabria (Malipiero, 1963) |
Rimane
anche la curiosità di sapere a quali fiabe e racconti precisi si
riferiscano le singole illustrazioni realizzate dal giovane Raviola
per sei volumi della collana di Malipiero Il Cantastorie delle
Regioni d’Italia, di cui ogni numero era dedicato a una diversa
regione. Si tratta di trenta immagini in tutto, copertine comprese,
realizzate in piccolo formato e dedicate al folclore di Lombardia,
Alto Adige e Ladini, Marche, Lucania, Puglie e Calabria e presenti
integralmente sia nella mostra che nel libro Magnus Prima di
Magnus.
Essendo
in entrambi i casi del tutto avulse dal contesto originario, tali
scene risultano inevitabilmente abbastanza enigmatiche, come quella
in cui un uomo immerso nel fango minaccia con un ombrello un ragazzo
che tiene in mano la coda rotta di un asino, o quella in cui un altro
ragazzo insegue una zucca che rotola, o quella dove un uomo spara in
direzione di un maiale, o un’altra ancora in cui dei giganti calvi
armati di coltelli seguono di buona lena un arcigno vecchio dalla
lunga barba bianca, che pur essendo chiaramente dotato dell’uso
delle gambe sembra già in parte prefigurare l’aspetto del Numero
Uno del Gruppo TNT.
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Illustrazione di Magnus per il volume Il Cantastorie delle Regioni d'Italia - Lombardia (Malipiero, 1963) |
Del
resto qualcosa del futuro Numero Uno, sia pure in una versione molto
più realistica e benevola, è ravvisabile anche in una bella
illustrazione di Raviola per Il Mago di Oz, in cui il protettore
della Città di Smeraldo è raffigurato come la gran testa verde di
un uomo anziano quasi calvo dalla lunga barba.
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Una delle illustrazioni di Magnus per Il Mago di Oz (Malipiero, 1964) |
Pur
testimoniando la grande padronanza del colore e della tecnica a
tempera da parte di un autore come Magnus, poi dedicatosi
prevalentemente al bianco-e-nero dei fumetti a china, alcuni di
questi disegni permettono anche di notare la presenza di un senso
dinamico per molti versi già più vicino al linguaggio del fumetto
che a quello dell’illustrazione. La cosa era forse inevitabile,
vista la precoce passione per i fumetti da sempre dimostrata dal
giovane Roberto, che in pratica ripiegò momentaneamente sui libri
illustrati dopo che le sue prime prove di fumetti storici e
umoristici erano state rifiutate dal Vittorioso e dopo che la
carriera di scenografo teatrale, a cui erano stati indirizzati i suoi
studi universitari, non aveva decollato come sperava.
Il
fatto che in gioventù avesse sperimentato una gran quantità di
stili fumettistici diversi, imitando vari autori da Alex Raymond a
Jacovitti, spiega come nella maturità fosse arrivato a fondere così
abilmente fisionomie comico-grottesche con figure e ambienti più
realistici. Al tempo stesso, in quei suoi primi tentativi da
aspirante autore completo, scopriamo come la sua vocazione di
scrittore di fumetti, e non solo disegnatore, risalisse a ben prima
degli anni ’70, epoca in cui sarebbe infine riuscito a metterla
pienamente a frutto.
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Bozzetto di Magnus per I Briganti |
La
seconda sala della mostra Magnus e l’Altrove era dedicata a
un’ampia selezione di tavole a fumetti, bozzetti e copertine
appartenenti al ciclo de I Briganti, pubblicato tra il 1978 e il 1990
ma progettato fin dal 1973, e in misura minore ad alcune pagine e
illustrazioni della storia del 1985 Le 110 Pillole. Tra le due sale
si compiva quindi un salto di oltre dieci anni, per riprendere il
filo del fiabesco e dell’Oriente a cui Magnus, nella sua carriera,
si è sempre dedicato con particolare passione e accuratezza
filologica. Queste sue due grandi opere a fumetti sono infatti tratte
da due lunghe saghe dell’antica letteratura cinese, i cui contenuti
si rivolgevano a un pubblico ben più adulto rispetto alle fiabe
della Malipiero, orientaleggianti o meno.
