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domenica 2 giugno 2024

BONELLI IN DIGITALE - PUNTATA # 2

 di Giampiero Belardinelli



Introduzione

In questa seconda puntata sono andato a rileggere in digitale un classico di Gianluigi Bonelli e Guglielmo Letteri, Il fiore della morte, racconto spalmato in tre albi di Tex Gigante (nn. 160-162), pubblicato nei mesi di febbraio, marzo e aprile del 1974. Ho scelto questo racconto perché in qualche modo si riallaccia, ante litteram, a quel filone misterioso che poi sarà tipico delle storie di Martin Mystère. Il personaggio di El Morisco è infatti una figura che si occupa dell'insolito con un approccio scientifico, un po’ come fa il Detective dell’Impossibile nelle sue avventure. Fatta questa breve premessa addentriamoci nel dettaglio di questa avventura.


Il narratore onnisciente

In molti dei suoi racconti del mistero (e non solo) Bonelli padre utilizza la tecnica del narratore onnisciente. Per esempio, un autore onnisciente può sapere cosa sta accadendo in luoghi diversi contemporaneamente o può conoscere il passato e il futuro dei personaggi. Questo permette di presentare la storia in modo più completo, ma può anche ridurre la suspense, poiché il lettore viene a conoscenza di eventi che i personaggi stessi non sanno ancora. Un esempio classico di narratore onnisciente è Adso da Melk nel romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco, dove il narratore, essendo un Adso anziano, racconta gli eventi della sua giovinezza e quindi conosce già l’esito della storia. Ma in questo caso il lettore del romanzo di Eco scopre la soluzione del giallo solo nel finale, svelato dal maestro di Adso Guglielmo da Baskerville.




Un western sospeso

Come ho evidenziato sopra, i lettori conoscono l’autentica entità della minaccia, ma nonostante questo la tensione narrativa non ne risente. La complicità tra lo sceneggiatore e il lettore si trasforma in una specie di Grande Fratello: osservare con una sorta di diabolico piacere i personaggi impegnati a cercare delle risposte a questo per loro ingarbugliato mistero. Il racconto è una sorta di giallo della camera chiusa declinato all’orrore. Gianluigi Bonelli ha scritto una storia sospesa in cui sui protagonisti grava un opprimente minaccia. È una minaccia indefinita, che sembra arrivare dal nulla: dinanzi ai cadaveri mummificati infatti non ci sono tracce di presenze umane o animali. Un vero e proprio rompicapo per i nostri pards.


Tex e il Male

Uno dei grandi punti di forza del Tex classico è stato quel mix tra storie western, storie magiche, orrorifiche o insolite. Molto spesso questi ingredienti venivano mescolati abilmente da Gianluigi Bonelli, che dava vita a storie uniche, probabilmente anticipatrici di un filone che verrà utilizzato molti anni dopo nel cinema (pensiamo alla saga di Indiana Jones, ad esempio). L’abilità di Gianluigi Bonelli è stata quella saper alternare storie realistiche a storie fantastiche senza far perdere credibilità alle sue sceneggiature: questo perché Tex e i suoi pards, in qualsiasi contesto narrativo, sono impegnati con irriducibile tenacia alla sconfitta del Male, e questo loro tensione etica dà credibilità ad ogni sceneggiatura. La caratteristica vincente di quest’avventura insolita e innovativa è la continua ricerca di un avversario fisico che sembra non esserci. I Nostri cercano delle risposte e immaginano che qualche pazzoide (come era accaduto per la storia pubblicata in Tex Gigante 101-103) abbia delle strane armi con cui ridurre le loro vittime in uno stato mummificato.


