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mercoledì 20 maggio 2020

DYLAN DOG: UNA STORIA DELL'ALTRO MONDO! SI, MA QUALE?

di Saverio Ceri


Leggendo il recente "Dylan Dog Color Fest" Delitti e castighi, scritto da Gigi Simeoni e dipinto da Davide Furnò, ci si imbatte in questa vignetta:


Si tratta di un biglietto di invito a una mostra fotografica, che all'interno della storia riveste un ruolo fondamentale; lo stesso biglietto lo si vede più volte nel giro di poche pagine. La cosa curiosa è la data: "sabato 11 maggio 2020"; calendario alla mano l'11 maggio era un lunedì. L'errore è facilmente spiegabile: la storia era stata pensata per essere pubblicata lo scorso anno, quando effettivamente l'11 maggio era di sabato, come ci conferma la pagina pubblicata in anteprima sul sito Bonelli dove casualmente si vede lo stesso biglietto con la data originariamente pensata. Qui sotto la bella tavola di Furnò con l'ingrandimento della vignetta in questione.


Chiaramente prima di andare in stampa in redazione hanno voluto in qualche modo attualizzare la storia trasformando il 2019 in 2020, ma non hanno pensato di aggiornare il giorno della settimana, che comunque doveva rimanere sabato, per esigenze di sceneggiatura... potevano trasformarlo in sabato 9 maggio 2020 per esempio, oppure, ancora meglio, semplicemente omettere l'anno, lasciare solamente sabato 11 maggio, di un anno imprecisato. Sì, perché contestualizzare la storia alla Londra del maggio 2020 significa ambientarla in pieno lockdown e l'avventura in questione si svolge in un ambiente tutt'altro che da pandemia. Evidentemente il Dylan Dog di quest'avventura vive in un mondo tutto suo, non solo per questo dettaglio, ma anche perché, sicuramente non si tratta dell'Old Boy, perché nella storia incontriamo Carpenter e Rania; non si tratta neppure del Dylan pre-apocalisse dato che in forza a Scotland Yard troviamo contemporaneamente anche Bloch. Dobbiamo escludere pure che si tratti del Dylan Dog 666, sia perché non è barbuto, sia perché ha come assistente Groucho. Allora chi è questo Indagatore dell'Incubo raccontato da Simeoni? 
Recchioni nell'introduzione si tutela col fatto che il "Color Fest" è una testata sperimentale, ma è innegabile che in fase di supervisione si sarebbero potute evitare molte incongruenze; sarebbe bastato cambiare alcuni dialoghi in cui è coinvolto Bloch per collocare la storia nel periodo pre-meteora, senza far perdere minimamente forza all'episodio... Peccato, perché per il resto si tratta di una storia ben scritta e superbamente illustrata, fin dalla copertina.


Saverio Ceri

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