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giovedì 5 dicembre 2013

L'ATLANTE DI MISTER NO. "J": DA "JACIRA" A "JULIO, CABILDO E BLAS"

di Massimo Capalbo

Decima puntata dell'Atlante di Mister No di Max Capalbo - fino a questo momento il progetto bonelliano più impegnativo di Dime Web. Il nostro Atlante ha ottenuto fin dall'inizio grandissima attenzione in tutta la Rete - in Italia e fuori dai confini nazionali. Il sito ufficiale della Sergio Bonelli Editore ha fin dall'inizio messo un link al nostro lavoro nella Homepage di Mister No, collegamento recentemente aggiornato, a dimostrazione che l'interesse di Via Buonarroti continua immutato! (s.c. & f.m.)


Mister No in un "Bonelli Team-Up" preso dal blog Openingintro


Legenda

  • I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’Atlante.

  • I nomi dei personaggi cui è dedicata una voce sono indicati per cognome - ovviamente se questo è conosciuto (per esempio: AMARAL, STELIO; REMY, ANOUK). In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (per es.: ESSE-ESSE invece che KRUGER, OTTO). Riguardo poi a personaggi come O BISPO ed EL LOCO, le voci a loro dedicate sono state inserite sotto l’iniziale del nome, invece che sotto l’iniziale dell’articolo: per es., EL LOCO, si trova alla lettera L di LOCO e non alla lettera E di EL (che in spagnolo è appunto un articolo e corrisponde al nostro IL).

  • I personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con il nome della loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.: DEMONE ETRUSCO, GIUSTIZIERE DI BONAMPAK).

  • Quando i personaggi vengono citati in una voce che non è a loro dedicata, solo il cognome è scritto in neretto e stampatello, in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono stati inseriti (per es.: nel testo della voce ANACONDA, il personaggio Daniel Murdock è citato come Daniel MURDOCK). L’unica eccezione a questa regola riguarda il protagonista della serie, il cui nome - attenzione: non il nome proprio Jerry Drake, ma appunto il soprannome MISTER NO - è sempre scritto in neretto e stampatello, tranne ovviamente quando è inserito nel titolo di un fumetto o di un libro (per es.: Mister No Index Illustrato, Mister No Riedizione If).

  • Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace. Per esempio, la storia dei nn. 17-20 viene indicata con il titolo del n. 19, "Operazione Poseidon" perché esso è più rappresentativo, più calzante rispetto ad Agente segreto Zeta 3 e Tragica palude, che sono i titoli rispettivamente del n. 17 e del n. 19 (del tutto avulso poi il titolo del n. 20, Evasione!, visto che si riferisce alla storia successiva). 



Per le Note sui collegamenti ipertestuali e le Note sulle illustrazioni vedi la prima parte.



Sergio Bonelli: alle sue spalle Mister No e gli altri suoi eroi nella celebre "foto di gruppo" di Villa.


J
JACIRA
JACKIE
JACKSON, professor JIM
JANGADEIROS
JENKINS, RAPHE e LIZZY
JIVARO
JOÃO
JUANITO
JULIO, CABILDO e BLAS


JACIRA

Compare in Una nuova vita (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], n. 379) ed è un’avvenente prostituta con la quale MISTER NO trascorre il suo ultimo giorno a MANAUS prima della partenza per RURRENABAQUE. Il pilota, che ha conosciuto Jacira al Restaurante Oriental e le ha pure regalato un orologio svizzero, non riesce a memorizzare il suo nome, e la chiama di volta in volta Joana, Josefa, Janete, Janilda ecc., costringendo la povera ragazza a correggerlo sempre: Jacira!. Sangue di giuda! – esclama a un certo punto MISTER NOMa non potevano darti un nome più facile, i tuoi? Maria, per esempio!

La graziosa Jacira – MNO 379, p. 18

 
Oltre al divertente tormentone del nome sbagliato, il rapporto tra Jacira e MISTER NO si fa ricordare anche per la sequenza in cui il Nostro, nel night club Alvorada di PAULO ADOLFO (che questi ha riaperto dopo tanti anni proprio in suo onore), la saluta con un intenso bacio e le dice addio, mentre DANA WINTER suona al piano My funny Valentine, uno dei brani preferiti del pilota. Quando MISTER NO esce dal locale, la ragazza – che si è innamorata di lui - scoppia in lacrime, consolata da PAULO ADOLFO (Lascialo andare: è meglio! Lui è fatto così… vedrai, prima o poi, magari quando meno te lo aspetti, te lo ritroverai di fronte…) e soprattutto da uno dei dipendenti del barista, la nera Lucimar, che l’abbraccia dicendole: E’ vero! Lui è fatto così… lui è sempre stato imprevedibile, fin dal primo giorno in cui è entrato nel nostro bar… . Nonostante le parole consolatorie del barista e di Lucimar, la ragazza continua a pensare a MISTER NO anche dopo essere ritornata a casa, quando ormai è notte fonda: Le tre! Ancora poche ore e poi se ne andrà…ma perché non ha voluto stare con me, in questa sua ultima notte a Manaus? …E poi perché non l’ho incontrato prima? Eppure tutte le mie amiche lo conoscevano…e me lo avevano anche descritto, come un gran filho da puta, e invece… …invece, con me, oggi, è stato così… …così diverso… diverso da tutti gli altri… .


Mister No n. 379, dicembre 2006 (l'ultimo della serie mensile). Disegno di Diso.

 
Nel finale della storia, Nolitta ha inserito un divertente scambio di battute tra MISTER NO e ESSE-ESSE che ha luogo a RURRENABAQUE e riguarda proprio Jacira. Il pilota, a bordo della sidecar del tedesco, chiede a quest’ultimo come ha fatto a sapere del suo arrivo nella cittadina boliviana. ESSE-ESSE risponde che a informarlo, tre giorni prima, sono stati i comuni amici di MANAUS, e poi aggiunge: […] del mio servizio informazioni ha fatto parte anche una tipa che mi ha addirittura tempestato di telefonate…bella voce, spigliata, simpatica, sostiene di essere la tua fidanzata […] e dice di chiamarsi Jarita. MISTER NO subito lo corregge: Jacira! Jacira! Si chiama Jacira! Non mi sembra un nome così difficile, no? Facile come Maria o, che ne so, come Irene o come Teresa!. ESSE-ESSE, sorpreso dalla reazione del pilota, dice: Va bene…va bene…va bene…non vedo perché tu debba scaldarti tanto, si chiama Jacira.


L’addio di Mister No a Jacira – MNO 379, p. 50


Curiosità: Come si legge nel libro-intervista Making of Mister No - Guido Nolitta (a cura di Franco Busatta e Gabriele Ferrero, Edizioni if, 2005), Jacira è graficamente ispirata all’attrice americana Halle Berry. Nelle indicazioni che Bonelli/Nolitta diede a Diso, accanto allo schizzo del personaggio (una caratteristica, quella delle sceneggiature schizzate, che l’autore aveva ereditato dal padre Gianluigi, il creatore di Tex), leggiamo: Jacira è bella, simpatica e allegra. Scopriremo poi che è una prostituta ma non è mai volgare. E infatti, l’esperto Diso ha conferito alla ragazza una grazia e una dolcezza notevoli; qualità che, unite alla simpatia, fanno di Jacira un personaggio senza dubbio incisivo, degno quindi di comparire in questo Atlante.


