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sabato 30 aprile 2022

THE DARK SIDE OF TEX! "O", I PARTE: "OMORO"

di Massimo Capalbo

Ben tornati al più gettonato dizionario bonelliano della Rete, dedicato da Massimo Capalbo e da "Dime Web" agli aspetti più oscuri delle avventure di Tex! Passando alla lettera "O", vi ricordiamo che le immagini iniziali hanno una funzione puramente estetica; quelle di corredo al testo sono state scelte dallo stesso Max, autore anche delle didascalie. Buona lettura e brividi a non finire!  (f.m. & s.c.)




LEGENDA

  • I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi del protagonista della serie, TEX, e quelli dei suoi pards – KIT CARSONTIGER JACKKIT WILLER - che sono sempre scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio: Atlante di Tex). 
  • Con l’unica eccezione di TÉNÈBRES, RAPHAEL, i personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con la loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.:TAGLIATORE DI TESTE invece che BARRERA, JUANSVENTRATORE invece che BARLOW, SALLY).
  • Alcuni personaggi sono stati indicati con il soprannome piuttosto che con il nome vero (ad es.: COLORADO BELLE invece che MORROW, ALICEEL MORISCO invece che JAMAL, AHMED). Riguardo al citato EL MORISCO, la voce a lui dedicata è stata inserita sotto l’iniziale del soprannome vero e proprio – quindi la M -, invece che sotto la E, cioè l’iniziale dell’articolo.




Nota sui collegamenti ipertestuali

The Dark Side of Tex è un "lavoro in corso" che si svilupperà nei prossimi mesi, abbracciando numerosi post - uno per ogni lettera dell'alfabeto - fino ad arrivare alla conclusione. I collegamenti ipertestuali fra le varie voci non saranno dunque possibili tutti e subito... e vi spieghiamo subito perché! Collegheremo con link diretti ogni riferimento ad altre voci dell'opera partendo necessariamente dalle voci già apparse. Ci preme dunque ribadire e sottolineare che, non essendo possibile creare link a post futuri, ricostruiremo tutti i link a ritroso solo quando sarà possibile. I link saranno però sempre e soltanto fra URL diverse e non all'interno di uno stesso post. Vorrete perdonarci (e segnalarci!) eventuali errori e omissioni! I link - essendo come abbiamo detto sopra fra URL diverse - porteranno sempre e comunque all'inizio di un altro post e non esattamente alla voce di riferimento. Per facilitare fin dall'inizio l'uso dell'opera, abbiamo creato una pagina apposita di collegamenti alle varie voci, alla quale potete accedere dovunque siate, andando sotto al logo Dime Web: anche in questo caso il link vi porterà al post giusto, scorrendo il quale troverete in un attimo la voce cercata!

Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostrotitolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la storia dei nn. 265-268 viene indicata con il titolo del n. 267, Tex contro Yama, perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a L’ombra di Mefisto (n. 265), La strega (n. 266) e I Figli del Sole (n. 268).



O 1

OMORO

Compare ne Il ritorno della Tigre Nera (C. Nizzi [sog.&scen.] - F. Civitelli [dis.], nn. 443-445) ed è un sacerdote VUDU o hungan. Capo dei vuduisti di New Orleans, il vecchio Omoro nutre un profondo affetto per la bellissima Lohana, complice e amante del principe malese Sumankan. Quest'ultimo, meglio noto come la Tigre Nera, ha messo in piedi - assieme non solo all'hungan ed ai suoi accoliti, ma anche all'armatore Levasseur ed al capitano Scudder - una spietata organizzazione criminale allo scopo d'impadronirsi dell'intero traffico fluviale di quella zona della Louisiana. Il covo della Tigre Nera si trova nelle immense paludi del delta del Mississippi, precisamente in una laguna posta all'interno di un isolotto, la Laguna Morta. Accanto al tempio vero e proprio di Sumankan c'è un cimitero, il luogo preferito da Omoro, che è assai devoto al Baron Samedi. Nel finale della storia, per fermare i pards e i loro alleati (lo sceriffo di New Orleans, Nat Mac Kennet, e l'anziano pescatore cajun Natal), l'hungan fa risorgere i morti del suddetto cimitero, invocando proprio il “Barone Sabato”. Invulnerabili alle pallottole, gli ZOMBI stanno per avere la meglio sui Nostri, ma TEX, accortosi di quanto Omoro sia legato a Lohana, prende in ostaggio costei e costringe il vecchio a far tornare i morti viventi nelle loro tombe. Quando però il Ranger si getta all'inseguimento di Lohana e della Tigre Nera, Omoro tenta di richiamare indietro gli ZOMBI; ad impedirglielo è CARSON, che lo stende con un sonoro cazzotto. Ad ogni modo, Sumankan e la sua donna riusciranno a sfuggire a TEX e compagni; e anche Omoro troverà il modo di eclissarsi. Dopo che i pards lasceranno New Orleans, l'hungan individuerà nei già citati Levasseur e Scudder - arrestati in precedenza da Mac Kennet - la causa principale della sconfitta della sua setta, quindi ordinerà ai suoi adepti di liberare i due per gettarli in pasto agli alligatori della Laguna Morta.

