Rivista fondata e curata da Saverio Ceri & Francesco Manetti
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sabato 3 novembre 2012
LA TRILOGIA DEL MORBO: NATHAN NEVER 255, 256 E 257
di Francesco Manetti
Le mutanti della città maledetta di Lidande,
incistata come un tumore maligno nel bel mezzo del Territorio (la famigerata
landa devastata da radiazioni nucleari, miscele chimiche letali e
medievali pestilenze), solitamente non sono affascinanti come le
eroine X immaginate da Stan Lee e dai suoi discendenti letterari, e
ancor più abbellite dagli epigoni cinetaografici, fino a farle
diventare invidiabili uberfrauen. Ma una delle abitanti di
quella baraccopoli purulenta, seppur attaccata dal morbo mutageno
che molto spesso non perdona, ha avuto l'amara fortuna di mantenere
gran parte delle sue grazie femminili.
Mai mutanti men che fotomodelli o cubiste nell'universo X! (c) Marvel/Disney
E sfrutta, questa Anwen, le
sue doti muliebri per esercitare due professioni che - senza togliere dignità né all'una né all'altra - dovrebbero essere diametralmente opposte. Di
notte si concede a pagamento a mostruosi orchi deformi e di giorno, senza spaventarli con abominevole aspetto, insegna
gratuitamente ai pochi bambini ancor vivi e senzienti della cupa
comunità. Qual'è la fonte del suo sapere? Quella sorgente che le
consente di trasmetterlo alle nuove, mostruose, generazioni? Una
laurea? Un diploma? Una licenza elementare? Una vita passata a consumarsi la vista fra
biblioteche e archivi? Macché! Anween istruisce i pargoli in virtù di un
fondo librario non proprio vastissimo, composto di ottantasei volumi, in gran parte romanzi, che le ha
lasciato in eredità il precedente proprietario della
casa-lupanare-scuola dove abita. Un po' come in quell'episodio della
serie classica di Star Trek dove agli alieni di turno – dalle
capacità mimetiche e imitative – basta un saggio sulla malavita di Chicago negli anni '20 per impiantare
una civiltà nuova di zecca, replicante di quella americana criminale nelle metropoli degli inizi del XX secolo.
Ma a
Nathan non importa tanto del come e del perché dell'intelligenza della ragazza. Non importa di sapere se il basculare fra tre e cinque dita nelle mani di Anween sia
un blooper, un inside joke o un altro spaventoso
effetto delle radiazioni. Precipitato nell'inferno di Lidande durante
una missione – e subito ammalatosi – si sente ormai segnato e si
getta nelle braccia di quella che potrebbe essere l'ultima dama della
sua vita (Anween, non l'amica più bruttina, vecchiotta e appesantita, tal
Bihes, che rischia anzi di essere strangolata dall'Agente Alfa). Alla
storia d'amore tossico, che copre lo spazio di due albi (Il morbo
della città perduta, n. 255 dell'agosto 2012 e Mutazione!,
n. 256 del settembre 2012), fanno da contorno le ricerche messe in
atto dall'Agenzia, schierando Legs con tutti i suoi fucili in prima linea, allo scopo di
riportare Never a guarire in più lindi e asettici posti, e battaglie a non finire contro
la regina nera che regna sull'area urbana, l'orripilante Myghal, dal ben azzeccato
nome aracnofono, e i suoi sgherri/sgorbi armati fino ai denti.
La lettera di Antonio Serra, apparsa su Nathan Never n. 257, con la quale lo sceneggiatore e curatore della serie annuncia, con un velo di tristezza, il suo ritiro dal mondo dell'Agente Alfa, da lui creato insieme a Medda e Vigna.