La bellissima Halle Berry, modello per Jacira!



Jacira continua a pensare, con rimpianto, al pilota – MNO 379, p. 69


JACKIE
 
Ne ho vissute di avventure io […] ma non ho mai avuto un nemico feroce come Jackie. Così MISTER NO, nel n. 87, ricorda il crudele capo dei New Barbarians, una banda di motociclisti newyorkesi. Come si legge nella prima parte di Sangue sulla neve (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 72-74), l’odio di Jackie contro MISTER NO nasce quando il Nostro, in una strada di NEW YORK, blocca la fuga in motocicletta di due teppisti, che hanno appena scippato una signora: uno di essi è proprio il futuro capo dei New Barbarians, il quale, arrestato da due poliziotti e umiliato da MISTER NO (che gli sbatte lo sportello della macchina della polizia in piena faccia), giura vendetta.


Mister No n. 72, maggio 1981. Disegno di Ferri.


Il primo incontro-scontro tra Jackie e Mister No – MNO 72, p. 78


Pochi mesi dopo, infatti, il pilota, mentre attraversa di sera Washington Square per far ritorno a casa, viene circondato dalla banda di Jackie, il quale, armato di una catena, lo pesta brutalmente. Solo l’intervento della polizia salva MISTER NO da una morte certa. Per sfuggire al feroce biker, il Nostro – su consiglio dell’amico detective Phil MULLIGAN - decide di lasciare per qualche tempo NEW YORK e, raccogliendo l’invito dell’ex commilitone Alan CHAMBERS, si trasferisce ad Aspen, nel Colorado. La resa dei conti con Jackie è però solo rimandata: ne Gli ostaggi (A. Castelli [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 86-90), continuazione di Sangue sulla neve, MISTER NO, ritornato nella Grande Mela, viene rintracciato dal suo acerrimo nemico e riesce a scamparla solo per un soffio. Jackie, come rivela MULLIGAN al pilota, è diventato ancora più pericoloso, visto che lavora al servizio del potente boss Frank Masulli, il quale ha sul suo libro paga il capo della polizia Williams. Ciò fa sì che Jackie e i suoi uomini possano agire nella quasi totale impunità. Tuttavia, il biker continua a rappresentare per MISTER NO una seria minaccia anche dopo l’arresto di Masulli (al quale contribuiscono MULLIGAN e lo stesso pilota). Scampato per l’ennesima volta a un’aggressione dei New Barbarians, il Nostro, ormai stufo di dover fuggire in continuazione, decide di passare al contrattacco: ottenuto da una banda rivale – dopo aver superato una rischiosa prova (ispirata a quella presente nel film Gioventù bruciata [Nicholas Ray, 1955] - l’indirizzo del loro covo (un bar chiamato Robert’s ), MISTER NO organizza, assieme a Phil MULLIGAN, un agguato ai danni della gang di Jackie. Quest’ultimo, però, avvertito telefonicamente da una soffiata (fatta dal giovane RATSO, desideroso di vendicarsi del pilota, che lo ha umiliato in pubblico), si fa trovare pronto e, durante lo scontro a fuoco tra i suoi uomini e quelli che affiancano MISTER NO e MULLIGAN, scivola alle spalle del Nostro, lo disarma e si appresta a ucciderlo con il suo coltello. Sembra finita per MISTER NO, ma ecco che, all’ultimo istante, il pentito RATSO interviene e uccide Jackie, mentre i superstiti della sua banda si danno alla fuga. 


Mister No n. 89, ottobre 1982. Disegno di Ferri.


Jackie e la sua banda – MNO 89, p. 20

 
Capelli lunghi e biondi, baffi e naso aquilino, il capo dei New Barbarians, è senza dubbio uno dei cattivi più riusciti della saga, un criminale che uccide per il puro gusto di uccidere. Significative, in questo senso, le parole di MULLIGAN in una scena de Gli ostaggi: Quell’uomo è una belva, Mister No, credimi. Ho esaminato uno dei cadaveri. Ti assicuro che neppure in guerra ho visto cose del genere. Posso garantirti che la vittima, o quanto rimaneva di lei, non aveva neppure un osso intero! E neppure un centimetro della pelle senza le orribili ferite provocate da una catena. Jackie non si limita a eseguire il proprio “lavoro” (gli omicidi commissionatigli dal boss Masulli, nda). E’ un maledetto sadico che si diverte a torturare le sue vittime…). Tra le sequenze che testimoniano la crudeltà gratuita di Jackie e il suo assoluto disprezzo verso la vita altrui, va senz’altro citata quella, sempre ne Gli ostaggi, in cui il biker cattura l’anziana padrona di casa di MISTER NO, per costringere il Nostro, che sta scappando, a uscire fuori. Per salvare la donna, il pilota interrompe la sua fuga e si presenta al suo avversario, attorniato da tutta la banda: Sono qui… adesso lasciala, Jackie…, dice MISTER NO al motociclista, che tiene il coltello puntato alla gola della vecchia. Lasciarla? Certo che la lascio, eroe del Bronx… risponde Jackie, sgozzando la povera signora. …Oh, che distratto… - ironizza, con agghiacciante cinismo, il biker - stavo pulendo l’arma e ho lasciato partire il colpo… . Come accade pure ad altri azzeccati major villain misternoiani (vedi ZAGAIEIRO), Jackie muore in maniera beffarda, dato che a ucciderlo (sparandogli alla schiena) è proprio il personaggio più fragile e vigliacco della storia.

Jackie vorrebbe infliggere a Mister No una morte lenta e dolorosa - MNO 89, p. 95


La morte del feroce biker – MNO 90, p. 35
 


JACKSON, professor JIM

Il cattivo principale della storia Il segreto del diario (A. Castelli [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 119-121). Stimato antropologo americano, Jackson studia da anni le tribù amazzoniche e dirige una fondazione per gli indios che riceve ingenti contributi in denaro. Egli è considerato, sia negli STATI UNITI che in BRASILE, un sincero sostenitore della causa indigena: O amigo dos indios recita infatti il titolo di un quotidiano che MISTER NO mostra ai clienti di un bar di MANAUS.

Mister No n. 124, settembre 1985. Disegno di Diso.


In realtà, Jackson è un uomo cinico e spietato, responsabile – diciassette anni prima i fatti narrati nell’episodio - di aver usato gli amati indios come cavie per un suo singolare esperimento. Volendo verificare l’effetto che avrebbe provocato su una tribù primitiva il contatto con un mondo moderno e completamente sconosciuto, Jackson aveva fatto catturare da un pilota di MANAUS, l’americano Cliff (che non viene mai mostrato in volto nella storia), tre indios, e con il suo aiuto li aveva fatti giungere clandestinamente a NEW YORK. I suddetti indios si erano risvegliati in un appartamento-laboratorio mentre, tramite una cinepresa nascosta, Jackson osservava i loro comportamenti. Poi, dopo averli drogati e vestiti all’occidentale, Jackson aveva condotto i tre per le strade di Manhattan: uno di essi era terrorizzato da ciò che vedeva, un altro era invece strabiliato, mentre il terzo era letteralmente impazzito e, dopo essersi strappato i vestiti di dosso, aveva aggredito le automobili e ucciso un bambino e la madre di questi, prima di venire a sua volta ucciso da un poliziotto (tra i testimoni del tragico avvenimento vi era stato pure MISTER NO).