Tex 443, settembre 1997. Disegno di Villa

Tex 444, ottobre 1997. Disegno di Villa

Il covo della Tigre Nera nella Laguna Morta: a destra il tempio del principe malese, a sinistra il cimitero – TEX 444, p. 36


Omoro si aggira tra le tombe – TEX 444, p. 37


Omoro e la stupenda Lohana. Alla destra e alla sinistra della ragazza sono visibili, rispettivamente, i disegni simbolici del Baron Samedi e di Damballah, il Dio Serpente – TEX 444, p. 53


Tex 445, novembre 1997. Disegno di Villa

Curiosità: Riguardo a Omoro ed al finale di questa non certo indimenticabile avventura, è utile riportare quanto affermato dallo sceneggiatore a p. 123 di Tex secondo Nizzi: Nella versione originale Tex ammazzava il vecchio stregone nero che aveva evocato i morti viventi. Ma poiché Civitelli […] non aveva reso questo vecchio abbastanza cattivo, fu deciso di risparmiarlo nel timore che i nostri eroi potessero essere accusati di aver accoppato un innocuo pensionato. Il mio finale prevedeva che anche Lohana […] venisse uccisa. Ma in casa editrice non si erano ancora spenti i commenti circa il fatto che le donne che si avvicinano ai Willer fanno una brutta fine, così Sergio decise che Lohana doveva essere rispamiata. Civitelli eseguì in fretta (si era nell'imminenza della pubblicazione) le modifiche necessarie. Non voglio sostenere che senza queste il finale della storia sarebbe stato migliore, ma la fuga della Tigre Nera sarebbe parsa meno ingenua di come poi è risultata.


Omoro richiama alla vita i morti – TEX 445, p. 30


L'hungan ordina ai suoi zombi di attaccare i pards – TEX 445, p. 32


Tex prende in ostaggio Lohana per costringere Omoro a fermare gli zombi – TEX 445, p. 41


Omoro richiama indietro i morti viventi – TEX 445, p. 43


Carson atterra l'hungan con un pugno – TEX 445, p. 46


Gli accoliti di Omoro gettano Levasseur e Scudder in pasto agli alligatori – TEX 445, p. 61


Massimo Capalbo

N.B. Trovate i link alle altre voci di The Dark Side of Tex nella pagina dedicata ai dizionari bonelliani e nella vecchia pagina del Navigatore!

venerdì 29 aprile 2022

UN PO' DI "DIME WEB" NELLE PRATERIE EDITORIALI. SECONDA PARTE: "GLI INCANTESIMI DI AUSONIA"

a cura della Redazione

Le Edizioni Scudo hanno pubblicato un'antologia di racconti fantasy curata da Fabio Calabrese: Gli incantesimi di Ausonia. Al volume collettivo hanno partecipato grandi nomi del fantasy italiano, noti e meno noti: Donato Altomare, Gloria Barberi, Samuele Baricchi & Caterina Franciosi, Mario Farneti, Roberto Fuiano, Roberto Furlani, Alberto Henriet, Giovanni Mongini, Paolo Ninzatti, Luca Nisi, Giuseppe Pederiali, Daniela Piegai, Antonio Piras, Gianfranco Sherwood, Giovanni Tencani e Fabio Truppi.
Fra questi - esordiente assoluto in narrativa - il nostro Francesco Manetti, con il racconto La quercia bianca, del quale vi proponiamo l'incipit:

Nelle Terre di Arik il Secolo degli Eroi iniziò quando i valorosi Dodici Guerrieri Urarikhen sconfissero le demoniache orde Kir, respingendole nel Regno del Sottosuolo da dove erano sciamate. Riconquistata la pace con l’acciaio, gli Urarikhen avevano fondato le Dodici Grandi Città, che sorsero posizionate in cerchio nella vasta Piana della Quercia; questa corona di scintillanti metropoli ruotava simbolicamente intorno a un perno centrale, la Quercia Bianca dalla verde chioma, che si diceva fosse eterna, nel passato e nel futuro. Le Città, irte di torri piastrellate di lustre maioliche dal vivace cromatismo, erano istoriate di viali pavimentati di marmo e spumeggianti di canali dove correvano sopraffine acque minerali: comunità orgogliose delle loro mille fontane, dei loro mille mercati e delle loro mille biblioteche, pavesate di bandiere e vessilli delle nobili casate e delle potenti arti e mestieri. L’oro e i rubini, i diamanti e le giade riempivano i forzieri dei palazzi, e traboccavano nelle mani di tutti, tanto che il più umile degli uomini di allora sarebbe considerato nell’era presente un gran signore. Ogni cittadino delle Dodici Città di Arik aveva a disposizione tutto quello che poteva desiderare, per soddisfare i desideri della mente, del corpo e dell’anima. I frutti più succosi e le carni più grasse, i vini e i liquori più intensi, le sete più preziose, i profumi più inebrianti, i tabacchi più forti e odorosi, le spezie più piccanti e le schiave vergini più procaci, i libri rilegati nelle più pregiate pergamene e abbelliti dai migliori artisti del colore, affluivano abbondanti ogni giorno dalle Terre e dai domini esterni più lontani. Ovunque correvano, giocavano, scherzavano pingui e rosei bambini, festosi e vocianti, garanzia di un futuro per la stirpe Arikhen. La sete e la fame, le malattie e l’astinenza, la nudità e la povertà, l’infertilità e l’ignoranza dei tempi remoti erano sconosciute... erano state dimenticate.