Tra
i fumetti di Magnus di ambientazione fiabesca e dedicati almeno in
parte a viaggi orientali, nella mostra mancavano invece del tutto le
tavole de La Compagnia della Forca, realizzata in collaborazione col
suo ex-inchiostratore di Alan Ford Giovanni Romanini, che uscì in
formato tascabile un anno prima de I Briganti.
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Da I Briganti di Magnus, atto 2° (1979) |
Mentre
quella serie ha toni molto più umoristici ed è basata su soggetti
originali dell’autore, I Briganti, opera magnusiana rimasta
incompleta essendosi fermata al quarto dei sei capitoli previsti, è
tratta dal romanzo fiume intitolato originariamente Storia in Riva
all’Acqua e dedicato alle avventure dei briganti della palude dei
monti Liang, che a quanto pare erano stati realmente attivi in quella
regione a partire dal XII secolo. Le loro gesta, riportate dai
cantastorie e dai poeti e deformate come sempre dalla fantasia
popolare, furono poi raccolte nel XIV secolo da due scrittori cinesi
di nome Shi Nai-an e Luo Guang-zhong.
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Da I Briganti di Magnus, atto 3° (1987) |
Il
coerente racconto dei Briganti che questi composero, narrando come si
sarebbe formata quell’enorme banda e delle successive morti dei
suoi componenti principali, è quello, più immaginario che storico,
che Magnus ha efficacemente riproposto a fumetti, spostando
l’ambientazione dall’antica Cina a un imprecisato futuro in stile
Flash Gordon. La saga fu inizialmente pubblicata a puntate, prima in
appendice all’albo Fan della Edifumetto nel 1978 e poi sulla
rivista Comic Art dal 1987, e in seguito raccolta in vari album,
della stessa Edifumetto, de L’Isola Trovata e della Granata Press,
fino all’attuale edizione della Rizzoli-Lizard.
Sulle
tavole originali delle pagine interne, tratte in misura maggiore o
minore da tutti e quattro i capitoli de I Briganti, si potevano
notare i tratti eseguiti con pennarelli modellati in varie misure e i
tanti ripensamenti e correzioni dell’autore, rese possibili
applicando sui disegni inchiostrati delle piccole strisce adesive
bianche.
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Da I Briganti di Magnus, atto 4° (1988) |
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Copertina di Magnus per Comic Art n. 34 (1987) |
Erano
sempre strettamente legati alla saga de I Briganti anche gli
originali di alcune copertine, in particolare di due numeri di Comic
Art del 1987-1988 e della prima edizione integrale in volume unico
della Granata Press del 1993, e anche alcuni interessanti bozzetti
preliminari ravvivati da colori o sfumature a matita.
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I Briganti di Magnus, edizione integrale in un solo volume (Granata Press, 1993) |
Uno
spazio molto più limitato, forse anche per motivi di censura, era
stato dedicato a Le 110 Pillole, famoso album di Magnus tratto dal
romanzo erotico del XVI secolo Chin P’Ing Mei (Fiore di Prugno in
un Vaso d’Oro) attribuito all’erudito confuciano Wang Shin Chêng
e nella versione scritta lungo ben milleseicento pagine.
Chêng,
dietro le apparenze di una storia licenziosa, avrebbe composto una
satira spietata rivolta a stigmatizzare la vita immorale di un suo
nemico. Pur con abbondanza di scene ardite ed esplicite, che in
pratica sono state del tutto escluse dall’esposizione, tale lettura
moralistica è mantenuta anche da Magnus, che chiude la storia
rappresentando il triste destino a cui va incontro l’insaziabile
libertino Hsi-Mên.