Il finale
della trilogia non è di Perniola & Cascioli, ma ci è sembrato
più interessante e stimolante. L'argomento (l'alba di un nuovo mondo) viene introdotto da una missiva che appare nella pagina della posta. Una lettera agrodolce, nemmeno tanto a leggere tra le righe... Antonio Serra lascia la cura del mensile (e
anche i testi – par di capire) per dedicarsi ad alti incarichi
redazionali. Più che la notizia - si tratta di un avanzamento di carriera, dopotutto - sono le motivazioni addotte che ci hanno fatto commuovere. Antonio Serra afferma di non riuscire più a stare al passo
con i tempi, per soddisfare lettori sempre più esigenti sulle novità nel campo della comunicazione. Ovvero: se appare nella
storia un cellulare un po' troppo poco moderno rispetto all'ultimo smartphone, il lettore più attento a tali “progressi dell'umanità” si
imbufalisce. E scrive nei forum. E verga email. E protesta nei blog, etc. etc. Chapeau ad Antonio Serra per tanta doverosa considerazione
verso il pubblico. Noi, che siamo altrettanto matusa, crediamo invece un'altra cosa: più che gli ammennicoli di corredo - e andrebbe forse spiegato al fruitore di più giovine età - contano nell'albo i buoni e ponderati
elementi del soggetto, della sceneggiatura, del disegno. Poi se, com'è accaduto, c'è un microfono con il filo su un palco di musica rock nel 2100, cosa cambia, nella sostanza, se i meccanismi narrativi funzionano, se la storia è di piacevole lettura e ben tratteggiata?
Neanche le opere dei precursori del "fantastico", come Verne, Wells, Poe, Lovecraft e così via sono aggiornate alle nuove tecnologie della comunicazione. E dunque perché ristamparle? E tutto quello spazio che ancora occupano nelle biblioteche e nelle librerie?
Il
bravissimo Serra ha cinquanta anni e i lettori glieli fanno pesare? Mutatis mutandis, Isaac Asimov ha scritto fantascienza straordinaria - e innovativa - fino a 72 anni. Arthur
C. Clarke e Ray Bradbury hanno sfornato romanzi quando già erano ultranovantenni, e nessuno ha mai
pensato che fossero dei ferrivecchi, perché magari non parlavano una
pagina sì e una no di consolle per videogiochi et similia e di apparecchi con la
“i” minuscola davanti... Speriamo dunque in un ripensamento dell'insostituibile, vulcanico
Serra! Moreno Burattini di Zagor, come si legge sul suo blog, sembra invece avere problemi opposti con una piccola fetta dei suoi lettori!
Detto questo, ecco dunque, sull'albo La megalopoli (n.
257 dell'ottobre 2012), il nuovo futuro irrompere improvviso nella sterminata Città
dell'Agenzia Alfa: palazzi sempre più lucidi e aggressivi bucano il cielo,
solcato adesso da miriadi di auto a levitazione come nella Hill
Valley del 2015 (!) di Back to the Future Part II. E' la
stoccata finale (prima della curiosa storia breve Chi è May?, resa con grafica nipponica da Palomba)
dello sceneggiatore sardo, di fioretto e da gentleman. Ma il suo
“vecchio” Nathan, tratteggiato con efficacia e reminescenze castelliniane da Giardo (che
disegna anche un'ottima cover), si pareggia la barba non con laser e
microonde, ma con un normalissimo trimmer a batteria, stile
Philips. Magna cum laude.
Nathan Never n. 255, agosto 2012. Copertina di Giardo. (C) Sergio Bonelli Editore
Nathan Never 255
IL MORBO DELLA CITTA' PERDUTA
Agosto2012
pagg.100,
€ 2,90
Testi:
Mirko Perniola
Disegni: Andrea Cascioli
Copertina: Sergio Giardo
Nathan Never n. 256, settembre 2012. Copertina di Giardo. (C) Sergio Bonelli Editore
Nathan Never 256
MUTAZIONE!
Settembre
2012
pagg.100,
€ 2,90
Testi:
Mirko Perniola
Disegni: Andrea Cascioli
Copertina: Sergio Giardo
Nathan Never n. 257, ottobre 2012. Copertina di Giardo. (C) Sergio Bonelli Editore
Ho trovato interessante questa trilogia e soprattutto nel terzo assistiamo a una sorta di conclusione e ripartenza della saga. Serra ha costruito il suo "doppio" racconto intorno al tema di morte e di rinascita. La quasi morte di Nathan e la successiva rinascita corrispondono a quello del suo mondo, reduce dalla guerra con i Pretoriani di Marte. Il racconto successivo, incentrato su May, ripropone lo stesso tema. In più Serra compie un'indagine sulla psicologia dell'Agente Alfa... L'autore si chiede quale sia l'identità di May e così facendo realizza un excursus sull'evoluzione del personaggio. May è una donna con un fisico mozzafiato e, come abbiamo visto in diversi racconti della serie Legs, amava evidenziare le sue generose indossando abitini aderenti e sexy. Ma può una donna così sfacciatamente provocante essere anche una madre sensibile? May nel finale ci fa riflettere sul fatto che non sia per niente incongruente, come sosterebbero alcuni benpensanti, sottolineare la propria femminilità e allo stesso tempo mostrarsi una buona madre.
