A
cura di Filippo Pieri
Il 2020 è stato un periodaccio e finirà tale... Gente chiusa forzatamente in casa, garanzie costituzionali diventate carta straccia, impedimenti e difficoltà negli spostamenti da marzo a giugno... E da ottobre di nuovo limitazioni alla libertà personale, autocertificazioni, multe salatissime, minacce poliziesche, terrore in TV, etc. Difficile fare qualsiasi cosa, difficile aver persino voglia di fare qualsiasi cosa. E dunque le interviste di "Dime Web", come tutti i contatti sociali, si sono incredibilmente rarefatte. Questa è appena la terza, nel 2020, ma è di gran caratura, un bel raggio di sole! (s.c. & f.m.)
Dime Web - Ciao
Antonio
e benvenuto su Dime Web. Sulle tua pagina social abbiamo scoperto che
prima di diventare grafico e poi editore, hai provato a fare il
fumettista, inviando le tue prove a una nota casa editrice milanese. E
ti ha risposto Sergio Bonelli in persona...
Antonio Marangi - Ciao Filippo, grazie per questo incontro. Ebbene sì, come
probabilmente può dire qualunque appassionato viscerale di fumetti,
quelli che come me e te sono nati tra le Nuvole Parlanti e cresciuti
a pane e Topolino (e Geppo e Braccio di Ferro e Nonna Abelarda e
Tiramolla e Alan Ford e Zagor e Sturmtruppen e SuperGulp! e Lupo
Alberto e… elenco troppo lungo!), anch’io ho coltivato il sogno
di impugnare la matita e creare personaggi miei. Parliamo ormai di
parecchi anni fa, quando avevo ancora i capelli neri e in molti mi
spingevano su quella strada, a cominciare dal classico professore di
Educazione Artistica delle Medie. Alle Superiori, però, scelsi una
via un po’ più industriale, sebbene in qualche modo “parente”
del fumetto: così studiai Grafica, pur senza mai smettere di
disegnare tavole, preferibilmente di stampo umoristico (quanto
Jacovitti ho copiato!), che poi ebbi l’ardire di proporre a sua
maestà Sergio Bonelli in persona. E non solo a lui, visto che le
mandai anche a Max Bunker e a molte case editrici, pur sapendo
perfettamente (con un minimo di senso di autocritica…) che avevo da
lavorare ancora moltissimo per arrivare a livelli decorosi. Ma
intanto, tra università e lavoro (ero stato assunto come grafico),
avevo di fatto preso altre strade e abbandonai i “sogni di gloria”,
forse smettendo troppo presto di provarci. Chi lo sa, è un What
if… di cui non avrò mai la
risposta.
DW - Successivamente
hai aperto prima uno studio di grafica e poi una rivista a fumetti.
Cosa ti ha spinto a creare "SBAM! COMICS", la "rivista digitale della
passione a fumetti"?
AM - Come dicevo, la passionaccia non mi ha mai abbandonato. Dopo qualche
anno decisi di mettermi in proprio, aprendo un mio studio di grafica
editoriale, con cui – da 30 anni in qua – mi sono trovato a
collaborare con case editrici di ogni tipo e dimensione, pure nel
mondo del fumetto, anche se non come sognavo da ragazzino. Ve la
faccio corta per non tediare i vostri lettori e salto direttamente al
2011, quando si cominciò a parlare di editoria digitale in modo
sempre più insistente (era uscito da poco il famigerato iPad). Mi
trovai con i miei soci nella necessità di mostrare ai clienti dello
studio che “eravamo bravi” anche nel realizzare riviste adattate
ai device elettronici, oltre che alla tradizionale stampa. Serviva
quindi una demo
da
mostrare loro: e
secondo te a quale argomento avremmo dovuto dedicarla? Ed ecco "Sbam!
Comics",
rivista che pensavamo sarebbe stata solo un “divertimento” di
qualche numero, a puro scopo dimostrativo. E che invece ha finito per
prenderci talmente tanto la mano da coinvolgerci completamente, tanto
che quasi dieci anni dopo siamo ancora qui a lavorarci con immutata
passione e con tanta soddisfazione! Non solo: per pubblicarla con
tutti i crismi (registrazione in tribunale e diffusione
professionale) abbiamo fin da subito ampliato la nostra attività da
“semplice” studio di servizi editoriali a casa editrice completa.