Ed ecco invece come inizia l'introduzione del curatore del libro, Fabio Calabrese:

Vi devo confessare che in decenni di attività nel campo fantastico-fantascientifico mi è toccato impersonare una discreta quantità di ruoli: autore di narrativa, critico-saggista, curatore o almeno co-curatore di fanzine (Il re in giallo) e webzine (Continuum), di stendere prefazioni ad antologie (Metà della vita e Cuore di ghiaccio di Donato Altomare, e più recentemente I racconti di Dagon della Dagon Press), eppure questa è la prima volta che mi trovo ad allestire un’antologia di più autori (le mie antologie personali sono ovviamente un altro discorso), ma c’è una prima volta per tutto. Comincio col darvi lume su quella che è la parte meno impegnativa di questo lavoro, la scelta di un titolo. Avevo due modelli davanti a me: quello di alcune antologie editate dalla Fanucci negli anni ‘80 dello scorso secolo, e quello del nostro grande, compianto Giuseppe Lippi. Heroic fantasy, fantasia eroica (sebbene la traduzione italiana renda male il concetto), ovvero Sword and Sorcery, spada e magia: i titoli delle antologie Fanucci evidenziavano l’accostamento di questi due concetti con titoli quali Daghe e malie, Eroi e sortilegi, eccetera. Giuseppe Lippi avrebbe voluto (progetto mai tradottosi in concreto) creare un’associazione degli autori italiani di heroic fantasy che avrebbe voluto chiamare SAGA, che oltre a essere un sinonimo di origine germanica di leggenda o mito, sarebbe stato nelle sue intenzioni anche la sigla di “Società delle Arti magiche e dei Guerrieri di Ausonia”. Ausonia è un nome arcaico della nostra Italia. Se non erro, qualcuno poi ha chiamato un analoga antologia italiana di heroic fantasy Le spade di Ausonia.
Leggendo i racconti che ho avuto a disposizione per assemblare questa antologia, tuttavia è visibile che l’elemento Sorcery, magia, prevale nettamente sullo Sword, guerresco, diciamo. I nostri autori sanno spesso essere dei raffinati stilisti, ma non amano le descrizioni truculente. Considerato tutto, Gli incantesimi di Ausonia viene fuori quasi da solo. Il che, però non significa che, come vedrete leggendo queste pagine, che ciascuno degli autori, cui è stata la più ampia libertà espressiva nell’ambito del genere, non declini la tematica a modo proprio, sì che l’insieme si presenta con una grande varietà di approcci e stili. Ma veniamo a parlare in modo più specifico di questi racconti e di questi autori. Per prima cosa, come potete vedere, ho disposto il sommario secondo l’ordine alfabetico dei nomi degli stessi. Nella scelta dei racconti che la compongono, ho badato unicamente alla qualità dei racconti, non al fatto che gli autori avessero o meno un nome di richiamo, dando la stessa possibilità a professionisti collaudati (nella misura in cui si può essere professionisti in un settore come la fantascienza/fantasy italiana) e a esordienti. Allo stesso modo, nella disposizione dei racconti nell’antologia, ho adottato l’ordine alfabetico per non fare torto a nessuno.

Il volume può essere acquistato in formato ebook su Amazon, oppure in edizione cartacea sul sito delle Edizioni Scudo.

giovedì 28 aprile 2022

SECRET ORIGINS: MISTER NO 78

di Saverio Ceri

Approfittando dello spunto datoci delle uscite settimanali della collana cronologica, a colori, collaterale alla Gazzetta dello Sport, andiamo a scoprire le copertine originali di Mister No, le loro eventuali fonti di ispirazione e le loro vicende editoriali in Italia e nel mondo. 