Jackson, un falso amico degli indios – MNO 125, p. 26


Mister No n. 125, ottobre 1985. Disegno di Diso



A causa del funesto epilogo dell’esperimento, gli altri due indios erano stati narcotizzati e riportati nella giungla, sempre con l’aiuto di Cliff. Diciassette anni dopo, quest’ultimo – che aveva pensato di ricattare Jackson -, muore per un banale incidente, precipitando con il suo aereo (un PIPER simile a quello di MISTER NO, tant’è che all’inizio il lettore è indotto a credere si tratti proprio del nostro Jerry Drake). A MISTER NO, Cliff lascia in eredità un diario, in cui aveva riportato tutta la vicenda dei tre indios. Il pilota, però, non fa in tempo a leggerlo perché alcuni uomini con il volto coperto – mandati, come scopriremo in seguito, da Jackson stesso – lo aggrediscono in un vicolo e glielo sottraggono. Incuriosito dal mistero riguardante il diario, il pilota inizia a indagare su Cliff e scopre che questi aveva compiuto un viaggio a NEW YORK e nella regione amazzonica del Rio Urucu (a ovest di MANAUS). Il giorno seguente la suddetta scoperta, il pilota viene ingaggiato dall’americano Sanford, uomo taciturno e misterioso, con una vistosa cicatrice sulla guancia destra. Sanford, che MISTER NO ha l’impressione di avere già visto anni prima, si fa accompagnare dal pilota proprio nella regione dell’Urucu. Lasciato il suo cliente nella giungla, MISTER NO riparte, ma a causa di un uragano, è costretto a un atterraggio di fortuna in una radura non molto distante da quella dove Sanford ha voluto scendere. MISTER NO decide di raggiungere quest’ultimo, ma incontra alcuni indios che s’inginocchiano al suo cospetto e lo convincono a seguirli nel loro villaggio, che desta nel Nostro grande sorpresa: infatti, le capanne hanno la forma dei grattacieli di Manhattan e vi sono sculture in legno che riproducono le auto e i taxi newyorkesi.

Jackson uccide Sanford – MNO 125, p. 69


Si tratta della tribù dell’indio che, durante l’esperimento di Jackson, era rimasto stupefatto da quanto aveva visto a NEW YORK. Gli indios considerano MISTER NO un dio e non vogliono che lasci il villaggio, ma il Nostro riesce a fuggire e s’imbatte in Sanders; nel frattempo, in una zona vicina, Jackson, la sua assistente e il pilota di MANAUS assunto dall’antropologo vengono catturati dalla tribù dell’indio rimasto invece traumatizzato dall’esperienza newyorkese, che intende ucciderli. Sanford e MISTER NO riescono però a liberarli e assieme a loro si avviano nel luogo dove si trova l’aereo. Giunti sul posto, Sanders estrae la pistola con l’intenzione di uccidere Jackson, ma viene disarmato da MISTER NO. Jackson allora raccoglie la pistola e uccide Sanford; poi, tenendo puntata l’arma su MISTER NO, si avvicina all’aereo. L’antropologo intende uccidere il Nostro e l’altro pilota perché hanno visto troppe cose. Le parole di Jackson illuminano la memoria di MISTER NO, il quale finalmente ricorda che il misterioso Sanford era il padre del bambino ucciso a NEW YORK dall’indio impazzito (la cicatrice gliel’aveva lasciata proprio il pugnale dell’indio). A questo punto, Jackson racconta al Nostro tutta la storia del tragico esperimento. Terminato il racconto, l’antropologo si appresta a sparare ai due, ma viene ucciso, assieme alla sua assistente, dagli indios, i quali, paghi della loro vendetta, lasciano ripartire MISTER NO e l’altro pilota.


Gli indios si vendicano di Jackson, uccidendo lui e la sua assistente – MNO 125, p. 77


Particolare di una stele maya.


Curiosità: Inspiegabile, sulla copertina del n. 125 (Il villaggio dei dannati) la presenza di una stele MAYA, dato che nella storia non vi è alcun accenno a questo popolo. 
 


JANGADEIROS

Sono così chiamati i pescatori del Nord-Est brasiliano che, pur non sapendo nuotare o nuotando a malapena, affrontano l’oceano a bordo delle jangadas, fragili imbarcazioni a vela simili a zattere, costruite con tronchi di balsa e provviste di un unico, grosso remo. I jangadeiros di Pecém sono al centro della storia Atlantico! (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 24-26): in essa, come scrivono Altariva e Palumbo su Mister No Index Illustrato 1-100 (Paolo Ferriani Editore, Inverno 2003-2004), Nolitta si sofferma molto a descriverne lo stile di vita, lo spirito genuino, l’attaccamento alle tradizioni e l’ardimento quasi folle che li spinge a sfidare le onde dell’oceano pur senza saper nuotare.

Mister No n. 24, maggio 1977. Disegno di Ferri.


Indimenticabile, a questo proposito, la lunga sequenza della battuta di pesca, alla quale partecipano MISTER NO, il suo cliente Walter MURPHY e lo jangadeiro Stelio AMARAL. Molto fruttuosa, questa battuta si conclude però in modo drammatico, con la distruzione della jangada a opera di uno dei pescherecci dell’Atlantic Company (vedi COLUMBUS, JOHNNY) e la lotta tra MISTER NO e un famelico squalo, lotta che vede naturalmente vittorioso il primo. Aggrappati a ciò che rimane della jangada, il pilota e i suoi due compagni riescono poi a raggiungere la spiaggia. Di tutt’altro registro, ma meritevole anch’essa di citazione, è la scena finale dell’avventura, con MISTER NO che sorvola con il suo PIPER – a bordo del quale c’è una bella ragazza di Pecém - le imbarcazioni dei jangadeiros, che dopo la morte del malvagio COLUMBUS, sono tornati a pescare. Su una delle jangadas ci sono Stelio e altri due pescatori; uno di essi, Josè, togliendosi persino il cappello, afferma che MISTER NO è l’uomo più giusto, più leale e più onesto che esista su questa terra!. Dico bene, ragazzi? - domanda costui ai suoi compagni -, e l’altro jangadeiro risponde: La pensiamo come te anche noi, Josè. …E sicuramente la pensa così anche tua sorella Maria, visto che sta andandosene con lui!. Josè resta basito: Cosa? Vorreste dire che… che la ragazza che si trovava sull’aereo era… …era mia… …era mia… …mia sorella Maria?. I due confermano, e il povero Josè, infuriato, esclama (rimangiandosi le parole dette in precedenza): Mister No, torna indietro! Mascalzone! Farabutto! Vigliacco! Sei uno sporco individuo, Mister No! Il più sporco individuo che esista su questa Terra!.