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Il Chin P'Ing Mei, in un'edizione italiana (Feltrinelli, 1983) |
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Da Le 110 Pillole di Magnus (1985) |
In
questo modo il disegnatore aveva tagliato gli ultimi undici capitoli
del romanzo originale, poi anch’essi adattati a fumetti dal
francese Georges Pichard col titolo Loto d’Oro. All’impenitente
libertino sopravvivono infatti le sue mogli, tra cui appunto
l’infedele Loto d’Oro e la prima, Madama Luna, di cui qui era
esposta una bella illustrazione di Magnus particolarmente curata,
realizzata per una presentazione della storia.
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Madama Luna, studio per Le 110 Pillole di Magnus, dal portfolio Fiori di Prugno in un Vaso d'Oro (Glittering Images, 1984) |
Nella
mostra è stato anche molto interessante vedere gli originali di una
copertina raffigurante Hsi- Mên e realizzata in doppia versione da
Magnus per la rivista Totem, dove la storia uscì inizialmente a
puntate. L’immagine è emblematica della meticolosità dell’autore,
visto che, come dice lui stesso in una lettera esposta, il cosiddetto
bozzetto preliminare è altrettanto preciso ed efficace del
definitivo, se non migliore.
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Copertina di Magnus per Comic Art n. 64 (1990) |
L’intera
parete di fondo della terza sala della mostra era dedicata a tavole,
copertine e bozzetti per il ciclo di racconti Le Femmine Incantate,
realizzati tra il 1987 e il 1990 e pubblicati in origine sulle
riviste Dolce Vita e Comic Art, forse il vero apice assoluto
dell’arte di Magnus per ispirazione, meticolosità e grazia
espressiva.
Le
altre tre pareti della sala erano invece occupate dagli originali di
tre storie di sei pagine l’una esposte integralmente. Di queste
ultime, La Nascita di un Drago e Le Damigelle dell’Arcobaleno
furono pubblicate nel 1994 sul volume Lunario 1995 della Granata
Press, mentre La Signora Ning uscì nel 1995 sulla rivista Comix.
Nella
stessa sala, uno schermo riproduceva in ciclo continuo un’intervista
a Magnus, in cui ripeteva tra le altre cose come un autore di fumetti
debba scrivere col compasso e disegnare col vocabolario e come
Aurelio Galleppini fosse per certi versi più bravo di lui,
riferendosi soprattutto alla sua rapidità di esecuzione. Ma pur
rispettando Galleppini, in questo caso ci si può permettere di
dissentire con Magnus sul fatto che l’autore bolognese potesse
avere dei veri e propri rivali, almeno dal punto di vista della
qualità dei risultati.
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Copertina di Magnus per la 1a edizione de Le Femmine Incantate (Granata Press, 1990) |
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Il fregio delle Apsaras, da Il Muro Dipinto di Magnus (su Dolce Vita n.1, 1987) |
Eccezionali,
anche nel caso de Le Femmine Incantate, sono infatti non solo le
copertine e le vignette definitive, in cui spesso l’autore dispiega
tutta la sua esperienza di ex-scenografo per costruire architetture
complesse e sfondi dettagliatissimi, ma anche certi bozzetti
preliminari in cui l’autore non sembra essersi risparmiato neppure
per un attimo, come lo studio del fregio con le fate indiane Apsaras
per la storia Il Muro Dipinto, o l’elaborato studio preparatorio
per le scene principali della storia La Pelle Bugiarda.
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Una vignetta de La Pelle Bugiarda di Magnus (da Dolce Vita n.12, 1988) |
Come
spesso accade nel caso di Magnus, per la cura con cui sono realizzate
appare evidente come le bozze siano altrettanto degne di esposizione
delle vignette definitive, se non di più poiché in casi come questi
hanno tra l’altro dimensioni ben maggiori e sono anche arricchite
dalle abituali ombreggiature a colori.