Come si capisce - spero - dal testo del mio intervento, ho trovato più efficace la conclusione dello sviluppo stesso dell'intera trilogia. Efficace perché getta le fondamenta di un nuovo mondo nathnaneveriano - più futuribile come vogliono gli esigenti lettori. Ma allo stesso tempo tempo anche più vicino alla fantascienza classica, se non addirittura degli albori, che sembra invece non essere gradita dalle giovini leve. La nuova megalopoli dove si muoveranno gli Agenti Alfa non ricorda forse la Metropolis di Fritz Lang?
Un'aggiunta: come accenno anche nel testo, in un intervento successivo alla pubblicazione dell'articolo, Moreno Burattini sottolinea invece come alcuni lettori di Zagor si lamentino quando appaiono tecnologie "out-a-time". Il discorso che ho fatto per Serra vale anche per Moreno: se questi piagnistei sono talmente tanti da influenzare i dati di vendita allora è bene dargli ascolto, altrimenti, se si tratta solo di fastidiosi ronzii di sottofondo, conviene continuare a fareb il proprio lavoro, fidandosi della propria esperienza e delle proprie capacità.
Fa venire un pò di tristezza pensare a un Nathan Never non più curato da Antonio Serra, anche se sono comprensibili le ragioni del suo addio. Sopratutto adesso con Michele Medda sempre più preso da altri progetti e Bepi Vigna poco presente, viene da chiedersi quale futuro attenda l'Agente Alfa. Altre serie come Dylan Dog sono certamente ben curate e con autori capaci, ma lontane dallo spirito dei primi numeri e sopratutto di chi l'ha creata. Non sarebbe meglio avere il coraggio di fare come Claudio Nizzi e chiudere la serie, come fece con il suo Nick Raider? Certo in quel caso fu più facile perchè le vendite erano un pò scarse...
Carissimo Anonimo, mi fa venire i brividi pensare a una chiusura di Nathan Never, una serie più che ventennale... Del resto, come dici tu, in Bonelli hanno chiuso serie altrettanto blasonate, come Nick Raider, Magico Vento e, soprattutto Mister No! Ci metterei anche Napoleone, che aveva già un po' di anni sulle spalle quando ci lasciò! Speriamo che le cose per Nathan si assestino, ma certo è che Serra - un geniaccio al pari di Castelli in Martin Mystère - ci mancherà parecchio...
La casa editrice Bonelli, ha creato diversi personaggi che resteranno nella storia del Fumetto come Tex, Dylan Dog o Nathan Never. Ognuno di essi è nato, cresciuto e ha raggiunto il successo grazie alle idee dei loro creatori. Gianluigi Bonelli, Tiziano Sclavi o Antonio Serra hanno saputo dare uno spessore ai loro personaggi attraverso la loro passioni, e le loro emozioni. Il problema è la logica della serie infinita che pretende che il personaggio sopravviva al suo creatore, anche quando questo lo abbandona e non gli appartiene più, se non in termini di diritti d'autore. Non c’è una serie di quelle citate, che abbia mantenuto negli anni l’identità e la forza, di quando era scritta dal suo creatore... Ma nonostante ciò c'è chi come me non riesce a smettere di comprarli!
Grazie, Anonimo, per la tua ispirata lettera, che riassume appieno il mio pensiero - e non solo il mio: quello di molti altri appassionati bonelliani! Una così ispirata missiva sarebbe stata però degnamente coronata da un nome in calce!
