di Andrea Cantucci
Con questo secondo post (il primo considerava il periodo fino agli anni '80) termina la pubblicazione su Dime Web della storia del "bonellide" narrata dal nostro amico e collaboratore Andrea "Kant" Cantucci - che cura le recensioni di Lilith e disegna spassose parodie bonelliane! Ricordiamo a chi si fosse sintonizzato solo ora che il "bonellide" è, nel gergo del comicdom italiano, quell'albo a fumetti che - per dimensioni e anche, in parte, per contenuti e stile - in qualche maniera ricalca la filosofia editoriale bonelliana. In questa seconda parte trattiamo l'epoca che va dall'ultimo decennio del XX secolo fino ai giorni nostri. Buona lettura! L'Angolo del "bonellide" continua, però... Prossimamente, Diabolik! (s.c. & f.m.)
Anni ’90: Bonellidi d’ogni genere
Con questo secondo post (il primo considerava il periodo fino agli anni '80) termina la pubblicazione su Dime Web della storia del "bonellide" narrata dal nostro amico e collaboratore Andrea "Kant" Cantucci - che cura le recensioni di Lilith e disegna spassose parodie bonelliane! Ricordiamo a chi si fosse sintonizzato solo ora che il "bonellide" è, nel gergo del comicdom italiano, quell'albo a fumetti che - per dimensioni e anche, in parte, per contenuti e stile - in qualche maniera ricalca la filosofia editoriale bonelliana. In questa seconda parte trattiamo l'epoca che va dall'ultimo decennio del XX secolo fino ai giorni nostri. Buona lettura! L'Angolo del "bonellide" continua, però... Prossimamente, Diabolik! (s.c. & f.m.)
Balboa n. 1, 1989. Ed. Play Press |
Anni ’90: Bonellidi d’ogni genere
Tra gli
anni ’80 e ’90, dopo l’affermazione di eroi Bonelli di
ambientazione moderna - come Martin Mystère, Dylan Dog, Nick Raider e
Nathan Never, che fecero uscire definitivamente quel formato
dall’ambito del fumetto western - e dopo il Conan della Comic Art - che lanciò gli albi di 64 e 48 pagine - nel formato bonelliano
cominciò a essere pubblicato di tutto, materiale italiano e non, da
vecchi e nuovi editori. Si andò dalla Play Press, che editò il
giallo giudiziario Balboa, alla Parker Editore, che ristampò
in proprio il Ken Parker di Berardi & Milazzo; dalla Star
Comics, che uscì col thriller d’azione Lazarus Ledd e col
fantascientifico Hammer, a Macchia Nera, che tradusse la
prima edizione italiana del fantasy comico Bone di Jeff Smith;
dalla Renzo Barbieri Editore, che raccolse in volumi I Nobel del
Fumetto erotico e macabro, alla Dardo, che dopo molto tempo produsse
un nuovo fumetto con l’horror Gordon Link scritto da
Gianfranco Manfredi.
Sulla
scia di Dylan Dog, infatti, nacquero e morirono rapidamente nuove
serie che tentavano vari approcci alla paura e al soprannaturale - dal
classico terrore gotico al thriller e allo splatter. Tra gli altri,
l’effimero albo Profondo Rosso - pubblicato nel 1991 dalle
improvvisate Edizioni Eden, sponsorizzato da Dario Argento e curato
dall’esperto del settore Luigi Cozzi - si distingueva perché,
nonostante il formato bonelliano, era impostato come una rivista; proponeva storie italiane non molto curate, ma anche affascinanti
racconti d’epoca delle editrici americane Warren e DC Comics,
riduzioni a fumetti dei film horror della Hammer disegnate da artisti
inglesi come John Bolton, e articoli di un certo interesse per gli
appassionati del settore.