Mister No e i pescatori di Pecém fanno festa – MNO 24, p. 96


Stelio, Mister No e Murphy mettono in acqua la jangada, sfidando le onde dell’Atlantico – MNO 25, p. 9

 
Nolitta ritorna a parlare di jangadeiros nella storia Ayahuasca (G. Nolitta [sog.&scen.] – M. Bianchini e M. Santucci/F. Civitelli [dis.], nn. 367-369), dove Stelio - trasferitosi a MANAUS e trovato lavoro presso capitão Tiago, un pescatore locale - ricorda con nostalgia la dura ma affascinante vita dei pescatori del Nordeste, paragonandola alla monotonia del nuovo impiego: Ti manca […] la sensazione del perpetuo duello tra il pescatore e la sua preda! Dell’eterna sfida tra due intelligenze, quelle dell’uomo e quella dell’animale! […] Noi, laggiù a Pecém, eravamo costretti a tornarcene al villaggio tutte le notti per evitare che il pesce marcisse prima di essere venduto… ma come erano emozionanti, Mister No, quei ritorni a casa! Tutte le nostre jangadas solcavano la superficie dell’oceano stagliando le vele contro la luce del crepuscolo… e là, a due passi dalle capanne, le donne e i bambini ci attendevano sereni e gioiosi quando le onde si frangevano dolcemente sulla spiaggia. …Oppure, ansiosi e impietriti, quando la collera del cielo e la forza dell’oceano flagellavano il nostro approdo. 

Mister No Speciale n. 20, maggio 2009: l'ultimo albo in assoluto del personaggio. Disegno di Diso.

Una colossale onda travolge la jangada di Stelio, con a bordo Mister No e il suo cliente Morrison – MNO Speciale n. 20, p. 14


MISTER NO fa ritorno a Pecém in Jangadas! (L. Mignacco [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], Speciale n. 20), l’ultima storia della saga. La scena iniziale di quest’avventura, ambientata nel 1971, mostra il pilota, il suo cliente Morrison (un surfista americano) e Stelio che partono, alle tre di notte, per una battuta di pesca. Com’era accaduto in Atlantico!, anche stavolta la jangada (che Stelio ha ricomprato grazie ai soldi prestatigli da MISTER NO nel finale di Ayahuasca) finisce distrutta: poco dopo l’alba, infatti, scoppia una burrasca, e una gigantesca onda travolge l’imbarcazione dei tre amici, che riescono comunque a salvarsi (Stelio grazie a Morrison, che da buon surfista è un provetto nuotatore) e a raggiungere, separatamente e diverse ore dopo, la riva. Sulla spiaggia di Pecém, Morrison, rimasto incuriosito dalle parole che Stelio aveva pronunciato sulla jangada (Mister No è un eroe per i pescatori del Ceará da prima che lo conoscessi.) chiede al pilota di raccontare il suo primo incontro con i jangadeiros, che risale a una ventina d’anni prima. Questa esperienza si lega a un altro importante incontro fatto dal Nostro a Fortaleza: quello con un pittoresco marinaio inglese, il capitano SHANGAI JACK. Trattandosi di uno Speciale che ha lui come co-protagonista, rimandiamo alla sua voce per conoscere la storia. Tornando ai jangadeiros, che sono precisamente quelli di Praia Grande, vale la pena di citare due scene di Jangadas!: la barbara uccisione di tre giovani pescatori – Olimpio, Raimundo e André – partiti con la loro jangada per raggiungere RIO DE JANEIRO e denunciare al governo i soprusi subiti a opera di Napoléon Moureira da Silva, uno dei principali possidenti del Ceará; il bacio e l’addio di MISTER NO alla bella Beatriz, una ragazza di Praia Grande che si era innamorata di lui.



Il jangadeiro Manoel Olímpio Meira.


Gli sgherri di da Silva trucidano Olimpio, Raimundo e André – MNO Speciale n. 20, p. 121


JENKINS, RAPHE e LIZZY

Sono fratello e sorella e compaiono in C’era una volta a New York (M. Colombo [sog.&scen.] – G. Bruzzo [dis.], Mister No Maxi n. 2), lunga storia in cui MISTER NO rievoca il suo passato più remoto. L’inizio dell’episodio vede il pilota che, assieme all’amico barista Harvey FENNER, si reca nell’Upper West Side di Manhattan, il quartiere dove, negli anni Trenta, è cresciuto. Qui i due si trovano a difendere da alcuni giovani teppisti un uomo che dall’aspetto pare un vecchio barbone.

Maxi Mister No n. 2, luglio 1999. Disegno di Diso.


Questi, dopo che Harvey e MISTER NO hanno messo k.o. i suddetti teppisti, ha una reazione inaspettata: con il suo bastone, colpisce ripetutamente uno dei suoi, ormai inermi, assalitori, e lo fa con tale accanimento che il barista si vede costretto a fermarlo con la forza. Osservando bene in faccia il barbone, MISTER NO riconosce in lui un suo antico nemico, il feroce Raphe Jenkins, il quale a sua volta lo riconosce e lo invita a passare più tardi da casa sua. Per soddisfare la curiosità di Harvey, il pilota inizia a raccontare una drammatica vicenda che ha inizio in una strada della NEW YORK del 1936, dove ha luogo il combattimento fra TRENO Kowalsky, idolo e amico del piccolo Jerry Drake, e Bub Jenkins, fratello di Raphe. Divertente la descrizione di questi ultimi e dell’altro fratello Matt che MISTER NO fa all’amico barista: Matt, Bub e Raphe Jenkins: esemplari purissimi di carogna… I “meravigliosi” Jenkins Brothers! Nonostante fossero fratelli, non c’era nessuna somiglianza tra loro… Erano tutti figli di padri diversi… Mamma Jenkins se l’era spassata da giovane! E il frutto di tutto quello spasso non era un bello spettacolo, credimi! Ladri, riscossori per conto del racket, forse anche assassini […] Del trio, Raphe era il mio “preferito”… …naturalmente la “simpatia” era ricambiata in pieno! Infatti, fin da subito vediamo come Raphe nutra un odio profondo verso Jerry, che chiama con disprezzo pulce e che massacrerebbe di botte se il Nostro non fosse sotto l’ala protettrice di Frankie MESSACANTATA, il temuto boss del quartiere.

Il perfido Raphe Jenkins – MNO Maxi n. 2, p. 11


All’odio di Raphe fa da contraltare l’amore che la sorella Lizzy prova per Jerry, malgrado quest’ultimo, in confronto a essa – che è più grande di età, è più alta e ha un fisico già sviluppato -, sembri ancora un bambino. Jerry, che sogna già di diventare da grande un pilota, porta Lizzy al cinema a vedere il film Wings (William A. Wellman, 1927 – il cui titolo italiano è Ali), ed è qui che la ragazza lo mette in guardia dal fratello Raphe, il quale è brutale anche con lei, come del resto lo sono pure gli altri fratelli e la stessa madre. Ascolta, Jerry! Giurami che, quando sarai pilota, mi porterai via da qui con il tuo aereo! Giuramelo, ti prego!, gli chiede, in lacrime, la povera Lizzy. Io…io… te lo giuro, Lizzy!...Te lo giuro!, risponde il Nostro, parole che gli fanno guadagnare il suo primo bacio. Il fatto di aver conquistato il cuore della graziosa Lizzy è motivo di orgoglio per Jerry, che, uscito dal cinema e congedatosi dalla ragazza, pensa, con visibile soddisfazione: Incredibile! E’ innamorata di me…e ha diciassette anni! Non male per uno della mia età! (all’epoca, il futuro MISTER NO dovrebbe avere all’incirca quattordici anni). L’amore di Jerry non migliora comunque la triste condizione di Lizzy, che rimane in balia della sua terribile famiglia. Nonostante MESSACANTATA dia - su richiesta di Jerry e tramite i suoi gorilla Domenico e Sabatino - un pesante avvertimento a Raphe, il teppista e i suoi fratelli continuano a maltrattare Lizzy, costringendola inoltre a prostituirsi.