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Da Le Damigelle dell'Arcobaleno di Magnus (1994) |
Passando
alle storie integrali, in La Nascita di un Drago assistiamo appunto
alla repentina crescita di uno di tali animali fantastici nella casa
di uno studioso, un evento il cui senso simbolico si può leggere in
molti modi, mentre Le Damigelle dell’Arcobaleno è ambientata
durante la II Guerra Mondiale sulla Linea Gotica, con un soldato
tedesco ospitato da delle ragazze italiane, la cui accogliente casa
sarà poi rivista ridotta a un rudere dopo il conflitto, un po’
come le case bombardate tra cui giocava il piccolo Roberto Raviola
nella sua infanzia.
Il
legame con l’Oriente, anche quando le storie, come queste del
Lunario, sono ambientate sull’Appennino Tosco-Emiliano e si
ispirano a leggende della zona, è dato dal fatto che lo stile
grafico e narrativo di Magnus anche in questi casi continua a
richiamarsi almeno in parte a quello di certe stampe orientali e
novelle cinesi. In particolare dalla raccolta del 1600 intitolata I
Racconti Straordinari dello Studio Liao sono state tratte
direttamente sia le poetiche ed esplicite storie del ciclo Le Femmine
Incantate, che un racconto di tono ben più umoristico come La
Signora Ning, col cadavere di una anziana signora che riprende vita,
spargendo terrore e morte tra delle guardie armate, prima di
arrendersi definitivamente al sonno eterno.
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La 1a vignetta de Le Femmine Incantate di Magnus (1987) |
È
questa cronologicamente l’ultima storia di Magnus esposta nella
mostra e la dicitura che la contrassegna accanto al titolo, Storie
Strane, che forse intendeva preludere all’inizio di un nuovo ciclo
dell’autore, ci permette di ricollegarci alle altrettanto strane
storie di Bonvi esposte a Bologna in questi giorni.
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Andiamo all'Havana! di Bonvi, pag. 2 (1968) |
Rispetto
a quella di Magnus la mostra di Bonvi, nonostante l’impegno della
figlia, l’architetto Sofia Bonvicini, che l’ha racchiusa con una
certa inventiva entro una serie di pannelli con sopra riprodotti i
disegni del padre, risulta inevitabilmente un pochino più risicata e
deludente. Se alla Fondazione del Monte, le tavole di Magnus esposte
erano centoquaranta suddivise in tre sale, i veri originali di Bonvi
presenti alla Biblioteca Salaborsa e chiusi in cinque basse bacheche,
anche un po’ scomode da ammirare, sono sì e no una quindicina.
Tra
questi pochi originali, facilmente riconoscibili per la carta
ingiallita dal tempo e per i retini adesivi che dopo tanti anni
tendono a staccarsi dalle tavole, ci sono innanzitutto tre strisce
delle Sturmtruppen, appoggiate tra gli strumenti di lavoro del loro
creatore e la lettera con la comunicazione della vittoria del premio
Saint Michel, un riconoscimento che gli fu assegnato in Francia nel
1973 proprio per le Sturmtruppen.
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Da Sturmtruppen di Bonvi, striscia n. 5 |
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Da Andiamo all'Havana! di Bonvi, pag. 6 (1968) |
C’è
poi la prima tavola del racconto del 1968 Andiamo all’Havana! in mezzo agli schizzi preliminari dei personaggi della storia, una
delle prime di Bonvi, in cui un suo alter ego tenta di dirottare un
tram su Cuba.
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La Seezza della Quasità di Bonvi, pag. 1 (1969) |
Ci
sono pure le prime due o tre tavole di altri tre racconti di poco
successivi: La Seezza della Quasità, tratto da una storia di
fantascienza di Walter Tevis del 1958 intitolata Ifth di Oofth
in cui superando per puro caso le tre dimensioni si crea un oggetto
impossibile dagli effetti imprevedibili, e gli altrettanto
paradossali Il Campo di Liebowitz e Incubo, farina questi
del sacco di Bonvi, tutte storie in cui in qualche modo le regole
della fisica impazziscono, il tempo si ripiega su sé stesso e il
sogno e la realtà si confondono.