La prima versione di Desdy Metus, con il logo di Saverio Ceri |
Altre
serie si ispirarono a Dylan Dog. riprendendone alcuni dettagli e
variandone altri; per esempio la protagonista dell’albo Desdy
Metus - l’Insonne, ideato da Giuseppe Di Bernardo e uscito per
pochissimo tempo nel 1994, era una DJ coinvolta in casi inquietanti
che si distingueva dal personaggio di Sclavi per il fatto di essere
donna, di fumare, di abitare a Firenze anziché a Londra e di vivere
storie sostanzialmente realistiche, ma allo stesso tempo ne citava
delle caratteristiche, come il taglio della frangia nera sulla
fronte, il tipo di auto o il modo di sedersi, mentre il suo collega
Fabio sembrava proprio un Dylan Dog con baffi, pizzo e giacca bianca
anziché nera. Il logo di questa prima incarnazione di Desdy Metus - sia detto a titolo di curiosità - fu creato graficamente dal nostro Saverio Ceri.
Più rare
furono le testate che si ispirarono a Dylan Dog nei suoi aspetti più
introspettivi e onirici, come il poetico fantasy ESP
pubblicato nel 1995 dall’Editrice Universo, adattamento in albi di
una serie di storie brevi uscite sulla rivista L’Intrepido,
che poteva contare su trame dai toni fiabeschi molto evocative,
benché un po’ adolescenziali, scritte da Michelangelo La Neve e su
disegnatori di talento come Marco Nizzoli; ma il buon livello
qualitativo non impedì che, dopo un anno e mezzo, anche questa serie
chiudesse.
La Max
Bunker Press di Luciano Secchi, sceneggiatore attento alle nuove
tendenze ma propenso a un maggiore realismo, iniziò invece nel 1994
la pubblicazione di Kerry Kross, un thriller di Bunker (alias
Secchi) impostato graficamente da Dario Perucca. La serie, incentrata
su una dinamica e aggressiva investigatrice lesbica, è stata poi riproposta in varie riedizioni, con l’aggiunta di
antefatti e prosecuzioni, nell’arco di vent’anni, senza essere finora mai andata oltre i ventisei episodi. A differenza
della maggior parte degli albi formato Bonelli, Kerry Kross
aveva due strisce per pagina, impostazione tipica dei tascabili, che
è quella a cui i suoi autori sono abituati e che, in un formato più
grande, permette di realizzare disegni più dettagliati.
Gon della Star Comics |
Gli anni
’90 furono anche il periodo della prima vera e propria invasione di
fumetti giapponesi, pubblicati in Italia in dosi massicce ancora
oggi, per lo più con formati tascabili; ma molti sono apparsi anche
in un formato "simil bonellide" di 15x21 cm, in particolare usato
dalla Star Comics. Tra questi il pestifero mini-dinosauro Gon
di Masashi Tanaka, visto per la prima volta in Italia nel 1993 sulla
collana Storie di Kappa, e il celebre ladro donnaiolo Lupin
III di Monkey Punch, uscito dal 1994 in due speciali e sui primi
29 numeri della collana Mitico e poi, dal 2002, sui tredici
volumi della sua testata, pubblicata sotto l’etichetta Orion
Edizioni.
Alcune
collane della Star Comics avevano formati variabili a seconda dei
contenuti, evidentemente in base ai formati originali giapponesi, per
cui i primi numeri della collana Point Break, nata nel 1999,
erano tascabili per ospitare le storie di Tsukasa Hojo, ma quando vi
venivano pubblicati i volumi di Masashi Tanaka questi uscivano in
formato bonellide. Lo stesso formato era usato anche dalla Planet
Manga, la sezione giapponese della Panini, per volumi come Tokyo
Killers di Jiro Taniguchi, uscito in Italia nel 1998, o dalla
Coconino Press per i suoi libri di autori giapponesi un po’ anomali
come Hideji Oda, distribuiti solo in libreria e in fumetteria.