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Ho trovato interessante questa trilogia e soprattutto nel terzo assistiamo a una sorta di conclusione e ripartenza della saga. Serra ha costruito il suo "doppio" racconto intorno al tema di morte e di rinascita. La quasi morte di Nathan e la successiva rinascita corrispondono a quello del suo mondo, reduce dalla guerra con i Pretoriani di Marte. Il racconto successivo, incentrato su May, ripropone lo stesso tema. In più Serra compie un'indagine sulla psicologia dell'Agente Alfa... L'autore si chiede quale sia l'identità di May e così facendo realizza un excursus sull'evoluzione del personaggio. May è una donna con un fisico mozzafiato e, come abbiamo visto in diversi racconti della serie Legs, amava evidenziare le sue generose indossando abitini aderenti e sexy. Ma può una donna così sfacciatamente provocante essere anche una madre sensibile? May nel finale ci fa riflettere sul fatto che non sia per niente incongruente, come sosterebbero alcuni benpensanti, sottolineare la propria femminilità e allo stesso tempo mostrarsi una buona madre.
RispondiElimina"La quasi morte e la successiva rinascita corrisponde..." Editato un passaggio ;-)
EliminaCome si capisce - spero - dal testo del mio intervento, ho trovato più efficace la conclusione dello sviluppo stesso dell'intera trilogia. Efficace perché getta le fondamenta di un nuovo mondo nathnaneveriano - più futuribile come vogliono gli esigenti lettori. Ma allo stesso tempo tempo anche più vicino alla fantascienza classica, se non addirittura degli albori, che sembra invece non essere gradita dalle giovini leve. La nuova megalopoli dove si muoveranno gli Agenti Alfa non ricorda forse la Metropolis di Fritz Lang?
EliminaFrancesco Manetti
Un'aggiunta: come accenno anche nel testo, in un intervento successivo alla pubblicazione dell'articolo, Moreno Burattini sottolinea invece come alcuni lettori di Zagor si lamentino quando appaiono tecnologie "out-a-time". Il discorso che ho fatto per Serra vale anche per Moreno: se questi piagnistei sono talmente tanti da influenzare i dati di vendita allora è bene dargli ascolto, altrimenti, se si tratta solo di fastidiosi ronzii di sottofondo, conviene continuare a fareb il proprio lavoro, fidandosi della propria esperienza e delle proprie capacità.
RispondiEliminaFrancesco Manetti
Fa venire un pò di tristezza pensare a un Nathan Never non più curato da Antonio Serra, anche se sono comprensibili le ragioni del suo addio. Sopratutto adesso con Michele Medda sempre più preso da altri progetti e Bepi Vigna poco presente, viene da chiedersi quale futuro attenda l'Agente Alfa. Altre serie come Dylan Dog sono certamente ben curate e con autori capaci, ma lontane dallo spirito dei primi numeri e sopratutto di chi l'ha creata. Non sarebbe meglio avere il coraggio di fare come Claudio Nizzi e chiudere la serie, come fece con il suo Nick Raider? Certo in quel caso fu più facile perchè le vendite erano un pò scarse...
RispondiEliminaCarissimo Anonimo, mi fa venire i brividi pensare a una chiusura di Nathan Never, una serie più che ventennale... Del resto, come dici tu, in Bonelli hanno chiuso serie altrettanto blasonate, come Nick Raider, Magico Vento e, soprattutto Mister No! Ci metterei anche Napoleone, che aveva già un po' di anni sulle spalle quando ci lasciò! Speriamo che le cose per Nathan si assestino, ma certo è che Serra - un geniaccio al pari di Castelli in Martin Mystère - ci mancherà parecchio...
RispondiEliminaFrancesco Manetti
La casa editrice Bonelli, ha creato diversi personaggi che resteranno nella storia del Fumetto come Tex, Dylan Dog o Nathan Never.
RispondiEliminaOgnuno di essi è nato, cresciuto e ha raggiunto il successo grazie alle idee dei loro creatori. Gianluigi Bonelli, Tiziano Sclavi o Antonio Serra hanno saputo dare uno spessore ai loro personaggi attraverso la loro passioni, e le loro emozioni. Il problema è la logica della serie infinita che pretende che il personaggio sopravviva al suo creatore, anche quando questo lo abbandona e non gli appartiene più, se non in termini di diritti d'autore.
Non c’è una serie di quelle citate, che abbia mantenuto negli anni l’identità e la forza, di quando era scritta dal suo creatore...
Ma nonostante ciò c'è chi come me non riesce a smettere di comprarli!
Grazie, Anonimo, per la tua ispirata lettera, che riassume appieno il mio pensiero - e non solo il mio: quello di molti altri appassionati bonelliani!
EliminaUna così ispirata missiva sarebbe stata però degnamente coronata da un nome in calce!
Francesco Manetti