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Il Campo di Liebowitz di Bonvi, pag. 1 (1969) |
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Incubo di Bonvi (1970) |
Le
tavole complete di questi quattro racconti e di altri due, La Sera
della Vigilia e L’Ora dello Schizoide, tutti appartenenti
alla raccolta Incubi di Provincia e usciti inizialmente sulle riviste
Off-Side, Psyco e Horror tra la fine degli anni ’60 e l’inizio
degli anni ‘70, sono sì esposte nella piazza coperta della
biblioteca appese ai pannelli intorno alle bacheche, però in questo
caso non si tratta di originali ma soltanto di copie stampate. Lo
stesso vale anche per altre due storie a fumetti esposte, tra le
ultime realizzate da Bonvi prima di morire, appartenenti a una serie
rimasta interrotta e intitolata Leggende Urbane, uscita postuma su
Comix nel 1996.
Nella
prima un barbone che si definisce Il Guardiano della Città, apparso
anche in altre storie di Bonvi, svela il mistero della diffusione
delle leggende urbane. Qui sono degli uomini misteriosi a versarle
direttamente negli acquedotti da delle fiale, come dire che la gente
si beve qualunque cosa senza neanche accorgersene. Nella seconda
leggenda urbana si rievoca invece la storia di un rastrellamento dei
tedeschi a Bologna nel 1945, in cui un uomo scambiato per ebreo
riesce a salvarsi solo esibendo il suo membro non circonciso, un
racconto che a detta dell’autore è considerato una leggenda pur
essendo invece realmente accaduto.
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Il Guardiano della Città, disegno di Cavazzano dal volume La Città (I Grandi Comici del Fumetto - SBE, 1998) |
Completano
questa esposizione in ricordo del bolognese di adozione Bonvi gli
scherzosi volantini fotografici che realizzò in occasione della sua
candidatura al Consiglio Comunale di Bologna, in cui fu eletto negli
anni ’80 in una lista indipendente collegata al PCI, prima di
sbottare e di mollare tutto disgustato di fronte alle piccole beghe e
intrallazzi che avvelenano l’ambiente politico non solo del
capoluogo emiliano.
Questa
mostra di Bonvi è in definitiva simpatica e utile più che altro per
chi non ha mai avuto la possibilità di leggere le storie del ciclo
Incubi di Provincia, iniziato in contemporanea con le prime strip
delle Sturmtruppen e pubblicato in volume ormai molti anni fa,
parzialmente dall’Editoriale Corno in una monografia di Bonvi del
1975 e integralmente dalla Mondadori col titolo definitivo nel 1981.
Trattandosi per lo più di un’esposizione di stampe, si può
comunque consigliare di farci un salto giusto a chi si trova proprio
a passare per Bologna…
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Autoritratto di Magnus, da L'Ora dello Schizoide di Bonvi (1970) |
Nel
finale di uno di questi incubi a fumetti, il cui protagonista ha
quasi sempre le fattezze di Bonvi stesso, e precisamente ne L’Ora
dello Schizoide, appare tra l’altro anche un divertente
autoritratto di Magnus in una vignetta da lui realizzata. Alla fine
della storia risulta così che entrambi gli autori sono perseguitati
e assediati dai personaggi da loro disegnati, che hanno assunto vita
propria. I due grandi fumettisti, vivendo entrambi a Bologna, erano
infatti molto amici oltre che quasi coetanei (Magnus aveva solo un
paio d’anni più di Bonvi) e fu per una serie di tragiche
circostanze che morirono anche a breve distanza di tempo l’uno
dall’altro.