Si conclude nelle prime 24 pagine del 78° volume l'avventura ambientata in Italia nel settembre 1948, scritta da Guido Nolitta e disegnata da Roberto Diso. La vicenda che sembrava terminata con il recupero a Capri della lettera compromettente da parte di Mister No, ci riserva un ultimo colpo di scena con il tradimento da parte di Steve e con la sua drammatica dipartita.
Debutta, poi, con l'avventura Paura nei Caraibi, Claudio Nizzi, un nuovo sceneggiatore destinato a lasciare il segno in casa Bonelli, ma non sulla testata del pilota amazzonico che abbandonerà dopo alcuni albi, bensì su Tex, la testata ammiraglia dell'editore di Via Buonarroti. Per Aquila della Notte, Nizzi scriverà (e tuttora scrive) talmente tante storie, che supererà in tavole pubblicate anche Bonelli padre, creatore del personaggio. Attualmente Nizzi, con 36.674 tavole pubblicate in quarant'anni di carriera, è il terzo sceneggiatore più prolifico nella ottantennale storia della Casa Editrice.


L'avventura d'esordio dello scrittore di Fiumalbo (MO), è in realtà la seconda scritta per Mister No, ma essendo più breve della prima e affidata al velocista Bignotti venne completata più rapidamente di quella affidata al certosino Fabio Civitelli, che vedremo tra qualche numero. L'episodio vede interagire per la prima volta di persona Jerry con l'amico detective Phil Mulligan, contattato nelle due occasioni precedenti, nell'avventure Atlantico (Mister No 24/26) e Minaccia invisibile (Mister No 44/45), solo telefonicamente. Mister No viene coinvolto dall'amico Phil, in quei giorni in vacanza a Manaus, per un caso urgente da risolversi sull'isola caraibica di Saint Kitts: la misteriosa sparizione in mare, in più occasioni, di varie persone, accomunate dal fatto di essere facoltosi americani. L'ipotesi del triangolo maledetto, suggerita anche dagli "effetti speciali" sulla nave in copertina, la più accreditata inizialmente, viene scartata da Phil, che crede più a sequestri di persona a scopo di ricatto. Per questo i due si recano a Miami dalla figlia di uno degli scomparsi. L'attentato subito in Florida durante quella visita, fa intuire, che l'inedita coppia di investigatori sia sulla pista giusta.


La copertina venne riutilizzata nel luglio 2010 dalle edizioni If di Gianni Bono per il numero 39 della loro ristampa. I colori in quell'occasione vennero completamente rivisti a partire dalla classica inversione cromatica tra camicia e fazzoletto, fino ai misteriosi aloni intorno alla barca. Da segnalare che il quadrifoglio sulla spalla di Jerry avrebbe dovuto essere rimosso, causa braccio sbagliato, ma i redattori, chiamati a continuare l'opera di revisione grafica, oltre che cromatica, interrottasi con la chiusura di Tutto Mister No al numero 77, evidentemente non si accorsero dell'errore.
La prima versione estera di questa copertina è come sempre quella francese. Il numero 94 dell'ottobre 1983, che presenta questa cover, porta però ancora il titolo dell'episodio precedente: Mourir à Capri.


In Jugoslavia, l'avventura di Nizzi e Bignotti inizia sul numero 757 di Lunov Magnis Strip che utilizza sia l'immagine di Ferri come copertina, che il titolo italiano, opportunamente tradotto.

Un'ultima curiosità prima di chiudere: La cover di Mister No 78 del novembre 1981, ricorda molto quella di Zagor dell'aprile 1980 sempre dello stesso Ferri. La posizione del personaggio a terra è quasi identica, l'eroe arriva arma in pugno e sullo sfondo c'è un'imbarcazione. 


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire o riscoprire, anche le precedenti puntate di Secret Origins dedicate al Tex Classic e a Mister No in Cronologie & Index. 

mercoledì 27 aprile 2022

UN PO' DI "DIME WEB" NELLE PRATERIE EDITORIALI. PRIMA PARTE: "DISNEY, MUSSOLINI & HITLER" DI FRANCESCO MANETTI

a cura della Redazione





Esce con Amazon il III volume della collana dedicata da Francesco Manetti a fumetto, storia, politica & guerra. Disney, Mussolini & Hitler è il frutto di una lunga ricerca iniziata nell'autunno del 2014, quando Manetti pubblicò su "EreticaMente" l'articolo Fascismo, fumetto e cartone animato: Mussolini e Disney. Da quel momento Manetti ha dedicato al tema "Disney - socialismi nazionali" numerosi articoli, in parte ripresi (con modifiche, correzioni e integrazioni) nei suoi libri precedenti - Fumetto a ferro e fuoco e Fumetto e acciaio.
Adesso, tutto il materiale disneyano di Manetti è stato nuovamente rivisto, corretto e ampliato rispetto ai libri già pubblicati dove erano dedicate a Disney un totale di 140 pagine: il nuovo libro è lungo quasi 500 pagine!
La prefazione è di Stefano Priarone, giornalista su numerosi fogli nazionali, che ha cominciato a scrivere proprio con l'allegra brigata di "Dime Press".