Restando
nell’ambito delle fumetterie, che in questo periodo si affermarono
definitivamente come canale distributivo alternativo per nuovi albi e
volumi, a metà anni ’90 anche la Magic Press usò un formato "simil
bonellide" per la collana Paradox Mistery, in cui tradusse
romanzi a fumetti autoconclusivi di autori americani, tratti
dall’omonima etichetta per adulti della DC Comics dedicata al
genere noir. La serie fu inaugurata dalla buffa storia
semi-autobiografica Brooklyn Dreams di Jean Marc DeMatteis, ma
uno dei titoli più importanti resta Una storia violenta di
John Wagner & Vince Locke, da cui fu poi tratto il bel film A
History of Violence diretto da David Cronenberg
Tra gli
albi in formato bonelliano o quasi, apparvero anche molti fumetti
autoprodotti, distribuiti solo alle fiere e nelle fumetterie, che non
raggiunsero mai diffusioni di massa, neppure quando trattavano temi
originali e interessanti in modo professionalmente valido come l’albo
cyberpunk PT7 (che sta per Perfect Trip Seven),
realizzato da un gruppo di autori romano nel 1999, con protagonista
una sorta di drogato virtuale del futuro. L’unico caso di
personaggio autoprodotto che riuscì a raggiungere stabilmente le
edicole fu la parodia Rat-Man di Ortolani, che dal 1997 in poi è
stata pubblicata nell’albo della Panini Comics - serie che prosegue
tuttora.
Rat-Man 1, 1994. |
Nel 1998
si aggiunse agli albi formato Bonelli anche un classico del fumetto
italiano, con la collana Il Grande Diabolik, che ospita tuttora
episodi inediti fuori serie dell’antieroe creato dalle sorelle
Giussani. Dal 2003 parte di questi speciali di Diabolik esplora il
passato del personaggio, colmando lacune e incoerenze dei primi albi
o aggiungendo capitoli inediti sulle sue origini, grazie a un
meticoloso lavoro di equipe iniziato col remake del primo episodio a
opera di Alfredo Castelli e Giuseppe Palumbo e poi proseguito con i
soggetti di Sandrone Dazieri e Mario Gomboli e le sceneggiature di
Tito Faraci; mentre è sempre il bravissimo Palumbo ad occuparsi dei
disegni dei lunghi flashback che caratterizzano questi episodi.
Anni
2000: Ristampe bonellidi e inediti italiani
Il
formato Bonelli è stato usato anche per ristampare in edizione
economica materiale uscito in precedenza su riviste o in edizioni più
grandi e lussuose, come le Storie del West di Paolo Eleuteri
Serpieri, ripubblicate dall’editrice Macchia Nera in una miniserie
di quattro albi. Un altro esempio furono alcuni supplementi a
fumetti, allegati al Giallo Mondadori e a Urania nell’estate del
2000, che riproponevano dei classici dei rispettivi generi, come Blake & Mortimer di Jacobs o Il Prigioniero delle Stelle
di Font; un altro ancora fu la collana Comics & Cartoons
delle Edizioni If, che dal 2002 ristampava personaggi umoristici del
passato - sul genere di Braccio di Ferro, Beetle Bailey, Blondie o
Zorry Kid.
Eura: Dago, a. I, n. 1 (l'immagine è tratta dalla ristampa anastatica). |
Dagli
anni ’90 anche l’Editoriale Eura ripubblicò in formato ridotto
le serie di alcuni suoi personaggi di successo, come quella del
giannizzero Dago, o quella dell’immortale Gilgamesh, entrambe
scritte da Robin Wood, mentre nel 2003 ridusse a formato bonelliano
la collana antologica I Giganti dell’Avventura, che
ristampava in corposi volumi monografici storie già pubblicate sulle
sue riviste. La loro nuova impostazione, nella grafica delle
copertine con tanto di bandelle, era chiaramente ispirata alla prima
collana dei Classici del Fumetto di Repubblica, uscita in
quello stesso anno, il cui formato era 15x21 cm, quindi anch’esso
molto vicino al bonelliano. Dato il successo dell’iniziativa,
seguirono molte altre collane a fumetti allegate ai quotidiani
italiani, di cui alcune in un analogo formato simil bonelliano - sia
che ristampassero gli eroi della Bonelli in edizione cartonata, che
altre serie, come Diabolik.