Jerry al cinema con l’amata Lizzy Jenkins – MNO Maxi n. 2, p. 34



Jerry scopre quest’altra terribile verità quando, per recuperare una busta di denaro rubatagli da Raphe (denaro che appartiene a MESSACANTATA), si reca a casa Jenkins con TRENO Kowalsky e Strother, il manager del pugile. Dopo che TRENO ha messo al tappeto, per l’ennesima volta, Bub, Jerry stordisce con una mazza da baseball Raphe, che, armato di un revolver, aveva tutta l’intenzione di ucciderlo. Entrato nella camera da cui è uscito il suo acerrimo nemico, Jerry vede la sua Lizzy a letto con un uomo: la cosa lo sconvolge, e sebbene Lizzy gli chieda perdono e gli dica che lo fa perché costretta, Il Nostro la insulta, salvo poi pentirsene subito dopo. Da questo momento in poi, il rapporto tra i due s’incrina, soprattutto a causa dell’eccessivo orgoglio di Jerry, incapace di perdonare la ragazza, che invece è sempre contenta di vederlo. In quello che sarà il loro ultimo incontro, Jerry, compiendo un errore fatale, non ascolta Lizzy quando questa cerca di avvertirlo del brutto tiro che Raphe, Bub e Matt stanno preparando ai suoi danni e a quelli dei suoi amici, compreso Ray Dubois, un ragazzo nero che è un autentico asso del pianoforte. I tre Jenkins accoltellano Ray, che muore dissanguato al Cat’s Tail, un locale jazz dove si era appena esibito trionfalmente. I malvagi fratelli tendono poi un agguato a TRENO e a Strother, appena i due escono dal locale per vendicare il loro amico. TRENO riesce a uccidere Bub con le sue sole mani, ma viene a sua volta ucciso da Matt, che, per salvare il fratello, spara al pugile diversi colpi di pistola. Lo stesso Matt uccide subito dopo Strother, mentre Raphe cerca di far fuori Jerry, che si è nascosto dietro la porta del Cat’s Tail. Per fortuna, il revolver del teppista s’inceppa e questi deve accontentarsi di stordire il piccolo Drake con il calcio dell’arma. Alcuni giorni dopo, MESSACANTATA informa Jerry di aver fatto uccidere Matt Jenkins da alcuni suoi amici del New Jersey, mentre Raphe è riuscito a far perdere le sue tracce. Purtroppo quella carogna, prima di scappare, – dice il boss al Nostro – è riuscito a trovare il tempo di sfregiare sua sorella!... Deve averla vista mentre ti parlava, quel giorno… Ora l’ho fatta mettere a mie spese in un collegio… Le hanno rovinato la faccia, io farò in modo che non si rovini anche la vita!... Sfortunatamente per Lizzy, la brusca morte di MESSACANTATA pone fine alla sua permanenza in collegio e quindi alle sue speranze di riscatto.


Dopo tanti anni, Mister No si ritrova faccia a faccia con Raphe, ormai prossimo alla morte – MNO Maxi n. 2, p. 286



Terminato il racconto, MISTER NO va a casa di Raphe (un fetido tugurio in Edgar Allan Poe Street), il quale, invecchiato precocemente, ha ormai pochi mesi di vita a causa di un cancro ai polmoni. Raphe, che ha aspettato quel momento da oltre vent’anni, vorrebbe che il suo nemico Jerry, per vendicarsi, lo uccidesse, abbreviandogli le sofferenze. Il pilota, invece, fa finta di non conoscerlo, non ritenendolo degno neppure del suo disprezzo. A questo punto, sbuca una donna che intima al Nostro di uscire, altrimenti chiamerà la polizia. Uscito MISTER NO, scopriamo che quella donna è Lizzy, anch’essa invecchiata prima del tempo, nonché alcolizzata. Il suo volto è solcato dall’orribile cicatrice lasciatale dal coltello di Raphe. Questi, come lei stessa dice, è la persona che odia più al mondo, ma pure la sola che ormai le è rimasta. Dalla finestra, la donna osserva, piangendo, quello che è stato il suo unico amore, mentre si allontana con l’amico Harvey. Anch’io ti ho aspettato, Jerry… - pensa l’infelice LizzyHo aspettato te e il tuo aereo per così tanto tempo… Non dovevi tornare ora…non dovevi… .


Una quasi irriconoscibile Lizzy vede per l’ultima volta il suo Jerry - MNO Maxi n. 2, p. 288



JIVARO

Etnia dell’AMAZZONIA ecuadoregna e peruviana di cui si contano oggi circa ottantamila individui. Nella loro lingua i Jivaro si definiscono Shuar, che, al pari dei nomi di altri popoli amazzonici, significa semplicemente uomini. Il nome Jivaro, che significa invece selvaggio, è stato dato loro nel XVI secolo dai conquistadores spagnoli, ai quali questi bellicosi indios inflissero pesanti sconfitte. Oltre che all’indole guerriera, la fama di questa tribù è legata all’usanza, ormai abbandonata, di rimpicciolire e mummificare le teste dei nemici uccisi, che venivano poi appese alle capanne. Le tsantzas, questo il nome dei macabri cimeli, erano fabbricate attraverso un elaborato procedimento e sono oggi esposte in molti musei etnologici del mondo, tra i quali il museo Luigi Pigorini di Roma. 


Mister No n. 32, gennaio 1978. Disegno di Ferri.


Una raccapricciante tsantza!


 
Assieme ai YANOAMA, i Jivaro sono senza dubbio la tribù amazzonica meglio conosciuta dai lettori misternoiani: ciò grazie soprattutto alla loro prima, indimenticabile apparizione, che ha luogo nella storia-capolavoro I cacciatori di teste (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 31-33). In questa appassionante avventura, ambientata nella giungla dell’Ecuador, MISTER NO entra in contatto, assieme al suo cliente Daniel MURDOCK e al mercante Jorge BECERRA, con la tribù di Unta Yangora. Costui - convinto dal denaro offertogli da MURDOCK, che vuole a ogni costo procurare a suo fratello William le tsantzas - infrange la pace che vige ormai da tempo con gli altri popoli della foresta e uccide, con un manipolo di guerrieri, alcuni indios della tribù Aguaruna (anch’essa di etnia Jivaro). La vendetta degli altri Aguaruna non si fa attendere: uomini, donne e bambini del villaggio di Unta Yangora vengono trucidati, e nemmeno MURDOCK e BECERRA sfuggono al massacro. MISTER NO seguirebbe la loro sorte se non venisse stordito da Sangay, un guerriero Aguaruna al quale, alcuni minuti prima, aveva risparmiato la vita. Sangay (Vulcano in lingua Jivaro) convince i suoi compagni a uccidere MISTER NO alla presenza degli altri guerrieri rimasti nel loro villaggio; in realtà, la proposta di Sangay è un espediente per consentire al pilota di fuggire, approfittando del fatto che, dopo la fabbricazione delle tsantzas, gli Aguaruna si ubriacheranno con la birra di manioca e saranno intorpiditi dall’ayahuasca (una potente droga amazzonica; vedi Stelio AMARAL). Purtroppo per Sangay, le cose prendono una piega diversa: tra i suoi compagni, solo pochi si ubriacano e assumono la droga, e quando, alcune ore più tardi, MISTER NO – da lui liberato - lascia la capanna dov’era prigioniero, gli indios si accorgono della sua fuga e tentano di fermarlo. Per salvare il pilota, che sta per essere frecciato da un guerriero, Sangay blocca quest’ultimo, e viene ucciso dagli altri Aguaruna. Il suo nobile sacrificio non risulterà vano, visto che il pilota, grazie alla canoa che Sangay gli ha procurato, riuscirà a sfuggire ai feroci inseguitori, riportando a casa la pelle.