Disney con Edda Mussolini e Galeazzo Ciano a Roma, durante una serata di gala tenutasi al Cinema Barberini (luglio 1935)



Leggiamo l'introduzione:



WALT DISNEY, UOMO EUROPEO

Nell'estate del 1935 Walt Disney intraprese un viaggio turistico, sentimentale, e commerciale in Europa, incontrandosi nei vari Paesi con i suoi appassionati, grandi e piccini, con numerose personalità pubbliche e con gli editori e distributori locali delle sue creazioni; lo accompagnarono in quel moderno "Grand Tour" la moglie Lillian, il fratello Roy Oliver (che si occupava degli aspetti economico/finanziari della ditta) e la di lui consorte Edna. Disney – dopo aver visitato il Regno Unito, la Francia e la Germania, con veloci puntate in Austria e in Svizzera - venne anche in Italia, per godere dei paesaggi naturali e di alcune città d'arte, per definire il passaggio dei diritti di stampa dei suoi personaggi dal fiorentino Nerbini al milanese Mondadori e per parlare con l’editore Ricordi delle colonne sonore dei suoi futuri film d’animazione, per i quali aveva raccolto in ogni tappa una ricca documentazione libraria. Ben noti sulla stampa e immortalati su pellicola fotografica e nei cinegiornali LUCE i contatti che Walt Disney ebbe con Edda Mussolini e Galeazzo Ciano, e con vari esponenti del Ministero della Propaganda; meno pubblicizzato, ma realmente avvenuto, l'incontro del cineasta con gli altri familiari del Duce; controverso, infine, il vis-à-vis con Benito Mussolini in persona.

Tutto era iniziato con un topo... Mickey Mouse era nato in America nel 1928 come protagonista dei cartoni animati in bianco-e-nero, un parto della fantasia che fu immediatamente acclamato da spettatori di tutte le età in tutto il Globo: Walt Disney (co-creatore del Topo insieme al disegnatore Ub Iwerks, suo sodale nelle precedenti esperienze d'animazione, come Oswald The Rabbit e le “Alice's Comedies”) aveva avuto l'intuizione di sfruttare appieno per la sua nuova creazione le potenzialità della colonna sonora sincronizzata, che per l'epoca era una novità assoluta in cinematografia, essendo stata inventata solo un paio di anni prima. Il pupazzo disneyano (un uomo con la maschera del topo, più che un animale antropomorfo, e dunque solo in parte derivato dalla tradizione favolistica di Fedro, Esopo e La Fontaine), dai tratti tutto sommato neutri, poteva infine permettere a ogni spettatore di identificarsi in esso, come teorizzava Scott McCloud in Understanding Comics – The Invisible Art (Thundra, 1993). Il dirigente disneyano John Hench (1908 - 2004) paragonava l'attrazione universale suscitata da Topolino agli ancestrali simboli di fertilità delle tribù europee di dodicimila anni fa:


Erano piccoli oggetti di pietra, ma erano modellati secondo la "formula di Topolino" dove più cerchi sono uniti fra loro - nel caso di Topolino, sfere - in modo dinamico. Topolino esprima questa semplice idea: la vita è dinamica, non statica. Ha questa notevole caratteristica di richiamare in superficie questi sentimenti innati nella gente di qualunque parte del mondo.


Disney accolto come un'autorità internazionale a Roma (luglio 1935)





La fortuna immediata di Topolino fece sì che i Disney Studios decidessero poco tempo dopo di varare anche una produzione parallela a fumetti, nel 1930, ingranando subito al massimo, grazie alle eccezionali doti del disegnatore Floyd Gottfredson e al sapiente mix di avventura, thriller e umorismo presenti nelle strisce (che all'inizio erano liberi adattamenti dei cortometraggi animati). Nerbini ottenne a Firenze i diritti per l'Italia dei fumetti di Mickey Mouse e pubblicò il materiale americano sul settimanale “Topolino” dal 1932 al 1935, quando la Disney (dopo circa un anno di trattative) optò per il passaggio di concessione alla Mondadori; il toscano vendette così il suo giornale alla casa milanese, che avrebbe mantenuto i diritti sul periodico a fumetti per oltre mezzo secolo, fino al 1988; solo nel 2013, dopo 25 anni di gestione diretta Disney Italia, il celeberrimo albo sarebbe tornato in mani tricolori, sotto l'egida della Panini, marchio universalmente noto per le raccolte di figurine. A partire dagli anni Trenta sarà l'Italia il maggior produttore mondiale di fumetti disneyani, impiegando fin dall'inizio uno stuolo di sceneggiatori e disegnatori autoctoni; con gli anni Sessanta, la scuola dei cosiddetti "Disney Italiani" (grazie al genio di di Carpi, Scarpa, Bottaro, Chendi, Cavazzano, etc.) si imporrà ovunque come marchio d'eccellenza.