La Panini
Comics, curatrice di quella collana, usò una veste editoriale simile
anche per Ken Parker Collection, ennesima ristampa commentata,
di due episodi per volta, del famoso personaggio di Berardi &
Milazzo, in coda alla quale uscirono tre volumi con altre pregevoli
serie realizzate dagli stessi autori - da Tiki il Guerriero a Tom’s Bar e da Welcome to Springville a Sherlock
Holmes. Nel 2000 la Panini aveva inoltre prodotto anche un albo
inedito in stile Bonelli, con la miniserie di fantascienza Arkhain,
scritta da Lorenzo Calza e ben disegnata da Stefano Raffaele.
Intanto,
sugli albi della Max Bunker Press, Bunker e Perucca sperimentarono,
con la loro tipica grafica su due strisce, altre serie in formato
bonelliano, tutte di breve o brevissima durata e con personaggi fuori
dagli schemi: la psicanalista Beverly Kerr nel 2000, il
sacerdote reduce dal Vietnam Padre Kimberly nel 2001 e la
procuratrice afroamericana Pepper Russell nel 2008; mentre in
tre albi speciali del 2004 recuperarono i due classici eroi neri di
Magnus & Bunker degli anni ‘60, Kriminal e Satanik, che per la
prima volta uscirono direttamente in formato Bonelli.
John Doe n. 1, 2003 (Eura). |
Ma fu
l’Eura che, nel 2003, con la sua prima serie italiana John
Doe, sceneggiata da Bartoli & Recchioni e arricchita dalle
affascinanti copertine di Massimo Carnevale, riuscì a imporre un
personaggio abbastanza originale da proseguire per quasi dieci anni e
un centinaio di numeri. La particolarità di questo ex-agente della
Morte ribellatosi per impedire un’apocalisse, stava nell’essere
antipatico e senza scrupoli; il suo scopo non era far identificare il
lettore ma provocarlo. La chiara ispirazione era la linea Vertigo
della DC, anche se la rappresentazione di varie entità metafisiche
con aspetto, mentalità e limiti di persone comuni, in un contesto
fin troppo realistico da telefilm, quanto a coerenza lasciava un po’
a desiderare... Il fatto poi che l’impostazione della serie mutasse
radicalmente ogni due anni, faceva rischiare ogni volta di perdere i
lettori affezionatisi al ciclo precedente. Ma nonostante tanti
azzardi, lo stile della serie, tra pulp alla Tarantino e citazioni
trash, fece ottenere a John Doe un buon riscontro di pubblico,
tanto che l’Eura produsse un’altra serie degli stessi autori, Detective Dante.
Altrettanto
interessante, ma meno fortunato, fu il tentativo della Free Books,
che nel 2005 pubblicò tre collane formato Bonelli: la ristampa
economica in versione da edicola della serie comico-romantica Strangers in Paradise di Terry Moore, la bella e inquietante
miniserie di fantascienza Borderline di Carlos Trillo & Eduardo
Risso e l’albo italiano inedito L’Insonne, seconda serie
della DJ Desdy Metus edita in precedenza da un altro editore e
riproposta con una nuova grafica.
Non si
discostò molto dal formato Bonelli neanche la breve collana Grandi
Storie, uscita sempre nel 2005 col marchio PMA Intermedia, che, in
volumetti di 14x21 cm, ripropose in edizione economica un paio di
capolavori del fumetto da cui erano appena stati tratti dei film, Sin City di Frank Miller e V for Vendetta di Moore &
Lloyd.
Nello
stesso periodo la Bonelli si separava da alcuni personaggi le cui
vendite evidentemente non erano più sufficienti a giustificarne la
prosecuzione o la riproposta, almeno per i suoi standard, che ormai
non erano più quelli della piccola casa editrice familiare degli
esordi. In momenti diversi, furono le Edizioni If a ristampare, al
ritmo di due titoli originali per volume, molte serie bonelliane come Il Comandante Mark, La Storia del West, Akim, Mister No e Nick Raider (di cui dal 2005 pubblicarono
anche una nuova serie inedita), mentre hanno da poco
iniziato la ristampa della collana Il Piccolo Ranger.