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Bonvi chiama Magnus, da L'Ora dello Schizoide (1970)
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Nel 1995 a Magnus era stato diagnosticato un tumore e il costo per tentare di debellarlo era al di là delle sue possibilità economiche, forse anche perché da ben sei anni era assorbito dalla realizzazione del suo albo gigante di Tex. L’amico Bonvi decise generosamente di aiutarlo, disegnando una breve storia a fumetti intitolata Blob e facendone delle stampe a tiratura limitata da mettere in vendita per devolvere il ricavato a favore di Magnus, che era del tutto all’oscuro dell’iniziativa. Per raccogliere il denaro in fretta la vendita doveva avvenire tramite il programma televisivo Roxy Bar, condotto sul canale VideoMusic da Red Ronnie, un altro amico con cui Bonvi aveva collaborato più volte, anche in iniziative editoriali come i supplementi giornalistici Strisce e Musica e la rivista Be Bop a Lula. Lo stesso Bonvi doveva essere presente di persona nella trasmissione del 9 Dicembre 1995, per promuovere la vendita del suo lavoro. Infatti Red Ronnie all’inizio di quella serata annunciò che erano in attesa di un ospite misterioso, che però non si fece vedere.
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Testata della rivista Be Bop a Lula diretta da Bonvi e Red Ronnie (G.Vincent Edizioni, 1996) |
Il fatto è che Bonvi guidava di rado e sempre su auto a noleggio, visto che non possedeva neanche una macchina. Quindi non era pratico della zona della periferia di Bologna in cui avevano sede gli studi di VideoMusic e non sapeva bene come arrivarci. Dopo aver chiesto informazioni una prima volta in un bar, si fermò di nuovo e scese dall’auto per rivolgersi a un benzinaio dall’altra parte di un viale. È a questo punto che, nell’attraversare a piedi, fu investito da un pirata della strada in stato di ebbrezza. Ricoverato in rianimazione all’ospedale Maggiore, Bonvi si spense poco dopo le due del mattino del 10 dicembre.
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Articolo sulla morte di Bonvi, da La Nazione dell'11 dicembre 1995 |
La settimana successiva Red Ronnie svelò in trasmissione l’intero retroscena di quanto accaduto, tacendo per il momento solo il nome dell’amico fumettista che Bonvi voleva beneficiare, e procedette a dar corso alle sue ultime volontà mettendone in vendita le tavole a fumetti. Trattandosi a quel punto delle ultime stampe che l’autore avrebbe mai disegnato e firmato, ovviamente le adesioni fioccarono e la vendita fu un successo.
Nella puntata seguente di Roxy Bar, fu mandata in onda una registrazione in cui Red Ronnie consegnava la consistente somma raccolta a un commosso Magnus. Purtroppo il generoso gesto che Bonvi aveva pagato con la vita non fu sufficiente e anche Roberto Raviola seguì la sorte dell’amico meno di due mesi dopo, il 5 Febbraio 1996. Nonostante la malattia aveva appena terminato l’albo gigante di Tex a cui stava lavorando, che uscì postumo nel giugno del ’96 senza la copertina che il disegnatore non aveva fatto in tempo a realizzare, sostituita da una composizione ottenuta dalla fusione di un paio di immagini interne.
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Articolo sulla morte di Magnus, da La Nazione del 6 febbraio 1996 |
Dato
l’appena trascorso ventennale dalla morte, Bonvi è stato ricordato
con una vasta mostra sulle Sturmtruppen anche in occasione della
Lucca Comics 2015, nonché con iniziative editoriali più o meno
riuscite, come l’ennesima ristampa integrale delle strisce dei suoi
"soldatinen" e le prime riedizioni dopo molti anni di certe storie con
protagonisti Nick Carter e Marzolino Tarantola nella breve collana
Superfumetti.