Il 16 novembre del 2014, sulle colonne della rivista online “EreticaMente” (che si occupa di tradizione, cultura, etnologia, arte, letteratura, storia e via dicendo), apparve firmato dal sottoscritto, da sempre "disneyano" convinto, un intervento sui rapporti – veri o presunti tali – fra Benito Mussolini e Walt Disney, e fra quest'ultimo e i socialismi nazionali europei. Quel pezzo - il primo passo di una ricerca che mi avrebbe impegnato negli anni a venire con piglio non accademico bensì da appassionato - ebbe un'insperata risonanza e fortuna. L’articolo, all'avvicinarsi del cinquantesimo anniversario della morte di Disney (dicembre 2016), fu infatti ripreso in più occasioni, in versioni sempre diverse, ma identico nella sostanza. Nel 2015 apparve per la prima volta in cartaceo, in formato condensato, su “Antarès" n. 10, rivista culturale e letteraria della Bietti, curata da Gianfranco De Turris e Andrea Scarabelli; la casa editrice milanese ristampò il fascicolo nel 2016, nel volume omnibus che raccoglieva i primi 11 numeri (dallo 0 al 10) del prestigioso periodico. Quello stesso anno, in Spagna, l'articolo fu citato ampiamente dal sito “Público”, specializzato in “informazione insolita”, nel paragrafo su Mussolini all'interno dell'articolo A cosa si deve la strana fissazione dei dittatori per i film Disney?. Esattamente due anni dopo accolse il pezzo nella sua versione integrale lo sceneggiatore e critico fumettistico Sauro Pennacchioli, sul suo anticonformista "Giornale Pop", sito dedicato alla cultura di massa fuori dal coro del “politicamente corretto”; e anche "Dime Web” (i “Quaderni bonelliani” da me fondati con Saverio Ceri nel 2012) lo ripropose, quell'anno un mese dopo, a mezzo secolo esatto dalla scomparsa del grande Walt. Poi, nel settembre 2017, l'articolo servì come base di una conferenza tenutasi a Firenze nel circolo “Il Ghibellin Fuggiasco” di Lealtà e Azione, una serata affollatissima, patrocinata anche da “EreticaMente”: chi scrive fu relatore sul palco, con l'appoggio indispensabile di Alfio Krancic, celebre vignettista di “area”. Ecco come pochi giorni prima annunciava l'incontro fiorentino il sito “Barbadillo”, in un flash firmato Ernesto Chavanton:

Ve lo ricordate il saggio di Alessandro Barbera, “Camerata Topolino”? Il libro, assai agile e veloce, passando dalla vita di Walt Disney alle sue opere maggiori, come “Biancaneve e i sette nani”, ci spiegava che il grande narratore americano, nonostante i suoi lavori per bambini e i buoni sentimenti, non era certo uno di quei personaggi da uova di Pasqua tipici del buonismo internazionale, ma era anzi un grande critico della sua epoca e dell’American Way of Life. Dunque chi era davvero Walt Disney? Per saperlo potrebbe essere utile recarsi a Firenze giovedì 28 settembre, presso il Rifugio del Ghibellin Fuggiasco, dove Lealtà e Azione, assieme alla rivista "Ereticamente", presenterà la serata “Fumetto e Fascismo – i rapporti tra Walt Disney e Benito Mussolini”. Nell’incontro si parlerà, dando magari l’agognata risposta che molti si aspettano da decenni, del presunto incontro con relativa stretta di mano fra il fumettista e cartoonist americano con l’allora Duce d’Italia. C’è stato? L’episodio è avvolto nel mistero, ma certo è che alla produzione di Disney tutta la famiglia di Mussolini, a partire dai figli, fu interessata. D’altronde, il magnetismo dei personaggi come Topolino e Paperino non poteva certo sfuggire ad un intelligente maestro della comunicazione quale fu il protagonista del Ventennio. L’incontro si preannuncia molto interessante. Alla serata interverranno il vignettista Alfio Krancic e Francesco Manetti, sceneggiatore e critico di fumetti.