Jonathan Steele n. 0 della Star Comics |
La stessa
cosa accadde - a partire da Altrimondi del 2006 - con un’altra raccolta Bonelli minore, il fantasy d’azione Jonathan Steele, la cui nuova serie fu pubblicata dal 2004
dalla Star Comics, affiancandosi a Lazarus Ledd, che si avviava
a concludere le pubblicazioni regolari due anni dopo. Attorno a
queste, la Star cominciò a proporre altre collane - sia speciali e
spin-off, sia nuove miniserie - come il manicheo fantasy filo-cristiano Nemrod, o il più classico fantasy in stile Conan Khor,
prodotto dallo Studio Piccatto, entrambi usciti nel 2007. Seguirono
nel 2008 Cornelio – Delitti d’Autore (il cui protagonista
era ricalcato sullo scrittore Carlo Lucarelli che collaborò ai
soggetti), Trigger, una miniserie mistery, e nel 2009 Rourke,
un horror in stile Hellblazer. Nello stesso anno Jonathan Steele
seguì la sorte di Lazarus Ledd, interrompendosi come serie regolare
e proseguendo nei soli albi Extra; anche oggi la Star continua a
proporre in edicola nuove testate.
Uno
strano caso di formato bonellide mancato fu quello dei volumi in
bianco-e-nero della Planeta De Agostini che nel 2007 riproposero
integralmente il Lanterna Verde di Gil Kane degli anni ‘60.
Non era un formato bonelliano, poiché misurava 15x23 cm come altri
Classici DC di quell’editore, eppure con un paio di tagli avrebbe
potuto esserlo, considerato che i margini superiore e inferiore di
ogni pagina erano di quasi due centimetri (!).
Anni
2010: Bonellidi francesi e bonellidi Vertigo
Nel 2011
la casa editrice GP Publishing inizia a pubblicare varie serie a
fumetti francesi ridotte nel formato Bonelli di 96 pagine in bianco-e-nero. Approfittando del fatto che un album francese tipo è di 48
pagine vengono inseriti due episodi in ogni numero, e, poiché ogni
episodio francese di grande formato, a colori e cartonato, costa
normalmente quattro o cinque volte il prezzo di un tipico albo
italiano, il risparmio per gli acquirenti è tra l’85 e il 90%.
Escono così, in un’edizione particolarmente economica, Le
Prince de la Nuit (col titolo Il Cacciatore) e Durango
di Swolfs, Comanche di Greg & Hermann, Lo Sparviero di
Pellerin, Jonathan Cartland di Harlé & Blanc-Dumont, Gil St
André di Kraehn e altri ancora.
Durango della GP Publishing. |
Dopo un
anno la produzione francese della GP si interrompe - forse perché non
vende abbastanza rispetto a quella giapponese in cui l’editore è
specializzato. Nello stesso momento però esordisce nelle edicole
italiane un nuovo soggetto, l’Editoriale Cosmo, che ripropone la
formula inaugurata dalla GP e, oltre a proseguire un paio di serie
restate in sospeso, lancia sul mercato, una dopo l’altra, varie
collane tematiche in formato bonelliano, ognuna contraddistinta da un
diverso colore, su cui si alternano serie francesi di ottima qualità - tra le migliori prodotte dagli anni ’80 a oggi.
Alcuni
titoli erano già apparsi in Italia in formato album a colori, come Lester Cockney di Franz, Giacomo C. di Dufaux & Griffo, Dampierre di Swolfs, Bouncer di Jodorowsky & Boucq, Il
Decalogo di F. Giroud, I Pionieri del Nuovo Mondo di Charles, I Sentieri di Malefosse di Bardet & Dermaut - molti dei quali
erano usciti sulla vecchia collana della Glénat Italia Le
Avventure della Storia. Altre serie erano occasionalmente apparse
in italiano su riviste, come Hans di Duchateau & Rosinski, Snowpiercer di Lob e Rochette, o Colby di Greg &
Blanc-Dumont.