Unta Yangora, capo dei Jivaro – MNO 32, p. 63


L’attacco degli Aguaruna – MNO 33, p. 38


I tagliatori di teste dell’AMAZZONIA compaiono anche nelle storie Giuramento di sangue (A. Ongaro [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 133-136), Territorio Jivaro (S. Marzorati [sog.&scen.] – O. Suarez [dis.], n. 321) e Jivaros (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.]). Riguardo alla prima rimandiamo alla voce TAXCO; la seconda invece, ambientata nella giungla peruviana, vede un botanico, il professor Maldonado, ingaggiare MISTER NO e ESSE-ESSE per scoprire la sorte di un suo collega, Perez, il quale, inoltratosi nella regione del Rio Napo, aveva contattato i Jivaro allo scopo di scoprire la pianta da essi utilizzata per ricavare il P-024, un veleno ancora più potente del famigerato curaro e quindi con maggiori proprietà curative. Alle scoperte di Perez – ucciso e decapitato dagli indios proprio perché voleva rubare il segreto della suddetta pianta (che gli indigeni chiamano tacuja) – è interessato anche un altro scienziato, il cinico Johnson. Questi lavora per conto di una multinazionale farmaceutica, la quale, decisa a ogni costo a sfruttare commercialmente il veleno dei Jivaro, gli affianca una squadra di mercenari. Giunti alla capanna di Perez, essi catturano il pilota e i suoi amici, con l’intenzione di eliminarli, ma saranno tutti uccisi dai Jivaro, che risparmieranno i Nostri perché MISTER NO, in precedenza, ha salvato un bambino della tribù da Guzman, la brutale guida di Johnson. Il malvagio scienziato – che si è impossessato dei preziosi appunti di Perez - riesce a scappare, ma verrà infine raggiunto dagli indios e ucciso. Nonostante alcune belle sequenze (vedi SERPENTI) e la presenza di un azzeccato personaggio come Maldonado (al quale Suarez ha dato le sue fattezze), si tratta di un episodio che non va oltre la sufficienza. Più interessante Jivaros, una storia breve (solo otto tavole) pubblicata nel 1986 su Il Messaggero Estate. In essa, una banda di Jivaro attacca MISTER NO e il suo cliente Perkins, il quale, incurante degli avvertimenti del pilota, ha voluto spingersi nel territorio dei suddetti indios. MISTER NO riesce ad avere la meglio sui Jivaro, ma non può impedire l’uccisione di Perkins. Il finale, un autentico gioiellino di humour nero, mostra il pilota che, nella capanna degli indios, dialoga, se così si può dire, con la tsantza di Perkins, appesa a un palo. Assolutamente degna di citazione la domanda conclusiva: Mi avete davvero messo in un bell’imbarazzo…Dove devo portarvi, adesso, mister Perkins? Al cimitero oppure al museo etnologico di Manaus?


Sangay si sacrifica per salvare Mister No – MNO 33, p. 56

 
Oltre ad apparire nelle succitate avventure, i Jivaro vengono menzionati anche in altri episodi della saga. Di particolare interesse è l’accenno a questa tribù che troviamo ne La torre maledetta (A. Castelli [sog&scen.] – B. Marraffa [dis.], nn. 94-96). Mentre sta accompagnando, con il PIPER, la sua bella cliente Alison Perkins a MACHU PICCHU, il pilota le racconta alcune delle esperienze soprannaturali vissute in Sudamerica: tra queste, una riguarda per l’appunto i Jivaro. Ho visto coi miei occhi – ricorda MISTER NO - un delitto perfetto compiersi nella giungla amazzonica… …l’ucciso era un poco di buono, per fortuna. Comunque uno stregone Jivaro ne fabbricò un’immagine con delle piume e dello spago, e vi sistemò dei capelli e delle unghie della vittima… Compì uno stano rito di cui compresi ben poco. Fatto è che… …la notte stessa, l’uomo rappresentato dal feticcio fu assalito e dilaniato da un giaguaro… .


I Jivaro si accingono a uccidere Johnson – MNO 321, p. 98


Mister No n. 321, febbraio 2002. Disegno di Diso.

Curiosità: Come abbiamo già detto, i Jivaro, nel corso della loro storia, sconfissero più volte i conquistadores spagnoli, che non riuscirono mai a sottometterli. Ne I cacciatori di teste, MISTER NO cita a questo riguardo un episodio molto interessante: la rivolta di Quirrupa. Si tratta di un fatto accaduto nel lontano 1599. – racconta il pilota a Daniel MURDOCK - A quella’epoca gli spagnoli avevano fondato nella zona abitata dagli Jivaro alcune fiorenti città che si chiamavano Logroño, Mendoza, Huamboya… …e soprattutto Sevilla de Oro, la capitale dello Stato, un centro che contava più di diecimila abitanti. In quei giorni il governatore spagnolo, ben sapendo che i fiumi della zona erano ricchi di oro, costrinse gli indigeni a lavorare come bestie per cercare il prezioso metallo… …fino a che un prestigioso capo chiamato appunto Quirrupa, e cioè “Grande Rana”, seminò lo spirito della rivolta tra le diverse tribù della foresta. Fu così che un autentico esercito Jivaro marciò sulla città dei coloni… …a dispetto dell’organizzazione e delle armi da fuoco di cui disponevano i loro avversari, i rivoltosi travolsero ogni resistenza… …e riuscirono a catturare lo stesso governatore che si trovava in visita ufficiale alla città di Logroño. […] Gli Jivaro approfittarono di quella occasione per dare a tutti una lezione che ritenevano esemplare. […] Sapendo quanto il governatore amasse l’oro, Quirrupa decise di dargliene in gran quantità. Dopo una lunga serie di torture, il malcapitato venne legato saldamente… …e attraverso un grosso imbuto conficcatogli in gola, cominciarono a versargli nell’intestino tutto l’oro che veniva mano a mano fuso in un vicino crogiuolo. Inutile dire che la terribile tortura continuò fino a quando il metallo bollente gli fece scoppiare gli intestini.