Romano Mussolini, grande appassionato di fumetti disenyani



Nel 2018 la professoressa brasiliana Annateresa Fabris menzionò più volte l’articolo in un suo saggio sul cartooning disneyano della Seconda Guerra Mondiale; l’anno successivo se ne servì invece – citando più volte l'autore e la fonte – l'edizione spagnola della rivista internazionale di moda e costume “Vanity Fair”, per imbastire un bel pezzo di colore. E questo era solo l'inizio. Il pezzo, rivisto e corretto, è approdato sul mio volume Fumetto a ferro e fuoco; il libro, arricchito da un'introduzione del giornalista esperto in fumetti e sceneggiatore Giuseppe Pollicelli (“Libero”, “Il Corriere della Sera”, “Barbadillo”, "La Verità", etc.), è stato pubblicato per i tipi di Amazon nel marzo 2020. Fra le recensioni più importanti del volume spiccano a mio avviso quella scritta da Andrea Rivi per “Buck Danny” n. 7 (allegato a “La Gazzetta dello Sport”, febbraio 2021) e quella stilata dal saggista e storico Amerino Griffini in Rete. Alla fine del 2020, dopo tanti anni dall'uscita di Fascismo, fumetto e cartone animato: Mussolini e Disney, giunse il momento di aggiornare su “EreticaMente” l'argomento – alla luce di nuovi ritrovamenti, di ulteriori approfondimenti e di uscite editoriali successive; un grande aiuto, soprattutto bibliografico, mi venne dall'imprescindibile Paperino reazionario di Alessandro Barbera, uscito nel 2017; il nuovo pezzo - rivisto, corretto e intitolato Con Mussolini, in Italia, nel 1935 - fu poi inserito nel mio libro antologico Fumetto e acciaio (Amazon, marzo 2021), che si fregiava di un'introduzione scritta da Moreno Burattini, apprezzato critico e sceneggiatore di fumetti. L'indagine su Disney e i Fascismi è dunque proseguita su “EreticaMente”; a luglio del 2021 ho pubblicato una ricerca sui rapporti fra il cineasta americano e il Nazionalsocialismo; a ottobre dello stesso anno ho fatto un nuovo passo in avanti sulla questione Disney/Europa/Mussolini, grazie a ulteriori documenti; questo nuovo intervento doveva molto al professore di lettere Stefano Gelsomini e ai suoi ragazzi della scuola media 1aC dell'Istituto Enrico Fermi di Romano di Lombardia, un comune della bergamasca; tale affiatato gruppo di lavoro, per tutto l'anno scolastico 2020/21, ha ricercato negli archivi italiani e internazionali di periodici e giornali, notizie d'epoca riguardanti il viaggio di Disney in Europa e in Italia nell'estate del 1935; l'enorme mole di articoli compulsati si è risolta in un prezioso fascicolo intitolato 1935 – Disney in Italia.





Qui e sopra: disegni di personaggi disneyani (da Biancaneve e Pinocchio) attribuiti ad Adolf Hitler


Nel volume che avete fra le mani le informazioni presenti nei tre articoli della serie “Disney & Mussolini” sono parte integrante del primo capitolo; il secondo capitolo è invece dedicato a Disney e il Nazionalsocialismo. Tutto il materiale, rispetto a ogni versione precedente, è stato interamente rivisto, emendato da errori e involontarie imprecisioni (che riguardavano soprattutto le date del soggiorno romano dei Disney), sensibilmente ampliato e integrato con numerose parti e documenti inediti. La mia ricerca, basandosi sulle fonti giornalistiche e sulla saggistica internazionali - e tenendo ben presente, a scanso di equivoci e per tacitare qualsivoglia polemica, che il conservatore rivoluzionario anticomunista e antibolscevico Walt Disney NON FU MAI FASCISTA e NON FU MAI NAZISTA - ha avuto come obbiettivi quelli di verificare…

...quali furono le date esatte del primo viaggio di Disney in Europa dopo la Grande Guerra;


...cosa veramente successe in quel tour, con particolare attenzione alla tappa italiana;


...cosa accadde durante le giornate romane;


...se la notizia dell'incontro fra il Duce e Disney a Roma nel luglio del 1935 è veritiera;


...se ci fu un apprezzamento verso la produzione disneyana da parte di Mussolini e dei suoi famigliari e se fu quel gradimento a salvare Topolino da censure e bandi;


...quali furono le grandi personalità pubbliche che incontrarono personalmente Disney (rendendo dunque verosimile un analogo incontro fra il Duce e il cartoonist);


...quale fu l'accoglienza di Disney e della sua opera nell'Italia Fascista presso il grande pubblico e l'informazione giornalistica;


...come la produzione disneyana veniva considerata in Germania a livello popolare durante gli anni del Nazismo e del Terzo Reich;


...se Adolf Hitler e le altre alte cariche del Nazionalsocialismo apprezzavano il cartooning disneyano;


...se ci furono e quali furono i rapporti fra Disney, i socialismi nazionali europei e i simpatizzanti di quelli;


...se ci fosse stata una vicinanza fra la visione e l'idea disneyane (in ambito culturale, sociale ed economico) e le Weltanschauung del Fascismo e del Nazionalsocialismo;


...come l'opera disneyana venisse apprezzata da parte delle "teste coronate" e di altri capi di stato e celebrità internazionali, cosa che renderebbe plausibile un pari gradimento in ambito fascista/nazista.


Topolino usato come mascotte sul caccia di Galland, asso dell'aviazione del Terzo Reich



Il lavoro non può dirsi certo concluso con questo volume, perché tali questioni suscitano sempre più interesse in saggistica e sugli organi di stampa, nelle edizioni cartacee e nel Web. Ma Disney, Mussolini & Hitler è per me un punto fermo, il punto di arrivo di quasi otto anni di ricerche, iniziate alla fine dell'estate del 2014 quando preparavo il mio primo intervento sull'argomento. Eventuali aggiornamenti appariranno in prima battuta su “EreticaMente” e poi, forse, in un nuovo libro.