DW - Dall'esperienza di "Sbam!
Comics"
è nata qualche anno fa l'etichetta "SBAM! LIBRI", che si occupa
prevalentemente di fumetto umoristico, recuperando grandi autori del
passato, ma lanciando anche autori sconosciuti o semi sconosciuti.
Cosa ci puoi raccontare di questa esperienza?
AM - La nostra rivista fin da subito si è occupata, oltre che di
recensioni, interviste e notizie, dei fumetti di autori esordienti ed
emergenti, offrendo loro una sorta di vetrina con cui provare a
spiccare
il volo verso la grande editoria,
come recita il nostro slogan fin dalle origini. Ne abbiamo pubblicati
ormai davvero tanti e di ogni genere, tra storie brevi, strisce
umoristiche, tavole autoconclusive… Alcuni di questi lavori,
davvero di ottimo livello, ci colpivano più degli altri… ed ecco
che – mumble mumble mumble – abbiamo cominciato a pensare di
portarli noi stessi in libreria e fumetteria, senza aspettare la
“grande editoria” di cui parlavamo. Nell’autunno del 2017 siamo
così usciti con i nostri primi due titoli, Opono,
di Ilaria Facchi, e Un’estate
in montagna,
di Vince Ricotta. Alle
opere degli autori esordienti abbiamo poi potuto affiancare anche
titoli di alcuni dei grandi maestri che abbiamo incontrato per le
nostre interviste: con alcuni di essi si è creato un bellissimo
rapporto umano, prima che professionale – permettetemi di citare
Sandro Dossi, Adriano Carnevali, Pier Luigi Sangalli e il compianto
Alberico Motta – maestri che ci hanno concesso l’onore di
pubblicare alcuni dei loro lavori. E credetemi, trovarmi a essere
l’editore proprio di quelle storie su cui sognavo da bambino è una
cosa che mai avrei creduto possibile! In più, da due anni possiamo
annoverare nel nostro staff, col ruolo di direttore artistico, un
maestro come Giorgio Sommacal. Oggi
siamo arrivati a circa 30 titoli in catalogo, proposti sia in
libreria che in fumetteria, oltre che nelle fiere (quanto ci sono
mancate Cartoomics e Lucca quest’anno!) e sul nostro shop online.
Tutte opere di genere umoristico, comico o grottesco, il settore in
cui abbiamo scelto di specializzarci.
DW - Abbiamo
letto di un recente accordo fra l'editore americano Sitcomics e la
tua casa editrice. Di cosa si tratta esattamente?
AM - È tutta “colpa” di Roberto Orzetti, il caporedattore della
nostra rivista. È stato lui a scovare in Rete questa casa editrice
americana, Sitcomics, nata da pochissimo, ma già con un catalogo di
tutto rispetto e soprattutto con uno staff di autori da far tremare i
polsi. Solo qualche nome: agli “ordini” del fondatore Darin Henry
– sceneggiatore di celebri serie tv per "Netflix" – troviamo gente
come Sal Buscema, Ron Frenz, Roger Stern e Tom De Falco! Visti i loro
fumetti, li abbiamo contattati e chiesto di pubblicarli in Italia. Ne
è nata una bellissima collaborazione: all’inizio del 2021 saremo
pronti con alcune proposte che speriamo vengano apprezzate come
meritano dal pubblico. Avremo sia titoli per i lettori “di oggi”,
con storie moderne e accattivanti, che altri dedicati a quelli più
agée, appassionati del caro vecchio fumetto supereroistico stile
Editoriale Corno.
DW - C’è
una cosa di cui avresti voluto parlare e che non ti abbiamo chiesto?
AM - Ringrazio Filippo (a sua volta "Sbam-autore", visto che è nel nostro
catalogo come co-autore di Viviane
l’infermiera)
e più in generale "Dime Web" per questo incontro. È sempre bello
parlare della nostra cara Nona Arte, un mondo che per noi è
diventato un lavoro, ma che non ha smesso – e non smetterà – di
essere prima di tutto una grandissima passione. Buone letture a
tutti!
DW - Grazie
a te Antonio e ricordiamo ai nostri lettori il nome del tuo sito: sbamcomics.it!
a cura di Filippo Pieri
N.B. trovate
i link agli altri colloqui con gli autori su Interviste & News!
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