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Marzolino Tarantola di Bonvi sulla collana Superfumetti (Mondadori, 2015) |
Sarebbe
quindi lecito aspettarsi, nella prossima edizione dell’evento
lucchese o altrove, anche qualche altra iniziativa editoriale o
espositiva, che continui a celebrare degnamente l’arte di Magnus
nel corso del 2016, a vent’anni dalla scomparsa di questo grande
fumettista, che come Bonvi non potrà mai essere abbastanza rimpianto
né sopravvalutato, per l’importanza che entrambi hanno avuto nella
valorizzazione e diffusione di quella strana arte chiamata fumetto
nel nostro paese. Infatti tanto gli Incubi di Provincia di Bonvi che
molte opere di Magnus hanno dimostrato una libertà narrativa in
passato piuttosto inusuale per i fumetti e che permette di accostare
questi loro racconti folli e fantasiosi a un’autentica letteratura
disegnata, dato lo spessore di certi contenuti. Ciò fa sì che, se
al momento della realizzazione erano storie un po’ avanti per il
loro tempo, oggi che va quasi di moda il concetto di graphic novel
sono giustamente sempre più rivalutate.
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Incubi di Provincia di Bonvi (Mondadori, 1981) |
Intanto
il volume Magnus Prima di Magnus della Alessandro ha ampiamente
dimostrato come non tutta l’opera di Roberto Raviola fosse stata
riportata alla luce e resa accessibile al pubblico. Basti pensare
alla breve storia I Merli, il primo fumetto pubblicato scritto
da Magnus stesso ed eseguito a mezzatinta, uscito su Eureka nel 1970
e mai ristampato, a differenza delle altre quattro storie brevi da
lui disegnate in quegli stessi anni su testi di Max Bunker,
probabilmente per qualche mera questione di diritti d’autore…
Ma
l’epitaffio più affettuoso per ricordarli entrambi è forse il
finale della storia di Bonvi Andiamo all’Havana!.
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Da Andiamo all'Havana! di Bonvi, pag. 12 (1968) |
In
quella storia, quando l’alter ego dell’autore è ormai bloccato e
messo nell’impossibilità di proseguire coi suoi sogni forse
assurdi ma desiderabili, una ragazza si riferisce a lui dicendo: Oh,
beh!!… In fondo era proprio pazzo!, un’immagine e una frase
non a caso riprodotte anche nella locandina della mostra di Bonvi.
D’altronde
in un’Autobiografia a Fumetti del 1982, Magnus dice: …e senza
il sogno che cosa è la vita?. Sull’esigenza insopprimibile di
opporsi alla troppa realtà con la fantasia, i due amici erano quindi
in sintonia perfetta. Certo, il mondo del fumetto deve giustamente
andare avanti, anche se a volte sembra che invece torni indietro, ma
di due autentici sognatori folli come questi continueremo sempre a
sentire la mancanza…
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Foto di Magnus, dalla sua Autobiografia a Fumetti (1982) |
mostra
MAGNUS
E L’ALTROVE: FAVOLE, ORIENTE, LEGGENDE
a
cura di Luca Baldazzi e Michele Masini
Fondazione
del Monte di Bologna e Ravenna
via
delle Donzelle, 2 – Bologna
dal
21 Novembre al 6 Gennaio
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Locandina della mostra Magnus e l'Altrove |
volume
MAGNUS
PRIMA DI MAGNUS
Gli
Anni dell’Apprendistato di un Maestro del Fumetto
a
cura di Luca Baldazzi, in collaborazione con Fabio Gadducci
Formato:
164 pagine a colori e in bianco e nero
Editrice:
Alessandro Editore
Data
di uscita: Ottobre 2015
Prezzo:
€ 18,00
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Magnus prima di Magnus (Alessandro Editore, 2015) |
mostra
INCUBI
ALLA BOLOGNESE - LE LEGGENDE URBANE DI BONVI
a
cura di Sofia Bonvicini, con la collaborazione di Claudio Varetto
Piazza
Coperta di Biblioteca Salaborsa
Piazza
Nettuno, 3 – Bologna
dal
15 Dicembre al 31 Gennaio
orario
feriale dalle 10:00 alle 19:00
ingresso
gratuito
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Locandina della mostra di Bonvi Incubi alla Bolognese |
Sono lieto di possedere queel'edizione dei Promessi Sposi citata in questo articolo. Solo grazie a voi ho saputo e notato quel particolare interessante su Magnus.
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