Il fiore della morte

La situazione ricorrente del racconto è la presenza, nei pressi delle vittime incartapecorite (o meglio, dissanguate), degli strani ricci verdi su di cui spunta un fiore dai petali rossi. Come sappiamo noi lettori, questi strani ricci verdi si annidano all’interno del cratere provocato da un meteorite caduto nel deserto diverse notti prima (Meteor Crater). Da lì in poi l’orrore miete vittime tra i pastori hopi. In seguito una delegazione di Hopi raggiunge il villaggio navajo per chiedere aiuto ad Aquila della Notte. Da notare come Tex ironizzi sui riti compiti dallo stregone navajo che cerca di venire capo del mistero. Il Nostro ha avuto più volte prova delle capacità dell’uomo della medicina, ma il suo pragmatismo lo porta a mantenere una certa dose di distacco dinanzi a certi fenomeni magici. Se Tex è saldamente ancorato in maniera pratica alla realtà che si presenta ai suoi occhi, Carson e soprattutto Tiger – almeno in questo caso – mostrano una certa sensibilità per l’inconoscibile e, dinanzi ai numerosissimi ricci verdi, avvertono un forte disagio.





El Morisco

Nonostante l’impegno dei Nostri il mistero sulle strane morti sembra insolubile. Tex e i pards sono uomini abituati ad agire e reagire davanti a una minaccia con prontezza, ma qui l’avversario sembra arrivato dal cielo. A questo punto è Tiger a suggerire: Andiamo dal Morisco! La figura del Morisco è una delle grandi invenzioni di Bonelli padre. Il brujo di Pilares, come lo hanno etichettato i superstiziosi abitanti del villaggio messicano, è uno studioso di origini egiziane e la sua figura diventa sia una sorta di quinto pard sia una fondamentale chiave narrativa con cui Gianluigi Bonelli apre l’immenso portone del Fantastico in Tex. Nel Tex bonelliano – apro una breve parentesi – le avventure fantastiche non erano una rara digressione rispetto al canovaccio western, ma una delle colonne fondanti del successo della saga. Come ho accennato nell’introduzione l’approccio del Morisco è scientifico senza però rinunciare, come è capitato in altre occasioni, di avventurarsi nei meandri dell’occultismo per risolvere dei misteri sovrannaturali.


L’orrore viene dallo Spazio?

Dopo aver ricevuto i Nostri, Morisco si mette a studiare uno dei ricci verdi e, dopo alcune circostanze, arriva alla conclusione che appartengano al regno animale. Tra l’altro, dopo aver compito un altro esperimento con un vecchio cane in fin di vita, scopre come il riccio verde uccida: colpisce con un aculeo le sue ignare vittime per poi succhiarne tutto il sangue. Il mistero è finalmente risolto, ma resta ancora una domanda: da dove sono giunti i ricci verdi presenti all’interno del Meteor Crater? In questo caso Tex fa un’interessante supposizione sulla possibile origine non terrestre degli infernali ricci verdi, come ben sappiamo noi lettori sin dall’inizio. In seguito, Morisco fa un’ulteriore scoperta: i ricci verdi possono essere distrutti con l’alcool. Tex informa con un telegramma le autorità di Fort Defiance dell’importante novità… In conclusione Gianluigi Bonelli si diverte a scrivere una delle sue tipiche scene beffarde: il Colonello Axler, comandante di Fort Wingate, e il Doc non si fidano delle informazioni ricevute e decidono di studiare in laboratorio alcuni dei ricci verdi e, mal gliene incoglie, finiscono miseramente la loro vita. Il colonello Axler, con superbia, aveva infatti definito le notizie ricevute ridicole voci che certa gente ha messo in giro!



Letteri in digitale

Guglielmo Letteri è stato un artista di eccezionale talento, noto per la sua dedizione quarantennale al personaggio di Tex Willer. La morbidezza e la precisione delle sue linee, insieme alla meticolosità e alla fluidità del suo stile, hanno creato un dinamismo ricco di particolari che ha dato vita a storie avvincenti e personaggi memorabili. La sua interpretazione personale di Tex, che si distingueva nettamente da quella del creatore grafico Galep, ha segnato un punto di svolta nell'evoluzione visiva del celebre ranger, conferendogli un'identità solida e riconoscibile. Letteri ha disegnato storie di ogni genere su Tex, ma il suo tratto distintivo sono quelle storie ricche di mistero, a cui sapeva donare il fascino deciso dell’inquieto, sia sovrannaturale sia psicologico (pensiamo, in quest’ultimo caso, alla memorabile figura di Lucero).


Giampiero Belardinelli

N.B. Trovate i link alle altre puntate di Bonelli in digitale su Cronologie & Index!

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