Altre
collane ancora, per lo più recenti, erano finora inedite; non avremmo quindi
potuto leggerle senza questo escamotage, che è poi l’uovo di
colombo, di adattare le storie francesi al formato italiano (un po’
il contrario di quello che accadeva nei più ricchi anni ’80,
quando alcune storie italiane di grandi disegnatori, come Magnus o
Milazzo, erano rimontate in formato album). Ma in albi di formato così ridotto rispetto agli originali, sorge il problema
della leggibilità dei testi. L’Editoriale Aurea, in tali casi, tende ad
aumentare le dimensioni dei balloons e a inserirvi caratteri più grandi. La
Cosmo invece, quasi sempre rispetta e mantiene grafica e dimensioni delle
nuvolette originali (solo di rado, come nel caso di “Bouncer”, i balloons sono
stati reinseriti con posizioni e grandezze diverse). L’unico inconveniente è
che, così facendo, spesso deve ricorrere a traduzioni un po’ più sintetiche
rispetto a quelle delle prime edizioni in formato album.
Sembra
che l’iniziativa abbia dato finora dei buoni risultati, visto che
negli ultimi tempi le collane della Cosmo, tra albi in bianco e nero
in formato Bonelli e albi a colori quasi altrettanto economici, sono
aumentate sensibilmente, passando dai tre mensili iniziali del 2012
alle ben otto uscite mensili del 2014, il ché in questi tempi di
crisi non è poco. Forse è in atto un comprensibile spostamento di
lettori dalle librerie e dalle fumetterie alle edicole, o comunque
verso titoli meno costosi. Di fatto sono usciti ultimamente anche
vari albi di materiale americano in formato Bonelli, di cui forse il
più importante è The Walking Dead di Robert Kirkman
pubblicato dalla Saldapress dal 2012: è la testata che ha ispirato
l'omonima serie televisiva e l'attuale moda degli zombie che ha
contagiato anche altri generi.
Fables e Y della Lion (immagine tratta dal blog Il Gufo) |
Anche la
Lion, che oggi pubblica in Italia il materiale della DC Comics, nel
2013 ha iniziato la ristampa economica di due serie dell’etichetta
Vertigo, riproponendole nel tipico formato bonelliano di 96 pagine in
bianco e nero. La prima è Fables, di Bill Willingham & Lan
Medina (poi sostituito ai disegni da Mark Buckingham), un fantasy in
cui i personaggi delle fiabe vivono camuffati in un contesto
contemporaneo, come transfughi scacciati dalle loro terre, soggetto
poi ripreso e sviluppato in modo indipendente anche dalla serie TV Once Upon a Time, per cui la nuova edizione del fumetto reca il
sottotitolo C’era una volta, per tentare di attrarre il
pubblico televisivo.
La
seconda è Y: L’Ultimo Uomo, di Brian K. Vaughan & Pia
Guerra, una storia di fantascienza del genere post-catastrofico in
cui, per cause ignote, tutti i maschi di ogni specie della Terra,
uomini compresi, muoiono improvvisamente tranne due - il giovane
Yorick e la sua scimmietta - per i quali inizia una singolare odissea
tra nuove amazzoni e vari altri gruppi di donne autogestite. In
queste due riedizioni stile Bonelli la prima cosa che si nota è lo
sforzo di mantenere i margini più stretti possibili, tanto che non
resta spazio per i numeri delle pagine; così testi e disegni non
sono troppo rimpiccioliti e restano leggibili senza subire modifiche
rispetto all’edizione formato comic book.
(La storia del "bonellide" - 2. Fine)
Andrea Cantucci
N.B. trovate i link alle due parti di questa Storia del Bonellide anche sulla pagina delle Cronologie!
(La storia del "bonellide" - 2. Fine)
Andrea Cantucci
N.B. trovate i link alle due parti di questa Storia del Bonellide anche sulla pagina delle Cronologie!
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