Mister No e il suo cliente Perkins vengono assaliti dai Jivaro – Storie Avventurose (Comic Art, 1995) n. 96, p. 9


JOÃO 

Meccanico dell’aeroporto di MANAUS che precede e poi sostituisce lo sfortunato Augustino PEREIRA. Sveglio e simpatico, João fa la sua prima apparizione ne Le Tigri Volanti (L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 145-148), dove, nel bar di PAULO ADOLFO e assieme ad altri amici di MISTER NO, ascolta quest’ultimo rievocare la sua esperienza in BIRMANIA e Cina nelle file del glorioso American Volunteer Group.



Mister No n. 279, agosto 1998. Disegno di Diso.

 
João ricompare dopo la trasferta statunitense di MISTER NO, precisamente nell’episodio La foresta dei misteri (L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], n. 279), a partire dal quale diventa uno dei comprimari fissi della saga. Al pari di altri personaggi ricorrenti – ad esempio: CLARA e ISABELA, MAMA ROSA e il suo figlio adottivo Celestino, la cartomante LUNA, il mendicante cieco Jorge ecc. - João non ha mai ricoperto ruoli di rilievo; tuttavia, in alcune storie non si è limitato alla sua funzione abituale – occuparsi del PIPER di MISTER NO (che spesso non soltanto non lo paga, ma si fa pure prestare soldi da lui) e degli altri velivoli che atterrano o stazionano all’aeroporto della capitale amazzonica -, ma è stato anche protagonista di scene divertenti, come pure di scene drammatiche. Per esempio, nel primo albo dell’avventura Sull’orlo dell’abisso (M. Masiero e M. Del Freo [sog.&scen.] – F. Valdambrini [dis.], nn. 305-306), João sveglia con una secchiata d’acqua MISTER NO e ESSE-ESSE, i quali, reduci da una colossale sbornia, si erano addormentati nell’aeroporto, ai piedi del PIPER; poi chiede al pilota un favore: portare a BELÉM la moglie (un’impressionante grassona), i figli e i galli da combattimento di suo fratello. Una buffa vignetta mostra il meccanico spingere la cognata cicciona per riuscire a farla entrare nell’abitacolo del PIPER.


João, meccanico dell’aeroporto di Manaus – MNO 279, p. 16


La sfida all’ultimo bicchiere tra João e Esse-Esse – MNO Speciale n. 15, p. 5


Spassosa pure la sequenza che apre Una storia del West (M. Masiero [sog.&scen.] – G. Viglioglia [dis.], Speciale n. 15), nella quale vediamo João sfidare ESSE-ESSE, nel bar di PAULO ADOLFO, in una singolare gara che consiste nel bere il maggior numero possibile di bicchieri di cachaça (la bevanda nazionale brasiliana): vince chi riesce a rimanere in piedi. João ha preso il posto di MISTER NO, il quale è certo della sua vittoria; infatti, a trionfare sarà proprio il meccanico (Che vi avevo detto?... – dice il pilota a CLARA e ISABELANon conosco nessuno che regga bene l’alcool come João!), che verrà festeggiato dagli avventori del bar, mentre ESSE-ESSE, crollato al suolo con uno dei bicchieri di cachaça ancora in mano, dovrà essere riportato a casa – dallo stesso MISTER NO – addirittura su una carriola. Di tutt’altro tenore, invece, le scene che riguardano João in Vent’anni dopo (L. Mignacco e M. Masiero [sog.&scen]- O. Suarez/R. Diso/F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn. 292-294) e Qualcosa è cambiato (G. Nolitta [sog.&scen.]- D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 364-366).



Mister No n. 364, settembre 2005. Disegno di Diso.


Nella prima, il povero meccanico viene stordito nel capannone dell’aeroporto dove ha la sua officina da alcuni sicari che intendono eliminare il padre di MISTER NO. Vedendo João steso a terra immobile, il pilota pensa che egli sia stato ucciso, ma dopo aver eliminato i killer – grazie soprattutto al fucile che il meccanico stesso tiene nascosto nella buca dove effettua le riparazioni -, scopre che fortunatamente il suo amico era stato solo tramortito. Nella seconda storia, João viene pestato, sempre nel suo capannone, da uno degli sgherri del gangster colombiano Francisco Paco MEDINA, dopo essere intervenuto in difesa di MISTER NO, ai quali i malviventi vogliono dare una lezione (infatti, gli bucano il serbatoio del PIPER e gli rompono i vetri a pistolettate). João aveva dimostrato la sua amicizia verso MISTER NO anche nella storia Il villaggio nascosto (L. Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.], nn. 288-289), dove, salendo a bordo del cargo di capitão Brandão (altro personaggio ricorrente nelle storie post-trasferta statunitense), si era aggregato a ESSE-ESSE, LUNA e Celestino per andare alla ricerca di MISTER NO, precipitato con il suo aereo in una zona inesplorata della giungla amazzonica e qui catturato da una bizzarra tribù formata dai ragazzi di un orfanotrofio colombiano, che anni prima erano a loro volta precipitati nella foresta ed erano regrediti a uno stadio tribale (chiara l’ispirazione al romanzo dello scrittore inglese William Golding Il signore delle mosche [1954]). L’ultima apparizione del meccanico ha luogo ne Il clan dei colombiani (M. Masiero [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], Speciale n. 17), dove, a bordo del suo Cessna, porta a RURRENABAQUE un presunto ammiratore di MISTER NO, il colombiano Vicente Fierro. L’inaspettato arrivo di João è per il pilota una sorpresa assai gradita, ma, a insaputa del meccanico, il suddetto ammiratore si rivelerà essere un uomo del malavitoso Moreno GALINDEZ, che ricevuto dai suoi capi l’incarico di scovare e uccidere il Nostro.


João viene pestato da uno degli sgherri del boss Medina – MNO 364, p. 98


João e Mister No si ritrovano a Rurrenabaque – MNO Speciale n. 17, p. 58

JUANITO 

Fiero e carismatico guerriero indio che compare in due storie: La rivolta (S. Marzorati [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], n. 299) e Juanito il ribelle (S. Marzorati [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 307-308), entrambe ambientate nello Stato brasiliano del Roraima. La prima ha luogo precisamente a São Rosario do Oeste, dove sorge un cantiere per la costruzione dell’autostrada Cuiabá-Santarém. Poiché la suddetta autostrada attraverserà proprio il territorio in cui vive la tribù di Juanito, il governo brasiliano ha stabilito che gli indios devono essere trasferiti in una riserva, e ha affidato tale compito ai soldati del capitano Herrera, uomo infido e arrogante che odia profondamente i nativi. Juanito, però, non intende abbandonare la sua terra, e, con un manipolo di guerrieri, dà il via a una rivolta, attaccando il cantiere.



Mister No n. 299, aprile 2000. Disegno di Diso.