Prima di lasciarvi alla lettura desidero ringraziare il professor Stefano Gelsomini e i suoi ragazzi, per avermi permesso di consultare e liberamente utilizzare tutti gli articoli di giornale e di rivista del 1935/36 sui quali si era basata la loro ricerca; gli amici ed esperti fumettisti Moreno Burattini, Filippo Pieri e Giuseppe Pollicelli, che mi hanno sostenuto nei due precedenti volumi di questa mia amatoriale “collana storica”; l'amico Stefano Priarone (giornalista per "La Stampa", "Il Foglio", etc.) per la sua impeccabile prefazione; infine "EreticaMente" di Eugenio Barraco che da molti anni accoglie i miei appassionati articoli su fumetto/storia/politica/guerra.

Per qualsiasi dubbio, suggerimento, segnalazione di errori e omissioni (i quali verranno controllati ed eventualmente accolti negli aggiornamenti e nelle future edizioni della presente opera) potete liberamente scrivere al mio indirizzo email personale: francescomanetti1965@gmail.com


Francesco Manetti

Prato, aprile 2022 

lunedì 25 aprile 2022

SECRET ORIGINS: MISTER NO 77

 di Saverio Ceri

Approfittando dello spunto datoci delle uscite settimanali della collana cronologica, a colori, collaterale alla Gazzetta dello Sport, andiamo a scoprire le copertine originali di Mister No, le loro eventuali fonti di ispirazione e le loro vicende editoriali in Italia e nel mondo.


Prosegue la prima avventura italiana di Mister No, ambientata tra la costiera amalfitana e l'isola di Capri, alla ricerca di uno scottante documento che testimonia un patto segreto tra Lucky Luciano e l'esercito degli Stati Uniti. Jerry e l'ex commilitone Steve, oggi all'FBI, si recano di notte sul luogo dell'appuntamento col misterioso Santorino detto "O' marinariello". All'incontro si presenta anche un terzo incomodo, il "Dottor" Angiolillo, coi suoi tirapiedi, anch'egli interessato a venire in possesso della lettera compromettente. Ne nasce uno scontro a fuoco in cui muoiono tutti tranne Mister No, e Steve che viene ferito ad una gamba. Il documento recuperato si rivelerà poi carta staccia: O'marinariello aveva tentato di truffarli, e con la sua morte ha interrotto l'unica pista che i due protagonisti potevano seguire. Se non che Jerry si ricorda che prima della sparatoria Santorino aveva  dato ordine al suo complice O'sarracino, che lo aspettava su un motoscafo, di tenersi pronto a ripartire. Una flebile pista, un soprannome, che porterà Mister No, l'unico in grado di muoversi, a Capri, dove ritraccerà O'sarracino, la vedova  di Santorino, e l'agognato documento compromettente.


La copertina originale di Ferri è dell'ottobre 1981, e nonostante il titolo dedicato alla famosa isola, racconta di un frangente della storia, quello iniziale, ambientato sulla terra ferma, a Positano. Il tizio incappucciato che minaccia Mister No è infatti ispirato dal travestimento con cui O'marinariello si presenta al tragico appuntamento notturno che apre l'albo.


L'immagine è poi riapparsa in edicola come ultima copertina della collana Tutto Mister No, che chiuse i battenti nell'ottobre del 1995 dopo 77 numeri. L'ultimo albo della ristampa contiene 24 pagine in più per completare l'avventura amalfitana, che nella serie originale (come in questa di Gazzetta), giunge al termine all'inizio del numero 78.


Nel salutare Tutto Mister No, segnaliamo che la cura redazionale che contraddistinse quella collana fu impeccabile fino alla fine. Anche in quell'ultima cover si premurarono di togliere il quadrifoglio portafortuna, disegnato originariamente sulla spalla sbagliata. 

Passiamo alle edizioni straniere, partendo come di consueto dalla Francia. Il numero 93 del Mister No transalpino, del settembre 1983, si apre con questa cover e si intitola Tata la mitraille, con riferimento all'antagonista armato di Mister No. A livello grafico scompaiono rispetto all'originale italiano del 1981, le aree bianche che isolano i due protagonisti dal cielo giallo di sfondo.


In Jugoslavia questa immagine divenne la cover per il numero 753 della collana antologica Lunov Magnus Strip, che utilizza il solito titolo italiano. Anche per l'edizione balcanica, spariscono gli aloni bianchi, e  (come sistematicamente accade, ma per una volta a ragione), il quadrifoglio dalla spalla del protagonista.


Questa immagine, ancora una volta senza gli aloni bianchi intorno ai due protagonisti, è stata utilizzata come copertina anche in Turchia per il numero 20 della ristampa  della Lal Kitap.

Facendo un passo indietro nel tempo, ma sempre riemanando in Turchia, scopriamo che di questa copertina esiste anche una versione realizzata dal Maestro Aslan Şükür, che si differenzia dall'originale di Ferri per il mitra che spara.


Online si trova anche il disegno originale dell'illustratore turco, dove scopriamo che i colpi esplosi dell'avversario di Mister No sono intimidatori, volutamente, pare, vanno tutti a vuoto.


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire o riscoprire, anche le precedenti puntate di Secret Origins dedicate al Tex Classic e a Mister No in Cronologie & Index.