Juanito con padre Santana – MNO 299, p. 66


Per impedire un bagno di sangue tra militari e indios, padre Santana, un gesuita che conosce Juanito perché questi da ragazzo frequentava la sua missione, propone al direttore del cantiere, il signor Bergman, di concedergli alcuni giorni di tempo per permettergli di rintracciare il ribelle e convincerlo ad arrendersi. Bergman accetta la proposta, a condizione che il sacerdote venga affiancato da MISTER NO, il quale, essendo stato assunto come pilota personale dall’ingegnere Fuentes, è considerato da questi e da Bergman stesso un uomo di fiducia della compagnia. Guidati nella giungla dall’indio Carlos, cugino di Juanito, i due riescono a rintracciare quest’ultimo. Padre Santana e il pilota ignorano però che Carlos è in combutta con il capitano Herrera, il quale, tradendo l’accordo stretto con il gesuita, attacca di sorpresa gli indios, uccidendone diversi. A loro volta, anche gli indios uccidono molti soldati, ma Herrera riesce comunque a catturare Juanito, con l’intenzione di eliminarlo personalmente. A impedirglielo è però MISTER NO, che disarma l’ufficiale, per poi umiliarlo davanti ai soldati superstiti (che avevano ormai deciso di arrendersi), strappandogli le mostrine. Alla fine, Juanito decide di seguire padre Santana al cantiere per far valere le sue ragioni. In Juanito il ribelle, seguito de La rivolta, scopriamo che Herrera è stato espulso dall’esercito, mentre Juanito è stato processato e incarcerato.


Mister No n. 307, dicembre 2000. Disegno di Diso.


Il guerriero, però, riesce a evadere e uccide Herrera; quindi, giunto a Rio Branco, attacca e massacra un gruppo di GARIMPEIROS. La furia sanguinaria di Juanito è motivata dal fatto che, durante la sua detenzione, alcuni cercatori d’oro hanno attaccato il suo villaggio e ucciso, tra gli altri, sua moglie e suo figlio. Juanito, messosi alla testa di ben cento guerrieri, vuole sterminare tutti i GARIMPEIROS della regione e attacca il villaggio di Mococa, dove caso vuole si trovi anche MISTER NO, che vi ha accompagnato il suo cliente Coloane. Il confronto è impari: gli indios massacrano quasi tutti i cercatori d’oro; a salvarsi sono solo il pilota, Coloane e il garimpeiro Bento. Liberati alcuni compagni di quest’ultimo, i tre si dirigono verso il fortino comandato dal sergente Valdez, mentre l’esercito di Juanito rade al suolo la guarnigione di Guapira, decapitando tutti i soldati. Compiuta la strage, gli indios muovono all’assalto del fortino di Valdez, i cui uomini dispongono però di una mitragliatrice, con la quale respingono gli aggressori. Volendo evitare il massacro totale degli indios, MISTER NO chiede di parlare faccia a faccia con Juanito, per convincerlo ad arrendersi. Il tentativo del pilota è vanificato dall’intervento dei soldati inviati dal comando di Boa Vista, i quali uccidono i ribelli e catturano Juanito, che era stato ferito e si era dato alla fuga. Pestato a sangue dai militari, Juanito viene condotto davanti al maggiore Frudua: colpito da questi, Juanito gli sputa in faccia, e l’ufficiale reagisce freddandolo con la sua pistola. MISTER NO, che ha assistito alla scena, si avventa contro Frudua, ma viene bloccato dai soldati. L’amaro finale mostra i militari seppellire in una grande fossa comune i cadaveri degli indios. Un giornalista di Boa Vista scatta di nascosto delle foto, ma viene scoperto e la sua macchina fotografica viene gettata nella suddetta fossa: pertanto, l’opinione pubblica brasiliana non saprà nulla della rivolta dell’indomito Juanito.


Juanito incita i suoi guerrieri – MNO 307, p. 52


La vile uccisione di Juanito scatena la rabbia di Mister No – MNO 308, p. 94


JULIO, CABILDO e BLAS 

I cattivi principali de Il torrente nascosto (C. Nizzi [sog.&scen.] – F. Civitelli [dis.], nn. 80-84). Lo spietato Julio è il capo, il poco sveglio Cabildo - che ha le fattezze di Bud Spencer – è il picchiatore, mentre Blas è senza dubbio il più singolare dei tre. Trattasi infatti di una sorta di nano malefico, un piccoletto furbo e molesto che si diverte nel prendere in giro il grosso e tonto Cabildo, e nel rifilare vigliaccamente agli avversari - già messi k.o. dai suoi soci - quello che chiama colpo segreto, cioè un calcio nelle parti basse.



Un giovane Bud Spencer (Carlo Pedersoli), il cui aspetto ha ispirato la figura di Cabildo.



Julio (a sinistra), Cabildo (a destra) e Blas (al centro) – MNO 81, p. 75


Mister No n. 81, febbraio 1982. Disegno di Ferri.


Scazzottati a MANAUS da MISTER NO, intervenuto in difesa del cercatore d’oro Santiago ARIAS, i tre diventano addirittura suoi alleati quando il pilota deve recuperare il PIPER rubatogli da Santiago, e affrontano assieme al Nostro e alla guida indigena MUPUKU un pericoloso viaggio nella giungla venezuelana. La strana alleanza, però, si scioglie non appena i quattro arrivano a Palo Blanco, lo sperduto villaggio dove il giovane ARIAS è atterrato. Qui, infatti, i tre pestano MISTER NO, intervenuto in difesa della ragazza di Santiago, Florita, minacciata con un coltello da Julio affinché gli rivelasse l’ubicazione del giacimento scoperto dal suo fidanzato. Il pilota subisce pure il colpo segreto di Blas, il quale s’impossessa del suo revolver. L’ultimo scontro fra MISTER NO e il losco terzetto avviene proprio nel giacimento di Santiago: Blas aggredisce Florita, ma viene bloccato dal Nostro – sfuggito a Julio e a Cabildo - e finisce ucciso da un colpo partito dalla pistola sottratta in precedenza al pilota. Ritornato in possesso della sua Smith & Wesson, MISTER NO cerca di difendersi dai restanti due (che hanno sparato, credendo di averli uccisi, sia a Santiago che a Florita), ma nella pistola non ci sono più proiettili, e Julio e Cabildo si apprestano a ucciderlo. A salvare – involontariamente - il pilota, sono degli indios, che colpiscono con le loro letali frecce i due banditi. I loro corpi e quello di Blas - come racconterà, alla fine della storia, Santiago a MISTER NO - verranno divorati dalle voraci formiche della selva. 




L’accidentale ma meritatissima morte di Blas – MNO 83, p. 60


La violenta fine di Cabildo e Julio – MNO 83, p. 67

Massimo Capalbo

N.B. trovate i link alle altre lettere dell'Atlante andando sulla pagina della Bussola!

2 commenti:

  1. Di "Le notti di New York" mi è piaciuta molto la prima parte. Godibile anche la seconda, ma si conclude con semplice un giallo. "Gli ostaggi" la devo ancora leggere.
    "Atlantico" è uno dei capisaldi di Mister No! Un action-thriller proprio bello! ^^
    Si, Cabildo-Bud Spencer! Mitico! ^^ Bella la storia "Oro", una delle due di Claudio Nizzi per la serie (bella anche "Paura nei Caraibi") con i suoi continui cambi di fronte e personaggi ben caratterizzati. Almeno fino a quando di botto non si conclude tutto bruscamente e comincia un' altra storia sulla carta interessante che sembra appiccicata alla bellemeglio e che avrebbe meritato uno spazio tutto suo!

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  2. " "Gli ostaggi" la devo ancora leggere".
    Sono sicuro che ti piacerà di più de "Le notti di New York". Io la considero una delle più belle dell'intera saga misternoiana.

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